estremità delle elitre) attacca le foglie praticandovi piccoli fori circolari, che aumentano in numero e dimensione fino a confluire tra di essi (figg. 46, 47). Infestazioni gravi in semenzaio e nelle prime fasi di sviluppo in campo possono causare perdita anche totale delle piantine, mentre in piena vegetazione i danni sono quasi sempre marginali. L’impupamento ha luogo nel suolo in una celletta terrosa. Le generazioni, circa tre, sono poco distinte per la notevole longevità dell’adulto, che sverna e riprende l’attività in primavera. Subito dopo il trapianto, in caso di evidente presenza di adulti (3-5 individui per pianta) si possono effettuare trattamenti fogliari con thiamethoxam, thiacloprid, piretroidi (alfa-cipermetrina, lambda-cialotrina, Z-cipermetrina, ecc.) o fosforganici (es. azinfosmetile), bagnando anche la zona del colletto dove il fitofago si rifugia. Nelle successive fasi del ciclo è opportuno intervenire solo in caso di gravi infestazioni. Tra le misure agronomiche è importante la distruzione dei residui della coltivazione, potenziali siti di svernamento dell’insetto. Un’altra altica o ‘pulce’, lo Psylliodes affinis Paykull (di 2-3 mm, dal giallo al bruno-rossiccio), è frequente sulle solanacee ed in particolare sul pomodoro, ma solo nelle regioni settentrionali, mentre la Chaetocnema tibialis Illiger (di 1,5-2 mm, nero bronzata), tipica della barbabietola, è stata da noi rinvenuta in Alta Val d’Agri su melanzana. ● Lepidotteri Insetti con adulti ad apparato boccale lambente-succhiante, di conformazione assai particolare, dotato di 46 11 FIG. 46/47 ADULTO DI EPITHRIX HIRTIPENNIS E SUOI DANNI SU POMODORO 47 11 una sorta di tubicino flessibile (spiritromba) arrotolato su se stesso. Hanno quattro ali membranose, ricoperte di squame colorate. Ciclo di sviluppo: dall’uovo fuoriesce una larva (con apparato boccale masticatore) che a fine accrescimento solitamente si imbozzola per trasformarsi in crisalide (inattiva e immobile) e poi in adulto. Gelechidi Almeno nel Meridione, la melanzana, il peperone, la patata e il pomodoro possono essere attaccati dalla Phthorimaea operculella (Zeller), tignola della patata, microlepidottero che, nei locali di immagazzinamento 41 FIG. 48 LARVA DI PHTHORIMAEA OPERCULELLA 48 11 49 11 FIG. 49 AGROTIS IPSILON: ADULTO dei tuberi di patata, può avere fino a 8-10 generazioni l’anno. Gli adulti (grigio-bruni, di 7-10 mm di lunghezza, ad ali tenute strettamente accostate al corpo) compaiono in primavera inoltrata. Le larve gialloverdognole iniziano subito a nutrirsi insinuandosi tra le epidermidi della foglia ove scavano gallerie (mine) serpentiniformi, terminanti in chiazze molto ampie, vescicolari (fig. 48). Oltre le foglie possono essere colpiti i fusti o anche i frutti (in vicinanza del peduncolo). Lo sviluppo larvale (che passa attraverso quattro età) in estate dura un paio di settimane, mentre in inverno richiede circa tre mesi. L’incrisalidamento ha luogo nel suolo, in un bozzolo biancastro fusiforme, intessuto con fitta trama sericea e rivestito esternamente da particelle terrose. Nelle zone a clima caldo la specie può svernare, da larva o da crisalide, anche nelle patate rimaste in campo o sulle solanacee spontanee. Gli attacchi fogliari non richiedono di solito interventi specifici perché i trattamenti eseguiti contro gli altri lepidotteri sono sufficienti a proteggere le piante da questo fitofago. Una misura precauzionale è quella di distanziare i campi di solanacee da eventuali coltivazioni di patata infestate. Nottuidi Rappresentano una famiglia particolarmente nociva per le colture ortive, con diverse specie capaci di produrre danni rilevanti: vi appartengono 42 farfalle di taglia media con corpo tozzo e robusto, in prevalenza a volo notturno, dotate di spiritromba ben sviluppata. Le larve, in genere glabre, sono spesso caratterizzate da straordinaria polifagia su piante coltivate e spontanee, in grado di svilupparsi agevolmente in ogni ambiente. Agrotidi Nottuidi di medie dimensioni (apertura alare 4-5 cm) caratterizzati da ali anteriori a tinte smorte, beige o grigiastre con disegni poco appariscenti ed ali posteriori bianco-grigiastre, iridescenti (fig. 49). Importanti per l’entità dei danni arrecati sono le specie Agrotis segetum (Denis & Schiffermüller) e Agrotis ipsilon (Hufnagel), le cui larve (grigio piombo o brunastre, lunghe a maturità 4-5 cm) (fig. 50) vivono nel terreno e attaccano le piante di notte (di giorno sono inattive), praticando erosioni al colletto e alle foglie basali. Gli adulti compaiono in primavera e depongono alla base delle piante ospiti fino a due migliaia di uova per femmina (fig. 51), che schiudono in 2- 3 settimane. Lo sviluppo larvale (che necessita in questo gruppo di almeno cinque mute) va da un minimo di 45 giorni nella stagione più calda ad un massimo di cinque mesi nella generazione svernante. L’incrisalidamento avviene nel suolo, in una cella terrosa a pareti interne lisce. Lo svernamento ha luogo sia da larva che da crisalide, secondo le temperature stagionali, mentre il numero delle generazioni annue varia da due a quattro. Le Agrotis non presentano una vera e propria diapausa invernale, ma l’abbassamento delle temperature riduce comunque sensibilmente l’attività delle larve. L’Alta Val d’Agri è una delle zone maggiormente interessate dagli attacchi delle nottue terricole. Le infestazioni primaverili, frequenti soprattutto nei campi di peperone e pomodoro, sono le più pericolose perché interessano piante giovani che vengono facilmente troncate dopo la messa a dimora (fig. 52). La voracità della larva cresce con lo sviluppo corporeo: in una sola notte i bruchi maturi sono in grado di falcidiare un numero elevato di piantine. Sulle piante più sviluppate le larve attaccano anche i frutti più vicini al suolo producendovi lacerazioni. I danni dipendono dall’intensità degli attacchi e dallo stadio vegetativo della pianta: la fase dal trapianto all’attecchimento è in genere una delle più esposte ai rischi di attacco da agrotidi. Gli adulti sono ottimi volatori, capaci di coprire grandi distanze alla ricerca di condizioni ideali al loro sviluppo. Alle facoltà migratorie della ipsilon (specie caratterizzata da spostamenti ciclici dal sud del Mediterraneo verso l’Europa) si devono le massicce infestazioni larvali che avvengono saltuariamente in Italia e in Europa, con danni sensibili e in alcuni casi gravissimi ai più svariati tipi di seminati. Particolarmente minacciati da queste invasioni 50 11 FIG. 50/51 AGROTIS IPSILON: LARVA, UOVA FIG. 52 ESITI DELL’ATTACCO DI AGROTIS SU PIANTINA DI PEPERONE 51 11 52 11 43 GRAFICO 1 PROFILO DELLE CATTURE SETTIMANALI DI SPODOPTERA (MEDIE DI DIECI TRAPPOLE) E DELLA TEMPERATURA DECADICA RILEVATE NEL METAPONTINO NEL 2003. sono i terreni umidi, freschi e ricchi di vegetazione, dai quali le femmine ovideponenti sono attirate e dove la percentuale di schiusa delle uova è massima. Il periodo critico per la difesa delle colture va da aprile agli inizi di giugno. Normalmente si trattano le piantine e il terreno circostante con un insetticida liquido, in genere un fosforganico (es. clorpirifos), oppure si distribuiscono sul terreno, in prossimità delle piante, esche a base di metiocarb o carbaril, effettuando il trattamento verso sera quando l’insetto è attivo. Contro le larve piccole sono efficaci anche i piretroidi (Z-cipermetrina), ma in pratica le infestazioni sono quasi sempre dovute a popolazioni costituite da larve di differenti età. Dopo il trapianto è necessario ispezionare periodicamente i campi, in quanto possono verificarsi infestazioni improvvise in seguito al passaggio di sciami migratori. L’impiego di trappole sessuali è utile per rilevare la presenza degli adulti, ma in ogni caso sarà l’osservazione diretta sulla coltura a fornire dati precisi sull’effettiva consistenza dell’attacco, perché non sempre catture abbondanti sono poi seguite da pullulazioni cospicue di larve. Predatori e parassitoidi, pur presenti ordinariamente, 45 TEMPERATURE E CATTURE PER TRAPPOLA FIG. 53 SPODOPTERA LITTORALIS: ADULTO 53 11 non sono in grado di contenere le improvvise pullulazioni di agrotidi. Spodoptera Peperone, pomodoro e melanzana sono tre degli ospiti preferiti dal nottuide Spodoptera littoralis (Boisduval), molto dannoso per le colture ortive, specialmente nel Mezzogiorno (fig. 53). La sua presenza viene segnalata con frequenza crescente nelle aree costiere lucane, ove l’insetto Tmedia 40 Tmin Tmax 35 Catture 30 25 20 15 10 5 0 -5 0 50 100 150 200 250 GIORNO DELL’ANNO 44 300 350 400 è attivo per la maggior parte dell’anno, raggiungendo la massima densità all’inizio dell’autunno (Grafico 1). Si tratta di una specie gravemente infestante, che difficilmente potrà eradicarsi dalle zone in cui si è stabilita data la sua grande polifagia, che le permette di alimentarsi su piante assai diverse (sono noti oltre un centinaio di ospiti). Negli ultimi anni il grado d’infestazione rilevato sulle colture in Basilicata è stato particolarmente elevato. Indagini condotte nel Metapontino indicano che l’attività fitofaga di S. littoralis interessa ormai l’80% degli ortaggi prodotti nel comprensorio, con danni di notevole intensità da agosto a dicembre. Le uova vengono deposte in ammassi pluristratificati ricoperti da squame piliformi grigio-giallastre sulla pagina inferiore delle foglie (fig. 54). Le larve (facilmente riconoscibili per le due coppie di grosse macchie nere dorsali sul I e VIII urotergite e per l’anellatura basale bruna sulle pseudozampe) si cibano di foglie e altri organi della pianta, frutti compresi (figg. 55, 56). Sui frutti i danni sono più gravi, anche perché le lacerazioni prodotte favoriscono attacchi di microrganismi patogeni. La larva completa il suo sviluppo in poco più di due settimane (passando attraverso sei età), dopodichè si incrisalida nel suolo in un bozzolo terroso rinforzato internamente da leggera trama sericea. La specie è priva di diapausa e il numero delle generazioni annuali è notevolmente influenzato dall’andamento climatico stagionale e in particolare dalla temperatura, aumentando sensibilmente in ambiente protetto. In condizioni favorevoli la nottua è in grado di proliferare rapidamente grazie all’elevato numero di uova deposte (fino a 3-4000 per femmina) e alla facilità con cui la larva si approvvigiona di cibo passando indifferente- 54 11 55 11 FIG. 54 SPODOPTERA LITTORALIS: OVATURA FIG. 55/56 DANNI DI S. LITTORALIS SU PIANTA E FRUTTO DI PEPERONE 56 11 45 mente da una pianta all’altra. I danni aumentano in proporzione al numero e all’età delle larve, che diventano progressivamente più voraci e resistenti ai trattamenti. A riprova della sua estrema polifagia si ricorda che la nottua da circa tre anni è dannosa anche alla vite in provincia di Matera (oltre che in Puglia), costituendo un serio problema soprattutto per l’importanza economica che la pianta riveste nell’area metapontina. Tra i fattori naturali che regolano lo sviluppo e la diffusione della spodoptera la maggiore influenza viene esercitata dalla temperatura, il cui abbassamento all’approssimarsi dell’inverno provoca vere e proprie epidemie di poliedrosi nucleare fra le larve, che portano alla morte per flaccidezza di intere popolazioni. Osservazioni in campo e in laboratorio indicano che questa patologia è l’unica ad avere una certa incidenza sulla diffusione dell’insetto, visto che l’azione dei nemici naturali (predatori e parassitoidi) è pressoché inesistente. In Nord Africa, dove le condizioni climatiche consentono alla spodoptera di essere attiva in ogni periodo dell’anno, sono presenti alcune specie di imenotteri parassitoidi che vivono a carico del fitofago. Le pullulazioni autunnali, cui sono imputabili i maggiori danni economici, derivano da larve e crisalidi svernanti che, nel corso di più generazioni, danno luogo a un lento e costante incremento delle popolazioni. Nelle zone in cui è nota la presenza dell’insetto è necessario porre in atto una costante vigilanza delle coltivazioni per individuare tempestivamente i primi focolai: i controlli dovranno essere particolarmente frequenti nei mesi estivi, periodo in cui il fitofago inizia la sua attività. Per rilevare precocemente la presenza degli adulti possono essere impiegate trappole sessuali. 46 I trattamenti dovrebbero essere indirizzati contro le generazioni estive, in modo da bloccare sul nascere l’incremento delle popolazioni, e contro i primi stadi larvali, dal momento che la resistenza agli insetticidi cresce con lo sviluppo corporeo. Il periodo critico per la difesa delle colture è in genere il mese di settembre: gli interventi effettuati in questo mese colpiscono la generazione più numerosa di spodoptera. Ad autunno inoltrato si può sospendere la lotta, perché il fitofago è naturalmente controllato dalle malattie virali che esplodono con i primi freddi. Nelle serre, dove il calore e l’umidità costanti favoriscono il succedersi di generazioni numerose e dannose, la mortalità imputabile alle predette cause è praticamente nulla. Oltre agli insetticidi tradizionali (esteri fosforici, piretroidi), sono disponibili prodotti di nuova concezione, più selettivi (regolatori di crescita, chitino-inibitori, spinosad, indoxacarb) e preparati microbiologici come il Bacillus thuringiensis ssp. aizawai o kurstaki (ceppo SA 11 e EG 2471), che però vanno applicati verso sera, su larve giovani, a intervalli cadenzati di 4-5 giorni, controllando che il pH della miscela sia inferiore a 7 (leggermente acido). Eliotide Generalmente meno diffusa della precedente è il nottuide Helicoverpa armigera (Hübner), specie tipica dei climi caldi, che si presenta con elevata frequenza e nocività nelle annate favorevoli. Nel 2003, annata dalle temperature estive eccezionalmente calde, si è assistito alla pullulazione del nottuide in tutti i più importanti comprensori orticoli della Basilicata, in particolare nel Metapontino e nel Lavellese, con danni ingenti soprattutto sulle colture di peperone e pomodoro. Gli adulti, caratterizzati da dimorfismo sessuale (femmina giallo-ocra, maschio grigio-verdastro), compaiono verso la metà di aprile e restano attivi fino a ottobre-novembre (fig. 57). Accoppiamento e ovideposizione cominciano entro 48 ore dallo sfarfallamento. Dopo una breve fase iniziale di alimentazione a spese delle foglie (o dei frutti), la larva, di abitudini diurne, manifesta il suo istinto carpofago penetrando nelle bacche attraverso un piccolo foro scavato nel peduncolo o nella zona del calice; le larve delle età successive forano invece i frutti anche in altri punti (figg. 58-60). Completato lo sviluppo in 2-3 settimane, si incrisalida nel suolo a pochi centimetri di profondità. Nonostante la grande variabilità cromatica (vi sono forme verdi, giallastre, rosate, nere, ecc.) le larve mature (lunghe fino a quattro centimetri) sono facilmente riconoscibili per la serie di sottili strie dorsali e per i grossi pinnacoli tubercoliformi (calaze). I frutti attaccati nelle fasi iniziali di crescita invaiano precocemente e tendono a staccarsi dalla pianta mentre quelli colpiti nelle fasi successive tendono a marcire e disfarsi per lo sviluppo di marciumi molli batterici. Una larva può danneggiare più frutti: nel caso non riesca a completare lo sviluppo a spese di una sola bacca, la abbandona per attaccarne un’altra. Spesso le bacche colpite poco prima della maturità non presentano alterazioni ben evidenti e alla raccolta possono essere facilmente confuse con 59 11 quelle sane (di qui i casi, non infrequenti, di rinvenimento di larve nei pelati e nei cibi precotti). I danni maggiori si hanno in piena estate, quando le infestazioni raggiungono la massima virulenza. In Basilicata, H. armigera svolge da due a quattro generazioni annue, svernando da crisalide in diapausa. L’inte57 11 FIG. 57 ADULTO DI H. ARMIGERA 58 11 60 11 FIG. 58/60 DANNI DA H. ARMIGERA SU FRUTTI DI POMODORO E SU PEPERONE 47 ro ciclo dura circa trenta giorni nel periodo estivo e fino a sette mesi nella stagione sfavorevole. Nei climi caldi (aree tropicali e subtropicali) questa specie non presenta diapausa ed è capace di riprodursi con generazioni continue per tutto l’anno. Nelle colture protette, con l’uso di microimenotteri appartenenti al genere Trichogramma, si riescono a limitare efficacemente le popolazioni di questa specie, ma in ambienti esterni la ridotta presenza di antagonisti specifici e generici del lepidottero contribuisce a tenere alto il livello delle infestazioni. L’improvviso abbassamento delle temperature, accompagnato da piogge abbondanti, può determinare nelle larve lo sviluppo di malattie come la poliedrosi nucleare. L’annidamento delle larve nei frutti ne rende difficile la lotta. Nelle zone a rischio è necessario mettere in campo dispositivi di monitoraggio per stabilire il momento in cui iniziare i controlli visivi per il rilevamento di uova e larve giovani. Le trappole sessuali rappresentano un mezzo indispensabile per il monitoraggio delle popolazioni (soprattutto nei programmi di lotta integrata), ma alle indicazioni ricavabili attraverso il loro impiego vanno associate ispezioni frequenti delle coltivazioni da parte di operatori attenti e ben addestrati. Ad inizio infestazione la protezione da H. armigera non dovrebbe presentare difficoltà particolari, potendo ricorrere in via preventiva all’uso di insetticidi dotati di buona persistenza come fosforganici e spinosad o a trattamenti ripetuti e cadenzati con il B. thuringiensis, che colpiscono le larve neosgusciate prima dell’insediamento nelle bacche. In questa fase sono indicati anche piretroidi, indoxacarb e regolatori di crescita come lufenuron. Contro le infestazioni in atto non c’è alternativa all’impiego di prodotti cu48 rativi (clorpirifos-metile, clorpirifos, fenitrotion, metomil) che vanno irrorati con alti volumi di acqua, aggiungendo alla miscela insetticida un bagnante adesivo per migliorare la copertura e prolungare l’efficacia del trattamento. Per gli attacchi tardivi, in prossimità della raccolta, è opportuno impiegare solo prodotti con breve intervallo di carenza (spinosad, lambda-cialotrina, Z-cipermetrina, ecc.). Plusie Nelle serre di pomodoro della pianura metapontina si registrano di tanto in tanto attacchi ad opera del nottuide Chrysodeixis chalcites (Esper). Questa specie appartiene a un gruppo particolare di nottue, le ‘plusie’, facilmente riconoscibili per le vistose macchie argentee o dorate sulle ali anteriori, le cui larve, con sole tre paia di pseudozampe (anziché cinque), si muovono “a compasso” come i geometridi. La specie presenta un comportamento multivoltino con generazioni sovrapposte (e contemporanea presenza di tutti gli stadi di sviluppo dell’insetto), la cui evoluzione è direttamente influenzata dalla temperatura. Gli adulti, attivi al crepuscolo e di notte, compaiono in marzo, ma i voli cominciano ad assumere consistenza in maggio-giugno. La popolazione raggiunge la massima densità in piena estate per poi declinare più o meno rapidamente durante l’autunno. Sverna come crisalide, ma non è raro osservare sfarfallamenti isolati anche nei mesi più freddi. Le uova (in media 200-500 per femmina) vengono fissate, singolarmente o a piccoli gruppi, sulla pagina inferiore delle foglie (fig. 61). Le larve (verdi, con sei strie chiare sinuose sul dorso), immobili di giorno e ben nascoste sulla pagina inferiore delle foglie, diventano attive a partire dalla sera e in estate impiegano circa tre settimane per completare lo sviluppo (fig. 62). Brucano le foglie con voracità, ma il danno maggiore si rinviene sulle bacche, che vengono rose sin dalla loro formazione. L’incrisalidamento ha luogo sulla pianta, alla pagina inferiore di una foglia, in bozzoli sericei depressi semitrasparenti (tipici delle plusie) (fig. 63). I sintomi dell’attacco sui frutti ricordano quelli prodotti da H. armigera, ma, a differenza di questa che ha attività prevalentemente endofitica, i plusini svolgono l’intero ciclo all’esterno degli organi attaccati. Affine alla precedente per aspetto e costumi di vita è la specie Autographa gamma (Linné), le cui larve, prevalentemente fillofaghe, possono danneggiare il pomodoro in pieno campo (fig. 64). La specie, che è dotata di notevole resistenza ai fattori atmosferici avversi (i bruchi svernanti tollerano temperature piuttosto basse insieme a lunghi periodi di digiuno), compie numerose generazioni l’anno. A differenza di quanto avviene in campo aperto, dove le popolazioni di plusie sono naturalmente controllate da numerosi agenti (l’imenottero poliembrionico Copidosoma truncatellum Dalm., ditteri e icneumonidi endoparassitoidi di larve e crisalidi, virus entomopatogeni, ecc.), in serra l’azione degli antagonisti è del tutto irrilevante e deve essere appositamente rafforzata con l’immissione di specie limitatrici adeguate. L’attività trofica esterna delle larve rende questi fitofagi vulnerabili, tuttavia C. chalcites (specie che, prediligendo i climi caldi, è in grado di riprodursi rapidamente in condizioni ambientali molto favorevoli come quelle esistenti nelle serre) necessita di interventi tempestivi miranti a contrastare sul nascere le infestazioni. 61 11 FIG. 61 CHRYSODEIXIS CHALCITES: UOVA FIG. 62/63 CHRYSODEIXIS CHALCITES: LARVA E CRISALIDE FIG. 64 LARVA DI AUTOGRAPHA GAMMA 62 11 63 11 64 11 FIG. 65/70 LARVE DI NOTTUIDI SALTUARIAMENTE DANNOSE ALLE SOLANACEE: SPODOPTERA EXIGUA (65), MAMESTRA BRASSICAE (66), PERIDROMA SAUCIA (67), NOCTUA PRONUBA (68), XESTIA C-NIGRUM (69), LACANOBIA OLERACEA (70) I prodotti da utilizzare potranno essere insetticidi di sintesi (esteri fosforici, piretroidi) registrati per l’impiego sulla coltura, ma è opportuno orientarsi verso quelli di origine naturale (spinosad) o biologici (B. thuringiensis). In quest’ultimo caso le applicazioni (a intervalli cadenzati di 4-5 giorni) vanno fatte preferibilmente di sera, quando gli adulti sono attivi, irrorando omogeneamente la vegetazione fino a gocciolamento; talvolta uno sviluppo fogliare rigoglioso può ostacolare la completa bagnatura non consentendo al prodotto di raggiungere le larve localizzate sulla pagina inferiore delle foglie. Nottuidi minori Altri nottuidi quali Spodoptera exigua (Hübner), Mamestra brassicae (Linné), Peridroma saucia (Hübner), Heliothis peltigera (Denis e Schiffermüller), Noctua pronuba (Linné), Xestia c-nigrum (Linné) e Lacanobia oleracea (Linné) sono parassiti occasionali delle solanacee pur potendo, in particolari condizioni, produrre infestazioni cospicue (figg. 65-70). I danni sono inferti soprattutto alla parte aerea delle piante, con erosio- 67 11 68 11 69 11 65 11 66 11 50 70 11 ni praticate a carico delle foglie, meno spesso dei frutti. Solo in caso di forti infestazioni può rendersi necessario ricorrere a trattamenti specifici utilizzando i prodotti citati per il controllo di S. littoralis o H. armigera. 71 11 FIG. 71 OSTRINIA NUBILALIS: MASCHIO E FEMMINA FIG. 72 LARVA DI O. NUBILALIS IN UN FRUTTO DI PEPERONE Piraustidi Lepidotteri di piccole dimensioni, con corpo esile, che a riposo dispongono le ali a delta. Ostrinia La piralide o Ostrinia nubilalis (Hübner) è una specie con discreto dimorfismo sessuale: maschio di colore bruno fumoso e femmina più chiara, giallobeige con disegni sfumati (fig. 71). Oltre a colpire il mais, suo ospite d’elezione, può danneggiare diverse altre piante tra le quali il peperone. Assai caratteristiche in questa specie sono le uova, piatte e lenticolari, deposte ad embrice in gruppi di alcune decine sulle foglie e sui frutti. La fecondità media oscilla tra 150 e 300 uova per femmina. Le larve (fig. 72), lunghe al massimo 3 cm, giallastre con 3-5 strie dorsali grigio-rosate, dopo un breve periodo di attività esterna si introducono nei frutti per completare lo sviluppo; sul peperone il foro d’ingresso è di solito visibile nella zona del calice (questa sintomatologia è molto simile a quella prodotta dalle larve di H. armigera). All’interno dei frutti i danni si fanno notare pesantemente sia per le rosure dirette della larva che per gli escrementi e la conseguente formazione di muffe e marciumi. A maturità la larva tesse un bozzolo fusiforme di un paio di centimetri nei frutti stessi per trasformarsi in crisalide. Nelle regioni meridionali l’ostrinia svolge due generazioni annue, con voli da maggio a settembre; la larva matura della seconda generazione è quella che sverna, entrando in dia- 72 11 pausa appena le temperature iniziano a scendere sensibilmente. Nel 2003 l’andamento climatico particolarmente caldo dell’estate (con temperature costantemente al di sopra della media stagionale) ha favorito pullulazioni di ostrinia in molte zone del Metapontino, con grossi danni soprattutto su peperone. Il ruolo svolto dai nemici naturali (Orius spp., Trichogramma spp., ecc.) non sembra essere determinante nella limitazione della piralide. Per la lotta vale quanto detto per l’armigera. Relativamente all’uso delle trappole ses51 FIG. 73 ADULTO DI UDEA FERRUGALIS 73 11 FIG. 74 LARVA DI EPHESTIA ELUTELLA SU PEPERONI SECCHI 74 11 suali si ricorda che in Basilicata la popolazione prevalente di ostrinia appartiene al ceppo ‘Z’, tuttavia, per potenziare il monitoraggio, è consigliabile impiegare anche erogatori innescati con fenilacetaldeide, sostanza che attrae entrambi i sessi. In autunno la distruzione dei residui della coltura in campo permette di eliminare le larve mature svernanti e ridurre sensibilmente la quantità di inoculo presente. Nelle zone dove è presente l’ostrinia è opportuno distanziare i campi di peperone dalle coltivazioni di mais. In coltura protetta l’applicazione di reti anti-insetto può rappresentare una soluzione adeguata. Udea ferrugalis (Hübner) è un piraustide di circa 2 cm di apertura alare le cui larve (lunghe fino a 2 cm) sono inizialmente verde-azzurrognole con 52 lunga stria dorsale scura e netta ed a maturità uniformemente gialle-beige. Sono attive sulla pagina inferiore delle foglie di un gran numero di piante ortive (fig. 73), di cui arrivano anche a divorarne ampie porzioni (inizialmente rispettano invece la sola epidermide superiore delle stesse). Le uova sono lenticolari, disposte ad embrice come nell’ostrinia. Presenta fino a 3-4 generazioni l’anno e sverna da larva nel suolo. La presenza del lepidottero è stata saltuariamente osservata in alcune serre di peperone nel comprensorio di Senise. Ficitidi Tra i lepidotteri viventi a spese di derrate conservate di origine vegetale prevalgono i Ficitidi, tignole assai frequenti nei magazzini e nelle abitazioni. Al gruppo delle ‘Efestie’ appartengono Ephestia elutella (Hübner) e Cadra cautella (Walker), specie molto simili tra di loro, ad ali anteriori grigiastre e posteriori madreperlacee. Le loro larve, bianchicce e spesso con strie longitudinali scure, si distinguono da quelle delle altre tignole delle derrate per avere serie di punti scuri dorsali (pinnacoli) ben evidenti (fig. 74). Nei nostri climi completano il ci- clo anche all’esterno e possono avere, in ambienti riparati, fino a 3-4 generazioni l’anno, svernando come larve quiescenti o, più di rado, come crisalidi. Plodia interpunctella (Hübner), tignola riconoscibile per le ali anteriori bruno-rossicce nella metà apicale, vive sulle stesse sostanze attaccate dalle efestie provocando danni simili. Le sue larve, uniformemente giallicce, mancano delle serie di punti scuri dorsali e, a differenza di quelle d’efestia, producono abbondante seta. La specie ha 1-2 generazioni l’anno e sverna da larva. Pesanti infestazioni di E. elutella e P. interpunctella sono state riscontrate nel Senisese, in aziende adibite alla essiccazione e stoccaggio dei peperoni di Senise (fig. 75). Il controllo delle tignole è basato su misure preventive per evitare l’infestazione delle derrate (es. scrupolosa pulizia dei locali di stoccaggio, protezione delle aperture con rete antinsetto, ecc.). Nel caso di infestazioni in atto è possibile esclusivamente l’uso di fumiganti distribuiti da personale specializzato. Famiglie minori Tra i lepidotteri minori delle solanacee vanno annoverati l’arctide Phragmatobia fuliginosa (Linné), il ninfalide Vanessa cardui (Linné) e lo sfingide Acherontia atropos (Linné), che possono attaccare l’apparato aereo con modalità simili a quelle descritte per le nottue fogliari. Poco comune sul peperone è Argyrotaenia pulchellana (Hawort), microlepidottero tortricide bruno con due fasce argentate sulle ali anteriori (appartenente al gruppo delle cosiddette “ricamatrici”), talora molto dannoso alla vite e ad altre piante da frutto. Ha tre generazioni l’anno e sverna da crisalide. Criteri generali di lotta contro nottuidi e piraustidi La lotta a questi lepidotteri è resa difficile da fattori biologici e ambientali: • grande adattabilità alimentare (la larva può vivere su molte specie vegetali); • elevato tasso riproduttivo (molte femmine sono in grado di deporre fino ad alcune migliaia di uova); • scarsa efficacia degli antagonisti naturali nelle aree orticole intensive; • elevata mobilità dell’adulto, grazie alle quale l’insetto si sposta agevolmente da un campo all’altro di un comprensorio agricolo; • facoltà migratorie, che rendono possibile il verificarsi di infestazioni improvvise; • resistenza delle larve mature ai comuni insetticidi; • diffusione delle colture protette, che consente alle specie omodiname di essere attive per tutto l’anno. Nel caso dell’Eliotide e dell’Ostrinia (che manifestano precocemente costumi endofitici) è necessario colpire le larve prima che queste si annidino all’interno degli organi della pian- FIG. 75 PEPERONI SECCHI DI SENISE ATTACCATI DA EFESTIA E PLODIA 75 11 53 ta, pertanto occorre rilevare per tempo la presenza degli adulti in campo (con trappole a feromoni) e intervenire tempestivamente in modo da bloccare sul nascere lo sviluppo delle popolazioni larvali ed il conseguente insediamento del fitofago nella zona. Bisogna tener presente che il tempo disponibile per tali rilievi è molto breve (in genere da qualche giorno a una settimana), corrispondendo, come minimo, all’intervallo tra ovideposizione e schiusa. Nel decidere gli interventi con antiparassitari si deve tener conto anche del grado effettivo di infestazione sulla coltura, perché non sempre catture abbondanti sono seguite da pullulazioni cospicue di larve in quanto le femmine, dopo l’accoppiamento, si possono spostare anche di alcuni chilometri per trovare campi con condizioni idonee all’ovideposizione. Contro le larve dei plusini e delle specie ad attività esterna vanno utilizzati prodotti poco tossici (di origine vegetale, regolatori di crescita, chitino-inibitori, ecc.), più rispettosi dell’ambiente e degli equilibri biologici. In particolare sono da preferire quelli a base di B. thuringiensis che consentono una perfetta complementarietà con le tecniche di lotta biologica che prevedono l’utilizzo dell’entomofauna locale o lanci di organismi provenienti da biofabbriche. Inoltre, trattandosi di ortaggi a raccolta scalare (spesso destinati al consumo diretto), c’è l’esigenza di orientarsi verso insetticidi con ridotti tempi di carenza per evitare problemi dovuti ai residui. Un’alternativa agli insetticidi è rappresentata dall’impiego dei feromoni sessuali attraverso la tecnica della ‘confusione’ o del ‘disorientamento’. In Campania attualmente è in corso una sperimentazione tesa a verificare la fattibilità pratica di una strategia basata sulla contemporanea applicazione del disorientamento e del B. t. aizawai 54 nella lotta alla S. littoralis. Considerando che a partire dalla fine dell’autunno la maggior parte delle larve dei nottuidi tende a convergere alla base delle piante ospiti per infossarsi a pochi centimetri di profondità e compiere la ninfosi, potrebbero risultare efficaci misure agronomiche quali la lavorazione invernale del terreno, per uccidere crisalidi e larve svernanti, e la distruzione della flora spontanea, per eliminare fonti alternative di cibo. L’uso di reti anti-insetto, benché non sia molto diffuso, può risultare vantaggioso anche in termini economici. Va ricordato a tal proposito che le sorgenti luminose all’interno delle serre vanno eliminate o comunque mai tenute accese quando le porte d’aerazione sono aperte, perché costituiscono un richiamo per le nottue e per diversi altri insetti. ● Ditteri Insetti dal volo rapidissimo con le ali anteriori membranose e le posteriori ridottissime, trasformate in organi particolari detti bilancieri. Vengono suddivisi in due sottordini: nematoceri (zanzare e gruppi simili) con adulti provvisti di apparato boccale pungente-succhiatore e antenne lunghe, brachiceri (mosche) con adulti forniti di apparato boccale lambente-succhiatore e antenne solitamente corte. Le larve hanno capo normalmente sviluppato nei nematoceri e assai ridotto nei brachiceri (con le sole mandibole uncinate ben evidenti). Il ciclo è a metamorfosi completa (olometabolo): dall’uovo sguscia la larva, che a fine sviluppo si impupa (libera nei nematoceri o all’interno di un pupario nei brachiceri) per trasformarsi poi in adulto. ●