estremità delle elitre) attacca le foglie
praticandovi piccoli fori circolari, che
aumentano in numero e dimensione
fino a confluire tra di essi (figg. 46, 47).
Infestazioni gravi in semenzaio e nelle
prime fasi di sviluppo in campo possono causare perdita anche totale delle piantine, mentre in piena vegetazione i danni sono quasi sempre marginali. L’impupamento ha luogo nel suolo
in una celletta terrosa. Le generazioni,
circa tre, sono poco distinte per la notevole longevità dell’adulto, che sverna e riprende l’attività in primavera.
Subito dopo il trapianto, in caso di
evidente presenza di adulti (3-5 individui per pianta) si possono effettuare
trattamenti fogliari con thiamethoxam,
thiacloprid, piretroidi (alfa-cipermetrina, lambda-cialotrina, Z-cipermetrina, ecc.) o fosforganici (es. azinfosmetile), bagnando anche la zona del
colletto dove il fitofago si rifugia. Nelle
successive fasi del ciclo è opportuno
intervenire solo in caso di gravi infestazioni.
Tra le misure agronomiche è importante la distruzione dei residui della coltivazione, potenziali siti di svernamento dell’insetto.
Un’altra altica o ‘pulce’, lo Psylliodes
affinis Paykull (di 2-3 mm, dal giallo al
bruno-rossiccio), è frequente sulle solanacee ed in particolare sul pomodoro, ma solo nelle regioni settentrionali, mentre la Chaetocnema tibialis Illiger (di 1,5-2 mm, nero bronzata), tipica della barbabietola, è stata da noi
rinvenuta in Alta Val d’Agri su melanzana. ●
Lepidotteri
Insetti con adulti ad apparato boccale lambente-succhiante, di conformazione assai particolare, dotato di
46
11
FIG. 46/47
ADULTO
DI EPITHRIX
HIRTIPENNIS
E SUOI DANNI
SU POMODORO
47
11
una sorta di tubicino flessibile (spiritromba) arrotolato su se stesso. Hanno quattro ali membranose, ricoperte
di squame colorate.
Ciclo di sviluppo: dall’uovo fuoriesce una larva (con apparato boccale
masticatore) che a fine accrescimento
solitamente si imbozzola per trasformarsi in crisalide (inattiva e immobile)
e poi in adulto.
Gelechidi
Almeno nel Meridione, la melanzana, il peperone, la patata e il pomodoro possono essere attaccati dalla
Phthorimaea operculella (Zeller), tignola della patata, microlepidottero
che, nei locali di immagazzinamento
41
FIG. 48
LARVA DI
PHTHORIMAEA
OPERCULELLA
48
11
49
11
FIG. 49
AGROTIS IPSILON:
ADULTO
dei tuberi di patata, può avere fino a
8-10 generazioni l’anno.
Gli adulti (grigio-bruni, di 7-10 mm
di lunghezza, ad ali tenute strettamente accostate al corpo) compaiono in
primavera inoltrata. Le larve gialloverdognole iniziano subito a nutrirsi insinuandosi tra le epidermidi della foglia ove scavano gallerie (mine)
serpentiniformi, terminanti in chiazze
molto ampie, vescicolari (fig. 48).
Oltre le foglie possono essere colpiti i fusti o anche i frutti (in vicinanza del peduncolo). Lo sviluppo larvale
(che passa attraverso quattro età) in
estate dura un paio di settimane, mentre in inverno richiede circa tre mesi.
L’incrisalidamento ha luogo nel suolo,
in un bozzolo biancastro fusiforme, intessuto con fitta trama sericea e rivestito esternamente da particelle terrose. Nelle zone a clima caldo la specie
può svernare, da larva o da crisalide,
anche nelle patate rimaste in campo o
sulle solanacee spontanee.
Gli attacchi fogliari non richiedono
di solito interventi specifici perché i
trattamenti eseguiti contro gli altri lepidotteri sono sufficienti a proteggere
le piante da questo fitofago. Una misura precauzionale è quella di distanziare i campi di solanacee da eventuali coltivazioni di patata infestate.
Nottuidi
Rappresentano una famiglia particolarmente nociva per le colture ortive, con diverse specie capaci di produrre danni rilevanti: vi appartengono
42
farfalle di taglia media con corpo tozzo
e robusto, in prevalenza a volo notturno, dotate di spiritromba ben sviluppata. Le larve, in genere glabre, sono
spesso caratterizzate da straordinaria
polifagia su piante coltivate e spontanee, in grado di svilupparsi agevolmente in ogni ambiente.
Agrotidi
Nottuidi di medie dimensioni (apertura alare 4-5 cm) caratterizzati da ali
anteriori a tinte smorte, beige o grigiastre con disegni poco appariscenti
ed ali posteriori bianco-grigiastre, iridescenti (fig. 49). Importanti per l’entità dei danni arrecati sono le specie
Agrotis segetum (Denis & Schiffermüller) e Agrotis ipsilon (Hufnagel), le cui
larve (grigio piombo o brunastre, lunghe a maturità 4-5 cm) (fig. 50) vivono nel terreno e attaccano le piante
di notte (di giorno sono inattive), praticando erosioni al colletto e alle foglie basali.
Gli adulti compaiono in primavera
e depongono alla base delle piante
ospiti fino a due migliaia di uova per
femmina (fig. 51), che schiudono in 2-
3 settimane. Lo sviluppo larvale (che
necessita in questo gruppo di almeno
cinque mute) va da un minimo di 45
giorni nella stagione più calda ad un
massimo di cinque mesi nella generazione svernante. L’incrisalidamento avviene nel suolo, in una cella terrosa a
pareti interne lisce.
Lo svernamento ha luogo sia da larva che da crisalide, secondo le temperature stagionali, mentre il numero delle generazioni annue varia da due a
quattro. Le Agrotis non presentano una
vera e propria diapausa invernale, ma
l’abbassamento delle temperature riduce comunque sensibilmente l’attività delle larve.
L’Alta Val d’Agri è una delle zone
maggiormente interessate dagli attacchi delle nottue terricole. Le infestazioni primaverili, frequenti soprattutto nei campi di peperone e pomodoro, sono le più pericolose perché interessano piante giovani che vengono
facilmente troncate dopo la messa a
dimora (fig. 52). La voracità della larva cresce con lo sviluppo corporeo: in
una sola notte i bruchi maturi sono in
grado di falcidiare un numero elevato
di piantine. Sulle piante più sviluppate
le larve attaccano anche i frutti più vicini al suolo producendovi lacerazioni.
I danni dipendono dall’intensità degli
attacchi e dallo stadio vegetativo della
pianta: la fase dal trapianto all’attecchimento è in genere una delle più esposte ai rischi di attacco da agrotidi.
Gli adulti sono ottimi volatori, capaci di coprire grandi distanze alla ricerca di condizioni ideali al loro sviluppo. Alle facoltà migratorie della ipsilon
(specie caratterizzata da spostamenti
ciclici dal sud del Mediterraneo verso
l’Europa) si devono le massicce infestazioni larvali che avvengono saltuariamente in Italia e in Europa, con danni sensibili e in alcuni casi gravissimi ai
più svariati tipi di seminati. Particolarmente minacciati da queste invasioni
50
11
FIG. 50/51
AGROTIS IPSILON:
LARVA, UOVA
FIG. 52
ESITI
DELL’ATTACCO
DI AGROTIS SU
PIANTINA DI
PEPERONE
51
11
52
11
43
GRAFICO 1
PROFILO DELLE
CATTURE
SETTIMANALI DI
SPODOPTERA
(MEDIE
DI DIECI TRAPPOLE)
E DELLA
TEMPERATURA
DECADICA
RILEVATE NEL
METAPONTINO
NEL 2003.
sono i terreni umidi, freschi e ricchi di
vegetazione, dai quali le femmine ovideponenti sono attirate e dove la percentuale di schiusa delle uova è massima. Il periodo critico per la difesa delle
colture va da aprile agli inizi di giugno.
Normalmente si trattano le piantine e
il terreno circostante con un insetticida liquido, in genere un fosforganico (es. clorpirifos), oppure si distribuiscono sul terreno, in prossimità delle piante, esche a base di metiocarb
o carbaril, effettuando il trattamento verso sera quando l’insetto è attivo. Contro le larve piccole sono efficaci anche i piretroidi (Z-cipermetrina),
ma in pratica le infestazioni sono quasi
sempre dovute a popolazioni costituite da larve di differenti età.
Dopo il trapianto è necessario ispezionare periodicamente i campi, in
quanto possono verificarsi infestazioni
improvvise in seguito al passaggio di
sciami migratori.
L’impiego di trappole sessuali è utile per rilevare la presenza degli adulti,
ma in ogni caso sarà l’osservazione diretta sulla coltura a fornire dati precisi
sull’effettiva consistenza dell’attacco,
perché non sempre catture abbondanti sono poi seguite da pullulazioni
cospicue di larve. Predatori e parassitoidi, pur presenti ordinariamente,
45
TEMPERATURE E CATTURE PER TRAPPOLA
FIG. 53
SPODOPTERA
LITTORALIS:
ADULTO
53
11
non sono in grado di contenere le improvvise pullulazioni di agrotidi.
Spodoptera
Peperone, pomodoro e melanzana sono tre degli ospiti preferiti dal
nottuide Spodoptera littoralis (Boisduval), molto dannoso per le colture ortive, specialmente nel Mezzogiorno
(fig. 53). La sua presenza viene segnalata con frequenza crescente nelle aree costiere lucane, ove l’insetto
Tmedia
40
Tmin
Tmax
35
Catture
30
25
20
15
10
5
0
-5
0
50
100
150
200
250
GIORNO DELL’ANNO
44
300
350
400
è attivo per la maggior parte dell’anno, raggiungendo la massima densità
all’inizio dell’autunno (Grafico 1).
Si tratta di una specie gravemente
infestante, che difficilmente potrà eradicarsi dalle zone in cui si è stabilita
data la sua grande polifagia, che le permette di alimentarsi su piante assai diverse (sono noti oltre un centinaio di
ospiti). Negli ultimi anni il grado d’infestazione rilevato sulle colture in Basilicata è stato particolarmente elevato. Indagini condotte nel Metapontino
indicano che l’attività fitofaga di S. littoralis interessa ormai l’80% degli ortaggi prodotti nel comprensorio, con
danni di notevole intensità da agosto
a dicembre.
Le uova vengono deposte in ammassi pluristratificati ricoperti da squame piliformi grigio-giallastre sulla pagina inferiore delle foglie (fig. 54). Le larve (facilmente riconoscibili per le due
coppie di grosse macchie nere dorsali
sul I e VIII urotergite e per l’anellatura
basale bruna sulle pseudozampe) si cibano di foglie e altri organi della pianta, frutti compresi (figg. 55, 56).
Sui frutti i danni sono più gravi, anche perché le lacerazioni prodotte favoriscono attacchi di microrganismi
patogeni. La larva completa il suo sviluppo in poco più di due settimane
(passando attraverso sei età), dopodichè si incrisalida nel suolo in un bozzolo terroso rinforzato internamente
da leggera trama sericea.
La specie è priva di diapausa e il
numero delle generazioni annuali è
notevolmente influenzato dall’andamento climatico stagionale e in particolare dalla temperatura, aumentando sensibilmente in ambiente protetto. In condizioni favorevoli la nottua
è in grado di proliferare rapidamente
grazie all’elevato numero di uova deposte (fino a 3-4000 per femmina) e
alla facilità con cui la larva si approvvigiona di cibo passando indifferente-
54
11
55
11
FIG. 54
SPODOPTERA
LITTORALIS:
OVATURA
FIG. 55/56
DANNI DI
S. LITTORALIS SU
PIANTA E FRUTTO
DI PEPERONE
56
11
45
mente da una pianta all’altra. I danni
aumentano in proporzione al numero
e all’età delle larve, che diventano progressivamente più voraci e resistenti ai
trattamenti. A riprova della sua estrema polifagia si ricorda che la nottua da
circa tre anni è dannosa anche alla vite
in provincia di Matera (oltre che in
Puglia), costituendo un serio problema soprattutto per l’importanza economica che la pianta riveste nell’area
metapontina.
Tra i fattori naturali che regolano lo
sviluppo e la diffusione della spodoptera la maggiore influenza viene esercitata dalla temperatura, il cui abbassamento all’approssimarsi dell’inverno provoca vere e proprie epidemie di
poliedrosi nucleare fra le larve, che
portano alla morte per flaccidezza di
intere popolazioni.
Osservazioni in campo e in laboratorio indicano che questa patologia
è l’unica ad avere una certa incidenza
sulla diffusione dell’insetto, visto che
l’azione dei nemici naturali (predatori
e parassitoidi) è pressoché inesistente. In Nord Africa, dove le condizioni climatiche consentono alla spodoptera di essere attiva in ogni periodo
dell’anno, sono presenti alcune specie
di imenotteri parassitoidi che vivono a
carico del fitofago.
Le pullulazioni autunnali, cui sono
imputabili i maggiori danni economici,
derivano da larve e crisalidi svernanti
che, nel corso di più generazioni, danno luogo a un lento e costante incremento delle popolazioni.
Nelle zone in cui è nota la presenza
dell’insetto è necessario porre in atto
una costante vigilanza delle coltivazioni
per individuare tempestivamente i primi focolai: i controlli dovranno essere particolarmente frequenti nei mesi
estivi, periodo in cui il fitofago inizia la
sua attività. Per rilevare precocemente
la presenza degli adulti possono essere impiegate trappole sessuali.
46
I trattamenti dovrebbero essere indirizzati contro le generazioni estive,
in modo da bloccare sul nascere l’incremento delle popolazioni, e contro
i primi stadi larvali, dal momento che
la resistenza agli insetticidi cresce con
lo sviluppo corporeo. Il periodo critico per la difesa delle colture è in genere il mese di settembre: gli interventi
effettuati in questo mese colpiscono la
generazione più numerosa di spodoptera.
Ad autunno inoltrato si può sospendere la lotta, perché il fitofago è
naturalmente controllato dalle malattie
virali che esplodono con i primi freddi. Nelle serre, dove il calore e l’umidità costanti favoriscono il succedersi
di generazioni numerose e dannose, la
mortalità imputabile alle predette cause è praticamente nulla.
Oltre agli insetticidi tradizionali
(esteri fosforici, piretroidi), sono disponibili prodotti di nuova concezione,
più selettivi (regolatori di crescita, chitino-inibitori, spinosad, indoxacarb) e
preparati microbiologici come il Bacillus thuringiensis ssp. aizawai o kurstaki
(ceppo SA 11 e EG 2471), che però
vanno applicati verso sera, su larve giovani, a intervalli cadenzati di 4-5 giorni,
controllando che il pH della miscela sia
inferiore a 7 (leggermente acido).
Eliotide
Generalmente meno diffusa della
precedente è il nottuide Helicoverpa
armigera (Hübner), specie tipica dei
climi caldi, che si presenta con elevata
frequenza e nocività nelle annate favorevoli.
Nel 2003, annata dalle temperature estive eccezionalmente calde, si è
assistito alla pullulazione del nottuide
in tutti i più importanti comprensori
orticoli della Basilicata, in particolare
nel Metapontino e nel Lavellese, con
danni ingenti soprattutto sulle colture
di peperone e pomodoro.
Gli adulti, caratterizzati da dimorfismo sessuale (femmina giallo-ocra, maschio grigio-verdastro), compaiono verso la metà di aprile e restano attivi fino
a ottobre-novembre (fig. 57). Accoppiamento e ovideposizione cominciano entro 48 ore dallo sfarfallamento.
Dopo una breve fase iniziale di alimentazione a spese delle foglie (o dei
frutti), la larva, di abitudini diurne, manifesta il suo istinto carpofago penetrando nelle bacche attraverso un piccolo foro scavato nel peduncolo o
nella zona del calice; le larve delle età
successive forano invece i frutti anche
in altri punti (figg. 58-60). Completato
lo sviluppo in 2-3 settimane, si incrisalida nel suolo a pochi centimetri di
profondità.
Nonostante la grande variabilità
cromatica (vi sono forme verdi, giallastre, rosate, nere, ecc.) le larve mature (lunghe fino a quattro centimetri)
sono facilmente riconoscibili per la serie di sottili strie dorsali e per i grossi pinnacoli tubercoliformi (calaze). I
frutti attaccati nelle fasi iniziali di crescita invaiano precocemente e tendono a staccarsi dalla pianta mentre
quelli colpiti nelle fasi successive tendono a marcire e disfarsi per lo sviluppo di marciumi molli batterici.
Una larva può danneggiare più frutti: nel caso non riesca a completare lo
sviluppo a spese di una sola bacca, la
abbandona per attaccarne un’altra.
Spesso le bacche colpite poco prima
della maturità non presentano alterazioni ben evidenti e alla raccolta possono essere facilmente confuse con
59
11
quelle sane (di qui i casi, non infrequenti, di rinvenimento di larve nei pelati e nei cibi precotti). I danni maggiori si hanno in piena estate, quando le
infestazioni raggiungono la massima virulenza.
In Basilicata, H. armigera svolge da
due a quattro generazioni annue, svernando da crisalide in diapausa. L’inte57
11
FIG. 57
ADULTO DI
H. ARMIGERA
58
11
60
11
FIG. 58/60
DANNI DA
H. ARMIGERA
SU FRUTTI DI
POMODORO
E SU PEPERONE
47
ro ciclo dura circa trenta giorni nel periodo estivo e fino a sette mesi nella stagione sfavorevole. Nei climi caldi (aree tropicali e subtropicali) questa specie non presenta diapausa ed
è capace di riprodursi con generazioni
continue per tutto l’anno.
Nelle colture protette, con l’uso di
microimenotteri appartenenti al genere Trichogramma, si riescono a limitare
efficacemente le popolazioni di questa specie, ma in ambienti esterni la ridotta presenza di antagonisti specifici
e generici del lepidottero contribuisce
a tenere alto il livello delle infestazioni. L’improvviso abbassamento delle
temperature, accompagnato da piogge abbondanti, può determinare nelle larve lo sviluppo di malattie come la
poliedrosi nucleare.
L’annidamento delle larve nei frutti
ne rende difficile la lotta. Nelle zone a
rischio è necessario mettere in campo
dispositivi di monitoraggio per stabilire il momento in cui iniziare i controlli
visivi per il rilevamento di uova e larve
giovani. Le trappole sessuali rappresentano un mezzo indispensabile per
il monitoraggio delle popolazioni (soprattutto nei programmi di lotta integrata), ma alle indicazioni ricavabili attraverso il loro impiego vanno associate ispezioni frequenti delle coltivazioni da parte di operatori attenti e ben
addestrati.
Ad inizio infestazione la protezione da H. armigera non dovrebbe presentare difficoltà particolari, potendo ricorrere in via preventiva all’uso
di insetticidi dotati di buona persistenza come fosforganici e spinosad o a
trattamenti ripetuti e cadenzati con il
B. thuringiensis, che colpiscono le larve
neosgusciate prima dell’insediamento
nelle bacche. In questa fase sono indicati anche piretroidi, indoxacarb e
regolatori di crescita come lufenuron.
Contro le infestazioni in atto non c’è
alternativa all’impiego di prodotti cu48
rativi (clorpirifos-metile, clorpirifos,
fenitrotion, metomil) che vanno irrorati con alti volumi di acqua, aggiungendo alla miscela insetticida un bagnante adesivo per migliorare la copertura
e prolungare l’efficacia del trattamento. Per gli attacchi tardivi, in prossimità
della raccolta, è opportuno impiegare
solo prodotti con breve intervallo di
carenza (spinosad, lambda-cialotrina,
Z-cipermetrina, ecc.).
Plusie
Nelle serre di pomodoro della pianura metapontina si registrano di tanto in tanto attacchi ad opera del nottuide Chrysodeixis chalcites (Esper).
Questa specie appartiene a un gruppo particolare di nottue, le ‘plusie’, facilmente riconoscibili per le vistose
macchie argentee o dorate sulle ali
anteriori, le cui larve, con sole tre paia
di pseudozampe (anziché cinque), si
muovono “a compasso” come i geometridi.
La specie presenta un comportamento multivoltino con generazioni sovrapposte (e contemporanea presenza di tutti gli stadi di sviluppo dell’insetto), la cui evoluzione è direttamente
influenzata dalla temperatura.
Gli adulti, attivi al crepuscolo e di
notte, compaiono in marzo, ma i voli
cominciano ad assumere consistenza
in maggio-giugno.
La popolazione raggiunge la massima densità in piena estate per poi declinare più o meno rapidamente durante l’autunno.
Sverna come crisalide, ma non è
raro osservare sfarfallamenti isolati anche nei mesi più freddi. Le uova (in
media 200-500 per femmina) vengono fissate, singolarmente o a piccoli
gruppi, sulla pagina inferiore delle foglie (fig. 61).
Le larve (verdi, con sei strie chiare
sinuose sul dorso), immobili di giorno
e ben nascoste sulla pagina inferiore
delle foglie, diventano attive a partire
dalla sera e in estate impiegano circa
tre settimane per completare lo sviluppo (fig. 62). Brucano le foglie con
voracità, ma il danno maggiore si rinviene sulle bacche, che vengono rose
sin dalla loro formazione. L’incrisalidamento ha luogo sulla pianta, alla pagina inferiore di una foglia, in bozzoli sericei depressi semitrasparenti (tipici delle plusie) (fig. 63). I sintomi dell’attacco sui frutti ricordano quelli prodotti da H. armigera, ma, a differenza di questa che ha attività prevalentemente endofitica, i plusini svolgono
l’intero ciclo all’esterno degli organi attaccati.
Affine alla precedente per aspetto e costumi di vita è la specie Autographa gamma (Linné), le cui larve, prevalentemente fillofaghe, possono danneggiare il pomodoro in pieno
campo (fig. 64). La specie, che è dotata di notevole resistenza ai fattori
atmosferici avversi (i bruchi svernanti
tollerano temperature piuttosto basse insieme a lunghi periodi di digiuno),
compie numerose generazioni l’anno.
A differenza di quanto avviene in
campo aperto, dove le popolazioni di
plusie sono naturalmente controllate
da numerosi agenti (l’imenottero poliembrionico Copidosoma truncatellum
Dalm., ditteri e icneumonidi endoparassitoidi di larve e crisalidi, virus entomopatogeni, ecc.), in serra l’azione
degli antagonisti è del tutto irrilevante
e deve essere appositamente rafforzata con l’immissione di specie limitatrici adeguate.
L’attività trofica esterna delle larve
rende questi fitofagi vulnerabili, tuttavia C. chalcites (specie che, prediligendo i climi caldi, è in grado di riprodursi rapidamente in condizioni ambientali molto favorevoli come quelle esistenti nelle serre) necessita di interventi tempestivi miranti a contrastare
sul nascere le infestazioni.
61
11
FIG. 61
CHRYSODEIXIS
CHALCITES: UOVA
FIG. 62/63
CHRYSODEIXIS
CHALCITES: LARVA
E CRISALIDE
FIG. 64
LARVA DI
AUTOGRAPHA
GAMMA
62
11
63
11
64
11
FIG. 65/70
LARVE DI NOTTUIDI
SALTUARIAMENTE
DANNOSE ALLE
SOLANACEE:
SPODOPTERA EXIGUA
(65), MAMESTRA
BRASSICAE (66),
PERIDROMA SAUCIA
(67), NOCTUA
PRONUBA (68),
XESTIA C-NIGRUM
(69), LACANOBIA
OLERACEA (70)
I prodotti da utilizzare potranno essere insetticidi di sintesi (esteri fosforici, piretroidi) registrati per l’impiego
sulla coltura, ma è opportuno orientarsi verso quelli di origine naturale (spinosad) o biologici (B. thuringiensis). In
quest’ultimo caso le applicazioni (a intervalli cadenzati di 4-5 giorni) vanno
fatte preferibilmente di sera, quando
gli adulti sono attivi, irrorando omogeneamente la vegetazione fino a gocciolamento; talvolta uno sviluppo fogliare
rigoglioso può ostacolare la completa
bagnatura non consentendo al prodotto di raggiungere le larve localizzate sulla pagina inferiore delle foglie.
Nottuidi minori
Altri nottuidi quali Spodoptera exigua (Hübner), Mamestra brassicae (Linné), Peridroma saucia (Hübner), Heliothis peltigera (Denis e Schiffermüller),
Noctua pronuba (Linné), Xestia c-nigrum (Linné) e Lacanobia oleracea (Linné) sono parassiti occasionali delle solanacee pur potendo, in particolari condizioni, produrre infestazioni cospicue
(figg. 65-70).
I danni sono inferti soprattutto alla
parte aerea delle piante, con erosio-
67
11
68
11
69
11
65
11
66
11
50
70
11
ni praticate a carico delle foglie, meno
spesso dei frutti.
Solo in caso di forti infestazioni può
rendersi necessario ricorrere a trattamenti specifici utilizzando i prodotti citati per il controllo di S. littoralis o H.
armigera.
71
11
FIG. 71
OSTRINIA NUBILALIS:
MASCHIO
E FEMMINA
FIG. 72
LARVA DI
O. NUBILALIS
IN UN FRUTTO
DI PEPERONE
Piraustidi
Lepidotteri di piccole dimensioni,
con corpo esile, che a riposo dispongono le ali a delta.
Ostrinia
La piralide o Ostrinia nubilalis (Hübner) è una specie con discreto dimorfismo sessuale: maschio di colore bruno
fumoso e femmina più chiara, giallobeige con disegni sfumati (fig. 71). Oltre a colpire il mais, suo ospite d’elezione, può danneggiare diverse altre
piante tra le quali il peperone.
Assai caratteristiche in questa specie sono le uova, piatte e lenticolari,
deposte ad embrice in gruppi di alcune decine sulle foglie e sui frutti. La
fecondità media oscilla tra 150 e 300
uova per femmina. Le larve (fig. 72),
lunghe al massimo 3 cm, giallastre con
3-5 strie dorsali grigio-rosate, dopo un
breve periodo di attività esterna si introducono nei frutti per completare lo
sviluppo; sul peperone il foro d’ingresso è di solito visibile nella zona del calice (questa sintomatologia è molto simile a quella prodotta dalle larve di H.
armigera). All’interno dei frutti i danni
si fanno notare pesantemente sia per
le rosure dirette della larva che per gli
escrementi e la conseguente formazione di muffe e marciumi.
A maturità la larva tesse un bozzolo fusiforme di un paio di centimetri
nei frutti stessi per trasformarsi in crisalide. Nelle regioni meridionali l’ostrinia svolge due generazioni annue, con
voli da maggio a settembre; la larva matura della seconda generazione
è quella che sverna, entrando in dia-
72
11
pausa appena le temperature iniziano
a scendere sensibilmente. Nel 2003
l’andamento climatico particolarmente caldo dell’estate (con temperature
costantemente al di sopra della media stagionale) ha favorito pullulazioni di ostrinia in molte zone del Metapontino, con grossi danni soprattutto
su peperone.
Il ruolo svolto dai nemici naturali
(Orius spp., Trichogramma spp., ecc.)
non sembra essere determinante nella limitazione della piralide. Per la lotta
vale quanto detto per l’armigera. Relativamente all’uso delle trappole ses51
FIG. 73
ADULTO DI UDEA
FERRUGALIS
73
11
FIG. 74
LARVA DI EPHESTIA
ELUTELLA SU
PEPERONI SECCHI
74
11
suali si ricorda che in Basilicata la popolazione prevalente di ostrinia appartiene al ceppo ‘Z’, tuttavia, per potenziare il monitoraggio, è consigliabile impiegare anche erogatori innescati
con fenilacetaldeide, sostanza che attrae entrambi i sessi.
In autunno la distruzione dei residui della coltura in campo permette
di eliminare le larve mature svernanti e ridurre sensibilmente la quantità di
inoculo presente. Nelle zone dove è
presente l’ostrinia è opportuno distanziare i campi di peperone dalle coltivazioni di mais.
In coltura protetta l’applicazione
di reti anti-insetto può rappresentare
una soluzione adeguata.
Udea ferrugalis (Hübner) è un piraustide di circa 2 cm di apertura alare
le cui larve (lunghe fino a 2 cm) sono
inizialmente verde-azzurrognole con
52
lunga stria dorsale scura e netta ed a
maturità uniformemente gialle-beige.
Sono attive sulla pagina inferiore delle foglie di un gran numero di piante
ortive (fig. 73), di cui arrivano anche a
divorarne ampie porzioni (inizialmente rispettano invece la sola epidermide superiore delle stesse).
Le uova sono lenticolari, disposte
ad embrice come nell’ostrinia. Presenta fino a 3-4 generazioni l’anno e sverna da larva nel suolo. La presenza del
lepidottero è stata saltuariamente osservata in alcune serre di peperone
nel comprensorio di Senise.
Ficitidi
Tra i lepidotteri viventi a spese di
derrate conservate di origine vegetale
prevalgono i Ficitidi, tignole assai frequenti nei magazzini e nelle abitazioni.
Al gruppo delle ‘Efestie’ appartengono Ephestia elutella (Hübner) e Cadra cautella (Walker), specie molto simili tra di loro, ad ali anteriori grigiastre e posteriori madreperlacee.
Le loro larve, bianchicce e spesso
con strie longitudinali scure, si distinguono da quelle delle altre tignole delle derrate per avere serie di punti scuri dorsali (pinnacoli) ben evidenti (fig.
74). Nei nostri climi completano il ci-
clo anche all’esterno e possono avere, in ambienti riparati, fino a 3-4 generazioni l’anno, svernando come larve quiescenti o, più di rado, come crisalidi.
Plodia interpunctella (Hübner), tignola riconoscibile per le ali anteriori
bruno-rossicce nella metà apicale, vive
sulle stesse sostanze attaccate dalle
efestie provocando danni simili. Le sue
larve, uniformemente giallicce, mancano delle serie di punti scuri dorsali e, a
differenza di quelle d’efestia, producono abbondante seta.
La specie ha 1-2 generazioni l’anno
e sverna da larva. Pesanti infestazioni di E. elutella e P. interpunctella sono
state riscontrate nel Senisese, in aziende adibite alla essiccazione e stoccaggio dei peperoni di Senise (fig. 75).
Il controllo delle tignole è basato
su misure preventive per evitare l’infestazione delle derrate (es. scrupolosa pulizia dei locali di stoccaggio, protezione delle aperture con rete antinsetto, ecc.).
Nel caso di infestazioni in atto è
possibile esclusivamente l’uso di fumiganti distribuiti da personale specializzato.
Famiglie minori
Tra i lepidotteri minori delle solanacee vanno annoverati l’arctide Phragmatobia fuliginosa (Linné), il ninfalide
Vanessa cardui (Linné) e lo sfingide
Acherontia atropos (Linné), che possono attaccare l’apparato aereo con
modalità simili a quelle descritte per le
nottue fogliari.
Poco comune sul peperone è Argyrotaenia pulchellana (Hawort), microlepidottero tortricide bruno con
due fasce argentate sulle ali anteriori (appartenente al gruppo delle cosiddette “ricamatrici”), talora molto dannoso alla vite e ad altre piante da frutto. Ha tre generazioni l’anno e sverna
da crisalide.
Criteri generali di lotta
contro nottuidi
e piraustidi
La lotta a questi lepidotteri è resa
difficile da fattori biologici e ambientali:
• grande adattabilità alimentare (la
larva può vivere su molte specie vegetali);
• elevato tasso riproduttivo (molte femmine sono in grado di deporre
fino ad alcune migliaia di uova);
• scarsa efficacia degli antagonisti
naturali nelle aree orticole intensive;
• elevata mobilità dell’adulto, grazie alle quale l’insetto si sposta agevolmente da un campo all’altro di un
comprensorio agricolo;
• facoltà migratorie, che rendono
possibile il verificarsi di infestazioni improvvise;
• resistenza delle larve mature ai
comuni insetticidi;
• diffusione delle colture protette,
che consente alle specie omodiname
di essere attive per tutto l’anno.
Nel caso dell’Eliotide e dell’Ostrinia (che manifestano precocemente
costumi endofitici) è necessario colpire le larve prima che queste si annidino all’interno degli organi della pian-
FIG. 75
PEPERONI
SECCHI DI SENISE
ATTACCATI DA
EFESTIA E PLODIA
75
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ta, pertanto occorre rilevare per tempo la presenza degli adulti in campo
(con trappole a feromoni) e intervenire tempestivamente in modo da bloccare sul nascere lo sviluppo delle popolazioni larvali ed il conseguente insediamento del fitofago nella zona. Bisogna tener presente che il tempo disponibile per tali rilievi è molto breve (in genere da qualche giorno a una
settimana), corrispondendo, come minimo, all’intervallo tra ovideposizione
e schiusa.
Nel decidere gli interventi con antiparassitari si deve tener conto anche
del grado effettivo di infestazione sulla coltura, perché non sempre catture
abbondanti sono seguite da pullulazioni cospicue di larve in quanto le femmine, dopo l’accoppiamento, si possono spostare anche di alcuni chilometri
per trovare campi con condizioni idonee all’ovideposizione. Contro le larve dei plusini e delle specie ad attività
esterna vanno utilizzati prodotti poco
tossici (di origine vegetale, regolatori
di crescita, chitino-inibitori, ecc.), più
rispettosi dell’ambiente e degli equilibri
biologici. In particolare sono da preferire quelli a base di B. thuringiensis che
consentono una perfetta complementarietà con le tecniche di lotta biologica che prevedono l’utilizzo dell’entomofauna locale o lanci di organismi
provenienti da biofabbriche. Inoltre,
trattandosi di ortaggi a raccolta scalare
(spesso destinati al consumo diretto),
c’è l’esigenza di orientarsi verso insetticidi con ridotti tempi di carenza per
evitare problemi dovuti ai residui.
Un’alternativa agli insetticidi è rappresentata dall’impiego dei feromoni sessuali attraverso la tecnica della
‘confusione’ o del ‘disorientamento’.
In Campania attualmente è in corso
una sperimentazione tesa a verificare
la fattibilità pratica di una strategia basata sulla contemporanea applicazione
del disorientamento e del B. t. aizawai
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nella lotta alla S. littoralis. Considerando che a partire dalla fine dell’autunno
la maggior parte delle larve dei nottuidi tende a convergere alla base delle piante ospiti per infossarsi a pochi
centimetri di profondità e compiere
la ninfosi, potrebbero risultare efficaci
misure agronomiche quali la lavorazione invernale del terreno, per uccidere
crisalidi e larve svernanti, e la distruzione della flora spontanea, per eliminare fonti alternative di cibo.
L’uso di reti anti-insetto, benché non
sia molto diffuso, può risultare vantaggioso anche in termini economici. Va
ricordato a tal proposito che le sorgenti luminose all’interno delle serre
vanno eliminate o comunque mai tenute accese quando le porte d’aerazione sono aperte, perché costituiscono un richiamo per le nottue e per diversi altri insetti. ●
Ditteri
Insetti dal volo rapidissimo con le
ali anteriori membranose e le posteriori ridottissime, trasformate in organi
particolari detti bilancieri.
Vengono suddivisi in due sottordini: nematoceri (zanzare e gruppi simili) con adulti provvisti di apparato boccale pungente-succhiatore e antenne
lunghe, brachiceri (mosche) con adulti forniti di apparato boccale lambente-succhiatore e antenne solitamente corte. Le larve hanno capo normalmente sviluppato nei nematoceri e assai ridotto nei brachiceri (con le sole
mandibole uncinate ben evidenti).
Il ciclo è a metamorfosi completa
(olometabolo): dall’uovo sguscia la larva, che a fine sviluppo si impupa (libera nei nematoceri o all’interno di un
pupario nei brachiceri) per trasformarsi poi in adulto. ●