TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE DI CARDIOLOGIA IN POCO PIU’ DI 45 MINUTI Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Indice Fisiologia e patofisiologia: capire le malattie e il trattamento Conduzione elettrica e nozioni basilari dell’elettrocardiogramma Embriologia e circolazione fetale e cambi perinatali Anatomia Fisiologia La circolazione sanguigna nell'essere umano e nei mammiferi è definita doppia e completa. Sia la parte sinistra che destra funzionano indipendentenmente senza mai mescolarsi e si tratta di un sistema chiuso. La circolazione sistemica e polmonare sono collegate in serie mentre il collegamento con gli organi avviene in parallelo. La capacità del cuore di pompare una quantità adeguata di sangue è legata all’equilibrio tra le diverse forze in gioco sia cardiache che vascolari. In condizioni fisiologiche la performance cardiaca è regolata: dalla frequenza cardiaca, dalla capacità inotropica di contrazione, dalle forze che si oppongono all’azione di pompa del cuore (afterload) e da quelle che agiscono sul riempimento del cuore durante la fase di quiescenza (preload). In condizioni patologiche esistono altri fattori da prendere in considerazione: l’ipertrofia e le perdite nel sistema cardiovascolare. Il ciclo cardiaco che porta il cuore dallo stato di contrazione allo stato di riposo e quindi nuovamente a quello di contrazione è detto "rivoluzione cardiaca". Il ciclo cardiaco viene diviso nelle seguenti fasi: sistole atriale o riempimento ventricolare rapido, contrazione ventricolare isovolumetrica, espulsione, rilasciamento ventricolare isovolumetrico e riempimento ventricolare passivo o lento. Nella sistole atriale le pareti di entrambi gli atri si contraggono sotto l'impulso inviato dal nodo senoatriale e la contrazione degli atri si completa spingendo il sangue nei rispettivi ventricoli. In questa fase le valvole atrioventricolari sono aperte, il ventricolo è rilassato e viene riempito di sangue; al contrario le valvole semilunari sono chiuse in modo tale che il sangue non refluisca dall'arteria polmonare e dall'aorta nei rispettivi ventricoli. La fase di contrazione ventricolare isovolumetrica si verifica fra l'inizio della sistole ventricolare 1 e l'apertura delle valvole semilunari. Il volume ventricolare in questa fase rimane costante o uniforme (isovolumetrico), mentre la pressione intraventricolare cresce rapidamente. Nella fase di espulsione le valvole semilunari si aprono e, quando la pressione nei ventricoli supera la pressione nell'aorta e nell'arteria polmonare, il sangue viene sospinto fuori dal cuore. Il momento dell'espulsione può essere a sua volta distinto in due fasi: a) rapida espulsione: essa è caratterizzata da un aumento marcato della pressione ventricolare e aortica e da un violento flusso ematico verso i sistemi arteriosi. b) espulsione ridotta: questa è caratterizzata, invece, da una diminuzione meno brusca del volume ventricolare. E' importante notare che una notevole quantità di sangue, chiamata volume residuo, rimane nei ventricoli anche dopo il periodo dell'espulsione. Il rilassamento (diastole) ventricolare isovolumetrico è il periodo che intercorre tra la chiusura delle valvole semilunari e l'apertura delle valvole atrioventricolari. Al termine dell'espulsione ventricolare le valvole semilunari si chiudono in modo tale che il sangue non possa rientrare nelle cavità ventricolari dai grandi vasi. Le valvole atrioventricolari nel frattempo non si aprono fino a quando la pressione delle cavità atriali non supera quella esistente nei ventricoli rilassati. Il riempimento ventricolare passivo è caratterizzato dal ritorno del sangue venoso al cuore che aumenta la pressione intratriale fino a quando le valvole atrioventricolari sono forzate ad aprirsi e il sangue riempie velocemente i ventricoli rilassati. Dopo un afflusso di sangue molto rapido che determina un aumento brusco e immediato del volume ventricolare, si assiste ad un periodo di lento ma continuo riempimento ventricolare, conosciuto come diastasi ventricolare. La diastasi è caratterizzata da un graduale aumento della pressione e del volume ventricolare. Bibliografia Kittleson MD, Kienle RD. Small Animal Cardiovascular Medicine. St Louis: Mosby, Inc 1998 2 REVIEW DI CARDIOLOGIA PER IL CHIRURGO – PARTE 1 Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Sistema di conduzione cardiaco La parte di muscolo cardiaco con lo specifico compito di permettere una contrazione sincrona di atri e ventricoli è il miocardio specifico. La peculiarità del miocardio specifico consiste nella possibilità di generare autonomamente gli impulsi elettrici. Il pacemaker principale si trova nel nodo senoatriale (SA) che si depolarizza a una frequenza più elevata rispetto a tutte le altre cellule cardiache. Si tratta di una piccola e appiattita striscia elissoidale di miocardio specifico che si trova nella parte superiore laterale dell'atrio destro immediatamente sotto lo sbocco della vena cava craniale. Le cellule nel nodo seno atriale includono cellule nodali o cellule P, cellule di transizione o cellule T e cellule del muscolo atriale. La funzione delle cellule T è di permettere la trasmissione dell’impulso ai tratti internodali. Una volta che l'impulso si è generato nel nodo seno-atriale, esso passa direttamente alle fibre atriali investendole in maniera simultanea e attraverso le fibre internodali il segnale viene trasmesso al nodo atrioventricolare attraverso tre strisce di tessuto di conduzione. Dalla generazione del segnale sono passati pochi secondi. La presenza di questi fasci internodali è stata ben dimostrata nei cani: la craniale o anteriore comincia al nodo SA, piega cranialmente lungo la vena cava per penetrare nel fascio muscolare di Bachmann (via prefenziale di conduzione dall’atrio destro a quello sinistro) e da qui lungo il setto atriale nel nodo atrioventricolare. La fascia media scende lungo il setto interatriale, giusto di fronte alla fossa ovale. La caudale o posteriore raggiunge il nodo atrioventricolare attraverso il seno coronarico discendendo lungo la cresta terminale e il setto interatriale. I tratti internodali caudali e medi convergono a formare il fascio prossimale atrioventricolare, mentre il tratto internodale craniale si unisce alla parte caudale del fascio prossimale atrioventricolare per poi formare il nodo atrioventricolare (AV). Esso è situato nell’atrio destro cranioventrale all’apertura del seno coronario e craniodorsale al lembo settale della valvola tricuspide. Da qui si muove in avanti e verso il basso attraverso il tessuto fibroso del cuore. Essendo nella zona fibrosa del cuore, è elettricamente isolato da altre strutture elettriche cardiache. Il nodo atrioventricolare si 1 collega al fascio di His (fascio atrioventricolare distale). Affinché l'impulso cardiaco non possa propagarsi dagli atri ai ventricoli in maniera troppo veloce e, quindi, per permettere ai ventricoli di completare la fase diastolica, l’impulso viene rallentato a questo livello. La prima struttura che provoca questo ritardo è il nodo atrioventricolare anche se in realtà il ritardo maggiore è dovuto nel cane al transito dell’impulso attraverso il fascio prossimale atrioventricolare. Le fibre del Fascio di His propagano l'impulso alla massa cardiaca ventricolare dividendosi in due branche a livello del setto membranoso: destra e sinistra. Il passaggio dell’impulso attraverso le branche è circa tre volte più veloce rispetto al trasporto miocardico. La branca sinistra possiede due fascicoli, quello anteriore, più spesso, e quello posteriore, più sottile. Si trova nello strato endocardico del setto di sinistra. La branca destra scende sotto l’endocardio nella parte destra del setto. Arrivato all’apice, si sposta verso la parete esterna nel “moderator band”. Le fibre del Purkinje collegano le branche di sinistra e destra ad una rete di fibre a livello dell’endocardio. Queste fibre sono a conduzione molto veloce. Il sistema autonomo e il cuore Il cuore è, pertanto, in grado di generare autonomamente gli stimoli per la sua contrazione. Tuttavia esso necessita di particolari controlli esterni (sistema nervoso simpatico e parasimpatico) per variare gli stimoli contrattili in base alle richieste metaboliche. Il cuore ha una duplice innervazione ricevendo fibre dal parasimpatico (attraverso il nervo vago) e dell'ortosimpatico. Il sistema parasimpatico è responsabile dell'inibizione della frequenza cardiaca; questo sistema dispone di uno specifico neurotrasmettitore: l'acetilcolina. Essa determina due importanti effetti sul cuore: deprime la frequenza di scarica del nodo S-A e diminuisce l'eccitabilità delle fibre giunzionali poste tra il miocardio atriale ed il nodo A-V. La stimolazione ortosimpatica provoca effetti opposti a quelli descritti per l'azione vagale, anche se comunque i due effetti sono sempre compresenti. Il neurotrasmettitore attraverso il quale il sistema ortosimpatico agisce è la noradrenalina, che viene rilasciata nelle sinapsi che interessano le terminazioni nervose cardiache e che, come l'acetilcolina, determina delle variazioni a livello dei condotti nelle cellule miocardiche. La soppressione dell'attività ortosimpatica determina una diminuzione della frequenza che, però, è meno rilevante rispetto all'azione del nervo vago. 2 In condizioni di riposo il tono parasimpatetico prevale sul nodo SA. Infatti la concentrazione di acetilcolina a livello del nodo è molto più alta rispetto al resto dell’atrio. Il tono simpatetico è invece basso a riposo. Il sistema autonomico è anche responsabile di controllare quale parte del nodo seno atriale si depolarizza prima. In condizioni normali la parte media e craniale del nodo si attivano prima e trasmettono alla via internodale craniale. Con stimolazione vagale si osserva un cambio nelle regioni caudali del nodo e un’attivazione dei tratti internodali medi e caudali. La stimolazione può essere così pronunciata da sopprimere completamente l’attività del nodo seno atriale ed attivare altre zone in prossimità del seno coronario. Questo determina il wandering pacemaker. Sia l’ortosimpatico che il parasimpatico di destra e sinistra arrivano a livello del nodo AV, ma la parte sinistra prevale. Principi basilari di interpretazione dell’elettrocardiogramma La valutazione dell’elettrocardiogramma per il chirurgo, ma anche per la valutazione di pazienti in terapia intensiva, deve essere metodico e deve tenere in considerazione il processo patologico che è alla base. Sebbene molte di queste nozioni siano basilari, ci limiteremo a ricordarle in modo tale che un approccio metodico ad ogni caso possa permettere di identificare velocemente il ritmo e preparare un protocollo terapeutico adeguato sia nel paziente nel postoperatorio sia per una stabilizzazione preoperatoria. Il sistema più comune per la valuazione di un elettrocardiogramma deve svilupparsi attraverso punti successivi: 1. Stabilire la frequenza cardiaca; 2. Valutare la regolarità del ritmo; 3. Stabilire la morfologia del complesso QRS; 4. Guardare le onde P chiedendosi: c’è una P per ogni QRS? C’è un QRS per ogni P?; 5. Procedere ad eseguire specifiche misurazioni; 6. Stabilire la diagnosi più probabile 7. Formulare un protocollo terapeutico Bibliografia Kittleson MD, Kienle RD. Small Animal Cardiovascular Medicine. St Louis: Mosby, Inc 1998 3 REVIEW DI CARDIOLOGIA PER IL CHIRURGO – PARTE 2 Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Embriologia Il cuore deriva embriologicamente dal mesoderma. I primi abbozzi compaiono nella regione cefalica prima della delimitazione (ovvero dell'avvolgimento dell'embrione su se stesso sia in senso latero-laterale che craniocaudale, processo che fa sì che una struttura piana divenga tubolare e chiusa). Si tratta di cellule mesenchimali vasoformative, inizialmente ammassate irregolarmente che progressivamente si organizzano a delimitare i tubi endocardici destro e sinistro, e che confluiscono nell'unico tubo cardiaco. In direzione cranio-caudale si osserva il tronco arterioso, il bulbus cordis, il ventricolo primitivo e il seno venoso. Il ventricolo primitivo evolve nel ventricolo sinistro, parte del bulbus cordis nel ventricolo destro e parte nelle vie di efflusso di entrambi i ventricoli, il truncus arteriosus nell’aorta ascendente e nell’arteria polmonare principale. Il tubo cardiaco è immerso nel mesoderma splancnico che si ispessisce fino a formare il mantello, da cui derivano miocardio ed epicardio: siamo in presenza della prima struttura in grado di contrarsi. Il gel cardiaco viene incorporato nel miocardio ed epicardio a formare il cushion. I setti intracardiaci e i maggiori vasi si formano per effetto passivo (septum secundum, ventricular septum e septum aorticopolmonare) ed attivo (setto del canale atrioventricolare, setto spirale, septum troncale). Il setto atriale si completa con due setti: il septum primum e il septum secundum alla sua destra con la formazione di diverse aperture nei setti: l’ostium primum, l’ostium secundum e il foramen ovale. La formazione del setto ventricolare comincia dall’apice e procede in direzione dorsale. All’interno del truncus arteriosus e del bulbus cordis si sviluppa una elevazione del cushion endocardico. Da questa struttura si forma il setto del truncus che ha una leggera spirale. A causa di questa spirale, in condizioni normali l’arteria polmonare si sviluppa intorno all’aorta ascendente. Il sistema arteriale è formato da due aorte ventrale e dorsale collegate da sei paia di archi aortici. La coppia di arterie vitelline collegano l’aorta dorsale con lo yolk sac e il paio di 1 arterie umbilicali con l’allantoide. Esistono tre sistemi venosi: il sistema vitellino, il sistema venoso umbellicale e il sistema venoso cardinale. Circolazione fetale e cambi perinatali Durante la vita fetale lo scambio dei gas sanguinei avviene attraverso la placenta della madre piuttosto che a carico dei polmoni del feto. E’ quindi facilmente intuibile la notevole differenza rispetto alla circolazione adulta. In questo primo stadio, per evitare il circolo polmonare, che essendo collassato, offre alta resistenza vascolare, il sangue attraversa vie preferenziali fetali, che subiranno un drammatico rimodellamento dopo la nascita. Esse sono: 1) forame ovale (intracardiaco): stabilisce una comunicazione interatriale e quindi consente l’arrivo del sangue dall'atrio destro all’atrio sinistro e quindi direttamente al ventricolo sinistro; 2) dotto venoso di Aranzio: mette in comunicazione la vena ombelicale con la vena cava caudale permettendo, in tal modo, a quantità variabili di sangue di non interessare il fegato; 3) dotto arterioso di Botallo: mette in comunicazione l'aorta con l'arteria polmonare permettendo l’ esclusione della circolazione polmonare; durante la vita intrauterina il dotto di Botallo rimane aperto sia grazie alla bassa pressione di ossigeno nel sangue fetale e grazie, in parte, all’ azione delle prostaglandine. Nella circolazione fetale la vena ombelicale porta il sangue arterioso dalla placenta al feto attraverso l’ombelico. Attraverso il dotto venoso, il sangue arriva nella vena cava caudale per confluire nell'atrio destro. L'atrio destro fetale, in corrispondenza dello sbocco della vena cava caudale, presenta una formazione chiamata “valvola di Eustachio”. Per mezzo di essa la corrente sanguigna proveniente dalla vena cava caudale viene avviata verso il setto interatriale nel quale è presente il foro ovale o di Botallo che mette in comunicazione i due atri. Di conseguenza il sangue proveniente dalla vena cava caudale passa direttamente dall'atrio destro all'atrio sinistro. Nell'atrio sinistro giunge anche una piccola quantità di sangue di ritorno dai polmoni attraverso le vene polmonari. Questo viene convogliato tutto nel ventricolo sinistro e da qui passa nell'aorta. Dall'aorta il sangue si distribuisce poi a tutto il corpo. Dal ventricolo destro, attraverso l'arteria polmonare, una piccola quantità di sangue arriva ai polmoni del feto. La maggior parte del sangue viene invece deviata verso il dotto 2 arterioso di Botallo che sbocca nell'aorta, dove si unisce al sangue che proviene dal ventricolo sinistro. Il sangue che è nell'aorta viene convogliato nelle arterie ombelicali, dove raggiunge la placenta per ossigenarsi a livello dei villi coriali. Dopo il parto si hanno radicali modificazioni nell'apparato cardiocircolatorio neonatale: obliterazione del dotto di Botallo, chiusura del dotto venoso di Aranzio, chiusura del forame ovale. Anatomia Il cuore è un organo cavo di natura muscolare, localizzato nella cavità toracica; ha una forma di cono schiacciato con un asse diretto in avanti e verso il basso. Esternamente presenta quattro facce, una diaframmatica, una craniale e due laterali. Lateralmente sono presenti gli ili polmonari, i due nervi frenici e i vasi pericardiofrenici; medialmente, il cuore è in rapporto con l'esofago, l'aorta discendente, la trachea e i linfonodi; caudalmente il ventricolo sinistro e’ in contatto con il diaframma. La base guarda in alto, davanti e a destra, mentre l'apice è rivolto in basso, caudalmente e a sinistra. È compreso tra la terza e sesta costa e corrisponde posteriormente alla zona tra la quarta e l'ottava vertebra toracica. Il cuore è avvolto da una sottile membrana detta pericardio, costituito da due strati distinti: uno esterno, il pericardio fibroso, e uno interno, il pericardio sieroso che aderisce all’intera superficie cardiaca. Il pericardio sieroso ha due foglietti che si riflettono uno nell’altro a livello dell'origine dei grossi vasi. Fra i due foglietti del pericardio sono presenti normalmente pochi ml di liquido chiaro roseo che permettono il movimento del cuore minimizzando l'attrito. Sotto al pericardio si trovano tre tonache una interna all'altra: - epicardio: (il foglietto viscerale del pericardio sieroso) costituito da tessuto connettivo, contenente capillari sanguigni, capillari linfatici e fibre nervose. - miocardio: fibre muscolari cardiache il cui spessore varia fra 5 e 15 mm (maggiore in corrispondenza dei ventricoli), ordinatamente orientate in modo da permettere la corretta contrazione. - endocardio: rivestimento protettivo interno costituito da cellule endoteliali. La superficie esterna del cuore è segnata da due solchi: a) il solco coronario o atrioventricolare che taglia l'organo in senso trasversale fra il terzo superiore e i due terzi inferiori, contiene l’arteria circonflessa sinistra, l’arteria coronaria destra e le vene coronarie; b) quelli longitudinali o interventricolari che divide il cuore nella parte destra e 3 sinistra a livello di atri e ventricoli. Il solco craniale si origina sotto l’auricola sinistra e contiene l’arteria e la vena coronaria discendente, mentre il caudale contiene la branca caudale dell’arteria e vena coronaria circonflessa. I due solchi si incrociano caudalmente in un punto definito "croce" (crux cordis), il quale è spesso occupato dall’arteria coronaria. Il cuore è diviso in quattro cavità (o camere): gli atri (destro e sinistro) posti dorsalmente e i ventricoli (destro e sinistro) posti ventralmente. L'atrio e il ventricolo destro sono in continuità tra loro formando il cuore destro, così come comunicano le due cavità sinistre, formando il cuore sinistro. Dopo la nascita non persiste alcuna comunicazione tra la parte destra e la parte sinistra del cuore; questa condizione è garantita dai setti interatriali e interventricolare. Dalla porzione superiore del cuore si dipartono i due vasi arteriosi principali: l'aorta a sinistra e l'arteria polmonare che si apre nell’ arteria polmonare di destra e sinistra. Ciascuna di queste è un prolungamento cavo del ventricolo corrispondente. Le basi di queste arterie sono abbracciate dalle auricole, (così chiamate poiché la loro forma ricorda le orecchie pendule di un cane) che fanno parte degli atri. Atrio destro La muscolatura di entrambi gli atri è formata da muscoli pettinati. Esternamente è presente la cresta terminale a cui internamente corrisponde il solco terminale, questa zona e’ presente vicino all’apertura laterale della vena cava craniale. Tra atrio destro e atrio sinistro si trova il setto interatriale, sul quale si trova la fossetta ovale, che corrisponde al foro chiuso che nella vita fetale permetteva la comunicazione tra i due atri (il foro di Botallo). Dal setto interatriale si origina il tubercolo intervenoso che separa l’area di sbocco della vena cava caudale da quella craniale. Davanti all'orifizio della vena cava caudale e alla sinistra del lembo settale della valvola tricuspide si trova l'orifizio del seno coronario, munito anch'esso di una valvola, detta valvola di Tebesio che chiude l'orifizio quando l'atrio si contrae, impedendo in tal modo che il sangue ritorni all'interno del seno. La parte superiore della valvola di Tebesio si unisce alla valvola di Eustachio dando origine al tendine di Todaro. La valvola tricuspide forma la faccia inferiore dell'atrio. Nell’atrio destro sboccano tre vene: la vena cava craniale, la vena cava caudale e il seno coronario, che porta il sangue refluo dalle arterie coronarie. 4 Ventricolo destro Superiormente si trova la valvola tricuspide, le altre pareti sono costituite da muscolatura miocardica con trabecole carnee di primo, secondo e terzo ordine. Le trabecole di terzo ordine sono uguali ai muscoli pettinati; la muscolatura di secondo ordine è costituita invece da trabecole muscolari a forma di manico di valigia con le estremità collegate alle pareti e libere nel mezzo; le trabecole di primo ordine sono dette muscoli papillari, esse con un’ estremità si attaccano alla parete mentre con l'altra, attraverso le corde tendinee, si inseriscono sulla valvola tricuspide e sono determinanti nella chiusura della valvola stessa. La presenza di queste molteplici trabecole soprattutto a livello del setto rendono la superficie interna del ventricolo rugosa. Nel ventricolo destro appaiono ben distinte la via di afflusso dalla via di efflusso o infundibulo separate, però, da un anello muscolare costituito da: a) la cresta sovraventricolare; b) dal fascio settale che continua nel fascio moderatore; questo è una trabecola di secondo ordine posta trasversalmente per impedire un'eccessiva dilatazione del ventricolo nella diastole e permettere il trasporto della branca ventricolare di destra alla parete ventricolare libera. In tal modo la via di efflusso si posiziona anteriormente alla via di afflusso. Atrio sinistro Nella parete posteriore si aprono le vene polmonari che, nel cane, sono in numero variabile da quattro a sei mentre nel gatto sono in genere quattro, due o tre da destra e due o tre da sinistra, delimitando il vestibolo dell'atrio sinistro. Il setto interventricolare presenta la fossetta ovale, residuo del foro di Botallo. La base presenta l'ostio della valvola bicuspide o mitrale che da accesso del ventricolo sinistro. La parete laterale presenta l'auricola sinistra, ricca di tessuto muscolare. A differenza dell’atrio destro i muscoli pettinati sono limitati all’auricola. Ventricolo sinistro Nella parete superiore sono posizionate la valvola bicuspide e la valvola aortica, quest’ultima dà accesso all'aorta ascendente. Qui la via di efflusso è separata dalla via di afflusso solo dal lembo valvolare anteriore della valvola mitrale. Il sangue nella via di efflusso, detta anche cuspide aortica, si trova davanti al lembo valvolare anteriore; le due valvole, infatti, sono affiancate. La parete ventricolare e’ composta dai muscoli di primo, 5 secondo e terzo ordine, ma le sue trabecole carnee sono meno sporgenti del ventricolo destro. Valvole Ogni atrio comunica con il corrispondente ventricolo attraverso l'orifizio atrioventricolare che è fornito di una valvola cuspidale, essa permette il passaggio del sangue in una direzione unica; la valvola tricuspide è posizionata tra le cavità di destra, mentre quella bicuspide o mitrale trova posto tra atrio sinistro e ventricolo sinistro, entrambe si inseriscono sull'anello fibroso degli osti atrio-ventricolari. La base fibrosa atrioventricolare permette la separazione fisica ed elettrica di atri e ventricoli. La parte centrale fibrosa è triangolare tra il lembo non coronarico dell’aorta, il lembo settale della tricuspide, il lembo settale della mitrale e la base del setto interatriale. Il setto interventricolare si collega a questa parte centrale fibrosa ed e’ dove si inserisce il fascio di His. Il trigone fibroso di sinistra collega la parete aortica caudale all’anello della mitrale. La valvola di destra nelle persone è formata da tre lembi, da cui il nome tricuspide. In realtà in cani e gatti, la valvola ha due lembi uno settale e uno parietale. Il settale è molto più piccolo del parietale. L’unione tra i due lembi avviene attraverso le commissure craniali e caudali. Essa funziona come una vera e propria valvola poichè permette l'unidirezionalità del flusso ematico: è aperta nella diastole cardiaca mentre nella fase sistolica è chiusa e non consente al sangue di tornare all'interno dell'atrio. Il movimento valvolare è permesso dall’apparato valvolare composto da: muscoli papillari in numero variabile (ma in genere tre grandi e uno piccolo) che si attaccano tutti al lembo parietale e un numero variabile di corde tendinee di primo e secondo grado che si attaccano alla parte ventrale dei lembi valvolari. Nella parte settale, le corde tendine si attaccano direttamente a piccole prominenze muscolari o papille. La valvola di sinistra è chiamata mitrale per la somiglianza con la mitra episcopale. Si tratta di una valvola bicuspide quindi avente due lembi, uno settale o anteriore e uno parietale o posteriore. A differenza della tricuspide, il lembo settale è il prominente, almeno due o tre volte più grande del parietale. In realtà si possono avere molte dentellature soprattutto nel lembo posteriore. A fini chirurgici, è opportuno suddividere ulteriormente i lembi valvolari in regioni, tre nella porzione anteriore (A1, A2, A3) e tre nella porzione posteriore (P1, P2, P3). Il lembo settale è collegato a una zona fibrosa mentre il lembo parietale si collega a una zona muscolare piuttosto che ad una zona fibrosa e pertanto risente della maggiore dilatazione 6 in seguito a rigurgitazione mitralica. I due lembi si incontrano in due commissure al di sotto delle quali è presente un muscolo papillare. I muscoli papillari sono qui più grandi rispetto alla parte destra e sono nominati muscoli papillari craniale o subauriculare e caudale o subatriale. Le corde tendinee si originano da questi muscoli, ma anche direttamente dalle pareti ventricolari. Per motivi chirurgici il miglior sistema di classificazione delle corde è di raggrupparle in: ordine primario, che si origina dai muscoli papillari e si inserisce all’estremità dei lembi valvolari; ordine secondario, che si origina dai muscoli papillari e si inserisce al di sotto dei lembi; ordine terziario, questo si origina direttamente dalle pareti ventricolari e si inserisce alla base del lembo posteriore. Di tutte le valvole cardiache, la mitrale ha forse l’anello vascolare più completo anche se le zone di supporto più stabili sono tra la valvola mitrale e aortica che poi si estende nel trigone di sinistra e destra. Inoltre bisogna considerare che nel cane, come nelle altre specie, l’anello fibroso della mitrale è una struttura funzionalmente tridimensionale che assume la forma di sella per ridurre lo stress meccanico sui lembi. Queste condizioni vengono alterate nelle varie patologie della valvola. Gli orifizi che mettono in comunicazione le cavità cardiache con i vasi efferenti sono anch'essi protetti da valvole che impediscono il reflusso: valvola semilunare polmonare nel ventricolo destro per l'arteria polmonare e valvola semilunare aortica nel ventricolo sinistro per l'aorta. La valvola polmonare ha un anello su cui si attaccano tre lembi chiamati craniale, di destra e di sinistra. La valvola aortica è strutturalmente simile ma i lembi sono più spessi. Nei seni di Valsalva si individuano gli osti dell’arteria coronaria di sinitra e destra. I lembi valvolari prendono il nome delle arterie coronarie che hanno origine dai rispettivi seni, il lembo senza coronaria viene poi chiamato non-coronarico. Sia nel caso delle polmonare che dell’aorta, quando la valvola è chiusa, le linee di apposizione dei lembi chiamate linea alba, formano una struttura radiale che assomiglia al simbolo della Mercedez Benz. Coronarie Sulla superficie del cuore si possono osservare le arterie coronarie destra e sinistra che si dipartono dagli osti coronarici di sinistra e destra. Le coronarie si diramano irrorando tutto il cuore fino all'apice. La coronaria sinistra comincia con una breve porzione principale da cui poi si dipartono l'arteria discendente anteriore, l'arteria circonflessa e la più piccola arteria marginale, la coronaria destra si sfiocca, poi, in una miriade di vasi minori. 7 Le arterie coronarie costituiscono un sistema in grado di assicurare un apporto costante di ossigeno e di elementi nutrienti per il muscolo cardiaco. Il ritorno venoso attraverso le vene coronarie, trasporta il sangue nell’atrio destro attraverso il seno venoso. Bibliografia Kittleson MD, Kienle RD. Small Animal Cardiovascular Medicine. St Louis: Mosby, Inc 1998 Savage EB, Bolling SF. Atlas of mitral valve repair. Philadelphia: Lippincott Williams and Wilkins, 2006 8 OPZIONI TERAPEUTICHE IN CORSO DI CARDIOPATIE CONGENITE Bussadori R. DVM [email protected] Carnabuci C. DVM Le cardiopatie congenite sono malformazioni presenti alla nascita spesso diagnosticabili entro i primi mesi di vita. Alcune di esse non sono compatibili con il raggiungimento dell’età adulta, altre invece si manifestano con segni di insufficienza cardiaca o provocano morte improvvisa solo in età avanzata. E’ quindi necessaria una pronta diagnosi e un appropriato intervento terapeutico. Secondo la nostra esperienza il 34% delle cardiopatie congenite è rappresentato dalla stenosi polmonare (SP), il 31% dalla stenosi subaortica (SSA), il 19% dal dotto arterioso pervio (PDA), il 6% da difetti associati quali SP e SSA, il 5% da difetti interventricolari (DIV), il restante 5% da cardiopatie congenite quali difetti interatriali (DIA), Tetralogia di Fallot (TdF), cor triatriatum e cor triatriatum dexter, ventricolo destro a doppia camera (DCRV). Le opzioni terapeutiche prevedono oltre alla terapia medica di supporto, l’applicazione di tecniche chirurgiche tradizionali e tecniche mini-invasive. Stenosi Polmonare La SP è caratterizzata dall’ostruzione del tratto di efflusso destro. Le razze predisposte sono il Boxer, Bulldog, Bulldog francese, Terranova, Rottweiler, Pitbull. E’ possibile distinguere due tipi di stenosi polmonare, quella di tipo A con diametro dell’anulus normale, lembi fusi ed ispessiti e dilatazione post stenotica e quella di tipo B con anulus ipoplasico, valvola displasica e lembi rudimentali1. La gravità della stenosi è determinata dal gradiente pressorio. Soggetti con stenosi lievi e moderate non necessitano di trattamento, quelli con stenosi grave (> 80 mmHg) presentano invece un elevato rischio di morte improvvisa. Le tecniche chirurgiche tradizionali per la riduzione della stenosi prevedono la dilatazione valvolare transventricolare con tecnica modificata da Brock tramite toracotomia sinistra a livello del quarto spazio intercostale o valvuloplastica con patch-graft che necessita invece il blocco del flusso cavale e lieve ipotermia e prevede l’innesto di un lembo autogeno (pericardio) o eterogeno nel tratto di efflusso destro. L’alternativa offerta dalla cardiologia interventistica è la valvuloplastica percutanea con pallone2 che è attualmente la prima opzione terapeutica per la gestione di questo difetto3. In corso di coronaria anomala, l’unca opzione terapeutica possibile è il patch graft con bypass coronarico. Stenosi subaortica La stenosi aortica è anatomicamente classificata come valvolare, sopravalvolare e sottovalvolare. La forma più comune è quella sottovalvolare, tipica di cani di razza Boxer, Terranova, Dogue de Bordeaux, Pastore Tedesco, Bull terrier e Retrivers. Nel 95% dei casi la lesione è costituita da un anello di tessuto fibroso localizzato al di sotto delle valvole semilunari che attraversa il setto interventricolare e si piega all’interno del lembo anteriore della mitrale. La SSA è una patologia diagnosticabile ecograficamente sin dai primi mesi di vita, nelle forme più lievi il soggetto rimane asintomatico per tutta la vita, nelle forme moderate o gravi l’andamento è caratterizzato da insufficienza cardiaca sinistra o da morte improvvisa dovuta ad ischemia miocardica ed aritmie ventricolari. Il rischio di morte improvvisa può essere ridotto con una terapia a base di β-bloccanti (propanolo e atenololo) ed in caso di insufficienza cardiaca congestizia è indicato l’utilizzo di diuretici. È possibile intervenire chirurgicamente eseguendo la resezione della stenosi a cuore aperto dopo realizzazione di un bypass cardiopolmonare anche se i risultati fin’ora ottenuti non sono incoraggianti4. Da uno studio condotto su cani affetti da grave SSA e trattati con valvuloplastica con pallone Meurs et al, non hanno riportato benefici a lungo termini rispetto a un gruppo di cani trattati con β-bloccanti5. Patent ductus arteriosus Il dotto arterioso pervio è la terza patologia congenita più frequente nel cane, con maggior predisposizione nel Pastore tedesco, Terranova, Doberman, Barbone, Maltese, Yorkshire e con maggior frequenza nelle femmine. È una normale struttura vascolare presente durante la vita fetale che si estende dalla biforcazione dell’arteria polmonare all’ aorta discendente, giusto dopo l’origine dell’arteria succlavia. La sua funzione è quella di portare il sangue dall’ arteria polmonare all’aorta, bypassando i polmoni, che sono collassati, e non funzionali. La chiusura fisiologica di questa struttura avviene da alcuni minuti fino a poche ore dopo la nascita. La mancata chiusura del dotto determina uno shunt sinistro destro che nei casi più gravi è invertito (reversed PDA). Il flusso proveniente dall’aorta produce turbolenza nell’arteria polmonare principale rilevabile come un soffio continuo nella zona ascellare di sinistra che si irradia anche a destra. L’interruzione del flusso attraverso la chirurgia tradizionale prevede la legatura del PDA. Le tecniche descritte sono la tecnica con filo ad ansa, la tecnica del nodo e la tecnica con pinza De Backey. La legatura chirurgica si realizza per mezzo di una toracotomia a livello del quarto spazio intercostale sinistro; una volta retratto caudalmente il lobo polmonare craniale, si visualizza l’ aorta, l’arteria polmonare e il nervo vago che deve essere isolato e spostato caudalmente. Con una pinza da dissezione, si procede alla dissezione smussa della parte caudale del dotto, al fine di poterne raggiungere con un filo di seta o di Nylon la porzione craniale. Dopo aver completamente legato il dotto si ricolloca il lobo polmonare craniale e si procede alla chiusura della parete toracica. Le complicanze dell’intervento sono dovute alla possibile rottura del dotto durante le legatura, questo rischio aumenta quando il soggetto viene sottoposto a terapia diuretica prima dell’intervento poiché questo determina disidratazione dei tessuti. L’opzione terapeutica alternativa alla chirurgia è la tecnica interventistica per via percutanea attraverso diversi dispositivi occludenti quali coils, ADO, plug vascolari ed ACDO che sembra essere il più appropriato per l’occlusione di dotti canini6. L’utilizzo dell’ACDO è inappropriato in caso di dotti tubulari. Le possibili complicanze sono dovute all’utilizzo di dispositivi di inappropriate dimensioni e ad aritmie.. Difetto interventricolare Il difetto interventricolare è caratterizzato da un orificio nel setto interventricolare che permette il passaggio di un flusso da un ventricolo all’altro. E’ la patologia congenita cardiaca più comune nei bambini, mentre nel cane e nel gatto la prevalenza è molto più bassa. Nella forma più comune il difetto riguarda il setto membranoso sotto la cuspide aortica non coronarica. I difetti più ampi e più bassi sono rari e di solito associati ad altre anomalie in corso di difetti congeniti complessi. Si crea solitamente uno shunt da sinistra a destra. Secondo la classificazione anatomica possiamo distinguere DIV di tipo perimembranoso, muscolare e sottoarterioso. I primi due tipi possono essere ulteriormente suddivisi in base alla localizzazione in anteriore, posteriore e trabecolato. In base alle dimensioni del difetto e alla quota di shunt possiamo distinguere difetti piccoli, medi e grandi. I difetti medi ed ampi determinano entro i due anni ipertrofia eccentrica e scompenso cardiaco dovuto al sovraccarico volumetrico sinistro, oltre i due anni nei DIV ampi si può verificare vasculopatia polmonare ostruttiva e l’inversione dello shunt (Eisenmenger complex). E’ possibile la chiusura spontanea solo dei DIV muscolari e perimembranosi di piccole dimensioni. E’ consigliabile la chiusura dei DIV ampi che può effettuarsi attraverso la chirurgia tradizionale o con tecnica interventistica per via percutanea. Le tecniche mini-invasive prevedono l’utilizzo di diversi dispositivi7,8,9,10: coil a rilascio controllato11, dispositivo di Rashkind double umbrella, Amplatzer VSD occluder. Quest’ultimo permette la chiusura di difetti muscolari e perimembranosi, non è possibile utilizzare il dispositivo nei difetti sottoarteriosi in quanto può causare insufficienza aortica7. E’ possibile che con il DIV coesista un altro difetto quale SP o PDA che devono essere corretti prima della chiusura del DIV. La chirurgia tradizionale prevede il cerchiaggio dell’AP il cui scopo è quello di aumentare la pressione sistolica all’interno del ventricolo dx, creando una resistenza allo shunt, oppure l’inserimento di un lembo protesico attuando un bypass cardiopolmonare (patch-graft closure). Difetto interatriale Nell’uomo l’anomala comunicazione tra i due atri costituisce la cardiopatia congenita di più frequente riscontro negli adulti. E’ un difetto relativamente raro nel cane e nel gatto. Generalmente produce uno shunt sinistro destro, solo nei casi in cui coesista un’alterazione del cuore destro che produce un sovraccarico pressorio-volumetrico lo shunt può invertirsi. Secondo la sede e l’origine embriologica possiamo distinguere quattro tipi di difetti interatriali. Tipo ostium primum, tipo ostium secundum, tipo seno venoso e tipo seno coronarico. Il DIA tipo Ostium Secundum è il tipo più frequente, rappresenta circa i 2/3 dei DIA. Generalmente unico, sono rare le fenestrazioni. Limitato alla regione della fossa ovale nell’area circoscritta dal limbus. E’ caratterizzato dalla mancanza di tessuto miocardico settale. Può essere il risultato sia dell’eccessivo riassorbimento del Septum Primum, sia dall’insufficiente sviluppo del Septum Secundum. Da non confondersi con il foramen ovale pervio che invece è caratterizzato dalla mancata fusione del flap del septum primum con quello del septum secundum. DIA tipo ostium primum rappresenta circa il 15-20% dei DIA. E’ localizzato nella parte più bassa del setto interatriale appena al di sopra della valvola mitrale e tricuspide. E’ una variante del difetto dei cuscinetti endocardici. La forma estrema è costituita dal canale atrio ventricolare. La fossa ovale non è coinvolta. Quasi sempre il lembo anteriore della valvola tricuspide è fissurato, meno frequentemente lo è il lembo settale. Meno frequenti sono il tipo seno venoso che compare secondariamente all’anormale inserzione della vena polmonare destra ad una delle due vene cave, ed il DIA tipo seno coronarico, il più raro, che è caratterizzato dall’assenza della radice del seno coronarico situato nel pavimento dell’atrio sinistro. Non è necessario alcun trattamento per difetti di piccole dimensioni, mentre difetti più ampi possono determinare scompenso cardiaco e sincopi. E’ possible chiudere DIA tipo ostium secundum e il FOP attraverso l’impianto di un dispositivo Amplatzer muscular ASD occluder per via percutanea. Non sono trattabili con questa tecnica il tipo seno venoso ed il tipo ostium primum (trattabili chirurgicamente). La chirurgia tradizionale prevede la chiusura del difetto tramite patch-graft dopo atriotomia destra, durante bypass cardiopolmonare12. Tetralogia di Fallot La Tetralogia di Fallot è un difetto cardiaco congenito non comune in cani e gatti, la cui ereditabilità è stata studiata nel keehshond. È caratterizzata da stenosi polmonare difetto interventricolare ampio, aorta a cavaliere ed ipertrofia concentrica del ventricolo destro. Le conseguenze fisiologiche della tetralogia di Fallot dipendono dal grado di SP e dalla resistenza vascolare sistemica. Attraverso il DIV ampio passa uno shunt destro-sinistro perché la resistenza al flusso opposta dalla presenza della stenosi polmonare supera quella offerta dal difetto interventricolare e dalla resistenza sistemica. Il sangue non ossigenato si miscela quindi a quello ossigenato determinando ipossiemia, cianosi, policitemia. Non necessitano della chirurgia i soggetti non cianotici. Sono candidati invece quei soggetti che presentano a riposo un’ossigenazione del sangue arterioso inferiore al 70%. Oltre alla terapia medica, e all’attenuazione della stenosi polmonare (rischio di over-correction, quindi shunt sinistro-destro), sono state proposte alcune tecniche per la creazione di shunt tra il circolo sistemico e quello polmonare: Blalock- Taussig13 che prevede l’anastomosi tra succlavia e arteria polmonare, Blalock-Taussig modificata e l’ anastomosi di Potts tra aorta e arteria polmonare. Cor Triatriatum In medicina umana con il termine cor triatriatum si definisce l’anomala inserzione della vena polmonare comune nell’atrio sinistro che ne determina la divisione in due camere, una prossimale e una distale. La camera prossimale generalmente riceve le vene polmonari. In medicina veterinaria è un difetto che si presenta raramente nei gatti14. Cor Triatriatum Dexter È caratterizzato da un diaframma o setto che può essere più o meno perforato, che divide l’atrio destro in due camere, una craniale e una caudale. In quella craniale si trovano solitamente il seno coronarico e la valvola atrioventricolare, in quella caudale la vena cava caudale e la fossa ovale. Nell’uomo sono previste diverse varianti anatomiche, nel cane invece soltanto due. In molti casi la partizione anomala è dovuta alla persistenza delle valvole di Eustachio (valvola della vena cava caudale) e di Tebesio (valvola del seno coronarico) che formano un setto a livello della parte bassa dell’atrio15. Solitamente non è associato ad altri difetti cardiaci. E’ possibile correggere il difetto tramite tecnica interventistica utilizzando un catetere con pallone per aprire la membrana che separa l’atrio16. Il successo di questo intervento dipende dalla anatomia del tessuto13. Il cor triatriatum dexter può essere risolto con l’utilizzo di un valvulotomo17, oppure attuando l’interruzione del flusso cavale ed atriotomia destra, e recisione ed asportazione della membrana18. E’ inoltre possibile utilizzare la circolazione extracorporea per eseguire la resezione della membrana19. Ventricolo Destro a Doppia Camera Il ventricolo destro a doppia camera è una cardiopatia congenita rara, nella quale il ventricolo destro è diviso in due sezioni da un fascio muscolare anomalo. La lesione tipica è solitamente rappresentata da una banda muscolare anomala che parte dalla cresta sopraventricolare e attraversa il ventricolo destro fino alla parete libera. La camera prossimale del ventricolo è caratterizzata da alta pressione mentre quella distale da bassa pressione. Normalmente è associato ad altre patologie quali SP e DIV. La correzione chirurgica può avvenire con un valvulotomo pediatrico, senza l‘utilizzo di bypass cardiopolmonare o di blocco del flusso cavale20. L’escissione chirurgica del tessuto muscolare anomalo richiede il bypass cardiopolmonare21,22. I tentavi di correzione del DCRV con catetere da valuloplastica con pallone hanno riportato scarsi risultati 22,23. Bibliografia: 1. Bussadori C, Amberger A., Le Bobinnec G., C.W. Lombard. Guidelines for the echocardiographic studies of suspected subaortic and pulmonic stenosis. Journal of Vet. Cardiology, Vol.2, N°2, December 2000 17-24. 2. Bussadori C, etal. Balloon valvuloplasty in 30 dogs with pulmonic stenosis: effect of valve morphology and annular size on initial and 1-year outcome. J Vet Intern Med. 2001;15(6):553-8. 3. C. Locatelli, O. Domenech, F. Armada, S. Vannini, R. Toschi Corneliani, PG. Brambilla, C. Bussadori. Pulmonary ballon valvuloplasty in 95 dogs: effect of valve morphology on immediate and late outcome. Poster research communications of the 18th ecvim-ca congress Ghent, Belgium, 4th to 6th September 2008 4. Orton EC et al. Influence of open surgical correction on intermediate-term outcome in dogs with subvalvular aortic stenosis: 44 cases. J Am Vet Med Assoc 216:364, 2000. 5. Meurs KM, Lehmkuhl LB, Bonagura JD. Survival times in dogs with severe subvalvular valvuloplasty or atenolol. J Am Vet Med Assoc 227: 420, 2005. 6. Thaibinh P Nguyenba, Anthony H Tobias. The Amplatz((R)) canine duct occluder: A novel device for patent ductus arteriosus occlusion. J Vet Cardiol. 2007 Nov 26; : 18054306 (P,S,E,B,D) 7. Arora R, Trehan V, Kumar A, et al. Transcatheter closure of congenital ventricular septal defects: experience with various devices. J Interv Cardiol 2003;16:83–91. 8. Lock JE, Block PC, McKay RG, et al. Transcatheter closure of ventricular septal defects. Circulation 1988;78:361–368. 9. Amin Z, Gu X, Berry JM, et al. New device for closure of muscular ventricular septal defects in a canine model. Circulation 1999;100:320–328. 10. Kalra GS, Verma PK, Dhall A, et al. Transcatheter device closure of ventricular septal defects: Immediate results and intermediate-term follow up. Am Heart J 1999;138:339–344. 11. Y. Fuji, T. Fukuda, N. Machida, T. Yamane, Y. Wakao. Transcatheter closure of congenital ventricular septal defects in 3 dogs with a detachable coil. J Vet Intern Med 2004; 18:911-914. 12. Eyster GE, Anderson LK, Krehbell JD et al. Surgical repair of atrial septal defect in a dog. J Am Vet Med Assoc 169:1081-1084,1976. 13. Blalock A, Taussig HB. The surgical treatment of malformation of the heart in which there is pulmonary stenosis or pulmonary atresia, JAMA 128:189, 1945 14. Kole H., Sato T., Nakagawa H., & Sakai T. 2000 Cor triatriatum sinister in a cat. Journal of Small Animal Practice 42, 128-131. 15. Brayley K. A. Lunney j., Ettinger S. J. 1994 Cor triatriatum dexter in a dog. Journal of the American Animal Hospital Association 30, 153-156. 16. Adin D.B. & Thomas W. P. (1999) Ballon dilatation of cor triatriatum dexter in a dog. Journal of Veterinary Internal Medicine 13, 617-619. 17. Jevens DJ Johnston SA, Jones CA et al. Cor triatriatum dexter in two dogs. J Am Anim Hosp Assoc 29:289, 1993. 18. Tobias AH, Thomas WP, Kittleson MD et al. Cor triatriatum dexter in two dogs. J Am Vet Med Assoc 202:285, 1993. 19. Tanaka R., Hoshi K., Shimizu M., Hirao H., Akiyama M. Kobayashi M., Machida N., Maruo K., Yamane Y. Surgical correction of cor triatriatum dexter in a dog under extracorporeal circulation. Journal of Small Animal Practice 44, 370-373 2003. 20. S. L. Minors, M. R. O’Grady, R. M. Williams, M. L. O’Sullivan. Clinical and echocardiographic features of primary infundibular stenosis with intact ventricular septum in dogs. J Vet Med 2006; 20: 21. Willard MD, Eyster GE. Double chambered right ventricle in 2dogs. J. Am Vet Med Assoc 1981; 178:486-488. 22. Martin JM, Orton C., Boon JA., et al. Surgical correction of double-chambered right ventricle in dogs. J Am Vet Med Assoc 2002; 220:770-774. 23. MacLean HN, Abbott JA, Pyle RL. Ballon dilation of double chambered right ventricle in a cat. J Vet Intern Med 2002; 16:478-484. COSA FACCIO SENZA BYPASS? – PARTE 1 Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Specificazioni anestetiche La ventilazione assistita deve essere impiegata durante gli interventi a torace aperto. Durante le chirurgie piu’ complesse il monitoraggio deve essere intenso con lettura di: pressione aortica diretta, differenti temperature centrali e periferiche, pressione venosa centrale e possibilmente pressione atriale. Poiche’ il nervo vago è coinvolto frequentemente in molte dissezioni, l'atropina deve essere amministrata durante l’induzione del paziente per bloccare l’attività parasimpatetica durante le manipolazioni chirurgiche. Approccio al torace Ci sono 4 metodi principali per l’approccio al torace di cui soltanto due sono usati piu’ frequentemente: l'intercostale o toracotomia laterale e la stenotomia mediana. La maggior parte delle procedure attuate in medicina veterinaria può essere compiuta con la toracotomia laterale poiché i nostri pazienti tendono ad essere compressi lateralmente. Per la toracotomia laterale e’ fondamentale che il chirurgo scelga lo spazio intercostale corretto anche a volte mediante l’uso di radiografia o TAC. Lo svantaggio della toracotomia laterale è la difficoltà di raggiungere le strutture toraciche situate nella parte contralaterale. Dal lato sinistro si ha accesso a molte strutture cardiache (dotto, arteria polmonare, atrio sinistro), nonchè ad alcune strutture extracardiache come l’esofago caudale; mentre dal lato destro si ha accesso all’ atrio destro, alla trachea e all’esofago craniale. Per i polmoni l’approccio varia a seconda della zona interessata. In particolare l’entrata attraverso il quarto spazio permette la visualizzazione di molte delle strutture sopra menzionate. Il quarto spazio intercostale può essere individuato seguendo ventralmente il bordo posteriore dello scapola. Gli strati identificati nella toracotomia laterale sono: pelle, tessuti sottocutanei, il cutaneous trunci, il latissimus dorsi, lo scalenus craniale all'obliquo addominale esterno, il serratus ventralis seguito da intercostali esterni ed interni e la pleura. La modificazione della toracotomia laterale con rimozione di una costa è usata raramente se l'incisione intercostale è correttamente estesa alla giunzione costocondrale, permettendo la ritrazione del fascio vascolo-nervoso intercostale. 1 La sternotomia mediana e’ la seconda tecnica usata piu’ comunemente. Questa procedura permette la visualizzazione completa di entrambi gli emitoracici e può essere combinata con laparotomia. Uno svantaggio della sternotomia, almeno nel cane, è la percezione che il periodo postoperatorio sia più doloroso. Le chirurgie più comunemente eseguite utilizzando una sternotomia mediana sono la riparazione delle ernie diaframmatiche, pericardiectomia, stenosi aortica e la stenosi polmonare (in alcune situazioni). I tessuti incontrati nella sternotomia mediana sono la pelle ed i tessuti sottocutanei. L'incisione è fatta fra i pectorali, e lo sterno è tagliato solitamente per mezzo di una sega sternale oscillatoria. Un altro metodo, usato piu’ raramente, e’ la toracotomia laterale bilaterale estesa attraverso lo sterno. Questa tecnica chirurgica e’ tuttavia usata solo raramente. A queste tecniche si devono aggiungere gli approcci laterali e mediani usati nella toracoscopia. Il mediano o paraxifoideo e’ particolarmente utile per alcune procedure cardiache come la pericardiectomia e per la visualizzazione dell’atrio destro. Chiusura del torace e postoperatorio Nella chiusura della cavità toracica si dovrebbe cominciare a considerare analgesia sistematica con epidurale e blocco intercostale mediante amministrazione di bupivacaina in chirurgia o somministrazione continua di anestetico locale nell’intercostale durante il periodo postoperatorio o amministrazione di anestetico locale attraverso il drenaggio toracico. Il drenaggio toracico è solitamente introdotto nel settimo-nono spazio intercostale e si fa procedere in avanti attraverso un tunnel sottocutaneo. Il drenaggio puo’ essere rimosso al termine della chirurgia (come nel caso del dotto pervio) o lasciato qualche giorno per permettere un’azione intermittente o continua dello stesso. In animali di taglia grande si possono suturare i muscoli intercostali, ma in cani di piccola taglia è generalmente sufficiente chiudere con sutura continua il serratus, lo scalenus ed i tessuti ventrali allo scalenus. La seconda linea di chiusura è a livello del latissimus seguito dal cutaneus trunci, i tessuti sottocutanei e alla pelle. La chiusura della sternotomia mediana è simile alla toracotomia laterale con tubo di drenaggio che spesso viene lasciato. Lo sterno puo’ essere richiuso con suture o filo metallico. I pettorali sono chiusi con sutura continua e quindi seguiti dai tessuti sottocutanei e dalla pelle. La somministrazione postoperatoria include l’uso di narcotici iniettabili per un periodo variabile. Se necessario il paziente puo’ essere mantenuto con ventilazione assistita fin 2 quando non si constata la capacità di ossigenazione con respirazione volontaria. Alcune situazioni necessitano della tracheostomia anche se solo temporanea, in alcuni casi, invece, può essere sufficiente l’amministrazione di ossigeno mediante tubi nasali o camera d’ ossigeno. Inoltre, in questa fase, si deve anche considerare il supporto vascolare con cristalloidi, hetastarch, sangue o sostituti dell'emoglobina. Il supporto cardiaco puo’ essere mantenuto con farmaci inotropici come dopamine e dobutamina. Strumenti specifici in chirurgia toracica e vascolare E’ fondamentale considerare l’acquisto di un set di strumenti specifici prima di pianificare una chirurgia cardiaca. Diverse patologie congenite come il dotto arterioso pervio e le anomalie degli anelli vascolari possono essere corrette senza toccare la struttura cardiaca e, spesso, con minima strumentazione specifica. Comunque è importante ricordare che, anche in questo caso, sono necessari alcuni strumenti chirurgici prettamente vascolari che rendono la chirurgia piu’ sicura. Il resto degli strumenti chirurgici cardiovascolari con le specifiche caratteristiche verranno descritti dettagliatamente nella presentazione. Patologie cardiache e trattamenti senza bypass Il trattamento cardiaco, anche senza l’utilizzo del bypass, può assere curativo come nel caso del dotto pervio, degli anelli vascolari, o palliativo per guadagnare tempo e permettere la crescita del paziente prima dell’ intervento definitivo (piu’ comunemente usato in pazienti umani) o di alleviare i segni clinici al punto da diventare quasi asintomatico (in pazienti veterinari). In questo caso gli interventi possono essere condotti con o senza l’utilizzo del bypass cardiopolmonare. Per il difetto settale ventricolare e la tetralogia di Fallot da anni sono state usate tecniche per alleviare la sintomatologia clinica. Il trattamento palliativo per eccellenza è la creazione degli shunt polmonarisistemici. La forma piu’ comune di shunt, anche usata come parte di altri interventi (ad esempio Norwood per l’ipoplasia del cuore sinistro), è lo shunt modificato di Blalock Taussig. Mediante anastomosi end-to-end alla succlavia, un condotto naturale o sintetico è collegato all’arteria polmonare (end-to-side). Nel caso della tetralogia di Fallot, una frazione di sangue viene convogliata nell’arteria polmonare bypassando la stenosi polmonare. Per il trattamento delle patologie cardiache in assenza di bypass cardiopolmonare, il migliore alleato rimane l’ipotermia e l’uso del blocco del ritorno venoso al cuore destro mediante occlusione delle vene cave. L’utilizzo dell’ipotermia è clinicamente difficile 3 senza bypass cardiopolmonare. L’ipotermia sia locale che sistemica puo’ essere facilmente raggiunta mediante l’uso di ghiaccio sterile e fluidi intravascolari freddi, tuttavia il successivo riscaldamento del paziente puo’ essere estremamente complicato senza avere un sistema come quello offerto dal bypass (come verrà spiegato più avanti). Pertanto l’ipotermia lieve è sicuramente auspicabile ma, senza bypass anche parziale, bisogna evitare condizioni di ipotermia moderate-gravi. Il dotto arterioso pervio e’ stato ampiamente trattato nelle relazioni precedenti. Difetti di formazione degli anelli aortici Descrizione: In questo gruppo si includono diverse patologie di formazione dell’arco aortico con o senza dotto arterioso o legamento arterioso che induce una costrizione della trachea e dell’ esofago. Vengono classificati in 7 tipi e la frequenza di presentazione e’ variabile a seconda del tipo: 1. Arco aortico di destra persistente con dotto o legamento arterioso di sinistra; 2. Arco aortico di destra persistente con succlavia anomala; 3. Arco aortico di destra persistente con dotto o legamento arterioso di sinistra con succlavia anomala; 4. Doppio arco aortico; 5. Arco aortico di sinistra persistente con dotto o legamento arterioso di destra; 6. Arco aortico di sinistra persistente con succlavia anomala; 7. Arco aortico di sinistra persistente con dotto o legamento arterioso di destra con succlavia anomala. Il tipo 1 è l’alterazione che avviene con maggiore frequenza in circa il 95 % dei casi. E’ descritto più comunemente in alcune razze, come il Doberman, pastore tedesco, danese e il setter irlandese. Trattamento (tipo 1): Il legamento arterioso e’ localizzato, attraverso una toracocotomia laterale sinistra nel quarto o quinto spazio intercostale (nel gatto il quinto e’ preferito). La dissezione e’ in direzione mediale verso il mediastino facendo attenzione al nervo vago e alla parete dell’ esofago. Un tubo con palloncino puo’ essere gentilmente introdotto nell’esofago dall’anestesista per meglio visualizzare la zona ostruita. Una volta individuato, il dotto o legamento va legato con doppia sutura e sezionato nel medio. Fino al 20 % di questi legamenti puo’ essere ancora pervio. E’ importante rimuovere le adesioni intorno all’esofago per poter garantire una completa rimozione dell’ostruzione e passare diverse volte il palloncino nell’esofago e assicurasi che si muova liberamente fino al cardias. Se e’ presente tessuto eccessivo dell’esofago, non e’ necessario rimuoverlo. Questa tecnica non arreca nessun vantaggio e puo’ portare a complicazioni non volute nel postoperatorio (deiscenza e torace settico, restrizioni esofagee). 4 Per il trattamento degli altri tipi e’ importante ricordare che non sempre l’ostruzione puo’ essere raggiunta da un approccio sinistro. Stenosi polmonare Descrizione: Il restringimento del deflusso ventricolare destro puo’ essere presente a livello supravalvolare, valvolare e sottovalvolare o infundibolare. La forma piu’ comune e’ di ostruzione valvolare o sottovalvolare. Nella forma valvolare puo’ essere dovuto ad una fusione dei lembi valvolari o a displasia, caratterizzata da vari gradi di ipoplasia anulare o inspessimento e immobilita’ dei lembi valvolari. E’ riportato nel 18% delle patologie congenite nei cani e, anche se la genetica non è completamente definita, è più comunemente visto nel beagle, Keeshond, Chihuahua, bulldog, mastiff, samoyedo, miniature schnauzers, american cocker spaniel e nei terriers. Il soffio e’ sistolico e udito meglio cranialmente a livello della valvola polmonare. L’ostruzione al deflusso del ventricolo destro porta a progressivo aumento della pressione ventricolare con inspessimento della parete miocardica. La velocita’ aumentata e la turbulenza sono responsabili della dilatazione poststenotica. Trattamento: Il trattamento medico mediante l’uso di beta bloccanti per ridurre la frequenza cardiaca e il rimodellamento cardiaco possono risultare insufficienti quando il gradiente pressorio e’ elevato, le condizioni pressorie nel ventricolo destro sono eccessive e cominciano a manifestarsi segni di insufficienza cardiaca destra. Questo normalmente si verifica quando il gradiente pressorio attraverso la stenosi e’ superiore a 80-100 mmHg. In questo caso è raccomandabile diminuire il gradiente pressorio mediante valvuloplastica o chirurgia. Le tecniche chirurgiche sono molteplici ma vengono selezionate in base alla localizzazione della lesione a livello valvolare, sottovalvolare o infundibulare. Si può optare per una valvolectomia mediante arteriotomia polmonare, l’applicazione di un patch sintetico se si tratta prevalentemente di una lesione sottovalvolare o infundibolare. L’ intervento chirurgico deve sempre essere preceduto da uno studio angiografico in cui si valuta il gradiente pressorio ma soprattutto si stabilisce la localizzazione e la natura della lesione, nonchè la presenza di una arteria coronaria anomala. In questa sezione ci limiteremo alle tecniche chirurgiche che si possono effettuare con occlusione venosa di ritorno escludendo le tecniche intervenzionistiche (già trattate precedentemente) e quelle fatte mediante bypass cardiopolmonare che verranno trattate in seguito. Il primo caso descritto in medicina veterinaria risale al 1952 dai Rips e Henderson che usarono un 5 bistoury via un “purse string” nel ventricolo destro per rimuovere la valvola polmonare stenotica. L’occlusione venosa venne inizialmente descritta nel 1959 in medicina veterinaria. La tecnica del “valve dilator” puo’ essere usata nello stesso modo. Tuttavia, queste techniche vengono oggi usate raramente. Le tecniche piu’ comunemente usate sono la valvulectomia mediante arteriotomia polmonare e la valvuloplastica usando un “patch graft”. La valvulectomia viene sempre eseguita con toracotomia laterale attraverso il quarto o quinto spazio intercostale sinistro. Per la valvuloplastica con patch, a seconda della conformazione del torace, la procedura può essere eseguita mediante toracotomia laterale sinistra nel quarto o quinto spazio o via sternotomia mediana. I Rommel tourniquets sono posizionati intorno alle vene cave craniale e caudale, e nel caso della sternotomia mediana, anche della vena azygous. In condizioni normotermiche, l’occlusione venosa non dovrebbe eccedere i due minuti. Tuttavia è possibile ripeterla dopo qualche minuto (cinque-dieci minuti). Nel caso di una arteriotomia polmonare, l’arteria è aperta durante occlusione venosa e un bisturi n. 11 o una metz con una debakey sono introdotti per rimuovere la maggior parte della valvola. Nel caso della patch technique o una delle sue modificazioni, un patch di materiale sintetico è presuturato a livello del ventricolo destro e dell’arteria polmonare e, durante l’occlusione venosa, il patch è aperto per permettere l’incisione longitudinale sulla valvola e la rimozione della zona stenotica. Il patch è spesso sintetico (dacron o PTFE). Difetto del setto ventricolare (VSD) Descrizione: A seconda delle dimensioni può essere classificato come grave, moderato o lieve, è uno dei difetti cardiaci in assoluto più frequente (interessa circa il 10% di tutti i pazienti canini affetti da cardiopatia congenita ed e’ la patologia piu’ frequente nel gatto): tuttavia nell'85% dei casi si tratta di forme lievi che tendono a produrre overload minimo nel corso della vita. Più comunemente riscontrato nel keeshond, barboncino e schnauzer. La forma piu’ comune nel cane e’ dovuta all’incompleta chiusura della parte membranosa, raramente si puo’ osservare a livello muscolare. La tipica localizzazione e’ mediale al lembo settale della valvola tricuspidale, al di sotto della crista supraventricularis e nella prossimita’ del tessuto di conduzione. Il soffio e’ spesso udito nella parte destra anche se si puo’ avere un soffio sistolico funzionale a livello della polmonare. 6 In condizioni di normale pressione nel ventricolo destro, lo shunt ha direzione sinistradestra e puo’ progressivamente portare ad insufficienza cardiaca, arteriopatia polmonare, ipertensione polmonare e shunt destra-sinistra. In alcuni casi si puo’ osservare insufficienza dell’aorta per prolasso della valvola nel difetto. Trattamento: La maggior parte di VSD in cani ed i gatti non richiedono intervento chirurgico poichè il difetto è piccolo e la frazione dello shunt polmonare a sistemico (Qp:Qs) è <1.8: 1. Questi pazienti non hanno bisogno della chirurgia e spesso non hanno nemmeno bisogno del trattamento medico. Il trattamento medico a controllo della sintomatologia e a supporto della struttura cardiaca e vascolare include diuretici, inibitori ACE, e idralazina. Trattamento chirurgico dovrebbe essere considerato se le radiografie mostrano dilatazione vascolare polmonare, o del ventricolo sinistro, progressiva insufficienza aortica, shunt flow inferiore a 3.5 m/sec e Qp:Qs > 1.8:1.a La tecnica chirurgica senza l’uso del bypass e’ la fascia polmonare intorno all’arteria polmonare. La chirurgia dovrebbe essere eseguita il più tardi possibile per permettere la crescita completa e quindi operare sulle dimensione definitive della polmonare. La chirurgia viene eseguita mediante toracotomia laterale sinistra nel quarto spazio intercostale. Appena l’arteria polmonare viene isolata, una fascio di Teflon o ombelicale viene passato intorno l’arteria polmonare lontano dalla valvola. La fascia è legata al punto tale da ridurre il diametro ad un terzo del diametro originale. Per essere assolutamente certi si può introdurre un ago per la misurazione della pressione a livello del ventricolo destro e nella parte distale dell’arteria polmonare. L'obiettivo di controllare la pressione è di raddoppiare la pressione ventricolare o dimezzare la pressione polmonare dell'arteria distale alla fascia. Possibili conseguenze: eccessivo restringimento della polmonare puo’ portare a shunt destro-sinistro e ipossemia. Si puo’ anche osservare un progressivo peggioramento di rigurgitazione tricuspidale dovuta al restringimento della via di defflusso del ventricolo destro. Questa condizione puo’ essere resa peggiore dalla crescita dell’ individuo, fibrosi intorno alla fascia e ipertrofia concentrica del tratto ventricolare destro. La conseguenza di questa complicazione e’ insufficienza cardiaca destra. a Pulmonary-to-systemic flow ratio (Qp:Qs) puo’ essere stimato usando l’analisi Doppler del flusso aortico e polmonare. Un Qp:Qs 1.8:1 indica un difetto emodinamicamente serio. 7 Tetralogia di Fallot Descrizione: Morfologicamente e’ caratterizzata da un difetto settale ventricolare spesso molto largo, stenosi polmonare, aorta a cavallo del setto e ipertrofia ventricolare destra. La Tetralogia di Fallot è più comunemente diagnosticata nel malamute, barboncino pastore tedesco, rottweiler, sharpei, keeshound, shar pei e wirehair fox terrier. Il soffio spesso e’ udibile a livello della base cardiaca. Si presentano spesso con policitemia, cianosi, intolleranza all’esercizio e sincopi che spesso sono simili ad attacchi epilettici. La sintomatologia clinica e’ simile in pazienti con setto ventricolare incompleto e stenosi polmonare (fisiologia da tetralogia). Rappresenta il 4 % delle patologie congenite nel cane. Trattamento: Il trattamento medico include flebotomia, uso di idrossiurea, beta bloccanti, dilatatori arteriolari. In caso di eccessiva intolleranza all’esercizio, policitemia con ematocrito > 65 % che richiede flebotomie frequenti e ipossemia con saturazione arteriale dell’ossigeno <70 %, si raccomanda la chirurgia. La riparazione palliativa originale per la tetralogia di Fallot venne effettuata da Blalock nel 1940. La chirurgia è stato inventata e perfezionata nel laboratorio di ricerca chirurgica al John Hopkins. La tecnica e’ stata successivamente modificata per meglio adattarsi alle diverse condizioni anatomiche. I dettagli sono stati descritti nelle relazioni precedenti. Pacemaker Condizioni di blocco di conduzione atrioventricolare, patologie a carico del nodo seno atriale (atrial standstill, sick sinus syndrome) e atrio-ventricolare, fibrillazione atriale non controllabile con trattamento medico possono essere trattati mediante impianto di un pacemaker (nel caso della fibrillazione combinato con una ablazione). Le tecniche di impianto sono molteplici. Qualsiasi tecnica si scelga, bisogna sempre avere un pacemaker temporaneo che puo’ essere transvenoso piu’ comunemente, ma anche transesofagico o transtoracico. Il temporaneo transvenoso e’ normalmente posizionato nella giugulare sinistra. Il pacemaker transvenoso permanente viene spesso impiantato da un cardiologo attraverso la giugulare destra. Al chirurgo puo’ essere richiesto di fare il “cut down” alla vena se il cardiologo non e’ suo agio con la procedure di approccio alla vena. Pertanto e’ importante essere a conoscenza della metodica di impianto del pacemaker transvenoso. Il chirurgo piu’ comunemente impianta il pacemaker epicardico con un approccio transdiaframmatico. Una laparotomia mediana craniale permette l’accesso al diaframma e quindi all’apice del ventricolo sinistro. Il pericardio viene aperto e un elettrodo unipolare 8 con testina “screw-in” viene inserito nel ventricolo sinistro, possibilmente lontano dalle coronarie. Il generatore puo’ essere posizionato tra l’addominale trasverso e il muscolo addominale interno obliquo. Questa procedura puo’ essere anche eseguita mediante toracotomia laterale o toracoscopia. Bibliografia Kittleson MD, Kienle RD. Small Animal Cardiovascular Medicine. St Louis: Mosby, Inc 1998 Orton EC, McCracken TO. Small Animal Thoracic Surgery. Malvern, PA: Williams and Wilkins 1995 9 COSA FACCIO SENZA BYPASS? – PARTE 2 Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Tumori toracici Per semplificare, i tumori toracici si possono dividere in due categorie: quelli che coinvolgono il cuore e quelli che coinvolgono il resto della cavità (tumori del polmone, primari o metastatici, mesotelioma, timoma etc). Il mesotelioma verrà considerato in questo review perchè può direttamente interessare la cavità pericardica e quindi presentarsi con sintomatologia cardiaca. Il trattamento chirurgico può alleviare parte della sintomatologia, ma difficilmente se ne può ottenere il controllo completo. I tumori cardiaci sono descritti in dettaglio nel paragrafo successivo. Versamento pericardio I versamenti pericardici rappresentano l’1 % delle malattie cardiovascolari nel cane e possono distingursi principalmente in quattro gruppi: 1) Trasudato Nelle forme di trasudato pericardico le forme più comune nel cane sono dovute a insufficienza cardiaca, ernia, pericardio-diaframmatica, ipoalbuminemia e aumento della permeabilità vascolare. 2) Infiammatorio Forme virali sono descritte in pazienti umani e possibilmente possono presentarsi in alcune forme descritte come idiopatiche. 3) Essudato Questi processi possono essere dovuti a malattie infettive e non infettive. Nella maggior parte dei casi, nel cane, si osservano in processi infettivi (esempio, coccidiodiomicosi nelle zone endemiche) e corpi estranei. 4) Emorragico I versamenti maligni (da emangiosarcoma, chemodectoma, mesotelioma tra i più frequenti) possono avere le caratteristiche di essudato ma sono spesso emorragici. Le forme idiopatiche rappresentano la principale diagnosi differenziale. Trauma, rottura dell’atrio sinistro e intossicazione con anticoagulanti sono meno frequenti, ma possono causare sintomatologia simile. 1 Le forme benigne più comuni descritte nel cane sono il mixoma e il coristoma (tumore ectopico tiroideo). Le masse cardiache maligne comunemente associate con versamenti pericardici nel cane sono l’ emangiosarcoma e il chemodectoma (dei paragangli). Molti tumori di tipo maligno riscontrati nel cane sono sovrapponibili a simili tumori descritti nell’uomo. I tumori della base del cuore o chemodectoma sono descritti più frequentemente in cani brachiocefalici, specialmente Boston terrier e Boxer. Il tumore si sviluppa intorno alla base dell'aorta, fra l'aorta, l'arteria polmonare e l'atrio sinistro. Crescono lentamente e possono essere diagnosticati fortuitamente dalle radiografie nel caso in cui non si abbia versamento pericardico. Nel caso di versamento, i segni clinici possono variare a seconda dei fattori descritti a seguito. Nella radiografia, si può notare un aumento della silhouette cardiaca se c’è versamento, altrimenti si può osservare una massa alla base del cuore, che può elevare la trachea nella proiezione laterale e deviarla a destra, in una proiezione dorsoventrale. La diagnosi è confermata da ecocardiografia. Poichè i sintomi sono legati al versamento pericardico, una pericardiectomia può alleviare i segni clinici. L’emangiosarcoma è descritto abitualmente nell’atrio destro, come nell’uomo. Spesso gli animali si presentano con segni acuti di tamponamento pericardico. Mediante ecografia è possibile stabilire se il tumore può essere rimosso. Tuttavia, non sembra esserci evidenza concreta di vantaggi con la chirurgia rispetto al trattamento chemioterapico da solo. Anche il rabdomiosarcoma può presentarsi nel cane con la stessa sintomatologia osservata nell’uomo: aritmia nella forma di aritmie ventricolari progressive. Il condrosarcoma dell’endocardio è stato descritto a livello della valvola tricuspidale con segni di insufficienza congestiva. Infiltrazione da parte del linfoma può anche essere associata con versamento pericardico. Come già detto, il mesotelioma può colpire tutte le membrane sierose incluso il pericardio producendo versamento pericardico. La quantità di fluido che viene accumulata nella cavità pericardica può anche essere variabile. Quando è piccola, è spesso asintomatica e può essere rilevata solo da indagini ecografiche. Quando il versamento è massivo e non può essere più controllato, i pazienti vanno incontro a insufficienza destra e possibile morte. Tuttavia un altro fattore fondamentale nell’insorgere della sintomatologia clinica è dovuto alla velocità di accumulo. La compromissione emodinamica del cuore dipende non solo dalla quantità del fluido, ma, soprattutto, dalla rapidità con cui esso si accumula e dalla distensibilità del 2 pericardio: un accumulo rapido di soli pochi ml in un pericardio rigido è più pericoloso di un accumulo lento di grandi quantita’ di fluido in un pericardio distensibile. Poiché lo spazio è chiuso, qualunque aumento di volume intrapericardico determina un aumento della pressione intrapericardica. In condizioni fisiologiche, la pressione intrapericardica è uguale alla pressione intrapleurica, leggermente inferiore alla pressione atmosferica. Quando nella cavità pericardica aumenta il volume del liquido si ha un aumento di pressione. L’aumento della pressione intrapericardica determina in tempi variabili il tamponamento cardiaco, quando la pressione del fluido dentro il sacco pericardico eguaglia quella diastolica dell’atrio destro e del ventricolo destro, con conseguente riduzione dell’output cardiaco. La compromissione della dinamica cardiaca che ne consegue può portare ad uno stato di shock e quindi alla morte. Per evitare una drammatica riduzione della gettata cardiaca, la pressione nell’ atrio destro aumenta, ma progressivamente si instaura una diminuzione del flusso ematico e del ritorno venoso polmonare al ventricolo sinistro. Il volume di fine diastole infatti è diminuito così come il volume di eiezione; il risultato è ipotensione sistemica. La sequenza di questi eventi scatena una fisiologica risposta compensatoria con una stimolazione adrenergica. La prima di queste risposte è la tachicardia che si instaura nel tentativo di aumentare la gettata cardiaca e quindi la pressione sistemica, infatti il volume d’eiezione e di fine diastole sono limitati dalla aumentata pressione intracardiaca. Il tamponamento pericardico è associato a segni clinici spesso ben evidenti come distensione addominale e della giugulare, ipotensione sistemica, toni cardiaci distanti, polso paradosso. La conseguenza di queste modificazioni è la riduzione della gettata sistolica ventricolare sinistra con conseguente ipotensione. Oltre all’ osservazione dei segni e dei sintomi l’ unico esame diagnostico specifico e non invasivo è l’ecocardiogramma che metterà in evidenza il diminuito volume ventricolare, le variazioni delle dimensioni delle camere cardiache durante la respirazione, la compressione esterna delle camere cardiache e l’ aumento degli spazi anecogeni tra cuore e pericardio. La radiografia del torace e l’ elettrocardiogramma non evidenziano segni specifici. L’elettrocardiogramma del paziente con versamento pericardico può mostrare alternanza elettrica. La diagnosi di versamento viene confermata dall’ecocardiografia. Gli interventi variano a seconda della causa ma, in generale, si possono distinguere in pericardiocentesi o l’intervento chirurgico. In caso si voglia monitorare la produzione 3 pericardiaca nei giorni successivi la pericardiocentesi, si può impiantare un catetere nel pericardio e lasciarlo per alcuni giorni. La forma meno invasiva di pericardiectomia viene ottenuta con palloncino introdotto attraverso la parete toracica. Nelle forme più invasive si può procedere chirurgicamente con diverse forme di approccio: toracoscopia (laterale o paraxifoidea), toracotomia laterale o sternotomia mediana. La visualizzazione e la capacità di manipolare tutte le superfici cardiache per una pericardiectomia totale è ottimizzata con una toracoscopia paraxifoidea e la sternotomia mediana. Tutte le tecniche in mano a un chirurgo esperto posso permettere una pericardiectomia subtotale. Le rimanenti techniche possono essere usate senza problemi per creare pericardial window. Trauma La letteratura veterinaria non fornisce specifici dettagli con dati scientifici sui traumi toracici. Il trauma toracico contusivo (incidenti stradali, cadute dall’alto) e i traumi toracici da penetrazione (armi da fuoco, oggetti penetranti, da morso) possono rappresentare una sfida sia per medico d’urgenza che per il chirurgo. L’interessamento delle strutture cardiache è visto fino al 20 % di casi di trauma toracico nelle persone, con una mortalià’ stimata del 70-80 %. A causa della posizione craniale del ventricolo destro, questa risulta essere la parte più comunemente interessata dal trauma. Se il ventricolo sinistro o i grandi vasi sono interessati, si deve considerare che i danni possono essere molto gravi e può rendersi necessario un intervento immediato. L’ecocardiografia è un test rapido per valutare il danno subito dalle strutture cardiache; tuttavia, a volte, può dare falsi negativi e fornire immagini di bassa qualità in caso di pneumotorace. Alterazioni elettrocardiografiche possono essere presenti anche se sono viste solo sporadicamente in pazienti umani. Se presenti, esse, prendono la forma di elevazioni del segmento ST, blocchi della branca di destra, tachicardia ventricolare e dissociazione atrioventricolare. Versamento pericardico è spesso presente e può avere conseguenze devastanti non solo per il tamponamento cardiaco che ne deriva (accumulo di fluido in tempi brevi), ma anche a causa dell’emorragia interna. Esiste sempre il rischio di sepsi nelle ferite penetranti. Considerato quanto appena detto, ogni ferita toracica in cui esiste il sospetto di interessamento cardiaco, dovrebbe essere esplorata soprattutto se trattasi di un trauma penetrante. In questi interventi d’urgenza si dovrebbe sempre avere a disposizione sangue per trasfusioni massive e trattamenti aggressivi di supporto dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio. 4 Bibliografia Slatter Textbook of small animal surgery. Vol I and II 3rd edition Saunders 2005 Kittleson MD, Kienle RD. Small Animal Cardiovascular Medicine. St Louis: Mosby, Inc 1998 5 IL FUTURO DELLA CHIRURGIA INTRACARDIACA IN VETERINARIA Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Per lungo tempo il cuore è stato un organo guardato con timore dai chirurghi poiché considerato troppo delicato e complesso per consentirvi un intervento. Fu soltanto durante il secondo conflitto mondiale che con l’incremento esponenziale di ferite al cuore si fece sempre più pressante l’esigenza di sviluppare una tecnica che consentisse di intervenire sul muscolo cardiaco al fine di salvare la vita di quante più persone possibile. Purtroppo a quel tempo tentare di rimuovere una scheggia era tanto pericoloso quanto lasciarla all’interno del miocardio. Cominciarono specifiche sperimentazioni in animali in Europa e in America per potere raffinare le tecniche chirurgiche e di perfusione cardiopolmonare. Questi primi tentativi portarono a risolvere patologie valvolari come le stenosi mitraliche nelle fasi in cui il bypass cardiopolmonare non era ancora comunemente impiegato. L’intervento consisteva nell’eseguire un piccolo taglio per poi inserire il dito e dilatare la valvola stenotica a cuore battente. Tuttavia, i primi risultati furono disastrosi con la maggior parte dei pazienti deceduti soprattutto per le consistenti emorragie. Il 2 Settembre del 1952 due chirurghi dell’Università del Minnesota, Walton Lillehei e John Lewis, operarono una bambina di cinque anni con difetto interatriale. Dopo essere stata anestetizzata venne raffreddata con delle speciali coperte e portata ad una temperatura di circa 27 °C. La chirurgia venne eseguita con occlusione del flusso venoso. Successivamente la paziente venne immersa in una vasca d’acqua calda grazie alla quale venne progressivamente riportata ad una condizione di normotermia. L’intervento fu un successo e tale metodica si diffuse rapidamente in molti centri. Tuttavia l’approccio ipotermico era adatto per la correzione di piccoli patologie come appunto i difetti interatriali, ma spesso gli operatori si trovavano di fronte a situazioni ben più complesse che non potevano essere riparate neanche con i dieci minuti garantiti dall’ipotermia moderata. Si doveva compiere un ulteriore passo in avanti. L’idea di costruire una macchina che sostituisse il cuore ed i polmoni circolava già da molti anni. Il primo prototipo, "Model I", venne messo a punto da un altro illustre pioniere: John Gibbon. Il 6 Maggio 1953 segna 1 una data fondamentale per la nascita della circolazione extracorporea, infatti, John Gibbon e il suo staff presso il Jefferson Medical College Hospital, eseguirono per la prima volta un intervento di chiusura di difetto interatriale. Da questo momento in poi la chirurgia cardiaca in medicina umana subì uno sviluppo esponenziale che ci porta fino ai nostri giorni. Nel mondo veterinario la chirurgia cardiaca ebbe uno sviluppo molto più timido. I primi pionieri - tra cui nomi eminenti Drs Eyster, Buchanan e Breznok - cominciarono ad operare in cani affetti da patologie cardiache negli ultimi anni 60. Sebbene la chirurgia cardiaca sia stata utilizzata in medicina veterinaria nel trattamento di molteplici difetti sia congeniti che acquisiti, a differenza del percorso storico osservato nella chirurgia cardiaca nell’uomo, la chirurgia a cuore aperto in medicina veterinaria comincia e finisce in un decennio. Nonostante risultati accettabili, il costo e la difficoltà tecnica hanno precluso l’uso routinario di questi trattamenti. Le spese correnti connesse con la chirurgia variano da $5000 a $15.000 e questa stima può aumentare se il paziente richiede un lungo periodo postoperatorio o se una valvola prostetica è necessaria durante la chirurgia. In questi ultimi anni si osservano solo episodi sporadici di pochi chirurghi nelle diverse regioni del mondo. Tra questi sono probabilmente da ricordare per il piu’ alto numero di casi pubblicati fino ad ora, Dr Orton in Colorado e Dr Kanemoto in Giappone. Negli ultimi anni, Dr Orton è stato il maggiore esponente sul territorio americano ma il suo centro non è al momento attivo ed è stato affiancato dal Debakey Institute all’Universita’ del Texas A&M. In Giappone il Dr Kanemoto rimane il solo chirurgo veterinario che al momento è riuscito con succcesso ad operare pazienti con peso inferiore a 10 kg. Dove siamo diretti a questo punto??? 2 PRINCIPI DI PERFUSIONE CARDIOPOLMONARE Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan Lo sviluppo attuale di questa tecnologia ha una storia lunga che comincia nel 1930 con il Dott. Gibbon, ma dobbiamo aspettare fino al 6 maggio 1953 per avere la prima chirurgia a cuore aperto compiuto dallo stesso Dott John Gibbon all'Università del Minnesota. In ambiente ospedaliero e’ un tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare a far funzionare la macchina. Il sistema bypass come si evince dal termine stesso, ha la funzione di sostituire il cuore come pompa e i polmoni per le funzioni di scambio di gas durante un intervento a cuore aperto. La macchina per il cardiopulmonary bypass puo’ essere accessoriata con molteplici parti aggiuntive ma ci sono componenti di base, fondamentali per il suo funzionamento: 1. Pompe 2. Ossigenatori 3. Heater and cooler 4. Serbatoio artero-venoso 5. Tubatura 6. Cannule Pompe Esistono due tipi principali di pompe usate in percentuali diverse in America e Europa. Rotatorie Possono essere singole, doppie o multiple. La pompa ha all’interno un meccanismo rotatorio che permette la compressione costante di una parte di tubo del circuito. L’occlusione continua del tubo permette di generare sia pressione negativa che positiva, rendendo pertanto possibile la propagazione del sangue in avanti ma anche il suo uso per l’aspirazione di liquidi dall’area chirurgica. Gli svantaggi di questo sistema sono: eccessiva o inappropriata occlusione, miscalibration, frattura del tubo, perdita di energia, tromboembolismo. Radiali o centrifughe 1 Consiste in un nido di coni lisci di plastica o una ventola localizzati in un contenitore di plastica. Il principio di funzionamento si basa sulla capacita’ di creare un gradiente pressorio tra l’entrata e l’uscita della pompa. La pressione differenziale provoca il movimento di fluido. Questo gradiente e’ creato da un vortice generato dalla rotazione della pompa ad alti rpm. Il vortice determina un’ area di bassa pressione nel centro e una zona di alta pressione all’ esterno. E’ in genere associato a un rischio contenuto di embolismo. I principali svantaggi sono il bisogno di un misuratore di flusso, la possibilita’ di flusso retrogrado quando la pompa rallenta o si ferma. A causa del suo principio di funzionamento, la pompa, fortemente dipendente dall’afterload, e’ pertanto fortemente influenzata da cambi in resistenza sia nel paziente che nel circuito. I maggiori vantaggi nell’uso di queta pompa risiede nell’essere non-occlusiva e pertanto non indurre il fenomeno chiamato ”spallation”. Ossigenatori Rappresentano la parte del circuito responsabile dello scambio gassoso dando ossigeno e una percentuale di gas anestetico e rimuovendo anidride carbonica. Gli ossigenatori usati nelle normali chirurgie cardiache, dovrebbero essere limitate a 6 ore. Ossigenatori usati per periodi piu’ lunghi sono chiamati extracorporeal life support (ECLS) o extracorporeal membrane oxygenator (ECMO). Esistono delle differenze fondamentali rispetto al processo di ossigenazione che avviene a livello polmonare a cui provvede l’ingegneria nella costruzione di queste componenti. Ossigenatori a “Bubble”. L’ossigenatore e’ diviso in due parti. Il sangue privo di ossigeno entra passivamente in una zona dove viene mescolato. L’ ossigeno viene immesso nel flusso ematico causando la formazione di piccole bollicine. L’ossigeno si unisce al sangue spiazzando l’anidride carbonica. A questo punto il sangue entra in una seconda area, un serbatoio arterioso, dove le bollicine di gas che hanno assunto un aspetto di schiuma gassosa, vengono rimosse dall’azione di una liquido a base di silicone che destabilizza le bolle facendole implodere. In questo sistema lo scambio di calore avviene nello stesso momento in cui avviene lo scambio gassoso. Ossigenatori “a membrana”. Rappresentano l’ unica forma attualmente usata di ossigenatori, in cui una barriera semipermeabile produce una separazione tra il sangue e l’ossigeno. Questi ossigenatori assomigliano a polmoni veri e propri ed offrono una barriera completa tra l’ ossigeno e le 2 fasi di sangue. Le membrane sono per lo piu’ formate con polivinilcloride (PVC) che offre le migliori caratteristiche per lo scambio gassoso. Nei sistemi a lungo termine come ECMO e il ECLS, il silicone e’ invece il materiale preferito. La membrana e’ costruita con fibre vuote di PVC, precedentemente trattate per creare microcanali. La porosita’ di questo materiale si perde quando la membrana entra a contatto con le proteine ematiche. Lo scambio di calore avviene prima ed e’ seguito dallo scambio gassoso. Heater and cooler Aggiunge o rimuove calore dal sangue. Lo scambio avviene mediante acqua non - sterile che circola attraverso un calorifero o unità refrigerante. Serbatoio venoso E’ un contenitore rigido, non collassabile dove viene accumulato il sangue di ritorno dalle cannule venose. Da questo serbatoio si diparte il tubo che va alla pompa per poi ritornare nell’ossigenatore e venir pompato attraverso la cannula arteriosa. Una prima eliminazione di bolle di aria avviene a questo livello prima che il sangue venga pompato nell’ossigenatore. Questo deposito rappresenta il centro di molte attivita’ durante il bypass. Trasfusioni di sangue, farmaci e campioni di sangue per valutare ossigenazione etc, avvengono in questo serbatoio. Tubatura Il diametro interno dei tubi e’ il fattore piu’ importante per la determinazione del massimo flusso ematico ottenibile con un particolare circuito. La tubatura deve essere costruita con materiale biocompatible: atossico, nonimmunogenico, nonallergico, nonmutageno. Il materiale piu’ usato per i circuiti bypass e’ il silicone o il PVC. Da un punto di vista meccanico il PVC sembra essere superiore per la sua durata nel tempo ma da un punto di vista di biocampatibilita’ e resistenza a basse temperature, il silicone e’ superiore. La compressione costante puo’ produrre “fatigue” del materiale con rilascio di microparticelle, questo processo di usura del materiale e’ chiamato “spallation”. Cannulazione Esistono diversi tipi di cannulazione fatti a livello vascolare per permettere un normale flusso durante il bypass. Per comodita’ si possono dividere in questo modo: Cannulazione arteriosa Per questo tipo di cannulazione possono essere scelte diverse combinazioni dipendendo dalle necessita’ e dal tipo di intervento. La piu’ comune e’ la cannulazione dell’aorta ascendente. Delle altre forme di cannulazione, l’ arteria femorale e’ considerata come 3 prima scelta in pazienti umani che vanno incontro a interventi ripetuti e in pazienti veterinari in cui si ha limitato spazio nella cavita’ toracica o se si sospetta che la parete aortica non riuscirebbe a tollerare la presenza di una cannula. La cannula viene mantenuta mediante una sutura a “purse string” nel muro aortico. Attraverso un’ incisione nel vaso, la cannula e’ introdotta e diretta verso l’arco. Cannulazione venosa Queste cannule devono garantire il ritorno venoso al bypass. Le dimensioni devono pertanto rispettare il normale ritorno venoso stimato per un paziente di un determinato peso. La tipica cannulazione usata in pazienti umani e’ chiamata bicava, perche’ due cannule sono inserite in ciascuna vena cava. In alcuni casi, la cannulazione singola dell’ atrio viene preferita. Altre forme di cannulazione prevedono l’uso di vene periferiche come la giugulare e la femorale, raramente usate sia per un fattore estetico ma anche perche’ necessitano l’uso di un sistema aspirante. In pazienti veterinari, la cannulazione atriale singola sembra essere la piu’ semplice da un approccio laterale mentre una bicava e’ probabilmente preferita nel caso di una sternotomia mediana. Una “purse string” viene usata per fissare la cannula a livello della vena cava o dell’ atrio. La sutura viene poi chiusa intorno alla cannula a mo’ di laccio emostatico per evitare che una parte del sangue passi intorno alla cannula e raggiunga la parte destra del cuore. LV vent Normalmente la zona di entrata e’ nelle vene polmonari, ma puo’ anche essere inserita a livello aortico o direttamente nel ventricolo sinistro. Mentre la parte destra del cuore e’ normalmente drenata dalla cannula venosa, la funzione di questa cannula nella parte sinistra e’ di evitare un’ eccessiva dilatazione del cuore sinistro, un eccessivo aumento di temperatura dovuto alla presenza di sangue, evitare l’espulsione di bolle d’aria e un miglioramento della visualizzazione chirurgica. In condizioni normali, una quantita’ di sangue dalle vene bronchiali e tebesiane e una piccola quantita’ di sangue dal cuore destro si accumula nel ventricolo destro. Inoltre esistono condizioni patologiche che possono rendere l’accumulo nel ventricolo sinistro ancora piu’ drammatico, le piu’ importanti sono un dotto arterioso pervio o uno shunt sistemico-arteria polmonare (come un Blalock Taussig, Potts or Waterston), setti ventricolari o atriali, un drenaggio venoso anormale nel cuore sinistro, rigurgitazione aortica. 4 Cannula per amministrazione della cardioplegia La cardioplegia puo’ essere somministrata in maniera anterograda o retrograda con una cannula nell’aorta ascendente o nel seno coronarico. Cannula per aspirazione Il sangue presente nel campo chirurgico e nelle cavita’ cardiache che, viene aspirato durante la chirurgia, viene reintrodotto nel circuito mediante l’uso di cannule per la suzione. Ne esistono di diversi modelli, vengono messi in funzione da una pompa che permette l’aspirazione del sangue e il trasporto nel deposito venoso, dove si unisce al resto del sangue. Cardioplegia L’infusione permette di ridurre al minimo il danno miocardico durante il clampaggio aortico mediante infusione di una soluzione fredda nel letto vascolare coronarico. In caso di mancata protezione, il danno miocardico irreversibile puo’ manifestarsi dopo solo 20 minuti, anche se esiste un certo margine di protezione garantito dal livello di ipotermia raggiunto. In questo modo i tempi di ischemia possono essere sensibilmente prolungati al punto che periodi di arresto di tre-quattro ore vengono tranquillamente tollerati dai tessuti senza che vi sia la minaccia di un danno irreversibile. Diverse tipologie di soluzioni cardioplegiche sono attualmente usate. Per convenienza è possibile distinguerle in due principali gruppi: Cardioplegia cristalloide Cardioplegia cristalloide-ematica La cardioplegia cristalloide fredda è stata la prima ad essere sperimentata ed e’ caratterizzata da una componente completamente cristalloide e da una temperatura di somministrazione di circa 4°C. Nella famiglia delle cristalloidi è possibile distinguere fra soluzioni intracellulari ed extracellulari. Le soluzioni intracellulari, caratterizzate dalla bassa concentrazione di sodio e procaina e dall'assenza dello ione calcio, inducono l'arresto cardiaco riducendo i gradienti ionici transmembrana. L'osmolarità viene mantenuta con l'aggiunta di mannitolo nella soluzione. Le soluzioni extracellulari agiscono variando le concentrazioni ioniche extracellulari aumentando nello specifico le concentrazioni extracellulari di potassio. In tal modo si produce un'iperpolarizzazione di membrana che arresta il cuore in diastole mantenendo uno stato di quiescenza elettrica. 5 Questa soluzione è stata successivamente modificata a costituire una parte ematica ed una cristalloide secondo un rapporto che tipicamente e’ di 4:1. La parte ematica è rappresentata dal sangue autologo proveniente dall'ossigenatore che si combina direttamente con la composizione cristalloide. Il raffreddamento della soluzione avviene per passaggio in uno specifico scambiatore di calore, impostato a seconda del protocollo ad una temperatura tra i 4-12°C. Ciò permette una somministrazione di tipo intermittente. Attualmente questa soluzione e’ probabilmente la piu’ usata in ambiente clinico. I vantaggi sono rappresentati dalle seguenti proprieta’ della soluzione: Sangue: veicolo di ossigeno, sistema tampone, proprietà osmotiche, substrato metabolico; Cristalloide: composizione elettrolitica e pH fisiologici, presenza di antiossidanti e stabilizzatori di membrana; Temperatura: il freddo induce riduzione del metabolismo, riduzione richiesta di O2, miglioramento della protezione miocardica. Bibliografia Gravlee GP, Davis RF, Stammers AH, Ungerleider RM. Cardiopulmonary Bypass. Principles and practice. 3rd edizione; Philadelphia PA: Lippincott Williams & Wilkins 2008 Orton EC, McCracken TO. Small Animal Thoracic Surgery. Malvern, PA: Williams and Wilkins 1995 Mavoudis C, Backer CL Pediatric Cardiac Surgery. 3rd edizione Mosby 2003 6 La Terapia Elettrica delle Aritmie: Pacemaker e Ablazione con Radiofrequenza Roberto A. Santilli Dr Med.Vet. D.E.C.V.I.M.‐C.A. (Cardiology) Clinica Veterinaria Malpensa – Viale Marconi, 27 – 21017 – Samarate – Varese – Italy e‐mail: [email protected] USE OF TRANSCUTANEOUS EXTERNAL PACING DURING PACEMAKER IMPLANTATION IN DOGS Santilli R.A., Noomanovà N., Perego M. Use of transcutaneous external pacing during pacemaker implantation in dogs. Proceedings 17th ECVIM-CA Congress. Budapest 2007;1:235. Transvenous pacemaker implantation (PMI) is commonly indicated in symptomatic bradyarrhythmias caused by high-grade second (HG2°AVB) and third-degree atrioventricular block (3°AVB), persistent atrial standstill (PAS) and sinus node dysfunction (SND). Because of high risk of cardiac arrest during PMI procedures, temporary cardiac pacing is usually set to prevent lifethreatening conditions. There are several reports in dogs on using temporary transvenous pacing (TTP) but only one on transcutaneous external pacing (TEP) in clinical setting. The aim of this study was to evaluate retrospectively the clinical utility of TEP during transvenous PMI in dog. Forty dogs were referred to our clinic for PMI, because of symptomatic bradyarrhythmias: 3°AVB (72,5%), SND (10%) and HG2°AVB (10%) and PAS (7,5%). Labrador retriever was the breed most represented, 23/40 were males, 17/40 females. The mean age was 8.3 + 4.1 years, the mean body weight 25.92 + 13.91 kg. We positioned patch electrodes of TEP device on both sides of the thorax before induction of general anaesthesia. TEP was initiated after onset of asystole or profound bradycardia (<20-25 bpm), using synchronous transthoracic pacing with a mean current output of 65 mA to induce ventricular capture with pacing rate 40-60 ppm. TEP was stopped when permanent pacemaker lead was positioned and pacemaker was programmed. The use of TEP resulted necessary in 12/40 dogs: 8/12 dogs with 3°AVB, 2/12 dogs with PAS and 2/12 dogs with SND. We obtained successful external pacing in all but one dog. TEP induced a polymorphic ventricular tachycardia in one case where sinus rhythm was successfully restored with biphasic shock. Despite the use of TEP we assess sensing threshold and slew rate in all but one dog. Both in our sample and the previous reported study the use of TEP caused few complications and equipment failure. On the other hand TTP is a more time consuming technique reserved to specialized personnel and it is associated with higher risk of infections and venous access bleeding. Our results indicate that TEP could be a valid tool to reduce asystole or low heart rate in at least 1/3 of patients during pacemaker implantation with few complications and that its use do not counteract with analysis of native rhythm. CARDIOSTIMOLAZIONE PERMANENTE ENDOCARDICA Il pacemaker è un sistema di stimolazione cardiaca permanente, formato da un generatore di impulsi ed un elettrocatetere che conduce lo stimolo elettrico alle camere cardiache. Il pacing cardiaco è una tecnica che è stata introdotta circa 50 anni fa nel uomo e circa 11 anni dopo, nel 1968, è stato eseguito il primo impianto di pacemaker nel cane. Durante questi cinquant’anni la tecnica ha avuto grossi giovamenti dallo sviluppo tecnologico, informatico ed elettronico e da un punto di vista delle funzioni, delle dimensioni e della fonti di energia. Dai primi dispositivi di grosse dimensioni, trapiantabili per via toracotomica, unicamerali asincroni alimentati con pile a zinco mercurio e con frequenza di uscita fissa, si è passati agli attuali dispositivi, biventricolari, di dimensioni contenute, alimentati con batterie al litio-iodio sequenziali multiprogrammabili, dotati di funzione rate-responsive, utili nella bradicardia, nella tachicardia, e nello scompenso cardiaco. Naturalmente tutto questo ha reso l’utilizzo dei pacemaker più complesso. Il pacemaker è costituito da: Il generatore :é costituito da una batteria e da complessi circuiti elettronici: un circuito di uscita, un circuito di sensing, un circuito temporizzatore e un sistema di telemetria in grado di trasmettere e ricevere istruzioni di programmazione e informazioni diagnostiche. I più moderni cardiostimolatori hanno un circuito per il sensore di adattamento della frequenza. L’utilizzo del litio-zinco come fonte di energia nelle batterie ha permesso di prolungare molto la duratura ( 7-10 anni ), e di prevedere in anticipo l’esaurimento della batteria stessa. Elettrocateteri: sono costituiti dagli elettrodi e da sistemi di isolamento, di conduzione e di fissaggio e possono essere uni o bipolari. Il sistema unipolare è formato da un unico elettrodo la cui punta ( in contatto col miocardio ) funge da catodo e l’involucro da anodo. Nel sistema bipolare la punta funge sempre da catodo ma l’anodo è costituito da un anello localizzato a 1-2 cm dalla prima. I vantaggi dei cateteri unipolari sono la semplicità e la resistenza ma, tuttavia, hanno un’area di sensing maggiore, per cui uno stimolo atriale può essere percepito come impulso ventricolare così come le interferenze ambientali possono essere percepite più facilmente. I materiali utilizzati per l’isolamento sono il silicone o il poliuretano. I secondi sono più sottili e resistenti e sono meno trombogenici ed esercitano minor attrito. A seconda della modalità di stimolazione esistono diversi elettrodi: uno per la modalità VVI e AAI, uno per la modalità VDD e due per la modalità DDD. Il catetere VDD si distingue dal catetere tradizionale di tipo ventricolare (VE), per la presenza del floating atrial electrodes FAE, responsabile del sensing atriale. La distanza tra il (VE) ed il (FAE), può essere 11, 13, 14, e 15 cm Il meccanismo di fissazione dei cateteri può essere attivo o passivo. Il meccanismo passivo prevede che alla punta del catetere ci sia un elemento sporgente ad uncino o ad elica che intrappolandosi nell’endocardio produce una reazione fibrotica. La fissazione attiva è relativamente più moderna e utilizza meccanismi a vite estraibile e consente un posizionamento preciso in siti diversi dall’apice del ventricolo dx o dell’auricola, inoltre questo tipo di catetere può essere rimosso più facilmente. Tecnica di impianto In anestesia generale viene preparata in modo asettico ed in ambiente adeguato la regione del collo destra o sinistra. Si applica un pacemaker temporaneo trancutaneo fatto funzionare in modalità VVI alla frequenza di 70 bpm in caso di profonda bradicardia o ipotensione arteriosa. A questo punto viene esposta chirurgicamente la vena giugulare e viene introdotto l’elettrodo che sotto il controllo dell’intensificatore di brillanza, viene posizionato all’apice del ventricolo destro dove viene ancorato. Il corretto inserimento viene verificato attraverso diverse proiezioni fluoroscopiche, controllando le soglie di stimolazione ed il potenziale di rilevamento del segnale endocavitario. In caso di funzionamento DDD viene anche posizionato un secondo elettrodo a J preformata che viene ancorato all’auricola destra. Il potenziale del ventricolo e dell’atrio vengono misurati tramite un sistema di rilevazione e pacing temporanei. Fissato il catetere, si sfila il mandrino per dare a questo maggiore flessibilità, lo si collega al generatore attivando la stimolazione ad una frequenza di 60 bpm. In caso di elettrodo VDD dopo aver assicurato la fissazione all’apice del ventricolo destro, si posiziona la (FAE), sicuri che il catetere stia ricevendo il sensing atriale, con l’obbiettivo di riuscire ad ottenere il sensing della parte medio superiore dell’atrio destro. Nello stesso tempo è necessario assicurare una minima distanza tra il punto (AV) ed il punto (FAE), senza che gli impulsi ventricolari possano interferire con quelli atriali. A questo scopo sono stati utilizzati con successo diversi configurazioni del catetere 1) si crea una loop 2) si fa protrudere dentro la vena cava caudale 3) estenderlo nel tratto di efflusso del ventricolo dx 4) formando una “S”. Nel sottocute del collo, o a livello del torace, dopo una adeguata preparazione, si ottiene una loggia per il pacemaker; si crea un tunnel tra la zona giugulare e la loggia, per poter far passare il catetere, particolare attenzione va nel far passare il catetere di tipo VDD rispetto al VVI tradizionale in quanto il primo è a forma di “Y”; si collega il catetere al pacemaker e, dopo aver verificato il funzionamento del dispositivo tramite un elettrocardiogramma, si deposita il pacemaker nella loggia appositamente creata per contenerlo. L’animale viene fasciato in modo da limitare il movimento del collo per 20 giorni. Successivamente al posizionamento degli elettrodi vengono registrate le soglie di pacing e di sensing. Tenendo presente che essi possono essere modificati nel tempo, bisogna mantenere un certo margine di sicurezza. Nel caso del VDD per riuscire a mantenere un sincronismo AV è indispensabile distinguere tra l’attività atriale e quella ventricolare, i miopotenziali provenienti fuori dal cuore, ed segnali elettrici dell’atrio. Al momento dell’impianto è necessario ottenere una soglia di pacing atriale < 1.5 v e una soglia ventricolare <1v. Nelle 2-4 settimane successive si raggiunge un picco che si stabilizza dopo 6-8 settimane e dopo 2-3 mesi dall’impianto l’uscita viene programmata a non meno del doppio della soglia di stimolazione in modo tale da mantenere un adeguato margine di sicurezza ed una durata più lunga. I modelli più recenti utilizzano algoritmi che misurano automaticamente la soglia di stimolazione, confermano la cattura e regolano automaticamente l’ampiezza di stimolazione battito a battito riducendo al minimo il consumo della batteria. Il sensing viene misurato in mv come distanza picco-picco o base-picco dell’elettrogramma intracavitario. La sensibilità ventricolare è generalmente programmata tra 2-3 mv per mantenere un adeguato margine di sicurezza nella rilevazione della depolarizzazione ventricolare, evitando fenomeni di oversensing delle onde T o di artefatti. Per l’atrio i valori sono 1-2 mv e a volte, in caso di fibrillazione striale, bisogna utilizzare dei voltaggi ridotti. Il sensing ed il pacing del VDD presenta delle caratteristiche diverse rispetto a quelle discusse in precedenza, in aggiunta ai parametri standard ventricolari del VVI, il VDD necessita di diversi tempi di intervallo ed una sensibilità atriale programmabile per mantenere la P-R ed un sincronismo AV. Classificazione dei Pacemaker in base alla modalità di funzionamento La North America society of pacing and electrophysiology ( NASPE) e il British pacing and electrophysiology group (BPEG) hanno stabilito un codice a 5 lettere che descrive la modalità di funzionamento 1) indica la camera stimolata: A ( atrio ), V ( ventricolo ), O ( nessuno ), D ( bicamerale )S ( Monocamerale ) . 2) Camera rilevata : le lettere sono le stesse. 3) Risposta al rilevamento: O ( nessuno ) I ( inibisce la stimolazione al rilevamento ) T ( trigger o azionamento della stimolazione ) D ( inibisce e triggera ). 4) Programmabilità e risposta in frequenza: O (nessuna ), R ( frequenza variabile ) P ( programmazione semplice ) M ( programmazione multipla ) C ( trasmissione dati ) 5) Funzione antitachicardica . Modalità di stimolazione Diverse modalità di dispositivi sono stati e sono tuttora in corso di studio, per riuscire a sopperire a tutte le esigenze nelle varie patologie elettriche del cuore. Il dispositivo VVI era sicuramente il più usato. Con lo sviluppo dei dispositivi nuovi e l’allargamento dei pazienti cui il pacemaker può allungare la vita e migliorare la qualità di vita dello stesso, l’utilizzo del VVI è stato abbandonato a favore di altri dispositivi selezionati in funzione della malattia cardiaca sottostante. alcuni esempio di pacemaker sono: VVI, AAI, VOO, DDI, VDD, DDD, ecc. VVI: Il ventricolo è la camera sentita e stimolata ed un stimolo ventricolare nativo inibisce lo stimolo in uscita. Il VVI ha la funzione di isteresi: è una funzione programmabile che consiste in un intervallo di scappamento ventricolare più lungo dopo un battito nativo che dopo un battito stimolato. Questo tipo di pacemaker è semplice, protegge dalla bradicardia ma non riesce ad ottenere la sincronizzazione atrioventricolare. Questa situazione può non essere tollerata in molti pazienti. Può essere invece la scelta più appropriata in caso di fibrillazione atriale. VDD In questo caso il dispositivo, stimola il ventricolo, rileva l’attività in entrambe le camere cardiache e risponde all’attività atriale con una stimolazione ventricolare. L’attività ventricolare nativa inibisce la stimolazione del pacemaker, ed un evento atriale da inizio ad un intervallo AV seguito da un stimolo ventricolare. Se non è presente un attività atriale il pacemaker eroga stimoli ventricolari ad una frequenza minima. Come nella modalità VVI, il VDD non è indicato nei casi di disfunzione sinusale, mentre è indicato nei casi di un blocco AV con una normale attività sinusale. Il pacemaker VDD è formato da un unico catetere provvisto di due elettrodi ventricolari distali uno per il pacing e l’altro per il sensing. Ed uno atriale per il sensing, prossimale. Il dispositivo VDD prevede il beneficio fisiologico della sincronizzazione atrioventricolare con un singolo catetere. La sincronizzazione atrio-ventricolare ed interventricolare è stata da molto tempo l’oggetto di studio ipotizzando l’importanza specialmente in determinate patologie cardiache, la mancanza di sincronismo atrio ventricolare determina una seria alterazione nell’emodinamica in quanto si perde il trasporto attivo dell’atrio. In un studio condotto da Janusz Sielski. Et. al. In due gruppi di persone di 20 soggetti l’uno, è stato confrontato l’impianto di VVI nel primo gruppo con quello di VDD presente nel secondo, nel trattare i disturbi di conduzione AV. Il confronto si basava sulla concentrazione nel sangue di ANP ( atrial natriuretic peptide) e la funzionalità dell’atrio sinistro attraverso l’ecocardiografia transtoracica. I risultati dello studio dopo 7 e 30 giorni sono stati che mentre a distanza di 7 giorni la differenza di ANP e la funzionalità dell’atrio sinistro non cambiava nei due gruppi, a distanza di 30 giorni la differenza della funzionalità dell’atrio sinistro era significativamente aumentata nel gruppo trattato con VDD, rispetto a quello trattato con VVI. In un altro studio retrospettivo in 700 pazienti umani effetuato da Maruan C Chabbar et al. Il dispositivo è stato impiantato in pazienti che nel 66.4% dei casi erano blocco di III grado, nel 6.4% avevano un aritmia sopraventricolare e solo il 0.3% dei pazienti necessitava l’impianto di DDD. Nel follow- up il 91.4% dei pazienti erano ancora in pacing di tipo VDD solo nel 8.3% dei pazienti è stato necessario passare ad un stimolazione di tipo VVI. Secondo questo studio il pacing con un catetere singolo di tipo VDD sembra dare un ampio margine di sicurezza nelle patologie per cui è indicato. La valutazione dei vantaggi nell’utilizzo della stimolazione VDD rispetto al VVI in campo veterinario è stato l’obiettivo di Bulmer et. al. nello studio effettuato, valutando 10 cani durante le 12 settimane successive all’impianto di pacemaker VDD. Nello studio sono stati valutati: il diametro dell’atrio sx indicizzato alla superficie corporea, che si riduce significativamente, il rapporto atrio sx / aorta, dimensione del ventricolo sx alla fine della sistole,l’aumento della frazione di accorciamento, velocità del doppler aortico, la portata cardiaca, e la gittata in comparazione con quella prodotta nel pacing di tipo VVI .Si è cosi evidenziata una significativa riduzione della frequenza cardiaca nel pacing VDD rispetto a quella del VVI. Inoltre la sincronizzazione atrio-ventricolare porta anche ad una riduzione della concentrazione di ANP ( Nterminal proatrial natriuretic peptide ), norepinefrina, ed epinefrina, in comparazione con i cani con un pacing che non porta ad una sincronizzazione atrio-ventricolare. Nonostante l’assenza di differenze radiografiche, di pressione sistemica e di percezione di miglioramento della qualità di vita da parte del proprietario degli animali, il pacing di tipo VDD in questo studio ha condotto ad una sincronizzazione atrio-ventricolre quasi nei 100% dei casi, portando dei benefici emodinamici e neuro ormonali a lungo termine. DDD Stimola e sente sia l’atrio che il ventricolo. E può rispondere all’attività sentita con l’inibizione o con la stimolazione. E’ una stimolazione di tipo fisiologico perché all’attività atriale sentita o stimolata segue un’attività ventricolare sentita o programmata con un tempo di conduzione atrioventricolare programmabile. Nei Pacemaker VDD e DDD inoltre in aggiunta ad una frequenza minima viene programmata una frequenza massima oltre la quale gli eventi atriali non vengono più trascinati al ventricolo. In questi casi il pacemaker stimola il ventricolo con un blocco tipo Wenckebach 2:1. Un funzione molto importante è la rate responsive o la capacità del pacemaker di aumentare il limite inferiore di frequenza in risposta a stimoli fisiologici. I VVI ed il AAI non consentono l’incremento della frequenza durante l’esercizio fisico. Il DDD invece lo consente in maniera fisiologica come risposta a un accelerazione del ritmo sinusale. In caso di disfunzione del nodo del seno la frequenza di stimolazione può non incrementare in modo consono alle aumentate esigenze, In questi casi esistono degli speciali sensori che rilevano diversi processi fisiologici aumentando di conseguenza la frequenza. La modalità migliore di pacing deve essere quindi valutata caso per caso. I sensori attualmente disponibili si dividono in fisiologici e tecnologici. Ad esempio alcuni sensori risentono della variabilità di catecolamine o dell’attività del sistema nervoso autonomo o dell’intervallo QT, della ventilazione-minuto, della temperatura venosa e del pH. Altri rilevano cambiamenti esterni come le vibrazioni o l’accelerazione che si verifica durante l’attività. La combinazione di due sensori può essere sufficiente per riprodurre una risposta il più simile a quella del nodo del seno. Complicanze dei pacemaker Molte delle complicazioni e malfunzionamenti dei pacemaker sono stati descritti ampiamente sia nell’uomo che nel cane. Tra le complicanze più comune riscontriamo: Perforazione cardiaca: è un complicanza rara ma pericolosa, può avvenire durante la manovra stessa di impianto, o a distanza di mesi soprattutto utilizzando dei cateteri a fissazione attiva. Ematoma seroma: in sede della tasca per il posizionamento del pacemaker, può variare da una banale ecchimosi ad una tumefazione molto ampia. Poche volte necessitano un svuotamento chirurgico, nella maggior parte basta la compressione tramite bendaggio. Infezioni: L’utilizzo della profilassi antibiotica e la sterilità riduce di molto la possibilità di infezione. I segni di infezione comprendono un infiammazione localizzata con formazione di ascessi, l’erosione dello stimolatore e la febbre con un emocoltura positiva. L’ecografia può essere d’aiuto in questi casi per identificare le vegetazioni sugli elettrodi. In caso di infezione in genere è necessario rimuover tutto l’impianto. Dislocazione dei cateteri: si può verificare nella prima settimana di impianto. I diversi meccanismi di fissazione attiva o passiva hanno contributo a ridurre questa complicazione. Si verifica più spesso per il catetere atriale che per quello ventricolare. La dislocazione si manifesta con un aumento della soglia di stimolazione, deficit di cattura, o di sensing. Può essere diagnosticato radiologica mente. Frattura del catetere. La frattura del catetere può verificarsi più facilmente a livello dell’accesso venoso, In seguito, per esempio ad un danno da schiacciamento. Erosione cutanea. la scelta del punto nel quale viene inserito il generatore nella tasca apposita, l’uso di generatori di grande dimensione, il grasso sotto cutaneo. L’inserimento di generatori di piccola dimensione al livello del torace, sembra dare maggiore stabilità e meno possibilità di erosione. Questo tipo di complicazione molto spesso si risolve con la medicazione locale, ed una terapia antibiotica adeguata. Esperienze di impianto di pacemaker in medicina veterinaria La sopravvivenza media dei cani sottoposti ad impianto di pacemaker permanente è tra 4-42 mesi ( 16.9 mesi. Le complicazioni più importanti sono: la dislocazione del catetere, infezioni, ematomi, stimolazioni dei muscoli scheletrici, aritmia ventricolare, migrazione del generatore eruzioni cutanee. La dislocazione del catetere è la complicazione maggiore. Nello studio retrospettivo condotto da Mark A. Oyama, et. al. ,2001 vengono definite le pratiche ed i risultati del pacing artificiale nel cane, in 7 centri referenza negli USA. Sono state prese in considerazione le indicazioni tecniche d’impianto, le complicazioni, risultati a lungo termine e la soddisfazione dei proprietari . Sono stati esaminati 154 cani trattati, da l 1 gennaio del 1991 al 1 gennaio del 1996. I risultati sono stati i seguenti: Il 59% presentava blocco atrioventricolare di III grado, il 29% disfunzione del nodo del seno; nel 88% dei cani è stata utilizzata la tecnica trans venosa mentre nel 12% quella epicardica; 55% dei cani hanno avuto complicazioni: il 33% complicazioni maggiori (10% dislocazioni del catetere, 6% insufficienza del generatore, 6% arresto cardiaco durante l’impianto, 5% infezioni), ed il 31% complicazioni minori ( 12%, stimolazione muscolare nel 11%, aritmie nel 10%). Il 9% sia complicazione maggiori che minori . La sopravvivenza è stata di 1,2 e 3 anni nel 70, 57e 45% rispettivamente. L’età e l’insufficienza cardiaca congestizia hanno avuto effetti negativi sulla sopravvivenza. Il 60% dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia è morto entro 1 anno dall’impianto. Più del 80% dei proprietari dei cani sono rimasti soddisfatti delle procedure. Nello studio condotto da Gerhard Wess et al. le patologie e le indicazioni erano molto simili rispetto allo studio citato in precedenza, ma un’importante differenza consisteva nella percentuale di complicanze, che sono risultate decisamente inferiore. Tale differenza potrebbe essere stata causata dall’usa di differente procedure, criteri di supervisione ed esperienza degli operatori. La stessa differenza nelle percentuali di complicazioni è stata riscontrata nello studio retrospettivo condotto da Oriol Domenech, et al. e di quello di Johnson et al. In questi studi le complicanze sono risultate decisamente inferiori. IMPIANTO DI PACEMAKER PERMANENTE ENDOCARDICO NEL CANE: STUDIO RETROSPETTIVO SU 36 CASI. Santilli R, Perego M, Voghera S. et al Proceeding SCIVAC forum Rimini 2007;1: Introduzione: L’impianto di pacemaker permanente endocardico nel cane rappresenta il trattamento d’elezione in pazienti affetti da bradiaritmie quali blocco atrioventricolare di II° e III°, disfunzione sinusale e silenzio atriale. Il dispositivo è costituito da una batteria in grado di generare impulsi elettrici trasmessi al miocardio ventricolare tramite un elettrocatetere. In letteratura sono riportate complicanze maggiori e minori in percentuale del 13-34% e 11-23%. Scopo del lavoro: Lo scopo del lavoro è stato quello di descrivere le caratteristiche dei cardiostimolatori impiantati e valutare il tasso di complicanze occorse durante e dopo l’impianto. Materiali e metodi: Sono stati analizzati in modo retrospettivo 36 cani sintomatici per bradicardia sottoposti ad impianto di pacemaker endocardico presso la Clinica Veterinaria Malpensa nel periodo compreso tra gennaio 2004 e dicembre 2006. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a visita clinica, elettrocardiogramma, Rx torace ed ecocardiografia. Per ogni impianto sono stati raccolti i seguenti dati: modalità di funzionamento del pacemaker, configurazione e tipo di fissazione dell’elettrocatetere, frequenza cardiaca di stimolazione, ampiezza e durata degli stimoli atriali e ventricolare, valori di soglia di stimolazione ed impedenza in acuto, utilizzo di pacemaker esterno o di defibrillatore bifasico, tempi di fluoroscopia, presenza e tipologia delle complicanze. Risultati: Il gruppo di studio è costituito da 36 soggetti di cui 20 maschi (55,5%) e 16 femmine (44,5%) appartenenti alle seguenti razze: labrador (19,4%), bracco tedesco (8,3%), meticcio (13,8%), altre razze (42%), con un’età media di 8,3 ± 4,1 anni e con un peso medio di 24,9 ± 14,3 kg. I soggetti sono risultati affetti dalle seguenti bradiaritmie: blocco atrioventricolare di III° permanente (66,7%), blocco atrioventricolare di III° parossistico (5,5%), blocco atrioventricolare di II° avanzato (11,2%), sindrome del seno malato (8,3%) e silenzio atriale persistente (8,3%). Il 52,7 % dei soggetti presentava sintomatologia sincopale, il 33,3% debolezza periodica ed l’ 11,2 % risultava in terapia per insufficienza cardiaca congestizia. Le tipologie di pacemaker impiantati sono state le seguenti: V.V.I. (33,4%), V.V.I.R. (52,9%), D.D.D. (8,3%), V.D.D. (2,7%). Nel 77,7% dei soggetti è stato utilizzato un elettrocatetere a fissazione passiva e nel 22,3% a fissazione attiva configurato in modalità unipolare nel 41,6% e in bipolare nel 58,4%. La frequenza cardiaca di stimolazione base è stata programmata a 60 bpm nell’83,3% e a frequenze maggiori (75-90 bpm) nel 16,7%. L’ampiezza dello stimolo ventricolare è stato programmato a 3,5 V per tutti i soggetti con durata 0,5 ms, i valori di soglia ventricolare acuti sono stati 2,75 ± 0,11 mV e l’impedenza 1192 ± 641Ohm. L’utilizzo del pacemaker temporaneo esterno si è reso necessario nel 16,6% dei soggetti (stimolazione 76,6±28 mA), mentre nel 5,5% dei soggetti è stata effettuata una defibrillazione asincrona bifasica con successo per insorgenza di torsioni di punta. I tempi di fluoroscopia medi sono 10,62 +/- min. Le complicanze maggiori sono occorse nel 19,4% dei soggetti (1 decesso intraoperatorio, 3 dislocazioni, 1 reazione a punti, 1 infezione della tasca) mentre le minori (seroma) nel 5,5%. Discussione: Nel nostro studio, come già confermato da studi precedenti, l’indicazione più frequente all’impianto di pacemaker è stata il blocco atrioventricolare di III°. Nel nostro gruppo di cani la dislocazione dell’elettrodo è occorsa nel l’8,3% dei soggetti similmente ai dati presenti in letteratura (10%), mentre l’infezione della tasca è intervenuta nel 2,7% dei casi rispetto al 5% dei dati precedenti. Le complicanze minori si sono evidenziate in una percentuale ridotta di soggetti (5,5% vs 11-23%). Conclusioni: L’impianto di pacemaker costituisce l’unico intervento terapeutico attuabile in soggetti sintomatici affetti da bradiaritmia con elevati tassi di successo in presenza di una bassa percentuale di complicanze maggiori e minori. MAPPING AND ABLATION OF CANINE ARRHYTHMIAS Santilli R.A. Proceedings 16th ECVIM_CA congress. Amsterdam 2006;1:48-50. Electrophysiological study Electrophysiological (EP) study is considered the method of choice to recognise cardiac arrhythmias, to analyse their origin and to evaluate underlining mechanisms. It consists of a systematic analysis of dysrhythmias by recording and measuring a variety of EP events with the patient in the basal state and by evaluating the patient’s response to programmed electrical stimulation. 1 tachycardia. 2-6 Few studies reported the use to this technique in dog with supraventricular In dog EP investigations are performed in general anesthesia. The animals are placed in dorsal recumbence. Three multipolar electrode catheters are inserted in the venous system, with Seldinger technique, using fluoroscopic and intra-cardiac ECG guidance: a decapolar catheter is inserted through the right external jugular vein into the coronary sinus, two quadripolar catheter through the right femoral vein, one to record the His bundle potential and one for programmed electrical stimulation, is placed, alternatively, in high right atrium, and right ventricular apex. All intra-cardiac electrograms, 12-lead surface ECG are displayed and analyzed on an EP recorder 26 . Normal conduction intervals (A-H and HV), effective antegrade and retrograde refractory periods (ERP) and Wenckebach point of the normal AV node are first obtained. Normal values have been described in 15 adult dogs before and after administration of atropine and propranolol.3 Antegrade and retrograde ERP of the AV node can be measured using programmed stimulation technique. A paced train of 8 extrastimulus (S1) are delivered respectively to ventral septal right atrium and right ventricular apex with a current of 2 mA and duration of 2 ms. S1-S1 interval or drive cycle length set is slightly minor of native sinus rhythm, after the eighth stimulus a premature extrastimulus (S2) is introduced with progressively shorter S1-S2 interval (from 300 to 180 ms) until S2 is not conducted through the AV node. ERP of the AV node is defined as the longest S1S2 interval at which S2 failed to reach the His Bundle (antegrade) or ventral right atrium (retrograde). Similarly to human being 46 % of dogs present ventriculo-atrial (VA) conduction during the basal state, and it is enhanced by high sympathetic tone1,3. Antegrade and retrograde AV node Wenckebach point is obtained with incremental atrial and ventricular pacing. Pacing cycle length at which type I atrioventricular or VA block occurs is considered the Wenckebach point.3 Response of AV nodal conduction time to progressively premature atrial extrastimulus is also important to diagnose dual pathways and atrioventricular nodal reciprocating tachycardia (AVNRT) circuit. At longer coupling interval antegrade conduction proceeds over the fast or beta pathways. At critical coupling interval a marked jump (> 50 ms) in the A-H interval is observed as the impulse blocks in the fast pathways and travels over the slow or alpha pathways 1. After the jump a Wenckebach point of the slow pathway can be achieved, although very often an echo beat is present, since the impulse return to the atrium through the fast pathway1. During EP study presence and conduction properties of AV bypass tract can be assessed. Antegrade conduction is considered present in case of ventricular pre-excitation (either abnormally short, or negative His to ventricular interval) during normal sinus rhythm or while atrial pacing at progressively shorter cycle lengths. The presence of retrograde conduction through the accessory pathways (AP) is demonstrated by the evidence of eccentric VA activation during ventricular programmed pacing or tachycardia, and retrograde non-decremental conduction by programmed ventricular stimulation1-6. Supraventricular tachycardia Supraventricular tachycardia are classified according to their electrophysiological findings in: A Sinus tachyarrhythmias; B -Atrioventricular nodal reciprocating tachycardia; C - Focal and nonparoxysmal junctional tachycardia; D - Atrioventricular reciprocating tachycardia (AVRT); E Focal atrial tachycardias (EAT); F- Macro-re-entrant atrial tachycardia.7 During tachyarrhythmias EP study different pacing and mapping techniques can be use to define the type of tachycardia: programmed stimulation with single or double extrastimulus, rapid incremental atrial pacing, resetting and entrainment. Similarly to AV nodal ERP analysis, programmed atrial stimulation, delivered at twice the pacing threshold, is used to induce tachycardia, and to study its location, type and mechanism. Tachycardia induction is considered reproducible if initiated with the same S1-S2 interval. Reentrant tachycardia can be initiated and terminated as soon as S1-S2 interval encounter the refractory period of one of the two limb of the circuit1-6. EAT due to triggered activity can be initiated and terminated with rapid atrial pacing and isoproterenol infusion1. EAT cannot be predictably and reproducibly initiated and terminated with programmed stimulation1. EAT can be differentiated from reentrant tachycardia by measuring first VA interval after cessation of overdrive atrial pacing. 6 In latter case it is usually fixed to testify the presence of a predetermined circuit. Resetting is the interaction of single extrastimulus with the tachycardia circuit resulting in a less than a compensatory pause (S1-S2 interval + pause = double of tachycardia cycle length). Resetting is use to prove that AP is part of supraventricular tachycardia circuit, and to differentiate AVNRT from orthodromic AVRT with concentric VA conduction. A single ventricular extrastimulus during tachycardia is given, while His was refractory, looking for preexcitation of the atrium with identical activation sequence.1-6 The entrainment technique is useful when study anatomical reentry. It is defined as a stable conduction which derives from the interaction of two rhythms1. The degree of interaction depends on the distance between the site of stimulation and the circuit, electrophysiological properties of tissues and presence of excitable gap. Pacing the atrium with a cycle length shorter than tachycardia cycle length accelerates the tachycardia cycle with the same activation sequence and different degree of fusion depending from the distance between the site of stimulation and the circuit. In case the site of stimulation is within the circuit no fusion appears (concealed entrainment) 1. In case of apparent entrainment first beat post-interruption of pacing could be use to assess the location of the tachycardia circuit. The length of this interval is proportional to this distance. The sequence of atrial and ventricular activation during tachycardia is crucial to define the type and the location of tachycardia. AVRT and AVNRT present usually fixed ventricolo-atrial interval, while EAT have VA dissociation and variable VA interval. 1-6 Very often EAT present the warm-up phenomena: when atrial tachycardia starts the cycle length tends to progressively shorten for several cycles until its ultimate rate is achieved. During common or fast-slow AVNRT, atrial and ventricular activation are concomitant and earliest atrial activation site is concentric in the anterior or His bundle area with decremental pattern of conduction1. Retrograde atrial activation during orthodromic AVRT starts at atrial insertion of AP. It could be defined, either during tachycardia or ventricular pacing, as the point of earliest atrial activation of bipolar signal. With the exception of antero-septal bypass tracts, atrial activation is eccentric and not decremental1,6. Concomitant unipolar recording are used to optimize the accuracy of accessory pathways localization. Sharp and negative unipolar waveform indicates the exact site of impulse spreading8. Radiofrequency catheter ablation (RFCA) Radiofrequency energy was first used as an alternative energy source in the experimental treatment of cardiac arrhythmias in a closed-chest canine model by Huang and co investigators in 1987 9. They showed that they were able to safely and effectively ablate the AV junction with a conventional 2-mm-tipped electrode catheter. Since the initial introduction of RFCA, multiple studies of RF ablation of cardiac tissue of animal models, including the ventricle, the coronary sinus, the atrium and the tricuspid annulus, have emerged. Nowadays RFCA is the treatment of choice for different cardiac arrhythmias such as AVRT, AVNRT, EAT and ventricular tachycardia1. In veterinary clinical cardiology first report of RFCA is dated 19935, since that date few other cases are reported and all for the treatment of orthodromic AVRT 4,6. RF band of 0,3 to 30 kHz with a wavelength from 1000 to 10 meters is used in medicine for ablating, coagulating and cauterizing tissue. When RF energy is used, the applied voltage induces a current to flow between a small electrode inside the cardiac cavity to a large, grounded, dispersive electrode on the surface. In our lab we use a thermocouple-tipped stereable 7F catheter connected to a RF generator. Maximal catheter tip temperature and power output are usually set respectively at 65°C and 75 watts. Each RF application is performed in controlled temperature and maximal ablation time for a particular target is 60 seconds. For AVRT ablation catheter is placed at the atrial endocardial insertion of AP around the tricuspid valve annulus or within the coronary sinus. Ablation procedures is guided by intra-cardiac bipolar recording, searching for the shorter VA interval, or bypass tract potentials, during OAVRT or ventricular pacing, and with unipolar recording with sharp and negative waveform, which permit to assess the pole closest to the bypass tract.8 For ablation within the coronary sinus particularly in case of postero-septal AP, a cool-tipped ablation system can be used. EAT in human being tend to be rare, are often incessant in children and cause tachycardia-induced cardiomyopathy 10 . Most common site of origin of automatic tachycardias are along the crista terminalis, atrial appendage, triangle of Koch, pulmonary veins, and the coronary sinus1. Mapping these site of origin are usually performed using both bipolar and unipolar recordings. The goal of mapping is to identify the electrical epicenter of atrial activation characterized by the earliest highfrequency and high-amplitude signal on a bipolar recording timed to the surface P waves (usually precedes the onset of P waves by a minimum of 20 ms, mean 38 ms)11. Sharp and negative unipolar recording are also useful in this setting. AVNRT circuit can be eliminated with selective ablation of slow pathway during sinus rhythm which sits in the isthmus of tissue between the tricuspid valve annulus and the ostium of the coronary sinus where the atrial wave is multiphasic and the A/V ratio is 1:5. Two types of potential have been described to locate slow pathway: slow potential of Haissaguerre 12 and rapid potential 13 of Jackman . Positive predictive value of efficacious ablation of slow pathways is the presence of junctional escape during ablation procedure for the interaction of RF energy with compact AV node 12-13. Pubblicazioni Pacemaker 1. 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Utility of 12-lead electrocardiogram in differentiating paroxysmal narrow QRS complex tachycardias in the dog. J Vet Intern Med 2008; 22(4):915-923. Atti congressi nazionali ed internazionali 1) Santilli R.A., Spadacini GM., Moretti P. et al. Anatomical distribution and electrophysiological properties of accessory pathways in seven dogs with orthodromic atrioventricular reciprocating tachycardia. Proceedings 15th ECVIM-CA Congress. J Vet intern Med 2005;19:933. 2) Santilli R, Perego M, Voghera S. et al Impianto di pacemaker permanente endocardico nel cane: studio retrospettivo su 36 casi. Proceeding SCIVAC forum Rimini 2007;1: 3) Santilli R.A. Diagnosi elettrocardiografica delle tachicardie sopraventricolari nel cane. Proceedings 53° Congresso Nazionale SCIVAC 2006; 253-254. 4) Santilli R.A. Mapping and ablation of canine arrhythmias. Proceedings 16th ECVIM_CA congress. Amsterdam 2006;1:48-50. 5) Santilli R.A. Diagnosis of orthodromic atrioventricular reciprocating tachycardia in dog. Proceedings 25th ACVIM forum – Seattle 2007. 136-137. 6) Santilli R.A. Mapping and radiofrequency ablation of OAVRT in dogs. Proceedings 25th ACVIM forum – Seattle 2007. 138-139. 7) Santilli R.A., Perego M., Borgarelli M. et al. Validation of a new algorithm for differentiating paroxysmal supraventricular tachycardia in the dog. Proceedings 17th ECVIM-CA Congress. Budapest 2007;1:196-197. 8) Santilli R.A., Noomanovà N., Perego M. Use of transcutaneous external pacing during pacemaker implantation in dogs. Proceedings 17th ECVIM-CA Congress. Budapest 2007;1:235. 9) Perego M., Voghera S., Santilli R.A. Utility of implantable loop recorder (ILR) for the investigation of unexplained syncope in dogs. Proceedings 17th ECVIM-CA Congress. Budapest 2007;1:235. 10) Santilli R.A., Bontempi L. Arrhythmogenic right ventricular cardiomyopathy in dogs and cats. Proceedings 59th SCIVAC Congress. Rimini – 2008;1:320-322. 11) Santilli R.A., Perego M., Ramera L. et al. Focal junctional tachycardia in the dog. Proceedings 18th ECVIM-CA Congress. Ghent 2008;1:201. 12) Santilli R.A., Perego M., Carli A.. et al. Radiofrequency catheter ablation of cavotricuspid isthmus as treatment of bidirectional atrial flutter in a dog. Proceedings 18th ECVIM-CA Congress. Ghent 2008;1:222. 13) Santilli RA, Perego M, Bontempi L et al. Ventricular tachycardia in English Bulldog with localized right ventricular outflow tract aneurysms. Proceeding 18th ECVIM-CA Congress. Ghent, Belgium 2008;1:222. I DIFETTI CONGENITI E LA RIPARAZIONE INTRACARDIACA Augusta Pelosi, DMV, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan I difetti congeniti del cuore sono tra le malformazioni più frequenti se si escludono le patologie acquisite della valvola mitrale: la loro incidenza annuale nella popolazione canina è pari a circa 16.6 %. L'incidenza dei difetti congeniti del cuore nei piccoli animali potrebbe essere sostanzialmente piu’ alta di quando riportato fino ad ora. Purtroppo la difficoltà di eseguire un postmortem di routine in casi di morti perinatali rende questa stima poco attendibile. Specificazioni preoperatorie, anestetiche e postoperatorie In ogni chirurgia intracardiaca, e’ fondamentale avere a disposizione diversi tipo di monitoraggio. In caso di chirurgia intracardiaca, il paziente viene preparato sotto sedazione. Una volta anestetizzato, un catetere centrale con tre porte di accesso, un catetere arteriale e due cateteri periferici venosi vengono inseriti nel preoperatorio. A livello esofagico viene inserito un termometro e un sonda per la eco transesofagica. Si deve avere un costante monitoraggio dell’elettrocardiogramma, la pressione venosa centrale, la pressione atriale con uno Swanz-Ganz, la pressione arteriale diretta ed indiretta. La temperatura deve essere valutata a livelli diversi sia nella parte craniale che caudale del corpo. Normalmente usiamo la temperatura della vescica, rettale, esofagica o nasale. Il paziente viene indotto con isofluorano e può essere mantenuto con isofluorano o sevofluorano. La somministrazione di anestetico inalatorio attraverso il tubo tracheale viene interrotto durante il bypass e il gas anestetico viene immesso direttamente nel circolo bypass. Anche la ventilazione assistita è interrotta. Quando il periodo di perfusione cardiopolmonare è terminato, anche la ventilazione assistita è ripristinata. Esistono diversi farmaci che sono essenziali durante queste chirurgie: eparina, protamina, fenilefrina, dobutamina o dopamina. Altre importanti prodotti medici che devono essere a portata di mano sono: soluzioni contenenti bicarbonato per effetto tampone, sangue per trasfusioni. E’ necessaria la cardioplegia per eseguire alcuni interventi soprattutto nella parte sinistra del cuore. 1 Spesso il paziente deve essere mantenuto con ventilazione assistita fin quando non si constata la capacità di ossigenazione con respirazione volontaria. Alcune situazioni necessitano tracheostomia anche se solo temporanea. Inoltre, in questa fase, si deve considerare il supporto vascolare con cristalloidi, hetastarch, sangue o sostituti dell'emoglobina. Il supporto cardiaco puo’ essere mantenuto con farmaci inotropici come dopamine e dobutamina. Classificazione Esitono molteplici metodi di classificazione di queste patologie. Per il chirurgo, usare la localizzazione anatomica come criterio di classificazione delle patologie chirurgiche è quasi sempre utile. Basti pensare a fratture o ad una tipica chirurgia addominale, per esempio, del sistema gastrointestinale. La conoscenza del sistema, della regione anatomica è fondamentale per il tipo di approccio, la scelta della sutura etc. Purtroppo nel caso di chirurgia cardiaca bisogna usare un approccio multidisciplinare non solo nella classificazione, ma anche nel modo in cui il chirurgo fronteggia la pianificazione della chirurgia e nel modo in cui affronta fattori imprevedibili che in questi tipi di chirurgia possono avvenire in condizioni repentine. La conoscenza dell’ anatomia può essere di aiuto per la pianificazione dell’approccio ma anche per anticipare possibili conseguenze delle nostre azioni, per esempio conoscere dove si trova il sistema di conduzione nel setto può aiutare ad evitare blocchi atrioventricolari postoperatori non desiderati. All’anatomia si deve aggiungere la conoscenza delle variazioni emodinamiche e cardiovascolari indotte dalla patologia cardiaca, per esempio quali condizioni producono danno ostruttivo, restrittivo, le conseguenze della presenza di uno shunt destro-sinistro ed essere in grado di riconoscere condizioni patologiche nel momento in cui avvengono (blocco atrioventricolare dell’esempio precedente con necessita’ di impiantare un pacemaker). Per ultimo, ma non meno importante, è necessario riconoscere e classificare la gravità della condizione cardiaca per capire quando intervenire può essere vantaggioso e quando invece il trattamento medico dovrebbe essere preferito. Naturalmente molte di queste decisioni vengono prese in accordo con l’amico cardiologo, il quale tuttavia può non essere presente in chirurgia. Pertanto la conoscenza di queste problematiche deve essere parte integrante della formazione del chirurgo che intraprende la chirurgia cardiaca. 2 Di seguito le diverse patologie verranno spiegate in più dettaglio tenendo conto delle diverse classificazioni: Gravità I difetti congeniti del cuore si possono classificare in gravi, moderati e lievi. Ogni patologia può rientrare in una di queste categorie. Sono definite gravi le forme congenite responsabili, già alla nascita o entro i primi mesi di vita, di sintomatologia cardiaca drammatica che può portare a morte per insufficienza cardiaca o aritmia. Sono definite moderate quelle forme che richiedono un trattamento cardiologico non intensivo alla nascita, oppure diagnosticate soltanto nei primi mesi di vita in genere in seguito ad un’auscultazione anormale durante la visita annuale. La maggior parte dei pazienti veterinari si trovano probabilmente in questa categoria. Anche se i segni clinici sono moderati alla nascita e possono essere controllati con trattamento medico, esiste la distinta possibilità che la progressione dei successivi processi di rimodellamento cardiaco possano portare in poco tempo a scompenso cardiaco e alla morte. Sono definite lievi le forme presenti in soggetti privi di sintomi che possono essere accidentalmente diagnosticate in età giovane o a volte adulta. Presenza di cianosi. Un altro criterio di classificazione prevede la divisione in forme cianotiche e non cianotiche. In questi casi la presenza di cianosi sistemica o differenziale può talvolta aiutare nell’identificazione della lesione primaria. In ogni condizione di shunt, si può verificare una situazione di questo tipo. Da un punto di vista strettamente anatomo-fisiologico queste lesioni si possono distinguere in base alla loro localizzatione anatomica e compromissione emodinamica. Molteplici difetti congeniti possono essere presenti nello stesso individuo, pertanto soprattuto in questi casi è importante valutare qual è l’effetto complessivo sul sistema cardiovascolare (per esempio nella tetralogia di Fallot). A questo proposito è opportuno ricordare che i problemi congeniti raramente si presentano contemporaneamente nella 3 parte destra e sinistra del cuore. Questo può essere facilmente spiegato ricordando la formazione embriologica del cuore. 1. DIFETTI SETTALI (con volume overload) Difetti del setto interatriale Descrizione: Il difetto interatriale è un difetto del cuore caratterizzato dalla presenza di un foro nella parete muscolare attraverso il quale vi è un passaggio di sangue, solitamente con shunt sinistro-destro che può produrre overload di volume nel ventricolo destro con conseguente insufficienza cardiaca di destra. Lo shunt può cambiare a destra-sinistra nei casi di difetti molto ampi, aumento della pressione nell’atrio destro a causa di insufficienza cardiaca destra, ipertensione polmonare o ostruzione del flusso ematico nel tratto di uscita del ventricolo destro. Il difetto può essere di diverse dimensioni. Vengono comunemente classificati in: Foramen ovale; Ostium primum: localizzato nella parte inferiore del setto; Ostium secundum: localizzato nella parte media del setto; Seno venosus: in posizione craniale e dorsale del setto nel punto di giunzione della vena cava craniale; Seno coronario: separazione incompleta tra il seno coronario e l’atrio sinistro a causa della persistenza della vena cava craniale di sinistra. Il soffio è spesso polmonare e dovuto ad aumento della velocità attraverso la valvola. In alcuni casi si può auscultare uno split perchè il tempo si espulsione attraverso il ventricolo destro è prolungato rispetto a quello di sinistra producendo una chiusura asincrona della valvola polmonare. Nell’ostium primum invece si può auscultare un soffio all’apice dovuto ad insufficienza mitrale. Trattamento: poichè spesso asintomatici, soprattutto nel caso del forame ovale, i pazienti veterinari non richiedono trattamento medico o chirurgico. Il trattamento chirurgico può rendersi necessario con ampi difetti, con flusso bidirezionale con segni di insufficienza cardiaca. In questo caso, attraverso una toracocotomia laterale destra nel quinto spazio intercostale, il setto atriale è raggiunto mediante un’atriotomia destra. Il difetto è chiuso con un graft di pericardio autogeno possibilmente trattato con soluzione di gluteraldeide usando suture continue o a mattress. Nel caso di ostium primum si deve provvedere a riparare la valvola mitralica. La cannulazione bypass per questa chirurgia puo’ essere l’arteria femorale (arteriale) e bicava (venosa). 4 Difetti del setto interventricolare Descrizione: descritto nelle relazioni precedenti. Trattamento: Attraverso una toracotomia laterale destra nel quinto spazio intercostale, il setto è raggiunto mediante un’atriotomia destra. Se il setto è muscolare viene raggiunto più facilmente da una toracotomia laterale sinistra e ventricolotomia destra. Il lembo settale della tricuspide viene retratto e il difetto è chiuso con un graft di ePTFE (expanded polytetrafluoroethylene), usando suture continue o a mattress. La parte più delicata è la parte caudale del difetto a causa della presenza del sistema di conduzione. La cannulazione bypass per questa chirurgia puo’ essere l’arteria femorale (arteriale) e singola atriale o bicava venosa (venosa). Possibili conseguenze: danno alle valvole tricuspidale o aortica, danno al sistema di conduzione con blocco atrioventricolare completo. Difetti del canale atrio-ventricolare (Cushion’s defect) Descrizione: mancanza della normale separazione tra il tratto di uscita del ventricolo sinistro e l’atrio destro (setto atrioventricolare). Pertanto è presente una comunicazione atrioventricolare con anello fibroso comune e un’unica valvola con 5 lembi. Può essere parziale o completo. E’ stato descritto in gatti persiani e si presenta con un soffio pronunciato nella parte sinistra e spesso blocco di branca. La patologia può degenerare sia in insufficienza cardiaca sinistra o destra o entrambe. Trattamento: il trattamento medico consiste nell’uso dell’ idralazina, enalapril e trattamento diuretico, a seconda dei casi. Il trattamento chirurgico ideale consiste nella chiusura del setto atrioventricolare e riparazione delle valvole atrioventricolari se necessario. La fascia pulmonare può essere usata se il bypass cardiopolmonare non è disponibile. 2. LESIONI DEL CUORE DESTRO Ostruttive Stenosi polmonare con coronaria sinistra normale Descrizione: presente nelle relazioni precedenti. Trattamento: è lo stesso descritto precedentemente ma fatto con bypass cardiopolmonare senza cardioplegia. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere l’arteria femorale (arteriale) e singola atriale o bicava venosa (venosa). 5 Stenosi polmonare con origine anomala della coronaria sinistra Descrizione: viene descritto con crescente frequenza non solo nella razza bulldog inglese e francese, ma anche nel boxer e, recentemente, è stato notato in razze che si pensava fossero completamente “immuni” da questa anomalia (cocker spaniel). In questa anomalia, l’arteria coronaria sinistra si origina dall’ostio coronario di destra che è l’unico pervio. La posizione dell’arteria sinistra circonflessa in relazione all’arteria polmonare è la causa della stenosi. Infatti, l’arteria si viene a trovare davanti alla valvola polmonare provocandone la stenosi. In alcuni casi esiste anche l’effetto combinato di una valvola polmonare displastica che rende la stenosi ancora più drammatica. Trattamento: l’implicazione chirurgica di questa forma di stenosi polmonare è che la maggior parte delle tecniche chirurgiche ed interventistiche devono essere evitate per non danneggiare l’arteria coronaria di sinistra e indurre morte. Il solo trattamento possibile è la creazione di un condotto tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare e il reimpianto della coronaria. A causa della lunghezza della chirurgia e della difficoltà delle tecniche, si dovrebbe considerare la chirurgia con il supporto del bypass cardiopolmonare. Il torace può essere aperto sia con una toracotomia laterale che con una sternotomia mediana. La sternotomia mediana è fortemente consigliata nelle razze brachiocefaliche e sopprattutto nel bulldog, perchè a causa della conformazione del torace, l’accesso al ventricolo destro con una toracotomia laterale sinistra è complesso e non soddisfacente per un impianto corretto del condotto. Attraverso una toracotomia laterale destra nel quarto-quinto spazio intercostale, il pericardio è aperto e il condotto è suturato al ventricolo destro e all’arteria polmonare. Una parte di parete ventricolare destra deve essere rimossa per permettere al condotto di rimanere pervio. La cannulazione bypass per questa chirurgia puo’ essere l’aorta o arteria femorale (arteriale) e singola atriale (venosa). Double chamber right ventricle Descrizione: trattato nelle relazioni precedenti. Trattamento: l’argomento, già trattato nelle relazioni precedenti, verrà solo accennato in questa presentazione. Atriali Cor triatriatum dexter Descrizione: nelle condizioni di cor triatriatum esistono tre atri prodotti dalla presenza di una membrana che divide l’atrio destro in due compartimenti. La membrana divide la 6 cavità atriale destra in una camera caudale e craniale. La camera craniale comunica con la valvola tricuspide, mentre la caudale raccoglie il sangue venoso proveniente dalle vene cave e dal seno coronarico. La comunicazione tra le due può avvenire attraverso un orifizio di diverse dimensioni o talvolta può essere assente a questa assenza è dovuta una diversa sintomatologia da ostruzione di ritorno venoso. L’aumento pressorio nella camera caudale si risente in un aumento nella pressione venosa e della pressione nelle vene epatiche con alto rischio di sintomatologia simile alla sindrome di Budd-Chiari e quindi insufficienza cardiaca destra. Una caratteristica di questa patologia e’ che spesso non produce distensione della giugulare. Trattamento: attraverso una toracocotomia laterale destra nel quinto spazio intercostale, il pericardio è aperto e l’atrio è visualizzato per individuare la membrana. Normalmente si può visualizzare all’esterno. Sotto occlusione venosa o preferenzialmente bypass, attraverso un’atriotomia destra, la membrana è rimossa. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere l’aorta o arteria femorale (arteriale) e bicava o vena femorale e giugulare (venosa). 3. LESIONI DEL CUORE SINISTRO Ostruttive Stenosi aortica Descrizione: la stenosi aortica, è una patologia ereditaria che normalmente non è presente alla nascita ma si sviluppa in età più adulta. E’ dovuta a ostruzione della via di deflusso del ventricolo sinistro in posizione sottovalvolare, valvolare o sopravalvolare. La forma sopravalvolare è rara nei cani ma è stata descritta nei gatti. La forma più comune è la sottovalvolare dovuta alla presenza di una banda fibrotica ostruttiva. Tra le patologie congenite si presenta con elevata frequenza soprattutto in varie razze tra cui boxer, pastore tedesco, shorthair tedesco, rottweiler e Terranova. Il soffio è sistolico e può essere facilmente udito a livello della base cardiaca. L’ostruzione al deflusso del ventricolo sinistro porta a progressivo aumento della pressione ventricolare con inspessimento della parete miocardica. La diminuita perfusione coronarica e l’ispessimento della parete miocardica possono indurre fibrosi con aritimie e rischio di sincope e morte repentina. La velocità aumentata e la turbulenza sono responsabili della dilatazione poststenotica. Trattamento: Il trattamento medico mediante l’uso di beta bloccanti per ridurre la frequenza cardiaca e il rimodellamento cardiaco possono risultare insufficienti quando il 7 gradiente pressorio è elevato. Questo normalmente si verifica quando il gradiente pressorio attraverso la stenosi è superiore a 80-10 mmHg. In questo caso l’unico modo di diminuire il gradiente pressorio è mediante valvuloplastica o chirurgia, ma esistono opinioni controverse sui benefici di qualsiasi intervento. Le tecniche chirurgiche usate più comunemente per questa patologia sono la valvuloplastica tranventricolare di dilatazione della valvola (attraverso una sternotomia mediana) e una membranectomia con miectomia (attraverso un approccio intercostale laterale nel quarto spazio). La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere arteria femorale (arteriale) e singola atriale o bicava (venosa). Coartazione aortica Descrizione: è un restringimento dell’aorta causato da inspessimento della parete aortica che forma una protrusione verso l’interno. La tipica localizzazione è tra l’origine della succlavia di sinistra e l’inserzione del dotto o del legamento arterioso. E’ una patologia molto frequente nei bambini e occasionalmente descritta in pazienti veterinari. Un soffio cardiaco spesso non è presente e il metodo diagnostico per eccellenza è un differenziale pressorio tra gli arti anteriori e posteriori. Trattamento: resezione della porzione stenotica e anastomosi end-to-end. Questo intervento viene spesso effettuato senza bypass. Interruzione aortica Descrizione: non esiste communicazione tra l’aorta ascendente e discendente. Esistono tre tipi di interruzioni: a): distale alla succlavia di sinistra; b): tra la succlavia di sinistra e l’arteria carotide di sinistra; c): tra la carotide di sinistra e di destra. E’ spesso presente anche un setto ventricolare incompleto. Trattamento: l’aorta viene ricostruita nella porzione mancante usando un condotto sintetico di dacron o PTFE Atriali Cor triatriatum sinister Descrizione: nelle condizioni di cor triatriatum esistono tre atri prodotti dalla presenza di una membrana che divide l’atrio sinistro in due compartimenti. La membrana divide la cavità atriale sinistra in una camera superiore e caudale e una inferiore e craniale. E’ descritto più frequentemente nei gatti ed è dovuto ad un scorretto drenaggio delle vene polmonari nell’atrio che, pertanto, drenano nella camera superiore o accessoria. La comunicazione tra le due può avvenire attraverso un orifizio di diverse dimensioni o 8 talvolta può essere assente a questo è dovuta una diversa sintomatologia da ostruzione di ritorno venoso. Più comunemente esistono uno o più buchi nella membrana. L’aumento pressorio nella camera superiore si risente in un aumento nella pressione polmonare con alto rischio di edema polmonare. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere arteria femorale o aorta (arteriale) e singola atriale o bicava (venosa). Trattamento: Il trattamento chirurgico è volto a rimuovere la membrana. 4. LESIONI VALVOLARI Displasia tricuspidale Descrizione: si tratta di una malformazione congenita che avviene con maggiore frequenza nel Labrador, golder retriever, pastore tedesco, setter irlandese. La patologia della valvola puo’ avvenire a tutti i livelli: delle corde, dei muscoli capillari, e della valvola nella forma di ispessimento valvolare, fusione. I pazienti possono essere asintomatici o avere segni di insufficienza cardiaca di destra. Trattamento: il trattamento medico è il trattamento più comunemente usato. Intervento chirurgico con bypass si dovrebbe considerare prima di arrivare ad insufficienza cardiaca. Il trattamento correttivo consiste nel riparare la valvola con un anello bioprostetico o un trapianto di valvola. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere arteria femorale o aorta (arteriale) e bicava (venosa) con cardioplegia. Displasia mitralica Descrizione: si tratta di una valvola strutturalmente anormale che produce rigurgitazione e a volte stenosi. La malattia è descritta in cani e gatti. Come nel caso della tricuspide, la patologia può essere a diversi livelli della struttura valvolare. La pura displasia mitralica è normalmente diagnosticata in cani danesi, rottweiler, e pastore tedesco, mentre la stenosi è stata evidenziata con più frequenza nei bull terrier e possibilmente nei newfoundlands. La stenosi è spesso presente con altre malattie congenite come la stenosi aortica. Il soffio auscultato in questi soggetti è spesso sistolico anche nel caso della stenosi, in cui il soffio da rigurgitazione predomina sul soffio diastolico della stenosi. Trattamento: a seconda della sintomatologia predominante, il trattamento medico della displasia mitralica è normalmente limitato a diuretici, inibitori ACE e digossina per controllare ritmi sopraventricolari e migliorare la funzionalità miocardica. Idralazina e altri diuretici possono essere considerati. Il trattamento della stenosi è più complesso perchè una diuresi e venodilatazione eccessiva può diminuire il flusso attraverso la 9 valvola mitrale e diminuire l’output cardiaco. Il trattamento chirurgico ideale è la riparazione della valvola o la sostituzione. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere arteria femorale o aorta (arteriale) e singola atriale o bicava (venosa) con cardioplegia. Possibile conseguenze: i trattamenti di riparazione della valvola soprattutto nel caso della stenosi possono accentuare l’insufficienza valvolare. 5. LESIONI EXTRACARDIACHE VASCOLARI ARTERIALI Dotto arterioso patente: trattato nelle relazioni precedenti Anelli vascolari: trattato nelle relazioni precedenti 4. LESIONI MULTIPLE Tetralogia di Fallot (TOF) Descrizione: descritta nelle revisioni precedenti Trattamento: in questa relazione ci limiteremo al trattamento effettuato con bypass cardiopolmonare. La riparazione definitiva prevede di intervenire sulle due componenti principali emodinamiche di questa patologia: il setto incompleto (VSD) e la stenosi polmonare (PS). Per il VSD viene usato un patch e per la PS si usa la tecnica con il patchgrafting, entrambe descritte precedentemente. L’approccio e da sinistra, nel quarto spazio intercostale attraverso una ventriculotomia destra. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere arteria femorale o aorta (arteriale) e singola atriale (venosa). Trasposizione dei grandi vasi (TGA) Descrizione: l’aorta ha origine dal ventricolo destro e l’arteria polmonare dal ventricolo sinistro con una circolazione in parallelo invece di essere in serie. Il mix di sangue avviene a livello di un setto ventricolare e/o atriale incompleto, ma può anche avvenire attraverso un dotto arterioso pervio. Per permettere la sopravvivenza deve esserci uno scambio sinistra-destra (dotto arterioso) e uno destro-sinistro (setto incompleto). Paradossalmente più sono grandi le comunicazioni, più il paziente non è cianotico. Trattamento: anche in questa circostanza siamo limitati in medicina veterinaria dalla sintomatologia grave in giovane eta’. Se si interviene la tecnica chirurgica e’ chiamata “arterial switch” con reimpianto delle coronarie. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere arteria femorale (arteriale) e singola atriale o bicava (venosa). 10 Tronco arterioso Descrizione: la persistenza del tronco presente in vita fetale fa sì che esista una sola arteria che si origina dalla base del cuore che include l’aorta, la polmonare e le coronarie. Nella forma di pseudotronco, l’arteria polmonare è presente ma ipoplastica o vestigiale. Per la sua morfologia è simile alla TOF. E’ stato riportato in cani di razza keeshond. Ne esistono di quattro tipi: Tipo 1: un tronco singolo polmonare e un’aorta singola che si originano dal tronco arterioso; Tipo 2: le arterie polmonari di destra e sinistra si originano insieme dalla porzione dorsale del tronco; Tipo 3: una o due arterie polmonari si originano indipendentemente da ciascuno lato del tronco Tipo 4: nessun’arteria polmonare si origina del tronco. La circolazione polmonare viene esclusivamente dalle arterie bronchiali. Quasi sempre è presente in concomitanza con un setto ventricolare incompleto. Esiste una sola valvola del tronco e siccome la circolazione polmonare offre la resistenza minore, il flusso tende ad andare preferenzialmente nei polmoni dove può creare in poco tempo segni di insufficienza cardiaca sinistra. La patofisiologia del tronco è simile a un ampio dotto arterioso pervio con shunt destro-sinistro. Trattamento: il trattamento in questi pazienti è complesso perchè si presentano con sintomatologia grave in giovane età quando le possibilità di intervento chirurgico sono limitate dalla taglia e dalla difficoltà in pazienti veterinari di intervenire ad una età così giovane. La cannulazione bypass per questa chirurgia può essere arteria femorale (arteriale) e bicava (venosa). Bibliografia Kittleson MD, Kienle RD. Small Animal Cardiovascular Medicine. St Louis: Mosby, Inc 1998 Orton EC, McCracken TO. Small Animal Thoracic Surgery. Malvern, PA: Williams and Wilkins 1995 Mavroudis C, Backer CL Pediatric Cardiac Surgery. 3rd edizione Philadelphia, PA: Mosby 2003 11 RIPARAZIONE O TRAPIANTO DELLE VALVOLE ATRIOVENTRICOLARI Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan La degenerazione mixomatosa delle valvole atrioventricolari è un processo degenerativo non associato a processo infiammatorio o infettivo. Rappresenta il 75 % delle patologie cardiache nel cane. Colpisce soprattutto cani di età superiore ai cinque anni tranne nel caso del cavalier king charles spaniel (CKCS) in cui è riconosciuto in età più giovane. Si presenta in molte razze tra cui: miniature schnauzer, cocker spaniel, chihuahua, fox terrier, dachshund, boston terrier. E’ tipico un soffio sistolico a livello dell’apice cardiaco sinistro. Indipendentemente dalla causa scatenante: degenerazione mixomatosa (più comune nel cane), processo infettivo o ischemico, valvola reumatica, la nefasta sequela di questi processi è un’ insufficienza della valvola che può interessare una o più componenti della struttura valvolare stessa. Le conseguenze devastanti si ripercuotono con il tempo sulle altre strutture cardiache sia nella parte sinistra che in quella destra portando per esempio ad ipertensione polmonare, dilatazione della parte destra fino ad insufficienza sinistra e destra. In aggiunta alla causa primaria dell’insufficienza mitrale è bene ricordare che l’overload di volume creatosi nel ventricolo sinistro porta in tutti i casi a vari gradi di dilatazione dell’ anello anulare rendendo ancora più pronunciata la rigurgitazione. Opzioni chirurgiche Esistono opinioni divergenti sui vantaggi del trapianto con valvola meccanica, valvola bioprostetica o riparazione della valvola. Da recenti pubblicazioni in medicina veterinaria sembra che quanto si verifica in medicina umana sia anche osservato in medicina veterinaria, tuttavia, la carenza di casi rende queste teorie solo ipotetiche. Dalla letteratura umana di fatto sappiamo che: il trapianto con valvole meccaniche offre risultati più duraturi e standardizzati ma comporta trattamento anticoagulante per il resto della vita del paziente (che comporta notevoli rischi soprattutto nel cane); mentre la valvola bioprostetica è minimamente trombogenica e preserva meglio la funzione miocardiaca. La riparazione della valvola offre il vantaggio di minimo danno alla struttura valvolare, limitato danno alla funzionalità cardiaca, meno rischio di infezione e tromboembolismo, ma con risultati variabili legati dell’abilità del chirurgo e l’impossibilità di usare queste tecniche in tutte le patologie valvolari. Nei casi in cui sia possibile usare una delle tecniche di riparazione, si dovrebbe optare per questa soluzione. Approccio Per accedere l’atrio sinistro, la toracotomia laterale sinistra nel quarto o quinto spazio permette la visualizzazione della valvola mitrale. Valvole meccaniche e bioprostetiche Il primo trapianto di valvola venne eseguito nel 1961, anche se in questi primi casi tutte le componenti della valvola venivano rimosse per evitare ostruzione della protesi con lo svantaggio non indifferente di destabilizzare in questo modo l’equilibrio miocardico. Anche se queste valvole riuscivano con successo a risolvere il problema della rigurgitazione, esse erano estremamente trombogeniche e richiedevano trattamento anticoagulante aggressivo. Nello stesso momento ci si accorse che la rimozione di tutte le strutture valvolari contribuiva a creare un ventricolo sinistro sferico e che si poteva facilmente ovviare a questo inconveniente mantenendo il lembo posteriore della valvola e le strutture di supporto. Le valvole bioprostetiche cominciarono a diffondersi come alternativa alle valvole meccaniche, ovviando a molte delle complicazioni delle mecchaniche, ma non garantendo una durata soddisfacente soprattutto in pazienti giovani. Nello stesso periodo tecniche di riparazione della valvola continuarono a diffondersi e perfezionarsi. Riparazione della valvola E’ forse la tecnica più antica in chirurgia cardiaca. Infatti, nel 1923 venne usata da Elliot Cutler per aprire una valvola stenotica. In realtà in questo caso si trattava soprattutto di un processo distruttivo piuttosto che ricostruttivo. Si deve attendere il 1960 per la prima riparazione di successo usando il bypass. In medicina veterinaria, negli anni, ci sono state sporadiche pubblicazioni sull’uso di valvole meccaniche e bioprostetiche, mentre la sola esperienza di una certa consistenza con le tecniche di riparazione si deve al lavoro di un gruppo giapponese che ha recentemente sottolineato i vantaggi della riparazione valvolare invece del trapianto. Bibliografia Savage EB, Bolling SF. Atlas of mitral valve repair. Philadelphia, PA: Lippincott Williams and Wilkins, 2006 Philadelphia Doty DB. Cardiac Surgery: Operative Technique. Mosby 1997 Braunwald E, Zipes DP, Libby P, Bonow R. Braunwald’s Heart Disease: A Textbook of Cardiovascular Medicine 7th edizione, Saunders 2004