Wittgenstein, il filosofo dei poeti

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Wolfgang Huemer
Wittgenstein, il filosofo dei poeti
Lunedì 2 aprile 2012 alle ore 18
presso il Cinema Astra
p.le Volta 3 – Parma
Moderatore: Italo Testa
Frege è il filosofo dei filosofi, Sartre l’idea che i media hanno di un intellettuale,
Bertrand Russell l’immagine che ogni negoziante ha del saggio… Ma Wittgenstein è
il filosofo dei poeti e dei compositori, dei drammaturghi e dei romanzieri, e delle
parti del suo grande Tractatus sono addirittura state tradotte in musica.
(Terry Eagleton, “My Wittgenstein”, in: Common Knowledge 3 (1994), pp. 153sgg.)
Dalla prefazione al Tractatus logico-filosoficus:
Questo libro, forse, lo comprenderà solo colui che già a sua volta abbia pensato i
pensieri ivi espressi – o, almeno, pensieri simili –. Esso non è, dunque, un manuale –.
Conseguirebbe il suo fine se procurasse piacere ad almeno uno che lo legga
comprendendolo.
Il libro tratta i problemi filosofici e mostra – credo – che la formulazione di questi
problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il
senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: tutto ciò che può essere detto si
può dire chiaramente; e su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
Il libro vuole, dunque, tracciare al pensiero un limite, o piuttosto – non al pensiero
stesso, ma all’espressione dei pensieri: ché, per tracciare un limite al pensiero, noi
dovremmo poter pensare ambo i lati di questo limite (dovremo, dunque, poter
pensare quel che pensare non si può).
Il limite non potrà, dunque, venire tracciato che nel linguaggio, e ciò che è oltre il
limite non sarà che nonsenso. […]
Se quest’opera ha un valore, il suo valore consiste in due cose. In primo luogo,
pensieri son qui espressi; e questo valore sarà tanto maggiore quanto meglio i
pensieri saranno espressi. Quanto più si sia còlto nel segno. – Qui so d’essere rimasto
ben sotto il possibile. Semplicemente poiché la mia forza è ímpari al cómpito. Possa
altri venire a far ciò meglio.
Invece, la verità dei pensieri qui comunicati mi sembra intangibile e irreversibile.
Io ritengo, dunque, d’avere definitivamente risolto nell’essenziale i problemi. E, se
qui non erro, il valore di quest’opera consiste allora, in secondo luogo, nel mostrare a
quanto poco valga l’essere questi problemi risolti.
(L. Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, ed. it. a cura di A. Conte, Torino: 1998, pp. 23 sgg.)
Dalla prefazione alle Ricerche filosofiche:
I pensieri che pubblico nelle pagine seguenti costituiscono il precipitato di
ricerche filosofiche che mi hanno tenuto occupato negli ultimi sedici anni. Essi
riguardano molti oggetti: il concetto di significato, di comprendere, di proposizione,
di logica, i fondamenti della matematica, gli stati di coscienza, e altre cose ancora.
Ho messo giù tutti questi pensieri sotto forma di osservazioni, di brevi paragrafi.
Alcuni di essi sono disposti in lunghe catene e trattano il medesimo soggetto; alcuni
altri cambiano bruscamente argomento, saltando da una ragione all’altra. – In
principio era la mia intenzione di raccogliere tutte queste cose in un libro, la cui
forma immaginavo di volta in volta diversa. Essenziale mi sembrava, in ogni caso,
che i pensieri dovessero procedere da un soggetto all’altro secondo una successione
naturale e continua.
Dopo diversi infelici tentativi di riunire in un tutto così fatto i risultati a cui ero
pervenuto, mi accorsi che la cosa non mi sarebbe mai riuscita, e che il meglio che
potessi scrivere sarebbe sempre rimasto soltanto allo stato di osservazioni
filosofiche; che non appena tentavo di costringere i miei pensieri in una direzione
facendo violenza alla loro naturale inclinazione, subito questi si deformavano. – E
ciò dipendeva senza dubbio dalla natura della stessa ricerca, che ci costringe a
percorrere una vasta regione di pensiero in lungo e in largo e in tutte le direzioni. –
Le osservazioni filosofiche contenute in questo libro sono, per così dire, una raccolta
di schizzi paesistici, nati da queste lunghe e complicate scorribande.
Gli stessi (o quasi gli stessi) punti furono avvicinati, sempre di nuovo, da direzioni
differenti, e sempre nuove immagini furono schizzate. Un gran numero di esse erano
state abbozzate in malo molo, o non riuscivano a cogliere le caratteristiche del
soggetto, contrassegnate com’erano da tutte le manchevolezze che rivelano il cattivo
disegnatore. E quando le scartai ne rimasero un certo numero, riuscite a metà, che
dovettero essere riordinate e spesso tagliate, in modo da poter dare all’osservatore
un’immagine del paesaggio. – Così questo libro è davvero soltanto un album. […]
Per più d’una ragione quello che pubblico qui avrà punti di contatto con quello
che altri oggi scrive. – Le mie osservazioni non portano nessun marchio di fabbrica
che le contrassegni come mie – così non intendo avanzare alcuna pretesa sulla loro
proprietà.
Le rendo pubbliche con sentimenti dubbiosi. Che a questo lavoro, nella sua
pochezza, e nell’oscurità del tempo presente, sia dato di gettar luce in questo o in
quel cervello, non è impossibile; ma che ciò avvenga non è certo probabile.
Non vorrei, con questo mio scritto, risparmiare ad altri la fatica di pensare. Ma, se
fosse possibile, stimolare qualcuno a pensare da sé.
Avrei preferito produrre un buon libro. Non è andato così; ma è ormai passato il
tempo in cui avrei potuto renderlo migliore.
(Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche, ed. it. a cura di M. Trinchero, Torino: 1999, pp. 3sgg.)
“Per una prefazione” (da un manoscritto)
Questo libro è scritto per coloro che guardano con amichevolezza allo spirito in
cui è scritto. […]
Infatti, se un libro è scritto per pochi soltanto, questo lo si vedrà proprio dal fatto
che saranno in pochi a capirlo. Il libro deve operare automaticamente la separazione
fra coloro che lo capiscono e coloro che non lo capiscono. […]
Se dico che il mio libro è destinato solo ad una piccola cerchia di persone (se così
la si può chiamare), non voglio dire, con questo, che, per me, tale cerchia sia l’élite
dell’umanità; sono però le persone cui mi rivolgo, e non perché migliori o peggiori
delle altre, ma perché formano la mia cerchia culturale, in certo modo sono gli
uomini dalla mia patria, a differenza degli altri che mi sono stranieri.
(L. Wittgenstein, Pensieri diversi, ed. it. a c. di M. Ranchetti, Milano: 1980, pp. 24, sgg.)
WOLFGANG HUEMER è ricercatore di Filosofia Teoretica presso l’Università di Parma. Ha
pubblicato The Constitution of Consciousness. A Study in Analytic Phenomenology
(Routledge, 2005) e numerosi articoli su Wittgenstein, sulla filosofia della mente, sulla
filosofia della letteratura e sulla filosofia austriaca. Ha curato vari volumi, tra cui The
Literary Wittgenstein (Routledge, 2004), tradotto in tedesco e in cinese.
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