la sessione inaugurale del congresso nazionale della fuci

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La sessione inaugurale del Congresso nazionale della Fuci
di Lorenzo Dardano
Nella meravigliosa cornice di Palazzo Gotico in Piazza Cavalli a Piacenza si è aperto il
sessantesimo congresso nazionale della FUCI. Dopo l’università, i giovani e i media, quest’anno
è stato il tema dell’economia a farla da padrone con un titolo accativante “Un’economia per
l’uomo: quali sfide per il futuro?”. E la città ha risposto come meglio non poteva dimostrando
grande partecipazione ed interesse sull’argomento. Presenti per la giornata inaugurale le più alte
cariche civili, militari e religiose della città: dal Prefetto Luigi Viana, al Questore Michele
Rosato, dagli assessori comunali Paolo Dosi e AnnaMaria Fellegara al Vescovo Gianni
Ambrosio. Oltre a questi un folto pubblico di fucini provenienti un po’ da tutt’Italia e tanti altri
ragazzi che per la prima volta si sono accostati a questo mondo. Una giornata introdotta dai due
presidenti nazionali Emanuele Bordello e Sara Martini che hanno voluto pubblicamente
ringraziare enti e istituzioni che nel corso di questi mesi si sono prodigati per allestire spazi e
saloni che ospiteranno i lavori fino a domenica 25.
La crisi economico-finanziaria è stata al centro del primo discussant del congresso ed ha visto su
tutti la partecipazione di Tommaso Padoa-Schioppa, già Ministro dell’Economia dal 2006 al
2008. Al tavolo erano presenti anche il prof. Marco Vivarelli, docente di Economia presso
l’Università Cattolica di Piacenza e di Padre Georg Sans, professore di Filosofia alla Pontificia
Università Gregoriana.
“La crisi che stiamo vivendo- ha esordito Padoa-Schioppa- è stata spesso paragonata a quella del
1929. Ci vollero circa 50 anni per comprendere quel fenomeno, ma noi ora non abbiamo tutto
questo tempo”. “Questa crisi è da assimilarsi ad un fenomeno sismico formato da tre strati: uno
superficiale che corrisponde al panico finanziario che conduce all’immobilità economica. Gli altri
strati, più profondi, sono rappresentati dallo scoppio della bolla finanziaria (cioè quando un bene
cresce di prezzo non solo perché ha un maggior valore, ma perché in molti pensano che crescerà
il valore e questo poi accade nella realtà) e infine da un modello di crescita fondato sul consumo
e sul debito.” Ciò che ha reso unica questa crisi, secondo Padoa-Schioppa, è stata proprio
l’interazione tra questi tre elementi e la sua durata nel tempo. “ Si tratta dunque di una crisi di una
particolare forma di economia di mercato contraddistinta da tre aspetti. Il primo di tipo
ideologico è legato all’idea secondo cui l’economia di mercato è comunque positiva. Il secondo
di tipo istituzionale, il cosiddetto “Nazionalismo Economico”: si parla sempre di un mercato
mondiale, ma le regole e soprattutto i poteri pubblici sono ancora “gelosi” della propria
economia. L’ultimo è invece di tipo psicologico. Parafrasando proprio il titolo di un libro scritto
dallo stesso ex ministro si tratta della “Veduta corta”. Una sorta di atteggiamento mentale tenuto
dai politici, ma anche da cittadini comuni che ostacola il progresso”. Cosa fare allora? “Occorre
operare su questi tre fattori, dando regole certe al mercato e facendo uno sforzo affinchè si creino
forme di governo dell’economia mondiale”. “La fase di panico è stata superata- ha concluso
Padoa-Schioppa- ma la crisi ancora no. Sarà superata quando l’economia sarà portata su un
terreno di crescita sostenibile da tutti i punti di vista (economico-finanziario, sociale e
ambientale)”. “Occorre fare propri i problemi, ma la sfida da vincere è adottare comportamenti
virtuosi, come ad esempio la scelta del lavoro. Una necessità certo, ma anche un qualcosa che
serva a sostenere ideali e valori che condividiamo”.
Ottica più analitica e scientifica quella del Prof. Vivarelli che nel corso della sua relazione dal
titolo “Rallentamento, Crisi, o…Declino”, ha sciorinato cifre, dati e statistiche provenienti
dall’OCSE di certo non incoraggianti per l’Italia. “Se la compariamo alle principali economie
europee e non, quella italiana negli ultimi 15 anni- ha detto Vivarelli- ha avuto una perdita di
reddito pro capite davvero vistosa così come rilevante è stato anche il calo dei tassi di crescita del
Pil”. La nostra crescita dalla metà degli anni ’90 è andato via via appiattendosi, fino ad arrivare a
dove è adesso. Un quadro certamente preoccupante e deteriorato quello fornito da Vivarelli che
ha mostrato come dai grafici risultino preoccupanti segni meno su attività brevettuali,
investimenti su informatica e sulla ricerca. “Ci vogliono quindi politiche di lungo periodo- ha
concluso Vivarelli- che superino proprio quella veduta corta di cui parlava Padoa-Schioppa”.
Un approccio più teorico è stato quello del gesuita Georg Sans che nella sua relazione ha fatto
una sorta di genesi del concetto di economia. Ripercorrendo Hegel e Marx, Sans ha spiegato che
l’economia è nata come disciplina di gestione della casa, diventando poi una disciplina
autonoma. Una carrellata la sua che è quindi partita dal passato con l’idea di economia come
società civile fino all’idea di sfida per il futuro nelle sue due accezioni di denaro e lavoro.
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