ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI
Le allergie e le intolleranze alimentari sono reazioni avverse ad alimenti provocate da meccanismi differenti:
le allergie hanno alla base meccanismi immunologici, le intolleranze meccanismi non immunologici. Sono un
problema molto sentito nella popolazione, e una delle cause più frequenti di consultazione di un allergologo.
Le manifestazioni cliniche delle allergie e delle intolleranze alimentari sono in parte simili, ed è molto
importante diagnosticarle e distinguerle correttamente. Infatti, le reazioni allergiche, proprio perchè è
coinvolto il sistema immunologico, possono essere più gravi, fino allo shock anafilattico, e manifestarsi in
forma grave anche dopo aver ingerito una piccolissima quantità dell’alimento, o addirittura dopo inalazione di
fumi o vapori dell’alimento stesso. Per questo il paziente deve essere adeguatamente istruito a prevenirle,
riconoscerle e gestirle al meglio. Al contrario, le reazioni di intolleranza sono dose-dipendenti, variano in
relazione alla quantità ingerita dell’alimento non tollerato, e di solito provocano sintomi meno gravi.
ALLERGIE ALIMENTARI
Le allergie alimentari possono manifestarsi già in età pediatrica, e spesso regrediscono con la crescita. Se
insorgono in età adulta tendono a persistere per tutta la vita. Secondo le stime più recenti ne soffrono circa il
5% dei bambini di età inferiore a 3 anni e circa il 4% della popolazione adulta. Tuttavia nella popolazione
generale la percezione globale di “allergia alimentare” è molto più elevata, e circa il 20% delle persone pensa
di soffrirne.
Alla base delle manifestazioni vi è una reazione immunologica mediata da anticorpi della classe IgE diretti
verso proteine presenti negli alimenti.
Il quadro clinico può essere di varia gravità e coinvolgere diversi organi e apparati. I sintomi vanno da lievi
disturbi a carico del cavo orale, a orticaria-angioedema, disturbi gastrointestinali come diarrea o vomito,
disturbi delle vie respiratorie come congestione nasale, broncospasmo o tosse, fino al quadro più grave dello
shock anafilattico.
Gli alimenti più frequentemente in causa nel bambino sono uovo, latte, arachidi; nell’adulto frutti, crostacei,
pesci, frutta secca, sesamo.
Una forma particolare di allergia, di solito con sintomi lievi ma molto diffusa, è la Sindrome Orale Allergica,
caratterizzata da disturbi a carico del cavo orale (prurito, bruciore, gonfiore) che si manifestano in soggetti
allergici a pollini quando mangiano alimenti vegetali che “cross reagiscono” con i pollini stessi a causa di
proteine comuni contenute sia nell’alimento sia nel polline. Gli alimenti più coinvolti sono la mela, il sedano,
il pomodoro, la pesca, il melone.
La diagnosi di allergia alimentare si effettua da parte dell’allergologo attraverso un percorso che richiede
competenze specifiche ed esperienza. Come detto più sopra, è importante distinguere tra allergia e
intolleranza.
Il punto di partenza è un’anamnesi approfondita che indaghi, oltre che sulle caratteristiche dei sintomi, sulle
modalità di insorgenza e sulla presenza di fattori individuali favorenti lo sviluppo di un’allergia. Indi, dopo la
visita clinica, si procede a test in vivo, ossia ai test allergometrici cutanei (prick test), e successivamente a
test in vitro per la ricerca nel siero del paziente degli anticorpi IgE specifici diretti contro l’alimento
sospettato. Questi test sono stati molto implementati negli ultimi anni con l’applicazione di nuove tecnologie
di diagnostica molecolare (Component Solved Diagnosis), che consentono di ricercare le IgE specifiche dirette
verso le singole componenti proteiche contenute in un alimento. Infatti, ogni alimento contiene proteine di
diverso tipo, e il tipo di proteina verso cui il paziente è sensibilizzato condiziona grandemente la gravità dei
sintomi. Se il paziente ha sviluppato anticorpi IgE verso proteine resistenti al calore e alla digestione gastrica i
sintomi sono più gravi, mentre se verso proteine termolabili e inattivabili dalla digestione gastrica i sintomi
sono di solito più lievi. L’identificazione del tipo di proteine cui il paziente è sensibilizzato permette
all’allergologo di fornire al paziente consigli più puntuali per la prevenzione, la gestione e il trattamento
dell’allergia.
Un esame in vitro di grande interesse diagnostico è il test di stimolazione dei basofili (BAT) che valuta la
reattività agli allergeni alimentari dei basofili ottenuti dal sangue periferico del paziente. Tale test però è
attualmente disponibile solo in alcuni centri altamente qualificati.
Con i mezzi diagnostici sopra descritti è possibile inquadrare e diagnosticare una quota elevata di allergie
alimentari. Nei casi dubbi in cui vi sia discordanza fra i risultati dei test eseguiti e le manifestazioni cliniche,
si può procedere al test di scatenamento orale in doppio cieco, considerato il gold standard per la diagnosi.
Questo test deve però essere eseguito in centri specialistici attrezzati anche a gestire eventuali reazioni
indesiderate.
INTOLLERANZE ALIMENTARI
Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse ad alimenti, dovute a meccanismi non immunologici di vario
tipo, come difetti enzimatici (ad esempio nell’intolleranza al lattosio, uno zucchero contenuto nel latte, vi è
carenza dell’enzima lattasi che consente la digestione del lattosio), o azioni farmacologiche di sostanze attive
presenti nell’alimento, come l’istamina o la tiramina, o meccanismi non ancora ben conosciuti come
nell’intolleranza ad additivi alimentari (bisolfiti, glutammato ecc).
I sintomi di solito sono localizzati all’apparato gastro-intestinale (senso di gonfiore, dolori addominali,
tensione), ma possono coinvolgere anche la cute, e assai più raramente altri apparati. Sono in parte simili a
quelli delle allergie alimentari, ma in genere meno gravi. Come detto più sopra, a differenza delle allergie, la
gravità varia in relazione alla quantità ingerita dell’alimento non tollerato.
Come per le allergie, la diagnosi delle intolleranze alimentari parte prima di tutto dall’esame clinico e
dall’anamnesi accurata. Indi i test diagnostici devono mirare a escludere la presenza di un’allergia
alimentare, e anche di eventuali altre condizioni che si presentano con sintomi simili e che possono
condizionare un malassorbimento gastrointestinale (come sindrome da intestino irritabile, gastrite, reflusso
gastroesofageo, diverticolite, calcolosi colecistica ecc). L’iter diagnostico comprende quindi le indagini già
citate per le allergie alimentari (prick test, ricerca delle IgE specifiche in vitro) e un insieme di indagini
internistiche che spesso richiedono la collaborazione con altri specialisti, come i gastroenterologi. Se il
sospetto diagnostico è di intolleranza al lattosio, si eseguirà il breath test specifico che valuta la presenza
nell’aria espirata di determinate sostanze che non sono metabolizzate a causa della carenza dell’enzima
lattasi. Se il sospetto è di intolleranza ad additivi alimentari, il paziente sarà sottoposto a un periodo di dieta
priva di additivi, e successivamente si potrà eseguire un test di provocazione orale con additivi.
Negli ultimi anni sono stati diffusi sul mercato numerosi test cosiddetti “alternativi” per le intolleranze
alimentari, a cui i pazienti ricorrono con sempre maggiore frequenza data la loro ampia disponibilità anche in
ambiente paramedico. Purtroppo, quando sottoposti a valutazione clinica attraverso metodologie scientifiche
controllate, questi test si sono dimostrati privi di validità e possibile causa di situazioni critiche di carenza di
alimenti essenziali in quanto, sulla base dei loro risultati, spesso ai pazienti vengono prescritte diete di
restrizione rigide e sbilanciate.
SINDROME SISTEMICA DA NICHEL
Una forma particolare di reazione avversa agli alimenti di natura immunologica, ancora poco conosciuta, è la
Sindrome Sistemica da Nichel (SNAS), che può presentarsi in soggetti con allergia al nichel.
Il nichel è una delle cause più frequenti di dermatite allergica da contatto in quanto è contenuto in moltissimi
manufatti. Questo metallo è presente anche in molti alimenti vegetali che lo assorbono dal terreno, e
l’ingestione di alimenti ricchi di nichel in alcuni casi può scatenare nei soggetti ad esso allergici anche sintomi
in apparati diversi dalla cute, come dolori addominali, diarrea o stipsi, flatulenza, meteorismo, a volte prurito
e orticaria, cefalea, astenia, aftosi ricorrente, configurando la SNAS (Systemic Nichel Allergy Syndrome).
Per la diagnosi di SNAS da nichel è necessario prima di tutto dimostrare l’esistenza di un’allergia al nichel
tramite i test cutanei (patch test). Successivamente si effettua una dieta con alimenti a basso contenuto di
nichel per un periodo di 2-3 settimane, valutando la risposta clinica; indi si può sottoporre il paziente a un
test di tolleranza orale con capsule predosate contenenti nichel, per verificare se si riproducono i sintomi. In
caso di positività si può prescrivere un vaccino desensibilizzante che, attraverso la somministrazione di dosi
crescenti di nichel, sembra essere in grado di ripristinare la tolleranza al nichel nei soggetti affetti da SNAS,
evitando così restrizioni dietetiche potenzialmente dannose per la salute.