Storia del Personaggio - ITIS G. Vallauri Velletri

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Storia del Personaggio
Lunedì 23 Febbraio 2009 11:26 - Ultimo aggiornamento Martedì 03 Marzo 2009 12:32
Giancarlo Vallauri è nato a Roma il 19 ottobre 1882.
Ufficiale di Stato della Reale Marina dal 1903, è stato capitano di vascello ed è morto nel 1957.
nel 1907 si laureò ingegnere industriale a Napoli, specializzato in elettrotecnica (1908). E' stato
assistente di elettrotecnica a Padova (1908) e a Napoli (1908 - 1914), incaricato di telegrafia e
magnetismo navale (1913 - 1916) a Napoli, titolare di elettrotecnica e direttore dell'Istituto
elettrotecnico e radiotelegrafico della Reale Marina a Livorno (1916 - 1922), ordinario di
elettrotecnica a Pisa (1923 - 1926), direttore del Centro radiotelegrafico di Coltano (1918 1923), professore di elettrotecnica (dal 1926), direttore del Reale Politecnico di Torino (I. E. N.
G. F) di Torino e presidente dell'Istituto Elettrotecnico Nazionale. E' stato presidente di reparto
del Consiglio Nazionale delle Ricerche, membro nazionale della Reale Accademia delle
Scienze di Torino, della Reale Accademia dei Lincei, della Pontificia Accademia delle Scienze,
socio della Società Italiana delle Scienze detta dei XL, accademico d'Italia dal 1929. Ha
compiuto studi sul ferromagnetismo, riassunti nei due lavori fondamentali "Magnetizzazione del
ferro per effetto di due campi ortogonali" e "Misura del lavoro di isteresi del ferro in un campo
magnetico; ha inventato il duplicatore magnetico di frequenza a sottrazione magnetica; ha dato
per primo una teoria analitica del funzionamento dei tubi elettronici; ha effettuato la prima
misura oggettiva e quantitativa del campo elettromagnetico di segnali transoceanici; ha dato
grande impulso allo studio delle alte frequenze in Italia; ha effettuato inoltre numerosi studi sul
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funzionamento del triodo formulando la cosiddetta equazione di Vallauri Ha pubblicato
numerose memorie scientifiche. Ha pubblicato numerose memorie scientifiche. Nel 1916 ebbe il
premio Marco Grassi dell'Accademia delle Scienze di Napoli e nel 1925 il premio Jona
dell'Associazione Elettrotecnica Italiana.
Il Triodo e l'Equazione di Vallauri.
Tubo termoelettronico a tre elettrodi, derivato dal diodo per l'aggiunta di un terzo elettrodo
discontinuo detto griglia, tra il catodo e l'anodo. Il passaggio dal diodo al triodo ha segnato un
progresso determinante nello sviluppo dei tubi termoelettronici: col triodo si veniva peraltro a
disporre, per la prima volta di un dispositivo capace di amplificare deboli segnali elettrici.
L'invenzione del transistore ha via via limitato sempre più i campi di impiego del triodo e dei tubi
termoelettrici in generale, attualmente usati in apparati radiotrasmittenti di grande potenza. Nel
primo triodo realizzato da L. De Forest nel 1907, l'anodo era piano e la griglia era una
serpentina metallica: prevalse poi la forma ad elettrodi concentrici con la griglia costituita da un
filo metallico avvolto ad elica. Il triodo viene indicato con un simbolo del tipo di figura A, se il
catodo è un filamento incandescente (triodo a riscaldamento diretto), oppure con un simbolo del
tipo di figura B se l'elettrodo emettitore di elettroni è costituito da un catodo riscaldato da un
filamento (triodo a riscaldamento indiretto). Applicando una differenza di potenziale V tra griglia
e catodo, si viene a modificare il regime di conduzione elettronica nello spazio anodo - catodo.
Se la differenza di potenziale è positiva, il campo elettrico griglia - catodo annulla parzialmente
l'effetto della carica spaziale intorno al catodo, sicché il flusso degli elettroni verso l'anodo
risulta facilitato; a parità di tensione anodica V l'intensità della corrente anodica I cresce al
crescere di V sino al valore di saturazione I (in tale condizione tutti gli elettroni emessi dal
catodo raggiungono l'anodo). Se la tensione di griglia V è negativa, una parte più o meno
grande degli elettroni viene respinta verso il catodo; a parità di tensione di anodica V l'intensità
della corrente anodica I decresce al diminuire di V sino a che nessun elettrone riesce più a
superare la griglia e I s'annulla. La conduttanza interna e la resistenza interna vengono
espresse in Siemens ed in Ohm: rispettivamente la conduttanza mutua è solitamente espressa
in mA / V, e in tal caso prende di pendenza del triodo; il coefficiente di amplificazione e
l'intraeffetto sono naturalmente grandezze adimensionate. Come si verifica immediatamente si
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ha m = rS = S / g. In forma differenziale l'equazione della Superficie caratteristica del triodo si
può scrivere nella seguente forma: dI = gdV+ VdV. Poiché una vasta gamma di valori di I i
parametri r, S, m possono considerarsi costanti (zona lineare del triodo) la precedente
equazione differenziale, limitatamente a tale zona, può essere sostituita dall'equazione in
termini finiti: Di = (DVa + mDVg) / ra Questa relazione conosciuta come EQUAZIONE DI VALLAURI, mostra tra l'altro che una
variazione di Vg produce un effetto m volte più grande di quello prodotto da un uguale
variazione di Va: questo fatto giustifica il nome di coefficiente di amplificazione dato al
parametro m. Alla grandezza Vi = Va + mVg si dà il nome di tensione globale del triodo. Nello
studio in regime dinamico, vale a dire in presenza di segnali variabili, l'equazione di Vallauri
consente la sostituzione del triodo con i bipoli lineari serie o parallelo detti circuiti equivalenti
differenziali del triodo, in quanto i valori di tensione e di intensità di corrente in esso sono del
tutto corrispondenti alle variazioni delle analoghe grandezze del triodo, nell'ipotesi di linearità,
valida per segnali di piccola ampiezza.
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