Febbraio 2011 n. 4 La scienza migliore è quella che cambia la nostra concezione dell'universo e del posto che occupiamo in esso, aiutandoci a capire e adattarci ai cambiamenti che vanno oltre il nostro controllo SCIENCE NEWS Non si conosce a fondo una scienza finché non se ne conosce la storia Auguste Comte EDITORIALE Per ora i piani di caccia alla balena nell'Antartico sono sospesi. Lo ha deciso il Giappone: l'azione di contrasto della flotta della Sea Shepherd è stata tanto efficace da costringere il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano, a decretare lo stop. Per ora. Tatsuya Nakaoku, un funzionario dell'Agenzia della pesca nipponica, ha annunciato il rientro anticipato della flotta baleniera al fine di garantire la sicurezza delle navi. Il Sol Levante, uno dei tre paesi in cui questa caccia è permessa, ha introdotto il concetto di «caccia ai fini scientifici» (e con il pretesto della “importante tradizione culturale” della caccia ai cetacei) per aggirare la moratoria internazionale del 1986, sostenendo di aver diritto a valutare l'impatto delle balene sull'industria della pesca. La flotta nell'Antartico, composta da un equipaggio di 180 persone su quattro navi, ha lasciato il Giappone lo scorso anno con il proposito di catturare 850 balenottere entro marzo. Ora tutto è bloccato. E' una prima vittoria degli ambientalisti della Sea Shepherd. Le navi Bob Barker e Gojira , a cui si è aggiunta da poco la Steve Irving, da gennaio inseguono le baleniere che, per distaccarle, si sono spinte verso l'America del Sud. Tutto fermo, almeno per ora. Quando le baleniere rientreranno in porto, la flottiglia degli anarchici del mare resteranno là, di vedetta. Secondo Andrea Gordon, responsabile della Bob Barker, la Nisshin Maru, l'ultima nave stabilimento baleniera esistente al mondo, è diventata un rimasuglio di un'epoca in cui gli esseri umani massacravano le balene in numeri sconcertanti, riducendo animali magnifici a parti per l'uso da parte delle persone. Viene considerata una nave malvagia che incute un senso di tragedia incombente, che non deve avere posto nel XXI secolo. Gli ambientalisti sono consapevoli di aver salvato la vita a molte foche e pinguini el’intenzione di salvarne altri è sempre più forte. L’intenzione di ciascuna delle campagne della Sea Shepherd in difesa delle balene in Antartide, è quella di portare all’estinzione la Nisshin Maru in modo tale che le balene siano più vicine ad avere, finalmente, un santuario. IL PESCE BLOB Il pesce blob, è un pesce appartenente alla famiglia Psychrolutidae. Questa specie vive nell'Oceano Pacifico sudoccidentale, nelle acque costiere australiane meridionali, a una profondità compresa tra i 600 e i 1.200 metri. Attualmente è a rischio di estinzione a causa della pesca a strascico sui fondali (metodo di pesca che consiste nel trascinare una rete da pesca sul fondo del mare). Questo pesce ha un corpo flaccido, poco compresso ai fianchi, una testa grossa e occhi grandi. Le pinne sono ampie e arrotondate. La livrea è semplice: tutto il corpo è grigio rosato, chiazzato di bruno. La bocca e le labbra sono bianco-rosate. La carne di questo pesce è costituita per la maggior parte da una massa gelatinosa di densità leggermente inferiore a quella dell'acqua, che gli permette di galleggiare sopra il fondale senza sprecare energie nuotando. Raggiunge una lunghezza massima di 30 cm. La mancanza di massa muscolare non costituisce un problema per l'alimentazione, dal momento che ingerisce qualsiasi materia commestibile che gli galleggi davanti. Gaia Papinutto F. V. PERCHE’ RIDIAMO? La ristat è la diretta conseguenza dei sentimenti che proviamo in un determinato momento ed è un linguaggio universale presente anche in altre specie animali come per esempio le scimmie. Charles Darwin, celebre per aver formulato la teoria sull’evoluzione delle specie animali e vegetali, disse “sia negli uomini che nei primati la risata è legata ad un atteggiamento giocoso, anche se in questi ultimi è sempre prodotto da un contatto fisico, come il solletico o la finta lotta”. Ognuno di noi ha una risata diversa, che può essere un segno distintivo: chi emette acuti stridii, chi cornacchia, chi gorgheggia, chi fa fatica ad emettere suoni e chi invece ha una risata fortemente contagiosa. Ma quando ridiamo? E perché? In genere ridiamo quando siamo sereni, di buon umore, allegri. Se ascoltiamo una bella battuta, ridiamo. Se vediamo qualcosa particolarmente divertente, ridiamo. Ci sono anche cause fisiche che possono facilitare una sana risata, per esempio il solletico o l’inalazione di ossido di azoto (gas esilarante). Ridere fa bene all’umore ma anche al fisico, infatti alcuni studi hanno dimostrato un miglioramento della salute quando le persone ammalate sono state esposte a stimoli umoristici, che li fanno ridere. Possiamo pertanto dire che il riso è spesso una delle migliori medicine, senza controindicazioni. Anastasia Muin Febbraio 2011 n. 4 L’AURORA BOREALE L'aurora polare, spesso denominata aurora boreale o australe a seconda dell'emisfero in cui avviene, è un fenomeno ottico dell'atmosfera caratterizzato da bande luminose di colore rosso-verde-azzurro, detti archi aurorali. Il fenomeno è causato dalla collisione tra particelle cariche (protoni ed elettroni) di origine solare (vento solare) con la ionosfera terrestre (atmosfera tra i 100-500 km). Tali particelle caricano gli atomi dell'atmosfera che scaricandosi emettono luce di varie lunghezze d'onda. A causa della geometria del campo magnetico terrestre, le aurore sono visibili in due ristrette fasce attorno ai poli magnetici della terra. L'aurora boreale è visibile anche in zone meno vicine ai poli, come la Scozia, o molte zone dell'Australia. Le aurore sono più intense e frequenti durante periodi di intensa attività solare. L'origine dell'aurora si trova a 149 milioni di km dalla Terra, sul Sole. Le particelle energetiche emesse dal Sole, viaggiano nello spazio formando il vento solare. Questo si muove attraverso lo spazio interplanetario (400-800 km/s), trascinando con sé parte del campo magnetico solare. Il vento solare, interagendo con il campo magnetico terrestre (magnetosfera), lo distorce creando una sorta di "bolla" magnetica. La magnetosfera terrestre funziona come uno “scudo”, schermando la Terra dall'impatto diretto con le particelle cariche che compongono il vento solare. È da notare che le zone artiche, possedendo una protezione magnetica minore, risultano le più esposte a questo fenomeno. Le aurore sono più intense quando sono in corso tempeste magnetiche causate da una forte attività delle macchie solari. Si formano prevalentemente a un'altitudine di 100 km sopra la superficie terrestre. La forma di un'aurora polare è molto varia. Archi e brillanti raggi di luce iniziano a 100 km sopra la superficie terrestre e si estendono verso l'alto lungo il campo magnetico, per centinaia di chilometri. Gli archi possono essere molto sottili, quasi immobili e poi iniziare a muoversi e torcersi. Dopo la mezzanotte, l'aurora può prendere una forma a macchie e ognuna di quest’ultime lampeggia quasi ogni 10 secondi fino all'alba. La maggior parte della luce visibile in un'aurora è di un giallo verdognolo, ma a volte i raggi possono diventare rossi in cima e lungo il bordo inferiore. In occasioni molto rare, la luce del sole può colpire la parte superiore dei raggi creando un debole colore blu. Più raramente l'aurora può essere rosso sangue da cima a fondo. I particolari colori di un'aurora dipendono da quali gas sono presenti nell'atmosfera, dal loro stato elettrico e dall'energia delle particelle che li colpiscono. L'ossigeno atomico è responsabile del colore verde, l'ossigeno molecolare per il rosso. L'azoto causa il colore blu. A volte, durante l'apparizione di un'aurora, si possono sentire suoni, in genere assomigliano a sibili, si tratta di suoni elettrofonici, un fenomeno che si può manifestare, molto raramente, durante l'apparizione di bolidi. L'origine di questi suoni è ancora mal compresa, si ritiene che sia dovuta a perturbazioni del campo magnetico terrestre locale causate da un'aumentata ionizzazione dell'atmosfera sovrastante. Daniel Demere e Davide Schiraldi IL MISTERO DI LOCH NESS Il mostro di Loch Ness, soprannominato anche Nessie, è una creatura leggendaria che vivrebbe nel Loch Ness, un lago della Scozia. Non esiste alcuna prova dell'esistenza del cosiddetto "mostro" e alcune foto che lo ritrarrebbero sono dimostrate false o non sono ritenute particolarmente significative dal punto di vista scientifico. Il primo avvistamento di questo mostro lacustre risale al 1590, quando il monaco irlandese San Columba descrive, nella sua Vita Sancti Columbae, il funerale di un abitante delle coste del lago ucciso da una "selvaggia bestia marina" che egli scacciò con le preghiere. Alcuni avvistamenti, in cui la sagoma era confusa, sarebbero avvenuti anche sulla terraferma, a partire dal 1930. Una delle testimonianze più influenti riguardo al mostro è "La foto del chirurgo" scattata da Robert Kenneth Wilson nei pressi di Invermoriston con l'ausilio dell'amico Maurice Chambers il 19 aprile 1934, rivelatasi in seguito un falso. Gli ultimi avvistamenti o testimonianze di un certo rilievo e riportate dai mass media risalgono agli anni ottanta del XX secolo. Avvistamenti recenti si sono avuti il 26 maggio 2007 ad opera di Gordon Holmes, un tecnico di laboratorio che ha filmato una sagoma nuotare nel lago, mentre l'ultimo risale a fine agosto 2009, ad opera di Jason Cooke. La maggior parte della comunità scientifica degli zoologi pensa che il "mostro" semplicemente non esista, perché nessun avvistamento o ritrovamento di tracce, resti animali al di sopra di ogni ragionevole dubbio è stato mai documentato e la piramide alimentare di un lago relativamente piccolo come il Loch Ness non potrebbe sostenere la vita di una famiglia di predatori delle dimensioni del presunto mostro. Per tentare di controbattere i dubbi relativi all'alimentazione della creatura è stata avanzata l'ipotesi che vuole l'esistenza di un canale segreto che colleghi il lago al Mare del Nord. Questa teoria spiegherebbe anche l'assenza di ossa e altri resti sul fondale del lago. Non vi sono tuttavia prove dell'esistenza di canali che conducono al mare. L'ipotesi che riscuote più successo fra i sostenitori dell'esistenza del "mostro" è che si tratti di uno o più plesiosauri sopravvissuti in qualche modo all'estinzione. Bisogna precisare che, in ogni caso, la creatura non si potrebbe comunque definire un dinosauro, poiché i rettili marini dell'era mesozoica erano solo "parenti" dei dinosauri. Alcuni sostenitori dell'esistenza del mostro affermano che vi sono testimonianze in cui Nessie sarebbe stata vista entrare in acqua con prede cacciate sulla terraferma, e che questo starebbe ad indicare che non si ciba (o almeno non in via esclusiva) di pesce, mentre riguardo agli spazi, essa in tal modo non avrebbe a disposizione solo il piccolo Loch Ness ma anche la terraferma, dove avrebbe potuto rifugiarsi. Le pinne però indicherebbero che Nessie è un animale marino, e quindi avrebbe avuto bisogno di ritornare almeno periodicamente in acqua. Gli scettici fanno tuttavia notare che un animale della stazza di un dinosauro assai difficilmente potrebbe passare inosservato sulla terraferma e che nessuna testimonianza finora è risultata effettivamente credibile Victoria Basso Febbraio 2011 n. 4 IL GIGANTE CON GLI ANELLI Saturno è il sesto pianeta del Sistema solare in ordine di distanza dal Sole ed il secondo pianeta più massiccio, dopo Giove. Saturno è classificato come gigante gassoso. È composto principalmente di idrogeno e in piccole proporzioni di elio. Il nucleo è circondato da uno spesso strato di idrogeno metallico e quindi di uno strato esterno gassoso. Le velocità del vento nella atmosfera di Saturno possono raggiungere 1800 km/h. Saturno ha un esteso e vistoso sistema di anelli, che consiste principalmente in particelle di ghiacci e polveri di silicati. Della sessantina di lune conosciute che orbitano intorno al pianeta, Titano è l'unica luna del Sistema solare ad avere un'atmosfera significativa. Il momento migliore per osservare Saturno e i suoi anelli è quando l’inclinazione del pianeta è di 180° e si trova quindi nella parte di cielo opposta al Sole. In tutti questi casi il diametro di Saturno è troppo piccolo per poterlo percepire ad occhio nudo e il pianeta apparirà sempre come un punto. Saturno appare visibilmente schiacciato ai poli. Questa forma è il risultato della sua rapida rotazione e della sua composizione chimica. Saturno è anche l'unico pianeta del sistema solare con una densità media inferiore a quella dell'acqua: solo 0,69 g/cm3. Saturno orbita attorno al Sole ad una distanza media di 1,427 miliardi di chilometri, percorrendo una rivoluzione completa in 29,458 anni terrestri. Alla sua distanza, la luce del Sole appare 100 volte meno intensa rispetto alle misure effettuate da Terra. Con una massa pari a 95,181 volte e un volume pari a 744 volte quello terrestre, Saturno è il secondo pianeta più grande del sistema solare dopo Giove. Il periodo di rotazione di Saturno sul proprio asse varia a seconda della quota; gli strati superiori, nelle regioni equatoriali, impiegano 10,23378 ore a compiere un giro completo, mentre nucleo e mantello ruotano in 10,67597 ore. L'atmosfera di Saturno mostra bande simili a quelle di Giove, ma molto più deboli e più larghe vicino all'equatore. Le formazioni atmosferiche (macchie e nubi) sono così deboli da non essere mai state osservate prima dell'arrivo delle sonde Voyager. Sono state trovate tempeste di forma ovale dalla lunga vita e molto simili a quelle di Giove. Nel 1990 il Telescopio Spaziale Hubble osservò un'enorme nube bianca vicino all'equatore del pianeta, e un'altra fu osservata nel 1994. Negli anni ottanta le due sonde del Programma Voyager fotografarono una struttura esagonale presente nei pressi del polo nord del pianeta, che è stata osservata anche dalla sonda Cassini. Sono inoltre presenti cicloni, soprattutto alle alte latitudini, dalla durata relativamente breve e dalle dimensioni massime di circa 1200 km. Saturno possiede un elevato numero di satelliti naturali: 61 di cui se ne conoscono 49 tra confermati e probabili, 12 dei quali scoperti solo nel 2005 grazie al telescopio giapponese Subaru; solo 30 sono attualmente dotati di nomi propri. Il satellite saturniano più interessante è di gran lunga Titano, l'unico satellite del sistema solare a possedere una densa atmosfera. Gli anelli sono influenzati dai movimenti dei satelliti, che causano marcate divisioni o lacune, e l'interazione mareale con Saturno porta effetti perturbanti sulle orbite dei satelliti minori. Gli anelli planetari sono composti da milioni di piccoli oggetti ghiacciati, della grandezza che varia dal micrometro al metro, orbitanti attorno al pianeta sul suo piano equatoriale, e organizzati in un anello piatto. Poiché l'asse di rotazione di Saturno è inclinato rispetto al suo piano orbitale, anche gli anelli risultano inclinati. Gli anelli iniziano ad un'altezza di circa 6600 km dalla sommità delle nubi di Saturno e si estendono fino a 120 000 km, poco meno di un terzo della distanza Terra-Luna. Il loro spessore è mediamente pari ad appena 10 metri. Gli anelli sono divisi in sette fasce, separate da delle divisioni che sono quasi vuote. L'organizzazione in fasce e divisioni risulta da una complessa dinamica ancora non ben compresa, ma nella quale giocano sicuramente un ruolo i cosiddetti satelliti pastori, lune di Saturno che orbitano all'interno o subito fuori dell'anello. L'origine degli anelli è sconosciuta. Ci sono due ipotesi principali: che siano il risultato della distruzione di un satellite di Saturno, ad opera di una collisione con una cometa o con un altro satellite, oppure che siano un "avanzo" del materiale da cui si formò Saturno che non è riuscito ad assemblarsi in un corpo unico. Nell'ottobre del 2009 grazie al telescopio spaziale Spitzer, è stato scoperto il più grande anello di Saturno mai osservato prima di oggi. Pur essendo molto esteso questo anello è rilevabile solo nello spettro infrarosso, perché non riflette la luce visibile. Andrea Cragnolini IL RE DEI GHIACCI A RISCHIO ESTINZIONE NEL 2050 Lo scioglimento dei ghiacci impedirebbe alle femmine gravide di cibarsi a sufficienza per partorire cuccioli sani. Secondo uno studio canadese, il fenomeno sarebbe sempre più critico. Gli orsi polari potrebbero estinguersi entro il 2050, è questa la conclusione a cui è arrivato un gruppo di ricercatori dell'Univestità di Alberta, in Canada, secondo i quali tra circa mezzo secolo il 73 % degli esemplari femmina non riusciranno a dare alla luce i propri cuccioli. Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, la causa di questo fenomeno sarebbe, tanto per cambiare, il surriscaldamento del pianeta. Lo scioglimento dei ghiacci impedirebbe infatti alle femmine in gravidanza di rimanere sul pack per quattro mesi prima di partorire e cibarsi a sufficienza per dare alla luce cuccioli sani. Già dieci anni fa, questo problema riguardava il 28 per cento delle femmine gravide; ora la situazione si sarebbe fatta ancora più critica. Anastasia Muin L’ALLINEAMENTO DEI PIANETI Osservando dalla Terra, accade periodicamente che due o più pianeti del sistema solare per effetto della prospettiva, appaiano vicini in cielo. In astronomia si parla di “congiunzioni”. La vicinanza è solo apparente, dato che la distanza dei pianeti da noi è diversa. Inoltre è impossibile che si verifichi un allineamento perfetto che porti tutti gli otto pianeti a sovrapporsi, perché le loro orbite sono leggermente inclinate le une rispetto alle altre. Proprio per questo, quando si parla di allineamenti si intende che alcuni pianeti si trovano raggruppati in una zona del cielo relativamente piccola. Alla fine di aprile del 2000, i cinque pianeti visibili a occhio nudo (Marte, Saturno, Giove, Mercurio e Venere), si sono trovati compresi in uno spicchio di cielo ampio circa 25°. Se andiamo più indietro nel tempo, nel 1962 gli stessi pianeti si sono trovati raggruppati in 16° e nel 2040 in poco più di 8°. Malgrado ciò che si legge su internet, gli allineamenti dei pianeti non produrranno alcun effetto rilevabile sul nostro pianeta. Anna Mattioni Febbraio 2011 n. 4 IL FANTASMA DI AZZURRINA Questa è una leggenda da brivido, una storia tramandata oralmente per tre secoli, e parla di una bambina scomparsa prematuramente all’età di sei anni nei meandri di un castello in provincia di Rimini, il castello di Montebello. Guendalina Malatesta, il suo reale nome, era albina. La superstizione popolare del tempo collegava l'albinismo alla stregoneria, per questo il padre aveva deciso di farla sempre scortare da un paio di guardie e, per proteggerla, non la faceva mai uscire sola da casa. Vano fu anche il disperato tentativo della madre di tingerle i capelli con pigmenti naturali, che, a causa della malattia, lasciavano soltanto un velo azzurro nella candida chioma, da qui il soprannome di Azzurrina. La leggenda narra che il 21 giugno del 1375, nel giorno del solstizio d'estate, Azzurrina giocava nel castello con una palla di stracci mentre fuori infuriava un temporale, a un certo punto la palla rotolò giù nelle segrete, la bambina per seguirla cadde anche lei. Si sentì gridare, le guardie accorsero nel locale entrando dall'unico ingresso esistente, ma non trovarono traccia della bambina. Il suo corpo non fu più ritrovato. Si racconta che il fantasma della bambina sia rimasto intrappolato nel castello e che torni a farsi sentire nel solstizio d'estate ogni cinque anni, e la data deve finire per zero o per cinque. Nel 1989 il castello è stato restaurato e aperto al pubblico; da quel momento vari gruppi di parapsicologi si sono susseguiti all’interno per catturare la presenza di Azzurrina, e ci sono riusciti, registrando su nastro una voce di bambina, che, piangendo disperata, chiama mamma. Fantasia, realtà o sola suggestione? Chiara Forgiarini IL CAVLIERE D’ITALIA Il Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) è un uccello di palude della famiglia dei Recurvirostridi. Gli adulti sono lunghi circa 37 cm e pesano da 140 a 180 grammi. Le sue zampe sono lunghissime e in volo sporgono oltre la coda; la parte inferiore del corpo è bianca mentre il dorso e le ali sono neri. Maschio e femmina risultano molto simili; le macchie nere, di dimensioni variabili che ornano il corpo e la nuca nel piumaggio nuziale, essendo meno visibili nella femmina, permettono di distinguere i due sessi. Il cavaliere d’Italia nidifica nell’Europa meridionale, in alcune zone dell’Europa centrale, in gran parte dell’Africa, nelle regioni meridionali ed orientali dell’Asia, dell’Australia, in Nuova Zelanda ed in America. È un uccello migratore, ma le sue migrazioni non hanno grande espansione. In Italia è più frequente in primavera rispetto all’autunno. È un uccello socievole. Al di fuori del periodo degli amori, in cui si formano le coppie, il cavaliere d’Italia vive in piccoli gruppi. Anche durante il periodo della riproduzione, le coppie non si allontanano e nidificano in piccole colonie. Cammina con passo leggero ed elegante, ma le zampe lunghe fanno sembrare questa sua andatura un po’ barcollante. Si alza in volo battendo rapidamente le ali, ma quando ha raggiunto una certa quota vola tranquillamente tenendo le lunghe zampe distese all’indietro. È tipico delle zone paludose dove si nutre di insetti e delle loro larve, di molluschi e di altri piccoli animali. Il nido è costruito a terra con dei ramoscelli e dell'argilla. La femmina depone da fine aprile a fine maggio 3-4 uova di colore giallo-verde, macchiate di bruno scuro. L'incubazione dura 25-26 giorni e, insieme all'allevamento della prole (che dura circa un mese) viene effettuata da entrambi i genitori. Irene Spiz LA IENA La iena macchiata (Crocuta crocuta) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia degli Hyaenidae. Disprezzata dall'uomo per la sua predilezione a nutrirsi di carogne, la iena in realtà è un'abile cacciatrice, capace di catturare prede di notevoli dimensioni. È diffusa nelle savane e nei territori selvaggi dell'Africa sub sahariana. La iena macchiata è facilmente riconoscibile dalle natiche basse e dalla schiena inclinata, con la parte anteriore del corpo più sviluppata rispetto a quella posteriore. Un tratto distintivo di quest’animale è l’andatura sgraziata. L'efficienza dell'apparato cardiocircolatorio e il cuore di grandi dimensioni aumenta la loro capacità di resistenza alla fatica. Durante gli inseguimenti, sono state cronometrate velocità superiori ai 50 km/h. Sono buone nuotatrici, capaci di controllare il loro galleggiamento e di muoversi sul fondo degli stagni. Le dimensioni che può raggiungere quest’animale sono 125-150 cm; l'altezza al garrese 75-90 cm. Il peso dei maschi varia tra i 45 e i 68 kg e quello delle femmine tra i 50 e 78 kg. La pelliccia ha un colore bruno giallastro, con macchie nere. La testa è massiccia, con il muso più scuro, che deve la sua particolare forma alla possente mascella e ai forti denti, capaci di frantumare anche le ossa più dure. Questo animale è inoltre dotato di un olfatto e un udito molto sviluppati: spiccano per dimensione i padiglioni auricolari esterni grandi e dalla forma rotondeggiante. Le iene si riuniscono in clan matriarcali di dimensioni variabili, con un numero eguale di maschi e femmine e in cui, pur non esistendo un vero capo, vengono rispettate senza eccezioni le gerarchie. La iena macchiata partorisce da uno a tre cuccioli, già sviluppati alla nascita, all'interno di tane scavate dalla madre. A volte piccoli di femmine diverse convivono nella stessa tana, ma riconoscono perfettamente la voce della madre. La iena è il principale spazzino presente sul nostro pianeta. Si nutre di carogne che trova sul suo cammino lasciando solo le corna. La iena macchiata è il carnivoro più vorace che si conosca: in un solo pasto può divorare cibo per oltre un terzo del suo peso (più di 20 kg di carne!), in media mangia 2-3 kg di carne al giorno ma può rimanere una settimana intera a digiuno. La iena macchiata è un'ottima cacciatrice di gruppo in grado d'abbattere anche prede molto grandi, come zebre ed antilopi. Per la verità qualche volta le iene si prendono la loro rivincita, circondando in gruppo il leone che banchetta e costringendolo a sloggiare. Federico Miserini Febbraio 2011 n. 4 IL LIBRO DIGITALE Un e-book è un libro in formato elettronico. Si tratta quindi di un file consultabile su computer, telefonini di ultima generazione, palmari ed appositi lettori digitali. Tutte le azioni che in un normale libro cartaceo sono immediate e scontate, come ad esempio, lo scorrere le pagine o l'inserimento di un segnalibro possono essere emulate dal software del dispositivo di lettura. Il libro elettronico, nell'imitare quello cartaceo, approfitta ovviamente dei vantaggi offerti dalla sua natura digitale, che risiedono principalmente nelle possibilità di essere un ipertesto e inglobare elementi multimediali, e nella possibilità di utilizzare dizionari o vocabolari contestuali. Le piattaforme di distribuzione di eBook permettono di mettere il libro in vendita in uno o più negozi on-line. La prima piattaforma di distribuzione italiana è stata Stealth; successivamente si sono aggiunti Edigita, Bookrepublic e la piattaforma di Telecom Italia. Un eBook reading dovrebbe essere dotato di una fonte autonoma di energia, avere dimensioni e peso simili a quelle di un libro cartaceo, permettere la lettura in condizioni ambientali simili a quelle in cui può essere letto un normale libro cartaceo. Tenendo conto di queste caratteristiche, possiamo suddividere i vari dispositivi hardware disponibili sul mercato in Tablet PC, palmari e lettori dedicati. Il Tablet PC è un computer portatile a cui sono aggiunte diverse funzionalità hardware, come la possibilità di ruotare lo schermo di 180° in modo da renderlo simile, nel modo d'uso, ad un blocco per gli appunti; è previsto anche l'uso di un pennino che, tramite software opportunamente predisposto, consente di interagire con lo schermo. I Palmari sono dispositivi che grazie alle ridotte dimensioni possono essere facilmente trasportati; si sono arricchiti di funzionalità soprattutto per quello che riguarda il campo multimediale. La potenza di calcolo e la capacità di memoria che offrono sono tali da permettere di portarsi dietro centinaia di libri e leggere anche gli eBook più complessi. I principali limiti di questi dispositivi sono da ricercare nelle dimensioni dello schermo. I Lettori di e-book sono tutti quei dispositivi appositamente progettati per essere dei lettori di eBook. Esistono già in commercio diversi dispositivi di questo genere, come l'eReader iLiad di iRex Technologies, il Kindle di Amazon, il Cybook della francese Bookeen o il Sony PRS-505. Valentino Fadi Direttore responsabile prof.ssa Vuerich Fabiana Redazione Fornasiere Damiano, Galante Alessandro, Tonino Eleonora, Rumiz Francesco, Crnigoj Gabriele, Mugani Alessandro, Cragnolini Andrea, Fabbro Marco, Fadi Valentino, Missana Nico, Tessitori Alessandro, Zilli Sabrina, Casani Federico, Giavitto Andrea, Tassara Catalina, Demere Daniel, Schiraldi Davide, Basso Victoria, Forgiarini Chiara, Mattioni Anna, Miserini Federico, Papinutto Gaia, Spiz Irene