Febbraio 2011 n. 4
La scienza migliore è quella che cambia la nostra concezione dell'universo e del posto che occupiamo in esso, aiutandoci a capire e adattarci ai cambiamenti
che vanno oltre il nostro controllo
SCIENCE NEWS
Non si conosce a fondo una scienza finché non se ne
conosce la storia
Auguste Comte
EDITORIALE
Per ora i piani di caccia alla balena nell'Antartico
sono sospesi. Lo ha deciso il Giappone: l'azione di
contrasto della flotta della Sea Shepherd è stata tanto
efficace da costringere il portavoce del governo di
Tokyo, Yukio Edano, a decretare lo stop. Per ora.
Tatsuya Nakaoku, un funzionario dell'Agenzia della
pesca nipponica, ha annunciato il rientro anticipato
della flotta baleniera al fine di garantire la sicurezza
delle navi. Il Sol Levante, uno dei tre paesi in cui
questa caccia è permessa, ha introdotto il concetto di
«caccia ai fini scientifici» (e con il pretesto della
“importante tradizione culturale” della caccia ai
cetacei) per aggirare la moratoria internazionale del
1986, sostenendo di aver diritto a valutare l'impatto
delle balene sull'industria della pesca. La flotta
nell'Antartico, composta da un equipaggio di 180
persone su quattro navi, ha lasciato il Giappone lo
scorso anno con il proposito di catturare 850
balenottere entro marzo. Ora tutto è bloccato. E' una
prima vittoria degli ambientalisti della Sea Shepherd.
Le navi Bob Barker e Gojira , a cui si è aggiunta da
poco la Steve Irving, da gennaio inseguono le
baleniere che, per distaccarle, si sono spinte verso
l'America del Sud. Tutto fermo, almeno per ora.
Quando le baleniere rientreranno in porto, la
flottiglia degli anarchici del mare resteranno là, di
vedetta. Secondo Andrea Gordon, responsabile della
Bob Barker, la Nisshin Maru, l'ultima nave
stabilimento baleniera esistente al mondo, è
diventata un rimasuglio di un'epoca in cui gli esseri
umani massacravano le balene in numeri
sconcertanti, riducendo animali magnifici a parti per
l'uso da parte delle persone. Viene considerata una
nave malvagia che incute un senso di tragedia
incombente, che non deve avere posto nel XXI
secolo. Gli ambientalisti sono consapevoli di aver
salvato la vita a molte foche e pinguini el’intenzione
di salvarne altri è sempre più forte. L’intenzione di
ciascuna delle campagne della Sea Shepherd in
difesa delle balene in Antartide, è quella di portare
all’estinzione la Nisshin Maru in modo tale che le
balene siano più vicine ad avere, finalmente, un
santuario.
IL PESCE BLOB
Il pesce blob, è un pesce appartenente alla famiglia Psychrolutidae. Questa specie
vive nell'Oceano Pacifico sudoccidentale, nelle acque costiere australiane
meridionali, a una profondità compresa tra i 600 e i 1.200 metri. Attualmente è a
rischio di estinzione a causa della pesca a strascico sui fondali (metodo di pesca che
consiste nel trascinare una rete da pesca sul fondo del mare). Questo pesce ha un
corpo flaccido, poco compresso ai fianchi, una testa grossa e occhi grandi. Le pinne
sono ampie e arrotondate. La livrea è semplice: tutto il corpo è grigio rosato,
chiazzato di bruno. La bocca e le labbra sono bianco-rosate. La carne di questo pesce
è costituita per la maggior parte da una massa gelatinosa di densità leggermente
inferiore a quella dell'acqua, che gli permette di galleggiare sopra il fondale senza
sprecare energie nuotando. Raggiunge una lunghezza massima di 30 cm. La
mancanza di massa muscolare non costituisce un problema per l'alimentazione, dal
momento che ingerisce qualsiasi materia commestibile che gli galleggi davanti.
Gaia Papinutto
F. V.
PERCHE’ RIDIAMO?
La ristat è la diretta conseguenza dei sentimenti che proviamo in un determinato momento ed è un
linguaggio universale presente anche in altre specie animali come per esempio le scimmie. Charles
Darwin, celebre per aver formulato la teoria sull’evoluzione delle specie animali e vegetali, disse “sia
negli uomini che nei primati la risata è legata ad un atteggiamento giocoso, anche se in questi ultimi è
sempre prodotto da un contatto fisico, come il solletico o la finta lotta”. Ognuno di noi ha una risata
diversa, che può essere un segno distintivo: chi emette acuti stridii, chi cornacchia, chi gorgheggia,
chi fa fatica ad emettere suoni e chi invece ha una risata fortemente contagiosa. Ma quando ridiamo?
E perché? In genere ridiamo quando siamo sereni, di buon umore, allegri. Se ascoltiamo una bella
battuta, ridiamo. Se vediamo qualcosa particolarmente divertente, ridiamo. Ci sono anche cause
fisiche che possono facilitare una sana risata, per esempio il solletico o l’inalazione di ossido di azoto
(gas esilarante). Ridere fa bene all’umore ma anche al fisico, infatti alcuni studi hanno dimostrato un
miglioramento della salute quando le persone ammalate sono state esposte a stimoli umoristici, che li
fanno ridere. Possiamo pertanto dire che il riso è spesso una delle migliori medicine, senza
controindicazioni.
Anastasia Muin
Febbraio 2011 n. 4
L’AURORA BOREALE
L'aurora polare, spesso denominata aurora
boreale o australe a seconda dell'emisfero in
cui avviene, è un fenomeno ottico
dell'atmosfera caratterizzato da bande luminose
di colore rosso-verde-azzurro, detti archi
aurorali. Il fenomeno è causato dalla collisione
tra particelle cariche (protoni ed elettroni) di
origine solare (vento solare) con la ionosfera
terrestre (atmosfera tra i 100-500 km). Tali
particelle caricano gli atomi dell'atmosfera che
scaricandosi emettono luce di varie lunghezze
d'onda. A causa della geometria del campo
magnetico terrestre, le aurore sono visibili in
due ristrette fasce attorno ai poli magnetici
della terra. L'aurora boreale è visibile anche in
zone meno vicine ai poli, come la Scozia, o
molte zone dell'Australia. Le aurore sono più
intense e frequenti durante periodi di intensa
attività solare. L'origine dell'aurora si trova a
149 milioni di km dalla Terra, sul Sole. Le
particelle energetiche emesse dal Sole,
viaggiano nello spazio formando il vento
solare. Questo si muove attraverso lo spazio
interplanetario (400-800 km/s), trascinando
con sé parte del campo magnetico solare. Il
vento solare, interagendo con il campo
magnetico terrestre (magnetosfera), lo distorce
creando una sorta di "bolla" magnetica. La
magnetosfera terrestre funziona come uno
“scudo”, schermando la Terra dall'impatto
diretto con le particelle cariche che
compongono il vento solare. È da notare che le
zone artiche, possedendo una protezione
magnetica minore, risultano le più esposte a
questo fenomeno. Le aurore sono più intense
quando sono in corso tempeste magnetiche
causate da una forte attività delle macchie
solari. Si formano prevalentemente a
un'altitudine di 100 km sopra la superficie
terrestre. La forma di un'aurora polare è
molto varia. Archi e brillanti raggi di luce
iniziano a 100 km sopra la superficie terrestre
e si estendono verso l'alto lungo il campo
magnetico, per centinaia di chilometri. Gli
archi possono essere molto sottili, quasi
immobili e poi iniziare a muoversi e torcersi.
Dopo la mezzanotte, l'aurora può prendere
una forma a macchie e ognuna di
quest’ultime lampeggia quasi ogni 10
secondi fino all'alba. La maggior parte della
luce visibile in un'aurora è di un giallo
verdognolo, ma a volte i raggi possono
diventare rossi in cima e lungo il bordo
inferiore. In occasioni molto rare, la luce del
sole può colpire la parte superiore dei raggi
creando un debole colore blu. Più raramente
l'aurora può essere rosso sangue da cima a
fondo. I particolari colori di un'aurora
dipendono da quali gas sono presenti
nell'atmosfera, dal loro stato elettrico e
dall'energia delle particelle che li colpiscono.
L'ossigeno atomico è responsabile del colore
verde, l'ossigeno molecolare per il rosso.
L'azoto causa il colore blu. A volte, durante
l'apparizione di un'aurora, si possono sentire
suoni, in genere assomigliano a sibili, si
tratta di suoni elettrofonici, un fenomeno che
si può manifestare, molto raramente, durante
l'apparizione di bolidi. L'origine di questi
suoni è ancora mal compresa, si ritiene che
sia dovuta a perturbazioni del campo
magnetico terrestre locale causate da
un'aumentata ionizzazione dell'atmosfera
sovrastante.
Daniel Demere e Davide Schiraldi
IL MISTERO DI LOCH NESS
Il mostro di Loch Ness, soprannominato anche Nessie, è una creatura leggendaria che vivrebbe nel
Loch Ness, un lago della Scozia. Non esiste alcuna prova dell'esistenza del cosiddetto "mostro" e
alcune foto che lo ritrarrebbero sono dimostrate false o non sono ritenute particolarmente
significative dal punto di vista scientifico. Il primo avvistamento di questo mostro lacustre risale al
1590, quando il monaco irlandese San Columba descrive, nella sua Vita Sancti Columbae, il funerale
di un abitante delle coste del lago ucciso da una "selvaggia bestia marina" che egli scacciò con le
preghiere. Alcuni avvistamenti, in cui la sagoma era confusa, sarebbero avvenuti anche sulla
terraferma, a partire dal 1930. Una delle testimonianze più influenti riguardo al mostro è "La foto del
chirurgo" scattata da Robert Kenneth Wilson nei pressi di Invermoriston con l'ausilio dell'amico
Maurice Chambers il 19 aprile 1934, rivelatasi in seguito un falso. Gli ultimi avvistamenti o
testimonianze di un certo rilievo e riportate dai mass media risalgono agli anni ottanta del XX secolo.
Avvistamenti recenti si sono avuti il 26 maggio 2007 ad opera di Gordon Holmes, un tecnico di
laboratorio che ha filmato una sagoma nuotare nel lago, mentre l'ultimo risale a fine agosto 2009, ad
opera di Jason Cooke. La maggior parte della comunità scientifica degli zoologi pensa che il
"mostro" semplicemente non esista, perché nessun avvistamento o ritrovamento di tracce, resti
animali al di sopra di ogni ragionevole dubbio è stato mai documentato e la piramide alimentare di un
lago relativamente piccolo come il Loch Ness non potrebbe sostenere la vita di una famiglia di
predatori delle dimensioni del presunto mostro. Per tentare di controbattere i dubbi relativi
all'alimentazione della creatura è stata avanzata l'ipotesi che vuole l'esistenza di un canale segreto che
colleghi il lago al Mare del Nord. Questa teoria spiegherebbe anche l'assenza di ossa e altri resti sul
fondale del lago. Non vi sono tuttavia prove dell'esistenza di canali che conducono al mare. L'ipotesi
che riscuote più successo fra i sostenitori dell'esistenza del "mostro" è che si tratti di uno o più
plesiosauri sopravvissuti in qualche modo all'estinzione. Bisogna precisare che, in ogni caso, la
creatura non si potrebbe comunque definire un dinosauro, poiché i rettili marini dell'era mesozoica
erano solo "parenti" dei dinosauri. Alcuni sostenitori dell'esistenza del mostro affermano che vi sono
testimonianze in cui Nessie sarebbe stata vista entrare in acqua con prede cacciate sulla terraferma, e
che questo starebbe ad indicare che non si ciba (o almeno non in via esclusiva) di pesce, mentre
riguardo agli spazi, essa in tal modo non avrebbe a disposizione solo il piccolo Loch Ness ma anche
la terraferma, dove avrebbe potuto rifugiarsi. Le pinne però indicherebbero che Nessie è un animale
marino, e quindi avrebbe avuto bisogno di ritornare almeno periodicamente in acqua. Gli scettici
fanno tuttavia notare che un animale della stazza di un dinosauro assai difficilmente potrebbe passare
inosservato sulla terraferma e che nessuna testimonianza finora è risultata effettivamente credibile
Victoria Basso
Febbraio 2011 n. 4
IL GIGANTE CON GLI ANELLI
Saturno è il sesto pianeta del Sistema solare in ordine di distanza dal Sole ed il secondo pianeta più
massiccio, dopo Giove. Saturno è classificato come gigante gassoso. È composto principalmente di
idrogeno e in piccole proporzioni di elio. Il nucleo è circondato da uno spesso strato di idrogeno
metallico e quindi di uno strato esterno gassoso. Le velocità del vento nella atmosfera di Saturno
possono raggiungere 1800 km/h. Saturno ha un esteso e vistoso sistema di anelli, che consiste
principalmente in particelle di ghiacci e polveri di silicati. Della sessantina di lune conosciute che
orbitano intorno al pianeta, Titano è l'unica luna del Sistema solare ad avere un'atmosfera significativa.
Il momento migliore per osservare Saturno e i suoi anelli è quando l’inclinazione del pianeta è di 180°
e si trova quindi nella parte di cielo opposta al Sole. In tutti questi casi il diametro di Saturno è troppo
piccolo per poterlo percepire ad occhio nudo e il pianeta apparirà sempre come un punto. Saturno
appare visibilmente schiacciato ai poli. Questa forma è il risultato della sua rapida rotazione e della sua
composizione chimica. Saturno è anche l'unico pianeta del sistema solare con una densità media
inferiore a quella dell'acqua: solo 0,69 g/cm3. Saturno orbita attorno al Sole ad una distanza media di
1,427 miliardi di chilometri, percorrendo una rivoluzione completa in 29,458 anni terrestri. Alla sua
distanza, la luce del Sole appare 100 volte meno intensa rispetto alle misure effettuate da Terra. Con
una massa pari a 95,181 volte e un volume pari a 744 volte quello terrestre, Saturno è il secondo
pianeta più grande del sistema solare dopo Giove. Il periodo di rotazione di Saturno sul proprio asse
varia a seconda della quota; gli strati superiori, nelle regioni equatoriali, impiegano 10,23378 ore a
compiere un giro completo, mentre nucleo e mantello ruotano in 10,67597 ore. L'atmosfera di Saturno
mostra bande simili a quelle di Giove, ma molto più deboli e più larghe vicino all'equatore. Le
formazioni atmosferiche (macchie e nubi) sono così deboli da non essere mai state osservate prima
dell'arrivo delle sonde Voyager. Sono state trovate tempeste di forma ovale dalla lunga vita e molto
simili a quelle di Giove. Nel 1990 il Telescopio Spaziale Hubble osservò un'enorme nube bianca vicino
all'equatore del pianeta, e un'altra fu osservata nel 1994. Negli anni ottanta le due sonde del Programma
Voyager fotografarono una struttura esagonale presente nei pressi del polo nord del pianeta, che è stata
osservata anche dalla sonda Cassini. Sono inoltre presenti cicloni, soprattutto alle alte latitudini, dalla
durata relativamente breve e dalle dimensioni massime di circa 1200 km. Saturno possiede un elevato
numero di satelliti naturali: 61 di cui se ne conoscono 49 tra confermati e probabili, 12 dei quali
scoperti solo nel 2005 grazie al telescopio giapponese Subaru; solo 30 sono attualmente dotati di nomi
propri. Il satellite saturniano più interessante è di gran lunga Titano, l'unico satellite del sistema solare a
possedere una densa atmosfera. Gli anelli sono influenzati dai movimenti dei satelliti, che causano
marcate divisioni o lacune, e l'interazione mareale con Saturno porta effetti perturbanti sulle orbite dei
satelliti minori. Gli anelli planetari sono composti da milioni di piccoli oggetti ghiacciati, della
grandezza che varia dal micrometro al metro, orbitanti attorno al pianeta sul suo piano equatoriale, e
organizzati in un anello piatto. Poiché l'asse di rotazione di Saturno è inclinato rispetto al suo piano
orbitale, anche gli anelli risultano inclinati. Gli anelli iniziano ad un'altezza di circa 6600 km dalla
sommità delle nubi di Saturno e si estendono fino a 120 000 km, poco meno di un terzo della distanza
Terra-Luna. Il loro spessore è mediamente pari ad appena 10 metri. Gli anelli sono divisi in sette fasce,
separate da delle divisioni che sono quasi vuote. L'organizzazione in fasce e divisioni risulta da una
complessa dinamica ancora non ben compresa, ma nella quale giocano sicuramente un ruolo i
cosiddetti satelliti pastori, lune di Saturno che orbitano all'interno o subito fuori dell'anello. L'origine
degli anelli è sconosciuta. Ci sono due ipotesi principali: che siano il risultato della distruzione di un
satellite di Saturno, ad opera di una collisione con una cometa o con un altro satellite, oppure che siano
un "avanzo" del materiale da cui si formò Saturno che non è riuscito ad assemblarsi in un corpo unico.
Nell'ottobre del 2009 grazie al telescopio spaziale Spitzer, è stato scoperto il più grande anello di
Saturno mai osservato prima di oggi. Pur essendo molto esteso questo anello è rilevabile solo nello
spettro infrarosso, perché non riflette la luce visibile.
Andrea Cragnolini
IL RE DEI GHIACCI A RISCHIO
ESTINZIONE NEL 2050
Lo scioglimento dei ghiacci impedirebbe alle
femmine gravide di cibarsi a sufficienza per
partorire cuccioli sani. Secondo uno studio
canadese, il fenomeno sarebbe sempre più critico.
Gli orsi polari potrebbero estinguersi entro il 2050,
è questa la conclusione a cui è arrivato un gruppo
di ricercatori dell'Univestità di Alberta, in Canada,
secondo i quali tra circa mezzo secolo il 73 % degli
esemplari femmina non riusciranno a dare alla luce
i propri cuccioli. Secondo lo studio pubblicato
sulla rivista Nature Communications, la causa di
questo fenomeno sarebbe, tanto per cambiare, il
surriscaldamento del pianeta. Lo scioglimento dei
ghiacci impedirebbe infatti alle femmine in
gravidanza di rimanere sul pack per quattro mesi
prima di partorire e cibarsi a sufficienza per dare
alla luce cuccioli sani. Già dieci anni fa, questo
problema riguardava il 28 per cento delle femmine
gravide; ora la situazione si sarebbe fatta ancora
più critica.
Anastasia Muin
L’ALLINEAMENTO DEI PIANETI
Osservando
dalla
Terra,
accade
periodicamente che due o più pianeti del
sistema solare per effetto della prospettiva,
appaiano vicini in cielo. In astronomia si
parla di “congiunzioni”. La vicinanza è solo
apparente, dato che la distanza dei pianeti da
noi è diversa. Inoltre è impossibile che si
verifichi un allineamento perfetto che porti
tutti gli otto pianeti a sovrapporsi, perché le
loro orbite sono leggermente inclinate le une
rispetto alle altre. Proprio per questo, quando
si parla di allineamenti si intende che alcuni
pianeti si trovano raggruppati in una zona del
cielo relativamente piccola. Alla fine di
aprile del 2000, i cinque pianeti visibili a
occhio nudo (Marte, Saturno, Giove,
Mercurio e Venere), si sono trovati compresi
in uno spicchio di cielo ampio circa 25°. Se
andiamo più indietro nel tempo, nel 1962 gli
stessi pianeti si sono trovati raggruppati in
16° e nel 2040 in poco più di 8°. Malgrado
ciò che si legge su internet, gli allineamenti
dei pianeti non produrranno alcun effetto
rilevabile sul nostro pianeta.
Anna Mattioni
Febbraio 2011 n. 4
IL FANTASMA DI AZZURRINA
Questa è una leggenda da brivido, una storia tramandata oralmente per tre
secoli, e parla di una bambina scomparsa prematuramente all’età di sei
anni nei meandri di un castello in provincia di Rimini, il castello di
Montebello. Guendalina Malatesta, il suo reale nome, era albina. La
superstizione popolare del tempo collegava l'albinismo alla stregoneria,
per questo il padre aveva deciso di farla sempre scortare da un paio di
guardie e, per proteggerla, non la faceva mai uscire sola da casa. Vano fu
anche il disperato tentativo della madre di tingerle i capelli con pigmenti
naturali, che, a causa della malattia, lasciavano soltanto un velo azzurro
nella candida chioma, da qui il soprannome di Azzurrina. La leggenda
narra che il 21 giugno del 1375, nel giorno del solstizio d'estate,
Azzurrina giocava nel castello con una palla di stracci mentre fuori
infuriava un temporale, a un certo punto la palla rotolò giù nelle segrete,
la bambina per seguirla cadde anche lei. Si sentì gridare, le guardie
accorsero nel locale entrando dall'unico ingresso esistente, ma non
trovarono traccia della bambina. Il suo corpo non fu più ritrovato. Si
racconta che il fantasma della bambina sia rimasto intrappolato nel
castello e che torni a farsi sentire nel solstizio d'estate ogni cinque anni, e
la data deve finire per zero o per cinque. Nel 1989 il castello è stato
restaurato e aperto al pubblico; da quel momento vari gruppi di
parapsicologi si sono susseguiti all’interno per catturare la presenza di
Azzurrina, e ci sono riusciti, registrando su nastro una voce di bambina,
che, piangendo disperata, chiama mamma. Fantasia, realtà o sola
suggestione?
Chiara Forgiarini
IL CAVLIERE D’ITALIA
Il Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) è un uccello di palude della famiglia dei
Recurvirostridi. Gli adulti sono lunghi circa 37 cm e pesano da 140 a 180 grammi. Le sue zampe
sono lunghissime e in volo sporgono oltre la coda; la parte inferiore del corpo è bianca mentre il
dorso e le ali sono neri. Maschio e femmina risultano molto simili; le macchie nere, di dimensioni
variabili che ornano il corpo e la nuca nel piumaggio nuziale, essendo meno visibili nella femmina,
permettono di distinguere i due sessi. Il cavaliere d’Italia nidifica nell’Europa meridionale, in
alcune zone dell’Europa centrale, in gran parte dell’Africa, nelle regioni meridionali ed orientali
dell’Asia, dell’Australia, in Nuova Zelanda ed in America. È un uccello migratore, ma le sue
migrazioni non hanno grande espansione. In Italia è più frequente in primavera rispetto all’autunno.
È un uccello socievole. Al di fuori del periodo degli amori, in cui si formano le coppie, il cavaliere
d’Italia vive in piccoli gruppi. Anche durante il periodo della riproduzione, le coppie non si
allontanano e nidificano in piccole colonie. Cammina con passo leggero ed elegante, ma le zampe
lunghe fanno sembrare questa sua andatura un po’ barcollante. Si alza in volo battendo rapidamente
le ali, ma quando ha raggiunto una certa quota vola tranquillamente tenendo le lunghe zampe
distese all’indietro. È tipico delle zone paludose dove si nutre di insetti e delle loro larve, di
molluschi e di altri piccoli animali. Il nido è costruito a terra con dei ramoscelli e dell'argilla. La
femmina depone da fine aprile a fine maggio 3-4 uova di colore giallo-verde, macchiate di bruno
scuro. L'incubazione dura 25-26 giorni e, insieme all'allevamento della prole (che dura circa un
mese) viene effettuata da entrambi i genitori.
Irene Spiz
LA IENA
La iena macchiata (Crocuta crocuta) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia degli Hyaenidae.
Disprezzata dall'uomo per la sua predilezione a nutrirsi di carogne, la iena in realtà è un'abile cacciatrice, capace
di catturare prede di notevoli dimensioni. È diffusa nelle savane e nei territori selvaggi dell'Africa sub sahariana.
La iena macchiata è facilmente riconoscibile dalle natiche basse e dalla schiena inclinata, con la parte anteriore
del corpo più sviluppata rispetto a quella posteriore. Un tratto distintivo di quest’animale è l’andatura sgraziata.
L'efficienza dell'apparato cardiocircolatorio e il cuore di grandi dimensioni aumenta la loro capacità di resistenza
alla fatica. Durante gli inseguimenti, sono state cronometrate velocità superiori ai 50 km/h. Sono buone
nuotatrici, capaci di controllare il loro galleggiamento e di muoversi sul fondo degli stagni. Le dimensioni che
può raggiungere quest’animale sono 125-150 cm; l'altezza al garrese 75-90 cm. Il peso dei maschi varia tra i 45 e
i 68 kg e quello delle femmine tra i 50 e 78 kg. La pelliccia ha un colore bruno giallastro, con macchie nere. La
testa è massiccia, con il muso più scuro, che deve la sua particolare forma alla possente mascella e ai forti denti,
capaci di frantumare anche le ossa più dure. Questo animale è inoltre dotato di un olfatto e un udito molto
sviluppati: spiccano per dimensione i padiglioni auricolari esterni grandi e dalla forma rotondeggiante. Le iene si
riuniscono in clan matriarcali di dimensioni variabili, con un numero eguale di maschi e femmine e in cui, pur
non esistendo un vero capo, vengono rispettate senza eccezioni le gerarchie. La iena macchiata partorisce da uno
a tre cuccioli, già sviluppati alla nascita, all'interno di tane scavate dalla madre. A volte piccoli di femmine
diverse convivono nella stessa tana, ma riconoscono perfettamente la voce della madre. La iena è il principale
spazzino presente sul nostro pianeta. Si nutre di carogne che trova sul suo cammino lasciando solo le corna. La
iena macchiata è il carnivoro più vorace che si conosca: in un solo pasto può divorare cibo per oltre un terzo del
suo peso (più di 20 kg di carne!), in media mangia 2-3 kg di carne al giorno ma può rimanere una settimana
intera a digiuno. La iena macchiata è un'ottima cacciatrice di gruppo in grado d'abbattere anche prede molto
grandi, come zebre ed antilopi. Per la verità qualche volta le iene si prendono la loro rivincita, circondando in
gruppo il leone che banchetta e costringendolo a sloggiare.
Federico Miserini
Febbraio 2011 n. 4
IL LIBRO DIGITALE
Un e-book è un libro in formato elettronico. Si tratta quindi di un file consultabile su
computer, telefonini di ultima generazione, palmari ed appositi lettori digitali. Tutte le
azioni che in un normale libro cartaceo sono immediate e scontate, come ad esempio, lo
scorrere le pagine o l'inserimento di un segnalibro possono essere emulate dal software del
dispositivo di lettura. Il libro elettronico, nell'imitare quello cartaceo, approfitta ovviamente
dei vantaggi offerti dalla sua natura digitale, che risiedono principalmente nelle possibilità
di essere un ipertesto e inglobare elementi multimediali, e nella possibilità di utilizzare
dizionari o vocabolari contestuali. Le piattaforme di distribuzione di eBook permettono di
mettere il libro in vendita in uno o più negozi on-line. La prima piattaforma di distribuzione
italiana è stata Stealth; successivamente si sono aggiunti Edigita, Bookrepublic e la
piattaforma di Telecom Italia. Un eBook reading dovrebbe essere dotato di una fonte
autonoma di energia, avere dimensioni e peso simili a quelle di un libro cartaceo, permettere
la lettura in condizioni ambientali simili a quelle in cui può essere letto un normale libro
cartaceo. Tenendo conto di queste caratteristiche, possiamo suddividere i vari dispositivi
hardware disponibili sul mercato in Tablet PC, palmari e lettori dedicati. Il Tablet PC è un
computer portatile a cui sono aggiunte diverse funzionalità hardware, come la possibilità di
ruotare lo schermo di 180° in modo da renderlo simile, nel modo d'uso, ad un blocco per gli
appunti; è previsto anche l'uso di un pennino che, tramite software opportunamente
predisposto, consente di interagire con lo schermo. I Palmari sono dispositivi che grazie alle
ridotte dimensioni possono essere facilmente trasportati; si sono arricchiti di funzionalità
soprattutto per quello che riguarda il campo multimediale. La potenza di calcolo e la
capacità di memoria che offrono sono tali da permettere di portarsi dietro centinaia di libri e
leggere anche gli eBook più complessi. I principali limiti di questi dispositivi sono da
ricercare nelle dimensioni dello schermo. I Lettori di e-book sono tutti quei dispositivi
appositamente progettati per essere dei lettori di eBook. Esistono già in commercio diversi
dispositivi di questo genere, come l'eReader iLiad di iRex Technologies, il Kindle di
Amazon, il Cybook della francese Bookeen o il Sony PRS-505.
Valentino Fadi
Direttore responsabile
prof.ssa Vuerich Fabiana
Redazione
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