Close window to return to IVIS Enciclopedia della Nutrizione clinica del c a n e Pascale Pibot Medico Veterinario, Scientific Publishing Manager, Royal Canin Communication Group Vincent Biourge Medico Veterinario, Capo del Nutritional Research Program, Royal Canin Research Center Denise Elliott Medico Veterinario, Direttore del Scientific Communications, Royal Canin USA This book is reproduced in the IVIS website with the permission of Royal Canin. IVIS thanks Royal Canin for their support. Sean DELANEY BS, MS, DVM, Dipl ACVN Andrea FASCETTI DVM, PhD, Dipl ACVIM, Dipl ACVN Denise ELLIOTT BVSc (Hons) PhD Dipl ACVIM, Dipl ACVN La nutrizione dei cani in condizioni critiche - Fisiopatologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 455 - Indicazioni per il supporto nutrizionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 455 - Esami supplementari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 456 - Determinazione dell’approccio migliore circa il sostegno della nutrizione : alberi delle decisioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 459 5 - Nutrizione enterale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 459 6 - Alimentazione paraenterale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 466 7 - Complicazioni legate all’alimentazione enterale o paraenterale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 472 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 475 Informazioni Nutrizionali Royal Canin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 476 453 Condizioni critiche 1 2 3 4 La nutrizione dei cani in condizioni critiche Sean J. DELANEY BS, MS, DVM, Dip ACVN Il Dr. Delaney ha conseguito un Bachelor degree in Zoology presso la University of California, Santa Barbara, un Master degree in Nutrition ed un Doctorate degree in Veterinary Medicine presso la University of California, Davis. Ha ottenuto il titolo di Diplomate of the American College of Veterinary Nutrition dopo aver portato a termine un periodo di residenza in nutrizione clinica presso la UC Davis. Attualmente è Assistant Clinical Professor presso il Veterinary Medical Teaching Hospital della UC Davis. È anche il fondatore della Davis Veterinary Medical Consulting, Prof. Corp., specializzata in consulenze nutrizionali per l’industria degli alimenti per animali da compagnia. Andrea J. FASCETTI VMD, PhD, Dip ACVIM & ACVN La Dottoressa Andrea Fascetti si è laureata presso la University of Pennsylvania School of Veterinary Medicine. Dopo la laurea ha portato a termine un periodo di internato e di residenza in medicina presso l’Animal Medical Center di New York City. Ha conseguito un dottorato in nutrizione presso la University of California, Davis. È Diplomate of the American College of Veterinary Internal Medicine e dell’ American College of Veterinary Nutrition. Attualmente è Associate Professor of Nutrition presso la University of California, Davis. È anche caposervizio del Nutrition Support Service del Veterinary Medical Teaching Hospital della University of California, Davis. I suoi attuali interessi di ricerca sono il metabolismo degli oligoelementi nel cane e nel gatto, il miglioramento degli alimenti per animali da compagnia e la biodisponibilità ed il metabolismo della taurina nel cane. Denise A. ELLIOTT BVSc (Hons) PhD Dipl. ACVIM, Dip ACVN La Dottoressa Denise Elliott si è laureata presso la University of Melbourne ottenendo un Bachelor in Veterinary Science with Honors nel 1991. Dopo aver portato a termine un periodo di internato in Small Animal Medicine and Surgery presso la University of Pennsylvania, si è trasferita alla University of California-Davis dove ha effettuato un periodo di residenza in Small Animal Medicine, un fellowship in Renal Medicine and Hemodialysis, ed una residenza in Small Animal Clinical Nutrition. Ha ricevuto la board certification dell’American College of Veterinary Internal Medicine nel 1996 e dell’American College of Veterinary Nutrition nel 2001. La University of CaliforniaDavis le ha assegnato un PhD in Nutrition nel 2001 per il suo lavoro sull’analisi dell’impedenza bioelettrica a multifrequenza in cani e gatti sani. Attualmente è Director of Scientific Communications della Royal Canin USA. I Condizioni critiche benefici effetti derivati dal supporto nutrizionale dei pazienti umani malati e dei modelli animali sperimentali sono rappresentati dall’accentuazione della funzione immunitaria, della riparazione delle ferite, della risposta alla terapia, del tempo di guarigione e della sopravvivenza. Nonostante questi benefici, le esigenze nutrizionali dei pazienti ospedalizzati vengono spesso ignorate perché ci si concentra intensamente sui problemi medici e chirurgici potenzialmente letali. Lo scopo del supporto nutrizionale è quello di apportare energia e principi nutritivi in proporzioni tali da poter essere utilizzati dal paziente con la massima efficienza. 454 1 - Fisiopatologia La malnutrizione è probabilmente più comune in medicina veterinaria di quanto non venga riconosciuto. Con questo termine si indica uno squilibrio nell’assunzione di proteine e/o calorie a sostegno del metabolismo tissutale; si tratta di una condizione potenzialmente in grado di compromettere il corretto trattamento medico o chirurgico di un animale ospedalizzato (Remillard et al, 2001). Alcuni cani presentano probabilmente delle carenze di proteine e/o calorie a causa di una riduzione dell’assunzione di cibo. Una recente pubblicazione ha stimato la percentuale di cani ospedalizzati che si trova in condizioni di bilancio energetico negativo (Remillard et al, 2001). Lo studio è stato condotto presso 4 ospedali veterinari specialistici distribuiti negli USA. Nel complesso, sono stati valutati i dati relativi all’alimentazione ed all’esito di 276 cani nell’arco di 821 giorni di ospedalizzazione. Nel 73% di questi giorni si è ottenuto un bilancio energetico negativo (< 85% RER [resting energy requirement, fabbisogno energetico a riposo]). Ciò è stato attribuito a tre fattori principali : - per il 22% a prescrizioni scritte non corrette - per il 34% all’ordine di sospendere il cibo - per il 44% al fatto che i cani si rifiutavano di mangiare. Nel complesso, lo studio ha riscontrato che l’assunzione calorica presentava un significativo effetto positivo sull’esito finale del ricovero del paziente. 1 - Fisiopatologia Condizioni critiche Parlando di digiuno prolungato semplice si vuole indiTABELLA 1 - INFLUENZA DEL DIGIUNO PROLUNGATO E DELLO STRESS SUL METABOLISMO care che il paziente è sano, ma viene in qualche modo privato del cibo, mentre il termine di digiuno prolungato Digiuno prolungato Stress fisiologico complicato viene riservato ai pazienti in cui una malattia ha indotto uno stato di anoressia. La capacità di un Attivazione di mediatori organismo di rispondere ad un digiuno prolungato viene spesso alterata in presenza di un processo patologico. Sintesi proteica Quindi, non ci si deve basare esclusivamente sulle capacità del cane sano di contrastare il digiuno Catabolismo prolungato per farne un modello da applicare nel Gluconeogenesi paziente malato ed anoressico. Molti stati patologici possono esitare in un aumento delle necessità di enerDispendio energetico gia e principi nutritivi aggiuntivi, che si sommano a quelli occorrenti durante il semplice digiuno prolungato Livello di malnutrizione (Tabella 1). Nei pazienti sottoposti a stress fisiologico si riscontrano marcati aumenti di catecolamine, glucocorticoidi e glucagone. Pur non essendo quantificabile con precisione, l’incremento dei fabbisogni di principi nutritivi nei differenti stati di digiuno prolungato complicato rappresenta una giustificazione significativa per il supporto nutrizionale. Non vi sono prove che indichino l’esistenza di fattori di rischio specifici e costanti per la necessità di un supporto nutrizionale. La gravità della malattia è stato l’unico fattore comune fra i pazienti che avevano bisogno di questo tipo di sostegno. Indipendentemente dalla predisposizione di razza per le malattie che richiedono un supporto nutrizionale per il trattamento del paziente, nessuna razza ha maggiori probabilità di aver bisogno di un supporto nutrizionale rispetto ad un’altra. 2 - Indicazioni per il supporto nutrizionale Alcuni clinici trovano utile disporre di parametri metrici da utilizzare per stabilire quando intervenire con il supporto nutrizionale. L’ideale come indicatore di questo tipo sarebbe un biomarcatore specifico e sensibile che potesse essere misurato facilmente. Sfortunatamente, nonostante diversi tentativi di identificarne uno, non esiste alcun indicatore attendibile (De Bruijne, 1979; Fascetti et al, 1997). 455 2 - Indicazioni per il supporto nutrizionale Tuttavia, in letteratura si trovano delle raccomandazioni relative a criteri di valutazione del paziente che possono servire da indicatori per decidere quando instaurare il supporto nutrizionale (Remillard et al, 2001). Primo criterio: la durata del periodo di anoressia prima che l’animale sia portato alla visita o la durata presunta dell’anoressia Se l’anoressia dura o si prevede che duri almeno 3-5 giorni, è necessario suscitare una risposta nutrizionale (per via enterale o paraenterale). I cani nei quali l’anoressia dura da 3-5 giorni si trovano già in uno stato di digiuno prolungato e, sulla base dei quozienti respiratori (QR) dell’uomo, si basano principalmente sul tessuto muscolare ed adiposo come substrati energetici (Owen et al, 1979). Nell’organismo non ci sono riserve di proteine e, quindi, qualsiasi catabolismo esita in una perdita di quelle funzionali. Uno stato di catabolismo proteico è controindicato in qualsiasi situazione di malattia; ridurlo al minimo o eliminarlo è di importanza vitale per il successo del trattamento dei pazienti in condizioni critiche. Non è sempre possibile individuare un chiaro punto di inizio dell’anoressia. Può darsi che il cliente non si sia reso conto della diminuzione dell’assunzione di cibo a causa dell’ambiente domestico in cui vive il paziente e del modo in cui viene alimentato. - L’assunzione di cibo da parte degli animali che vivono in un nucleo familiare con più cani e sono alimentati ad libitum è notoriamente difficile da valutare. - Col senno di poi, i clienti possono essere riluttanti ad ammettere la durata dell’anoressia, oppure possono esagerare l’assunzione di cibo. Al fine di superare queste difficoltà l’autore raccomanda ai clinici di sforzarsi di quantificare il volume di cibo che l’animale sta consumando. Utilizzando questa informazione, è possibile calcolare l’assunzione calorica approssimativa del paziente e confrontarla con il suo fabbisogno energetico (per i calcoli di quest’ultimo si veda la sezione 5B). È ancor più difficile prevedere la durata di un periodo di anoressia atteso. La progressione della malattia è intrinsecamente imprevedibile; tuttavia, molte affezioni si comportano in modo relativamente pronosticabile. Nei casi in cui esiste una elevata probabilità che il paziente non mangi volontariamente, si devono pianificare delle soluzioni che consentano di garantire il supporto nutrizionale. Si raccomanda caldamente di anticipare le potenziali esigenze di intervento nutrizionale nei pazienti che vengono sottoposti ad anestesia per ulteriori procedure diagnostiche o per il trattamento. In questo caso, il concomitante inserimento di una sonda da alimentazione nel corso dell’intervento risulta una strategia terapeutica di importanza critica. Questo approccio aumenta drasticamente le probabilità che i pazienti che necessitano di un supporto nutrizionale lo ricevano davvero. Altri criteri: punteggio di condizione corporea, modificazione del peso corporeo e status albuminico Condizioni critiche Esistono tre parametri che devono essere monitorati per assicurarsi che il supporto nutrizionale sia adeguato. - I pazienti con un punteggio di condizione corporea inferiore a 3 su una scala da 1 a 9 (Laflamme et al, 1994) o a 2 su una scala da 1 a 5 (Edney & Smith, 1986) devono essere considerati in cattivo stato nutrizionale e richiedono che venga immediatamente preso in considerazione un adeguato intervento di supporto (Figura 1). - Una riduzione del peso superiore al 5 o al 10%, non dovuta a una disidratazione, mostra ugualmente che il cane ha bisogno di una rapida assistenza nutrizionale. - Infine, una ipoalbuminemia dovuta a un deficit di produzione epatica è un indicatore affidabile per giustificare un intervento nutrizionale. 3 - Esami supplementari Anamnesi dietetica La raccolta di un’anamnesi dietetica accurata e completa va effettuata in tutti i pazienti e può risultare estremamente utile per determinare la durata e l’entità dell’anoressia. I clienti devono essere interrogati 456 3 - Esami supplementari FIGURA 1 - SISTEMA DI VALUTAZIONE DEL PUNTEGGIO DI CONDIZIONE CORPOREA SECONDO UNA SCALA A 5 PUNTI Stadio 1 Emaciazione: assenza di tessuto adiposo visibile. Le costole e le vertebre lombari sono molto evidenti. Palese atrofia muscolare. Stadio 2 Animale magro, con una scarsa quantità di grasso di copertura. Costole e vertebre lombari si apprezzano facilmente alla palpazione. Lieve atrofia muscolare. Un punteggio di condizione corporea inferiore a 2 giustifica l’introduzione di un supporto nutrizionale. Una perdita di peso superiore al 10%, un digiuno prolungato che duri da più di tre giorni e un’ipoalbuminemia sono altri criteri per la valutazione della condizione nutrizionale del cane. Stadio 3 Condizione corporea ideale: buon equilibrio fra massa magra e grassa. Stadio 4 Sovrappeso: depositi adiposi visibili sulle costole e sulle vertebre lombari. Il giro vita è scarsamente apprezzabile. Stadio 5 Imponente obesità: notevoli depositi di grasso sulle costole e sulle vertebre lombari. Il giro vita è indistinguibile. a fondo non solo sulla marca e sul tipo di cibo offerto, ma anche sulla quantità e sulla frequenza dei pasti. L’anamnesi dietetica deve comprendere dettagli sufficienti a consentire di determinare l’assunzione calorica giornaliera totale e confrontarla con il fabbisogno calcolato. La determinazione dell’assunzione di cibo è spesso complicata dal fatto che, nel tentativo di spingere i loro animali a mangiare, molti clienti si sono allontanati dalle tipiche diete dei pazienti passando ad alimenti nuovi. Questi hanno frequentemente un contenuto di umidità e/o grasso più elevati. La perdita della possibilità di effettuare un facile confronto rende difficile interpretare un calo di peso non intenzionale. Esiste una naturale tendenza a presumere che il consumo di cibo da parte del paziente sia stato adeguato, dato che ciò implicherebbe una prognosi migliore per il cliente e il veterinario non avrebbe bisogno di intervenire con il supporto nutrizionale. Tuttavia, questo presupposto deve essere dimostrato quantitativamente. Condizioni critiche Fortunatamente, l’avvento di Internet ha reso più facile per chiunque abbia accesso ad un computer trovare i dati relativi alla densità energetica, che in precedenza erano difficilmente reperibili. I siti web di molti produttori di alimenti per animali da compagnia forniscono indicazioni relative al contenuto di chilocalorie per volume o per chilo che spesso non si trovano sulle etichette dei loro prodotti. Inoltre, molte aziende mettono facilmente a disposizione le guide per l’impiego dei vari cibi. I dati relativi alla densità energetica degli alimenti per l’uomo si possono trarre facilmente dall’USDA Nutrient Database for Standard Reference, reperibile all’url www.nal.usda.gov. Anche il sito web del primo autore (SJD) (www.balanceit.com) è stato studiato in modo da fornire informazioni relative agli alimenti per animali da compagnia ed ai cibi per l’uomo. Con questi mezzi è possibile effettuare una valutazione accurata e completa delle anamnesi dietetiche in tutti i pazienti e servirsene per determinare l’entità e la durata della loro anoressia. 457 3 - Esami supplementari Peso corporeo La determinazione del peso corporeo di un paziente, corretto in funzione dello stato di idratazione, è una misurazione clinica importante. Tuttavia, per un soggetto in condizioni critiche che necessiti di un supporto nutrizionale il suo valore risulta diminuito, a meno che non siano disponibili dati recenti sul peso corporeo. I confronti devono essere effettuati soltanto sulla base di dati rilevati servendosi della medesima bilancia, dato che le variazioni fra una bilancia e l’altra possono essere fuorvianti. Tutti gli animali devono essere pesati, ed i valori riscontrati devono essere registrati quotidianamente durante l’ospedalizzazione. Quella di intervenire soltanto quando il paziente ha perso peso mentre era ospedalizzato è una cattiva strategia gestionale. L’ideale è che tutti i pazienti ricoverati mantengano un peso relativamente stabile o, se indicato, lo aumentino durante la loro permanenza in ospedale. L’incremento ponderale deve essere interpretato con cautela, dato che nella maggior parte dei casi è dovuto alla reidratazione. Quindi, tutti i pazienti devono essere pesati quotidianamente per assicurarsi che l’intervento nutrizionale sia appropriato. Il verificarsi di routine della perdita di peso nei soggetti ospedalizzati deve essere un chiaro segno per il clinico che l’intervento nutrizionale non è adeguato o non è stato instaurato abbastanza presto. Composizione corporea © Royal Canin La valutazione clinica della composizione corporea è limitata ad un sistema validato di impiego di indici visivi e tattili per giudicare il livello di adiposità (Laflamme et al, 1994). Benché abbia dei limiti, come la sua incapacità di quantificare la massa corporea magra, il sistema di assegnazione del punteggio di condizione corporea non richiede una complessa formazione degli operatori e non necessita di una speciale preparazione del paziente né di particolari apparecchiature. Beauceron sulla bilancia - Un peso corporeo che sia stato registrato anni o anche solo mesi prima non può essere utilizzato per determinare la velocità di una perdita di peso non intenzionale. Metodi sperimentali più precisi per la determinazione della composizione corporea come la DEXA (dual energy X-ray absorpiometry), l’impedenza bioelettrica e la diluizione isotopica stabile sono tecnicamente ed economicamente impegnativi e ciò ne limita l’impiego in ambito clinico. Quindi, l’uso del relativo punteggio (BCS, body condition score) è il metodo più pratico per quantificare la composizione corporea di un paziente (Figura 1; si rimanda anche al Capitolo 1). È anche un mezzo eccellente per trasmettere un “quadro” dell’animale ai colleghi che operano nella stessa struttura oppure ai veterinari delle strutture specialistiche ai quali il caso viene inviato. Benché le sottili modificazioni che si verificano nell’arco di diversi giorni non possano essere identificate neppure dal clinico più esperto, l’uso del BCS consente di intuire lo stato nutrizionale complessivo del paziente in un modo che non sarebbe possibile misurando soltanto il peso corporeo. Quindi, il BCS va impiegato come una misura di una condizione “cronica” e le variazioni quotidiane del peso corporeo devono invece essere considerate come indicatori di una condizione più “acuta”. Il peso corporeo ed il BCS di solito non sono sufficientemente dinamici per consentire valutazioni e correzioni giornaliere, ma rappresentano piuttosto un indicatore migliore della risposta a lungo termine di un animale al supporto nutrizionale. Status albuminico Condizioni critiche Il 50% circa della totalità della sintesi proteica quotidiana è dedicato alla produzione di albumina. Un’inadeguata assunzione di proteine con la dieta può ostacolare tale produzione. Tuttavia, dato che l’emivita di questa proteina nel cane è di circa 8 giorni, le modificazioni di riflesso nello status albuminico possono richiedere giorni per manifestarsi (Kaneko et al, 1997). Un esempio della discrepanza fra status albuminico ed assunzione calorica viene fornito in un lavoro di De Bruijne (1979). In questo studio, non sono state rilevate modificazioni delle concentrazioni ematiche dell’albumina in cani sani sottoposti per 21 giorni a digiuno prolungato semplice. In un altro studio, è stato dimostrato che il riscontro di concentrazioni sieriche di albumina al momento del ricovero in 105 cani ospedalizzati aveva un valore predittivo statisticamente significativo per quanto riguarda l’esito clinico finale 458 Attualmente, non esiste alcun singolo marcatore di laboratorio o biochimico che serva a determinare lo status nutrizionale del cane. La leucopenia, la creatina-chinasi nel gatto e le proteine come la proteina C-reattiva, la prealbumina, la transferrina e la proteina legante il retinolo nell’uomo sono tutti elementi studiati come misure dello status nutrizionale. Tuttavia, tutti questi biomarcatori sono influenzati da molti altri fattori che ne rendono difficile l’interpretazione (Phang & Aeberhardt, 1996; Fascetti et al, 1997). Attualmente, i mezzi migliori a disposizione del clinico per la valutazione nutrizionale dei propri pazienti sono: - anamnesi medica e dietetica completa - esame clinico - peso corporeo - valore attuale ed anamnestico del BCS - esami ematochimici di routine. © Mercier Altri biomarcatori Pesata di un cucciolo West Highland White Terrier La nutrizione enterale precoce permette di lottare contro la perdita di peso e quindi di minimizzare gli effetti del catabolismo in caso di malattia virale come la parvovirosi (Mohr & coll, 2003). 4 - Determinazione dell’approccio migliore circa il sostegno della nutrizione: alberi delle decisioni I principi nutritivi possono venire somministrati in due modi: per via enterale o paraenterale. È responsabilità del clinico stabilire l’approccio migliore per il supporto nutrizionale di ogni singolo paziente (Figura 2). La nutrizione paraenterale deve essere utilizzata soltanto quando quella enterale non è possibile. La nutrizione paraenterale è complicata, più costosa e comporta dei problemi relativi alle infezioni. 4 - Determinazione dell’approccio migliore circa il sostegno della nutrizione: alberi delle decisioni (Michel, 1993). Quindi, la riduzione dell’albumina deve essere considerata come una prova del fatto che la produzione è gravemente diminuita oppure che può non essere all’altezza della domanda, o che le perdite sono eccessive. Di conseguenza, la normoalbuminemia non deve essere utilizzata come giustificazione per rimandare l’intervento nutrizionale. © SIAMU, École Nationale Vétérinaire de Lyon La nutrizione enterale deve essere la prima scelta per il trattamento nutrizionale, a meno che le condizioni del paziente non siano tali da non poterla sostenere. Il detto “se l’intestino funziona, usalo” deriva dal fatto che l’alimentazione enterale viene considerata più fisiologica di quella endovenosa. L’alimentazione enterale mantiene la salute del tratto gastroenterico e previene la traslocazione batterica. Una recente prova clinica controllata randomizzata ha studiato l’effetto della nutrizione enterale precoce in cani con enterite da parvovirus, confrontandola con la soluzione nulla per os (Mohr et al, 2003). La nutrizione enterale è stata associata ad un tempo di guarigione più breve, un aumento dell’incremento ponderale e un miglioramento della funzione di barriera dell’intestino. Questo studio suggerisce che l’alimentazione enterale precoce sia associata ad un più rapido miglioramento clinico. L’alimentazione enterale si può ottenere mediante dispositivi rinoesofagei, esofagostomici, gastrostomici o digiunostomici. Differenti tipi di sonde per la nutrizione enterale L’appetito dei pazienti ospedalizzati ha tipicamente un andamento altalenante. Di conseguenza, il pasto viene offerto per via orale e, se non viene consumato, viene frullato e somministrato attraverso un tubo. La maggior parte dei cani tollera la collocazione di una sonda naso-esofagea senza sedazione preliminare. 459 Condizioni critiche 5 - Nutrizione enterale 5 - Nutrizione enterale FIGURA 2 - ALGORITMO DA UTILIZZARE PER SCEGLIERE IL TIPO DI SUPPORTO NUTRIZIONALE DA METTERE IN ATTO 1. Il paziente riesce a coprire il proprio fabbisogno energetico a riposo (RER = 70 (peso corporeo idratato in kg)0,75) con il consumo volontario di cibo? Sì. Probabilmente, il supporto nutrizionale non è indicato. Continuare con l’alimentazione volontaria per via orale. No. È indicato un supporto nutrizionale. Il paziente sta vomitando attivamente, è colpito da una grave diarrea incoercibile, o è anestetizzato, incapace di tollerare l’inserimento di una sonda da alimentazione, affetto da una grave pancreatite & non in grado di essere sottoposto all’inserimento di una sonda da digiunostomia, oppure si sta riprendendo da un imponente intervento di resezione gastrica e/o intestinale? Si. Probabilmente è indicata la somministrazione paraenterale di principi nutritivi 3. È già inserito o si può inserire un deflussore centrale (giugulare, safena mediale, ecc.)? Si. Si deve utilizzare una soluzione paraenterale somministrata a livello centrale. Condizioni critiche Vedi Tabella 1 No. Utilizzare una soluzione paraenterale centrale a contenuto proteico “normale” 7. Il paziente può essere anestetizzato? Si No. Si deve utilizzare una soluzione paraenterale somministrata a livello periferico. 4. Il paziente è uremico, a rischio di diventarlo o colpito da un’encefalopatia epatica quando viene alimentato con una dieta con più del 15% delle calorie fornite dalle proteine? Si. Utilizzare una soluzione paraenterale centrale a basso contenuto proteico No. Probabilmente è indicata la somministrazione enterale di principi nutritivi 5. Il RER del paziente deve essere soddisfatto esclusivamente attraverso la somministrazione della soluzione paraenterale periferica? No. Utilizzare una soluzione “normale” per la somministrazione dei grassi per via periferica Si No 8. Il paziente è affetto da pancreatite e/o è necessario aggirare lo stomaco e il duodeno? Si. Prendere in considerazione l’inserimento di una sonda da digiunostomia da 5-8 Fr. 9. Il cane pesa più di 15 kg? No 10. Si prevede che il paziente avrà bisogno della sonda da alimentazione per più di un paio di mesi e/o si tratta di un soggetto con funzione esofagea anormale? Si. Inserire una sonda rinoesofagea da 8 Fr. No. Inserire una sonda rinoesofagea da 5 Fr. 6. Il paziente è iperlipemico? Si. Utilizzare una soluzione paraenterale periferica a basso tenore di grassi in modo da ottenere un apporto inferiore al RER e riconsiderare se sia possibile effettuare la somministrazione di almeno una certa quota della dieta per via enterale No. Considerare l’impiego di una soluzione paraenterale periferica ad elevato tenore di grassi.. Si. Inserire una sonda da gastrostomia da 1824 Fr per via chirurgica o endoscopica No. Inserire una sonda da esofagostomia da 12-18 Fr Questo tipo di sonda è un’opzione eccellente per l’alimentazione a breve termine (< 7 giorni) dei pazienti ospedalizzati. Le sonde rinoesofagee non necessitano di un’apparecchiatura specializzata e non sono costose. Generalmente si scelgono tubi di misura compresa fra 3 ed 8 F. Per un cane, la lunghezza ottimale della sonda rinoesofagea è pari alla distanza fra la punta del naso e la settima costola. Le controindicazioni sono rappresentate dai pazienti che hanno subito gravi traumi facciali che hanno coinvolto le narici, presentano vomito e/o rigurgito protratto, sono semincoscienti o risultano colpiti da anomalie fisiche o funzionali laringee, faringee o esofagee. Tuttavia, il ridotto diametro del tubo può risultare scomodo e impone l’impiego di alimenti esclusivamente liquidi. Le sonde rinoesofagee possono anche aumentare il rischio di polmonite ab ingestis se il tubo viene inavvertitamente introdotto in trachea o se l’animale lo rigurgita e poi lo inala, determinandone la penetrazione in trachea. Per ridurre al minimo questa complicazione, bisogna sempre accertare il corretto inserimento della sonda rinoesofagea prima di somministrare l’alimento. Ci sono tre modi per inserire una sonda da esofagostomia: - mediante tecnica con ago percutanea - mediante cut-down chirurgico - utilizzando l’applicatore percutaneo di Eld specifico per la sonda. 5 - Nutrizione enterale > Sonde rinoesofagee > Sonde da esofagostomia La punta della sonda da esofagostomia deve essere inserita a metà dell’esofago. La porzione esterna del tubo viene fissata al collo con una sutura a farfalla o una sutura bloccante antiscivolo a sandalo romano. L’alimentazione attraverso la sonda può iniziare quando il paziente si sia risvegliato dall’anestesia. Il cibo deve essere presentato sotto forma di un impasto liquido: può essere costituito da un alimento secco o umido miscelato con acqua, oppure da una soluzione pronta all’uso. La ferita guarirà per granulazione entro due settimane dalla rimozione del tubo. > Sonde da gastrostomia Le sonde da gastrostomia sono prodotte in diverse dimensioni e forme e realizzate in lattice o silicone. Il tipo più comunemente utilizzato per l’inserimento iniziale è quello in lattice con catetere a fungo di tipo Pezzar. Le sonde in silicone durano tipicamente 6-12 mesi e sono meno irritanti a livello del sito dello stoma. FIGURA 4 - SONDA GASTRICA “LOW PROFILE” DOPO LA SUA COLLOCAZIONE © DA Elliott Il paziente viene leggermente anestetizzato e posto in decubito laterale destro, dopodiché si prepara asetticamente la regione cervicale sinistra. È possibile inserire una sonda da 5-12 Fr in gomma rossa, plastica o silicone. FIGURA 3 - DIFFERENTI TIPI DI SONDE DA GASTROSTOMIA © DA Elliott Le sonde da esofagostomia sono indicate per i pazienti che richiedono un supporto nutrizionale a medio termine. Queste sonde sono generalmente ben tollerate e possono essere inserite con una leggera anestesia ed un’attrezzatura minima. L’unica imponente complicazione ad esse associata è il rischio di infezione a livello del punto di penetrazione; per il corretto mantenimento della sonda è essenziale una meticolosa cura della ferita chirurgica. Le indicazioni sono rappresentate dai pazienti con affezioni mandibolari, mascellari, nasali o rinofaringee o che sono incapaci di effettuare la prensione o la masticazione. L’accettazione da parte del cliente e del paziente risulta Condizioni critiche Le sonde da gastrostomia sono disponibili in diverse misure; per molto più elevata rispetto alle sonde tradizionali, perché cani di piccola taglia sono appropriate quelle da 18-20 Fr, mentre il paziente sembra “normale” senza un lungo tubo fissato al corpo e senza il bisogno di coprire una parte con una per quelli più grandi sono adeguate quelle da 24 Fr. I tubi sono stockinette. Inoltre, l’estremità a fungo è dotata di una realizzati in lattice o silicone. Sono disponibili diverse varianti valvola antiriflusso studiata per prevenire, appunto, il (Figura 3). Alla sonda da alimentazione è possibile raccordare riflusso del contenuto gastrico. Gli LPGD sono costosi, un’intera gamma di adattatori; si preferisce impiegare un dispositivo ma è stato documentato che durano almeno 12 mesi. a Y, poiché è dotato di due porte: - una porta da catetere per la somministrazione del cibo quando il tubo sia stato in posizione da almeno 24 ore - una porta per una siringa con attacco Luer utilizzata per la somministrazione di farmaci per via orale. 461 5 - Nutrizione enterale FIGURA 5 - ILLUSTRAZIONE DI UN CANE CON UNA SONDA DA GASTROSTOMIA TRADIZIONALE DOPO L’INSERIMENTO Più recentemente, sono stati sviluppati dei dispositivi da gastrostomia a basso profilo (LPGD, low-profile gastrostomy devices), reperibili in Nord America sia per le procedure iniziali che per quelle sostitutive. Questi dispositivi vengono posizionati a filo della parete corporea (Figura 4). Sono realizzati in silicone e sembrano indurre una minore infiammazione del sito dello stoma. All’estremità del dispositivo, durante la procedura di alimentazione, viene raccordato un apposito adattatore. Le sonde in silicone sopravvivono tipicamente 6-12 mesi e sono meno irritanti a livello del sito dello stoma. © JY. Deschamps > Sonde da digiunostomia I tubi in lattice sono meno costosi ma generalmente devono essere sostituiti entro 8-12 settimane perché si logorano e lacerano. L’alimentazione mediante sonda da digiunostomia è giustificata soltanto quando è necessario aggirare il duodeno o lo stomaco. La sonda viene tipicamente inserita mediante laparotomia o enteropessi. L’alimento utilizzato deve essere liquido ed elementare, dato che i tubi hanno tipicamente un diametro di 5-8Fr e vengono inseriti direttamente nel digiuno. Alimentazione mediante sonda enterale: aspetti pratici Dopo 12-18 ore dall’inserimento iniziale (tranne che nel caso dell’inserimento nell’esofago, quando non è necessario alcun periodo di attesa), si introduce nella sonda da alimentazione dell’acqua e si programma di iniziare l’alimentazione entro 24-36 ore. Generalmente, al primo giorno si somministra metà o un terzo dell’assunzione calorica quotidiana (tipicamente rappresentata dal RER). * RER = 70 x (peso corporeo in kg)0,75 = kcal/die © DA Elliott Se non si verificano delle complicazioni, la quantità somministrata viene gradualmente aumentata sino a raggiungere i fabbisogni calorici totali entro il terzo o quarto giorno, o nel settimo in caso di digiuno prolungato.. Il volume totale del cibo viene diviso in 4-6 pasti di uguali dimensioni che non devono superare la capacità dello stomaco del paziente (inizialmente 5 ml/kg fino a 15 ml/kg per somministrazione). Il cibo deve essere riscaldato a temperatura ambiente e introdotto lentamente, nell’arco di 5-15 minuti (Figura 6). Una volta terminata l’operazione, il tubo deve essere lavato con 5-10 ml di acqua tiepida. FIGURA 6 ALIMENTAZIONE ENTERALE La ricerca non ha dimostrato alcun benefico effetto dell’alimentazione intragastrica continua rispetto a quella enterale intermittente per quanto riguarda l’aumento di peso ed il bilancio azotato nei cani sani (Chandler et al, 1996). Tuttavia, negli animali con intolleranza volumetrica, la somministrazione continua dei principi nutritivi viene sopportata meglio. Condizioni critiche © JY. Deschamps Si deve utilizzare un endoscopio per verificare che la sonda da gastrostomia si trovi in una posizione corretta. La dieta viene frullata con la minor quantità di acqua necessaria per ottenere un prodotto iniettabile con una siringa. Se il cibo viene somministrato sotto forma di impasto, la punta della siringa deve essere sufficientemente ampia da evitare le ostruzioni. 462 I pasti piccoli e frequenti in genere sono meglio tollerati di quelli più abbondanti e distanziati nel tempo. Se il proprietario si ritiene in grado di continuare a somministrare pasti frequenti quando il cane viene dimesso dall’ospedale, bisogna continuare con questo protocollo. Tuttavia, se la frequenza deve necessariamente essere ridotta, è importante che il cane venga abituato già prima di essere dimesso ai pasti più abbondanti e meno frequenti che il proprietario gli offrirà a casa. Col tempo e l’adattamento alla procedura di alimentazione, la frequenza dei pasti può essere ridotta ad un comodo schema basato su due o tre somministrazioni quotidiane. Prima di ogni pasto, è necessario aspirare con una siringa i residui gastrici. Se è ancora presente più del 50% della quota somministrata nel pasto precedente, bisogna reimmettere il contenuto nello stomaco e saltare il pasto, passando direttamente a quello successivo previsto dal programma. Il fatto che l’aspirazione del pasto precedente si verifichi frequentemente può suggerire un ritardato svuotamento gastrico e richiedere un trattamento medico (ad es., metoclopramide, 20-30 minuti prima del cibo). FIGURA 7 - MIGRAZIONE DELLA SONDA DA GASTROSTOMIA NEL TESSUTO SOTTOCUTANEO La posizione della sonda sulla parete corporea deve essere esaminata quotidianamente per rilevare eventuali migrazioni e la sede dello stoma va ispezionata alla ricerca di dolore, arrossamento, odori anomali e scoli (Figura 7). La zona deve essere pulita quotidianamente con una soluzione antisettica e sottoposta all’applicazione di una pomata antimicrobica. Non si devono lasciare residui di cibo vicino allo stoma. 5 - Nutrizione enterale La maggior parte dei farmaci per uso orale va somministrata prima del pasto, con l’eccezione dei leganti del fosforo che devono essere miscelati direttamente al cibo. Questa situazione è un’emergenza chirurgica, perché può esitare in una peritonite settica. Supporto nutrizionale L’acqua è uno dei quattro macronutrienti di base e, in uno stato di carenza, provoca gli effetti dannosi più immediati. Quindi, il supporto nutrizionale nella sua forma più elementare si attua, nella maggior parte dei pazienti ospedalizzati, con l’offerta ad libitum di acqua e/o fluidi infusi per via paraenterale. Sfortunatamente, si ha la tendenza a somministrare soltanto la quota minima senza assicurare alcun ulteriore supporto. La fluidoterapia deve essere considerata una componente del sostegno nutrizionale e non un supporto nutrizionale completo. © DA Elliott > Acqua > Densità energetica della dieta La maggior parte degli esperti di nutrizione clinica veterinaria ritiene che in genere il fabbisogno energetico dei pazienti ospedalizzati sia prossimo a quello a riposo (RER) calcolato con l’equazione riportata più sopra (Remillard et al, 2001). Benché non soddisfi sempre esattamente le esigenze del paziente, questa equazione serve come punto di partenza che dovrebbe ridurre al minimo la probabilità di sovra- o sottoalimentare l’animale. È esperienza degli autori che, nella maggior parte dei cani, l’uso del RER esita nella stabilità del peso e nel mantenimento del BCS nel corso di parecchie settimane di ospedalizzazione. Per mantenere al minimo il volume di ogni singolo bolo, la densità energetica della dieta deve essere portata ai massimi livelli. Per ottenere questo risultato, è necessario selezionare accuratamente il volume ed il tipo di liquido usato per abbassare la viscosità di un alimento umido. Non si sottolineerà mai abbastanza l’importanza di trovare un equilibrio fra la densità energetica dell’impasto e la sua viscosità. Aumenti anche piccoli del valore di chilocalorie per unità di volume possono spesso avere un enorme impatto sulla frequenza e sul volume dell’alimentazione enterale. Ciò, a sua volta, può significativamente influire sul successo del programma alimentare e sulla capacità di soddisfare i fabbisogni energetici dell’animale. Condizioni critiche L’olio apporta la massima quantità di energia, ma ha anche il massimo effetto di diluizione sui principi nutritivi. Quindi, quelli essenziali possono subire inavvertitamente una significativa diminuzione. L’impiego dell’acqua non modifica il rapporto fra principi nutritivi e chilocalorie, ma riduce la quantità di chilocalorie per unità di volume. In alternativa, è possibile utilizzare lo sciroppo di mais o di acero nei cani per aumentare la densità energetica di un impasto riducendo al tempo stesso la viscosità della dieta. Nella maggior parte dei casi, l’acqua può venire efficacemente usata per realizzare delle miscele semiliquide che possono poi essere somministrate attraverso una sonda da alimentazione da 12 Fr o più grande. Come regola generale, l’aumento del livello di umidità di una dieta umida fino all’80% determina tipicamente la formazione di un impasto che, una volta frullato, possiede una densità energetica relativamente elevata (dieta-dipendente) e risulta facilmente somministrabile (Figura 8). 463 5 - Nutrizione enterale FIGURA 8 - ALGORITMO UTILE PER LA SELEZIONE DELLA DIETA DA SOMMINISTRARE MEDIANTE SONDA ENTERALE 1. Il lume della sonda è inferiore a 12 Fr? Si 2. Il paziente è intollerante ai grassi (svuotamento gastrico ritardato o a rischio di pancreatite)? Si. Prendere in considerazione una dieta liquida a basso tenore di grassi con il 20% o meno di calorie derivate dai lipidi ed una densità energetica di almeno 0,75 kcal/ml No. Prendere in considerazione i prodotti enterali liquidi con una densità energetica di almeno 0,8 kcal/ml No 3. Il paziente è uremico, a rischio di diventare uremico, o colpito da encefalopatia epatica quando viene alimentato con una dieta con più del 15% delle calorie di derivazione proteica, ma è tollerante nei confronti dei grassi? Si. Prendere in considerazione l’uso di un impasto di una dieta umida a basso tenore proteico. Si. Considerare una dieta umida a basso tenore di grassi No 4. Il paziente è intollerante ai grassi? No. Considerare una dieta ad elevata densità energetica con replezione di proteine e molto probabilmente ricca di grassi > Equilibrio delle fonti energetiche I principali macronutrienti apportatori di energia sono le proteine, i grassi ed i carboidrati. Il modo in cui vengono utilizzati quando il fabbisogno energetico a riposo del paziente non viene soddisfatto dalla somministrazione di uno solo di essi è oggetto di discussione. Alcuni ritengono che tutti i macronutrienti siano usati unicamente a fini energetici fino a che i fabbisogni energetici del paziente non vengono coperti. Altri ritengono che alcuni substrati possano avere un limitato effetto di risparmio delle proteine anche quando i fabbisogni calorici del paziente non vengono raggiunti. • Grassi Condizioni critiche Come regola generale, le diete ricche di grassi sono in genere ben accettate e tollerate. I grassi apportano almeno il doppio delle calorie per unità di volume, permettendo così un incremento del consumo calorico nei pazienti con limitata assunzione di cibo. Benché il grasso possa aumentare l’appetibilità e l’iniziale accettazione di una dieta, secondo l’esperienza degli autori gli improvvisi incrementi del suo tenore nella dieta sembrano essere una delle cause più costanti e meno riconosciute di stress gastroenterico, ed in particolare della pancreatite. Molti alimenti commerciali altamente digeribili non sono sottoposti ad una restrizione dei grassi e spesso apportano attraverso di essi fino al 30% delle calorie. L’uso di queste diete deve essere limitato ai pazienti in cui non vi è alcuna preoccupazione di intolleranza ai grassi. Quando si inizia a rialimentare un paziente ospedalizzato, si raccomanda spesso l’impiego di alimenti come il formaggio fresco o il pollo senza pelle associati al riso. Si tratta di cibi appetibili, altamente digeribili e che costituiscono delle eccellenti alternative ai prodotti commerciali ricchi di grassi. • Aminoacidi È stato ipotizzato che la somministrazione per via enterale di aminoacidi come la glutamina abbia un effetto di risparmio delle proteine. Esiste uno studio che sostiene i potenziali vantaggi della glutamina somministrata per via enterale sulla base delle cinetiche della leucina nell’intero organismo (Humbert et al, 2002). 464 5 - Nutrizione enterale Sfortunatamente, non esiste alcuna prova clinica del fatto che i pazienti tollerino una soluzione aminoacidica somministrata per via enterale in quantità tali da soddisfare i propri fabbisogni energetici, quando non tollerano una dieta completa. Tuttavia, l’infusione a velocità costante di un prodotto enterale al di sotto del RER del paziente con la concomitante somministrazione del fabbisogno calorico residuo per via paraenterale può servire a ridurre l’insorgenza dell’atrofia dei villi e la traslocazione batterica (Qin et al, 2002; Kotani et al, 1999). Complicazioni legate all’alimentazione enterale Per i cani in condizioni critiche, la maggior parte del monitoraggio viene focalizzata sull’evitare le complicazioni associate al supporto nutrizionale. > Complicazioni chirurgiche Come complicazioni poco frequenti dell’inserimento delle sonde sono state segnalate la lacerazione splenica, l’emorragia gastrica, lo pneumoperitoneo, la dislocazione nella cavità peritoneale e la peritonite. È necessario tenere sotto stretta osservazione il modo in cui il paziente tollera la sonda da alimentazione. Le reazioni da intolleranza si possono manifestare sotto forma di starnuti, cellulite a livello dello stoma, conati e/o vomito, a seconda del tipo di tubo. La principale complicazione associata è il rischio di infezione a livello del punto di penetrazione. FIGURA 9 - FISSAZIONE DELLA SONDA Per il mantenimento del tubo è essenziale una cura meticolosa della ferita chirurgica. Le anomalie a livello della sede dello stoma sono rappresentate da scolo, dolore, tumefazione, eritema, formazione di ascessi e ulcerazione, che possono essere ridotti al minimo con una rigorosa attenzione alla pulizia ed impedendo al paziente di leccare la parte. L’applicazione di impacchi caldi contenenti una soluzione antisettica sulla sede dello stoma riduce al minimo i problemi o accelera la guarigione. La rimozione della sonda da gastrostomia da parte del paziente è un’emergenza. Nella maggior parte delle situazioni è possibile inserirne una nuova attraverso lo stoma esistente servendosi di un catetere guida. Il riposizionamento appropriato deve essere verificato radiograficamente dopo aver iniettato un mezzo di contrasto iodato. Se la sonda è rimasta in sede per meno di 7 giorni, o se vi sono segni di peritonite o di fuoriuscita del mezzo di contrasto radiografico, è necessaria una laparotomia esplorativa per correggere la situazione. L’uso dell’LPGD può ridurre l’incidenza dell’involontaria riduzione della sonda da gastrostomia. © D. Elliott L’inappropriata rimozione della sonda da parte del paziente è indubbiamente la complicazione più problematica. In una rassegna, questo problema si era verificato nel 20% circa dei cani, il che sottolinea l’importanza di proteggere la sonda da gastrostomia con una stockinette ed utilizzando i collari di Elisabetta (Figura 9) (Elliott et al, 2000). Una sonda da gastrostomia tradizionale deve essere protetta dal rischio di dislocazione da parte del cane. Ciò si può ottenere fissando la sonda alla parete corporea, applicando una stockinette sull’addome e servendosi di un collare di Elisabetta. > Ostruzione della sonda Condizioni critiche Periodicamente, le sonde vengono ostruite dal cibo. Le tecniche per facilitare la rimozione dell’ostruzione consistono nel massaggio dall’esterno del tubo associato alla simultanea irrigazione ed aspirazione con acqua; instillazione di bevande carbonate (ad es., cola, soda), inteneritori della carne o soluzioni di enzimi pancreatici per 15-20 minuti, o uso delicato di un catetere in poliuretano per smuovere l’ostruzione. L’ultima risorsa è la rimozione e sostituzione della sonda. > Polmonite ab ingestis L’idea che l’alimentazione enterale aumenti il rischio di polmonite ab ingestis nei soggetti in condizioni critiche è con tutta probabilità giustificata se il ricorso a questa tecnica aumenta il rischio di vomito o aspirazione da parte del paziente o se questo è in decubito laterale, sedato o anestetizzato. Il non corretto posizionamento delle sonde rinoesofagee è causa di polmonite ab ingestis quando il cibo viene inavvertitamente introdotto in trachea e non nell’esofago. 465 5 - Nutrizione enterale L’intolleranza all’alimentazione enterale è di solito correlata ad un eccessivo volume del pasto, che supera la capacità gastrica. La frequenza con cui i clienti possono somministrare i pasti è generalmente limitata. Il disagio del paziente, il rischio di diarrea e vomito possono essere ridotti al minimo : - diminuendo il volume totale (aumentando la frequenza dei pasti e/o la loro densità energetica) - rallentando la velocità di somministrazione - servendo il cibo a temperatura ambiente - riducendo l’osmolalità del cibo - trattando simultaneamente i disturbi idrici, elettrolitici ed acido-basici. Data la sua acidità e l’elevata carica microbica, il contenuto gastrico dopo l’alimentazione enterale costituisce un eccellente serbatoio di composti polmonitogeni. Tuttavia, va notato che un essere umano produce fino a 63 ml all’ora di saliva carica di batteri (McClave & Snider, 2002). Quindi, molto probabilmente non è corretto presumere che tutto il materiale aspirato derivi dallo stomaco. In medicina umana il ruolo dell’alimentazione enterale nello sviluppo della polmonite ab ingestis è controverso (McClave & Snider, 2002). Tuttavia, data la posizione più orizzontale che verticale del cane, sembra probabile che in questa specie animale svolga un ruolo significativo. > Iperalimentazione L’intolleranza volumetrica è una complicazione frequente dell’alimentazione enterale nell’uomo (Davies et al, 2002). Può portare a semplice nausea o vomito. Il numero totale di chilocalorie giornaliere da somministrare ha una notevole influenza sul volume del singolo bolo. Sovrastimare il fabbisogno energetico di un paziente aumenta il rischio di intolleranza volumetrica. In medicina umana, quando le raccomandazioni relative al fabbisogno energetico iniziale per l’alimentazione enterale sono troppo aggressive spesso avviene che il paziente riceva meno chilocalorie al giorno perché vengono saltati alcuni pasti a causa della presenza di residui e/o di intolleranza volumetrica (McClave & Snider, 2002). La capacità predittiva dei residui gastrici (contenuto gastrico residuo misurato mediante aspirazione prima del pasto successivo) per evitare la polmonite ab ingestis nell’uomo è oggetto di discussione (McClave & Snider, 2002). Può darsi che il volume di ciascun pasto non sia l’unico fattore responsabile del volume residuo, dato che anche lo svuotamento dell’organo svolge un certo ruolo. Tuttavia, come si può intuire, sembra essere un buon indice di tolleranza al volume somministrato. Infine, in associazione con qualsiasi forma di alimentazione enterale, in particolare quando principi nutritivi indigeriti o diete elementari vengono somministrati troppo rapidamente nel digiuno (a causa degli effetti osmotici), o quando il cibo è troppo freddo, si può avere una diarrea. > Sindrome da rialimentazione Al fine di prevenire la sindrome da rialimentazione, si devono rispettare i seguenti tre punti : (1) reintrodurre lentamente il cibo negli animali che non sono stati alimentati per periodi prolungati (oltre 5 giorni) (2) assicurare un’adeguata integrazione di potassio, fosforo ed eventualmente magnesio (3) monitorare strettamente gli elettroliti durante le prime 24 ore di rialimentazione. Questa sindrome si può avere dopo un’alimentazione enterale, come hanno dimostrato studi condotti nel gatto e nell’uomo (Solomon & Kirby, 1990; Justin & Hohenhaus, 1995). In uno stato di digiuno prolungato, l’organismo mantiene concentrazioni extracellulari di molti elettroliti a spese delle concentrazioni intracellulari. Questo spostamento può esitare in una rettificazione verso l’interno quando il glucosio e, di conseguenza, l’insulina, vengono reintrodotti nel paziente con la rialimentazione. Questo flusso verso l’interno esita in una diminuzione acuta delle concentrazioni elettrolitiche nel siero vitale, che può essere potenzialmente letale. Ad esempio, la concentrazione sierica del potassio viene mantenuta quando il livello intracellulare di questo elemento va incontro a deplezione. Quando la glicemia aumenta in risposta all’alimentazione, l’organismo rilascia insulina che pompa glucosio e potassio in sede intracellulare. Il risultato è una rapida e pronunciata ipokalemia (Figura 10). Sono state anche descritte ipomagnesiemia ed ipofosfatemia (Justin & Hohenhaus, 1995; Macintire, 1997). Quest’ultima è stata associata ad emolisi e può portare ad ulteriori complicazioni cardiache e neurologiche (Justin & Hohenhaus, 1995). 6 - Alimentazione paraenterale Condizioni critiche L’alimentazione paraenterale è costosa e tecnicamente impegnativa. Viene riservata ai casi in cui il tratto digerente deve essere messo a riposo per ragioni mediche o chirurgiche oppure nei pazienti in decubito. 466 6 - Alimentazione paraenterale FIGURA 10 - MECCANISMI FISIOLOGICI CHE POSSONO ESITARE IN IPOFOSFATEMIA ASSOCIATA A SINDROME DA RIALIMENTAZIONE Rialimentazione dopo digiuno prolungato Glucosio Flusso di glucosio disponibile Insulina Energia Aumento della secrezione di insulina ADP Cellula Fosforo ATP Attivazione di glicolisi e metabolismo energetico Imponente mobilizzazione del fosforo nelle cellule Rischio di ipofosfatemia Aspetti pratici > Preparazione Tutti gli elementi vengono miscelati accuratamente in una sacca sterile, secondo il seguente ordine: glucosio, poi aminoacidi, ed infine lipidi. L’introduzione di questi ultimi alla fine evita il rischio di destabilizzazione da emulsione. La sacca viene refrigerata ed il contenuto utilizzato in meno di 48 ore mediante raccordo al sistema di infusione endovenosa. > Sedi di inserimento dei cateteri Figura 11 - Inserimento di un catetere giugulare centrale. Figura 12 - L’elevato flusso nella vena cava craniale permette una rapida diluizione della soluzione paraenterale. 467 Condizioni critiche © UCD VMTH ICU Service A causa del loro elevato contenuto di glucosio ed aminoacidi, le soluzioni per l’alimentazione paraenterale sono spesso molto ipertoniche. La loro somministrazione deve quindi essere effettuata attraverso un catetere centrale inserito nella vena cava craniale (approccio giugulare – Figura 12) o caudale (approccio safeno). L’imponente flusso ematico di queste vene permette una rapida diluizione della miscela. © UCD VMTH ICU Service Il cane viene anestetizzato o semplicemente sedato se è già debole. Il punto di iniezione viene preparato chirurgicamente (Figura 11). 6 - Alimentazione paraenterale > Velocità di somministrazione La velocità di somministrazione delle soluzioni paraenterali è limitata da tre fattori principali – il volume del fluido, l’osmolalità e l’induzione di disturbi metabolici. È disponibile un software che permette di correggere il flusso di infusione sulla base delle caratteristiche dell’animale. > Volume del fluido Il volume del fluido è raramente una preoccupazione importante, tranne che nei pazienti con sovraccarico idrico o che sono oligurici/anurici, come ad esempio quelli con insufficienza cardiaca congestizia, nefropatia acuta o nefropatia cronica terminale. Nei casi in cui il volume dei fluidi è motivo di preoccupazione, ci si deve sforzare di aumentare la densità energetica della soluzione incrementando quando possibile il contenuto dell’emulsione lipidica. CORREZIONE DELL’INFUSIONE (PER LE SOLE SOLUZIONI DI CRISTALLOIDI) Click col mouse Fase 1: Peso corporeo dell’animale Click sui risultati 35,9 kg Fase 2: Volume di infusione 500 mL 10 ml/kg/ora 30 gocce/15 secondi 359,0 kg/ora © La Semaine Vétérinaire et JY. Deschamps Fase 3: Velocità di infusione desiderata (raccomandata 100 ml/kg/ora) Fase 4: Tempo di infusione stimato 1 ora 23 minuti Si può utilizzare un software per regolare la velocità di infusione in termini di numero di gocce/15 secondi, e controllare il tempo di infusione in funzione del peso corporeo dell’animale, del volume totale di infusione e della velocità oraria desiderata (ml/kg/ora). > Composizione elettrolitica Condizioni critiche Anche la composizione elettrolitica della soluzione paraenterale può essere corretta, insieme alla quantità di acqua libera, per consentire il suo impiego come fluido di mantenimento e ridurre il volume complessivo dei liquidi da somministrare. L’uso di una soluzione con un’elevata osmolalità può aumentare il rischio di tromboflebite (Roongpisuthipong et al, 1994). Ad esempio, una soluzione con un’ osmolalità di 650 mosmol/l somministrata attraverso un catetere periferico a velocità di mantenimento è ben tollerata (Chan et al, 2002; Chandler et al, 2000a). Invece, sulla base di studi condotti nell’ uomo, la stessa soluzione infusa ad una velocità pari al doppio di quella di mantenimento non sarà ben tollerata (Kuwahara et al, 1998). D’altro canto, una soluzione con una osmolalità di 1300 mosmol/l può venire teoricamente tollerata se somministrata ad una velocità pari alla metà di quella normale di mantenimento. 468 6 - Alimentazione paraenterale > Complicazioni metaboliche Le comuni complicazioni metaboliche associate alla nutrizione paraenterale sono rappresentate da : - iperglicemia - iperlipemia - Sindrome da Rialimentazione. L’iperglicemia può essere abbinata alla rapida somministrazione di soluzioni contenenti destrosio, che supera la capacità del pancreas di rispondere all’iperglicemia e secernere concentrazioni appropriate di insulina. L’iperglicemia viene frequentemente evitata riducendo la velocità di infusione e/o la somministrazione di insulina esogena. TABELLA 2 - PROTOCOLLO DI REGOLAZIONE DELLA GLICEMIA Protocollo glicemico Iniziare dapprima con un’infusione ad 1/4-1/3 della velocità desiderata e poi procedere secondo le linee guida sottostanti aumentando ogni volta la velocità di infusione di 1/4-1/3 di quella desiderata. Le stesse raccomandazioni si applicano, in senso inverso, per sospendere l’infusione. Si raccomanda di controllare la velocità di somministrazione ogni 4 ore fino al raggiungimento del 100% di quella desiderata. Glicemia (mg/dl) Azione < 70 mg/dL ou 4 mmol/L Possibili problemi legati a misurazione, somministrazione, formula e/o paziente. Assicurarsi che venga somministrata la soluzione giusta e che il paziente non abbia una ragione sottostante per diventare ipoglicemico. Prendere in considerazione l’aumento della velocità di somministrazione e/o della concentrazione di destrosio nella formula. < 250 mg/dL ou 14 mmol/L Aumentare la velocità di infusione verso il 100% di quella desiderata se si è in crescita. Continuare con la velocità attuale se si è già al 100% di quella desiderata. 250-300 mg/dL ou 14-17 mmol/L > 300 mg/dL ou 17 mmol/L Mantenere la velocità di infusione attuale durante il periodo di crescita. Continuare con la velocità attuale se si è già al 100% di quella desiderata. Ridurla se il livello di glucosio continua ad essere elevato nell’arco di tre o quattro misurazioni effettuate ad intervalli di 4 ore o se il livello di glucosio nell’urina risulta superiore a 1+ effettuando il test con le strisce reattive.. Ridurre la velocità di infusione. Se quella desiderata non può essere raggiunta senza livelli di glucosio >300 mg/dl, prendere in considerazione la possibilità di: 1. Accettare la massima velocità di infusione che l’animale è in grado di tollerare; 2. Aggiungere insulina normale alla soluzione nutritizia (1 unità/10 g di destrosio) 3. Ridurre il contenuto di destrosio della soluzione. Si può ottenere un controllo più stretto della glicemia, se lo si desidera, ma questo può rivelarsi più difficile da realizzare. Analogamente, si può sviluppare uno stato di iperlipemia quando viene superata la capacità del paziente di metabolizzare i grassi somministrati. Condizioni critiche Col termine di Sindrome da Rialimentazione si indicano principalmente gli spostamenti elettrolitici associati al trasporto del glucosio dentro le cellule in seguito alla reintroduzione del cibo dopo un’anoressia prolungata. Per ridurre al minimo la maggior parte di queste complicazioni, è necessario utilizzare accurati protocolli di monitoraggio e di crescita. Qualora dovessero verificarsi delle anomalie elettrolitiche durante la rialimentazione, gli autori raccomandano di ridurre e/o sospendere gradualmente la velocità di somministrazione della soluzione, correggendo al tempo stesso tutte le eventuali anomalie elettrolitiche. Una volta che queste si siano risolte, si può riprendere la somministrazione o aumentarla fino a coprire i fabbisogni energetici. 469 6 - Alimentazione paraenterale Copertura dei fabbisogni nutrizionali (Tabella 3) TABELLA 3 - SCHEMA PER LA NUTRIZIONE PARAENTERALE DEL CANE 1 - DETERMINARE SE LA SOLUZIONE DEVE ESSERE SOMMINISTRATA PER VIA PERIFERICA O CENTRALE Se si utilizza la via periferica, impiegare una soluzione di destrosio al 5%. Se ci si serve di quella centrale (cane con catetere giugulare), usare una soluzione di destrosio al 50%. 2 - SCEGLIERE LA DISTRIBUZIONE CALORICA DESIDERATA IN FUNZIONE DELLA PERCENTUALE DI ENERGIA METABOLIZZABILE (%EM)* Proteine (%EM) Grassi (%EM) Carboidrati (%EM) Bassa 8-10 20 0-18 Normale 16-18 30-58 20-50 Elevata 20-22 60-80 controindicata * Solo un macronutriente può essere basso o elevato in un dato momento. Quindi, gli altri due devono rientrare nell’intervallo normale se il terzo è troppo elevato o troppo basso. Fa eccezione a questa regola la preparazione di una soluzione ad elevato tenore di grassi. Proteine selezionate per la % di EM …% Grassi selezionati per la % di EM …% Carboidrati selezionati per la % di EM …% TOTALE (DEVE ESSERE = 100%) …% 3 - CALCOLARE IL FABBISOGNO CALORICO GIORNALIERO DEL PAZIENTE OSPEDALIZZATO Se la somministrazione deve essere effettuata per via periferica (non usando una soluzione ricca di grassi) 1/2 RER = 35 x (… peso vivo in kg)0,75 = … kcal/die Se la somministrazione deve essere effettuata per via periferica (usando una soluzione ricca di grassi) RER = 70 x (… peso vivo in kg)0,75 = … kcal/die Condizioni critiche 4 - CALCOLARE IL VOLUME GIORNALIERO DI CIASCUN MACRONUTRIENTE … % d’EM da proteine x … kcal/die = … ÷ … kcal/mL per la soluzione di aminoacidi = … mL … % d’EM da grassi x … kcal/die = … ÷ … kcal/mL per la soluzione di emulsione lipidica = … mL … % d’EM da carboidrati x … kcal/die = … ÷ … kcal/mL per la soluzione di glucosio TOTALE ml 470 = … mL = … mL 6 - Alimentazione paraenterale 5 - VERIFICARE L’OSMOLALITÀ … mL di soluzione aminoacidica x … kcal/ml di soluzione aminoacidica = … kcal … ml di soluzione di emulsione lipidica x … kcal/ml di soluzione di emulsione lipidica = … kcal … ml di soluzione di destrosio = … kcal x … kcal/ml di soluzione di destrosio TOTALE kcal = … kcal (… mOsmol Totali ÷ … ml Totali) x 1000 = … mOsmol/L) Se mOsmol/l > 750 mOsmol/l & la soluzione deve essere infusa per via periferica, aumentare la % EM di grasso Se mOsmol/l > 1400 mOsmol/l & la soluzione deve essere infusa per via centrale, aumentare la % EM di grasso 7 - CALCOLARE LA QUANTITÀ DI POTASSIO E FOSFORO DA AGGIUNGERE ALLA SOLUZIONE 6 - CALCOLARE LA DENSITÀ ENERGETICA DELLA SOLUZIONE = … kcal Concentrazione desiderata di potassio … mEq/ … ml di soluzione di emulsione lipidica x … kcal/ml di soluzione di emulsione lipidica = … kcal x (… Totali mL ÷ 1000) = … mEq K da aggiungere … ml di soluzione di destrosio = … kcal Concentrazione desiderata di fosforo … mEq/l TOTALE kcal = … kcal x (… Totali mL ÷ 1000) = … mEq K da aggiungere … ml di soluzione aminoacidica x … kcal/ml di soluzione aminoacidica x … kcal/ml di soluzione di destrosio (… kcal Totali ÷ … ml Totali) x 1000 = … kcal/l) L’integrazione con fosforo va considerata con cautela nei pazienti con deficit renale. L’integrazione con potassio deve riflettere lo status di questo elemento nel paziente.potassique du chien. Se kcal/ml < 0,4 kcal/ml e la soluzione deve essere infusa per via periferica (non usando una soluzione ad elevato tenore di grasso), aumentare la % EM di grasso e/o verificare i calcoli. Se kcal/ml < 0,7 kcal/ml e la soluzione deve essere infusa per via periferica (usando una soluzione ad elevato tenore di grasso), aumentare la % EM di grasso e/o la % EM di proteine e/o verificare i calcoli . Se kcal/ml < 0,9 kcal/ml e la soluzione deve essere infusa per via centrale, aumentare la % EM di grasso e/o verificare i calcoli. 8 - CALCOLARE LA QUANTITÀ DI VITAMINE DEL COMPLESSO B DA AGGIUNGERE ALLA SOLUZIONE Tiamina 0,29 mg/1000 kcal soluzione Riboflavina 0,63 mg/1000 kcal soluzione b. Concentrazioni raccomandate e caratteristiche dei macronutrienti mOsmol/mL kcal/mL soluzione aminoacidica all’8,5% senza elettroliti 0,78-0,88 0,34 Acido pantotenico 2,9 mg/1000 kcal soluzione soluzione di emulsione lipidica al 20% 0,27 2,0 Niacina 3,3 mg/1000 kcal soluzione soluzione di destrosio al 5% 0,25 0,17 0,29 mg/1000 kcal soluzione soluzione di destrosio al 50% 2,52 1,7 Piridossina Vitamina B12 0,006 mg/1000 kcal soluzione L’integrazione con vitamine liposolubili od oligoelementi non sembra essere essenziale. A meno che non sia evidente una carenza specifica, l’eventualità che si sviluppi uno stato carenziale clinicamente significativo in due o tre settimane è altamente improbabile. c. Raccomandazioni standard per il cane espresse in g di proteine/100 kcal Basso Normale Elevato < 4,0 g/100 kcal 4,0-8,0 g/100 kcal > 8,0 g/100 kcal g di proteine/mL 0,085 NOTA: Esiste una discussione sulla quantità di aminoacidi disponibili per la sintesi proteica se il fabbisogno energetico a riposo (RER, resting energy requirement) del paziente non viene coperto. Di conseguenza, alcuni clinici coprono il RER dell’animale utilizzando esclusivamente grassi e carboidrati e calcolando separatamente il fabbisogno proteico. Gli autori hanno incluso il contributo energetico delle proteine nei loro calcoli delle soluzioni paraenterali per garantire la compatibilità con i metodi accettati di valutazione delle diete orali/enterali. Per determinare i grammi di proteine per 100 kcal si può effettuare il seguente calcolo : … ml di soluzione aminoacidica x … g di proteine per ml di soluzione aminoacidica = … g di proteine Condizioni critiche a. Esiste un’ampia variabilità delle concentrazioni delle vitamine del complesso B presenti nei prodotti disponibili in commercio. E’ necessario apportarne una quantità sufficiente a soddisfare i seguenti fabbisogni: (… g di proteine x … Totali kcal) x 100 = … g di proteine/100 kcal 471 7 - Complicazioni legate all’alimentazione enterale o paraenterale > Destrosio Caso clinico: un cane di 20 kg con un fabbisogno energetico a riposo pari a 70 x (20)0,75 = 660 kcal/die. Un litro di soluzione di destrosio al 5% fornisce 200 kcal. Per coprire il RER giornaliero del cane saranno quindi necessari 3,3 l, il che è molto superiore al volume occorrente per garantire lo stato di idratazione dell’animale e potrebbe esitare con tutta probabilità in una tromboflebite. > Aminoacidi Uno studio ha riscontrato che l’infusione di una soluzione aminoacidica al 5% esitava in un bilancio azotato positivo medio in tre cani sani (Chandler et al, 2000b). Tuttavia, prima di poter avallare questa forma di supporto nutrizionale, è necessario determinare il successo di un simile approccio terapeutico in una popolazione canina più grande. > Grassi I PROTOCOLLI DI MONITORAGGIO PER L’ALIMENTAZIONE PARAENTERALE - Peso corporeo - Temperatura - Polso - Frequenza respiratoria e cardiaca - Auscultazione toracica - Posizionamento ed integrità del catetere - Determinazione della glicemia e/o dei livelli di glucosio nell’urina ogni 4 ore durante il periodo di crescita - Determinazione dell’ematocrito e valutazione del siero per rilevare la presenza di lipemia o ittero - Livelli di potassio e fosfati nelle 12-24 ore successive alla somministrazione iniziale - Azotemia e concentrazione albuminica nelle 24 ore successive alla somministrazione iniziale e poi ogni 2-3 giorni. Condizioni critiche I clinici “correggono” comunemente i cristalloidi utilizzati per la fluidoterapia con destrosio, nel tentativo di assicurare un certo supporto nutrizionale. Dal momento che l’infusione cronica in misura superiore al 5% non viene effettuata per il timore di una tromboflebite da soluzione iperosmolare, i pazienti ricevono solo circa 1/3 del proprio RER quando questa soluzione viene somministrata alle velocità delle infusioni di mantenimento. Si discute sull’effetto di risparmio proteico determinato dal destrosio al 5%, ma limitate ricerche hanno dimostrato che non è sufficiente a prevenire un bilancio azotato negativo (Chandler et al, 2000b). Si raccomanda anche di misurare le concentrazioni di magnesio ionizzato (quando possibile) nelle 24 ore successive alla somministrazione iniziale e di effettuare un esame emocromocitometrico completo ed un profilo biochimico ogni 2 o 3 giorni. A seconda del caso, possono essere utili le radiografie del torace e le determinazioni dei livelli sierici dei trigliceridi. 472 La soluzione ideale per la somministrazione paraenterale sarebbe quella di una soluzione ad elevata densità energetica con bassa osmolalità. Alcune nuove emulsioni lipidiche di questo tipo sono una soluzione ideale. Ad esempio, una al 20% può apportare 2 kcal/ml con un’osmolalità di 268 mosmol/l. Benché il rapporto fra kcal ed osmolalità di questa soluzione sia ideale, vi sono dei timori relativi all’ eccessiva somministrazione di grassi. In neonati prematuri con disfunzione epatica trattati con emulsioni lipidiche sono stati segnalati accumuli intravasali di grassi (Levene et al, 1980; Puntis & Rushton, 1991; Toce & Keenan, 1995). Nel limitato numero di casi in cui questo approccio è stato utilizzato, i pazienti hanno tollerato soluzioni che apportavano fino all’80% del RER a partire dai grassi. Per stabilire la sicurezza e l’efficacia della somministrazione del 100% del RER del paziente a partire dai lipidi sono necessarie ulteriori indagini ed al momento attuale questa metodica non può essere raccomandata. 7 - Complicazioni legate all’alimentazione enterale o paraenterale Tromboflebite Le soluzioni iperosmolari aumentano il rischio di tromboflebite. Per i vasi periferici, si raccomanda che i fluidi impiegati non superino il limite di 600-750 mosmol/l (Chan et al, 2002; Chandler et al, 2000a). La velocità con cui le milliosmoli (mosmol) vengono somministrate clinicamente sembra essere cruciale tanto quanto l’osmolalità della soluzione. Di conseguenza, non si deve somministrare una soluzione da 650 mosmol ad una velocità pari al doppio di quella di mantenimento allo scopo di aumentare la quantità di calorie apportate al paziente per unità di tempo. Questa limitazione esita nella necessità di utilizzare soluzioni paraenterali contenenti elevate concentrazioni di emulsione lipidica con un elevato rapporto energia:mosmoli, oppure di coprire soltanto una parte del fabbisogno energetico del paziente. Un autore riferisce che quando si ricorre alla via paraenterale periferica (PPN) risulta ben tollerato l’impiego di cateteri in poliuretano in vasi in precedenza non utilizzati per questo tipo di somministrazione (Chan et al, 2002). © UCD VMTH ICU Service Le soluzioni da nutrizione paraenterale presentano un ambiente ideale per la coltura dei batteri. Per ridurre al minimo il rischio di infezioni devono essere preparate e somministrate in condizioni completamente asettiche . Una volta in posizione, il catetere e la sonda devono essere protetti da qualsiasi rischio di contaminazione utilizzando un catetere dedicato. Attraverso quest’ultimo non si deve effettuare la somministrazione di farmaci né prelievi di sangue. Iperglicemia In letteratura umana si vanno raccogliendo sempre più prove del fatto che frenare la glicemia mediante insulina esogena nei pazienti delle unità di terapia intensiva può ridurre i tassi di mortalità. Ciò è dovuto ad una diminuzione dell’insufficienza multiorganica secondaria a sepsi (van den Berghe, 2002). Una volta in posizione, il catetere e la sonda endovenosa devono essere protetti da qualsiasi rischio di contaminazione. L’effetto sembra essere dovuto al mantenimento della euglicemia piuttosto che alle benefiche azioni dell’insulina stessa, dato che nell’uomo l’aumento della somministrazione di insulina è positivamente associato alla morte (Finney et al, 2003). È noto da tempo che l’iperglicemia riduce la funzione immunitaria attraverso gli effetti indesiderati sulla fagocitosi dei leucociti polimorfonucleati nonché grazie alla compromissione di chemiotassi, fagocitosi ed uccisione intracellulare come si osserva nei soggetti diabetici (Watters, 2001). Ciò può, in parte, spiegare la minore incidenza della sepsi nei pazienti che ricevevano il 50% del proprio RER attraverso la PPN in una rassegna di Chan (2002) in confronto alla frequenza riferita in due studi sulla TPN retrospettivi di Reuter et al (1998) e Lippert et al (1993). Benché la selezione dei pazienti svolga probabilmente un ruolo chiave nella probabilità di sviluppo della setticemia, è possibile che fosse anche importante la minore incidenza dell’iperglicemia associata all’uso della PNN. 7 - Complicazioni legate all’alimentazione enterale o paraenterale Setticemia Atrofia dei villi e traslocazione batterica Gli enterociti si basano molto, come fonti energetiche, sui principi nutritivi derivati dal lume intestinale (Ziegler & Young, 1997). Quindi, con l’impiego della nutrizione paraenterale l’energia a loro disposizione risulta diminuita. Questa riduzione esita in un calo della salute degli enterociti e nell’atrofia dei villi che, a sua volta, aumenta la permeabilità intestinale. La perdita dell’integrità intestinale può aumentare il rischio di penetrazione della flora enterica nel torrente ematico; questo fenomeno viene indicato col termine di traslocazione batterica (Steinberg, 2003). Quando e se questa rottura avvenga è oggetto di dibattito, ma nei pazienti umani di solito si verifica dopo un periodo prolungato di supporto nutrizionale paraenterale e può darsi che non sia così significativa come indicherebbero i modelli nei roditori (Alpers, 2002). Si discute anche su quale sia il miglior metodo per prevenire l’atrofia dei villi e la traslocazione batterica. Alcuni studi condotti nell’uomo e negli animali suggeriscono che risulti di qualche utilità l’infusione di glutamina come substrato energetico per prevenire l’atrofia dei villi e la traslocazione batterica, ma altre ricerche non hanno dimostrato che si tratta di un intervento efficace (Buchman, 1999; Marks et al, 1999). Inoltre, esistono delle possibili controindicazioni, come l’epatopatia – soprattutto l’encefalopatia epatica ed eventualmente la nefropatia. Ileo adinamico Condizioni critiche L’ileo adinamico è una comune sequela dell’anoressia, specialmente nei pazienti sottoposti a sostegno nutrizionale paraenterale. L’alimentazione per via enterale può diminuire questo rischio dato che i segnali ormonali e neurologici vengono ripristinati dalla presenza di principi nutritivi nel lume intestinale. L’ileo adinamico non insorge sempre e in molti pazienti persistono i riflessi peristaltici normali, con elevate pressioni che vengono generate durante gli stati di digiuno (Heddle et al, 1993). Questo punto comporta delle implicazioni per i pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia intestinale. 473 Conclusione La convenzione di mettere a riposo l’intestino per prevenire la fuoriuscita di materiali attraverso le sedi dell’enterostomia può essere errata. Ci sono dati che indicano che l’alimentazione enterale precoce dopo un intervento addominale imponente può essere preferibile al supporto paraenterale (Braga et al, 1998 & 2002). Conclusione - Il supporto nutrizionale è indicato nei cani con anoressia prolungata, recente perdita di peso non correlata allo stato di idratazione, cattiva condizione corporea ed ipoalbuminemia non dovuta a perdite suscettibili di correzione. - Il supporto nutrizionale può accentuare la funzione immunitaria, la riparazione delle ferite, la risposta alla terapia, il tempo di risveglio e la sopravvivenza. - La scelta della via e della dieta da utilizzare per il supporto nutrizionale va basata sulla tolleranza del paziente e sulla prevenzione degli effetti collaterali indesiderati. - IPuò darsi che la somministrazione dei singoli macronutrienti non sia adeguata a soddisfare i fabbisogni energetici e di principi nutritivi del paziente e possa determinare soltanto un limitato effetto di risparmio proteico. - La velocità di somministrazione del supporto nutrizionale deve garantire la copertura del fabbisogno energetico a riposo del paziente senza aumentare la probabilità di intolleranza volumetrica o complicazioni metaboliche quali l’iperglicemia, l’iperlipemia e la sindrome da rialimentazione. Condizioni critiche - Il monitoraggio dei pazienti sottoposti a supporto nutrizionale deve essere finalizzato a prevenire le complicazioni indesiderate e a garantire il successo del trattamento. 474 Bibliografia Bibliografia Braga M, Gianotti L, Vignali A et al. - Artificial nutrition after major abdominal surgery: impact of route of administration and composition of diet. Crit Care Med 1998; 26(1): 24-30. Braga M, Gianotti L, Gentilini O et al. - Feeding the gut early after digestive surgery: Results of a nine year experience. Clin Nutr 2002; 21(1): 59-65. Buchman AL - Glutamine for the gut: mystical properties of an ordinary amino acid. Curr Gastroenterol Rep 1999; 1(5): 417-23. Chan DL, Freeman LM, Labato MA et al. Retrospective evaluation of partial parenteral nutrition in dogs and cats. J Vet Intern Med 2002; 16: 440-45. Chandler ML, Guilford WG, Lawoko CR Comparison of continuous versus intermittent enteral feeding in dogs. J Vet Intern Med 1996; 10(3): 133-38. 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La malnutrizione impedisce al cane colpito da malattie critiche di guarire. Punti chiave da ricordare : Nutrizione dei cani in condizioni critiche Condizioni critiche • In condizioni ideali, un cane deve mantenere un peso corporeo stabile durante l’ospedalizzazione (o aumentare di peso nei casi appropriati). È indispensabile pesare gli animali ogni giorno. Il supporto nutrizionale risulta necessario per un paziente con una inadeguata assunzione di cibo (reale o presunta) che dura da tre giorni o più. con quello di un animale della stessa specie a riposo. Il suo valore viene stimato pari a non meno di 70 kcal/kg (PV)0,75. Tuttavia, bisogna riconoscere che le variazioni individuali possono aumentare questo fabbisogno del 30%. • L’alimentazione enterale è di gran lunga il miglior metodo per il supporto nutrizionale: evita l’atrofia dei villi intestinali e facilita una guarigione più rapida. Quando è impossibile, si deve ridurre al minimo la durata del periodo di tempo in cui viene sospesa l’introduzione di cibo nell’intestino. • La concentrazione energetica della dieta deve essere portata ai massimi livelli, al fine di limitare il volume dei pasti. La densità energetica è tanto maggiore quanto più è elevato il contenuto di grassi. Lo scopo deve essere quello di somministrare il 3050% delle calorie sotto forma di lipidi. La soluzione ideale è una dieta caratterizzata da una combinazione di una elevata densità energetica e facilmente sospendibile in acqua. • Il fabbisogno energetico di un cane ospedalizzato può essere confrontato • Il contenuto proteico deve essere sufficiente a mantenere un bilancio 476 azotato positivo. L’apporto del 3050% delle calorie totali a partire dalle proteine contribuisce a contrastare la perdita della massa corporea magra. • È necessario essere consapevoli del fatto che una soluzione con un elevato contenuto di glucosio può promuovere l’iperinsulinemia e l’iperglicemia. Non si deve superare il limite di 10-25% delle calorie totali come glucosio. • Nei cani in condizioni critiche è necessario monitorare molto strettamente l’equilibrio idroelettrolitico: sono particolarmente importanti le concentrazioni ematiche di potassio, fosforo e magnesio. Le soluzioni da reidratazione contribuiscono a correggere alcune carenze elettrolitiche. Informations Informazioni nutritionnelles Nutrizionali Royal Canin PRO E CONTRO DEI DIFFERENTI TIPI DI ALIMENTI ENTERALI O PARAENTERALI TIPO DI ALIMENTO PRO CONTRO INDICAZIONE - Semplice - Non stressante per il cane - Richiede tempo - Applicabile solo in alcuni casi Alimentazione per periodi di tempo molto brevi Stimolatori dell’appetito Poco disponibili Possibile epatotossicità Alimentazione a breve termine (2-3 giorni) Alimentazione rinoesofagea - Sonda facilmente inseribile - Non invasivo - Sedazione minima - Poche complicazioni - La sonda non è sempre tollerata - E’ indispensabile il collare Elisabetta - Dieta liquida Alimentazione a breve termine (1-2 settimane) Alimentazione esofagea - Inserimento della sonda facile e rapido - Il collare Elisabetta non è indispensabile - Nessuna irritazione nasale - Non impedisce al cane di mangiare - Equipaggiamento speciale richiesto - Anestesia generale obbligatoria Diverse settimane di sostegno dell’alimentazione Alimentazione mediante gastrostomia - La sonda è facile da mantenere in posizione - Poche complicazioni - Rischio di infezione nel punto di inserimento Parecchi mesi di sostegno dell’alimentazione Alimentazione mediante digiunostomia Il pancreas viene aggirato - E’ indispensabile l’anestesia generale - L’inserimento della sonda è delicato - E’ necessaria la terapia intensiva - Soluzioni nutrizionali Patologie di stomaco, duodeno e pancreas Alimentazione paraenterale Permette il supporto nutrizionale in caso di interventi chirurgici o gravi problemi dell’apparato digerente - Costo - Sorveglianza costante - Principali rischi: problemi metabolici, tromboflebite; setticemia, atrofia dei villi intestinali, ileo adinamico Qualsiasi situazione in cui sia necessario mettere a riposo l’apparato digerente Condizioni critiche Alimentazione manuale 477 Informazioni Nutrizionali Royal Canin L’attenzione su: GLUTAMINA L’aumento della velocità della gluconeogenesi accelera il catabolismo della glutamina in un animale sotto stress. In presenza di questo maggiore fabbisogno, la sintesi muscolare di questo composto risulta spesso insufficiente e le sue concentrazioni ematiche cadono. Benché non sia un aminoacido essenziale, la glutamina può diventare essenziale condizionato in alcune situazioni. La glutamina svolge molteplici funzioni: prende parte al mantenimento dell’equilibrio acido-basico, è un precursore delle basi puriniche e pirimidiniche, regola in una certa misura la sintesi epatica e prende parte ai processi di detossificazione. La glutamina è un substrato particolarmente importante per le cellule in rapida suddivisione, come quelle dell’apparato digerente e del sistema immunitario. FORMULA CHIMICA DELLA GLUTAMINA H O C N Condizioni critiche La glutamina viene utilizzata dalle cellule che producono l’immunoglobulina A della mucosa intestinale. Una bassa assunzione con la dieta associata ad un elevato fabbisogno negli animali in condizioni critiche può influenzare l’integrità della bar- Bibliografia Elliott D – Parenteral nutrition. Scientific Proceedings WSAVA – FECAVA 2004 ; HVMS World Congress, Rhodes (Greece). 478 riera intestinale, portando ad un maggior rischio di traslocazione batterica ed infezione sistemica. La glutamina (250-500 mg/kg/die) viene raccomandata per la prevenzione dell’atrofia dei villi intestinali, ma non è incorporata sistematicamente nelle soluzioni per la nutrizione paraenterale, dato che è difficile ottenere delle preparazioni per uso endovenoso (Elliott, 2004).