Michele Rismondo [email protected] Insegnamento di BIOLOGIA, ANATOMIA E MORFOLOGIA VEGETALE Approfondimento: STORIA E DIFFUSIONE DELLA VITE CENNI STORICI Difficile è stabilire la vera zona di origine della vite Sono stati ritrovati reperti fossili di vite selvatica risalenti al periodo Eocenico (era TERZIARIA, circa 50 milioni di anni fa) nella zona dello Champagne (Francia) mentre in altre zone come Islanda, Groenlandia ed Alaska risalgono al periodo Miocenico (era TERZIARIA, circa 15 milioni di anni fa) Addomesticamento e coltivazione della vite dal Caucaso al Mediterraneo La Vitis vinifera è nota anche come vite europea o euroasiatica; il suo areale di origine non è ben definito, ma la sua utilizzazione risale al Neolitico. La prima vera coltivazione della Vite (VITICOLTURA) sembra che risalga a 9000 a.C. nella zona della mezzaluna fertile, compresa tra il Caucaso e l’Egitto Al 6000 a.C. risale un torchio ritrovato presso Damasco , mentre nell’Egitto predinastico (circa 4000 a.C.) il consumo del vino era destinato alla nobiltà 23/01/2016 3 CENNI STORICI Intorno al 6000 A.C. Uomini del Neolitico cominciarono a selezionare le varietà nei boschi e a potare le piante della vite. Da questi due gesti nacque la viticoltura. La pianta fu staccata dall'albero e fu allevata a terra, come pianta strisciante: un tipo di allevamento che ancora si vede in alcune aree del Caucaso. Gli storici dicono che a compiere questo primo gesto dell'uomo sulla vite furono forse i popoli della Mesopotamia. La vite infatti, una volta conosciuta dall'uomo, si era, con gli uomini, messa in viaggio. Il suo primo viaggio fu lungo e durò alcuni millenni: dal 6000 al 2500 a.C., dal Caucaso all'Egitto. Fu durante questo lungo viaggio che la pianta si trasformò da strisciante in eretta: a seconda del tipo di allevamento e potatura, reggendosi ora da sola ora, come avviene appunto in Egitto, con l’aiuto delle pergole. Primo periodo di migrazione della vite dal Caucaso all'Egitto I popoli di quest'area, in particolare i popoli mesopotamici, furono i primi potatori della vite (6000 - 2500 A.C.). Furono gli Egizi ad insegnare la potatura della vite ai Greci. Un affresco tombale conservato a Tebe, mostra tutte le fasi del processo di vinificazione, dalla vendemmia delle uve sino al trasporto sulle imbarcazioni lungo il Nilo. I vini erano in gran parte rossi, dato che le uve raffigurate sono solo uve nere tipiche dei climi temperati. Un'eco di questi eventi è nella Bibbia: vi si narra di Noè che, dopo il Diluvio, arenò sui pendii del Monte Ararat, in quella terra che oggi è la Turchia orientale; si narra ancora che egli piantò subito una vigna, ne bevve il vino, si ubriacò e si mise a dormire nudo nella sua tenda (Genesi 9, 20-1). Giovanni Bellini, 1515, derisione di Noè, Museo di Besancon Dal 2500 e sino alla nascita di Cristo: Secondo periodo di migrazione della vite. I greci la diffondono nel Mediterraneo. Furono i Greci a diffondere la vite nei paesi del Mediterraneo. La coltivarono ad alberello, facendola crescere forte senza alcun sostegno, in vigneti fitti e potati corti. Nel Meridione d'Italia e nelle isole molte varietà di vite furono introdotte dai greci. La coltivazione della vite in Italia meridionale sembra risalire, con piena corrispondenza tra dati letterari ed archeologici, alla media età del Bronzo (intorno alla metà del II millennio a.C.) ed all’arrivo del mitico popolo degli Enotri (non a caso definiti da un nome derivante dal greco oĩnotros, “paletto da vino”), Giotto, 1303-5, Nozze di Cana, Padova, Cappella degli Scrovegni Interessanti inoltre sono le numerose notizie di carattere culturale, riportate da studiosi e storici Greci e Romani dell’epoca, come quelle riguardanti le condizioni climatiche e pedologiche (del terreno) quali elementi in grado di determinare il valore qualitativo della produzione Virgilio fu il primo autore latino a citare “Labrusca”, un vocabolo utilizzato per indicare le viti selvatiche. Il poeta descrisse la vite selvatica sulle rocce, pascolata dalle capre. I primi vinaccioli (semi) di Vitis vinifera risalgono all’età del ferro. La vinificazione che in Italia iniziò con la Vitis silvestris, verrà però documentata solo a partire dal VII secolo a.C., con le raffigurazioni sui vasi dei banchetti etruschi. A Roma e nel Lazio, invece, la viticoltura fu piuttosto tardiva. Polifemo con Ulisse in un mosaico del IV sec., nella villa Romana di PiazzaArmerina, Enna. CENNI STORICI In Italia settentrionale fin dall’avanzata età del Bronzo appare ben attestata solo la coltivazione di uva selvatica nelle vicinanze degli insediamenti, per scopi alimentari e per una probabile integrazione zuccherina delle bevande fermentate ricavate dal succo di bacche (corniolo, sambuco, mora di rovo) e frutti (sorba). Diversamente dai Greci, gli Etruschi coltivarono la vite facendola salire su alberi bassi con tralci ricadenti (l'Arbustum italicum: diffuso nell'Etruria centrale) o su alberi alti (l'Arbustum gallicum: diffuso nell'Etruria Settentrionale e meridionale) In età romana, nel Terzo periodo di migrazione della vite, la pianta si diffonde in Europa dove nasce la viticoltura fluviale CENNI STORICI In età romana, nel Terzo periodo di migrazione della vite, la pianta si diffonde in Europa dove nasce la viticoltura fluviale A partire dal primo secolo dopo Cristo, al tempo dei romani e grazie a loro, la coltivazione della vite si diffuse nella penisola iberica (attuale Spagna e Portogallo), in Francia e in altri paesi d'Europa e la pianta nata tanto tempo prima nei boschi cominciò ad abitare le valli dei fiumi: il Rodano, il Reno, la Loira, il Danubio, la Mosella. I Romani diffusero entrambe le forme di allevamento: quelle egiziane e greche e quelle etrusche. Preferirono però sempre i vini della Grecia e della Magna Grecia (Italia Meridionale), che ritennero di gran lunga superiori ai vini etruschi. La forma di allevamento di tipo greco, meno espansa e meno produttiva, si era rivelata più adatta a produrre vini di qualità. Le due diverse "scuole di potatura" diedero origine a diverse forme di allevamento. DIFFUSIONE DELLA VITE La VITE appartiene alla famiglia delle Vitacee che comprende 11 generi ed oltre 500 specie, in gran parte rampicanti, con foglie sparse, fiori poco vistosi e con i classici frutti che dal punto di vista botanico si chiamano BACCHE (chicco d’uva) La specie più importante dal punto di vista economico è senza alcun dubbio la “Vitis vinifera” Necessitando di un lungo periodo vegetativo, il clima che essa predilige è caratterizzato da un autunno temperato e non eccessivamente umido e da limitate gelate primaverili. È quindi evidente che, oltre per la sua origine, anche per queste particolari esigenze, essa abbia trovato fin dall’inizio maggior diffusione in tutto il bacino del MEDITERRANEO DIFFUSIONE DELLA VITE Distribuzione della viticoltura nel mondo DIFFUSIONE DELLA VITE In EUROPA l’area viticola è delimitata a nord da un confine ideale che, partendo dalle foci della Loira, raggiunge la Mosella per scendere a Coblenza fino a Bonn, per poi spostarsi verso Berlino, in Ungheria, nella Moldavia, comprendendo tutta la parte meridionale dell’ex Unione Sovietica. Inoltre tutta la Francia, gran parte della Spagna,Portogallo,Grecia ed Italia Antiche le coltivazioni in Medio Oriente, più recenti AFRICA ed ASIA In AMERICA interessa gran parte della California del Nord e varie zone dell’Argentina, Messico e Cile Si coltiva infine nell’Australia meridionale e nella Nuova Zelanda; quindi in tutti i continenti esclusi i due Poli Diffusione della VITE (in rosso) e dell'ULIVO (linea verde) 23/01/2016 14 IL COMPARTO VITIVINICOLO SUPERFICIE VITATA NEL MONDO IL COMPARTO VITIVINICOLO Ettari x 1000 4734 5000 70,0 4500 60,0 4000 3500 50,0 3000 2500 1963 2000 1500 1000 500 ha 30,0 % 20,0 963 388 40,0 177 0 10,0 0,0 Africa America Asia Europa Oceania IL COMPARTO VITIVINICOLO FR IT ESP IL COMPARTO VITIVINICOLO % 25 22 19 18 20 15 EUROPA 10 4 3 5 2 0 FR GER IT PORT CONTIN. ROM SP IL COMPARTO VITIVINICOLO IL COMPARTO VITIVINICOLO Consumi di vino europei, nazionali e regionali I francesi sono passati dal 100 l a testa degli anni 60 ai circa 55 l di oggi. Dal 1988 al 1996 il consumo di vino pro-capite è calato da 62 a 41 litri (-34%). Dal 1995 al 2002 il calo è del 13%. La Sicilia è la regione in cui si beve meno vino (19 l/ p.c.) pur essendo una delle zone a > produttività. In testa è il Veneto (66 l), seguito dalle Marche (54 l), dall’Umbria (50 l) dal Piemonte (48 l), dalla Lombardia e dalla Toscana (47 l). IL COMPARTO VITIVINICOLO I NUMERI DELLA VITICOLTURA IN ITALIA • Operatori: 383.645 pari a 23,5% del totale delle aziende agricole italiane; • Ettari a coltura: oltre 632.000; • Dimensione media della coltivazione: 1,6 ettari; • Occupati: 700.000; • Occupati vendemmia: 210.000 (di cui 15% stranieri); • Produzione vini e mosti 2011: 42,7 milioni di ettolitri (-14% rispetto al 2010); • Produzione vini 2011: 40,6 milioni di ettolitri (-9% rispetto al 2010); • Destinazione produzione 2011: oltre il 60% alla produzione di Vini DOC (334), DOCG (74) e IGT (oltre 110). IL COMPARTO VITIVINICOLO STRUTTURA PRODUTTIVA DEL COMPARTO VITIVINICOLO ITALIANO Più di 300.000 operatori professionali posti ai tre livelli tipici della filiera produttiva: • produzione dell’uva aziende viticole: 240.000 unità • trasformazione dell’uva in vino cantine: 66.500 unità • imbottigliamento imbottigliatori: 13.500 unità Fonte: Agriregionieuropa, Anno 7, Numero 27, Dicembre 2011 IL COMPARTO VITIVINICOLO IL COMPARTO VITIVINICOLO PRODUZIONE VITIVINICOLA ITALIANA (in mln di hl - dati 2011) 8,8 8 7,8 7,2 22,7 22,9 2000 2001 7,5 6,3 6,5 19,2 19,5 18,2 18,1 2002 2003 6,1 5,9 5,3 6,4 22 21,6 22,6 7,3 23 21,6 15,9 23,2 2004 19,5 18 18,9 15,8 20,2 20,6 20,2 20,4 21,4 21,9 21,6 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Nord Sud Centro Fonte: I numeri del vino, 26 Aprile 2012 Continua la discesa produttiva concentrata quasi interamente nel Centro-Sud, con un particolare cenno a Sicilia e Puglia. IL COMPARTO VITIVINICOLO PRODUZIONE DI VINO IN ITALIA – Distinzione per aree geografiche (Dati 2011) 25 20 15 10 5 0 2000 2001 2002 2003 2004 Nord 2005 2006 2007 Meridione 2008 2009 2010 2011 Centro Produzione di vino in Italia (hl/m) Fonte: I numeri del vino, 26 Aprile 2012. Il calo della produzione è molto visibile al Sud e al Centro Italia, mentre al Nord, anche se la vendemmia è stata peggiore del 2010, la produzione non si discosta più di tanto dai valori storici. IL COMPARTO VITIVINICOLO PRINCIPALI SOCIETÀ VINICOLE ITALIANE: CANALI DI VENDITA (ANNO 2011) • 2011 nuovo record nelle esportazioni con un volume pari a 23,5 milioni di hl (+9%) con introiti che per la prima volta hanno superato 4 miliardi di euro (+12%), contro 3,7 miliardi di euro nell’intero anno 2010; • Italia: leader mondiale nell’export in termini di volume con una quota pari al 24% sul totale dell’export mondiale in volume; • I principali mercati di sbocco per l’Italia sono quello Tedesco, Inglese, Americano e Canadese. Nel mondo più di una bottiglia su 5 è italiana; PRINCIPALI SOCIETA’ VINICOLE: FATTURATO ITALIA E EXPORT (INDICI 2005 = 100) 124,3 119,9 114,9 114,6 110 110,2 105,9 105,6 106,7 103,6 100 2005 2006 2007 Fatturato Italia 2008 2009 Fatturato all'estero Fonte: Indagine sul settore vinicolo a cura dell’Ufficio Studi Mediobanca, Marzo 2012. 2010 Ettolitri I PRINCIPALI PAESI IMPORTATORI DI VINO Migliaia di euro 2010 2011 Var.% 2011/2010 Quota 2011 2010 2011 Var.% 2011/2010 Quota 2011 Germania 14.831.374 15.895.047 7,2 15,9 2.092.173 2.305.750 10,2 10,2 Regno Unito 12.880.136 13.299.686 3,3 13,3 3.257.310 3.430.515 5,3 15,1 Stati Uniti 9.384.770 10.159.202 8,3 10,2 3.202.332 3.460.787 8,1 15,2 Francia 5.951.230 6.790.570 14,4 6,8 533.596 618.081 15,8 2,7 Russia 5.308.843 4.990.957 -6 5 602.726 690.487 14,6 3,0 Paesi Bassi 3.710.177 3.234.635 -12,8 3,2 857.290 821.554 -4,2 3,6 Canada 3.500.595 3.583.818 2,4 3,6 1.283.512 1.374.345 7,1 6,1 Belgio 2.973.457 3.139.190 5,6 3,1 866.918 923.060 6,5 4,1 Cina 2.862.285 3.655.498 27,7 3,7 604.032 1.037.996 71,8 4,6 Giappone 2.012.528 2.153.950 7 2,2 889.974 961.001 8 4,2 Danimarca 1.953.328 1.943.153 -0,5 1,9 500.648 513.556 2,6 2,3 Svizzera 1.939.729 1.895.531 -2,3 1,9 796.411 855.469 7,4 3,8 Svezia 1.885.259 1.918.208 1,7 1,9 477.820 505.846 5,9 2,2 Italia 1.668.319 2.446.901 46,7 2,4 259.466 297.641 14,7 1,3 Irlanda 710.599 694.751 -2,2 1,0 230.916 225.217 -2,5 1,0 Australia 686.309 762.226 11,1 0,8 341.766 381.098 11,5 1,7 Altri 20.813.475 23.412.142 12,5 1,0 3.692.380 4.311.801 16,8 19,0 Totale Paesi 93.072.413 99.975.463 7,4 100,0 20.489.271 22.714.204 10,9 100,0 Fonte: ISMEA – Gli Scambi Internazionali e Nazionali nel 2011, Marzo 2012. I PRINCIPALI PAESI ESPORTATORI DI VINO Ettolitri Migliaia di euro 2010 2011 Var.% 2011/2010 Quota 2011 2010 2011 Var.% 2011/2010 Quota 2011 Italia 21.481.502 23.499.823 9,4 23,5 3.917.599 4.403.112 12,4 19,4 Spagna 17.454.995 21.768.938 24,7 21,8 1.882.463 2.161.208 14,8 9,5 Francia 13.516.481 14.151.790 4,7 14,2 6.327.027 7.145.167 12,9 31,5 Australia 7.993.795 7.205.179 -9,9 7,2 1.478.539 1.426.683 -3,5 6,3 Cile 7.332.462 6.665.626 .9,1 6,7 1.169.535 1.220.546 4,4 5,4 Stati Uniti 3.971.389 4.213.991 6,1 4,2 834.609 965.877 15,7 4,3 Germania 3.935.925 4.127.196 4,9 4,1 879.667 966.841 9,9 4,3 Sud Africa 3.931.560 3.752.369 -4,6 3,8 592.634 541.761 -8,6 2,4 Argentina 2.791.233 3.166.423 13,4 3,2 560.625 608.715 8,6 2,7 Portogallo 2.499.151 2.885.605 15,5 2,9 608.653 650.586 6,9 2,9 Nuova Zelanda 1.571.618 1.681.004 7,0 1,7 594.348 646.434 8,8 2,8 Regno Unito 872.172 856.127 -1,8 0,9 487.557 613.556 25,8 2,7 Paesi Bassi 195.888 246.087 25,6 0,2 126.310 189.683 50,2 0,8 Altri 5.524.241 5.755.305 4,2 1,0 1.029.703 1.174.035 14,0 5,2 Totale Paesi 93.072.413 99.975.463 7,4 100,0 20.489.271 22.714.204 10,9 100,0 Fonte: ISMEA – Gli Scambi Internazionali e Nazionali nel 2011, Marzo 2012. Michele Rismondo [email protected] Insegnamento di BIOLOGIA, ANATOMIA E MORFOLOGIA VEGETALE Approfondimento: MORFOLOGIA DELLA VITE MORFOLOGIA DELLA VITE Apparato aereo in riposo • Tronco o ceppo • Branche e cordoni permanenti • Tralci o sarmenti Capi a frutto o speroni • Complessi gemmari Apparato aereo in vegetazione Germogli: - Gemme - Asse vegetativo ed apice - Foglie - Viticci, infioresenze (fiori e polline), infruttescenze (graspi, acini, vinaccioli) HABITUS La vite è una liana fornita di appendici prensili detti cirri o viticci. A seconda delle condizioni ambientali può avere portamento arbustivo, cespuglioso E’ una specie perenne con ciclo plurisecolare in grado di rigenerarsi qualora la chioma venga danneggiata, attraverso i polloni emessi dal fusto. Anche la vita coltivata può essere molto longeva, ma ragioni di produzione ne limitano la vita a 2025 anni. LA VITE SELVATICA E LA VITE DOMESTICA E’ una specie polimorfa a livello morfologico, di colorazione, di tomentosità delle foglie e degli apici del germoglio. Nella vite domestica il polimorfismo interessa anche il grappolo e gli acini. DIFFERENZE TRA LA VITE SELVATICA E DOMESTICA La vite domestica ha fiori ermafroditi, la vite selvatica è dioica La vite domestica è di taglia maggiore ed è più polimorfa. Le foglie della vite selvatica hanno il seno peziolare aperto, quello della coltivata è di solito chiuso. Il grappolo della selvatica è piccolo così come le bacche piccole e sferiche. MORFOLOGIA DELLA VITE Ogni vegetale superiore è composto da una parte ipogea (sotteranea – le radici) ed una epigea (aerea – fusto e foglie) Nella vite la parte aerea (epigea) a formata dallo scheletro (strutture legnose) e dalla chioma (strutture erbacee). MORFOLOGIA DELLA VITE La vite coltivata, in seguito all’attacco di fillossera nel XIX secolo che ha portato alla distruzione degli apparati radicali, è formata da un portainnesto di specie americane su cui è innestata la Vitis vinifera. Quindi la parte ipogea è di V. riparia, V rupestris o V. berlandieri, la parte epigea e Vitis vinifera. ARCHITETTURA DELLA VITE SCHELETRO: • FUSTO • BRANCHE • TRALCI • GERMOGLI ARCHITETTURA DELLA VITE SCHELETRO parte lignificata della pianta FUSTO o CEPPO o TRONCO l’asse principale della pianta BRANCHE e BRANCHETTE assi secondari che partono dal fusto SPERONI rami corti di un anno TRALCI rami lunghi di un anno sui quali si sviluppano i GERMOGLI CHIOMA Germogli formati da foglie, germogli laterali, grappoli e viticci MORFOLOGIA DELLA VITE La viticoltura moderna tende a ridurre la presenza di forme intermedie tra il fusto e la chioma. La viticoltura tradizionale si caratterizza per la quantità elevata di legno vecchio (branche pluriennale) attorcigliate intorno alla pianta. La corteccia (ritidoma o scorza) si distacca in modo caratteristico secondo delle strisce allungate. Sulla corteccia possono essere presenti anche cicatrici dovute alla potatura, a lesioni meccaniche o climatiche. GERMOGLI e GEMME I germogli formano la chioma. Alla fine dello sviluppo e dopo essersi lignificati, i germogli diventano tralci. Un tralcio potato diventa un sarmento. Il germoglio si sviluppa da una gemma ibernante, ossia inserita su un ramo di un anno e che ha passato l’inverno in dormienza. Il germoglio è formato da un asse diviso in nodi e internodi. In corrispondenza di ogni nodo si inserisce la foglia che rispetto alla precedente è spostata di 180°. Fillotassia alternata e distica. Gli internodi successivi sono lunghi di 5-10 cm. Foglie di dimensioni normali L’internodo successivo è corto (da pochi mm a 1-2 cm). La foglia è di dimensioni ridotte I primi due internodi sono molto corti con i due nodi vicinissimi ed indistinguibili e privi di foglie. Formano la CORONA All’ascella di ogni foglia è presene una gemma laterale o ascellare (GEMMA PRONTA). Il germoglio che si sviluppa è detto FEMMINELLA (germoglio laterale o ascellare) A partire dal 2-3 nodo dopo la corona, opposto alla foglia, si sviluppa il grappolo oppure il viticcio. Quindi grappolo e viticcio sono organi omologhi, ossia che derivano dallo stesso primordio dell’apice della gemma. I grappoli e i viticci si dispongono secondo la regola 1-1-0 (2-0): due nodi con grappolo o viticcio (1) ed una senza (0). FEMMINELLE Si originano dall’ascella fogliare. Hanno una crescita estremamente variabile, da incipiente (pochi millimetri), a pochi nodi (2-3) fino a germoglio ben sviluppato. Se il germoglio viene cimato durante il periodo vegetativo, viene meno la dominanza apicale, si sviluppano le femminelle. Le femminelle possono sviluppare sottofemminelle e portare infiorescenza e quindi grappoli maturi. Da cosa dipende questo sviluppo variabile ? FEMMINELLE Conseguenza di : 1 – effetto inibitore dell’apice del germoglio principale L’apice del germoglio esercita la dominanza apicale. Per effetti naturali o per scelte colturali, se l’apice viene rimosso, le femminelle cominciano a svilupparsi in modo più o meno vigoroso a seconda della forza dell’apparato radicale e dell’età del germoglio. Il potenziale di crescita delle femminelle è anche condizionato dall’orientamento del germoglio, si sviluppano meglio le femminella nei germogli in posizione orizzontale o ricadente. 2 – spinta vegetativa prodotta dal sistema radicale. Prodotta dalla fertilità naturale o indotta (irrigazione e concimazione) e dalle potature. del suolo GEMMA IBERNANTE Alla base della femminella si forma la gemma ibernante che rimane in riposo fino alla primavera successiva. GEMMA IBERNANTE Nei nodi del tratto preformato del germoglio, a fine inverno inizia la formazione delle gemme ibernanti all’interno della gemma da cui si svilupperà il germoglio su cui ci sono le gemme ibernanti stesse. Nel tratto neoformato del germoglio le gemme ibernanti si sviluppano successivamente alle gemme pronte. FASI DI DORMIENZA DELLA GEMMA IBERNANTE La dormienza si realizza per l’incapacità temporanea di una gemma di germogliare. 1- formazione 2- dormienza correlativa: legata all’attività di crescita del germoglio principale e della femminella a cui è associata la gemma ibernante. In questa fase l’apice, protetto dalle perule, produce fino a 12 nodi miniaturizzati con gli abbozzi di foglie, grappoli e viticci. 3- endodormienza: l’attività della gemma si interrompe. GEMMA IBERNANTE Dopo 3-4 settimane dall’inizio del suo sviluppo, all’interno delle perule si sviluppano le gemme secondarie/laterali (sottogemme o gemme di controcchio). Alla fine dello sviluppo la gemma ibernante è una gemma composta formata dalla gemma principale e dalle sottogemme. Già a questo livello si possono riconoscere le gemme che produrranno grappoli (germoglio fertile o uvifero) (gemma mista) e quelle senza grappoli ma con i viticci (germoglio sterile) (gemma a legno). Le sottogemme entreranno in funzione solo in caso di danneggiamento della gemma principale da parte del gelo. Anche quando il germoglio viene danneggiato dal gelo partono le sottogemme. Le sottogemme sono anche in grado di fruttificare. Nel tralcio, il midollo è formato da cellule morte ed è interrotto solo dal diaframma in corrispondenza della gemma dormiente. La forma del diaframma varia nei diversi vitigni. E’ formato da cellule vive, con pareti spesse. Nei tralci maturi è pieno di sostanze di riserva. GEMME LATENTI, POLLONI, SUCCHIONI, GERMOGLI DOPPI E AVVENTIZI GEMME LATENTI – sono sottogemme che non germogliano la primavera successiva alla loro formazione, prolungando quindi il loro stato di dormienza. E’ vascolarizzata quindi segue l’accrescimento diametrico della pianta. Entrano in funzione in caso di danneggiamento della chioma. GERMOGLI AVVENTIZI – sono quelli che si originano dalle gemme latenti. Si dividono in SUCCHIONI e POLLONI. SUCCHIONI – se si sviluppano sul legno vecchio, ossia quello formato dalle branche pluriennali) POLLONI – se si sviluppano sul tronco. Polloni e succhioni vengono di solito eliminati con la potatura, ma possono essere utili in caso di potatura di riforma. GERMOGLI DOPPI – si sviluppano a seguito della potatura. Con la potatura si crea uno squilibrio tra chioma e apparato radicale a favore di quest’ultimo. Viene quindi favorito lo sviluppo importante delle sottogemme. SVILUPPO DEL GERMOGLIO Il GERMOGLIAMENTO partire dalla gemma. è lo sviluppo del germoglio a Tappe dello sviluppo: 1. apertura della gemma 2. sviluppo degli internodi e delle foglie preformate. Si sviluppano anche i fiori. Lo sviluppo avviene a partire dall’internodo più prossimale 3. ripresa dell’attività dell’apice e formazione di nuovi nodi e internodi. Nel germoglio si distinguerà la parte preformata nella gemma (crescita fissa) dalla parte neoformata (crescita variabile). La parte preformata è costituita da 8-10 internodi e solo questa parte porta le infiorescenze. La parte neoformata porta solo i viticci. CRESCITA DEL GERMOGLIO I fattori che regolano la crescita del germoglio sono interni ed esterni alla pianta. FATTORI ESTERNI Fattori ambientali, climatici FATTORI INTERNI Stato delle riserve accumulate nella stagione precedente (espressione vegetativa potenziale) A seguito della potatura, la crescita delle gemme rimaste sarà in funzione dell’espressione vegetativa potenziale. Il rapporto tra espressione vegetativa potenziale e numero di gemme rimaste dopo la potatura, esprime il vigore medio dei germogli. La crescita e lo sviluppo dei germogli dipende anche dalla loro posizione sul tralcio. Nella vite c’è l’ ACROTONIA CRESCITA DEL GERMOGLIO ACROTONIA Consiste nel maggior accrescimento dei germogli apicali rispetto a quelli basali. E’ più evidente nei tralci verticali e si riduce in quelli orizzontali e si inverte in quelli inclinati verso il basso. L’acrotonia è legata all’habitus naturale della pianta, ossia si giustifica con il suo naturale portamento di specie lianosa: infatti le parti distali tendono ad accrescersi più velocemente per facilitare il raggiungimento della sommità del tutore. Uno volta raggiunto i tralci ricadranno e cesserà l’acrotonia. Con l’annuale potatura l’acrotonia viene contrastata, invece viene regolato il vigore dei germogli per l’efficienza della pianta. I germogli possono avere diversi habitus a seconda delle varietà. Michele Rismondo [email protected] Insegnamento di BIOLOGIA, ANATOMIA E MORFOLOGIA VEGETALE Approfondimento: FENOLOGIA e FISIOLOGIA DELLA VITE FENOLOGIA DELLA VITE La fenologia vegetale o fitofenologia è la disciplina che si occupa delle osservazioni delle fasi di sviluppo delle piante spontanee e coltivate. Essa definisce in modo chiaro, per mezzo delle cosiddette scale fenologiche, quali siano i fenomeni da registrare (la germinazione, la fioritura, la caduta delle foglie ecc.), e fornisce delle tecniche riproducibili e generalmente non distruttive per l'effettuazione delle osservazioni stesse. Conoscere la fenologia della vite è fondamentale per comprendere la fisiologia ed intervenire per la difesa dai parassiti. Ripresa Vegetativa (marzo-aprile) CICLO ANNUALE Oggetto di studio della fenologia Riposo invernale (novembre-dicembre) Vendemmia Invaiatura Fioritura Allegagione Germogliamento CICLO ANNUALE Maturazione Crescita dei germogli Gemma dormiente G F M A M G L A S O N D STADI FENOLOGICI SECONDO BAGGIOLINI CICLO ANNUALE La ripresa vegetativa primaverile comincia con la idratazione dei tessuti legnosi che perdono così la loro resistenza al freddo. L’acqua viene assorbita dalle radici in seguito all’idrolisi dell’amido, si abbassa il potenziale idrico delle cellule dei tessuti e l’acqua per la pressione idrostatica sale nei vasi legnosi, reidratando l’apparato aereo. Forte pressione radicale tra 2,5 bar (in viti ad alberello) a 5 bar (in viti selvatiche di 30 m) La ripresa dell’attività è evidente attraverso il Pianto della vite, ossia acqua allo stato liquido che fuoriesce dai tagli della potatura. Natura e composizione del pianto: varia secondo le annate, le stagioni, le specie, le varietà. Il liquido emesso varia da 70 a 2700 ml a seconda delle dimensioni della vite. E’ composto da acqua, minerali, glucosio, fruttosio, sorbitolo, saccarosio, acido malico, tartarico. CICLO ANNUALE Dopo una settimana dal pianto si rigonfiano le gemme (gemme rigonfie). Dopo circa un mese inizia il germogliamento Con la schiusa delle gemme il pianto cessa. Si può evitare il pianto anticipando la potatura, i vasi hanno così il tempo di chiudersi con le tille e le gomme. Il germogliamento dipende dalle temperatura dell’aria come dimostrato dalla sperimentazione, in particolare la T dei 10 giorni precedenti il germogliamento (TEMPERATURA DI GERMOGLIAMENTO) che è di circa 10°. Ci sono variazioni a seconda del vitigno e dell’ambiente. Ad esempio il “Blanc de Morgex” vitigno della Valle d’Aosta, coltivato tra i 1000 e 1250 m sldm, germoglia a T di 8,9° C. Dalla parte basale dell’abbozzo del germoglio iniziano a crescere le foglioline che provocano l’allargamento delle perule da cui si comincia a vedere una folta peluria che protegge gli apici meristematici. Successivamente diviene visibile la punta della prima fogliolina (punta verde) In questa fase compaiono le foglioline basali che sono ancora avvolte una nell’altra Distensione della prima fogliolina e allungamento dell’internodo. Fine del germogliamento. Completo tra metà marzo e metà aprile. INIZIA LA CRESCITA DEL GERMOGLIO Che corrisponde al numero di foglie che si rendono progressivamente visibili e distaccate dall’apice. Dopo la distensione della 5 foglia, iniziano a vedersi i grappoli ma sono ancora informi e non si distinguono i rachilli. Si distende il rachide ed i grappolini di separano dall’apice. I rachilli si distendono e si distinguono i diversi fiorellini. Sono separate dall’apice 12 foglie. FIORITURA Fase I Inizia quando sono separate dall’apice 16 foglie, ossia tra metà maggio e metà giugno. La fioritura dura 10-15 giorni a seconda delle condizioni meteo (ad una variazione di 1 C° corrisponde una variazione opposta di 2 giorni). Condizioni migliori per la fioritura: T piuttosto alta, tempo asciutto, cielo luminoso, leggera brezza. La fioritura nel grappolo inizia dal centro, poi fioriscono quelli basali, poi le estremità e le ali. L’apertura inizia tra le 5-6 del mattino e termina tra le 9-10. Anticrittogamici (cuprici) e insetticidi applicati durante la fioritura possono nuocere l’allegagione Fasi successive della fioritura di un fiore normale (ermafrodita) La fioritura di ogni singolo fiore si completa in 2-3 giorni, un grappolo in una settimana, una pianta in 10 giorni, un vigneto in 15 giorni. La fioritura si accelera con caldo e sole, mentre con freddo e pioggia si rallenta Infiorescenza eretta della vite si trasforma in infruttescenza Fase J ALLEGAGIONE Alla fioritura segue l’allegagione. La fecondazione è normalmente incrociata (eterogamia) ed anemofila. Raramente entomofila. Ci può essere autogamia quando i fiori restano con la caliptra (cleistogamia), purchè i fiori siano ermafroditi Riprende la crescita dei germogli che si era rallentata nel periodo della fioritura. Inizia la crescita delle bacche che vengono classificate in “grano di pepe” e “pisello”. Fase L CHIUSURA DEL GRAPPOLO Il grappolo si ripiega verso il basso. La continua crescita delle bacche provoca la chiusura del grappolo. I germogli cessano di crescere. Gli acini in un primo momento aumentano di volume per divisione e distensione cellulare. Poi rallentano la crescita ed inizia lo sviluppo della nocella, dei tegumenti esterni, dell’endosperma e dell’embrione. Fase L CHIUSURA DEL GRAPPOLO Diametro 2-3 mm: l’acino è diviso in due parti da una rete di fasci fibro-vascolari. Queste due parti inizialmente di spessore uguale si differenziano: l’esterna non aumenta più, l’interna si accresce per distensione delle cellule esistenti. Inizio dell’invaiatura. Le bacche verdi svolgono la fotosintesi, ma insufficiente per lo sviluppo. Si formano acidi organici (tartarico e malico) e tannini. Fase L INVAIATURA L’acino riprende ad accrescersi rapidamente. Inizio della maturazione. Mutamento nei caratteri dell’acino: inizia il rammollimento della polpa, la buccia comincia a divenire traslucida nelle uve bianche e rosea o violacea in quelle rosse o nere. Compare la pruina. Fase di agostamentolignificazione dei germogli Mentre avviene la maturazione di frutti, si verifica la lignificazione dei germogli, che diventano tralci, AGOSTAMENTO A questa fase fa seguito quella di aumento di diametro del tronco e delle radici Si verifica poi un secondo periodo di crescita delle radici prima dell’ abscissione delle foglie MATURAZIONE Progressivo aumento di peso dell’acino per la crescita della polpa mentre la buccia e i vinaccioli rimangono stazionari. Nelle uve da vino le pareti delle cellule del mesocarpo tendono ad assottigliarsi, il contenuto in cellulosa diminuisce e le pareti si lacerano. Nelle uve da tavola le pareti delle cellule sono più ricche in emicellulose e quindi non si lacerano. Fase M Composizione grappolo maturo • • • • Raspo 3-5 % Vinaccioli 5-10 % Buccia 7-15 % Polpa e mosto 81-87 % – – – – Acqua 70-80% Zuccheri 18-24% Acidi organici 4-10 ‰ Antociani, flavoni, tannini, sost. azotate e minerali in genere MODIFICHE NELLA COMPOSIZIONE DELL’ACINO DURANTE LA MATURAZIONE Nelle uve aromatiche (Moscati, Cabernet) i componenti volatili passano dalle foglie ai grappoli in particolare terpeni nei Moscati e pirazine nel Cabernet. Grafico della maturazione di uve apirene e con vinaccioli con vinaccioli uve apirene EVENTI VEGETO-PRODUTTIVI DEL CICLO ANNUALE DELLA VITE GEMME IBERNANTI Le gemme ibernanti sono gemme dormienti: non sviluppano subito un germoglio ma lo fanno nella primavera successiva alla loro formazione. 1a fase di dormienza – producono al loro interno le sottogemme e gli abbozzi della parte pre-formata del futuro germoglio. PREDORMIENZA / DORMIENZA CORRELATIVA. In questa fase qualora venisse rimosso l’apice del germoglio e le femminelle, le gemme uscirebbero dalla dormienza e germoglierebbero. Con la maturazione del tralcio le gemme passano alla fase di ENDODORMIENZA La gemma è incapace di germogliare se non ha trascorso un periodo a bassa temperatura. Il fabbisogno di freddo dipende dalle varietà ma in generale si può affermare che in clima temperato, sono necessari almeno 7 giorni consecutivi con temperature inferiori a 10°C che si localizzano nei mesi di novembre- dicembre. ECODORMIENZA – fase in cui le temperature sono troppo basse per la ripresa vegetativa e quindi le gemme rimangono dormienti per tutto l’inverno. Si tratta quindi di una condizione determinata dal fattore ambientale temperatura. L’uscita dall’ecodormienza si avrà quando la media giornaliera sarà per qualche giorno al di sopra di 8-10°C. FISIOLOGIA DELLA VITE Studia le dinamiche stagionali della crescita dei diversi organi e le loro interazioni dalle quali dipende l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta FISIOLOGIA DELLA VITE Il ciclo vegetativo annuale (crescita primaverile, stasi estiva, senescenza autunnale, caduta e riposo invernale) è collegato al ciclo delle sostanze di riserva (carboidrati, sostanze azotate-amminoacidi, proteine, minerali- potassio, fosforo, calcio, magnesio e micronutrienti) che si accumulano nei tessuti di riserva sia aerei che radicali. PRIMAVERA: la pianta utilizza le riserve accumulate per recuperare energia. Inizia la produzione di fotosintati solo dopo che il germoglio ha superato la lunghezza di 10 cm. Anche le radici hanno un’attività rallentata per cui non c’è ancora l’apporto dei minerali. Ai due terzi delle loro dimensioni, le foglie iniziano la fotosintesi e diventano organi produttori (organi source) che forniscono gli organi consumatori (organi sink) ossia gli apici, i germogli, le foglioline, le infiorescenze in crescita. Fine delle riserve Le riserve finiscono tra la fine del germogliamento e l’inizio della fioritura. La vite è ora in grado di produrre : infatti le foglie hanno le dimensioni sufficienti per iniziare la fotosintesi. Anche le radici diventano capaci di assorbire. Non avendo più riserve la pianta fotosintetizza e quindi diventare dipendente delle condizioni ambientali (temperatura e luce). Problemi: basse temperature e bassa luminosità – carenza di fotosintati – le infiorescenze possono venire danneggiate (filatura e colatura). i problemi diventano ancora più importanti se c’è un forte apporto di nutrienti dal suolo – stimolo della crescita dei germogli. Con la fioritura e il rallentamento della crescita dei germogli, gli apici consumano meno, mentre con l’allegagione e la crescita delle bacche, i grappoli diventano sink. Se la piante produce più di quello che consuma, inizia l’accumulo delle riserve. Il blocco della crescita del frutto favorisce l’aumento del diametro del fusto, dei cordoni e delle branchette. Con la maturazione delle bacche c’è un forte richiamo di fotosintati verso il frutto. Dopo la maturazione del frutto, se è ancora possibile svolgere la fotosintesi, ricomincia l’accumulo delle riserve. Prima di cadere le foglie, traslocano verso il tralcio i nutrienti che vanno a costituire le riserve. Il ciclo delle sostanze di riserva è strettamente correlato al ciclo vegetativo-riproduttivo. Rapporto di sinergia Rapporto di antagonismo Una vite con elevate riserve sviluppa germogli e grappoli vigorosi Avrà una buona superficie fogliare, produzione e ricostituirà molte riserve. Ma se le condizioni di vigore inducono la crescita durante la stagione, gli apici vegetativi richiederanno energie e quindi si ritarderà la ricostituzione delle riserve. Troppi grappoli (organi sink) riducono la ricostituzione delle riserve…… …. anche la ripresa vegetativa delle radici sarà lenta e la crescita primaverile della pianta sarà stentata……. …. anche i fiori stenteranno a differenziarsi Una scarsa riserva in carboidrati riduce la resistenza al freddo: l’amido si idrolizza in zuccheri solubili aumentando la resistenza al freddo. Equilibrio vegeto-produttivo garantisce la costanza produttiva della vite, la buona maturazione dell’uva e la ricostituzione delle riserve. FERTILITA’ DELLE GEMME Rapporto tra infiorescenze e numero di gemme lasciate dopo la potatura invernale Fertilità gemme 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Posizione della gemma sul tralcio • Cultivar con bassa fertilità nelle gemme basali: Sultanina, Nebbiolo, Albana e Trebbiano • Cultivar con buona fertilità gemme basali: Sangiovese, Cabernet sauvignon, Merlot Lambrusco etc. Fertilità potenziale • Capacità di una gemma di differenziare a fiore , ovvero di dare origine ad un certo numero di primordi fiorali - potenziale produttivo • dipende da fattori genetici e ambientali (luce e T°) • In genere la T° è bassa quando si sviluppano le gemme basali, mentre la differenziazione migliore è quella delle gemme in posizione da 4 a 7 ad alte T° • la fert. Potenziale dipende anche dalla velocità di crescita dei germogli ( se eccessiva diminuisce quella delle gemme basali) • Con la potatura possiamo decidere come sarà la popolazione delle gemme che lasciamo Fertilità reale • • • Nella pratica la fertilità reale è più bassa della potenziale Alcune gemme non si sviluppano in primavera e questo fa abbassare la fertilità reale Da cosa dipende la non schiusura di alcune gemme: dal Carico di gemme che a sua volta dipende dall’equilibrio tra parte aerea e radicale (la vite produce più gemme di quella che servono ma regola il n. di gemme che schiuderanno sulla base dell’equilibrio tra parte aerea e radicale) Se con la potatura lascio troppe gemme una parte non schiude Se lascio il numero giusto tutte schiudono Se ne lascio poche, schiuderanno gemme a legno (avventizie o latenti) TIPI DI POTATURA • • • • • • • • POVERISSIMA <4-5 gemme per ceppo POVERA < 10 gemme per ceppo MEDIA 10-20 “ “ RICCA 20-40 “ “ RICCHISSIMA >40 “ “ Carica di gemme da 40.000 a 150.000/ha Suolo povero: potatura povera Suolo fertile : potatura ricca EQUILIBRIO FISIOLOGICO • La vite deve poter sviluppare germogli uviferi abbastanza lunghi (30 foglie) in modo che vi siano almeno 10-15 foglie sopra il 15o nodo per nutrire il grappolo dopo l’invaiatura • La foglia di vite invecchia presto e non nutre il grappolo • La stimolazione di femminelle in certi periodi è consigliata Rapporti competitivi fra l’apice di un germoglio uvifero e i grappoli di vite nell’utilizzo dei carboidrati elaborati dalle foglie dello stesso germoglio maggio giugno (antesi) luglio (invaiatura) agosto settembre ottobre (maturazione) ATTIVITÀ FOTOSINTETICA DELLE FOGLIE La foglia raggiunge il massimo dell’attività fotosintetica circa 20 giorni dopo la sua emissione. Si mantiene elevata per 30-40 giorni e si riduce progressivamente fino alla senescenza. L’attività fotosintetica è compromessa in mancanza di azoto, ferro, magnesio, manganese (clorosi). I grappoli in maturazione tengono alta la fotosintesi che altrimenti si ridurrebbe. FOTOSINTESI – è la base della produttività dalla pianta Nei cloroplasti H2O e CO2 vengono convertite in zuccheri sempliciglucosio (monosaccaridi) - energia elettromagnetica trasformata in energia chimica FATTORI AMBIENTALI CHE CONDIZIONANO LA FOTOSINTESI LUCE DISPONIBILITÀ DI ACQUA TEMPERATURA FATTORI INTERNI ALLA PIANTA CHE CONDIZIONANO LA FOTOSINTESI • • • • Grado di apertura degli stomi Età fisiologica Stato nutrizionale della foglia Presenza di organi sink (frutti, apici, tessuti di riserva) Punto di saturazione luminosa Gli stomi garantiscono gli scambi di CO2 tra esterno e interno della foglia. Di giorno l’apertura degli stomi è regolata dello stato idrico della pianta. Di notte gli stomi sono chiusi L’intensità fotosintetica si esprime in micromoli di CO2 assimilati m2 di foglia al secondo (μmol m-2s-1) TRASPORTO DELL’ ACQUA L’acqua serve alla pianta : 1 – come reagente della fotosintesi 2 – sostegno meccanico attraverso il turgore cellulare L’acqua viene presa dal terreno, Solo 1-5% dell’acqua assorbita rimane all’interno della pianta, il resto viene rimesso in atmosfera sotto forma di vapore attraverso la TRASPIRAZIONE. La traspirazione più intensa è nelle foglie ed avviene attraverso gli stomi e può essere tenuta sotto controllo attraverso la regolazione della rima stomatica. BILANCIO IDRICO Nella pianta il bilancio idrico deve essere in pareggio, ossia l’acqua persa nell’unità di tempo, deve essere compensata da un’uguale quantità in entrata. Per brevi periodi ci può essere deficit, ma a lunga scadenza il bilancio idrico deve essere positivo. Si definisce STRESS IDRICO un periodo di prolungato deficit di acqua che si manifesta con l’appassimento delle parti non lignificate. TRASPIRAZIONE La traspirazione più intensa è nelle foglie ed avviene attraverso gli stomi. TRASPIRAZIONE CUTICOLARE : attraverso la cuticola (< al 10%) TRASPIRAZIONE STOMATICA : attraverso gli stomi, può essere tenuta sotto controllo attraverso la regolazione della rima stomatica. Gli stomi controllano i movimenti del vapore acqueo, CO2 e O2. I movimenti dei gas avvengono per diffusione e quindi sono indipendenti l’uno dall’altro perché ogni gas ha il proprio gradiente di concentrazione. COME FANNO GLI STOMI AD APRIRSI E CHIUDERSI? QUALE SISTEMA DI REGOLAZIONE COMANDA APERTURA E CHIUSURA ? TRASPIRAZIONE COME FANNO GLI STOMI AD APRIRSI E CHIUDERSI? Le cellule di guardia assorbono acqua dalle cellule vicine e diventano turgide. Si incurvano in fuori e lasciano uno spazio vuoto (la rima stomatica). Le cellule di guardia perdono acqua e si afflosciano Apertura e chiusura avvengono in pochi minuti. Come fa l’acqua a muoversi? I movimenti dell’acqua sono causati da variazioni del potenziale osmotico. Come avvengono le variazioni di potenziale osmotico? L’assorbimento di ioni K+ è il principale meccanismo che determina l’apertura degli stomi. Ma l’ingresso di ioni K+ potrebbe provocare uno squilibrio di cariche quindi per ogni ione positivo introdotto deve essere espulso un altro ione positivo oppure introdotto uno ione negativo. Le cellule di guardia adottano un altro sistema !! Non introducono lo ione negativo, ma lo sintetizzano 1 – le cellule di guardia sintetizzano acido malico a partire dall’amido contenuto nelle c. di guardia. L’amido viene idrolizzato a glucosio e attraverso la glicolisi si forma acido fosfoenolpiruvico (PEP) a cui si attacca una molecola di CO2 trasformandolo in acido ossalacetico che viene ridotto ad acido malico. 2 – ionizzandosi l’acido malico da luogo a 2 cariche negative (portate dai due gruppi carbossilici) e a due cariche positive portate dagli ioni H. I protoni vengono espulsi dalla pompa protonica (espulsione attiva di H+ consumando ATP) quindi rimangono delle cariche negative per possono bilanciare gli ioni K introdotti. FATTORI ESTERNI ED INTERNI CHE INFLUENZANO L’APERTURA DEGLI STOMI Gli stomi si devono aprire quando c’è luce sufficiente per fare la fotosintesi. La bassa concentrazione di CO2 nelle foglie indica che la pianta fotosintetizza e quindi entra CO2. Gli stomi funzionano per impedire il collasso idrico della pianta ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ Potenziale osmotico: è la pressione richiesta per impedire l’osmosi. Cellula turgida – pressione di turgore (si sviluppa contro la parete come risultato dell’entrata di H2O nel vacuolo – potenziale di pressione) Il movimento dell’acqua dal suolo alle foglie avviene perché c’è un gradiente di potenziale idrico (combinazione di potenziale osmotico e potenziale di pressione). Due cellule adiacenti con diverso potenziale: l’acqua si muoverà dalle cellule con più alto potenziale idrico a quella con potenziale minore. Potenziale idrico alto nel suolo – più basso nelle radici, fusto, foglie e atmosfera. Regolazione della traspirazione – Gli stomi occupano circa 1% della superficie fogliare, regolano gli scambi gassosi e la traspirazione. La traspirazione dipende dalla concentrazione di vapore acqueo nell’atmosfera. Lo stoma è chiuso quando la pressione di turgore è bassa, mentre è aperto quando è alta. I cambiamenti della pressione di turgore si verificano quando le cellule di guardia sono esposte a variazioni di intensità luminosa, di concentrazione di anidride carbonica e di acqua. Quando le cellule di guardia fotosintetizzano, esse utilizzano energia per acquisire ioni K+ dalle cellule epidermiche adiacenti con conseguente apertura dello stoma. Quando la fotosintesi non avviene, il K+ abbandona le cellule di guardia e lo stoma si chiude. Quando aumenta la concentrazione di K+ nelle cellule di guardia, il potenziale idrico diminuisce e per osmosi viene richiamata acqua che rende turgide le cellule. Gli stomi si possono chiudere anche passivamente quando ci sono condizioni di stress idrico; l’ormone acido abscissico fa uscire K+ e le cellule di guardia si chiudono. Gli stomi di solito sono aperti di giorno e chiusi di notte. Ci sono però le piante del deserto che hanno gli stomi aperti la notte. Si conserva così l’acqua, ma è inaccessibile la CO2 che serve per la fotosintesi. Quindi queste piante convertono la CO2 in acidi organici (di notte) che vengono depositati nei vacuoli. Durante il giorno, quando si fotosintetizza, gli acidi organici vengono riconvertiti in CO2 – questa particolare fotosintesi e detta di tipo CAM ed utilizza la CO2 rilasciata dagli acidi organici. Michele Rismondo [email protected] Insegnamento di BIOLOGIA, ANATOMIA E MORFOLOGIA VEGETALE Approfondimento: PROPAGAZIONE DELLA VITE ORMONI Il ciclo vitale delle piante è influenzato da 4 fattori: 1. 2. 3. 4. AMBIENTE : le modifiche della luce e della T° innescano processi importantifioritura, dormienza, ecc… FITOCROMO: è una proteina che, influenzata dalla luce, regola i processi di sviluppo, per es. l’accrescimento di una pianta verso la luce. GENOMA: contiene il piano organizzativo della pianta. ORMONI: Auxina Etilene Acido abscissico Gibberelline Citochinine ORMONI Auxina: acido indolacetico IAA. Fu scoperta alla fine dell’800 da Darwin che faceva studi sul movimento delle piante. L’auxina si muove molto lentamente (1 cm /ora) con movimento polare, lungo l’asse della pianta dall’apice verso il basso. L’auxina è trasportata attraverso il tessuto parenchimatico da una cellula alla successiva ed esclusivamente dall’apice del fusto verso la base. (trasporto polare). Fototropismo, crescita in direzione della luce. La sede della percezione della luce è localizzata all’apice del coleoptile, ma si piega la zona di accrescimento quindi il messaggio deve essere trasferito dall’apice alla zona di accrescimento. Tale messaggero è stato successivamente individuato (1926): era l’Auxina dal greco “aumentare”. IAA viene prodotto dall’apice del germoglio Il movimento laterale dell’auxina nell’apice determina la direzione di crescita della pianta. La luce colpisce lateralmente l’apice, l’auxina si sposta verso la parte non illuminata in cui ci sarà un aumento della concentrazione di auxina. crescita ineguale dei tessuti delle due parti: apice curvato verso la direzione della luce FOTOTROPISMO. ORMONI FUNZIONI DELL’AUXINA Influenza molti processi di sviluppo della pianta: 1– stimola l’allungamento delle giovani cellule nei fusti in via di sviluppo. Il meristema apicale è il sito in cui viene sintetizzata la > quantità di auxina, Mentre si sposta verso il basso, stimola la crescita delle cellule probabilmente perché si lega ad un recettore della membrana cellulare. L’a. stimola la crescita solo entro un determinato intervallo di concentrazione tra 10-8 a 10-4 M. A concentrazioni > l’a. inibisce l’allungamento cellulare ed induce la sintesi di un altro ormone, l’etilene, che inibisce la crescita delle piante. Come avviene l’accrescimento? L’auxina stimola l’acidificazione delle pareti cellularil’acidificazione attiva enzimi (le estensine) che rompono i legami tra le microfibrille di cellulosa riducendo la rigidità della parete, riesce ad entrare acqua per osmosi che permette quindi alla cellula di allungarsi. L’auxina stimola anche le cellule che devono sintetizzare il materiale citoplasmatico e della parete cellulare. 2– Formazione di radici laterali e avventizie: da un punto di vista commerciale le auxine vengono impiegate per la propagazione vegetativa delle piante per talea. FUNZIONI DELL’AUXINA 3- Le auxine sintetiche sono utilizzate come erbicidi selettivi. Alcune monocotiledoni inattivano rapidamente le auxine sintetiche, mentre le dicotiledoni non hanno questa capacità, quindi muoiono per overdose di ormoni. Aspetto negativo: è una sostanza altamente inquinante che richiede parecchio tempo per essere smaltita. 4– l’auxina stimola anche la crescita secondaria inducendo la divisione cellulare del cambio cribro-vascolare ed influenza la differenziazione dello xilema secondario. 5– i semi in via di sviluppo sintetizzano auxina 6 – i frutti crescono grazie all’azione dell’auxina. 7 – auxine sintetiche, se spruzzate su piante di pomodoro, inducono la formazione di frutti senza necessità dell’impollinazione (frutti senza semi) PARTENOCARPIA ORMONI Citochinine: Scoperte negli anni 40 mentre si cercavano sostanze che stimolassero la crescita e lo sviluppo delle cellule vegetali in coltura. La crescita veniva stimolata se si aggiungeva del latte di cocco da cui successivamente vennero isolate i regolatori della crescita a cui venne dato il nome di citochinine perchè stimolavano la citocinesi, ossia la divisione cellulare. Il luogo della sintesi delle citochinine non è stato individuato con certezza, ma pare che vengano sintetizzate negli apici radicali e poi trasportate dallo xilema nelle varie parti della pianta. Sono anche presenti nei tessuti in attiva divisione nei frutti, semi e foglie La prima citochinina naturale isolata è stata la zeatina (dalle pannocchie di Zea mays). Funzioni: 1– l’aggiunta di citochinine ai terreni di colture cellulari stimola le divisioni cellulari 2 – nella dominanza apicale oltre all’auxina dovrebbero intervenire anche le citochinine. 3– le c. ritardano l’invecchiamento inibendo la demolizione delle proteine, stimolando la produzione di RNA e di proteine. Le foglie recise bagnate con citochinine, rimangono verdi più a lungo. Utilizzo delle citochinine da parte dei fiorai. ORMONI Etilene: Scoperto nel XIX secolo quando l’illuminazione stradale era a gas di carbone, le foglie vicine alla fonte luminosa morivano prima di quelle lontane. Nel 1901 uno scienziato russo dimostrò che si trattava dell’azione di un fattore attivo presente nel gas di illuminazione, l’etilene. Successivamente con la gas cromatografia si dimostrò che tutte le parti della pianta producono etilene. La produzione di e. avviene in seguito a stress (aridità, inondazioni, traumi meccanici, infezioni, lesioni), durante la maturazione dei frutti e durante la morte cellulare. Funzioni: 1 – maturazione dell’ovario in frutto si accompagna a cambiamenti di struttura e metabolismo. I frutti immaturi, verdi, acerbi, duri, aspri, diventano commestibili quando i semi si stanno maturando. La maturazione è stimolata dalla produzione di etilene nel frutto (gli enzimi degradano le pareti cellulari, il frutto si ammorbidisce, l’amido e gli acidi organici si trasformano in zucchero. Durante la maturazione dei frutti, si realizza una reazione a catena in quanto l’etilene stimola la produzione di nuovo etilene e il segnale della maturazione si diffonde nella pianta. Es.: frutta acerba e conservazione in silos con continuo passaggio di CO2 che impedisce l’accumulo di etilene e la sintesi di nuovo etilene. Frutta acerba può essere fatta maturare se esposta all’azione dell’etilene. I fichi raccolti acerbi venivano incisi, si stimolava di produzione di etilene e quindi si accelerava la maturazione del frutto. ORMONI 2- Abscissione fogliare è controllata dal cambiamento dei rapporti tra etilene e auxina. Una foglia che invecchia, produce meno auxina e la rende più sensibile all’etilene. Quando sul piano di abscissione prevale l’etilene, le cellule producono enzimi che digeriscono la cellulosa e tutti componenti delle pareti cellulari. 3 - il sesso di alcune Cucurbitaceae può essere influenzato dall’esposizione della pianta all’etilene. In particolare per avere piante femminili. ORMONI Acido abscissico: (ABA) scoperto negli anni 60, si riteneva che fosse il responsabile della caduta delle foglie (abscissione) solo studi successivi dimostrarono invece che interviene: 1 – quiescenza del seme – assicura che la germinazione del seme avvenga solo in condizioni ottimali di luce, temperatura e umidità. Durante la maturazione i valori di ABA possono aumentare anche di 100 volte e ciò inibisce la germinazione e stimola la produzione di proteine che aiutano il seme a resistere alla disidratazione. I semi germinano quando viene allontanato l’ABA (pioggia, esposizione alla luce, esposizione al freddo) 2 – stress idrico – se la pianta inizia ad appassire, l’ABA si accumula nelle foglie e favorisce la chiusura degli stomi, riducendo la traspirazione. ORMONI Gibberelline: La presenza del fungo Gibberella fujikuroi nelle coltivazioni di riso dell’Asia, provocava la malattia del “riso folle” (piante molto alte)che moriva prima di fruttificare. La causa della malattia era una sostanza prodotta dal fungo a cui venne dato il nome di Gibberellina. Le g. sono prodotte dalle radici e dalle foglie giovani. Non se ne conosce il numero esatto ORMONI Funzioni: 1 – stimolano la crescita delle foglie e dei fusti (allungamento e divisione cellulare) Azione combinata di auxina e gibberellina nella crescita dei fusti: a. acidifica la parete cellulare e attiva le espansine, le g. facilitano la penetrazione delle espansine nella parete cellulare. Es.: piante di pisello della varietà nana, raggiungono le dimensioni normali se vengono trattate con gibberelline. 2 – crescita dei frutti. Utilizzo commerciale delle g. per far crescere acini di uva più grandi e distanziati per evitare inoltre il problema delle muffe. Crescita di frutti da fiori non fecondati. 3 – germinazione. Dopo l’imbibizione del seme, la liberazione delle g. dal seme stimola l’inizio della germinazione. ORMONI Il grappolo di sinistra non è stato trattato. Il grappolo di destra sta crescendo su una vite cosparsa di gibberelline durante lo sviluppo del frutto ORMONI Trattamento del nanismo con 5 μg di gibberellina PROPAGAZIONE Per via sessuata • Le specie forestali • Portinnesti dei fruttiferi I semi danno origine ad individui diversi fra loro e rispetto alle piante che li hanno generati Vantaggi • Piante sane • Nuova variabilità per il miglioramento genetico Svantaggi • Periodo giovanile improduttivo molto lungo Per via asessuata o moltiplicazione basata sulla capacità che vari organi vegetativi delle piante hanno di produrre radici e germogli oppure ad unirsi per dare origine a un nuovo individuo Interessa i portinnesti clonali e le cultivar Vantaggi Discendenza omogenea e uguale alla pianta da cui il materiale di propagazione è stato prelevato Superamento del periodo di giovanilità Svantaggi Trasmissione alla discendenza di virus di cui è affetta la pianta-madre MOLTIPLICAZIONE • Ogni cellula di qualsiasi organo vegetativo contiene tutta l’informazione genetica necessaria (totipotenza). Ogni cellula specializzata è in grado di regredire a livello meristematico e ridifferenziarsi in altri tessuti (dedifferenziamento). • La variabilità di una popolazione clonale – Topofisi: è un fenomeno per cui il materiale di propagazione prelevato da parti diverse di una stessa pianta conserva per un certo periodo di tempo variabile caratteristiche morfo-fisiologiche della branca di origine – Ambiente di crescita – Mutazioni gemmarie e chimere METODI DI MOLTIPLICAZIONE (AGAMICA O VEGETATIVA) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. STOLONI POLLONI RADICATI POLLONI RADICALI MARGOTTA E/O PROPAGGINE TALEA INNESTO MICROPROPAGAZIONE PROPAGAZIONE PER AUTORADICAZIONE TECNICHE DI PROPAGAZIONE PER AUTORADICAZIONE IN VITICOLTURA PROPAGGINE: generalmente nella sostituzione di fallanze TALEE (barbatelle): l'impiego di tralci di un anno messi direttamente a dimora o preradicati per l'ottenimento di talee con radice da porre a dimora e destinare alla produzione PROPAGAZIONE PER AUTORADICAZIONE MARGOTTA E/O PROPAGGINE: le radici si formano su rami ancora collegati alla pianta madre TIPI DI MARGOTTA: • AEREA • MARGOTTA DI CEPPAIA PROPAGAZIONE PER AUTORADICAZIONE TIPI DI PROPAGGINE • CAPOGATTO • SEMPLICE O AD ARCHETTO • MULTIPLA O A SERPENTONE O CINESE • DI MOLTIPLICAZIONE O DI TRINCEA PROPAGAZIONE PER AUTORADICAZIONE TALEA: è una porzione distaccata di pianta provvista di gemme ed indotta a emettere radici TIPI DI TALEE 1. TALEA RADICALE 2. TALEA DI RAMO (CAULINARE) - LEGNOSA - SEMILEGNOSA - DI GERMOGLIO - ERBACEA 3. TALEA FOGLIARE 4. TALEA FOGLIARE CON GEMMA La talea radicata si chiama barbatella In viticoltura si utilizza prevalentemente la talea legnosa RADICAZIONE DELLE TALEE RIZOGENESI: formazione di radici avventizie per cause accidentali o indotte. L’attitudine alla rizogenesi varia da specie e specie 1. INIZIALI RADICALI gruppi di cellule ridiventate meristematiche, poste fuori i fasci vascolari e tra un fascio e l’altro 2. PRIMORDI RADICALI Le iniziali radicali danno origine a gruppi di cellule delle PRIMORDI RADICALI 3. APICI RADICALI questi gruppi di cellule assumono l’aspetto di apici radicali e si collegano al fascio vascolare adiacente RADICAZIONE DELLE TALEE Ruolo primario per la differenziazione delle radici è svolto dai fitoregolatori endogeni del gruppo delle auxine (azione di stimolo), mentre quelli del gruppo delle giberelline hanno un’azione inibitrice gemme auxine etilene rizocaline rizogenesi Trattamenti con auxine liquidi 2000-3000 ppm alla base della talea o immersione in acqua per eliminare inibitori E’ importante stato nutritivo (riserve) – posizione - vigore RADICAZIONE DELLE TALEE MEZZI PER FACILITARE LA RADICAZIONE A. MEZZI CHIMICI • TRATTAMENTI CON FITOREGOLATORI • IMMERSIONE IN ACQUA • IMMERSIONE IN ACQUA CORRENTE B. MEZZI FISICI • RISCALDAMENTO BASALE • UMIDIFICAZIONE • NEBULIZZAZIONE • LUCE C. MEZZI MECCANICI • SUBSTRATO RADICAZIONE • SOSTEGNO • MANTENERE UMIDITA’ • CIRCOLAZIONE OSSIGENO MATERIALI DI MOLTIPLICAZIONE E CARATTERISTICHE Piante di vite • Barbatelle franche: frazioni di sarmenti di vite radicati e non innestati, impiegate come portinnesto o ad essere piantati franchi Parti di piante di vite • Sarmenti: rami di un anno • Talee da vivaio o da barbatellaio: frazioni di sarmenti di vite destinate alla produzione di barbatelle franche; di diametro all’estremità più piccola non inferiore 3,5 mm. Per la commercializzazione la lunghezza minima cm 55 dalla base del nodo inferiore MATERIALI DI MOLTIPLICAZIONE E CARATTERISTICHE Il problema della fillossera della vite ha portato all’introduzione nel settore vivaistico viticolo della pratica dell’innesto, con la possibilità di mettere a dimora delle barbatelle innestate, anziché quelle franche, o delle talee da innestare due tipi di materiale per l’impianto: - barbatella innestata - barbatella di portinnesto franca (da innsestare a dimora) INNESTO ED UTILIZZO DI PORTINNESTI L’innesto della vite sfrutta l’utilizzo di varietà europee su portinnesti resistenti derivanti da specie di Vitis americane, sfruttando: - la scarsa capacità dell'insetto di formare galle sulle foglie di Vitis vinifera - la buona resistenza degli apparati radicali delle viti americane PROPAGAZIONE PER INNESTO • L’innesto è un metodo di moltiplicazione che consiste nell’unire porzioni di piante diverse in modo da costituire un unico individuo. • Si distingue una parte sotterranea al punto d’innesto, provvista del sistema radicale (ipobionte, soggetto, portinnesto) ed una parte sovrastante al punto d’innesto destinata a costituire la parte aerea (epibionte, marza, nesto, oggetto) • il portainnesto puo' essere ottenuto da seme (selvatico o franco) o per moltiplicazione (talea, propaggine, micropropagazione, ecc. = pin clonali) • Tipi di innesto: - per approssimazione - a gemma - a marza PROPAGAZIONE PER INNESTO FINALITÀ DELL’INNESTO • FISSAZIONE E DIFFUSIONE CULTIVAR • ADATTAMENTO A CARATTERISTICHE CLIMATICHE E PEDOLOGICHE • REGOLAZIONE DELLA VIGORIA • PREVENZIONE DEGLI ATTACCHI PARASSITARI • INTRODUZIONE DI IMPOLLINATORI • SOSTITUZIONE DI CULTIVAR • DIAGNOSTICA DI VIROSI CONDIZIONI PER RIUSCITA INNESTI • • • • AFFINITA’ INTIMO CONTATTO TS DEL CAMBIO EPOCA IDONEA DI ESECUZIONE CURE SUCCESSIVE PROPAGAZIONE PER INNESTO INNESTO PER APPROSSIMAZIONE INNESTO a GEMMA GEMMA VEGETANTE (PRIMAVERA-INIZIO ESTATE) GEMMA DORMIENTE (FINE ESTATE) INNESTO a GEMMA Maggiore periodo di innestabilità, questi tipi di innesti si effettuano quando i bionti non sono in succhio INNESTO a MARZA A SPACCO INNESTO a MARZA A SPACCO INGLESE (singolo e doppio) A SELLA INNESTO a MARZA A INTARSIO INNESTO a CORONA MATERIALI DI MOLTIPLICAZIONE E CARATTERISTICHE Piante di vite • Barbatelle innestate: frazioni di sarmenti mediante innesto, la cui parte sotterranea è radicata di vite uniti Parti di piante di vite • Sarmenti: rami di un anno • Talee di portinnesto o da innesto: frazioni di sarmenti di vite destinate a formare la parte sotterranea nella preparazione della barbatelle innestata; • di diametro all’estremità inferiore da 6-6,5 mm a 12 mm; • di diametro massimo all’estremità superiore 14 mm; • il taglio a 2 cm dalla base della gemma inferiore e di lunghezza minima non inferiore a 40 cm • Nesti: frazioni di sarmenti di vite destinate a formare la parte aerea nella preparazione delle barbatelle innestate o per gli innesti sul posto Scelta varietale e dei portinnesti • Piattaforma ampelografica provinciale • Vincoli in zone DOC e DOCG Scelta varietale e dei portinnesti • Criteri agronomici di scelta – Adattabilità della cultivar all’ambiente • Criteri economici di scelta – Relazione tra vitigno e tipologia di vino • Esiste un elenco di portinnesti utilizzabili in Italia • Circa l’88% dei p.i. è certificato • Criteri di scelta : tolleranza a malattie, vigore adattamento al suolo(calcare, salinità, siccità) Vengono utilizzati ibridi tra • Vitis riparia: predilige terreni freschi, fertili e non calcarei, radica bene, abbastanza vigorosa • Vitis rupestris: rustica e resistente a siccità, radica bene • Vitis berlandieri: resistente a calcare e siccità ma di difficile radicazione • Viti franche di piede vengono coltivate in suoli con >90% sabbia (es. Uva d’oro nei litorali) • Vitis candicans, Salt Creek resistente nematodi e salinità Alcuni dei portinnesti più diffusi • V. berlandieri x riparia: K 5 BB (vigoroso), 420 A (vigore medio, si comporta male in vivaio) e e SO4 (meno vigoroso del K5BB, spesso lo sostituisce nei nuovi impianti, vuole suoli freschi di medio impasto) • V. riparia x rupestris poco utilizzati, es. COUDREC 3309 diffuso in Australia in suoli poco fertili • V. berlandieri x rupestris: 110 Richter, 140 Ruggeri (vigoroso), 1103 Paulsen (vigoroso) • V. vinifera x berlandieri: 41 B • V. champini: es. Ramsey, tollerante alla salinità