filosofia

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sabato 6 maggio 2017
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sabato 6 maggio 2017
SOCIETÀ
SOCIETÀ
Portare la pratica filosofica fuori dalle mura accademiche per scoprire i confini, rivedere i luoghi, ritrovare la
sua funzione sociale e politica. Al plesso Sanseverino di Casamicciola l’incontro-discussione con gli studenti
LA PRESIDE GIUSEPPINA DI GUIDA
«Da questa scuola dipende
il futuro dell’isola»
“C. Mennella”, a scuola di filosofia
militante con Giuseppe Ferraro
Se vuole occuparsi di questioni estreme, è nei luoghi estremi che bisogna portarla. È questo il pensiero
del prof. Ferraro, ospite dell’Istituto tecnico per discutere di bellezza, assenza del bello e tanto altro. «Non
distinguo la bellezza di Ischia dai ragazzi del Nautico e del Turistico che ho incontrato. Su quei fogli hanno
scritto cose mirabili. Cose non hanno detto mai a chi desideravano esprimerli e a chi desiderava sentirli»
DI
GIANLUCA CASTAGNA
CASAMICCIOLA TERME. Il
bello è il faro di Punta Imperatore all’ora del tramonto. Quel che
non si può separare da ciò che si
ama. La bellezza è la notte. O
quando vedo la mia ragazza fuori scuola che mi ha fatto una sorpresa venendomi a prendere. Il
bello è il tempo trascorso, le emozioni che hai vissuto, le persone
che hai incontrato e ti hanno reso
ciò che sei.
Intense, originali, schiette e spiritose. Spesso sorprendenti per
profondità e audacia. Sono tantissime le riflessioni sulla bellezza, o sull’assenza della bellezza,
espressa dagli studenti del “C.
Mennella” durante l’incontro con
il prof. Giuseppe Ferraro, filosofo “militante” ai confini tra temi
etici, sociali e pedagogici.
Decine di studenti provenienti dai
tre indirizzi dell’Istituto tecnico
dell’isola d’Ischia hanno discusso di filosofia nel plesso Sanseverino di Casamicciola, sede del
biennio del Nautico da nemmeno un anno. Libertà, etica, democrazia: un’occasione preziosa di
riflessione e condivisione su temi che ci riguardano da vicino anche quando sembrano volare
troppo alti rispetto alle nostre vite. Del resto la filosofia non è una
filosofia se non per come ognuno
interiormente vive il proprio stato e condizione, i propri legami e
le proprie relazioni, l’impegno civile e quella ricerca interiore che
- forse - diventa più fertile proprio quando si è più giovani.
Argomenti mai banali, talvolta
complicati, che però non hanno
trovato impreparati, o annoiati,
gli studenti del “Mennella”, che
con le loro domande, e riflessioni messe nero su bianco, hanno
manifestato le proprie idee sulla
bellezza e sul suo racconto. L’Incontro con Ferraro è stato introdotto dalla preside dell’Istituto,
la prof.ssa Giuseppina Di Guida
e dal dott. Raffaele Mirelli, ideatore del Festival Internazionale di
Filosofia di Ischia e da tempo impegnato in laboratori di pratica filosofica laddove questa disciplina è inspiegabilmente assente.
«Con le scuole» spiega Mirelli
«operiamo proprio su questi temi: la bellezza e la sua assenza.
Quindi le criticità del territorio.
La bellezza dell’isola d’Ischia come elemento che rischia di assottigliarsi. La campagna ha come filo conduttore l’assenza del
bello, ma il marchio che vogliamo proporre si chiama “Eticit(t)à”. C’è bisogno di senso etico, ecco perché portiamo avanti
una serie di campagne volte alla
sensibilizzazione sociale. Essere
cittadini attivi nel gestire gli spazi, non solo urbani, è un compito
etico». «Gli incontri – continua
Mirelli - non sono riservati solo
ai giovani studenti delle scuole
isolane, ma a tutti i cittadini. Quest’anno esordiremo con un in-
contro aperto al pubblico il 28
Maggio 2017 al Castello Aragonese di Ischia. In quest’occasione il Castello Aragonese apre le
porte ai cittadini ed ai turisti per
offrire uno spunto produttivo, di
riflessione da accompagnare alla visita. La campagna del Festival, che si svolgerà a settembre,
prevede l’affissione di pannelli
lungo le strade che portano dal
Porto d’Ischia fino al Piazzale
Aragonese. Su questi pannelli
troveranno spazio le frasi degli
studenti raccolte in questi incontri, scelte ad hoc dal comitato
scientifico del festival e dai professori delle scuole coinvolte. Il
fine pratico è quello di portare i
lettori a riflettere sul senso del vivere in comunità, avviando la riflessione sul senso di responsabilità e al rispetto degli spazi pubblici».
L’amore vero? Chiedete cosa sia
a chi vi risponde che non esiste.
O l’ha perduto. Chi insegna deve suscitare il desiderio di ciò che
sa. Le cose vere non hanno una
definizione: la verità è sfuggente,
svanisce di fronte alla pretesa del
afferrarla e trattenerla. Giuseppe
Ferraro non è un docente di filosofia come gli altri e gli studenti
del “C. Mennella” se ne accorgono presto. Ferraro è sempre andato oltre le mura accademiche
dove pure insegna. Da anni porta la filosofia nei territori più difficili: dalle scuole di periferia alle carceri. Se infatti la filosofia si
occupa di questioni estreme, è nei
luoghi estremi che bisogna portarla per vedere che cosa ha da di-
re. D’altro canto, per Ferraro, il
grado di democrazia di un paese
si misura dallo stato delle sue
scuole e delle sue carceri: quando le carceri saranno scuole e le
scuole non saranno più carceri, si
potrà parlare di uno stato democratico.
«Più che luoghi estremi – precisa davanti agli studenti – mi piace chiamarle periferie del mondo. I confini interni non sono segnati da una determinazione geografica, ma sono confini di voci.
Per me questo è molto importante: una città arriva fin dove la voce ha parola. Quando la voce si
spegne in un grido o resta attonita di fronte a situazioni terribili,
o di fronte al fatto che non sai par-
lare, la città finisce. Il confine della scuola? E’ l’ultimo banco,
l’adolescente che non risponde.
Ognuno scrive dentro se stesso
quello che non riesce a dire. Scrive come sul foglio nudo dell’anima, con inchiostro dello stesso colore».
Ancora. La bellezza è quello che
si racconta. Se non posso raccontarla, non è bella. «I ragazzi
del Nautico viaggeranno – dice –
quelli del Turistico devono far
viaggiare, devono saper raccontare un’esperienza. Un’esperienza didattica può dirsi pienamente riuscita solo quando può essere raccontata. L’assenza del bello è assenza di racconto, ma anche mancanza di cura». Quindi
può essere assente anche in
un’isola bella come Ischia. « La
bellezza è anche prepotente, un
corpo vivo, una presenza forte.
Invece di averne cura, la sfregiamo. Cosa chiede l’isola? Non
vuole cambiare, siamo noi che
dobbiamo cambiare. Non dobbiamo trasformarla, trasfigurar-
la, per renderla più bella. Non si
può. Chi di fronte alla bellezza
pensa di cambiarla, la violenta.
C’è invece bisogno di cura, non
di un fare selvaggio. Se riflettiamo, il male dell’isola, la sua bellezza deturpata, è arrivata da costruzioni, non dico fantasiose, ma
irriguardose. Eppure Ischia ha tra
i suoi abitanti il futuro, anche della politica». Perfino in un territorio con sei comuni ognuno dei
quali con i suoi interessi, tradizioni, lingua ma anche clan e autarchie che rischiano di sancire il
fallimento, non la celebrazione
delle microcomunità? «Democrazia è una parola che non fa riferimento al popolo» replica Ferraro. «Non significa governo del
popolo ma dell’insieme delle comunità. A Ischia esiste la possibilità di esercitare la vera democrazia perché ogni comune esprime la propria autonomia. E’ il
passaggio storico dallo Stato nazione all’Unione delle Autonomie, dall’Unità d’Italia all’Unione degli italiani. Solo unendo nel-
CASAMICCIOLA. Quali sono i vantaggi più
immediati che i ragazzi traggono dall’incontro con il pensiero filosofico?
«Sicuramente sviluppano capacità relazionali e
argomentative che non sarebbe possibile sviluppare in altro modo. Attraverso la filosofia
imparano a porre e porsi domande, ad ascoltare, a formulare proposte, ad argomentare punti di vista. La filosofia è uno strumento fondamentale per sviluppare i pensiero e il senso critico dei ragazzi».
Il mancato insegnamento della filosofia negli
istituti non liceali nasconde un pregiudizio?
«Certo. Come se la filosofia fosse appannaggio
solo di alcuni studi considerati propedeutici allo sviluppo di alte professionalità. La storia ci
insegna che la filosofia è nata per essere uno
strumento per tutti i cittadini di una polis. La filosofia aiuta a vivere e a ben pensare, quindi
ben venga il suo insegnamento in ogni contesto».
E’ ancora importante, oggi, porsi delle domande quando ovunque sembrano profilarsi risposte, efficaci oppure no?
«Oggi, paradossalmente, tutti sembrano offrire
risposte ai quesiti. La filosofia allora potrà diventare la disciplina che insegna a valutare le risposte, che spesso sono solo un tentativo di rimandare la soluzione dei problemi. E’ senso critico anche questo».
Il prof. Ferraro parlava prima di una scuola
senza voti o interrogazioni.
«La scuola non può fare a meno della valuta-
le diversità i tanti movimenti locali presenti in Italia, possiamo
costruire un grande movimento
in grado riportare al centro delle
scelte politiche nazionali le autonomie locali».
Le giovani generazioni sono
pronte per questo passaggio?
Non sembrano invece infastidite, o peggio ancora indifferenti
alla politica? «Sono lontani perché questa politica è al tramonto» conclude Ferraro. «La fase
storica che viviamo segna la fi-
zione. La sua mission è trasformare gli studenti, quindi misurare anche la trasformazione. E’
chiaro che il sistema di valutazione va ripensato completamente. In questa fase storica delle
scuola italiana assistiamo a un eccesso di misurazione che però non restituisce il senso dell’intervento educativo. Pertanto occorrerebbe
inventare nuovi strumenti di osservazione degli
apprendimenti e anche di valutazione di tutto
ciò che non è numericamente misurabile. Dall’ultima indagine internazionale dell’Ocse sul
benessere degli studenti, emerge che quelli italiani sono mediamente più stressati dei loro colleghi europei perché vivono la valutazione come sanzionatoria e non come formativa. La valutazione, per essere più efficace, deve essere
un processo che accompagna l’apprendimento».
La prossima sfida che l’attende dopo quella, vinta, per il plesso del Sanseverino.
«Ce ne sono tante. Ci stiamo impegnando, ad
esempio, per arricchire l’offerta formativa dell’Istituto con una maggiore attenzione a quanto richiede il mercato internazionale. La sfida
più grande, però, la combatto fuori dalla scuola. Su un territorio dove è necessario comprendere che l’Istituto “Cristofaro Mennella” non è
una scuola secondaria ma quella da cui dipenderà il futuro dell’isola. Se il territorio guarda
a noi con più sostegno e interesse, i nostri studenti troveranno lavoro sul loro territorio. Alleanze, innovazione, occupazione: è questa la
sfida più grande».
(Gia.Ca)
ne degli Stati Nazione. I partiti
politici rappresentano un passato e una vicenda arrivata ormai
alla sua conclusione. Si affermano personalità prive di quella gravità ideologica dei partiti. Basti
pensare alle recenti elezioni francesi.
La politica deve prestare attenzione alle associazioni che operano sul territorio perché rappresentano il cuore pulsante della
società. E’ a loro che i giovani si
sentono più vicini. Ecco perché
in Italia il Movimento 5 Stelle ha
raccolto un consenso diffuso e
immediato. Ha estratto e fatto
proprie tutte le parole d’ordine
delle associazioni. Lo ha fatto anche in maniere subdola, creando
spesso azioni di disturbo, ma le
adesioni crescono perché si muove al di fuori di logiche tradizionali che hanno fatto il loro tempo.
I partiti sono alla fine della loro
storia, così come l’Italia è alla fine della sua storia nazionale. Se
mai c’è stata».
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