Il tema relazionale conflittuale centrale

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Il CCRT è metodo clinico, uno strumento elaborato da Lester Luborsky per indiv iduare il “Tema
Relazionale Conflittuale Centrale”, che permette di comprendere il tema dei desideri, dei
bisogni e delle intenzioni del paziente in rapporto alle persone più importanti, incluso il
terapeuta.
Il metodo venne sviluppato a partire dal 1976, inizialmente parte di uno strumento per la
misura dell’alleanza terapeutica. Successivamente, l’attenzione dell’autore si focalizzò sulle
interazioni all’interno delle sedute studiate e su tre categorie in particolare: i desideri del
paziente sulle persone, le risposte dagli altri e la reazione a queste risposte del paziente.
Queste categorie divennero le tre componenti del CCRT:
1. D: desideri, bisogni, intenzioni.
2. RO: risposte dagli altri.
3. RS: risposte dal Sé.
Il metodo del CCRT è stato messo a punto come misura di una modalità relazionale che
pervade tutta la vita del paziente, e si manifesta nella relazione con il terapeuta non meno che
nelle relazioni esterne al trattamento. E’ giustif icato quindi ritenere il CCRT una misura del
transfert, poiché corrisponde alle osservazioni di F reud (1912) sul transfert.
Durante le sedute, i problemi di relazione sono l’espressione più accessibile e terapeuticamente
utilizzabile dei conflitti psicologici; i conflitti espressi negli schemi della relazione conflittuale
centrale sono transfert potenziali: essi si possono facilmente far riv ivere di relazione in
relazione, secondo un modello di “tema e variazioni sul tema”. Freud ha parlato dei potenziali
di transfert come di “cliché” delle relazioni, in quanto alcune delle loro componenti si
riproducono ripetutamente in versioni quasi identiche, a dispetto della loro natura auto lesiva.
Il “Tema Relazionale Conf littuale Centrale” rappresenta il nucleo relazionale conflittuale di
base che tende a ripetersi nelle relazioni del paziente.
La teoria della psicoterapia psicoanalitica postula che il fattore fondamentale di cambiamento
sia proprio la possibilità di rivivere e di elaborare questa modalità relazionale ricorrente.
Questa variabile è perciò la principale variabile da misurare durante e alla fine di una
psicoterapia psicoanalitica, allo scopo di determinare in quale misura la terapia sia stata
focalizzata su questo tema e in quale misura esso abbia subito cambiamenti.
Il principio fondante presuppone che in ogni seduta terapeutica sia possibile indiv iduare una
certa quantità di temi conflittuali inconsci.
Il metodo di Luborsky prevede un insieme di passaggi fondamentali. Innanzi tutto, esso si
fonda sull’individuazione di “Episodi Relazionali” (RE) individuati all’interno dei trascritti delle
sedute. Gli Episodi Relazionali si caratterizzano come “momenti di esplicita narrazione di
episodi in cui il paziente interagisce con altre persone o con il sé”. Gli RE devono sottostare ad
un criterio di completezza che esclude quegli episodi che risultino frammentati o incoerenti.
Essi sono per definizione delle “Narrative che presentano un inizio, un corpo centrale ed una
fine”.
Sette episodi relazionali (RE) sono un numero sufficiente per arrivare a una formulazione.
Sono necessari sei passaggi per arrivare al CCRT. I primi quattro sono essenziali. Il passaggio
cinque è facoltativo: fornisce informazioni più dettagliate sulla sequenza delle interazioni tra il
paziente e le persone descritte negli RE del paziente stesso. Il sesto passaggio fornisce
informazioni che indicano in che misura ciascuna componente del CCRT è parte dell’esperienza
del paziente nella relazione con il terapeuta, e può quindi essere considerata una parte del
transfert del paziente.
In pratica per ogni RE individuato e trascritto si sottolinea ogni esempio delle tre classi di
componenti del tema: il D (desideri, bisogni, intenzioni), le RO (risposte dall’oggetto), e le RS
(risposte dal Sé). Si confrontano gli RE per indiv iduare ciò che è comune ai vari RE: passaggio
fondamentale per la comprensione soprattutto del D.
Attraverso gli RE è possibile risalire alle tre componenti suddette. Queste vengono conteggiate
sino ad individuare le componenti principali che caratterizzano conflitti centrali del paziente: il
desiderio più frequente (D), più la risposta più frequente dagli altri (RO) e la risposta più
frequente dal Sé (RS) costituiscono il CCRT.
Luborsky & Crits-Christoph (1990) sostengono che le tre componenti siano da considerarsi in
relazione fra loro, tanto da formare una “sequenza” collegata. In questa sequenza il desiderio e
le risposte costituiscono un pattern in cui c’è un bisogno che deve essere soddisfatto in
relazione alle persone. Dunque, il conflitto è innescato tra i bisogni e le risposte degli altri e del
sé. Questo concetto è sovrapponibile al conflitto intrapsichico descritto da Freud tra impulsi
dell’ES e risposte dell’IO.
Per ottenere un’immagine a tutto tondo del tema principale, è utile considerare la sua
configurazione in tre sfere:
a) la relazione attuale tra paziente e terapeuta;
b) le relazioni attuali esterne al trattamento con famiglia, amici, colleghi, e altri;
c) le relazioni del passato, specie quelle con le figure genitoriali.
Delle tre sfere, l’attenzione alla relazione attuale tra paziente e terapeuta ha il più alto
potenziale terapeutico, perché la loro interazione si gioca nel “qui e ora”.
Questa relazione va considerata attentamente perché le fluttuazioni in tale relazione
costituiscono la scena privilegiata dell’attivazione e poi della potenziale risoluzione dei problemi
relazionali del paziente.
Il metodo del CCRT è stato il primo metodo quantitativo di misurazione delle modalità di
transfert basato sulle sedute psicoterapeutiche, e in cui tale modalità fosse espressa in forma
semi strutturata.
Questo metodo fornisce un modo più obiettivo e quantitativo di fare ciò che il clinico fa
normalmente; è il primo metodo relativamente rigoroso per ricavare dalla psicoterapia le
formulazioni dei temi relazionali.
Il CCRT, come asserisce S. Freni nella sua premessa ai Principi di psicoterapia psicoanalitica.
Manuale
per
il
trattamento
supportivo-espressivo
di
Luborsky:
«Si presta molto ad un lavoro psicoterapeutico più centrato su problemi focali del paziente, e
quindi è adatto ad un approccio psicoterapeutico a tempo limitato di grande interesse in
ambito
pubblico».
Inoltre, l’utilizzo di questo metodo permette una valutazione più fondata, dato che, continua
Freni: «Il momento della supervisione col metodo del CCRT e la siglatura della seduta, per
individuare gli RE (episodi relazionali), le RS (risposte dal Sé) e le RO (risposte dall’oggetto),
perde quella caratteristica suggestivo-carismatica delle superv isioni tradizionali troppo
permeate dall’autorevolezza (reale o fantasmatica) del supervisore».
BIBLIOGRAFIA
L. Luborsky Principi di psicoterapia psicoanalitica Bollati Boringhieri
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