Specie protette dalla Direttiva Uccelli STRILLOZZO Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli NOME SCIENTIFICO: Emberiza calandra Svasso maggiore, di G. Menoni Ordine: Passeriformes Famiglia: Emberizidae Lo Strillozzo fa parte della famiglia degli Zigoli, tra i quali è il più massiccio: le sue dimensioni variano infatti tra i 17 e i 20 centimetri, con un peso che può raggiungere i 90 grammi nel maschio e poco più di 50 nella femmina. Possiede una testa imponente dotata di un becco corto e tozzo, tipico dei granivori ed elemento distintivo rispetto alle similari allodole. La livrea dello Strillozzo si presenta a striature marrone-sabbia sia sul dorso – dove le estremità sono sfumate di scuro – sia sul petto, dove è leggermente più chiaro. Zampe e becco sono color paglia e non si apprezzano particolari differenze cromatiche tra i sessi. Lo Strillozzo – di cui si conoscono quattro sottospecie – nidifica in tutta Europa, nell’Asia a nord dell’Himalaya, nell’Africa settentrionale e nella porzione centro-settentrionale della Penisola arabica: costruisce dei nidi a terra, dove depone al massimo due volte l’anno 4-5 piccole uova di colore azzurro-maculato. Le uova vengono covate dalla femmina – che in quel periodo sfoggia delle piume marcatamente giallastre – per circa due settimane. Dopo un mese dalla schiusa i pulcini prendono il volo. È più comune osservarlo in aree a bassa quota, preferibilmente ondulate o in lieve pendenza. Predilige aree aperte o molto aperte, purché vi sia qualche alto posatoio come punto di controllo e di canto e qualche sito in grado di offrire riparo, ed evita quindi foreste, zone umide – frequentate solo come dormitori – terreni rocciosi e accidentati, alte montagne e aree urbane. In linea generale, lo Strillozzo occupa ambienti dominati da vegetazione erbacea sia naturali sia di origine antropica, come praterie, nel primo caso, o colture di cereali, nel secondo. Apparentemente, in Europa occidentale sembra più legato a colture basse e soprattutto cerealicole, mentre nei Paesi dell’est è tipicamente legato ad ambienti con vegetazioni pseudo-steppiche. Quando entrambe queste tipologie ambientali sono diffuse, le densità appaiono maggiori nei seminativi, almeno in Italia. Prospettive Sulla base delle conoscenze disponibili, si può ipotizzare che una densità a scala locale di 5 maschi cantori per 10 ettari possa essere ritenuta ottimale per la specie in buona parte del suo areale italiano. A scala di comprensorio, si può provvisoriamente proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) di 30 maschi cantori per kmq, in attesa di studi più approfonditi. La scarsità della specie in ambienti dominati da altri tipi di vegetazione erbacea come prati da sfalcio o pascoli mostra che l’abbandono dei campi coltivati non può essere compensato dalla disponibilità di altri ambienti. D’altro canto, l’intensificazione delle pratiche agricole, con le sue conseguenze negative per la specie e l’eliminazione delle siepi, comporta ulteriori diminuzioni dell’habitat idoneo, portando talvolta ad estinzioni locali anche nelle aree con ampia disponibilità di seminativi. 1/3 Per favorire presenza e abbondanza della specie almeno nelle aree più importanti, è necessario dunque il mantenimento di pratiche agricole non intensive, con presenza di siepi al margine di coltivazioni cerealicole gestite secondo criteri idonei. Inoltre, sarebbe utile favorire la disponibilità invernale di cibo (semi) lasciando nei campi parte del raccolto o, quantomeno, le stoppie. Gli spostamenti della specie indicano distanze non elevate, raramente superiori ai 200 km, a conferma di un comportamento migratorio ridotto, dovuto perlopiù a modificazioni del clima o a cambi di colture nelle zone precedentemente abitate. La specie infatti mostra un comportamento prevalentemente stanziale, qualora trovi un ambiente idoneo alla costruzione del nido e alla ricerca del cibo. Minacce Il declino della specie, comune a tutto il continente europeo, sembra dovuto soprattutto all’intensificazione e ad altri cambiamenti intervenuti nelle pratiche agricole, inclusa la riduzione di certi tipi di colture, l’affermarsi di cereali autunnali, il declino nella rotazione tradizionale, la rimozione di stoppie, l’aumento dei pesticidi, la riduzione delle siepi. Tutti fattori che hanno ridotto in maniera significativa la disponibilità di cibo e di habitat. Specie prevalentemente granivora, lo Strillozzo può avventurarsi, in primavera, anche alla ricerca di piccoli insetti, per procacciare ai pulcini alimenti proteici. Nonostante sia specie protetta e non più cacciabile, è comunque l’uomo la causa principale della diminuzione delle popolazioni, in ragione delle modifiche intervenute negli ambienti agricoli, compresa la scomparsa di siepi, cespugli e altre formazioni da cui la specie dipende. Inoltre, la disponibilità di coltivazioni in aree montane e collinari – importanti riserve di cibo fino a qualche decennio fa – è seriamente compromessa dal forte abbandono che sta interessando vaste aree della regione mediterranea e, data l’inclinazione della specie a non spingersi in aree pianeggianti, questo fenomeno potrebbe comportare una drastica e ulteriore riduzione delle popolazioni della specie nella sua roccaforte sud-europea. Stato di salute Lo Strillozzo è attualmente classificato come in declino nell’Unione europea, con stato di salute sfavorevole anche a livello continentale. La popolazione globale della specie è relativamente concentrata ad est degli Urali, mentre ben il 32-36% della popolazione continentale della specie – pari a 7.900.000-22.000.000, in declino – e una frazione compresa tra il 5% ed il 24% di quella complessiva nidifica all’interno dei territori dell’Europa a 27. Nel complesso, si registra stabilità della popolazione nidificante nell’Unione europea nel periodo 1970-1990, seguito da moderato declino nel periodo 1990-2000. La popolazione “comunitaria” è stimata in 15.000.000-33.000.000 coppie, quella italiana in 200.000-600.000 coppie, in calo. La popolazione italiana è pari a poco meno del 2% di quella dell’Unione europea; stante comunque il declino mostrato dalla specie, nonché l’importanza delle popolazioni sud-europee, la tutela dello Strillozzo in Italia riveste una certa importanza dal punto di vista conservazionistico. La popolazione nazionale è infatti una delle più importanti dell’Europa meridionale e occupa una posizione centrale in direzione est-ovest nell’areale della specie. Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Lo Strillozzo non è stato considerato nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92). Semaforo Lo Strillozzo, nel nostro Paese, ha mostrato una contrazione dell’areale di presenza, soprattutto nelle regioni settentrionali: una diminuzione associata a decremento demografico anche piuttosto marcato. L’habitat della specie è uno di quelli maggiormente minacciati da variazioni negative in termini sia qualitativi sia quantitativi, variazioni molto probabilmente alla base del declino registrato tanto in Italia quanto a livello continentale . Fattore 2/3 Stato di salute Stato di conservazione Range* In contrazione Inadeguato Popolazione In calo Inadeguato Habitat della specie In diminuzione e degrado Inadeguato Inadeguato Complessivo *Variazione della popolazione negli anni Bioregione alpina e continentale Tali sono le aree in cui la specie, a livello italiano, mostra segni di maggiore sofferenza. Questo, da un lato, per il crescente stato di abbandono in cui versano molte aree precedentemente coltivate in aree montane e collinari. Dall’altro, per l’intensificazione delle colture residue che ha portato alla scomparsa di formazioni essenziali per la specie quali siepi e arbusti. Fattore Stato di salute Stato di conservazione Range* In contrazione Inadeguato Popolazione In calo Cattivo Habitat della specie In diminuzione e degrado Cattivo Cattivo Complessivo *Variazione della popolazione negli anni Bioregione mediterranea Nel complesso, il quadro per lo Strillozzo, nella regione biogeografica mediterranea, appare relativamente favorevole. La disponibilità di habitat idoneo resta infatti sufficiente a garantire alla specie adeguate risorse alimentari e, più in generale, condizioni idonee alla riproduzione. Fattore Stato di salute Stato di conservazione Range* Stabile Favorevole Popolazione Stabile Favorevole Habitat della specie Ancora complessivamente stabile Favorevole Complessivo Favorevole *Variazione della popolazione negli anni Canto Il canto dello Strillozzo è piuttosto caratteristico: appollaiato spesso nei rami più alti o sui fili elettrici, si esprime con un cinguettio stridulo simile a un tintinnio, che inizia sincopato e raggiunge in breve tempo un’elevata velocità e una tonalità più alta, per poi troncarsi, quasi che le prime note “accendessero la miccia” per il resto della sequenza… 3/3