Chiese campestri dedicate a Sant’Antioco
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Benché la venerazione per Sant’Antioco martire e vescovo sulcitano sia antichissima e molto sentita in tutta la Sardegna, non sono tantissime le chiese rurali a lui dedicate, la maggior parte scomparse e neppure una nella regione del Sulcis. Quelle ancora esistenti sono
situate nei territori di Ozieri (SS), Orgosolo (NU), Scano Montiferro (OR), Arbus ( VS), Sanluri ( VS), San Vito (CA); a queste aggiungiamo
la cappella cimiteriale di Senorbì, un tempo chiesa campestre. Quelle scomparse si trovavano in agro di Pattada (SS), Posada (NU), Bitti
(NU), Irgoli (NU), Silanus (NU), Simala (OR), Villamar ( VS), Las Plassas ( VS), Serramanna ( VS), diverse di queste segnalate dallo storico
Angius in rovina alla metà dell’Ottocento.
Ad Ozieri, la grandiosa basilica
di Bisarcio si trova a circa 20km
dalla cittadina del Monte Acuto;
sino al 1503 cattedrale dell’omonima diocesi e fulcro di un borgo
medievale, è un grandioso edificio, tra i più rappresentativi dello
stile romanico isolano. Venne edificata in sostituzione di un preesistente luogo di culto distrutto da
un incendio, successivamente al
1090 ed ampliata in varie fasi, con
l’aggiunta del portico nel XIII
secolo, ricostruito dopo un crollo
parziale, nel XVI. È un notevole
fabbricato trinavato ed absidato
che misura in lunghezza 33 metri,
dotato di un’imponente torre campanaria a canna quadrata. Sopra il
Basilica di Bisarcio
portico che è abbellito da interessanti decorazioni, vi sono alcuni ambienti che dovevano fungere da abitazione vescovile ed in uno di questi si trova un caminetto.
Sant’Antioco è festeggiato la seconda domenica di maggio ed il 13 novembre; la chiesa è visitabile durante il periodo che intercorre tra le
due feste, grazie alla gestione di una cooperativa locale che si occupa dell’accompagnamento.
La piccola chiesa in territorio di Orgosolo, ubicata nello scenario surreale del Supramonte è stata completamente ricostruita a cura del
Comune nel 2007, sfruttando i pochi resti murari che rimanevano dell’antico edificio che si trovava ancora in efficienza nell’Ottocento. Al
piccolo corpo di fabbrica, coperto a capanna e dotato di un ingresso laterale, erano addossati alcuni ambienti secondari.
A Scano Montiferro il culto nasce grazie ad un gesuita locale, frà Salvatore Pala che portò una vertebra del Santo nel paese di origine e
da qui l’edificazione della chiesa, intorno al 1636. Ubicata in uno splendido parco ricchissimo d’acqua e vegetazione, è un edificio a capanna ad unica aula, le cui falde di copertura sono state prolungate con l’aggiunta dei “pendentes”, ambienti un tempo utilizzati per il soggiorno durante la novena. L’interno è scandito da tre arcate in pietra a vista ed il soffitto ligneo è sostenuto da travetti. Il bell’altare in legno
proviene da una chiesa di Bosa, venne acquistato per 15 lire nel 1848 ed ospita la statua del Santo in occasione dei festeggiamenti. Due
sono i momenti solenni in cui la comunità del Montiferru onora Sant’Antioco: il secondo lunedì dopo Pasqua ed il lunedì successivo all’ultima domenica di agosto.
Le due chiese del Medio Campidano sono attualmente allo stato di rudere, fortunatamente non ancora totalmente atterrate, tanto che
le comunità locali coltivano il sogno di rivederle ricostruite. La chiesa di Arbus possiamo dire che venne realizzata per dispetto nei confronti della comunità di Gonnosfanadiga. La storia parte da lontano, quando agli inizi del 1600 i mori distrussero il paese di Serru al quale
apparteneva una chiesa dedicata a San Giovanni Battista e che oggi, votata a San Cosimo, è ridotta a rudere in territorio di Gonnosfanadiga.
I paesi di Arbus e Gonnos co-gestirono detta chiesa, che nel 1926 venne interdetta perché fatiscente. La popolazione di Arbus si rifiutò di
affrontare le spese di manutenzione e preferì costruire un nuovo tempio, dedicato a Sant’Antioco, nel proprio territorio, dove venerare
anche i Santi taumaturghi Cosimo e Damiano. Ben presto però anche questa chiesa venne lasciata in abbandono, finché un fulmine non
la distrusse completamente. Attualmente i pastori della zona onorano il Santo la domenica vicina all’11 maggio.
In agro di Sanluri, ai confini con il territorio di Villanovaforru si trova Sant’Antiogu “Becciu”, purtroppo in rovina, il cui arco del portale era ancora in opera sino a pochi anni fa. Grazie ad alcuni testamenti sappiamo che venne realizzata dopo il 1610 per volontà di alcuni
devoti che donarono somme anche per l’edificazione di un loggiato. Gli anziani ricordano che sino ai primi anni del Novecento in occa-
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sione della festa si correva un palio equestre.
La chiesa di Sant’Antiogu “Nou” in realtà mai
dedicata perché incompiuta, si trova sulla strada
che da Sanluri conduce a Lunamatrona; la sua
storia è misteriosa, i lavori vennero intrapresi al
termine del secondo dopoguerra e la tradizione
racconta che non vennero mai ultimati a causa
di una maledizione.
Sanluri
In provincia di Cagliari l’unico tempio rurale
dedicato al nostro Santo si trova in territorio di
San Vito ma è di proprietà della comunità di
Muravera che ne possiede anche la giurisdizione
ecclesiastica. Un provvidenziale intervento del
Comune lo ha salvato da sicura distruzione nel
2001, dopo un lunghissimo abbandono. È attestata in documenti del 1778 ma deve essere ben
più antica ed oggi l’impianto, molto semplice si
presente con una facciata a capanna nella quale
si apre centralmente, un ingresso ad arco ed
ai lati due ingressi minori, rettangolari; alla
sommità della copertura è inserito il campanile a vela a luce arcuata, sormontato da una
modesta crocetta in metallo. La festa si svolge
entro i quindici giorni che seguono la Pasqua.
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Altro edificio della provincia di Cagliari e
oggi non più campestre, venne ricostruito
nell’Ottocento per fungere da cappella cimiteriale di Senorbì. Una relazione vescovile
1597 riporta le non buone condizioni della
chiesa, perché i soci che la dovevano curare
non avevano restituito i soldi presi in prestito
dalle entrate, che erano garantite grazie ad
una dote di cinquanta pecore.
La chiesa di Arbus
Alcune delle chiese scomparse: a Villamar,
compariva in un elenco delle chiese rurali del
1763 ed oggi sono individuabili le fondamenta;
a Las Plassas, risultava distante dal paese “un tiro
de perdigonis”, ovvero tre o quattrocento passi;
a Bitti, era in costruzione nel 1598 e nel 1777
doveva essere già stata abbandonata; a Simala,
era pertinente al villaggio di Gemussi, in attività
per qualche tempo anche dopo l’abbandono del
borgo, avvenuto a causa della peste del 1652.
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San Vito