ABI Pillar II *UXSSRGL/DYRUR5LVN$SSHWLWH ,O3URFHVVRGLGHILQL]LRQHHJHVWLRQHGHO 5LVN$SSHWLWHQHOOH%DQFKH,WDOLDQH Marzo Direzione Strategie e Mercati Finanziari Il Processo di definizione e gestione del Risk Appetite nelle Banche Italiane Gruppo di Lavoro “Risk Appetite” Direzione Strategie e Mercati Finanziari Indice Excecutive Summary ..............................................................................................3 Premessa...........................................................................................................5 A. Quadro normativo di riferimento ...........................................................................7 B. Il Processo di definizione del Risk Appetite .................................................................8 B.1. Definizioni con KPI quantitativi e qualitativi ..........................................................9 B.2. Tipologie di definizione del Risk Appetite .......................................................... 11 B.2.1. Definizione in termini di rischio‐rendimento .................................................... 13 B.2.2. Benchmark internazionale di Risk Appetite ..................................................... 15 C. Metodologia di quantificazione del Risk Appetite ........................................................ 17 D.1. Metodologia di definizione (best practice) del Risk Appetite...................................... 18 D.2. Metodologia di definizione per banche di classe II e III (common practice) ...................... 25 D.3. L’approvazione del Risk Appetite: Processo e attori coinvolti ..................................... 26 D. La declinazione del Risk Appetite in limiti operativi ...................................................... 29 D.1. Conversione del Risk Appetite in limiti operativi di Market Risk: un esempio di processo internazionale................................................................................................. 30 D.2. Conversione del Risk Appetite in limiti operativi di Credit Risk.................................... 34 D.2.1. Processo Best Practice (Banche di classe I) ................................................... 34 D.2.2. Processo Common practice (Banche di classe II e III) ........................................ 41 E. Il processo di monitoraggio del Risk Appetite ............................................................ 44 E.1. Il sistema di reporting: metriche e strumenti per il monitoraggio................................. 45 E.2. L’adozione di un sistema di Early Warning ......................................................... 47 F. Conclusioni: sintesi processo gestionale e principali criticità ............................................ 50 F.1. I cinque blocchi decisionali per la definizione di un sistema di Risk Appetite..................... 50 F.2. Principali criticità nel Sistema Italiano per la corretta definizione del Risk Appetite ............. 53 Contatti .......................................................................................................... 55 2 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Excecutive Summary La crisi finanziaria degli ultimi anni e gli indirizzi degli Organi di Vigilanza hanno fatto capire come sia sempre più importante per le istituzioni finanziarie, di qualsivoglia dimensione e presenza geografica, porre al centro della definizione della strategia di crescita il rischio e in particolare una scelta consapevole in termini di propensione al rischio per garantire la stabilità finanziaria di lungo termine. Pertanto, la “Commissione permanente per i rischi bancari” ABI nel luglio 2010, ha deciso di approfondire il tema del Risk Appetite attraverso un apposito gruppo di lavoro interbancario ABI1. Le questioni su cui si chiedeva di indagare erano sostanzialmente le seguenti: • come strutturare correttamente le fasi del processo di posizionamento della banca sulla frontiera efficiente rischio/rendimento • come far discendere da tale scelta un sistema gestionale coerente (es. sistema dei limiti). Il gruppo di lavoro si è avvalso della collaborazione della società di consulenza Bain & Company Italy che ha contribuito alla gestione dei tavoli tecnici. Il gruppo di lavoro, riunitosi in tre diverse giornate nel periodo settembre – novembre 2010, ha affrontato il tema assegnato traendo spesso spunti dalle esperienze delle realtà bancarie dei singoli partecipanti o da best practices internazionali illustrate da Bain & Company. E’ stata individuata una sintesi del processo decisionale del Risk Appetite in blocchi “elementari”, identificando per ciascun blocco, ove possibile, le opzioni metodologiche disponibili e le principali criticità sia metodologiche (superabili adottando opportune proxy relativamente ai dati necessari / metriche non disponibili) che organizzative (risolvibili attraverso la strutturazione di un processo ad hoc piuttosto che con la riorganizzazione di singole fasi comunque già implementate). A. La definizione del Risk Appetite (RA) Il gruppo di Lavoro ha cercato affrontare questo primo step rispondendo alle seguenti due domande: • “Perché definire il Risk Appetite?” • “Quali obiettivi si vogliono raggiungere con la definizione del Risk Appetite?” A tal proposito è stato concordato che la corretta formalizzazione del Risk Appetite ha innumerevoli valenze: - è funzionale alla soddisfazione dei bisogni degli stakeholders e alla comunicazione nei loro confronti; permette di fornire una risposta concreta ai loro diversi bisogni; - assicura un corretto allineamento dei driver e dell’operatività della banca per il raggiungimento degli obiettivi strategici prefissati; - supporta il processo decisionale strategico e di allocazione del capitale; inoltre è funzionale alla definizione di un sistema di limiti operativi di rischio di credito, di mercato e altri; - aiuta a guidare la declinazione degli obiettivi strategici delle diverse aree di business durante il processo decisionale e di budget. 1 Composto dalle seguenti banche: Allianz Bank; Banca del Piemonte; Banca di Credito Popolare; Banca Monte Parma; Banca Popolare dell'Emilia Romagna; Banca Popolare di Puglia e Basilicata; Banca Popolare di Spoleto; Banca Popolare di Vicenza; Banca Sella; Banco Desio; Banco Popolare; Bcc Roma; BNL; Carige; Cassa di Risparmio di Rimini; Cassa di Risparmio di San Miniato; Deutsche Bank; Federcasse; Iccrea Holding; Intesa SanPaolo; Istituto Centrale Banche Popolari; Monte dei Paschi di Siena; UBI Banca; Unicredit. 3 Direzione Strategie e Mercati Finanziari B. Metodologia / processo di definizione del Risk Appetite Il processo di definizione del Risk Appetite si declina secondo un approccio “circolare” che mediante diverse iterazioni che coinvolgono molti degli attori chiave (di governo e di business), porta ad esplicitare la propensione al rischio della banca/gruppo. Inoltre tale processo deve necessariamente essere distinto per Banche di Classe I (Banche con sistemi informativi e processi decisionali più evoluti) che possono adottare le Best Practice e Common Practice, rispetto a Banche di Classe II e III con presenze regionali e sistemi gestionali più semplificati. Due step sono stati indagati con particolare attenzione e sono stati articolati per approcci sofisticati o base , ovvero: • Metriche di riferimento: quali sono le principali metriche di riferimento che la banca vuole adottare? A titolo di esempio, nell’approccio completo e sofisticato utilizzerà verosimilmente il capitale economico considerando anche l’effetto di diversificazione inter‐risk mentre l’approccio base sarà incentrato sul capitale regolamentare. • Processo di definizione del Risk Appetite: quale approccio seguire? Sarà sempre necessario definire una mappa del rischio – rendimento ma nella eventuale fase di benchmark e di successiva identificazione del business mix è chiaro che banche/gruppi più articolati dovranno declinare la propensione al rischio anche per singole Business Unit mentre in realtà sostanzialmente mono business questa fase potrebbe non essere necessaria. C. La declinazione del Risk Appetite in limiti operativi Il “credito” rappresenta per la maggior parte degli istituti bancari il principale rischio a cui si è esposti, sia in termini di capitale regolamentare sia in termini di capitale economico. Per questo motivo, i processi strategici della banca (es. Piano Strategico) pongono particolare attenzione sulle dinamiche di tale rischio, focalizzando previsioni ed obiettivi sulla crescita del portafoglio impieghi e sulla redditività che ne deriva e, anche, sull’ambiente economico in cui la banca opera. Per questi e per altri motivi la declinazione del Risk Appetite in indirizzi e limiti operativi di Credit Risk rappresenta uno dei processi più importanti di cui la Banca deve dotarsi. Nel corso dei tavoli tecnici, particolare attenzione è stata dedicata alla definizione del processo di declinazione del Risk Appetite nelle realtà bancarie di Classe II e Classe III che devono spesso confrontarsi con sistemi informativi e prassi decisionali nati in ottiche diverse. Le banche di Classe II e Classe III normalmente utilizzano misure per rischio di credito standard. L’approccio standard, ovviamente non offre una misura di rischio puntuale che rispecchi il reale profilo di rischio del portafoglio in essere per cui le indicazioni derivanti possono risultare “ingannevoli”. Pertanto a fronte dei limiti strutturali di un approccio standard la definizione di una relazione tra Risk Appetite e limiti di credito risulta difficoltosa. Un sistema di limiti di credito basato su considerazioni di capitale (assorbito e allocato) con metodologia standard ha evidenti gap che possono essere superati dal punto di visto gestionale. L’utilizzo di rating non validati e di proxy per alcune metriche permettono comunque di definire un sistema di RA e di limiti che sia coerente e gestionalmente utilizzabile. D. Il processo di monitoraggio del Risk Appetite L’attività di monitoraggio del framework di Risk Appetite deve essere finalizzata all’analisi dei trend di rischio ‐ rendimento della Banca ed all’individuazione delle eventuali criticità, al fine di mettere in atto azioni correttive. Pertanto il processo di monitoraggio deve essere strutturato sviluppando: • un sistema di reporting con metriche coerenti con il framework di Risk Appetite e strumenti di comunicazione di immediato utilizzo; • un sistema di early warning efficace che sia supportato da processi di intervento tempestivi, e con l’individuazione di specifiche responsabilità. 4 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Premessa • Il presente documento ha lo scopo di proporre una definizione di Risk Appetite condivisa dal gruppo di lavoro la quale: - possa essere adattata e implementata nelle diverse realtà del settore bancario; - permetta la soddisfazione delle aspettative rischio/rendimento di tutti gli stakeholders della Banca, al fine di assicurare l’allineamento dei drivers per il raggiungimento degli obiettivi strategici e per integrarli con i processi di pianificazione, risk management e di gestione operativa degli operatori di settore. • Un primo approccio al tema del Risk Appetite risale al Libro Bianco Pillar II2 in cui si sottolinea che “al fine di poter impostare una corretta definizione del proprio ICAAP e valutarne la ragionevolezza dei risultati in rapporto alle proprie strategie e contesto operativo è necessario che la banca definisca in modo preciso: • - la propria definizione interna di capitale complessivo, ovvero la somma degli elementi patrimoniali che la banca ritiene utilizzabili per fronteggiare i rischi a cui è esposta. - la propria propensione al rischio, ovvero l’ammontare complessivo di capitale che la banca è disposta a destinare alla copertura dei rischi. Il concetto di propensione al rischio è ripreso dal concetto anglosassone di Risk Appetite e può essere espresso in vari modi. Pertanto, la propensione al rischio definisce il capitale interno complessivo target (o massimo)”. Nella lettura del documento che segue vanno tenuti in considerazione i seguenti aspetti: - Si tratta di spunti di riflessione su come definire il processo del Risk Appetite: quindi all’interno delle singole realtà bancarie andrà inevitabilmente effettuato il processo di adattamento alle proprie peculiari caratteristiche. L’eterogeneità delle soluzioni organizzative, della dimensione e della complessità della singola banca implicano, inoltre, che la concreta definizione del Risk Appetite debba sempre avvenire secondo il principio di proporzionalità. - Il presente documento avrà un focus specifico sul processo di definizione della propensione al rischio, alla luce della stretta interconnessione tra questo e gli altri processi aziendali quali quelli di pianificazione strategica, piano industriale, capital allocation e ICAAP e di renderlo efficace ed operativo attraverso la declinazione in limiti di dettaglio ed il successivo monitoraggio. - È opportuno specificare che nel testo quando si elencano gli attori coinvolti nella definizione del Risk Appetite lo si fa considerando la “funzione” svolta all’interno del processo di definizione del Risk Appetite e non facendo riferimento a chi detiene la titolarità del compito. A tal fine si possono individuare tre aree di competenza: - 2 “Capital”, focalizzata principalmente sulle esigenze degli azionisti, dei regulators e delle agenzie di rating; Bancaria Editrice ‐ 2008 5 Direzione Strategie e Mercati Finanziari - “Finance”, orientata ai ricavi, ai profitti e alle performance; - “Risk”, impegnata nella quantificazione dei limiti strategici/operativi e nell’attività di controllo di primo e secondo livello. 6 Direzione Strategie e Mercati Finanziari A. Quadro normativo di riferimento • “Some banks and supervisors use the term “risk tolerance” to describe the amount of risk the bank is willing to accept. Other banks and supervisors use the term “Risk Appetite” to create a distinction between the absolute risks which a bank a priori is open to take (Risk Appetite) versus the actual limits within the Risk Appetite which the bank pursues (risk tolerance). Risk appetite can imply a more forward‐looking or wider view of acceptable risks, whereas risk tolerance suggests a more immediate definition of the specific risks that banks will take.” Basel Committee on Banking Supervision – Principles for enhancing corporate governance (October 2010) • La Circolare Bankit n°263 / 2006 non fornisce una definizione esplicita di risk appetite ma specifica che: “Un ruolo fondamentale nella gestione e nel controllo dei rischi è assegnato agli organi di governo societario. A questi si richiede, tra l’altro, di individuare gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del rischio, verificandone ‐ nel continuo ‐ l’efficacia e l’efficienza”. 7 Direzione Strategie e Mercati Finanziari B. Il Processo di definizione del Risk Appetite • La prima domanda che ogni istituzione finanziaria si deve porre è “Perché definire il Risk Appetite?”. La risposta a tale domanda non può non essere indipendente dall’altra domanda che l’istituzione finanziaria deve porsi: “Quali obiettivi si vogliono raggiungere con la definizione del Risk Appetite?” • La corretta formalizzazione del Risk Appetite ha innumerevoli impatti sulla gestione della Banca: - E’ funzionale alla soddisfazione dei bisogni degli stakeholders e alla comunicazione nei loro confronti. Permette di fornire una risposta concreta a diversi bisogni: dall’obiettivo di massimizzazione dei profitti con un basso livello di volatilità richiesto dagli azionisti, fino al ritorno “risk free” per i depositi richiesto dai risparmiatori; - Assicura un corretto allineamento dei driver e dell’operatività della banca per il raggiungimento degli obiettivi strategici prefissati; - Supporta il processo decisionale strategico e di allocazione del capitale. Inoltre è funzionale alla definizione di un sistema di limiti operativi di rischio di credito, di mercato e altri (es. rischio paese, concentrazione, liquidità) coerente a tutti i livelli della banca e funzionale al rispetto dei livelli di Risk Appetite definiti; - Aiuta a guidare la declinazione degli obiettivi strategici tra le diverse aree di business durante il processo decisionale e di budget. • Inoltre, per entrare realmente nei processi, nella gestione e nell’organizzazione di una banca, il Risk Appetite deve potersi integrare effettivamente con il processo di allocazione del capitale e di budget fino alla definizione di specifici limiti operativi e deve essere monitorabile in maniera efficace (Figura 1) • E’ necessario pertanto individuare attentamente quali siano gli attori che devono essere coinvolti nella definizione del Risk Appetite ed evidenziare i vantaggi derivanti da una sua corretta definizione. 8 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Risk Appetite Capitale economico/ regolamentare Limiti operativi Definire e modellizzare il Risk Appetite significa da una parte internalizzare il rischio nel processo decisionale … ... dall’altra, sviluppare il modello e stilare la reportistica a vari livelli Figura 1: struttura logica per la declinazione del Risk Appetite in limiti operativi B.1. Definizioni con KPI quantitativi e qualitativi • L‘Autorità di Vigilanza è maggiormente sensibile alla verifica dei vincoli da essa imposti, gli azionisti a identificare il miglior mix rischio/rendimento e le agenzie di rating a individuare le variabili più significative per rendere più efficace il processo di valutazione esterna della banca. Sulla base di tali indicazioni risulta difficile per un istituto bancario definire un quadro coerente di valori che sia in grado di soddisfare le diverse finalità informative, in tema di rischio, richieste dai vari destinatari. • Nell’ambito del Gruppo di Lavoro sono stati identificati i principali KPI3 ritenuti utili per la definizione del Risk Appetite. Sebbene nell’individuare gli indicatori di riferimento per ciascun istituto si sia manifestata una forte eterogeneità nell’esplicitazione della propensione al rischio (ogni realtà ha delle caratteristiche peculiari), i principali indicatori emersi si possono riassumere nelle seguenti famiglie: - ratio patrimoniali target4; - rating obiettivo; - massimali di rischio; - ammontare di capitale disponibile alla copertura dei rischi; - limiti operativi. • Gli intermediari di Classe III sono prevalentemente orientati a una definizione di Risk Appetite che si muova nel perimetro di adequacy regolamentare. Tale approccio, adeguato in 3 KPI: Key performance indicators La maggioranza delle banche presenti esplicita il proprio profilo di rischio mediante la stima di ratio patrimoniali prospettici ad esempio indicatori di vigilanza classici come Tier1 e coefficienti di patrimonializzazione complessiva, 4 9 Direzione Strategie e Mercati Finanziari un’ottica di compliance con le richieste dell’Autorità di Vigilanza, potrebbe non rappresentare, tuttavia, una soluzione ottimale per talune realtà e può essere migliorato in ottica di efficacia gestionale per rendere i rischi parte della gestione operativa. La definizione della propensione al rischio di un istituto bancario deve costituire un processo, che partendo da obiettivi strategici di sintesi consenta un supporto effettivo agli organi di governo, nella pianificazione e nel controllo dell’attività bancaria. Le grandezze individuate devono garantire, inoltre, un impatto pragmatico sulla struttura, sull’organizzazione e la gestione di una banca. • A tale proposito si nota come gli indicatori individuati siano prevalentemente di tipo quantitativo rispetto agli indicatori qualitativi. Se i criteri di definizione del Risk Appetite devono essere molto chiari, capaci di implementare nel concreto gli obiettivi strategici di rischio – rendimento prefissati, l’esplicitazione di tali obiettivi deve quindi avvenire tramite precise indicazioni sia quantitative (con lo scopo di poter misurare e verificare, nel continuo, il loro conseguimento) che qualitative (con lo scopo di integrare le pure misure di rischio con considerazioni, che pur non misurabili, sono di completo rilievo). • Nella Figura 2 vengono riportati una serie di indicatori quantitativi e qualitativi per la misura del Risk Appetite. Gli indicatori riportati sono riferiti alle common practice bancarie italiane5. Quantitativi Capitale economico e probabilità di default Esigere che il capitale disponibile o specifico sia sufficiente a coprire il rischio assunto dalla Banca Volatilità dei profitti Definire la probabilità che le perdite superino una determinata percentuale dei profitti in un anno Qualitativi Rating Dare un rating obiettivo minimo da mantenere5 (es. AA, Preferenze di rischio non misurabili Definire le caratteristiche di certi rischi che le banche non accettano e.g. attività con un elevato livello di rischio, non detenere prodotti di alcuni Paesi, tipologie di investimento (es. CDO) etc. Capitale a rischio Definire la probabilità che le perdite superino una determinata percentuale current net assets (a fair value) nell’anno successivo Elementi dello Stato patrimoniale Definire il capitale che eccede il capitale regulamentare Definire il livello di liquidità desiderato Figura 2: Indicatori quantitativi e qualitativi per la definizione del Risk Appetite (industry practice) 5 Nella colonna di destra viene riportato il rating che però può essere inquadrato anche come indicatore quantitativo nel caso di espressione mediante valori quali la probabilità di default (PD). 10 Direzione Strategie e Mercati Finanziari B.2. Tipologie di definizione del Risk Appetite • In prima approssimazione possiamo definire il Risk Appetite come l’ammontare massimo di capitale che una banca è disposta a mettere a disposizione per la copertura dei rischi a fronte di un determinato rendimento atteso. • Molte sono le definizioni che si trovano in letteratura e nella prassi gestionale. Secondo alcuni le modalità di intendere questo termine (quantitative come nel caso di ammontare di rischio o di capitale, o qualitative legate a concetti di volontà, intenzione, ecc.) sono talmente differenziate che sarebbe più opportuno fare riferimento ad una generica “politica di risk taking” declinata poi da ogni singola realtà nei termini ritenuti più opportuni. • Si tenta talora di definire il Risk Appetite in funzione del capitale complessivo e/o del capitale interno complessivo. Il capitale complessivo (spesso coincidente con il patrimonio di Vigilanza) fa riferimento al concetto ante Basilea 2 di capitale disponibile e descrive sostanzialmente la tolleranza al rischio o la capacità di sopportare rischio. Il capitale interno complessivo (nella vecchia accezione si sarebbe detto capitale assorbito) può essere sia effettivo sia target. In questo senso il Risk Appetite è più vicino al capitale interno complessivo target o massimo che a sua volta è in funzione del business della banca e del profilo di rischio da questa assunta. Si ritiene però più importante sottolineare che il Risk Appetite pur concernendo i livelli di assunzione di rischio desiderati dall’intermediario, dovrebbe riflettere una posizione efficiente di rischio rendimento. Il Risk Appetite deve rappresentare il massimo livello di rischio tollerabile per il raggiungimento degli obiettivi di ritorno pianificati. • La definizione del Risk Appetite può assumere varie forme e diversi livelli di complessità in funzione della cultura aziendale, della filosofia della Banca, degli obiettivi del suo azionariato e del suo management da cui viene definito. Inoltre una componente di innovazione sulle metriche e di solidità di processo di definizione permette l’introduzione di metriche di Risk Appetite sempre più complesse e evolute sino a una definizione di Risk Appetite che tenga conto del trend atteso dal profilo di rischio‐rendimento della banca. Nella Figura 3, che segue, viene illustrata la possibile evoluzione di tali metriche in relazione ad una crescente complessità delle stesse e della loro completezza in termini metodologici. 11 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Livello di Basso Esempi di definizione di Risk Appetite Definizione Base • Tier 1 ratio Definizione con KPI quantitativi • Capitale economico e probabilità di default • Mix per tipologia di rischio • Volatilità dei profitti • Capitale a rischio • Excess Capital • Earning at Risk • …. Integrazione con KPI qualitativi • Target Rating per la Banca • Rating della controparte • Black list di paesi in cui investire • Asset classes (e.g. no derivati di credito) • … Definizione Rischio ‐Rendimento • Rendimento atteso a fronte del capitale allocato • … Definizione Pluriennale • Alto Definizione di Risk Appetite che incorpori l’evoluzione attesa del profilo di rischio‐rendimento e di business della banca Figura 3: Definizione Risk Appetite • A scopo di riflessione, si offre una lista di metriche di Risk Appetite che gli investitori istituzionali monitorano all’interno delle banche analizzate, e quindi che rivestono una particolare importanza dal punto di visto finanziario (Figura 4): 12 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Figura 4: Metriche monitorate dagli investitori B.2.1. Definizione in termini di rischio‐rendimento • In una definizione avanzata e completa di Risk Appetite il profilo di rischio deve essere sempre associato al concetto di rendimento. Esplicitare un certo livello di Risk Appetite, significa dover scegliere quale posizionamento si vuole raggiungere all’interno della frontiera efficiente rispetto alle possibili configurazioni esistenti di rischio/rendimento (Figura 5). • Nelle discussioni affrontate durante i lavori dei tavoli tecnici, è emerso come in molte realtà bancarie la formalizzazione del Risk Appetite e l’allocazione interna del capitale siano due attività che si collocano su livelli differenti. Da un lato, infatti vi è la definizione del Risk Appetite in funzione degli obiettivi di budget e guidato dalle funzione di Rischio sul totale portafoglio della Banca (logica top‐down), dall’altro invece la capital allocation che ha una logica bottom up e viene guidata dai singoli obiettivi di budget e negoziata con le singole Business Units. • La definizione del Risk Appetite in funzione del posizionamento in termini di Rischio ‐ Rendimento permette da un lato di integrare maggiormente i due processi (definizione del Risk Appetite e Capital Allocation) in quanto viene garantita una maggiore disponibilità di capitale alle unità di business con obiettivi di rendimento (e/o rendimenti storici) più alti e quindi più profittevoli. Con tale processo si massimizza la redditività della Banca a fronte di una risorsa scarsa come il Capitale. 13 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Il livello totale di rischio che un’organizzazione e i suoi shareholders sono disposti ad assumere tenendo conto della sua capacità economica, perseguendo la propria strategia ed obiettivi di business Elementi principali per la definizione di RA Posizionamento nel Risk Appetite Elemen ti Qu ant itativi Capitale economico e probabilità di default to l A • Definizione del profilo di Rischio / Rendimento e suo posizionamento FRONTIERA E FFICIENTE Livello di profit to per ogni livello di rischio Volatilità dei profitti io h c s i R i d o lle iv L Capital at risk Elementi di Bilancio Po sizione di rischio in te rmini di credit Loss s s lo ti d e r c f o ty i il b a b o r P Elemen ti Qu alitativi Rating o s s a B Preferenze di rischio non misurabili Expected Loss (EL ) R isk Level Unexpect ed Loss (UL ) Credit Loss Al to Valore / Ritorn o Basso Figura 5: Posizionamento sulla frontiera efficiente • A titolo di esempio in Figura 6 si riporta una proposta di un “cruscotto quantitativo” per la definizione del Risk Appetite in termine di Rischio‐Rendimento. Per ciascuna tipologia di rischio si identifica il capitale economico allocato ed i limiti a questo associati. Tale cruscotto assume una particolare importanza durante la fase di monitoraggio Risk appetite aggregato • La Banca cercherà di mantenere un Capitale economico(EC) sufficiente ad assicurare al 99.50% ‐ 99.75% che l’ istituzione rimanga solvibile ‐ Il capitale economico è definito come l’ammontare di capitale che un’istituzione deve avere per mantenere una certa probabilità di essere solvibile ‐ Il capitale economico incorpora tutti gli ampi rischi delle banche, con l’eccezione del rischio di liquidità (con affiancati degli indicatori di liquidità) ‐ Il capitale economico reale viene misurato rispetto al capitale economico richiesto per determinarne l’intervallo di confidenza Rischio di credito EC* ~70% Rendimento € SMEs Real Estate EC* % Retail % Finanza strutturata % Sovereign % % % ~10% Rendimento € Limiti qualitativi : .... Rischio assicurativo EC* ~5% Rischio liquidità Linee guida portafoglio VAR Stress tests Liquidità in eccesso sotto stress Stress scenarios (giorni) xyz Asset Classes: Asset Rating: Derivati credito … rating Rischio operativo Limiti tolleranza assicurazione Limite depositi annuity Target pricing ROI Rendimento € Range 99.50% ‐ 99.75% Rischio di mercato Limiti di investimento (limiti % EC) Corporates Livello di confidenza target EC su un anno EC* $ ~10% Soglie espozione per escalation e revisione Riferito al CdA % Rendimento Limite EC $ Limite valore nominale polizze vita $ € Azione di rimedio aggiuntiva (TBD) $ A zione di rimedio aggiuntiva ( TBD) $ $ * Sanitizzato per rappresentare % di allocazione del capitale economico totale non diversificato Figura 6: la definizione del Risk Appetite 14 Direzione Strategie e Mercati Finanziari B.2.2. Benchmark internazionale di Risk Appetite • Un’analisi delle modalità di definizione del Risk Appetite per i maggiori player internazionali può fornire importanti elementi di riflessione e di ispirazione per quanto riguarda le metriche ed il framework di Risk Appetite. A tal proposito si illustrano cinque casi che per rilevanza sulla scena bancaria internazionale rappresentano un importante benchmark globale. A. Primario Gruppo Bancario Inglese con presenza in tutta Europa • Nella Banca, il portafoglio di asset viene analizzato secondo un framework a quattro differenti livelli (scenari di riferimento): - Expected performance Moderate stress level Severe stress level Extreme test level (economic capital) • Per ciascuno dei quattro livelli identificati viene definita l’entità della possibile perdita al realizzarsi delle condizioni ed ipotesi che definiscono lo scenario stesso. Inoltre viene associata a ciascuno scenario la probabilità che lo stesso si avveri e che quindi si avveri quel determinato livello di perdita. Si definisce pertanto per Risk Appetite la variazione massima annua di profitto che la banca può sostenere (livello di perdita) senza dover ricorrere al capitale economico (expected loss vs unexpected loss). • La misura di riferimento per la definizione del Risk Appetite è quindi l’earning at risk ed il capitale economico a disposizione. B. Primario Gruppo Bancario Francese • Nella Banca il Risk Appetite viene definito puntualmente per ogni categoria di rischio, a differenza della realtà Inglese al punto A dove il framework utilizzato si applica all’intero portafoglio di asset della banca. • In particolare il Risk Appetite per i seguenti rischi viene così definito: - Rischio di Credito: o Principi generali: vengono definiti i limiti globali e i criteri di “inventario”; il rischio di controparte viene gestito e limitato attraverso la diversificazione. o Metodologia di misura: Sistema di rating interno e Monitoraggio periodico della concentrazione che si traduce in una Risk scorecard trimestrale. Periodici scenari di Credit stress. - Rischio di Mercato: o Principi generali: vengono Monitorati i potenziali impatti negativi sul conto economico e sul bilancio a valle di variazioni negative di tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi e credit spread. 15 Direzione Strategie e Mercati Finanziari o Metodologia di misura: VAR, scenari di stress e misure di sensitivity. - Rischio di tasso: o Principi generali: il surplus di risorse viene concentrato per consentire la copertura dei rischi associati; viene limitato l’impatto della variazione dei tassi di interesse sui profitti. o Metodologia di misura: metodologia Fixed‐rate gap. - Rischio di cambio: o Principi generali: Immunizzare il capital ratio del Gruppo contro la fluttuazione della valuta e coprire i rischi di svalutazione degli asset per le variazioni dei tassi di cambio. o Metodologia di misura: le posizioni vengono presentate alla tesoreria e al Comitato ALM per la revisione ad intervalli regolari. - Rischio di liquidità: o Principi generali: Avere le risorse disponibili per gestire l'attività ad un costo ragionevole, anche in tempi di crisi. o Metodologia di misura: liquidity ratio. C. Gruppo Bancario Olandese • L’obiettivo strategico del Risk Appetite è di mantenere il target di rating della banca ad ‘AA’. A fronte dell’obiettivo strategico di target rating, il Risk Appetite viene definito attraverso tre metriche stressed (scenario di stress moderato): - Earning at Risk: potenziale riduzione degli utili IFRS per il prossimo anno rispetto alle previsioni; - Capital at Risk: potenziale riduzione del valore netto degli asset (fair value) dell’anno successivo rispetto alle previsioni; - Economic Capital: la quantità di capitale che è necessario per assorbire le perdite inattese nei momenti di stress. D. Banca Cooperativa Olandese • Similmente a quanto avviene nel gruppo Olandese, nella Banca in oggettto l’obiettivo strategico collegato alla definizione del Risk Appetite è un target rating per la Banca di ‘AAA’. Per il raggiungimento di tale obiettivo la Banca ha definito dei requisiti di capitale più conservativi rispetto a quanto stabilito dalle Autorità di Vigilanza (ad esempio Tier I ratio al 12,7% per il 31/12/2008). Inoltre è stato definito un sistema di gestione dei singoli rischi (da rischio di credito a rischio di liquidità) che viene declinato in limiti o policy per il rispetto degli obiettivi di Risk Appetite. E. Primario Gruppo Bancario Francese con operazioni a livello Europeo e Nord Americano • Nel Gruppo il Risk Appetite ha due obiettivi principali: - contribuire allo sviluppo di linee di business del Gruppo, ottimizzando la loro redditività ponderandola per il rischio; 16 Direzione Strategie e Mercati Finanziari - garantire la sostenibilità del Gruppo attraverso la realizzazione di un’infrastruttura di gestione del rischio di alta qualità. • A tale riguardo, viene dedicata particolare attenzione alle metriche di rischio‐rendimento, introducendo un sistema di Risk Appetite che tenga conto della parte reddituale oltre che della sola componente di rischio. Il rapporto rischio – rendimento viene valutato relativamente alle varie attività della Banca integrandolo con considerazioni relative alla sensitività dei ricavi per i diversi business, per i cicli creditizi ed economici in modo da puntare a raggiungere un portafoglio (tra i diversi stream di business) che abbia rendimenti bilanciati per i relativi rischi e che sia il più possibile stabile a fronte di oscillazioni economiche in periodi di stress finanziari. • In sintesi, nel benchmark presentato si osservano due fattori comuni: il Risk Appetite viene definito incorporando più tipologie di Rischio ed in particolare i Rischi a cui la banca è maggiormente esposta, se non la totalità dei Rischi a cui la Banca è esposta. Particolare attenzione viene posta al Rischio di Liquidità che negli ultimi anni, a fronte della crisi finanziaria, riveste un ruolo sempre più centrale nella gestione dei rischi della banca. Tutti gli istituti finanziari analizzati (tra i principali a livello Europeo per asset posseduti) la definizione del Risk Appetite è definita in termini di Rischio‐Rendimento nella totalità dei casi. Tale profilo di Rischio‐Rendimento viene espresso in termini di Earning at Risk, impatto a conto economico, sensitività dei ricavi in funzione della cultura della Banca dove viene definito. C. Metodologia di quantificazione del Risk Appetite • Il processo di definizione del Risk Appetite si declina secondo un approccio “circolare” al fine di innescare un meccanismo virtuoso di continuo miglioramento delle metodologie, dei processi di governo e degli strumenti operativi definiti, coinvolgendo tutti gli attori chiave della Banca. • È importante che il processo di definizione del Risk Appetite di cui si dota la Banca sia completo e funzionale ad una reale diffusione della cultura del rischio tra tutte le funzioni chiave (di governo e di business): tale prerequisito è necessario per consentire che quanto definito in termini di posizionamento di Risk Appetite si declini realmente in limiti operativi da monitorare con regolarità, azionando sistemi di “early warning” in caso di criticità. 17 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Processo di definizione del Risk appetite 5.Early warning 1.Metodologia di definizione Risk Appetite Attori Coinvolti 4.Sistema di Reportistica e Monitoraggio • • • • • Board Committees Risk Management Finanza Business Unit 2.Processo di approvazione del Risk Appetite 3.Conversione Risk Appetite in limiti operativi This information is confidential and was prepared by Bain & Company solely for the use of our client; is not to be relied on by any 3rd party without Bain's prior written consent. BRU itSelezione Figura 7: Processi di definizione del Risk Appetite • I principali step del processo del Risk Appetite sono (Figura 7): 1. Metodologia di definizione del Risk Appetite: processo per la definizione del posizionamento target di Risk Appetite della Banca in termini qualitativi e quantitativi, secondo un percorso che prenda in considerazione tutti gli elementi necessari esterni (es. benchmark) ed interni (es. assessment interno, analisi su capitale). 2. Processo di approvazione del Risk Appetite: determinazione delle fasi e degli attori chiave per l’approvazione del posizionamento di Risk Appetite definito nel primo step. 3. Conversione del Risk Appetite in limiti operativi: applicazione del posizionamento di Risk Appetite nella gestione “quotidiana” della Banca attraverso la definizione di limiti e processi specifici. 4. Sistema di reportistica e di monitoraggio: sviluppo e definizione di un sistema di analisi e comunicazione dei trend di rischio ‐ rendimento della Banca sia a livello di singolo Business o Divisione, che complessivo. 5. Early warning: sviluppo di un sistema di soglie di rischio e definizione degli strumenti di analisi e di segnalazione di un eventuale avvicinamento o superamento di tali soglie, oltre alla definizione delle eventuali azioni correttive. • Nelle sezioni seguenti del documento saranno esposti i dettagli dei singoli step del processo del Risk Appetite, esplicitandone principali fasi, strumenti ed attori coinvolti. D.1. Metodologia di definizione (best practice) del Risk Appetite • La metodologia di definizione del Risk Appetite prevede un processo prevalentemente “top‐down” che, attraverso analisi interne ed esterne, definisca il posizionamento della Banca. • La metodologia di definizione deve essere completa e proporzionale alle dimensioni e alla complessità della Banca (Classe I vs Classe II e Classe III) al fine di definire puntualmente le metriche e l’approccio del framework di Risk Appetite e di agevolare la declinazione delle stesse in strumenti gestionali (limiti operativi, strumenti di monitoraggio, sistemi di “early warning”, etc.). • In coerenza con il principio di proporzionalità, quindi, è possibile definire una “best practice” nella metodologia di definizione del Risk Appetite applicabile alle banche di Classe I ed una “common practice” applicabile per le banche di Classe II e Classe III. Di seguito viene descritta la prima metodologia, rimandando al paragrafo successivo la descrizione delle differenze per le banche Classe II e Classe III. 18 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • La metodologia di definizione del Risk Appetite prevede cinque fasi principali (riassunte in Figura 8): A. Assessment interno: storico ed as‐is B. Benchmarking C. Analisi business mix e compatibilità con Risk Appetite D. Analisi capitale in eccesso E. Definizione del posizionamento in termini di Risk Appetite B C Analisi business mix e compatibilità con risk appetite Benchmarking D E Analisi capitale in eccesso Definizione del posizionamento in termini di Risk Appetite • Which is the right risk / return profile and positioning? Which are the necessary actions to improve positioning? Commercial Banks Investment Banking Asset Mgmt Others X X Diversif. effect • X BU1 Capital Allocated + Diversif. effect Client X BU2 Capital Allocated + Diversif. effect • Regulatory capital • Market Capitalisation evolution BU3 Capital Allocated + Diversif. effect • Economic capital BU 1 Drivers Quali & Quanti limits Allocated Capital • Prospective (i.e. Analyst reports) BU 2 • Historical (i.e. Company reports) Quali & Quanti limits Timeframe BU 3 Performance mapping on: Historical return (µ) Total assets Quali & Quanti limits (proxy implicita del Risk Appetite) BU 3 Assessment interno storico ed As-Is Quali & Quanti limits A BU... Capital Allocated X BU 1 Expected Return X BU 2 Expected Return X BU 3 Expected Return X BU... Expected Return Total expected return Economic capital Total Assets • Introduzione di un • Conduzione di un frame di Risk Appetite benchmarking alla base di un esercizio esterno con le di benchmarking interno principali isitituzioni di dettaglio sia storico finanziarie sul profilo che as-is rischio/rendimento valutando: • Quantificazione del - Business mix e profilo dettagliato di posizionamento rischio/rendimento del dei princiapli Gruppo per linea di players attività e BU - Rendimenti storici • Comprensione di e attesi dettaglio di: - Rischi gestiti / - Tipologia di rischi percepiti dal gestiti dalla BU mercato - Ammontare di rischio da gestire • Valutazione del posizionamento vs. - Limiti in utilizzo competitors in termini - Correlazioni su di profilo rischio rischi e performance rendimento e identificaBU zione di eventuali aree - ... di intervento • Definizione di una “frontiera efficiente” teorica per il business mix tra BUs utilizzando: - Assessment interno - Evidenze del benchmarking • Verifica e integrazione dei limits da considerare • Definizione possibili business mix e combinazioni di allocazione del capitale fra le BUs sulla base di: - Dati quantitativi a supporto - Avversione al rischio degli azionisti e del top management • Identificazione di • Definizione Risk livelli di capitale Appetite considerando: adeguati da - Filosofia di rischio impiegare nel business - Combinazioni di (e capitale in eccesso rischio rendimento da “accumulare”) definite (incluse considerando: considerazioni sul - Trade-off analisi livello di EaR) esterna sul - Limiti considerati capitale in eccesso - Ammontare di e targets di rating capitale da - Definizione impiegare (incluse implicazioni considerazioni su capitale in eccesso CaR) e capitale in richiesto, rating, e eccesso da costo del debito accumulare - Verifiche di - Rendimento atteso coerenza con dagli azionisti ritorni attesi dagli azionisti Figura 8: Definizione Top Down del Risk Appetite A. Assessment interno: storico ed as‐is • Il primo passo per l’assessment interno è la definizione del framework di Risk Appetite (in termini di metriche e dimensioni rilevanti di analisi) secondo quanto descritto nel Capitolo B.2. • Sulla base dei Key Performance Driver e degli aspetti qualitativi definiti, l’assessment prevede un esercizio di benchmarking interno del profilo di rischio ‐ rendimento per singola linea di attività e Business Unit. In funzione dei dati storici disponibili tale benchmark può venire estesa agli anni precedenti. Tale analisi permette di capire dove poter intervenire in caso di squilibrio generale o opportunità di ottimizzazione. • In particolare l’esercizio prevede il mapping delle principali metriche (rendimento assoluto e peso sul rendimento totale, capitale economico allocato ed assorbito, limiti quantitativi, etc.) e la definizione del livello di rilevanza per la singola Business Unit della Banca. Infine per una valutazione complessiva del profilo di Risk Appetite è necessario valutare i benefici derivanti dalla diversificazione del portafoglio tra rischi e business. • Proprio per apprezzare il beneficio di diversificazione tra rischi e business, è necessario che gli intermediari più evoluti procedano alla misurazione del rischio attraverso il capitale economico. 19 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • L’effetto di diversificazione sul totale del portafoglio della banca rappresenta un valore compreso tra il 25% ed il 5% del capitale allocato (benchmark) in funzione degli asset posseduti e della loro correlazione. L’allocazione di tale effetto tra le Business Unit può seguire logiche diverse: - può essere allocato alle singole Business Unit in funzione di parametri prestabiliti (totale rischio contenuto, dell’effetto diversificazione all’interno della singola Business Unit, etc.); - può essere mantenuto e conseguentemente gestito a livello di capogruppo / direzione centrale, rappresentando di fatto un buffer di capitale. - può essere allocato come premio alle sole Business Unit che hanno conseguito un importante effetto di diversificazione dei rischi (soluzione intermedia) • L’analisi di rischio ‐ rendimento per singola Business Unit deve essere ripetuto annualmente analizzando anche gli scostamenti rispetto all’esercizio, e permette di comprendere l’attuale profilo di rischio ‐ rendimento della Banca e di confrontarlo con gli altri operatori in ottica di benchmarking. B. Benchmarking • La scelta del posizionamento di Risk Appetite della Banca non può prescindere dalla valutazione del posizionamento degli altri “players” di mercato, ponendo particolare attenzione ai competitor diretti per tipologia di business mix e di distribuzione geografica. • Al fine di effettuare un esercizio di benchmark esterno è utile identificare: - il profilo di rischio ‐ rendimento degli altri “player”; - il business mix del campione utilizzato per l’analisi. • Il mapping del profilo di rischio ‐ rendimento sarà effettuato sia a livello storico, per analizzare i trend evolutivi della banca rispetto agli altri “player”, sia a livello prospettico per verificare come il “mercato” sta influenzando il posizionamento degli altri “player” e come questi stanno “rispondendo” ai trend prospettici (al fine dell’individuazione dei posizionamenti prospettici possono essere analizzati i report di comunicazione agli analisti). • Differenze sostanziali tra il profilo di rischio ‐ rendimento della Banca rispetto agli altri player possono essere riconducibili a: - differenti business mix; differente copertura geografica / mercato di riferimento; differenti politiche di aggressione di alcuni mercati in termini di pricing o rischi assunti; altri fattori endogeni o esogeni al mercato. • Una completa e puntuale analisi di benchmark storico e prospettico del profilo di rischio ‐ rendimento è necessaria per una definizione consapevole degli obiettivi e dei limiti di Risk Appetite. Il monitoraggio continuo del posizionamento rispetto ai competitor e delle motivazioni di eventuali differenze (attraverso funzioni dedicate al benchmarking interno ed esterno) permette, inoltre, di identificare le aree di ottimizzazione della Banca costruendo strategie di intervento specifiche. 20 Direzione Strategie e Mercati Finanziari C. Analisi business mix e compatibilità con Risk Appetite • Sulla base delle evidenze dell’assessment interno e delle evidenze dell’analisi di benchmark è possibile analizzare in senso critico il business mix e definire gli obiettivi di allocazione del capitale e del rischio. • Tale attività presuppone il disegno di una “frontiera efficiente teorica” in termini di rischio ‐ rendimento. La “frontiera efficiente” fornirà, sulla base dei diversi business mix possibili e dei rating obiettivo scelti, indicazioni sulla miglior allocazione del capitale (economico o regolamentare) e sulla scelta del livello di performance obiettivo. • I valori da considerare per la definizione della frontiera efficiente saranno desunti dalle analisi di assessment interno e di benchmarking, come i valori dei business o dei “player” che presentano il miglior rapporto di rischio ‐ rendimento per ogni rating considerato e per ogni business mix. D. Definizione del capitale in eccesso • L’identificazione della frontiera efficiente permette alla Banca di identificare i livelli di capitale da impiegare nei singoli business e verificare eventuali situazioni di eccesso di capitale. • Per ogni tipologia di banca (in termini di business mix) e per ogni livello di rating, è possibile identificare i valori massimi, medi e minimi sia del capitale, economico o regolamentare, allocato ed assorbito dai diversi “player”, sia dei diversi livelli di rendimento atteso. • Tale mapping deve essere effettuato attraverso un’analisi dei valori storici dei “player” considerati e delle relative evoluzioni prospettiche, in modo da poter disegnare una strategia di intervento compatibile con i trend di mercato futuri. • Sulla base del mapping di rischio ‐ rendimento, la Banca deve definire quale è il posizionamento prospettico ed obiettivo in termini di rischio ‐ rendimento che vuole raggiungere. Tale obiettivo deve essere definito sulla base della propensione / avversione al rischio degli azionisti e del top management, oltre che sulla base della reale compatibilità rispetto all’attuale business mix della Banca. E. Definizione del posizionamento di Risk Appetite • La definizione del posizionamento di Risk Appetite prevede la declinazione di valori obiettivo per i Key Performance Driver (in termini di variabili di rendimento, capitale regolamentare ed economico, ratio patrimoniali, ratio di redditività, rating, etc.) e per gli aspetti qualitativi (target rating, paesi su cui non investire, asset classes, etc.) scelti come rilevanti al fine della definizione del posizionamento di Risk Appetite. • La definizione di tali obiettivi dovrà essere effettuata delineando: - a livello complessivo, un business mix prospettico compatibile con gli obiettivi aggregati a livello Banca; - per ogni Business Unit, un “percorso di avvicinamento” al business mix definito. • Tali fasi di analisi sono implementate attraverso esercizi di simulazione prospettica (sulla base dei trend di rischio e rendimento del mercato e sulla base delle azioni di business azionabili) 21 Direzione Strategie e Mercati Finanziari sui Key Performance Driver delle singole Business Unit e di successiva aggregazione nel portafoglio complessivo Banca. • In particolare sarà necessario, partendo dal profilo di rischio ‐ rendimento as‐is di ogni Business Unit, stimare quale sarebbe il rischio ‐ rendimento secondo un profilo “inerziale” di mercato. Su questo portafoglio sarà necessario simulare interventi correttivi (disinvestimento su alcuni prodotti / classi di rating, sovra posizionamento su alcuni settori / aree geografiche, etc.) che possano facilitare l’avvicinamento al business e risk mix complessivo. Infine l’aggregazione dei valori di singola Business Unit e la stima del nuovo beneficio di diversificazione permette una stima “bottom‐up” del profilo di rischio ‐ rendimento banca. • Da tali esercizi sarà possibile disegnare molteplici soluzioni di business e risk mix compatibili con gli obiettivi aggregati a livello Banca, ma solo alcune di esse saranno compatibili anche con gli obiettivi di tipo qualitativo e saranno realisticamente perseguibili alla luce dell’attuale composizione di portafoglio della Banca (c.d. “percorso ottimale”). • L’identificazione del percorso ottimale permette di declinare il posizionamento di Risk Appetite in indirizzi gestionali ed operativi. • Nel caso in cui nessun esercizio di simulazione porti alla definizione di un “percorso ottimale” sarà necessario prendere in considerazione eventuali azioni straordinarie di “de‐risking” o rivedere gli obiettivi complessivi. • Successivamente alla definizione di tutte le metriche obiettivo, è possibile aggiornare il framework di Risk Appetite con i valori stimati a livello di singolo rischio e di singola Business Unit, tale framework rappresenta il punto di partenza per la definizione dei processi operativi della Banca e lo strumento di confronto per le attività di monitoraggio e di early warning. 22 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Best Practice – Metodologia di definizione Target Attività da svolgere annualmente Anno0 Anno 1 Anno 2 Rendimento • Rendimento assoluto • % rendimento su rendimento totale Ratio • RORAC Capitale allocato ed assorbito • Capitale assoluto • % capitale Limiti • Quantitativi Rilevanza del rischio Alta Media Bassa • Qualitativi Non presente Figura 9A: Assessment Interno Storico ed As‐ Is Serie storica dei rendimenti (µ) Mappatura performance su: Tempistica Totale attivo • Storico (i.e. Report delle aziende) • Prospettico (i.e. Report degli analisti) Drivers • Capitale economico • Capitale regolamentare • Evoluzione capitalizzazione di mercato Cliente Banche commerciali • Qual’è il giusto profilo e posizionamento rischio / rendimento? Investment Banking • Quali sono le azioni necessarie per migliorare il posizionamento? Asset Mgmt .... Capitale Economico Totale Attivo Principali ragioni per un diverso posizionamento: Possibilità di usare metriche differenti come Capitale regolamentare e β di mercato - Differente mix di business - Rendimento più basso in alcuni business - ... Figura 9B: Benchmarking 23 Limiti quantiqualitativi X X Effetto diversif. Limiti quantiqualitativi X Limiti quantiqualitativi Capitale Allocato BU1 X Rendimento atteso BU1 X Rendimento atteso BU2 Effetto diversif. + Capitale Allocato BU2 Focus equity stakeholders (rendimenti maggiori) Rendimento atteso totale + Effetto diversif. BU 3 BU 2 Capitale allocato BU 1 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Capitale Allocato BU3 X Rendimento atteso BU3 X Rendimento atteso BU... Effetto diversif. Limiti quantiqualitativi Limiti quantiqualitativi X X Effetto diversif. BU 3 Capitale in eccesso Livello di Gruppo + Capitale totale Capitale Allocato BU... Capitale Allocato Totale Focus debt stakeholders (rating maggiore) Capitale in eccesso + Figura 9C: Analisi business mix e compatibilità con Risk Appetite Altri Investment banking Player: 1 Player: 1 AV BC: 12 AV BC: 19 Max BC: 12 Max BC: 19 AV ER: xx% AV ER: yy% Player: 2 Player: 1 Player: 2 Player: 1 AV BC: 9 AV BC: 10 AV BC: 11 AV BC: 15 Max BC: 12 Max BC: 15 Max BC: 13 Max BC: 20 AV ER: xx% AV ER: yy% AV ER: zz% AV ER: aa% Asset Mgmt Banche Commerciali BBB- Player: 2 Player: 3 AV BC: 10 AV BC: 14 Max BC: 13 Max BC: 18 AV ER: xx% AV ER: zz% Metriche mappate • Buffer Capital (BC) - Media - Massimo - Minimo Player: 3 Player: 2 Player: 6 Player: 2 Player: 1 AV BC: 10 AV BC: 12 AV BC: 14 AV BC: 16 AV BC: 16 Max BC: 14 Max BC: 18 Max BC: 20 Max BC: 22 Max BC: 25 AV ER: xx% AV ER: yy% AV ER: zz% AV ER: aa% AV ER: bb% BBB MIN Investment grade BBB+ A- A A+ AA- AA Rating AA+ • Rendimento atteso (ER) storico e prospettico (sia dal top managemen t che dal mercato) - Media - Massimo - Minimo AAA MAX i.e. Rating paese Figura 9D: Analisi capitale in eccesso 24 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Prima della definzione del Risk appetite Dopo la definzione del Risk appetite Domani Oggi Rilevanza del rischio Alta Media Bassa Non presente Figura 9E: Definizione del posizionamento in termini di Risk Appetite: D.2. Metodologia di definizione per banche di classe II e III (common practice) • La metodologia di definizione del Risk Appetite per le banche di classe II e III presenta aspetti di semplificazione sia nelle metriche utilizzate che nelle fasi di analisi da implementare, in coerenza con il principio di proporzionalità. • In particolare per le banche “Classe II” e “Classe III” potranno prendere in considerazione un numero minore di metriche di rischio e rendimento per la definizione del Risk Appetite. In casi di banche mono‐business e mono‐geografia, infatti, può essere sufficiente definire il Risk Appetite anche attraverso un unico indicatore (ad esempio tier 1 ratio) e non effettuare analisi di business mix in coerenza con la propria struttura. Anche se si evidenzia per le “Classe II” e “Classe III” l’importanza di definire alcune Business Unit elementari (es. Finanza / Tesoreria, Aziende, Privati) per una declinazione del Risk Appetite che sia più consistente con la realtà di business. • Anche le analisi di benchmark esterno saranno limitate agli effettivi competitor di riferimento, non considerando “player” che per business mix e area geografica di competenza risultano poco comparabili. 25 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Banca Regionale che definisce il Risk Appetite attraverso un unico indicatore quantitativo (tier 1 ratio) • Come si adatta il processo di best practice alle esigenze di questa banca? Assesment interno storico ed AS IS Benchmarking (implicit Risk Appetite proxy) Analisi business mix e compatibilità con risk appetite Analisi Capitale in eccesso Definizione del posizionamento in termini di Risk Appetite Performance mapping on: Historical return (µ) Timeframe Total assets •Historical (i.e. Company reports) •Prospective (i.e. Analyst reports) Drivers •Economic capital •Regulatory capital •Market Capitalisation evolution Client • Which is the right risk / return profile and positioning? • Which are the necessary actions to improve positioning? Commercial Banks n.a. Investment Banking Asset Mgmt Others Economic capital Total Assets • Assessment effettuato utilizzando proxy e metriche disponibili • Benchmarking effettuato con altri istituti bancari delle stesse dimensioni • Non applicabile ad una banca “tier 2” o “tier 3” • Analisi capitale in eccesso e valutazione dell’allocazione anche analizzando i competitor • Definizione del risk appetite in funzione degli obiettivi di Business Plan Figura 10: Risk Appetite ‐ Common Practice • Più in generale, il modello di definizione del Risk Appetite va disegnato in funzione della complessità e filosofia della Banca, in modo da evitare un’eccessiva sofisticazione dell’approccio. Va sottolineato, tuttavia, come alcuni elementi di analisi risultino fondamentali rispetto ad una corretta definizione del posizionamento di Risk Appetite, quali: - Assessment interno: storico ed as‐is Benchmarking Analisi capitale in eccesso Definizione del posizionamento in termini di Risk Appetite D.3. L’approvazione del Risk Appetite: Processo e attori coinvolti • La definizione del Risk Appetite deve coinvolgere diverse funzioni della Banca in modo da garantire la coerenza e la compatibilità degli obiettivi definiti con la complessiva struttura di business. • L’approvazione del framework di Risk Appetite, in quanto processo di valenza strategica della Banca, deve essere effettuata dal Consiglio di Amministrazione (o dall’organo collegiale deputato all’approvazione dei Piani Strategici), che ne garantisce la coerenza con la propensione al rischio e con gli obiettivi di rendimento del Top Management e degli azionisti. • A titolo di esempio è possibile suddividere il processo di approvazione del Risk Appetite in cinque macro fasi con differenti attori coinvolti: A. Definizione e quantificazione del Risk Appetite; B. Preparazione all’allocazione del Risk Appetite; C. Allocazione del Risk Appetite; D. Definizione limiti; 26 Direzione Strategie e Mercati Finanziari E. Approvazione finale; Owner principale Definizione e quantificazione Risk Appetite CdA • Approvazione risk appetite • Input al dialogo strategico Comitati • Review analisi Rischi prima della sottomissione al CdA • Approvazione proposta allocazione RA prima della sottomissione al CdA Risk Management • Preparazione analisi e raccomandazioni la definizione del risk appetite • Review richieste capitale BU vs. risk appetite • Stress test e challenge • Supporto al CdA per richieste specifiche • Supporto alla funzione Rischi per fornire i rendimenti delle BUs • Sottomissione • piano strategico e richieste di capitale • Supporto al CdA per richieste specifiche Finanza Preparazione allocazione Risk Appetite Allocazione Risk Appetite Definizione limiti • Decisione su allocazione risk appetite e risk capacity Approvazione finale • Approvazione framework limiti • Approvazione / review framework limiti prima della sottomissione al CdA • Analisi e proposta limiti ai Comitati Rischi • Review allocazione risk appetite • Sottomissione richieste limiti bottom-up Business Units • Traduzione limiti BU in livelli inferiori, i.e. paese, prodotto, limiti individuali Figura 11: Macro Processo di approvazione del Risk Appetite • Sono stati identificati cinque attori coinvolti nel processo di approvazione del framework di Risk Appetite: - Consiglio di Amministrazione (o altro collegiale deputato all’approvazione dei Piani Strategici); - Comitati (es. Comitato Rischi, Comitato Strategico, Comitato Crediti, etc.) - Risk Management (es. CRO, Direzioni Rischi, etc.) - Finanza (es. CFO, Direzione Pianificazione Strategica, etc.) - Business Unit: strutture di business • La definizione puntuale degli organi interessati deve essere fatta da ogni banca in funzione della propria organizzazione di governance ed in proporzione alla complessità della propria realtà. Nell’Industry Practice si è riscontrato un ruolo di primo piano (“pivotale”) nel coordinamento del processo di definizione del Risk Appetite delle funzioni di Rischio e Pianificazione. A. Definizione e quantificazione del Risk Appetite • Il processo di definizione e quantificazione del Risk Appetite (per i dettagli del quale si rimanda ai due paragrafi precedenti), prevede la partecipazione delle funzioni di Finanza e di Risk Management. In particolare la funzione Finanza sarà responsabile di fornire alla funzione di Risk Management il profilo di rendimento attuale e prospettico per Business Unit. 27 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Il Risk Management procederà alla definizione e calcolo delle metriche del framework di Risk Appetite, oltre che alla declinazione di raccomandazioni qualitative ed alla stima degli obiettivi quantitativi. • Il framework così costruito sarà sottoposto ai comitati per una prima analisi e review e successivamente al Consiglio di Amministrazione (o altro organo collegiale deputato all’approvazione dei Piani Strategici) per l’approvazione. B. Preparazione allocazione del Risk Appetite per linee di business (ove applicabile) o tipologie di Rischio (Capital Allocation) • L’obiettivo di tale step è l’allocazione delle diverse metriche del framework di Risk Appetite ed in particolare del capitale economico, tra le diverse Business Unit. Tale processo risulta particolarmente delicato in quanto influenza, oltre agli obiettivi di rischio dei differenti business, anche gli obiettivi di crescita e di rendimento. • I principali attori coinvolti sono le funzioni di Finanza e di Risk Management. La Finanza, infatti, sulla base degli obiettivi e degli indirizzi definiti a livello di Piano Strategico sottoporrà le proprie richieste di allocazione del capitale al Risk Management. Quest’ultimo effettuerà analisi di coerenza rispetto al framework di Risk Appetite definito, ponendo eventuali azioni correttive. Inoltre sarà responsabile di effettuare simulazioni di stress test in modo da verificare la solidità della Banca in caso di eventi macroeconomici “avversi”. • Infine i Comitati saranno responsabili di validare le proposte di allocazione del Risk Appetite e di sottoporle al Consiglio di Amministrazione (o altro organo collegiale deputato all’approvazione dei Piani Strategici). C. Allocazione Risk Appetite per business (ove applicabile) o tipologie di Rischio (Capital Allocation) • Il Consiglio di Amministrazione, con il supporto sia delle funzioni di Risk Management sia di Finanza, analizza e valida le proposte di allocazione del Risk Appetite sottoponendole alle diverse Business Unit. D. Declinazione/conversione del Risk Appetite in limiti operativi • Successivamente all’allocazione del Risk Appetite le Business Unit ricoprono un ruolo chiave nel: - analizzare ed eventualmente modificare l’allocazione effettuata; - stimare i limiti di capitale per ogni rischio con un approccio bottom up. • In tale attività le Business Unit dovranno garantire la compatibilità degli obiettivi definiti rispetto all’effettivo profilo di rischio ‐ rendimento dei differenti business, anche considerando la reale applicazione degli interventi definiti dalla Finanza e dal Risk Management. • Il capitale allocato rivisto ed i relativi limiti calcolati sono sottoposti al Risk Management che ne verifica la coerenza rispetto agli obiettivi aggregati ed al framework di Risk Appetite definito, ed infine lo sottopone all’approvazione dei Comitati. 28 Direzione Strategie e Mercati Finanziari E. Approvazione finale • Il nuovo framework di Risk Appetite, condiviso con le Business Unit ed integrato con i limiti di capitale, viene sottoposto al Consiglio di Amministrazione (o altro organo collegiale deputato all’approvazione dei Piani Strategici). • La complessità del processo di approvazione e la numerosità degli attori coinvolti è giustificata dall’importanza del framework di Risk Appetite: da una parte, infatti, la valenza strategica delle scelte prese rende necessario il coinvolgimento del Top Management della Banca, dall’altra la diffusione della cultura del rischio è possibile solo attraverso il coinvolgimento delle strutture di Business. D. La declinazione del Risk Appetite in limiti operativi • La declinazione del Risk Appetite nella gestione quotidiana del rischio avviene attraverso la definizione dei limiti operativi e dei principali processi. I limiti vengono definiti e aggiornati annualmente fatto salvo revisioni straordinarie a fronte di eventi straordinari. Nella Figura 12 viene riportato lo schema logico di definizione dei limiti operativi declinato dal Risk Appetite con relative responsabilità e tempistiche. Da notare come mentre il Risk Appetite è definito da CdA, Risk Management, struttura del CFO e pianificazione strategica, la definizione della struttura dei limiti è di responsabilità del CRO con supporto delle linee di business per la definizione dei singoli limiti operativi. Framework Descrizione Risk Appetite Responsabilità • Definito dagli shareholders Capitale Economico/regolamentar e • Definito dal capitale e approvato dal CdA Risk Appetite • Struttura generale definita dal CRO (inclusi stop loss e sistemi di warning) • Singoli limiti operativi definiti dalle strutture operative Capitale economico/ regolamentare Tempistica Limiti operativi Definire e modellizzare il Risk Appetite significa da una parte internalizzare il rischio nel processo decisionale … Limiti Operativi • Definizione ogni 3 anni • Definizione annuale • Definizione annuale • Capitale utilizzato per la gestione del business, tenuto conto delle perdite attese derivanti dalle attività intraprese • Limiti operativi definiti per i vari business e ruolo dei decision‐ maker • Revisione Annuale ... dall’altra, sviluppare il modello e stilare la reportistica a vari livelli Descrizione • Il Risk Appetite definisce la posizione di rischio generale di una banca per il raggiungimento di determinati livelli di profitto • Dovrebbe essere quantificato come ‘massima perdita’ sostenibile dalla banca nel raggiungimento degli obiettivi • Dovrebbe essere minore della massima perdita consentita dal Risk Appetite • La somma di tutte le perdite massime dovrebbe essere minore della somma del capitale economico allocato ai relativi business Figura 12: struttura logica per la declinazione del Risk Appetite in limiti operativi 29 Direzione Strategie e Mercati Finanziari D.1. Conversione del Risk Appetite in limiti operativi di Market Risk: un esempio di processo internazionale • Sebbene il rischio di mercato rappresenti tradizionalmente una tipologia di rischio che assorbe un ammontare marginale di capitale (solitamente tra il 5 ed il 15% del totale del capitale regolamentare), negli ultimi anni si è assistito a un sostanziale investimento in termini di risorse e sistemi per la gestione di tale rischio. Tali investimenti sono riconducibili in parte al proliferare di prodotti finanziari sempre più complessi e difficilmente modellizzabili, dall’altra da un aumento della volatilità dei rendimenti finanziari dovuto alle turbolenze sui mercati nazionali ed internazionali. • Alla luce di questo contesto, la declinazione di una serie di limiti operativi che siano coerenti con il Risk Appetite della Banca è di fondamentale importanza. • Gli esempi qui illustrati si riferiscono a un recente progetto internazionale sviluppato in seno al team di Market Risk impegnato a definire limiti operativi che fossero in linea con il Risk Appetite della Banca per la totalità dei desk del trading floor. In particolare il team di Market Risk era interessato ad individuare una relazione tra il Risk Appetite definito dal CdA ed il limite di VaR globale della banca. • Come primo step sono state individuate tre metodologie per la definizione del limite di VaR della banca e per ciascuna metodologia sono stati analizzati attentamente vantaggi e svantaggi. 1. Approccio basato sulla sensitivity del Business Plan Descrizione della metodologia: ~x4-5 A1 target rating class corresponds to 0.05% probability of default or 99.95% confidence interval to be in a no distress zone Implied volatility Profit 99.00% VaR Limit 99.95% Stress Limit Losses Figura 13: Sensitivity Business Plan • Viene effettuata un’analisi di sensitività del business plan relativo all’investment book rispetto a scenari macroeconomici di downturn con severità crescente (da mild downturn a crisi severa). • A ciascuno scenario viene associata la probabilità che questo si verifichi. • In funzione delle perdite / profitti relativi a ciascuno scenario individuato e della probabilità che tale perdita / profitto si verifichi, si individua la curva di probabilità (assumendo una distribuzione normale) delle perdite / profitti del trading book della banca. • Posizionandosi sulla curva così individuata per valori di probabilità corrispondenti all’intervallo di confidenza relativo al calcolo del VaR (es. 99.0% ) e dello stress limit si individuano i limiti di VaR e lo stress limit di VaR Vantaggi della metodologia: - L’approccio utilizza strumenti matematici facilmente gestibili (utilizzo della sola distribuzione normale). - Completa coerenza tra business plan presentato e limiti operativi(di VaR e di Stress). 30 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Svantaggi della metodologia: - Per una corretta applicazione della metodologia è necessaria la costruzione di un business plan solido e robusto. - La definizione degli scenari e la probabilità associata devono basarsi su condizioni storiche analoghe. 2. Approccio basato sul VaR Storico 20,000,000 16 M 15,000,000 12.5 M 10,000,000 5,000,000 0 -5,000,000 -10,000,000 -15,000,000 -20,000,000 M1 M2 M3 M4 M5 M6 M7 M8 M9 Figura 14: Esempio andamento storico VaR Descrizione della metodologia: • Viene analizzato l’andamento storico del VaR per individuare ex‐post i limiti operativi che corrispondono a una serie di breaches in linea con il confidence interval utilizzato nella definizione del VaR stesso. • Si individua il profilo di rischio ‐ rendimento implicito nei dati storici analizzati. • Utilizzando dati quantitativi (Benchmark, obiettivi target, …) e qualitativi (frequenza di breach) viene ricalcolato il nuovo limite di VaR. Vantaggi della metodologia: - Approccio facilmente implementabile. - Integra considerazioni relative al Risk Appetite storico della Banca con dati di benchmark. Svantaggi della metodologia: - Non tiene conto, se non con valutazioni qualitative, delle stime di business. 31 Direzione Strategie e Mercati Finanziari 3. Approccio bottom up per Key Risk Factor Logical and mathematical relation between variables for a bottom up approach based on detailed position forecast Proces s M athem atica l Relation 1.Estim ate f or each product line the spe cific VaR : - Iden tif y the key r isk factors (KR F) f or each produ ct lin e - Forecast the volat ilit y f or each ri sk factor - E stimate the futur e nominal amount for each product Li ne - Calcu late th e product line VaR u sing historical corre lation s 2.Calcula te the overall Va R for the trading b ook us ing s ingle pr oduct V aR KRF s KRF N Va rFX N s … Var IR s i =SR ST w her e S =[s 1 , s 2 , s 3 ,… s n ] R= 1 ρ 12 ρ 12 1 … … ρ n1 … ρ 1n … N= number of Key r isk factor (K RF) 1 2. Calculate the p roduct line VaR k that gr oups all t he products i KRF s 1. Define the vo latility of the prod uct i, starting from all the n ke y risk facto rs N Var C R Va RK= √(ΣjN js j2 +Σ iΣ jN iN j s i s j ρ ij) wi th i ? j=1,2,… for each i nstrument in t he portfolio and N i= Not ional of pr odu ct i 3. Calcul ate the total VaR of the trading book To ta l Va r Total VaR =√(Σk Va Rk 2 +Σk Σl Va Rk VaR lρ k l) wi th k? l=Fx,I R,CR,…. 11 T hi s in fo r m a t io n i s co n fid e n t ia l a n d wa s p r ep a red b y B a in & C om pa n y s ol el y f or t he u se o f o u r clie n t ; i t is n o t t o b e r e li ed o n b y a n y 3 rd p a r ty wi th o u t B a in 's p r io r wr it t e n co n se n t . Figura 15: Approccio Key Risk Factor Descrizione della metodologia: • Vengono identificati, per ciascun Key Risk Factor, i valori attesi di volatilità e la loro matrice di correlazione storica. Attraverso un approccio analitico per ciascun KRF viene individuato il VaR per tipologia di rischio (VaR per rischio di cambio, rischio di tasso, etc). • Il limite di VaR complessivo della banca viene individuato utilizzando la matrice di correlazione storica per i VaR per fattore di rischio così individuati. Vantaggi della metodologia: - Approccio altamente analitico: l’implementazione dell’analisi parte dai fattori di rischio di ciascuna famiglia di prodotto. - Include l’outlook della Banca circa i fattori critici di rischio (KRF), outlook che viene effettivamente utilizzato nella gestione del portafoglio. Svantaggi della metodologia: - L’approccio è fortemente dipendente dall’outlook rispetto alla volatilità dei singoli fattori di rischio che la banca adotta. - Il numero di KRF coinvolti nell’analisi aumenta esponenzialmente con l’aumentare del numero di prodotti finanziari inclusi nel trading book, fino a raggiungere facilmente alcune centinaia di migliaia di KRF. 32 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • A fronte dei dati disponibili all’interno della divisione di Market Risk e della divisione Capital Market si è deciso di adottare il secondo approccio presentato, ossia quello basato sul VaR storico. • A tale proposito nella Figura 16 sono evidenziati gli step logici applicati per la definizione dei limiti di VaR per la Banca. 2 1 3 VaR storico e profilo Rischiorendimento del P&L 1 2 Starting from historical VaR and P&L data, identify/confirm last year VaR limit 4 Verifica con Industry Benchmark Calcolo nuovi limiti 3 Benchmark on 2008 results confirms the dependence between risk and return Calculate the new VaR limits increasing the historical limit by the new amount of risk necessary to achieve the targeted return and qualitative considerations Slope= 4.5% 12.5 M 1 0, 00 0, 00 0 VaR VaRreturn area referred to new equity strateg y 10 5 ,0 00 ,0 00 0 Slope= 1.6% -5,0 00 , 00 0 5 -1 0, 00 0, 00 0 -1 5, 00 0, 00 0 0 -100.0 -2 0, 00 0, 00 0 M1 M2 P&L VaR Cumulative P&L M3 M4 M5 M6 M7 M8 M9 -50.0 0.0 50.0 100.0% Return Change in investment strategy in Equity desk Risk= RWA/Total Assets 10% 15M 16 M 1 5, 00 0, 00 0 20,000,000 Allied Irish 8 Intesa 6 CommerzBank RBS 4 China Merchant Bank 0 1 An increase of 1% of average return implies an increase of 4.5% in VaR le vel based on 9M historical data, 1.6% incre ase for the last quarter data 6 T hi s in fo rma t io n i s co n fid e n t ia l a n d wa s p rep a red b y Ba in & C om pa n y s ol el y f or t he u se o f o u r clie n t ; i t is n o t t o b e re li ed o n b y a n y 3 rd p a r ty wi th o u t B a in 's p rio r writ t e n co n se n t . • Esplicitazione del Risk appetite della Banca implicito nel rapporto rischiorendimento nei dati storici Quantitative method ology 15,000,000 10,000,000 HSBC 14.25 = 12.5 x (1+(1% x 1.4)) 0 -5,000,000 Qualitative considerations -10,000,000 Slope = 1.4 R² = 0,73 2 3 C hang Growt New Historical = x 1+ e in x h Limit limit R eturn Factor Practical Results of stress test limits from Bank’s last 8 years of P&L data PRELIMINARY 1. Identify the stress limit confidence interval: the target rating class for the Bank is A1 in Moody’s rating scale corresponds to a default probability of 0.05% Methodology 5,000,000 China Construction Bank Rabobank Nordea BOC ICBC Danske Barclays Dresdner 2 0 Santander -15,000,000 -20,000,000 4% Return= Total Income/Total Assets Starting for m historical VaR and P&L data judge if the VaR limit se t during the year was consistent with business behavior and results 4 ILLUSTRATIVE ILLUSTRATIVE 2 0, 00 0, 00 0 Calcolo stress limit M9 Tune obtained results base d on: • Desired frequency of limit breach • Confidence in the recovery process • New bu siness vs exis ting business contribution to P&L • Produc t implication of new business p lan • Top down approach r esu lts • … 3. The ratio between the 99.00% confidence interval VaR and the 99.95% confidence interval can be assumed as the ration between the VaR limit and the Stress limit Risk type Empirical Results Total market Risk Commodity Confidence Interval x5.8 Ratio 99.00% 99.95% 9,539 K 55,160 K 5.78 331 K 2.54 130 K FX 8,478 K 56,521 K 6.67 IR 3,401 K 8,765 K 2.58 756 K 4,666 K 6.17 Vega New limit of 15 Mln € can be set based on quantitative relations and tuned by qualitative considerations 7 This information is confidential and was prepared by Bain & Company solely for the use of our client; it is not to be relied on by any 3rd party without Bain's prior written consent. • Sanity check con l’industry benchmark del fattore di crescita del rischiorendimento M8 P&L VaR Cumulative P&L Benchmark of return vs Risk reveal a consistent increasing profile for relation between VaR and Risk and a slope of 1.4 Source: 2008 Annual Reports M7 2. Calculate the 99.00% and 99.95% confidence interval on the Bank’s historical simulated P&L for last 8 yrs from 26/06/2001 to 24/06/2009 9.5 Profit • Basandosi su approccio quantitativo (1-2) e considerazioni qualitative, definizione del nuovo limite VaR 99.00% VaR Limit 55.2 99.95% Losse Stress Limit 13 9 T hi s in fo rma t io n i s co n fid e n t ia l a n d wa s p r ep a red b y B a in & C om pa n y s ol el y f or t he u se o f o u r clie n t ; i t is n o t t o b e re li ed o n b y a n y 3 rd p a rty wi th o u t Ba in 's p rio r writ t e n co n se n t . This information is confidential and was prepared by Bain & Company solely for the use of our client; it is not to be relied on by any 3rd party without Bain's prior written consent. • Definizione dello stress limit basato su P&L storici, in coerenza con il credit rating target Figura 16: Step logici per la definizione del limite di VaR e di Stress • Una volta definito il nuovo limite di VaR, in funzione del rendimento atteso per il periodo in esame, lo stesso viene declinato a livello di singolo desk. La scelta di effettuare la declinazione del limite di VaR della Banca a livello di desk, e non di trader, è funzione dell’operatività del desk dove le strategie di mercato vengono gestite a livello di team. A ogni livello gerarchico del trading floor è possibile allocare un buffer di VaR, che viene utilizzato per bilanciare eventuali sforamenti di breve termine e modesta entità a livelli inferiori. • E’ possibile effettuare una verifica di coerenza degli altri limiti di Market Risk a livello di singolo desk (limite di esposizione, di sensitività, Greeks, stop loss) attraverso le relazioni analitiche tra VaR e gli altri limiti (es. Limite di esposizione = limite di VaR (fx / (2,33 x volatilità storica portafoglio x sensitivity relativa a 1 bps))) • In ultimo si sottolinea come la definizione di limiti che non vengono mai superati (no breaches) è indicazione di un settaggio di limiti troppo prudenziale e spesso di un capitale per rischio di mercato troppo elevato. Un numero di breaches per anno che sia compatibile con l’intervallo di confidenza utilizzato per il calcolo del valore di VaR è invece sinonimo di limiti settati in maniera efficiente e probabilmente di un’efficiente allocazione di capitale per i rischi di mercato. 33 Direzione Strategie e Mercati Finanziari D.2. Conversione del Risk Appetite in limiti operativi di Credit Risk • Il “credito” rappresenta per la maggior parte degli istituti bancari commerciali il principale rischio a cui si è esposti, sia in termini di capitale regolamentare sia in termini di capitale economico. • Anche per questo motivo, i processi strategici della banca (es. Piano Strategico) pongono particolare attenzione sulle dinamiche di tale rischio, focalizzando previsioni ed obiettivi sulle crescite del portafoglio impieghi e sulla redditività che ne deriva. • Inoltre le scelte della Banca in termini di “rischio di credito” hanno immediate ricadute sulla redditività della stessa e, soprattutto, sull’ambiente economico in cui la banca opera. • Per questi e per altri motivi la declinazione del Risk Appetite in indirizzi e limiti operativi di Credit Risk rappresenta uno dei processi più importanti di cui la Banca deve dotarsi. • Le banche di Classe II e Classe III normalmente utilizzano misure per rischio di credito standard. L’approccio standard, ovviamente non offre una misura di rischio puntuale che rispecchi il reale profilo di rischio del portafoglio in essere per cui le indicazioni derivanti possono risultare “ingannevoli”. Pertanto a fronte dei limiti strutturali di un approccio standard la definizione di una relazione tra Risk Appetite e limiti di credito risulta difficoltosa. Un sistema di limiti di credito basato su considerazioni di capitale (assorbito e allocato) con metodologia standard ha evidenti gap che possono essere superati dal punto di visto gestionale. L’utilizzo di rating non validati e di proxy per alcune metriche permettono di definire un sistema di RA e di limiti che sia coerente e gestionalmente utilizzabile. • Di seguito sarà pertanto descritto come tale processo può essere sviluppato nella Best Practice (Banche di classe I), sottolineando nel paragrafo successivo le differenze presenti per lo sviluppo dello stesso nelle banche di classe II e III D.2.1. Processo Best Practice (Banche di classe I) • La conversione del framework di Risk Appetite in indirizzi e limiti operativi di Credit Risk si declina in tre principali step: A. Definire il portafoglio target B. Definire gli indirizzi operativi in termini di Strategie Creditizie, Poteri Delegati, Pricing Risk Adjusted e Active Portafoglio Management C. Definire i limiti operativi in termini di Credit Risk • In Figura 17 è riportato il frame metodologico utilizzato dove viene sottolineato come la definizione del portafoglio target è uno step fondamentale prima della definizione degli indirizzi operativi. 34 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Risk Appetite Posizionamento As Is del portafoglio Posizionamento Target A B C Strategie creditizie Poteri delegati Risk-adjusted pricing • Definire le strategie creditizie, diversificate per cluster di rischio dei clienti (corporate, SME) / prodotti (Retail) coerentemente con il RA per il raggiungimento dei target predefiniti • Definire i differenti livelli decisionali per il credito considerando il profilo di rischio / posizionamento ed il costo del rischio • Definire il risk-adjusted pricing considerando i target di rendimento come tasso di copertura dei costi, inclusi il costo del rischio Simulazione degli impatti sul portafoglio crediti Figura 17: framework metodologico per la definizione dei limiti operativi di credito A. Definire il portafoglio target • Il primo passo è la definizione del portafoglio target per un dato portafoglio creditizio. A fronte del posizionamento AS‐IS del portafoglio in termini di rischio rendimento, viene definito il posizionamento target integrando elementi prospettici in termini di rischiosità dei vari settori di business, sviluppo prospettico dei singoli segmenti (share of wallet e redditività). • Il posizionamento target in termine di Rischio‐Rendimento del portafoglio creditizio analizzato tiene quindi conto del posizionamento rispetto a una curva ideale del portafoglio considerando l’evoluzione dei settori di business che lo compongono e le potenzialità della banca in termini di rendimento. In Figura 18 è rappresentato a sinistra l’evoluzione del portafoglio verso il posizionamento attuale ed a destra gli elementi che entrano nel calcolo del posizionamento target. Ritorno atteso (es. P&L) Posizionamento attuale diversi settori pesato per la view di settore (dal Research Department) Curva teorica di Rischio – Rendimento Spostamento Portafoglio Crediti Corporate verso la frontiera Portafoglio Crediti Corporate: posizionamento “AS-IS” Portafoglio Crediti Corporate: posizionamento “target” Analisi basata su rischio attuale settore (ISR) e view prospettica Real Estate Share of wallet di riferimento a seconda della rischiosità di settore Forte riduzione necessaria dovuta all’alta concentrazione e Consumer goods rischio Alta SHARE OF WALLET PER SETTOR EDEL GRUPPO (sull’outstanding) ILLUSTRATIVA 0% Electronics Energy Free time Chemical Pharmacy Transport Settori con view negativa Real Estate Services Packaging Cars/Vehicles Mechanical Utility Food Metallurgy GDO Settori con view positiva Agriculture Home Fashion Intermediate goods for industry Settori con view negativa Settori con view neutrale View positiva view elbassa concetrazione portano ad un target di aumento Settori con view positiva Construction goods Settori con view neutrale Appliances Bassa Bassa Rischiosità del portafoglio (es. Capitale assorbito) VALUTAZIONE PROSPETTICA RISCHIOSITA SETTORE (ISR+view Research Department 0,75;1;1,33) Alta Dimensione portafoglio (€) Definzione per il portafoglio analizzato del rapporto rischio rendimento target partendo dalle condizione 3 gruppi di settori sono identificati tenendo conto del posizionamento rispetto ad una curva ideale: settori con view positiva di cui aumentare il peso, settori con view neutrale e settori con view negativa sectors di cui ridurre il peso da integrare con obiettivi di concentrazione / diversificazione Figura 18: posizionamento target del portafoglio rispetto al posizionamento attuale 35 Direzione Strategie e Mercati Finanziari B. Definire gli Indirizzi Operativi in termini di Strategie Creditizie, Poteri Delegati, Pricing Risk Adjusted e Active Portafoglio Management • Le Strategie Creditizie devono fornire indicazioni strategiche e gestionali per il raggiungimento del portafoglio creditizio target definito dal Risk Appetite. In altre parole, le Strategie Creditizie: A.1 declinano le indicazioni di Risk Appetite in un coerente profilo ottimale di rischio ‐ rendimento per ogni Business Unit; A.2 definiscono per ogni Business Unit e per ogni dimensione rilevante (settori economici, area geografica, classe di rating, etc…) Strategic targets in termini di crescite degli impieghi e degli spread creditizi compatibili con il raggiungimento del posizionamento target; A.3 sviluppano Operative policies per le funzioni di business utili al raggiungimento del posizionamento target (pricing risk adjusted, policy creditizie, strategie di settore, etc.). A.1 Profilo ottimale di rischio ‐ rendimento • Il primo step delle Strategie Creditizie è relativo alla definizione di una “mappa” di rischio ‐ rendimento coerente con le indicazioni di Risk Appetite. Tale attività, riassume in una visione di sintesi il posizionamento attuale e target delle differenti Business Unit in termini di variabili di rischio e di rendimento. Area di analisi Esempio Analisi settori Concentrazione dimensionale Concentrazione geografica View/scenari sui mercati/settori Rappresentazione di sintesi Figura 19: Definizione posizionamento attuale portafoglio creditizio 36 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • In termini di perimetro, sono analizzate tutte le Business Unit per le quali, nella fase di definizione del framework di Risk Appetite, il Credit Risk è stato individuato come rilevante. • In termini di metriche utilizzate per la rappresentazione del rischio e del rendimento, queste devono essere coerenti con le metriche impiegate per la stima degli obiettivi di Risk Appetite. • In generale, comunque, le metriche scelte dovrebbero considerare: - lato rischio: la componente di perdita attesa e perdita inattesa ed i relativi effetti di diversificazione / concentrazione; - lato rendimento: tutte le componenti legate al portafoglio creditizio (c.d. spread all‐in). • La definizione del portafoglio creditizio target coerente con le indicazioni di Risk Appetite, permette di declinare il percorso che ogni Business Unit dovrà effettuare in termini di crescita degli impieghi e degli spread per il raggiungimento dei valori obiettivo. A.2 Strategic targets • Al fine di raggiungere il posizionamento target in termini di rischio ‐ rendimento, è necessario che per ogni Business Unit si definisca “dove” e “come” crescere in termini di portafoglio creditizio. • Gli Strategic targets declinano le crescite degli impieghi e della redditività, sulle dimensioni rilevanti, partendo dagli obiettivi di posizionamento stabiliti nello step di analisi precedente. • In altre parole, dato un certo profilo di rischio ‐ rendimento, gli Strategic targets indicano il livello di impieghi e di spread creditizi da raggiungere sulle dimensioni di analisi rilevanti per la singola Business Unit. • Le dimensioni rilevanti di analisi sono molto diverse a seconda del mercato e della banca che si sta analizzando: per Business Unit corporate e banche con un profilo internazionale, le crescite e gli spread saranno declinati sui settori industriali e sui principali paesi di riferimento; per Business Unit retail di una banca con profilo più nazionale, invece, gli Strategic targets saranno declinati per area geografica (regione / provincia) e prodotto. • In generale la definizione delle dimensioni rilevanti per la declinazione degli Strategic targets è un’attività propedeutica alla declinazione delle strategie creditizie e deve essere effettuata tenendo conto della complessità e la tipologia della Banca, in coerenza con il principio di proporzionalità. • Gli Strategic targets, infine, presentano una mappa delle crescite e delle redditività attese utili alla definizione degli indirizzi operativi per le funzioni di business. A.3 Operative policies • Le Operative policies sono costituite da regole ed indirizzi per il raggiungimento degli Strategic targets e, di conseguenza, del posizionamento obiettivo in termini di rischio ‐ rendimento. 37 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Sono suddivise in regole di aggressione del cliente (commerciali) e regole di pricing. • Le prime offrono alle strutture di business gli indirizzi sul posizionamento creditizio da perseguire sul singolo cliente (o cluster di clienti). • Tali indirizzi sono differenziati per i singoli business a seconda delle effettive caratteristiche del mercato e del cliente. Ad esempio, per il mercato imprese tali regole sono declinate nella share of wallet obiettivo sul singolo cliente. La share of wallet obiettivo viene definita sulla base di tutte le caratteristiche rilevanti del cliente ed in particolare può essere differenziata in relazione a: - classe di rating livello dei fattori mitiganti dimensione del cliente settore di appartenenza area geografica …. • I livelli obiettivo di share of wallet vanno definiti coerentemente con il raggiungimento degli Strategic targets e con il rispetto dei limiti sul rischio di credito (vedi sezione B). • Per ogni segmento di clientela devono essere definite le metriche obiettivo e le dimensioni di analisi di tali metriche (ad es. per la clientela “privati”: livello di rata reddito; per la clientela Grandi Gruppi / Large Corporate: plafond creditizi; etc.). • Analogamente il pricing delle forme di impiego deve essere integrato con le considerazioni di rischio derivanti dal Risk Appetite definito. • L’output delle Operative policies in termini di pricing consiste in una matrice di spread relativi a segmenti di clientela e per forme tecniche, suddivisa per durata e classe di rischio. • L’evoluzione del modello di pricing in ottica “risk adjusted”, implica la definizione di un meccanismo di deroga che rispecchi la struttura di pricing identificata, quindi livelli di deroga differenziati per componente rilevante (illustrato in Figura 23) • La definizione di un modello di pricing risk adjusted abilita il posizionamento del portafoglio della singola Business Unit sui valori target di rischio‐rendimento. C. Definire i limiti operativi in termini di Credit Risk • In coerenza con il framework di Risk Appetite e con le indicazioni di Basilea 2, la definizione di limiti operativi in termini di Crediti Risk ha l’obiettivo di: B.1 definire livelli massimi di capitale assorbito per ogni Business Unit e dimensione rilevante del portafoglio; B.2 evolvere i processi decisionali (ad es. poteri delegati) in ottica risk based al fine di diffondere pienamente la cultura del Risk Appetite. 38 Direzione Strategie e Mercati Finanziari B.1 Livelli di capitale assorbito • La definizione di limiti di capitale assorbito è propedeutica ad una gestione “ex ante” delle possibili criticità derivanti da: - un’eccessiva concentrazione del portafoglio (controparte, settoriale e geografica); - una crescita del portafoglio crediti non coerente con gli obiettivi di Risk Appetite; - condizioni di mercato avverse non previste. • Il processo di definizione di limiti di capitale assorbito deve preventivamente definire le dimensioni rilevanti sulle quali calcolare i limiti e successivamente strutturare modelli di misurazione e definizione dei valori massimi di capitale assorbito sostenibile. • Il livello di complessità e sofisticazione di tali decisioni è funzione della tipologia di banca e della presenza territoriale di riferimento (ad es. la definizione di limiti per coutry non risulta rilevante per Banche con un respiro nazionale). • Anche le tecniche ed i modelli per la misurazione e la definizione dei limiti possono variare in funzione della tipologia di banca e delle metriche definite come rilevanti all’interno del framework di Risk Appetite. Ad esempio, nel caso in cui il rating Banca sia uno degli obiettivi definiti all’interno del framework di Risk Appetite, i limiti di capitale assorbito saranno definiti coerentemente con il livello di rating minimo compatibile con la propensione al rischio del Top Management e degli Azionisti. • In linea generale, tuttavia, devono essere rispettati alcuni principi nella definizione dei limiti di capitale assorbito: - il raggiungimento di tutti i limiti definiti deve essere compatibile con il profilo di ratio patrimoniali e di liquidità minimi (core tier 1, tier 1, leverage ratio, etc…) stabiliti dal regolatore (anche considerando le innovazione introdotte da Basilea 3); - i limiti devono gestire almeno i rischi di concentrazione indicati nel Pillar II (controparte, settoriale e geografica) se rilevanti; - i limiti devono incorporare previsioni macroeconomiche avverse attraverso gli esercizi di stress test. • In relazione all’ultimo principio, risulta di fondamentale importanza che la Banca conduca periodicamente esercizi di Stress Test non solo per verificare l’adeguatezza patrimoniale in condizioni di mercato avverse, ma anche per verificare la consistenza dei limiti stabiliti in termini di assorbimento di capitale. B.2 Evoluzione processi decisionali • La definizione di limiti di assorbimento di capitale sulle dimensioni rilevanti deve essere declinata nei principali processi decisionali della banca al fine di poter gestire in ottica ex post eventuali situazioni di criticità. • In particolare i processi decisionali relativi al Credit Risk devono essere impostati secondo meccanismi “risk based” e prevedere processi di escalation coerenti con il framework di Risk Appetite. • Tra tutti, il sistema dei poteri delegati è il processo per il quale il legame al framework del Risk Appetite risulta maggiormente critico. Tale processo deve essere disegnato considerando: 39 Direzione Strategie e Mercati Finanziari - metriche per la differenziazione dei poteri delegati riconciliabili con le metriche obiettivo definite all’interno del framework di Risk Appetite (es. Risk Weighted Assets); - soglie di escalation coerenti con il processo di approvazione del Risk Appetite. • Una piena integrazione del processo dei poteri delegati con le logiche del Risk Appetite permette la piena diffusione della cultura di Risk Appetite ed il raggiungimento degli obiettivi definiti in termini qualitativi e quantitativi. Tali obiettivi possono essere raggiunti pienamente solo attraverso l’integrazione degli indicatori definiti nel sistema incentivante e degli MBO. 40 Direzione Strategie e Mercati Finanziari D.2.2. Processo Common practice (Banche di classe II e III) • Alla luce dell’importanza e criticità per la banca del processo di declinazione del Risk Appetite in indirizzi e limiti operativi per il Credit Risk, è opportuno che anche le banche di classe II e III tendano verso il processo descritto nel paragrafo precedente. • Tuttavia, in coerenza con il principio di proporzionalità, le banche di classe II e III possono semplificare l’approccio sia in termini di metriche utilizzate che in termini di step di analisi. 1 Definizione capitale massimo su rischio di credito • Definizione del capitale regolamentar e massimo relativo al rischio di credito 2 3 Capitale per linea di business • Allocazione del capitale regolamentar e per differenti linee di business Perimetro relativo ai rischi di credito • Individuazion e dei rischi di controparte da includere nel perimetro di analisi e relativamente al capitale allocato 4 Creazione Limiti e verifica di coerenza 5 Monitoraggio scostamenti • Definizione dei • Monitoraggio limiti e strategie degli creditizie scostamenti tra risultati di • Valutazione di business coerenza tra ottenuti e limiti individuati allocazione di e capitale capitale allocato effettuata (riconciliazione) (riallocata) Fine tuning del pricing • Revisione del pricing delle diverse forme tecniche in relazione al profilo di rischio della controparte per un eventuale riallineamento del portafoglio della banca sulla curva di rischio rendimento Figura 20: Limiti creditizi ‐ Realtà bancarie locali • In particolare per realtà bancarie di classe II e III il processo di declinazione dei limiti e degli indirizzi operativi prevede cinque fasi di analisi: 1. Definizione del capitale regolamentare massimo sul rischio di credito in coerenza con i ratio patrimoniali regolamentari e con gli obiettivi definiti all’interno del framework di Risk Appetite6; 6 Il buffer per rischi di Pillar II,riportato in Figura 21, può eventualmente essere ridotto per i benefici della diversificazione. 41 Direzione Strategie e Mercati Finanziari ESEMPLIFICATIVO • Allocazione del rischio di credito (capitale) per tipologie di clienti: - Retail (Mass, Affluent) - SME - Corporate - Aree geografiche (regione riferimento vs. altre regioni) • Driver di allocazione del rischio di credito per tipologie di clienti: • Cultura della banca (settori tradizionali di sviluppo, capacità, expertise) Totale capitale di vigilanza Buffer Totale capitale regolamentare / capitale interno complessivo Rischi di Pillar II e diversificazione Capitale regolamentare relativo Pillar I Capitale regola— mentare relativo rischi mercato e operativi Capitale regolamentare rischio credito • Redditività storica delle business units • Obiettivi di crescita futuri • Piano industriale Figura 21: Capitale per Rischio di Credito 2. Allocazione del capitale regolamentare per singola linea di business (ove applicabile) in funzione dell’attuale composizione del portafoglio crediti e delle evoluzioni previste sulla base delle previsioni di rischio di mercato; 3. Definizione del perimetro di rischio di controparte da includere nelle analisi; 4. Definizione di indirizzi per la gestione operativa del rischio di credito (Operative policy) per singola tipologia di business (imprese, PMI, privati, etc.) in termini di regole di assunzioni del rischio (es. share of wallet, limiti di rata reddito, etc.) e verifica di coerenza rispetto ai limiti definiti (riportati in Figura 22); 5. Trasversalmente a tali step va valutata l’opportunità di definire un modello di pricing coerente con le logiche e gli obiettivi di assunzione del rischio al fine di riallineare il portafoglio in termini di posizionamento sulla curva di rischio ‐ rendimento. 6. In particolare, il modello di pricing deve essere disegnato in ottica “risk adjusted” integrando valutazioni di tipo commerciale (es. share of wallet, redditività complessiva del cliente, peculiarità settoriali e geografiche) con elementi relativi ai costi operativi (es. cost / income del business di riferimento) ed al costo del rischio (es. costo del capitale, tassi interni di trasferimento, capitale assorbito, PD, LGD). 7. Sviluppo ed implementazione di sistemi di monitoraggio degli scostamenti tra i risultati raggiunti e gli obietti e limiti definiti. 42 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Varietà delle forme tecniche per controparte Quale forme tecniche sono ammesse per tipologia di controparte? • • • • • Derivati, ABS per corporate? Prestiti chirografi per corporate? Mutui (loan / value 80%) con e senza cap per retail? Prestiti personali .... Quale tecniche di mitigazione? Tecniche di mitigazione Durata singola forma tecnica Concentrazione per cliente Rischiosità singola controparte / tipologia controparte Altre tipologie di rischio • • • • Garanzia eligibile o non eligibile Controllo delle garanzie Monitoraggio del loan to value .... Per ciascuna forma tecnica e profilo di rischio di cliente, quale durata massima? - Durata massima chirografi per SME - Durata massima mutui con loan / value < 80% - .... Quali limiti di concentrazione per singolo cliente? Limiti uniformi, diversi limiti in funzione dell’importanza dei clienti? - Concentrazione massima per top 5 clienti - Concentrazione massima per top 10 clienti - .... • Valutazione del capitale regolamentare richiesto per supportare i limiti e le strategie creditizie • Verifica ex-post della coerenza tra capitale allocato per il rischio di credito e le strategie creditizie identificate Quale profilo di rischio per singola controparte è ammissibile? • Indicatori di rischio/scoring • Rating gestionali • .... Quali altre tipologie di rischio sono rilevanti? • Rischio reputazionale • Compliance alla normativa Figura 22: Esempi di regole di assunzione di rischio 43 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Valutazione di merito del pricing attualmente applicato con un sistema che tenga conto della relazione rischio/rendiment • Il modello di pricing proposto integra valutazioni commerciali con elementi di costi operativi e di rischio: • Elementi commerciali: SoW nel cliente, dimensione, redditività complessiva del cliente, peculiarità geografiche • Costi operativi: in funzione del cost / income della linea di business • Rischio: costo del capitale, TiT, capitale assorbito, PD, LGD Figura 23: Principi del Modello di Pricing E. Il processo di monitoraggio del Risk Appetite • L’attività di monitoraggio del framework di Risk Appetite deve essere finalizzata all’analisi dei trend di rischio ‐ rendimento della Banca ed all’individuazione delle eventuali criticità, al fine di mettere in atto azioni correttive. • Pertanto il processo di monitoraggio deve essere strutturato sviluppando: - un sistema di reporting con metriche coerenti con il framework di Risk Appetite e strumenti di comunicazione di immediato utilizzo - un sistema di early warning efficace 44 Direzione Strategie e Mercati Finanziari E.1. Il sistema di reporting: metriche e strumenti per il monitoraggio • Il sistema di reporting deve essere disegnato ed implementato con l’obiettivo di fornire strumenti utili all’identificazione di eventuali azioni correttive nei trend di rischio ‐ rendimento. Per questo motivo risulta particolarmente rilevante l’efficacia comunicativa e la facilità di utilizzo degli strumenti definiti. Approfondimento metodologico monitoraggio dinamiche di rischio e capitale • L’attività di Reporting non è un semplice esercizio operativo, ma deve essere vista come un elemento chiave nel processo di decision making strategico circa Rischio e Capitale • Di particolare importanza è la semplificazione e l’efficacia comunicativa del sistema di Reporting, individuando le informazioni più appropriate per ciascun destinatario • Idealmente nei report devono essere usate metriche diverse, graduabili ed integrate, che coprono il capitale sia economico che regolamentare • Deve inoltre esservi la possibilità di effettuare drill‐ down per tipo di rischio/ area di business.... • ...al fine di produrre un Report per il top management il più completo e dettagliato possibile Report Type Aggregated / strategic view Executive Recipients •CEO, Board of Directors •Committees Main contents Frequency •Capital absorption and capital requirements at consolidated level and for macro-structures (business units / legal entities) Size Quarterly / Monthly max 10 pages Quarterly / Monthly 10-20 pages Monthly / Weekly / Daily (depending on risks type and) 20-50 pages •For each risk type, details related main drivers and their evolution •Synthesis of limits overcoming Intermediate •Heads of •Capital absorption and capital Business Units requirements at consolidated level and / entities for macro-structures (business units / legal entities), with specific details for: • risk type • business type (banking, insurance, etc.) • structure (division, business area, etc.) Operative •CROs •CFOs •CLOs •Detail of risks and relative drivers with drill down for: • each structure (micro-structures and aggregate) • risk types • risk types drill down (e.g. counterparty risk) Detailed / operative view AUM evolution •Limits monitoring •Definition of operative actions, for example in terms of corrective actions for limits overcoming re-entry Asset allocation benchmark Managerial guidelines Asset allocation inizio periodo 100% = ca. €21 Mni 4% IAS Benchmarking Asset allocation fine periodo Linee guida gestione 2006 Leggero incremento peso equity sempre nell’ambito di titoli ad elevata liquidità bassa concentrazione su singola azione Mantenimento profilo a bassa duration con: 21% • peso rilevante di titoli strutturati con rendimento cedolare elevato nel breve 26% • leggero incremento del tasso fisso 21% • peso elevato tasso variabile 100% = ca. €23 Mni 6% Azionario Obbligazionario: 22% •Strutturati 29% •Tasso fisso 28% Riduzione peso componente monetaria a fronte di minore liquidità necessaria per operazioni straordinarie Pesi al 31/12/2006 • • Markets forecast Economic result 22% •Tasso variabile 20% Monetario Posizionamento su tasso variabile e monetario per attese rialzo tassi Pesi al 31/12/2006 Mantenimento quota rilevante titoli strutturati per garantire nel breve un elevato rendimento cedolare Investment guidelines Scenario Scenario Macroeconomico Macroeconomico • Probabile consolidamento del trend di crescita dell’economia europea e stabilizzazione di quella statunitense • Tassi di inflazione previsti stabili • Prevista diminuzione generalizzata dei tassi di disoccupazione Asset allocation target Prospettive Prospettive per per il il 2007 2007 • Per l’Area Euro previsti tassi a breve in crescita verso il 4%, con curva sostanzialmente piatta (rendimenti a lungo lievemente superiori a quelli a breve) • In riferimento al Dollaro USA, possibile un lieve ridimensionamento dei tassi, in particolare per la parte a lungo della curva • Possibile proseguimento dell’andamento positivo dei mercati azionari che ha caratterizzato il 2006; migliori performance possibili su Area Euro Linee Linee guida guida di di investimento investimento • Riduzione a fronte di opportunità di mercato del peso delle obbligazioni strutturate per acquisire maggiore flessibilità gestionale • Maggiore attenzione verso una gestione che allinei la struttura temporale degli attivi con quella dei passivi • Incremento della componente a tasso fisso, successivamente all’aumento dei tassi di interesse • Graduale incremento della componente azionaria 45 Direzione Strategie e Mercati Finanziari ROAC (%) • Trend degli indicatori di rendimento (RoAC) e di rendimento risk adjusted (Risk Appetite:RoRisk Appetite:C, Economic Profit) • Dettaglio di ciascun indicatore per Business Unit • Stress test di ciascun indicatore in diversi scenari di mercato • Cruscotto per evidenziare l’impatto delle decisioni in discussione sulle principali variabili monitorate • Possibilità di avere uno strumento “in diretta” per osservare gli effetti congiunti delle decisioni in essere sulle principali variabili monitorate X.X RARORAC (%) X.X X.X X.X X.X Group X.X Stress test 1 Stress test 2 Economic Profit (€M) X.X X.X X.X X.X X.X IIIQ 09 IVQ 09 X.X X.X X.X X.X IIIQ 09 IVQ 09 EP Spread (%) Stress test 1 Stress test 2 IIIQ 09 IVQ 09 Stress test 1 Stress test 2 X.X IIIQ 09 IVQ 09 Stress test 1 Stress test 2 BU 1 x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x BU 2 x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x BU 3 x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x BU 4 x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x BU 5 x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x x.x Decision 1 Decision 2 Decision n 2010 2011 2012 Solvency Liquidity Earnings at risk Solvency Liquidity Earnings at risk Solvency Liquidity Earnings at risk NO x x x x x x x x x x x YES x x x x x x x x x x x x x NO x x x x x x x x x x x x YES x x x x x x x x x x x x NO x x x x x x x x x x x x YES x x x x x x x x x x x x NO x x x x x x x x x x x x YES x x x x x x x x x x x x NO x x x x x x x x x x x x YES x x x x x x x x x x x x Scenario x Scenario x Dashboard of decisions Decision .. As is Solvency Liquidity Earnings at risk Scenario x Scenario x FORECASTING TOOL to calculate the overall result* Figura 24: Metodologie di monitoraggio di Rischio e Capitale • In particolare le metriche utilizzate devono essere coerenti con quanto definito all’interno del framework di Risk Appetite in modo da poter leggere i risultati raggiunti in coerenza con gli obiettivi ed i vincoli definiti. • Le modalità di reporting, inoltre, devono presentare la possibilità di effettuare drill down per tipologia di rischio e per Business Unit, al fine di agevolare l’identificazione delle cause di eventuali anomalie e presentare al Top Management reportistica completa e dettagliata. • I report di monitoraggio devono essere disegnati ed implementati in modo da poter cogliere con efficacia i trend evolutivi delle metriche sia di rischio che di rendimento. Una lettura “temporale” dei dati, infatti, permette di analizzare il percorso di avvicinamento o allontanamento dagli obiettivi definiti in modo da poter definire prontamente eventuali azioni di intervento. • Inoltre gli strumenti di reporting definiti devono fornire una valutazione di impatto delle eventuali azioni sulle quali il Top Management è chiamato a decidere. Tale valutazione deve 46 Direzione Strategie e Mercati Finanziari essere effettuata in relazione alle principali metriche di rischio e di rendimento e con un’ottica “forward looking”. • Compatibilmente con la sofisticazione degli strumenti definiti e con la disponibilità dei dati all’interno della Banca, i report di monitoraggio dovrebbero essere in grado di fornire una valutazione “real time” degli effetti delle azioni correttive da intraprendere, in modo da evidenziarne immediatamente l’efficacia e la coerenza rispetto al framework generale di Risk Appetite. • I report di monitoraggio devono essere prodotti con frequenza differente rispetto ai destinatari. Solo a titolo esemplificativo vengono presentati di seguito alcuni esempi di reporting sui rischi prodotti nelle best practice nazionali con i relativi destinatari e la frequenza di pubblicazione. Frequenza di reporting Mensile • • • • Trimestrale • • • Semestrale • • • • Annuale E.2. Tipologia di report Reporting degli “Scostamenti Mensili del Capitale di Rischio di Credito” – Group Credit Risk Portfolio Management Confronto degli accantonamenti con misurazioni di Expected Loss– Group Credit Risk Portfolio Management Inclusi nel report mensile del CRO al CdA e Comitato Esecutivo Business Units presentano il Risk Appetite ed i livelli di capitale economico bottom up Review della funzione Group Economic Capital e approvazione dei valori di Risk Appetite e capitale economico La funzione di Group Finance e di Group Deputy CFO o il Group CFO rivedono ed approvano la contabilità gestionale Le Business Unit presentano il Risk Appetite ed i livelli di capitale economico bottom up Review ed approvazione della funzione Group Economic Capital Le funzioni di Group Finance, CFO e Group Investor Relations approvano la contabilità gestionale e finanziaria – rilascio dei valori di capitale economico solo per l’esercizio 2005/06; disclosure successiva del Risk Appetite Risultati annuali con stesso dettaglio dei semestrali, più… Piano per l’anno successivo - Proposte dalle Business Units, review ed approvazione Group Economic Capital, requisiti di Risk Appetite e capitale economico forward looking - La funzione Group Economic Capitale propone il Risk Appetite Top Down ed i valori di capitale economico - Le funzioni di Group Finance, CFO ed il CdA rivedono ed approvano il Risk Appetite ed il capitale economico bottom, e definiscono l’allocazione Top l’allocazione del Risk Appetite e del capitale economico L’adozione di un sistema di Early Warning • Il sistema di early warning rappresenta uno strumento chiave per l’identificazione di eventuali anomalie nei trend di rischio ‐ rendimento della Banca. 47 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Risk report trimestrale Risk Appetite Allocazione del capitale Sistema di limiti Limiti trasversali (e.g. Capitale economico, risk appetite, rischio rendimento) Limiti sul rischio di credito Limiti sul rischio ALM Limiti sul rischio di trading Limiti sul rischio operativo Limiti sul rischio assicurativo Limiti su altri rischi Sistema Early warning mensile Soglie trasversali (e.g. Capitale economico, risk appetite, rischio rendimento) Soglie sul rischio di credito Soglie sul rischio ALM Soglie sul rischio di trading Soglie sul rischio operativo Soglie sul rischio assicurativo Soglie su altri rischi Risk report trimestrale • Report comprensivo su tematiche di rischio rendimento vs obiettivi strategici di Gruppo a livello di Comitato Esecutivo • Discussione e revisione delle decisioni strategiche relative al rischio giunte a livello di Comitato Esecutivo • Monitoraggio costante degli avvertimenti di rischio di Gruppo (includendo gli avvertimenti di risk tolerance/appetite) • Identificazione di tematiche di rischio specifiche e violazioni di limiti verificatesi a livello operativo • Filtraggio delle tematiche a livello di Comitato Esecutivo secondo un “semaforo di priorità” in termini di urgenza e rilevanza Figura 25: Sistema di Early Warning • Gli obiettivi del sistema di early warning sono: - la creazione di una serie di soglie sulle metriche scelte come rilevanti nel framework del Risk Appetite per identificare i potenziali disallineamenti dei diversi rischi della Banca; - l’implementazione di un sistema per l’identificazione del livello di attenzione collegato al monitoraggio delle metriche vs. soglie prestabilite; - la definizione di un sistema di raccomandazioni utili per azionare interventi finalizzati ad evitare anomalie. • In sintesi, il sistema di early warning deve “vigilare” sui rischi della Banca fornendo raccomandazioni in caso di avvicinamento ai limiti definiti. • In coerenza con la definizione dei limiti di rischio, il sistema di early warning deve declinarsi su tre livelli: - monitoraggio dei limiti a livello di Banca per fornire al Top Management una indicazione sui trend generali di rischio e su eventuali anomalie riscontrate; - monitoraggio dei limiti a livello di Business Unit per presentare un primo supporto alla definizione di eventuali azioni verticali sui singoli business; - monitoraggio dei limiti operativi al fine di supportare le funzioni di “operation” e di evitare il superamento dei limiti stabiliti. • Inoltre si sottolinea come per un efficace funzionamento degli Early Warning è indispensabile definire responsabilità di intervento chiare ed univoche in caso si verifichi l’evento trigger nell’early warning. Pertanto è fondamentale definire chiaramente il processo di intervento 48 Direzione Strategie e Mercati Finanziari e esplicitare le responsabilità di intervento e decisionali (a scalare in funzione di importanza dell’evento trigger e della durata) Illustrazione del sistema a “semaforo” Obiettivi complessivi Livello di attenzione • Creazione di una serie di soglie su metriche predefinite (metriche di rischio, perdite, rendimento), per identificare le potenziali tematicheriguardo i diversi rischi del Gruppo • Implementazione di un sistema a “semaforo” per indicare il livello di attenzione delle metriche vs. soglie prestabilite • Definizione di un sistema di avvertimenti per i destinatari competenti per prendere provvedimenti prima del verificarsi dell’evento • Nota: Il sistema di Early warning dovrebbe essere incluso nel framework generale di risk appetite, allocazione del capitale e definizione dei limiti Reporting al Comitato Esecutivo Descrizione Alto • Violazioni ripetute e significative Crescente • Violazione limitata Potenziale • Nei limiti ma la traiettoria indica una violazione potenziale Nessuna • Livello e traiettoria coerenti con le soglie attuali • Immediatamente/ al primo Comitato Esecutivo successivo alla violazione • Mensilmente • Trimestralmente • Mai Figura 26: Obiettivi sistema Early Warning Livello di Gruppo Business Units/Altri altri livelli d’aggregazione Livelli operativi • Soglie a livello di Top Management (e.g. per il Com. Esecutivo), con l’obiettivo di: – allertare circa indicatori e metriche di alto livello e trasversali – dare segnalazioni specifiche sulle violazioni rilevanti • Soglie di Business Unit/ad altri livelli d’aggregazione, con il calcolo dei primi indicatori trasversali • L’obiettivo è quello di dare un primo supporto alla definizione di azioni verticali per risolvere i problemi segnalati dai warnings • Soglie operative a livello di singola entità, su rischi specifici e direttamente connessi ai limiti (a seguito del framework di delegazione) • L’obiettivo è quello di supportare le operations e di evitare violazioni dei limiti Figura 27: Livelli sistema di Early Warning 49 Direzione Strategie e Mercati Finanziari F. Conclusioni: sintesi processo gestionale e principali criticità • Come si evince dai paragrafi precedenti, la definizione del Risk Appetite per una banca è un processo estremamente complesso che coinvolge tutti i livelli organizzativi della Banca, dal top management e Consiglio di Amministrazione sino ai livelli operativi della rete commerciale. Inoltre il processo di definizione del Risk Appetite per essere efficace deve integrarsi pienamente con il processo di budget della banca al fine di supportare il processo di allocazione del capitale economico e regolamentare e massimizzare il profilo di rischio – rendimento della banca stessa (posizionamento sulla frontiera efficiente), oltre che essere collegato con le decisioni operative quotidiane attraverso un sistema di limiti adeguato • Alla luce di tali considerazioni e alla luce della complessità del processo di definizione del Risk Appetite, il gruppo di lavoro ha provato a sintetizzare il processo decisionale del Risk Appetite in blocchi “elementari”, identificando per ciascun blocco, ove possibile, le opzioni metodologiche disponibili e le principali criticità, sia strutturali della banca, che del sistema bancario italiano. • Questo capitolo può quindi essere visto inoltre come una sintesi complessiva dei concetti emersi durante i 3 tavoli tecnici tenuti dal Gruppo di Lavoro. F.1. I cinque blocchi decisionali per la definizione di un sistema di Risk Appetite • Il processo di definizione del Risk Appetite può essere suddiviso in cinque blocchi logici ed elementari associati alla domanda fondamentale a cui si deve dare una risposta: 1. Definizione delle metriche di riferimento: quali sono le principali metriche di riferimento che la banca vuole adottare? 2. Processo di definizione del Risk Appetite: quale approccio seguire? 3. Attori coinvolti: quale funzioni coinvolgere e con che ruolo? 4. Declinazione del Risk Appetite in limiti operativi: quale processo per la definizione dei limiti da utilizzare (focus rischio di credito)? 5. Sistema di reporting ed early warning: come monitorare il Risk Appetite di una banca e quali sistemi di allert implementare? • Per ciascuno dei cinque blocchi individuati si è identificato uno o più approcci metodologici possibili, solitamente suddivisi tra un approccio più completo, ma sostanzialmente più complesso, quindi adatto a una realtà bancaria (di Classe I) che dispone di sistemi informativi, basi dati e processi più sofisticati; ed un approccio semplificato e pertanto implementabile da banche (di Classe II e III), che normalmente, operando su mercati regionali e locali e avendo bisogni più elementari, non dispongono di risorse tali da poter implementare un approccio complesso. In altre parole i due approcci individuati si possono associare alle best practice per quanto riguarda l’approccio complesso e alle common practice per l’approccio semplificato, tenendo conto che quest’ultimo rappresenta comunque un frame metodologico che permette l’implementazione del Risk Appetite in linea con i requisiti di Vigilanza e che al tempo stesso risulta fruibile per la banca stessa. Nella tabella che segue vengono illustrati i cinque blocchi logici del processo decisionale con gli approcci metodologici possibili ed i principali steps metodologici. 50 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Blocco logico Metriche di riferimento: quali sono le principali metriche di riferimento che la banca vuole adottare? Approccio metodologico • Approccio completo e sofisticato • • • • • Principali steps Utilizzo capitale economico Valutazione dell’effetto di diversificazione inter‐risk Definizione del profilo di Rischio ‐ rendimento Integrazione definizione Risk Appetite con elementi qualitativi Perimetro esteso a tutte le tipologie di rischio (incluso rischio di liquidità) • Quantificazione buffer da mantenere centralmente • Definizione livello di granularità per business unit • Approccio base • Utilizzo capitale regolamentare • Quantificazione buffer da mantenere centralmente • Granularità per linee di business (ove applicabile) • Processo di definizione del Risk • Approccio complesso Appetite: quale approccio seguire? • Approccio semplificato • Perimetro esteso esclusivamente a rischio di credito / mercato / ALM Tasso • Definizione mappa del rischio ‐ rendimento AS IS e andamento storico • Benchmark con dati di sistema • Identificazione business mix e propensione al rischio per singola Business Unit • Definizione del buffer di capitale (ratio patrimoniali) • Identificazione portafoglio target • Definizione mappa del rischio AS IS • Benchmark con istituzioni bancarie paragonabili • Identificazione portafoglio target 51 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Attori coinvolti: quale funzioni • Approccio non diversificato coinvolgere e con che ruolo? • Declinazione del Risk Appetite in • Approccio Complesso limiti operativi: quale processo per la definizione dei limiti da utilizzare? • Approccio base • Sistema di reporting ed early warning: come monitorare il Risk Appetite di una banca e quali sistemi di allerta implementare? • Reporting e early warning in sistemi / processi separati • Board con ruolo di approvazione del Risk Appetite, capital allocation e approvazione dei limiti • Comitati con ruolo di revisione delle analisi del risk management • Risk management con ruolo di preparazione analisi, proposta di Risk Appetite e limiti • Pianificazione strategica con ruolo di input al risk management (ruolo marginale nel caso di processo base) • Finanza con ruolo di supporto al risk management e provider di dati • Business Unit (ove esista articolazione del Risk appetite per Business Units) che rivisitano l’allocazione Risk Appetite, negoziano i limiti e capitale allocato • Definizione di un portafoglio target • Identificazione delle policies, strategie creditizie • Definizione dei poteri delegati • Simulazione impatto delle policies e strategie creditizie su portafoglio attuale per valutazione di coerenza tra portafoglio target e policies definite • Attivazione processo di Active Balance Sheet management per gestire la coerenza del portafoglio con il Risk Appetite complessivo della banca • Definizione capitale massimo su rischio di credito • Allocazione del capitale per linea di business (opzionale) • Identificazione del perimetro relativo ai rischi di credito • Declinazione dei limiti e verifica di coerenza • Monitoraggio scostamenti • Fine tuning pricing • Definizione di processi / sistemi di: • reportistica • early warning indipendenti e gestiti in maniera parallela 52 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Sistema di reportistica con indicatori di early warning integrati • Creazione di un sistema di reportistica con indicatori di early warning integrati F.2. Principali criticità nel Sistema Italiano per la corretta definizione del Risk Appetite • Innanzitutto si vuole sottolineare che per far funzionare il processo precedentemente descritto, complesso o semplice che sia, è fondamentale che: o Il risk appetite sia il punto di partenza dell’intero processo che deve concludersi con la declinazione di limiti operativi che vengono adottati nella gestione operativa quotidiana; o Il risk appetite, i limiti, le policy, il sistema di pricing da esso derivante deve essere integrato nell’effettivo sistema di decisioni e misurazione delle performance della Banca; o il risk appetite definito su base annua deve essere costantemente monitorato per valutare scostamenti dovuti alle decisioni commerciali con quanto pianificato • In ultima analisi si è cercato di individuare per ciascuno degli step decisionali sopra esposti le criticità che possono emergere nell’applicazione del framework metodologico proposto (sia complesso che semplificato). L’elenco delle criticità, qui di seguito riportato, riassume gli elementi emersi durante i workshop effettuati con il gruppo di lavoro e pertanto non deve essere inteso come un elenco esaustivo della realtà italiana. • Inoltre, come è possibile evincere dalle criticità individuate, le stesse possono essere sostanzialmente categorizzate in due tipologie: - Criticità metodologiche che possono essere superate adottando opportune proxy relativamente ai dati necessari / metriche non disponibili (es. misure di rendimento per Business Units) o adottando opportune decisioni di metodo (definizione delle singole linee di business); - Criticità operative che possono essere superate sia impostando i sistemi in funzione di un processo strutturato di Risk Appetite (es. raccolta serie storiche) sia attraverso la definizione di un processo ad hoc (es. cooperazione tra pianificazione e rischio). • Di seguito vengono riportate le criticità identificate per ciascuno dei cinque step logici del processo decisionale • Blocco logico Metriche di riferimento: quali sono le principali metriche di riferimento che la banca vuole adottare? Principali Criticità • Definizione e allocazione dell’effetto di diversificazione tra le varie tipologie di rischio e/o Business Unit (integrando metriche relative a rischi misurabili e non misurabili) • Quantificazione rischio di liquidità • Definizione del profilo di Rischio/Rendimento (definizione del rendimento) 53 Direzione Strategie e Mercati Finanziari • Processo di definizione del Risk Appetite: quale approccio seguire? • Attori coinvolti: quale funzioni coinvolgere e con che ruolo? • Declinazione del Risk Appetite in limiti operativi: quale processo per la definizione dei limiti da utilizzare? • Sistema di reporting ed early warning: come monitorare il Risk Appetite di una banca e quali sistemi di allerta implementare? • Disponibilità serie storiche: discontinuità nelle serie storiche dovute ad interventi su perimetro, misure, … • Attendibilità e possibilità di benchmarking (disponibilità dati di sistema, affidabilità dei dati) con realtà paragonabili • Timing dei dati di budget disponibili: una definizione di Risk Appetite con dati ex ante prevede avere alcune linee guida del budget pronte ad agosto / settembre (es. costo del rischio, pricing) • Integrazione del processo di Risk Appetite nel sistema dei limiti della banca affinché siano declinati in modo coerente con la capital allocation definita dal Risk Appetite • Difficoltà di cooperazione tra le diverse aree • Ove il Risk Appetite venga articolato per Business Units, possibile posizione di debolezza delle funzioni centrali nel processo di negoziazione dell’allocazione del Risk Appetite alle singole Business Units: clash culturale tra Business Units e risk management • Quindi proposta portata avanti dal risk management perché indipendente e discussa con gli altri attori coinvolti (vedi anche G.1. Attori coinvolti in approccio non diversificato) • Definizione dei limiti in termini quantitativi (vs. limiti qualitativi) • Allineamento tra Risk Appetite e limiti identificati e con le strategie creditizie esistenti • Identificare un numero di limiti che sia proporzionale alla complessità del business stesso • Mancanza di processi di gestione delle criticità evidenziate dal sistema di early warning • Avere una struttura reattiva ai processi attivati da breach degli early warning (tempistiche chiare) e con responsabilità chiare ed univoche • Definire KPI di early warning comunicati al management coerenti con il ruolo dei destinatari della reportistica • Definire un numero di indicatori di reportistica coerenti con la complessità del business che si va ad analizzare 54 Direzione Strategie e Mercati Finanziari Contatti ABI ‐ DIREZIONE STRATEGIE E MERCATI FINANZIARI Piazza del Gesù, 49 ‐ 00186 Roma Dott.ssa Claudia Pasquini Dott.ssa Viviana Lucantoni Ufficio Analisi e Gestione dei Rischi [email protected] [email protected] BAIN & COMPANY ITALIA Via Crocefisso, 10 ‐ 20122 Milano Dott. Alessandro Odello ‐ Partner Dott. Rocco D’Acunto ‐ Partner Ing. Andrea Oldrini ‐ Manager Dott. Giulio Naso ‐ Consulente [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] 55