Il mercato tedesco dell’odontoiatria e la congiuntura economica in Germania Andamento della congiuntura economica in Germania L’economia tedesca verso il ristagno Molti ritengono ormai che l’economia tedesca dia segnali di indebolimento ed anche se le imprese, per il 2013 , non attendono un vero e proprio periodo di ristagno , cionostante è importante sottolineare che investono di meno e non prevedono un aumento del numero delle persone occupate. Secondo le interviste svolte dal rinomato Istituto dell’economia tedesca (IW) di Colonia presso 2.300 imprese il 30% di loro stima la propria situazione attuale peggiorata rispetto ad un anno fa: nella scorsa primavera solo il 18% si esprimeva negativamente. Dopo un modesto incremento dello 0,7% del PIL nel 2012, la BUBA si attende per il 2013 un aumento dell’ 1% , nonostante solo pochi mesi fa gli esperti contavano ancora su una crescita del PIL del 2% nel 2013. Particolarmente difficile , secondo le aziende, sarà l’andamento della produzione : molti imprenditori sono scettici riguardo alla propria produzione (28%) e solo il 24% di loro ne prevede l’incremento. Anche la quota delle aziende che intende investire nel 2013 è calata: ben il 28% delle imprese ridurrà gli investimenti. Anche le previsioni per l’export non sono più così ottimistiche come si rilevava ancora nel primo semestre dell’anno in corso. Il Bundesverband der Deutschen Industrie e.V. (Istituto di ricerca sull’economia) ha pubblicato nel mese di novembre 2012 la sua previsione sull’andamento dell’economia tedesca per il 2013(1). Il BDI mette in evidenza il fatto che, nonostante la situazione economica e finanziaria in Europa sia migliorata rispetto all’autunno 2011, non ci si può ancora considerare fuori dalla crisi. L’Istituto sottolinea inoltre che, nonostante le manovre economiche abbiano risollevato in parte la situazione nei paesi colpiti dalla crisi, non si sia del tutto scongiurato il rischio di una ricaduta. Nel 2011 la crescita del PIL tedesco è stata del 3,1%; nonostante il rallentamento del recupero iniziato nel secondo semestre dell’anno, questo resta tra i risultati migliori della zona euro e dell'Unione Europea. Come già nel 2010, è stato il mercato interno , prima di tutto, a sostenere l’andamento positivo del PIL. Nel secondo trimestre 2012 il PIL è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Per una stabilizzazione della zona Euro, gli esperti prevedono che la politica economica tedesca potrà ottenere risultati soddisfacenti solo in un contesto europeo. Sono indispensabili riforme incentrate sulla struttura del mercato finanziario e sul cambiamento nell’utilizzo delle fonti energetiche: dall’energia nucleare e da combustibili fossili alle energie rinnovabili. La politica economica tedesca deve dunque fungere, in modo concreto, da motore e promuovere strategie innovative in Europa. -1 Germania: nel 2012 la crescita rallenta L’economia tedesca ha superato in modo impressionante la peggior crisi economica che si è registrata in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, riprendendosi velocemente e dinamicamente. La crescita economica del 2010 è stata sostenuta dall’export. Le aziende hanno approfittato della rapida ripresa dell’economia a livello mondiale. La Germania ha potuto recuperare velocemente la sua capacità di esportazione non solo grazie alla vasta gamma di prodotti che è capace di offrire, sempre più apprezzati dai mercati emergenti, ma anche grazie alla sua forte competitività in termini di prezzi. Risultati economici del terzo trimestre 2012 Secondo i dati pubblicati dal Destatis (2) nel periodo luglio - settembre 2012, il PIL è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Nel 2011, il contributo del commercio estero (0,8%) è stato inferiore a quello dei consumi interni (+2,2%). Nel terzo trimestre 2012 il commercio estero ha contribuito per lo 0,3%, mentre il consumo interno è rimasto invariato (0,0%). Le importazioni di merci e servizi sono aumentate nel periodo luglio-settembre 2012 con un tasso leggermente inferiore (+1,0%) rispetto alle esportazioni (+1,4%). Già da un anno, gli investimenti in attrezzature (macchine, apparecchiature e mezzi di trasporto) subiscono una flessione. Anche nel terzo trimestre , sono stati rilevati segnali negativi negli investimenti in beni industriali che hanno registrato una diminuzione dello 2,0% mentre quelli edili sono aumentati dell’1,5%. Sia i consumi privati (+0,2%) che quelli statali (+0,1%) hanno fatto registrare un modesto incremento nel terzo trimestre rispetto al secondo trimestre del 2012. Mentre all’inizio dell’anno 2011, i consumi privati evidenziavano ancora una crescita del 2,1%, già nell’ultimo trimestre il tasso di crescita è stato più modesto (+0,7%) in quanto i consumatori tedeschi hanno avuto un atteggiamento cauto e ciò per effetto della crisi internazionale del debito ed hanno considerato quale elemento frenante i prezzi elevati dei prodotti energetici. La produttività del lavoro calcolato sul PIL per lavoratore è diminuita nel terzo trimestre 2012 dello 0,5% rispetto allo stesso periodo nel 2011. Mentre la produttività per ogni ora di lavoro è salita dello 0,8%: si ritiene tuttavia che la causa di tale situazione sia da collegare al fatto che ogni lavoratore in media ha lavorato sensibilmente di meno (-1,3%); il terzo trimestre 2012 aveva meno giorni lavorativi rispetto allo stesso periodo del 2011. La produttività del lavoro può aumentare o diminuire a seconda degli anni, in relazione al numero delle ore effettivamente lavorate , un dato che cambia anche e soprattutto in base al numero delle festività che ogni lavoratore usufruisce . Analizzando le componenti del PIL, si evidenziano stimoli positivi piuttosto modesti dall’estero ed un ristagno del mercato interno; segnali negativi pervengono anche dagli investimenti che, come abbiamo visto, sono in calo. -2 Il reddito nazionale lordo a prezzi correnti è salito dell’1,5% nel terzo trimestre rispetto al secondo trimestre 2012. Il reddito nazionale ( calcolato sommando i redditi da lavoro dipendente, i redditi da impresa e da patrimonio) è aumentato dell’1,0% rispetto all’anno precedente. Il reddito da lavoro dipendente è cresciuto fortemente del 3,5%, i redditi da impresa e da patrimonio hanno registrato un calo del 3,5%. Il salario e lo stipendio netto dei lavoratori è stato, nonostante un contributo sociale chiaramente crescente, più alto del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il reddito disponibile dei nuclei familiari è aumentato del 1,3%. La quota di risparmio dei bilanci familiari, nel secondo trimestre 2012 è calato all’8,8% (13,7% nel primo trimestre 2012). Il numero degli occupati ancora a livelli record Le riforme del mercato del lavoro avviate nel 2003 e 2004 non hanno solo portato ad una maggiore competitività ma hanno anche contribuito al raggiungimento dell’obiettivo di correggere i precedenti errori nello sviluppo del mercato del lavoro. Dal 2005 e fino al 2009 è diminuito il numero dei disoccupati da 4,9 a 3,4 milioni, mentre il numero dei lavoratori è aumentato dai 38,7 (2005) ai quasi 40,2 milioni (2009). In particolare, si è rivelato molto solido il mercato tedesco del lavoro. Sicuramente il c. d. “Kurzarbeit” ha dato un contributo molto importante al mantenimento dei posti di lavoro, ma anche la veloce ripresa ha evitato una diminuzione dei posti di lavoro. Attualmente (2), i disoccupati sono circa 2,75 milioni, 229.000 di meno rispetto al 2011. Il tasso di disoccupazione ammonta attualmente al 6,5%. Nel mese di ottobre 2012 il numero di lavoratori è di 42,6 milioni di persone, 376.000 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini percentuali questo dato corrisponde ad un +0,9%. Aspettative per il futuro L’indebolimento dell’economia mondiale, l’insicurezza dovuta ai debiti sovrani in alcuni Paesi della zona euro e le probabili conseguenze sul settore bancario dell’attuale crisi finanziaria sono fattori che avranno sicuramente un effetto frenante sugli investimenti. Dopo un aumento degli investimenti in attrezzature pari al 7,6% nel 2011, si prevede un calo del 3,3% nel 2012 ed un’ulteriore riduzione pari all’1,7% nel 2013. Più positive sono le previsioni per gli investimenti edili con un surplus dell’1,7%. In occasione delle recenti indagini sulla congiuntura economica, svolte dall’Istituto di ricerca economica Ifo di Monaco, molte aziende si sono dichiarate più ottimistiche che in passato riguardo alle prospettive future di affari. Dal mese di ottobre 2011 l’indice ha iniziato una lenta ma continua tendenza in salita, dopo sei mesi di calo. Il trend positivo in seguito ai segnali incoraggianti dall’industria manifatturiera ed alla ripresa del commercio al dettaglio, si è interrotto a maggio 2012. Dopo aver raggiunto il picco di 109,90 ad aprile l’indice è sceso a maggio di ben 3 punti fermandosi a 100,0 nel mese di ottobre 2012. Nel mese di novembre l’indice è risalito la prima volta dopo 6 mesi di calo. L’indice Ifo si basa su un’inchiesta svolta tra circa 7.000 imprenditori e sul giudizio che gli imprenditori danno sulla loro situazione attuale e sulle loro aspettative commerciali nei prossimi sei mesi. -3 Ordini industriali Gli ordini nell’industria, dopo un livello alto nella metà dell’anno passato, risultano negli ultimi mesi in arretramento. Da un confronto degli ultimi quattro mesi giugno – settembre emerge che gli ordini del settore industriale sono calati complessivamente del 9%. Nel mese di settembre (ultimo dato disponibile) gli ordini hanno subito una flessione del 3,3%, dovuta in primo luogo alla riduzione della domanda dall’estero del 4,5%. Gli ordini provenienti dai Paesi della zona euro sono calati del 10% nel mese di settembre. Deficit pubblico Mentre nel 2010 il tasso del disavanzo è stato del 4,3% rispetto al PIL (2), nel 2011 il deficit con un tasso di disavanzo dell’1,0% ha raggiunto i livelli del primo semestre 2008. Sia per il 2012 sia per il 2013 ci si attendo un disavanzo modesto dello 0,2%. Tasso d’inflazione Per l’intero anno 2011 l’aumento dei prezzi al consumo ammontava al 2,3%. Sono stati in primo luogo i prodotti energetici ed i generi alimentari che hanno registrato un sensibile aumento in termini di prezzi. Anche per il 2012 ed il 2013 l’aumento dei prezzi si aggirerà intorno al 2%.(2) Nel mese di ottobre 2012 si è registrato un tasso di inflazione del +2,0% rispetto ad ottobre 2011. Le spese per generi alimentari e bevande sono aumentate di più rispetto a quelle per beni di consumo, affitti e prodotti energetici. Il Commercio con l’estero Import Dopo due anni di crisi il tasso d’incremento delle importazioni è stato nel 2010 pari al 21,3% e nel 2011 pari al 13,2%. Il volume delle importazioni è dunque nel 2011 aumentato in termini reali da 797 a 902 miliardi di Euro. Nei primi nove mesi del 2012 le importazioni della Germania aumentano a ritmi più lenti : si registra infatti solamente un +1,2%, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, avendo gli acquisti tedeschi dall’ estero , in tale periodo, raggiunto il volume di 682 miliardi di Euro. Dal punto di vista della composizione merceologica delle importazioni, l’aumento di 96 miliardi di Euro nel 2011 è dovuto per quasi 27,5 miliardi di Euro alle importazioni di olio minerale e prodotti petroliferi (+29%); a tale voce, si aggiungono più di 10 miliardi per importazioni di macchinari in generale (+11%), e 11 miliardi circa per autovetture (+18%). Nello stesso periodo i tassi di crescita superiori alla media si concentrano inoltre su: acciaio e ferro (+24%) e loro prodotti derivati (24%), pietre e metalli preziosi (+28%), gomma (30%) ed alluminio (+18%). L’import di macchine elettriche (2%) e di prodotti farmaceutici (2%) è rimasto di gran lunga al di sotto della crescita media. Un andamento simile delle importazioni si può osservare anche nei primi tre trimestri 2012: in questo arco di tempo, si è registrato ancora un incremento delle importazioni pari a 8,4 miliardi di euro dovuto in primo luogo all’aumento dell’importazione di olio minerale e prodotti petroliferi di 9,9 miliardi di Euro (+11,9% rispetto al periodo gennaio – settembre 2012). Ma a parte il comparto dei combustibili e delle materie prime su menzionate , ci sono pochi i settori con un trend positivo tra cui si segnalano: ancora i beni strumentali in generale con un incremento tuttavia modesto (+1,3%) e le autovetture, che fanno registrare un aumento del -4 2%; i valori reali dell’aumento dell’import di macchinari è ammontato a 1,1 miliardi di Euro ciascuno. Buoni margini di crescita si rilevano nelle importazioni di strumenti ottici e medicali (+5,7%), prodotti chimici organici (3,2%), e prodotti di plastica (+2,8%). In declino sono invece le importazioni di ferro e acciaio (-10,3%), alluminio (-6,6%) e rame e sue lavorazioni (-10,6%), prodotti farmaceutici (-4,0%) e abbigliamento (-3,4%). Ormai da 3 anni la Cina è il primo Paese fornitore con un volume di 57,9 miliardi di Euro nei primi nove mesi del 2012 (-1,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso), seguono i Paesi Bassi con un volume di 57,8 miliardi di Euro ed un tasso di crescita pari al 3,3%. Al terzo posto figura la Francia che con 48,5 miliardi ha subito una flessione dell’1,4% delle proprie esportazioni verso la Germania. Nel periodo preso in considerazione le importazioni dall’Italia sono aumentate del 3,5% raggiungendo la cifra di 37,1 miliardi di Euro. L'Italia occupa il quinto posto della graduatoria tra i primi 20 paesi fornitori della Germania dopo gli Stati Uniti. In crescita al di sopra della media sono state anche le importazioni dagli Stati Uniti (+6,4%) dalla Svizzera (+3,2%) e dalla Russia(+10,9%). Export Dal 2003 (anno in cui è stato registrato il sorpasso sugli Stati Uniti) fino al 2008 la Germania è stato il primo esportatore mondiale di merci (gli Usa sono in testa per i servizi) e la componente estera della domanda ha rappresentato il più forte e costante fattore di sostegno alla crescita economica tedesca, con rilevanti saldi positivi della bilancia commerciale, che non sono stati intaccati neppure dal forte apprezzamento dell’Euro sul dollaro. Nel 2008 il tasso di crescita delle esportazioni tedesche si è ridotto al 2,7%. Il 2009 è stato l’anno peggiore nella storia tedesca per quanto riguarda la riduzione delle esportazioni, facendo rilevare un calo significativo pari a -17,9%. Nel 2009 la Germania ha anche perso il primato del maggiore Paese esportatore a vantaggio della Cina e ciò è dovuto soprattutto al fatto che il fabbisogno di beni d’investimento - nei quali è specializzata la Germania - è calato di più rispetto alla vendita di beni di consumo prodotti delle imprese cinesi. Nel 2010 e nel 2011 le esportazioni hanno comunque ripreso vigore. Complessivamente nei primi nove mesi 2012 la Germania registra ancora un +4,4% anche se nel mese di settembre le esportazioni sono calate del 3,4% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Sul versante dei paesi acquirenti l’Italia è al sesto posto con 61,5 miliardi di Euro nel 2011. Le esportazioni tedesche verso l’Italia sono aumentate del 5,7%. La quota dell’Italia è del 6% sulle esportazioni tedesche. Nel periodo gennaio – settembre 2012 l'Italia è invece al settimo posto , essendo stata sorpassata dall’Austria. In effetti le esportazioni tedesche verso il nostro paese diminuiscono del 10,5%, per un totale di 41,8 miliardi di Euro. Nelle prime tre posizioni dei paesi acquirenti si notano la Francia e gli Stati Uniti, rispettivamente con 78,1 e 65,2 miliardi di Euro. Seguono poi il Regno Unito con 52,8 miliardi ed i Paesi Bassi con 51,7 miliardi di Euro. Le esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti sono aumentate del 20,9% e verso il Regno Unito del 9,7% ; l’ export verso l’Italia e la Spagna ha subito invece una flessione di oltre il 10% mentre le vendite in Belgio si sono contratte del 7,4%. La Bilancia commerciale e delle Partite correnti Il carattere fortemente export oriented dell’economia tedesca, per la quale la componente estera risulta sempre essere il fattore di traino della congiuntura, si riflette nei saldi di bilancia -5 commerciale. Come si può osservare il saldo dell’interscambio tedesco con il resto del mondo presenta un avanzo molto consistente e fino ad oggi in costante aumento, grazie al fatto che il tasso di crescita delle esportazioni supera quasi sempre quello delle importazioni. Lo stesso fenomeno si verifica nell’interscambio con l’Italia. Nel 2009 il surplus delle esportazioni tedesche si è ridotto del 35% , in quanto sono diminuite sia le importazioni dall’Italia (-15,2% ) sia le esportazioni tedesche verso l’Italia (-17,6%) . Nel 2011 e soprattutto nei primi nove mesi i saldi sono incrementati a favore dell’Italia. Come si può vedere nella tabella che segue sono cresciute in più le importazioni dall’Italia che le esportazione tedesche verso l’Italia. Il mercato dell’odontoiatria Quadro generale e target-group Il giro d’affari nel settore che riguarda la salute vive una crescita costante. Sin dall’inizio degli anni Novanta questo settore ha cominciato a crescere in maniera superiore alla media. In parte questo sviluppo positivo dipende dai cambiamenti demografici nella popolazione tedesca, in parte la salute riveste un ruolo sempre più importante, che porta ad una disponibilità elevata ad investire nel benessere fisico. Per quanto riguarda l’evoluzione demografica si prevede che per il 2050 la piramide dell’età della popolazione sarà capovolta. Nel 2030 un terzo della popolazione tedesca avrà più di 60 anni e di conseguenza il fabbisogno di prestazioni per la salute aumenterà notevolmente. Spesa sanitaria Nel 2010 la spesa sanitaria in Germania ha raggiunto un volume di 287,3 miliardi di Euro (+3,2% rispetto all’anno precedente), pari ad un’aliquota pro capite di 3.510 Euro. I costi corrispondono all’11,6% del PIL. La metà delle spese sanitarie per beni e servizi è stata effettuata dagli ambulatori (140 miliardi di Euro); di esse, 43,1 miliardi di Euro (+1,9%) vanno agli studi medici, 40,9 miliardi (+1,9%) alle farmacie e 10,0 miliardi (+7,6%) servizi di assistenza medica (per esempio assistenza a domicilio per gli anziani). Analizzando il tipo di spesa , si nota un calo di quella destinata alla tutela della salute ed alla prevenzione (da 11,1 a 10,4 miliardi di Euro) mentre sono in aumento le spese per la terapia (da 65,5 a 68,6 miliardi di Euro). Le spese per protesi dentali, inclusi i costi per materiale e di laboratorio, che avevano subito nel 2005 una riduzione da 5,5 a 5,1 miliardi di Euro, hanno raggiunto nel 2010 un volume di 6,6 miliardi di Euro (+3,9% rispetto al 2009). La frenata nella domanda interna viene attribuita principalmente alla riforma sanitaria avviata il primo gennaio 2005, che ha provocato un disorientamento sia fra i medici che fra i pazienti ed una riduzione del 10% della richiesta di prestazioni odontoiatriche e di protesi dentarie. Tuttavia il rimborso forfettario del costo della protesi, ha incoraggiato il paziente a scegliere i materiali più adatti alle sue necessità, sopratutto ceramica di alta qualità. L’uso di denti in metalli preziosi si è ridotto sicuramente anche a causa dei prezzi elevati delle materie prime. Le spese sostenute dalle casse malattia per il trattamento odontoiatrico nel 2010 si sono ridotte – in termini reali - del 27% rispetto al 1981. Il fatturato dei laboratori dentistici è rimasto nel 2011 sullo stesso livello dell’anno precedente e nei primi nove mesi del 2012 ha subìto una flessione dell’1,1%. Di conseguenza anche le -6 stime per l’intero anno 2012 sono peggiorate. Un terzo dei laboratori valuta negativamente la propria situazione, solo il 20% si dichiara ottimista.Tuttavia l’ attuale situazione di stagnazione degli investimenti potrebbe in molti casi essere interpretata come un momento di riflessione in attesa delle novità tecniche che saranno presentate in occasione della IDS. Le spese delle mutue per prestazioni dentistiche ammontavano nel 2010 (ultimo dato disponibile) a 11,4 miliardi di Euro (+1,8% rispetto al 2009). Il tasso d’incremento è stato inferiore a quello per le prestazioni dei medici (+2,8%) e degli ospedali (+4,5%). Le spese per prodotti farmaceutici sono rimaste nel 2010 sullo stesso livello del 2009. Tra le prestazioni odontoiatriche sono quelle per l’ortodonzia a registrare il tasso maggiore d’incremento (+4,0%), seguite da quelle per le protesi (+2,9%), per le cure delle paraodontopatie (+2,3%) ed infine da quelle per cure dentali a lungo termine (+0,7%). Gli odontoiatri hanno raggiunto il numero di 86.428 (+1% rispetto al 2009) con un rapporto di uno per 1,206 abitanti. L’industria dentaria tedesca Il fatturato totale dell’industria dentaria tedesca – inclusa la produzione delle filiali all’estero ammonta ad un volume di 4,1 miliardi di euro (2011) (+2,4% rispetto al 2010). Il 59,2% del fatturato viene realizzato grazie ad esportazioni all’estero, nel 2011 pari a 2,4 miliardi di euro (2,3 mrd. di Euro nel 2010). Il fatturato del mercato interno invece è salito del 2,5%, raggiungendo 1,62 miliardi di Euro. Nel settore odontoiatrico operano 18.140 addetti, lo 0,9% in più rispetto all’anno precedente. Mentre negli anni 2010 e 2011 solo il 46% delle imprese tedesche prevedeva un aumento delle proprie esportazioni, per il 2012 tale percentuale è salita al 68% mentre il 30% si aspetta gli stessi livelli dell’anno precedente; solo il 2% degli operatori prevede un calo dell’export. I Paesi europei occidentali sono il primo mercato di sbocco per i prodotti tedeschi, ma anche l’export verso i Paesi europei orientali si mostra dinamico. Per quanto riguarda il mercato interno le aspettative sono più contenute: solo il 55% delle aziende prevede un aumento del fatturato. Le incertezze legate alla politica sanitaria giocano un importante ruolo. I fattori che influenzeranno positivamente l’andamento del settore odontoiatrico sono: - l’ invecchiamento della popolazione in quasi tutti i Paesi il crescente interesse per l’odontoiatria estetica il successo dei trattamenti conservativi, grazie ai progressi tecnici una maggiore propensione alla prevenzione mediante visite di controllo periodiche e cure preventive ( détartrage ) il tenore di vita in continua crescita nei Paesi emergenti quali Brasile, Russia, India e Cina Mentre durante la crisi il consumo di materiali di uso giornaliero non ha subito alcuna flessione, gli investimenti in attrezzature più complesse sono stati rinviati. In futuro, grazie alle previsioni di ripresa, gli odontoiatri investiranno di nuovo per ammodernare le apparecchiature degli studi. -7 Il commercio con l’estero Per quanto riguarda gli strumenti per odontoiatria, nel 2011 si registra un aumento delle importazioni pari al 5,9%, per un volume complessivo di 305 milioni di Euro. Nei primi 11 mesi del 2012 l’import è cresciuto dell’11,1% ad un volume di 307,2 milioni di Euro. I principali Paesi fornitori sono la Svizzera con una quota del 37% e gli Stati Uniti con il 16%. L’Italia figura al quinto posto dopo il Giappone e l’Austria con una quota pari al 7,5% ed un incremento del 19% nel 2011 e del 7% nel periodo gennaio - novembre 2012. In questo comparto il saldo commerciale risulta molto positivo per la Germania. Le esportazioni hanno raggiunto un valore pari a circa 861 milioni di Euro contro i 305 milioni dell’import nel 2011, nei primi 11 mesi del 2012 il valore delle esportazioni è stato pari a 882 milioni di Euro contro i 307 milioni di Euro delle importazioni. All’interno di questo comparto , l’Italia è diventata, a partire del 2011, il primo fornitore di trapani; altre apparecchiature per dentisti registrano una crescita del 24% nel 2011 e addirittura del 40% nel 2012. La quota dell’Italia ha registrato un notevole incremento: dall’11% nel 2009 al 52% nel periodo gennaio-novembre 2012. L’import di altri prodotti come cementi, cere, paste, è cresciuto nel 2011 del 5%, raggiungendo un volume di 184 milioni di €. Nei primi nove mesi del 2012 l’ incremento è stato del 16% con un volume di 194 milioni di €. La quota dell’Italia ammonta a circa il 2,6%, per il 2012 con un sensibile aumento del 17% rispetto al 2011. Anche in questo comparto i principali Paesi fornitori sono gli Stati Uniti e la Svizzera. L’import di denti artificiali ammonta nel 2011 a 232 milioni di Euro (-5%) e nel periodo gennaio – novembre 2012 a 213 milioni di Euro (-0,4%). I principali paesi fornitori sono la Svizzera (38%), gli Stati Uniti (13%), e la Cina (12%). Tassi elevati di crescita si registrano per l’Italia: + 110% nel 2011 e + 53% nel 2012 , raggiungendo un volume di 9 milioni di Euro. Le esportazioni tedesche sono aumentate da 96,6 milioni di Euro nel 2007 a 248 milioni nel 2011 ed a 235 milioni di Euro nei primi nove mesi del 2012. II primo Paese di sbocco è la Francia con 29 milioni di Euro, corrispondenti ad una quota del 12%, seguita dall’Italia con 22 milioni (9%). Il volume di export di dentifrici e prodotti per l’igiene dentale supera di gran lunga quello dell’import. Le esportazioni ammontavano nel 2011 a 433 milioni di Euro (+7,2%), le importazioni invece a 181 milioni di Euro (+12,7%). Il primo Paese di sbocco è l’Italia con una quota del 9%, il primo paese fornitore è invece il Regno Unito, con il 21%. L’Italia come fornitore figura al quinto posto con una quota pari all’ 11%. -8