CASTAGNO
Il castagno è un albero di origine antichissima che
si è diffuso in tutta l'Europa e l'Asia Minore.
Fin dall’età cenozoica (era in cui ebbe inizio la
distribuzione delle latifoglie sulla terra) viveva
allo stato selvaggio. Nell’età del bronzo (2000(20001000 a.C.) ebbe già una larga distribuzione.
raffinatezza. I Greci le chiamavano “ghiande di
Giove”. Fu importata in Italia dai Romani che
l'apprezzavano e la celebravano nelle loro odi
e liriche e erano chiamate dai primi autori
botanici “noci di Giove” o “noci con buccia”.
Presso i Romani era considerata un dessert di
grande raffinatezza. Con il passare dei secoli si
diffusero in tutte le classi sociali per le
eccellenti caratteristiche nutrizionali.
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Arte
Il castagno è stato fonte di ispirazione per molti
poeti italiani e stranieri ma anche il soggetto
di quadri di famosi pittori. Paul Cèzanne
amava particolarmente questa pianta tanto
da ritrarla in più quadri e in diverse
stagioni. Anche il pittore Camille Pissarro e
Renir erano amanti del castagno.
“Castagni e fattoria al Jas de Bouffan” di Paul Cèzanne
“Castagno in fiore” di Pierre- Auguste Renoir
“Castagni a Louveciennes “ di Camille Pissarro
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Botanica
Il castagno europeo e' una pianta longeva, può
raggiunge e oltre 500 anni d’età. Vi sono
casi di piante che hanno superato
abbondantemente il millennio. La pianta
raggiunge altezze fino a 3030-35 m con tronchi
di circonferenza imponenti. La chioma
espansa e molto ramificata, ha foglie
caduche, di forma ellitticoellittico-allungata, lunghe
fino a 1515-20 cm, a margine seghettato, di
colore verde intenso e lucide, sono più
chiare nella parte inferiore.
Le infiorescenze maschili sono
rappresentate da spighe (amenti filiformi)
lunghe 1010-20 cm di color giallogiallo-verdastro.
Quelle femminili sono costituite da fiori
singoli o riuniti a gruppi di 22-3 (brattee)
posti alla base delle infiorescenze maschili.
La fioritura avviene in piena estate.
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Il frutto è rappresentato da una noce
detta castagna, interamente rivestita
da una cupola spinosa, detta riccio. Il
frutto ha dimensioni assai variabili in
relazione alle varietà e al numero di
castagne all’interno della cupola. In
ogni frutto si distingue l’achenio (o su
alcuni testi "noce") ovvero il corpo
centrale, di forma semisferica o
appiattita. Alla base c'è la cicatrice
ilare, una "macchia" ellittica chiara,
corrispondente alla zona di contatto
fra riccio e castagna. All'opposto c'è
una punta che termina con quello che
era lo stimma del fiore che si
conserva anche nel frutto maturo.
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Varietà
Vi sono diverse varietà di castegne, le più diffuse sono:
• i Marroni all’interno della buccia hanno frutti interi ,che si staccano
con facilità nelle operazioni di pelatura, grossi e pregiati, molto
ricercati per il loro sapore dolce e profumato.
• le Castagne sono un gruppo che comprende numerosissime varietà
diffuse nelle diverse zone castanicole italiane e derivano tutte dal
castagno europeo. I frutti definiti commercialmente con il nome di
"castagna" sono di pezzatura diversa e sono caratterizzati da una
pellicola interna che penetra in profondità nell’interno della polpa.
Vengono o consumate fresche o trasformate in castagne bianche
secche o in confettura.
La Castagna di Montella ha ricevuto nel 1987 il
"Riconoscimento della denominazione di origine
controllata" "Castagna di Montella".
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Proprietà e elementi nutrizionali
La castagna è un frutto che deriva da una
coltura che non richiede uso di fitofarmaci e
risponde pienamente ai canoni
dell'agricoltura biologica.
A differenza della gran parte dei frutti a
polpa (mele, pesche ecc.) il contenuto di
acqua è modesto intorno al 50 %.
Possiede una elevata percentuale di amidi e
zuccheri e un discreto contenuto
di grassi, proteine, sali minerali(soprattutto
potassio, fosforo, zolfo, magnesio, calcio,
ferro) e vitamine (C, B1, B2 e PP). Le
castagne fresche hanno un contenuto calorico
elevato, 160 Kcal ogni 100 g . Ha una
quantità di saccarosio saccarosio maggiore
del frumento, delle noci e delle patate.
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Consumo
Le castagne possono essere destinate sia alla trasformazione
industriale di marmellate, farine, frutti secchi e canditi per
ottenere i noti “marrons glacès”, sia all’uso proprio.
La farina delle castagne viene utilizzata nella preparazione di dolci
e minestre. I frutti non destinabili al consumo umano possono
essere impiegati per l’alimentazione degli animali.
Il modo migliore per consumarle è come portata principale del pasto. Sono
ottime bollite con l’aggiunta di cannella e zenzero, o saltate sulla fiamma (le
caldarroste). Possono essere accompagnate da verdure crude e cotte di
stagione, mentre è meglio evitare altri carboidrati nello stesso pasto, come il
pane o un cereale cotto. Se vengono sempre consumate nei momenti
sbagliati, a merenda oppure a fine pasto, le castagne facilmente
fermenteranno nello stomaco dando origine a gas e gonfiori.
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La presenza di zuccheri rendono la castagna un alimento
alternativo per i bambini allergici al latte di vacca o al
lattosio.
Il miele di castagno ha una colorazione variabile
dall'ambra al bruno scuro con retrogusto amaro, resiste
alla cristallizzazione per lungo tempo ed è particolarmente
ricco di fruttosio e polline.
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Curiosità
Il legno in passato era usato insieme alla quercia per costruire i cori
ligneai di molte chiese e abbazie. Fino al secolo scorso le botti in
Italia erano di castagno perché il legno non si gonfia o stringe.
La corteccia della castagne è usata in erboristeria per le proprietà
astringenti mentre le foglie sono antisettiche e sedative della tosse.
L'acqua di bollitura delle castagne costituisce un ottimo fertilizzante
per le piante.
Il termine "ballottaggio" deriva dall'abitudine, in voga nella Firenze
medievale, di usare le castagne lesse - le ballotte - come strumento
di votazione.
Le foglie si usavano per formare giacigli e si riempivano i cuscini per i
letti, avevano il difetto di scricchiolare sotto il corpo del dormiente.
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GELSO
Il gelso è originario dell’Asia, annovera due specie da
frutto, il bianco e il nero, 10 specie ornamentali e
numerose varietà. Giunse in Italia in epoca Romana
prima il nero, facendosi apprezzare per la dolcezza
dei frutti. Il bianco venne importato dall’Asia
Minore solo nel XII. In Grecia si conosceva la mora
viola/nerastra chiamata “Sykaminon”, nome
derivato da Sukè , il "fico" o più correttamente
moron, frutto del rovo. La sua coltivazione era
molto diffusa in Cina e tale pratica si tramanda da
molti secoli; secondo alcuni documenti la coltivazione
del gelso risale al 2700 a.C., ed era inizialmente
legata allo sfruttamento delle larve dei bachi per la
produzione della seta. Nell’antichità la pratica della
bachicoltura giunse anche in Armenia e nelle aree
del Mar Caspio, diffondendo anche le piante di gelso,
e solo più tardi, grazie agli arabi si andrà
propagando anche in Europa.
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Maria Teresa d’Austria proclamò vari editti per la protezione e
l’implementazione della coltura del baco e chiese a tutti i
conventi, le città e le istituzioni di distribuire gratuitamente
piantine di gelso.
Al periodo rinascimentale si fa risale l’impiego di questi alberi per
la bachicoltura: divennero in breve così importanti che le genti
di campagna iniziarono a portare in processione, nel giorno
dell’Ascensione, un ramo di gelso, per assicurarsi la prosperità
dei bachi da seta e la protezione del Cielo sull’intero raccolto.
La coltura dei bachi, in tutte le zone rurali della penisola, costituiva
primo reddito dell'annata e serviva per pagare l'affitto dei
terreni e delle case. La forte richiesta di materia prima da
destinare alle filande unita alla grande disponibilità di
produzione, costituisce un vero e proprio “boom economico”,
tanto da riuscire a far diventare nell'800 l'attività serica la
maggiore attività non agricola di molte zone d'Italia. Alla fine
dell'800, l'introduzione delle fibre sintetiche e la
modernizzazione dell'agricoltura, decretarono l'inizio del declino
dell'industria della seta e di conseguenza tutto l'indotto legato
alla produzione dei bachi.
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Botanica
Entrambe le specie diventano alberi imponenti, alti
fino a 15 m il bianco e 10 m il nero e larghi
altrettanto, con chioma rotondeggiante ed espansa.
Le foglie sono caduche, alterne, intere, da ovate a
cordate e a volte trilobate, lunghe fino a 15 cm, di
colore verde brillante nel gelso bianco, più scure,
dentate e con la pagina inferiore pelosa nel gelso
nero. La fioritura avviene in aprileaprile-maggio ed è
data da fiori. I frutti maturano da maggio a luglio
sul gelso bianco e da giugno a settembre sul nero:
assomigliano visivamente alle more, ma
botanicamente si chiamano “sorosio”, e
hanno rispettivamente colore bianco
giallognolo o rosato (sono già dolci
anche immaturi) oppure porpora
nero (aciduli se acerbi) a maturità.
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Il baco da seta
Il baco produce la seta all’interno del suo corpo in
due ghiandole. La seta fuoriesce dall’animale
due aperture situate ai lati della bocca, i
seritteri.
La bava sottilissima, a contatto con l’aria si solidifica e, guidata con
movimenti ad otto della testa, si dispone in strati formando un bozzolo
di seta grezza, costituito da un singolo filo continuo di seta di lunghezza
variabile fra i 300 e i 900 metri. Il filo microscopicamente è formato da
due proteine: due fili di fibroina paralleli ricoperti da sericina. Il baco
impiega tretre-quattro giorni per preparare il bozzolo e trasformarsi in
crisalide e poi questa in farfalla.
I bachi da seta hanno uno spiccato appetitoo,
mangiano foglie di gelso giorno e notte, senza
interruzione, e di conseguenza si accrescono
rapidamente.
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Il loro pasto è interrotto solo quattro volte, le dormite, in corrispondenza di
altrettante mute. Le quattro mute suddividono la vita della larva in
cinque cosiddette età. Dopo l’ultima il corpo del baco diventa giallastro a
questo punto il baco è pronto per avvolgersi nel suo bozzolo di seta (in
gergo si dice anche che il baco sale al bosco, in quanto il bozzolo viene
costruito attorno a rametti secchi).
Gli allevatori gettano i bozzoli in acqua bollente per uccidere l’insetto
prima che si trasformi in falena oppure il bozzolo viene essiccato in
appositi essiccatoi per essere filato successivamente. L’immersione in
acqua bollente permette il dipanamento del filo di seta.
Alcuni bozzoli vengono risparmiati per consentire la riproduzione del baco.
La falena del baco da seta è incapace di volare e di cibarsi. A causa della
sua lunga e complicata storia e della sua rilevanza economica, il genoma
del baco da seta è stato oggetto di approfonditi studi da parte della
scienza moderna per migliorare le sue caratteristiche.
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Proprietà e elementi nutrizionali
Oltre per l’aspetto legato ai bachi da seta il
gelso è coltivato per i suoi frutti, considerati
particolarmente gustosi e carichi di
importanti contenuti a livello di vitamine e
altri principi attivi. . I frutti possono quindi
essere introdotti in una dieta come
supplemento di vitamina C, calcio e fosforo,
senza dimenticare il loro valore
nutrizionale come zuccheri, lipidi e
proteine. Nella medicina tradizionale di
differenti paesi si trovano indicazioni per
l’impiego dei frutti o di preparati ottenuti
da frutti o tisane o decotti delle foglie.
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Consumo
Le more nere sono impiegate tradizionalmente in Sicilia nella
preparazione di gelati, liquori, e marmellate (tipiche anche delle
Marche) da gustare con dolci e formaggi.
L’assunzione delle more può quindi avvenire come tale, oppure
trasformate sotto forma di marmellate e sciroppi. Questi ultimi
hanno una lunga tradizione popolare, essendo rinfrescanti ed
espettoranti; per uso esterno vengono usate per la preparazione di
uno sciroppo astringente per gargarismi nel mal di gola.
Oltre a rappresentare quindi una comoda via di assunzione dei frutti,
sono anche un ottimo mezzo di conservazione degli stessi, in quanto
l’alto tenore zuccherino conserva intatti buona parte dei principi
attivi nutrizionali di partenza. Questo permette anche l’esportazione
del prodotto, perché il periodo di conservazione è nettamente
superiore rispetto al frutto fresco.
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Ricetta
La marmellata di more di gelso
Lavare accuratamente 1,5 kg di more di gelso bianco
o nero. Porre sul fuoco, in una pentola d’acciaio
inox, a fiamma bassa, aggiungendo acqua fino a
un terzo dell’altezza della massa di frutti.
Quando, mescolando, le more si disfano, aggiungere
350 g di zucchero di canna. Se i frutti sono
bianchi, si può aggiungere a piacere il succo di
due limoni o una stecca di vaniglia per
aromatizzare.
Continuare la cottura a fiamma bassissima,
mescolando spessissimo, finché il composto si
addensa: la marmellata è pronta quando scende
lentamente dal cucchiaio di legno. Invasettare in
contenitori di vetro puliti e chiudere subito.
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Arte e Curiosità
Per lungo tempo, i gelsi furono
utilizzati come tutori delle viti, che
si arrampicavano sui tronchi
avvinghiandosi alle branche in una
sorta di matrimonio.
Le mondine si sono riposate sotto le
chiome di gelso durante la pausa di
lavoro del pranzo, come si vede
anche nel celeberrimo film “Riso
amaro”.
In Piemonte per lungo tempo le
testimonianze riguarderanno
soltanto il commercio della seta e
non la sua produzione.
Van Gogh ha ritratto il gelso nel 1889.
“Gelso” di Vincent Van Gogh
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ONTANO
L’ontano è una pianta che era già
conosciuta ai tempi dei Greci e
dei Romani, ne danno
testimonianza Plinio e Virgilio
nelle loro opere. L’ontano nero
è un albero di bel aspetto che
predilige le zone ricche d’acqua
come stagni, paludi, rive dei
fiumi, specialmente dove la
corrente non è troppo
accentuata. Il nome deriva da
celtivo alnus che significa “nei
pressi delle rive”.
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Botanica e varietà
L’ontano può raggiunge un'altezza di circa 30 metri e ha una chioma scura, a
piramide, molto densa. Il tronco è diritto o arcuato, con una corteccia rugosa
grigio--bruna e fessurata negli esemplari più vecchi. Le foglie sono semplici ,
grigio
dentate, alterne, picciolate, rotonde, con apice arrotondato, e hanno il
margine doppiamente seghettato. La pagina superiore della foglia è verde
scuro mentre quella inferiore è più chiara. Le foglie e i rametti giovani
risultano al tatto appiccicosi.
I fiori maschili sono amenti giallastri, quelli femminili hanno una forma
ovoidale, sono portati da lunghi peduncoli e hanno l'aspetto di piccole pigne,
come quelle delle conifere. I frutti, prima verdi poi brunobruno-nerastri, legnosi a
maturazione, simili a pignette, sono persistenti a lungo sulla pianta. Esistono
due specie di ontano, quello bianco e quello nero. L’ontano nero è più diffuso
in Europa e l’appellativo deriva dalla tinta marrone scuro dalla corteccia del
fusto e dei rami. La stessa pianta è anche chiamata "Ontano rosso" per il
colore che il legno assume, a contatto dell'aria, dopo il taglio.Questa
caratteristica fece nascere la credenza che tale albero avesse dei poteri
diabolici e si giunse a credere che dai suoi rami tagliati venisse emesso sangue.
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Uso e Curiosità
Il legno di Ontano è facile da lavorare ed è usato per la fabbricazione
di zoccoli, di giocattoli, di stampi per fonderia e mobili di poco
prezzo.
Un tempo era il combustibile preferito dai fornai per la sua
fiamma viva e con poco fumosa, mentre il carbone
di Ontano è utilizzato nella fabbricazione
della polvere da sparo.
I pali di ontano sono stati usati nel passato per
costruire le palafitte nei villaggi e le fondate delle case e dei palazzi di
Venezia; grazie alla sua avidità d'acqua, e quindi per il suo intenso
potere di
evaporazione, è prezioso per il risanamento e la bonifica
delle zone paludose.
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La corteccia dell’ontano nero veniva usata per la concia delle pelli.
Sempre la corteccia messa a macerare con della limatura di ferro,
serviva alla preparazione del colore nero usato per tingere il feltro
usato dai cappellai.
I rami tagliati di questa pianta hanno la caratteristica di attirare gli
insetti parassiti degli animali per cui si dice che, messi per una notte
nei pollai, si caricano di tutti i parassiti dei polli. Bruciando poi le
frasche la mattina successiva, si risana completamente l'allevamento.
Le foglie ricche di azoto venivano utilizzate per l’alimentazione degli
animali. Nel Medioevo l'Ontano, forse anche per l'alone di
superstizioni da cui era circondato, ebbe un posto di rilievo nel
campo della medicina popolare: un impiastro di foglie fresche era
ritenuto un rimedio insuperabile per cicatrizzare le ferite, mentre il
decotto di corteccia veniva usato come febbrifugo.
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ACERO CAMPESTRE
Il nome Acero Campestre deriva
forse dal suo impiego come
sostegno della vite coltivata a
filari nei campi, tanto che si
parlava di "vite maritata
all'Acero". L’acero è diffuso in
tutto il mondo, le specie di
questa pianta crescono
spontanee o coltivate, e sono
numerosissime, ma nel nostro
bosco è essenzialmente presente
l'Acero campestre.
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Botanica
L’acero è una pianta che può raggiungere i
30 metri di altezza. Esistono numerose
specie di acero che si distinguono fra
loro per la foglia e per la forma dei
frutti. Nell’acero campestre le foglie sono
a lobi caduche e opposte mentre i fiori
sono riuniti in grappoli. I frutti
dell'Acero hanno un aspetto particolare:
sono formati da due semi saldati tra loro
ed hanno lateralmente due lunghe ali che
li fanno ruotare velocemente, come le
pale di un elicottero, quando si staccano
dalla pianta.
I semi dell'Acero possono disperdersi anche
a grande distanza dalla pianta madre,
sfruttando il vento.
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Uso e Curiosità
Gli Aceri trovano un largo impiego nel campo delle piante ornamentali. Il
legno di Acero è ricercato e viene molto usato, per il suo colore chiaro
e per le belle venature, nella fabbricazione di mobili, strumenti
musicali sia a fiato che ad arco, pipe e calci di fucili.
Antonio Stradivari fu il primo ad utilizzare legno
d'acero nella costruzione dei suoi leggendari violini.
Le foglie sono ricche di elementi nutritivi e possono
servire per l'alimentazione del bestiame.
L’acero è il simbolo della
bandiera del Canada.
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ROBINIA
La Robinia è una pianta originaria degli Stati
Uniti. Fu introdotta in Europa, a Parigi, nei
primi anni del XVII secolo, pare da Jean
Robin, erborista del Re Enrico IV di Francia.
Divenne subito un albero ornamentale di gran
moda e ben presto si diffuse in tutta Europa e
Asia. Uno degli esemplari di Robinia piantati è
ancora in vita, se pure un po' malconcio e tutto
puntellato, presso il giardino botanico di
Parigi. In Italia la robinia fu coltivata per la
prima volta nel 1602 nell’Orto botanico di
Padova da dove si diffuse. Alessandro Manzoni
introdusse la robinia nel giardino della sua
bella villa di Brusuglio in Brianza, e ne
consigliò l’uso per il rimboschimento e il
consolidamento dei terreni collinari erosi.
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Botanica
La pianta può raggiungere i 25 metri di altezza e ha
una chioma slanciata ed eterogenea di colore
verde opaco. Il fusto è dritto e clindrico, con una
corteccia spessa e grigiastra incisa da solchi
verticali e profondi. Nella parte alta del fusto i
rami sono provvisti di robuste spine simili a quelle
delle rose. Le foglie della Robinia sono formate da
un numero vario di foglioline, disposte
regolarmente su un lungo picciolo, alternate a due
a due, con una solitaria in punta. I fiori
compaiono in maggio e sono bianchibianchi-rosati, molto
profumati, numerosi in racemi penduli di forma
papillionacea lunghi fino a 25 cm. I frutti sono
legumi grigio scuri, appiattiti, lunghi 55-10 cm e
contenenti sino a dieci semi. Possono persistente
sull'albero fino ad inverno inoltrato.
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La robinia ha varie virtù: cresce rapidamente e spontaneamente, con
tronchi diritti che possono superare i 1515-20 metri di altezza e che
raggiungono, in pochi anni, un diametro anche di un metro,
sviluppando una gran massa di foglie che, per molti mesi, assicurano
ombra e una gradevole vista nel periodo in cui si formano grappoli di
fiori bianchi.
In altre zone la Robinia si è dimostrata invece un grosso problema perchè,
per il suo carattere invadente, si è insediata ovunque. E' una pianta
dal portamento caratteristico, come visto, con la chioma leggermente a
forma di cupola; è riconoscibile anche durante l'inverno per i suoi
rami tortuosi muniti di spine molto dure.
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Uso e Curiosità
La Robinia fornisce un ottimo legno duro e
resistente che in passato veniva impegnato per il
consolidamento dei versanti, per la divisione dei
campi e lungo le rogge e le marcite. Da carbone ha
un elevato potere calorifico. Il legno di robinia
viene largamente impiegato per palizzate, pali
delle vigne, puntelli per galleria di miniera.
A partire dal 900, vista la sua velocissima diffusione,si parla di pianta
infestante, in alcune zone ha completamente sostituito le specie autoctone.
La durezza dei rami e delle spine veniva usata dagli indiani d'America per
la punta delle frecce. Lo scrittore Carlo Emilio Gadda aveva rimproverato
a Manzoni di aver avuto la malaccorta idea di diffondere una pianta
“pungentissima”.
I grappoli di fiori sono prelibati, soprattutto se raccolti quando
non sono ancora pienamente aperti e fritti dopo essere stati
passati nella pastella dolce. Dai fiori si estrae anche uno sciroppo
medicinale.
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PIOPPO BIANCO
Il pioppo bianco è una pianta che
era gia diffusa al tempo dei
Romai, forniscono
testimonianza Virgilio e Plinio
parlando di questa pianta e
anche Ovidio nelle loro opere.
Sono stati trovati reperti di
pioppo bianco che possono
essere fatti risalire al tempo del
Cretaceo inferiore.
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Botanica
Il pioppo bianco può superare anche i 35
metri di altezza ma l’altezza e la
grandezza sono variabili a seconda delle
varietà. La chioma è di taglia media,
poco ramificata e piuttosto disordinata.
La corteccia è liscia e screpolata, di
colore biancastro con macchie scure. I
rami giovani sono rugosi e ricoperti da
uno strato vellutato bianco. Le foglie
sono lobate di colore verde opaco sulla
parte superiore e bianche sulla parte
inferiore. Le infiorescenze compaiono in
marzo--aprile, i fiori maschili sono di
marzo
colore rosso con peluria grigia e lunghi
fino a 19 cm, quelli femminili sono
verdastri con fiori ben separati..
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Arte
Il pioppo è stato fonde di ispirazione per molti
pittori famosi. Monet rappresenta i pioppi in
diversi momenti della giornata ed in diverse
stagioni, cogliendo i particolari e fissando la
luce per l'eternità.
Come accade ai suoi pioppi. Cézanne diceva che
Monet era "soltanto un occhio, ma che
occhio!". Anche Cézanne si è dedicato al tema
dei pioppi.
“Pioppi” di Paul Cézanne
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“Pioppi” di Claude Monet
Usi e Curiosità
Il legno di Pioppo bianco è biancastro e tenero; ha qualità mediocri
ed è impiegato per realizzare per cassette da imballaggio e
sopratutto nell' industria cartaria.
Viene molto usato come pianta ornamentale e nelle alberature
stradali per la bella chioma bianco argentata. Viene utilizzato
nell’industria cartaria.
In primavera i fiori piumosi,
trasportati dal vento , chiamati
“ i pappi”o “piumini”, con
ciuffo e peli bianchi, cotonosi,
creano fenomeni allergici.
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PIOPPO NERO
Originario dell'Europa centrocentromeridionale e delle regioni
asiatiche occidentali.
In Italia il Pioppo nero è diffuso
ovunque.
Il pioppo nero in Europa non è più
molto diffuso.
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Botanica
Il pioppo nero è caratterizzato dalla sua
corteccia scura e profondamente solcata.
Le foglie sono dentate e le infiorescenze
quasi glabe. La sua chioma è sgraziata e
goffa, puòraggiungere i 3030-35m. Ha gemme
piatte di colore verde chiaro, foglie lucide
con bordi chiari. Gli alberi maschi
generano masse di infiorescenze rossorossochiaro in amenti di 55-9 cm in aprile e prima
delle foglie. Le infiorescenze femminili sono
più lunghe in amenti esili lunghi anche 12
cm di colore giallogiallo-verde e hanno fiori
largamente separati.
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Uso e Curiosità
Il legno è di modesta qualità e ha impieghi simili agli altri pioppi,
essendo impiegato sopratutto nell' industria della carta e per
produrre carbone vegetale e fiammiferi. E' tradizionalmente
impiegato per le alberature dei viali che conducono a ville e
proprietà rurali (come il cipresso nelle zone mediterranee).
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OLMO CAMPESTRE
Virgilio ci narra del maritaggio della vite
all’olmo “ inde ubi iam validus
amplexae stirpibus ulmos exierint” e
il poeta mantovano ci ricorda che il
suo legname era già allora molto
pregiato e serviva per forgiare le
parti curve dell’aratro. Anche
Columella lo associa alla vite. Si sono
trovati reperti fossili in Siberia
risalenti al Miocene inferiore.
Esistono varie specie che si sono
diffuse nel tempo in Europa
continentale, Asia Mediterranea e
America settentrionale.
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Botanica
L’olmo campestre può raggiungere altezze
che vanno dai 20 ai 40 metri. Ha un
tronco dritto e molto ramoso, con una
corteccia robusta di colore che varia tra
il grigio e il bruno. Da giovane ha una
forma regolare simile alle conifere, con
la crescita sviluppa chiome aperte e
distese. Le foglie sono glabe e seghettate
di colore verde brillante e lucide. Le
infiorescenze maschili sono di colore
porpora che contrastano con i fiori gialli
mentre quelli femminili sono a forma di
cono. I frutti sono samare riunite in
gruppi, maturano in estate e
contengono solo un seme.
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Uso e Curiosità
Il pregio dell’olmo sono la durezza, l’elasticità e la tenacia. Veniva
usato per la costruzione di ruote di carri e carrozze. Un tempo
veniva usato come tutore della vite. Il legno di Olmo campestre,
di buona qualità, facilmente lavorabile e resistente all'acqua, è
usato per la costruzione di mobili, porte, pavimenti, utensili
agricoli e nella produzione di compensato. Non è un buon
combustibile. La pianta viene anche impiegata a scopo
ornamentale in parchi e giardini.
Da alcuni decenni una malattia di origine fungina diffusasi
dall‘Asia, la grafiosi
grafiosi,, sta decimando gli esemplari più vecchi.
La ricerca scientifica ha tuttavia permesso di sviluppare una
varietà di esemplari che mostrano una resistenza a questa
malattia.
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PLATANO OCCIDENTALE
Il platano occidentale è originario degli Stati
Uniti e del Canada. Nelle vallate dei fiumi
Ohio e Mississippi vi sono gli esemplari
più imponenti.. È coltivato anche in
Argentina e in Australia.
Fu importato in Europa nel 1636, ma non è
stato mai considerato di grande interesse
economico ed è poco coltivato anche come
ornamentale.
Proprio in Europa però, si ritiene che abbia
dato origine, tramite incrocio spontaneo
con Platanus orientalis e al ben più
importante Platanus aceriolia.
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Botanica
Il platano può essere identificato
dalla sua corteccia di colore
bruno--giallastro. La pianta
bruno
arriva a 3030-40 m di altezza per 4
m di diametro del tronco nei
casi più eclatanti, anche se di
solito il diametro arriva solo a 2
m. Le foglie, spuntano a fine
maggio, sono di colore verde
intenso con 5 lobi appuntiti e
ben marcati. I fiori femminili
sono di colore porpora a forma
di piccole palle rotonde e
maturano fio a diventare frutti.
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Uso e Curiosità
Van Gogh ha usato il platano come protagonista principale in un celebre
dipinto a olio realizzato dallo stesso nel 1889.
In America è coltivato per
ricavarne legname da
usare per erbanisteria e
per farne mobli.
“Grandi Platani” di Vincent Van Gogh
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Proverbi e aforismi
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Gli alberi grandi fanno più ombra che frutto.
Al primo colpo non cade l'albero.
Albero che non fa frutto, taglia taglia
taglia..
Sopra l'albero caduto ognuno corre a far legna.
Rugosa come una noce.
Occhi come mandorle / occhi a mandorla.
Occhi color nocciola.
Pagare noccioline = pagare una somma ridicola di denaro.
Un albero malaticcio non può dare un frutto buono.
A marzo bisogna potare gli alberi se si desidera raccogliere la frutta.
Colui che possiede alberi, possiede anche gli uccelli.
Il mese di gennaio si potrà potare senza problemi.
Un albero viene tagliato in un'ora, ma per crescere ci impiega vent'anni.
Gli alberi e gli amori se avranno radici forti potranno avere anche tanti
fiori.
• Più alto è l’ albero più pesante sarà la caduta.
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Cenerentola ed il nocciolo magico
Quando il padre di Cenerentola che si stava recando alla fiera del
paese chiese alla figlia cosa desiderasse in regalo al suo ritorno,
la giovane, a differenza delle sorellastre che si affrettarono nel
richiedere vesti preziose e gioielli, domandò in dono
semplicemente il primo rametto che avesse urtato il capello
dell’uomo durante il ritorno.
Ella ricevette quindi un rametto di nocciolo che depose amorevolmente sulla tomba
della madre facendolo crescere forte rigoglioso innaffiato com’era da tutte le
lacrime della poverina. L’albero che ne derivò era un albero magico, tutti i
giorni vi si posava un uccellino bianco in grado di esaudire tutti i desideri della
ragazza. Fu questo uccellino a donare a Cenerentola un vestito tutto d’oro e
d’argento e le celeberrime scarpine che la giovane avrebbe indossato la sera del
gran ballo, sera nella quale il principe si sarebbe innamorato di lei.
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La verga di nocciolo dei Fratelli
Grimm
Una sera, mentre il Bambino Gesù dormiva nella sua culla, entrò sua
Madre e, contemplandolo con tenerezza, gli disse: "Hai dormito, Figlio
mio? Dormi tranquillo, mentre io vado nel bosco a raccogliere una
manciata di fragole, così le potrai mangiare quando ti sveglierai." Nel
bosco trovò un posto dove crescevano fragole bellissime, ma, mentre si
stava chinando per coglierne una, dall'erba sbucò una vipera.
Spaventata, lasciò la fragola e si mise a correre. Il serpente la inseguì,
ma, come si può immaginare, la Madonna sapeva cosa fare: si nascose
dietro un nocciòlo e rimase immobile fino a quando la vipera non se ne
fu andata. Poi colse le fragole e, tornata a casa, disse: "Allo stesso modo
che questa volta ha protetto me, così d'ora in poi il nocciòlo proteggerà
gli uomini." È per questo che, fin dall'antichità, un ramo verde di
nocciòlo è l'arma migliore contro le vipere, i serpenti e tutti gli animali
che strisciano per terra.
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Fruttidoro
Ai lati di un sentiero della val Masino, cresceva un rigoglioso
cespuglio di nocciolo che tutti chiamavano Fruttidoro. Aveva
grandi foglie verde chiaro e solidi rami pieni di frutti. Agli altri
alberi e agli animaletti Fruttidoro raccontava delle sue antiche
origini asiatiche, dei suoi bisnonni emigrati in Valtellina e della sua lontana
parentela con l’alta e maestosa Betulla.
Era sempre felice e sorridente ma un bel giorno iniziò a sentirsi stanco, le foglie
iniziarono a diventare gialle e a cadere per terra.
“Accipicchia” - pensò - “cosa mi sta succedendo, l’autunno è ancora molto
lontano”. Passavano i giorni e nocciolo Fruttidoro diventava sempre più
secco e spoglio. Verso la fine di luglio il ghirino Paolino capitò proprio sul
sentiero dove il povero Fruttidoro aveva messo le radici.
“Ciao” disse il ghiro “confesso di non aver mai visto un cespuglio così brutto in
questa stagione, che cosa ti è successo?” Il povero nocciolo respirando a fatica
e con la voce fioca rispose: “non lo so, è da un po’ di tempo che
sento prurito su alcuni dei miei rami e ogni giorno divento più
debole.
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Paolino sì arrampicò in cima a Fruttidoro e vide un ragnetto rosso che
stava succhiando la linfa dalle foglie. “Hei
“Hei tu che cosa stai
facendo? Non vedi che questo bellissimo nocciolo sta morendo?” Il
ragnetto,, gli rispose “lasciami in pace brutto roditore, questa linfa è
ragnetto
squisita e ho deciso di passare qui tutta l'estate”.
Paolino si ricordò di una sua amica, Antobella Coccinella e rispose: “beh fai come
vuoi, volevo solo avvisarti che una grossa coccinella sta volando verso questo
cespuglio e si poserà sul ramo fra qualche minuto. Appena Ragno Rosso sentì
pronunciare quel nome, non ci pensò un secondo, se la diede a gambe levate!
Pian piano la linfa vitale ricominciò a scorrere all'interno del nocciolo che in breve
tempo tornò ad essere degno del suo nome: verde, bello e pieno di frutti.
Fruttidoro fu per sempre riconoscente a Paolino il Ghirino e gli permise di costruire
la sua tana nella cavità ai piedi delle sue radici, regalandogli olio di nocciola e
tante noccioline per sopravvivere al lungo inverno.
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Il castagno e il fico
Un vecchio castagno vide, un giorno,
un uomo sopra un fico.
L'uomo piegava i rami verso di sé, ne staccava i frutti maturi, e li metteva uno dopo l'altro in
bocca, disfacendoli coi suoi duri denti.
E il castagno, con un lungo mormorio di fronde, disse:
O fico, quanto sei meno debitore di me verso madre natura! Lo vedi come mi ha fatto? Come ha
bene ordinato e protetto i miei dolci figlioli, vestendoli prima con una camicia sottile, sulla
quale ha posto una giacca di pelle dura e foderata? Ma non contenta di avermi beneficiato
così, essa ha costruito per loro una solida casetta, e sopra ci ha piantato tante acute e fitte
spine per difenderli dalle mani dell'uomo.
Nell'udir questo il fico, con tutti i suoi fichi, si mise a ridere, e dopo aver riso parecchio disse:
Ma lo conosci, tu, l'uomo? Egli è di tale ingegno da levarti lo stesso tutti i tuoi frutti. Armato
di pertiche, di bastoni e di sassi, egli percuote i tuoi rami, fa cascare i tuoi frutti, e quando
son caduti li calpesta o li schiaccia con le pietre per scacciarli dalla casetta ben munita di
spine; e i tuoi figlioli ne vengon fuori malconci, rotti e storpiati.
Io, invece, sono colto con delicatezza, sono toccato soltanto dalle mani.
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I viandanti e il platano
Giacchè dei viandanti, nella stagione dell'estate, intorno a mezzogiorno,
erano sfiniti dall'afa, non appena videro un platano, giunti sotto di
questo, si riposavano all'ombra. Alzato lo sguardo verso il platano, si
dissero l'un l'altro: 'O, quanto è inutile per gli uomini quest'albero privo
di frutti!'. E quello, prendendo la parola, replicò: ‘
O ingrati, pur approfittando anche ora del mio
utile servigio, mi chiamate con disprezzo inutile
e privo di frutti?'.
Così anche taluni tra gli uomini sono a tal punto
infelici che non si fidano del prossimo nemmeno
beneficiandone.
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Per ulteriori informazioni e approfondimenti
si veda il libro
“La storia degli alberi”
disponibile al seguente link:
http://www.provincia.asti.gov.it/il-sistemaqualita/archivio-formazionequalita/cat_view/476-agricoltura/816qualita/1047-storia-degli alberi
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