SOCIETA’
ITALIANA DI
DERMATOLOGIA
VETERINARIA
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....
Cremona, 11 marzo 2007
ATTI
Malattie cutanee indotte da virus nel
cane e nel gatto
1
SOCIETA’ ITALIANA DI DERMATOLOGIA VETERINARIA
11 MARZO 2007
PALAZZO TRECCHI, CREMONA
…………………………………………………………………..
SPONSOR PRINCIPALE
La SIDEV e’ grata allo sponsor ed alle ditte espositrici per la loro
presenza, ed alla SCIVAC per la collaborazione organizzativa e la
stampa degli atti
……………………..…………………………………………..
Edizione a cura di: R. Cerundolo
2
PROGRAMMA
Moderatore: Dr. Fabrizio Fabbrini
8.30
9.00
Registrazione
Classificazione e patogenesi delle malattie cutanee virali
F. Abramo
9.45
Approccio diagnostico: quadri clinici e diagnosi differenziali delle malattie
indotte da virus nel gatto
F. Scarampella
10.30
Approccio diagnostico: quadri clinici e diagnosi differenziali delle malattie
indotte da virus nel cane
C. Favrot
11.00
Pausa caffè
11.30
Aspetti clinici, metodi e problemi diagnostici delle infezioni da papillomavirus
nel cane e nel gatto
C. Favrot
12.30
Discussione
13.00
Pausa pranzo
14.30
Tecniche diagnostiche
F.Abramo
15.15
Terapia
F. Scarampella
15.45
Presentazione di casi clinici dei soci
17.30
Test di valutazione e apprendimento
3
INDICE
Classificazione e patogenesi delle malattie cutanee virali
Pag.
Approccio diagnostico: quadri clinici e diagnosi differenziali delle malattie
indotte da virus nel gatto
“
Approccio diagnostico: quadri clinici e diagnosi differenziali delle malattie
indotte da virus nel cane
“
Aspetti clinici, metodi e problemi diagnostici delle infezioni da papillomavirus
nel cane e nel gatto
“
Tecniche diagnostiche
“
Terapia
“
Un caso di dermatite virale da Poxvirus in un gatto
“
Papillomi “idiopatici” della mucosa peniena del cane
“
Un caso di dermatite facciale Herpetica nel gatto
“
Un caso di dermatite ulcerativa crostosa generalizzata da calicivirosi
“
4
UN CASO DI DERMATITE VIRALE DA POXVIRUS IN UN GATTO
Silvia Schiavi°, Antonella Vercelli*, Francesca Abramo#
° Via Gaeta 84 Udine; *Corso Traiano 99/d Torino; # Dipartimento di Patologia Animale, Università di Pisa
SEGNALAMENTO
Gatto comune europeo, maschio castrato di 8 anni di età, del peso di 7 kg.
ANAMNESI
Il gatto è affetto da FIV dall’età di 4 anni e sovrappeso. Il proprietario riferisce che 3
settimane prima il gatto era stato visitato per un problema cutaneo ed erano stati rilevati
dermatosi generalizzata, con alopecia e prurito, febbre (39,5 °C) e apatia. Per la presenza di
pulci e sospetta DAP era stato prescritto fipronil spot on ed enrofloxacina 5 mg /kg per 7 gg.
Il gatto veniva riportato alla visita in quanto le lesioni non erano migliorate e si evidenziavano
papule-pustole, ulcere e noduli cutanei nella zona dorsale. Venivano prescritti amoxicillina e
ac. clavulanico (22 mg/kg/bid) senza risultato e prednisone iniettabile sc per 3-4 gg per gestire
il prurito. Il gatto peggiorava e iniziavano sintomi respiratori con scolo nasale e ulcere orali.
VISITACLINICA
Alla visita clinica il gatto è febbrile (40,1 °C), abbattuto, dispnoico, ha mucose subitteriche,
ulcere linguali, scolo nasale e una cherato-congiuntivite bilaterale. Ad una radiografia “total
body” il polmone presenta broncopatia generalizzata. Nella zona dorsale, tra derma e
pannicolo si rileva pneumoderma. Da ecografia addominale e tiroidea
non emergono
elementi. Il mantello è normale, solo alcuni ciuffi di pelo sono conglomerati da croste. Il resto
della cute non è facilmente esplorabile ma dopo rasatura del dorso, nella zona in cui la cute è
crepitante si evidenziano lesioni policicliche con zone bluastre (necrosi) alternate a zone
bianche (edematose) e rosate (eritematose). Mancano le lesioni riportate dalla collega in
precedenza che o si sono risolte spontaneamente o sono evolute in necrosi.
QUADRO RIASSUNTIVO DEL PROBLEMA
Dermatite miliare evoluta in papulo-crostosa pruriginosa, dolorosa con risentimento generale.
DIAGNOSI DIFFERENZIALI.
Dermatite paraneoplastica (mastocitoma, carcinoma pancreatico, linfoma) dermatite virale da
Herpes, Calicivurs, poxvirus, Fiv
5
ESAMI COLLATERALI
Vengono eseguiti esami citologici per apposizione ma i preparati, colorati con Diff Quik®
mostrano solo materiale necrotico. Si eseguono biopsie per esame istopatologico, viene
prelevato un campione di sangue e il siero conservato a -20°C. Il gatto muore la notte stessa
per insufficienza respiratoria. Le indagini di seguito descritte porteranno ad una diagnosi solo
post-mortem. All’istologia le lesioni piu’ evidenti sono a carico dello strato epidermico. Nei
cheratinociti di epidermide e follicolo sono evidenziabili corpi inclusi eosinofilici
intracitoplasmatici, alcuni appaiono necrotici. Nel derma si rilevano stravasi ematici e
infiltrato interstiziale neutrofilico. Il quadro è compatibile con dermatite/follicolite virale da
pox virus. Poiché la presenza di corpi inclusi è fortemente suggestiva di infezione da poxvirus
ma la diagnosi si basa su indagini diagnostiche piu’ specifiche, parte del campione incluso in
paraffina viene utilizzato per microscopia elettronica. Le sezioni ultrafini consentono di
rilevare virioni riferibili ad Orthopoxvirus. Per dimostrare la presenza di anticorpi
antipoxvirus nel siero, questo viene utilizzato in una indagine di immunistochimica. La
metodica viene eseguita utilizzando come substrato una biopsia cutanea di un gatto con
infezione da poxvirus. Il risultato è negativo.
DISCUSSIONE
Le dermatiti virali nel gatto sono rare ma molto probabilmente1 sottodiagnosticate in quanto la
loro sintomatologia è subdola, spesso aspecifica e l’iter diagnostico complicato. Possono
presentarsi in forma acuta, subacuta, latente cronica, sia in pazienti giovani che anziani. Le
principali dermatiti virali feline (herpesvirus, poxvirus, calicivirus) hanno in comune lesioni
oculari, congiuntivali, dell’apparato respiratorio2, della cute e mucosa orale. Le aree del corpo
prevalentemente colpite sono il muso e gli arti, le lesioni sono spesso pruriginose e dolorose.
Numerose sono le diagnosi differenziali da prendere in considerazione, tra queste reazioni
avverse al cibo, atopia, reazione da farmaco, allergia alle pulci, CGE e neoplasie. Il vaiolo del
gatto è causato da un Orthopoxvirus, virus a DNA, molto resistente in ambiente esterno, che
viene trasmesso per via diretta gatto-gatto o gatto-roditore, per via oro-nasale3 o attraverso
lesioni di continuo. La caratteristica del virus del vaiolo e’ che, a differenza degli altri virus a
DNA, completa il suo ciclo replicativo nel citoplasma cellulare (caratteristica invece dei virus
a RNA) e questo spiega la presenza delle inclusioni eosinofiliche, i Corpi del Guarnieri. La
lesione iniziale solitamente cutanea si presenta come una papula-pustola ombelicata che
evolve in ulcera. In un secondo tempo il virus si moltiplica in sede cutanea o in sede orale e si
diffonde per via linfatica: il paziente si presenta allora con ipertermia, stanchezza, anoressia e
scialorrea. Le lesioni cutanee generalizzano con esantema e formazione di numerose pustole6
croste su tutto il corpo spesso accompagnate da intenso prurito. In alcuni soggetti si associano
sintomi respiratori e febbre (oltre i 39 °C). Di solito in 3-8 settimane la sintomatologia
regredisce e il soggetto guarisce; le lesioni cutanee possono lasciare piccole cicatrici cutanee.
La maggior parte dei casi riportati4,5 riguardano gatti cacciatori, gatti outdoor, considerati
possibili pazienti a rischio; in questo caso il contagio avviene in seguito a traumi, morsi o
graffi. Nel caso descritto il gatto non era cacciatore, viveva indoor ma si spostava in camper
con i proprietari durante l’anno. I campeggi marini nel periodo autunnale sono abitati da
piccoli mammiferi roditori e gatti
randagi e questo habitat potrebbe aver favorito la
condizione di contagio. La sintomatologia respiratoria e il malessere generale avevano fatto
ipotizzare una forma virale polmonare complicata in un paziente FIV +, il soggetto era stato
infatti riferito alla visita in uno stadio acuto della malattia già con importante risentimento
sistemico. L’infezione da pox virus induce una necrosi massiva del derma e dell’epidermide.
L’assenza di un infiltrato massivo neutrofilico potrebbe essere dovuta ad una fase molto acuta
conseguente alla viremia. La presenza di “nuclear dust” è compatibile con coinvolgimento
vasculopatico ischemico probabilmente associato alla viremia. Il risultato negativo
all’indagine IIC potrebbe essere considerato come assenza di titolo anticorpale dovuto alla
fase viremica in un paziente Fiv+.
E’ importante ricordare che il gatto infetto deve essere tenuto confinato fino alla guarigione
per evitare il contagio con gli umani 6,7. Non sono previsti ,dal manuale di polizia veterinaria,
predisposizioni particolari in merito al poxvirus felino
RINGRAZIAMENTI
Voglio ringraziare i colleghi Dott.essa Elisabetta Romanelli e Dott. Sergio Fabbro per
avermi riferito il caso e aver mantenuto i contatti con i riluttanti proprietari del gatto
BIBLIOGRAFIA
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7
PAPILLOMI “IDIOPATICI” DELLA MUCOSA PENIENA DEL CANE
Luisa Cornegliani§, Antonella Vercelli§, Francesca Abramo*
Ambulatorio Veterinario Associato (AVA), Torino; *Università of Pisa.
§
INTRODUZIONE
I papillomi, nei cani, sono neoformazioni generalmente benigne della cute o delle mucose. I
papillomi squamosi non mostrano alterazioni istologiche riconducibili ad infezioni virali e
queste ultime possono essere definitivamente escluse tramite l’ausilio di microscopia
elettronica, immunoistochimica e PCR. A nostra conoscenza i papillomi squamosi della
mucosa del pene nel cane non sono stati ancora descritti. Per tale motivo si è eseguito uno
studio retrospettivo su queste neoformazioni mucosali cercando il Papillomavirus nei
campioni senza evidenza istologica di tale infezione.
MATERIALI E METODI
Si è eseguita una ricerca, con computer, nell'archivio del servizio di patologia AVA (dal 1998
al 2005), usando le parole chiave: papilloma squamoso, mucosa peniena, cane. Sono stati
selezionati 10 casi, escludendo tutti quelli senza informazioni ed evoluzione clinica. Ogni
campione istologico è stato rivalutato e nuovamente colorato con ematossilina eosina (EE),
PAS e Ziehl-Neelsen. L’immunoistochimica per la ricerca di Papillomavirus si effettuava con
metodo streptavidina-biotina perossidasi usando un policlonale di coniglio anti BPV-1
(Papillomavirus bovino). Si amplificava il frammento 715bp (proteina L1 del capside virale
del Papillomavirus) per la PCR impiegando i primer 5’ GACCCTAACAATTTTGCATTTG
3’ ed r- 5’–CGCTGGATCCAGTAAGGCC–3’.
RISULTATI
L’analisi dei casi consentiva di selezionare 10 cani, d’età compresa tra 6 e 13 anni, di diverse
razze: tre Pechinesi, due Yorkshire terrier, un Boxer, uno Spitz, uno Schnauzer gigante, un
Bracco Italiano ed un meticcio. Tutti i cani erano in buone condizioni fisiche, ma mostravano
un prepuzio aumentato di dimensioni contenente una massa a forma di cavolfiore, consistenza
cerebroide, facilmente sanguinante alla manipolazione, emergente dalla mucosa del pene e
delle dimensioni da 2 a 8 cm di diametro. Le cartelle riportavano disuria e leccamento dei
genitali in due cani, ma tutti i valori ematologici (emocromocitometrico e profilo biochimico)
e l’esame delle urine erano nei valori di riferimento. Le sezioni istopatologiche delle
neoplasie, allestite con EE, PAS e ZN, non mostravano alcun microrganismo o corpo
estraneo. Le masse erano rappresentate da espansioni dell’epidermide con “rete ridges” estese
verso la periferia della massa. Effetti citopatici e/o degenerazione balloniforme erano assenti.
8
La PCR e l’immunoistochimica erano negative per la ricerca di Papillomavirus. La diagnosi
morfologica di tutte le masse era di papilloma squamoso “idiopatico” della mucosa del pene.
DISCUSSIONE
La classificazione di WHO divide queste neoformazioni in papillomi e papillomi inversi,
d’origine virale e generalmente delle dimensioni di circa 2 cm in diametro, ed in papillomi
squamosi, riconducibili a lesioni “simil-tumorali”, non indotte da virus e del diametro di 1-5
mm (2). I papillomi da noi segnalati sembrano secondari a reazioni aspecifiche o non
identificabili: tutti i pazienti non erano usati per la riproduzione, nessuno viveva in ambiente
rurale o aveva attività agonistica/sportiva. Tuttavia le dimensioni da 2 a 8 cm di diametro sono
molto dissimili da quelle riportate dal WHO per questo tipo di neoformazione. Una possibile
causa per tali dimensioni può esser secondaria all’età dei cani ed ad una tardiva diagnosi, vista
la completa assenza di sintomi specifici (1,3,4). Di fatto, il motivo della visita, riportata
nell’anamnesi, era solo un aumento delle dimensioni del prepuzio ed in 2 casi un eccessivo
leccamento dei genitali esterni. Per altro le condizioni generali erano buone in tutti i pazienti.
Singolare anche il riscontro delle lesioni solo in animali di sesso maschile. Gli esami specifici,
PCR ed immunoistochimica sono stati impiegati per escludere la causa virale, anche se già
istologicamente non erano presenti alterazioni riconducibili ad un effetto citopatico virale. La
scelta del frammento 715bp per la PCR dovrebbe aver garantito una scarsa possibilità di falsi
negativi: esso identifica la proteina L1 del capside comune a tutti i Papillomavirus. Per quanto
riguarda l’immunoistochimica, invece, tale specificità non c’è essendo stata utilizzato un anti
BPV-1, utile per l’identificazione del Papillomavirus bovino. Tuttavia questo ha consentito di
escludere una delle cause principali di papillomatosi nel cane, che è secondaria proprio
all’infezione da BPV-1. Gli autori non sono riusciti a trovare una spiegazione scientifica
all’insorgere dei papillomi squamosi ed ulteriori studi in merito dovrebbero essere effettuati.
BIBLIOGRAFIA
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Favrot C, Zaugg N, Nespeca G, Hauser B, Ackerman M. Detection of novel papillomaviruses in canine
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Nicholls PK, Stanley MA. Canine papillomavirus: a centenary review. Journal of Comparative
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Questo lavoro è stato presentato al congresso annuale ECVD-ESVD di Lisbona, Settembre 2006.
9
UN CASO DI DERMATITE FACCIALE HERPETICA NEL GATTO
Antonella Vercelli; Luisa Cornegliani.
Ambulatorio Veterinario Associato (AVA), Torino.
SEGNALAMENTO
Gatto, comune europeo, maschio sterilizzato, 12 anni, 4 kg di peso.
ANAMNESI
Il gatto era sottoposto ad una regolare profilassi vaccinale ed antiparassitaria; era alimentato
con dieta industriale e casalinga. L’animale aveva accesso al giardino di casa ed era FeLV
positivo, ma asintomatico da sempre. Da circa tre mesi era presente una lesione sul dorso del
naso eritematosa, ulcerativa e crostosa. Alla pregressa terapia cortisonica sistemica con
prednisone 1 mg/kg/q24h, eseguita negli ultimi 30 giorni dal medico curante, seguiva un
peggioramento delle lesioni dermatologiche e comparsa di epifora e blefarospasmo all’occhio
sinistro. Veniva richiesta una visita di consulto sia dermatologico sia oftalmologico.
QUADRO CLINICO
L’EOG era nella norma. Le lesioni osservabili erano rappresentate da: un’area erosiva
ulcerativa crostosa del tartufo e del dorso del naso, blefarite ulcerativa sul canto mediale,
lesione ulcerativa corneale e cheratite superficiale cronica.
QUADRO RIASSUNTIVO DEI PROBLEMI
Dermatite ulcerativa e crostosa facciale e del tartufo; Blefarite ulcerativa e cheratite
ulcerativa.
DIAGNOSI DIFFERENZIALI
Dermatologiche
Oftalmologiche
Tumore squamocellulare; infezione virale Infezione virale (Herpesvirus e Calicivirus);
(Herpesvirus e Calicivirus); Demodicosi; Cheratite eosinofilica (idiopatica o virale);
CGE;
malattia
immunitaria;
infezione Ulcera indolente idiopatica con cheratite
micotica (Criptococcosi); agenti chimico- secondaria
fisici
ESAMI COLLATERALI
L’esame tricoscopico e lo scotch test erano positivi per la ricerca di Demodex sp.; l’esame
colturale micologico e la lampada di Wood erano negativi per miceti. L’esame citologico
dalla lesione ulcerativa facciale evidenziava un quadro di flogosi purulenta ed eosinofilica,
10
mentre quello corneo-congiuntivale mostrava una popolazione granulocitaria prevalentemente
eosinofilica. Previa terapia antibiotica con marbofloxacina, 2 mg/kg/q24h per 7 giorni, si
eseguiva l’esame bioptico delle aree facciali. Istologicamente si osservava flogosi diffusa
eosinofilica con aree di follicolite necrotizzante e marginazione della cromatina nucleare,
compatibile con effetto citopatico virale. Le PCR su campione istologico cutaneo e su
tampone congiuntivale erano entrambe positive per Herpesvirus (FHV1).
DIAGNOSI
Ulcera indolente con cheratite eosinofilica e dermatite ulcerativa da Herpesvirus associata a
demodicosi.
TERAPIA
Si continuava la somministrazione orale di Marbofloxacina 2 mg/kg/q24h per altre 3
settimane associata ad Interferone alfa 60 UI/kg/q24h/os per 1 mese. Nell’occhio si applicava
Idossiuridina e Tobramicina gocce q6h fino al controllo. Non si eseguivano terapie per la
demodicosi.
EVOLUZIONE CLINICA
A distanza di un mese si rilevava il miglioramento delle lesioni, nonostante la persistenza
della demodicosi. Il proprietario segnalava disoressia e diarrea, con deperimento. Per tale
motivo si richiedeva una visita specialistica internistica. L’ecografia addominale mostrava
aumento dei linfonodi meseraici con fegato disomogeneo. Le indagini citologiche erano
suggestive di linfoma sistemico. Alla richiesta di ulteriori indagini clinico strumentali il
proprietario optava per l’eutanasia.
DISCUSSIONE
L’FHV1 è un DNA virus che causa principalmente rinotracheite, stomatite e cheratite; le
alterazioni dermatologiche sono occasionalmente associate a problemi oculari. Il prurito è
generalmente moderato o assente e secondario ad infezioni batteriche. La dermatite ulcerativa
da Herpesvirus ha aspetti istologicamente simili alle dermatiti eosinofiliche; il controllo delle
infezioni secondarie può determinare risoluzione spontanea, ma le recidive sono frequenti. La
cheratite eosinofilica virale necessita di terapia protratta con antivirali (1-3). Nel caso
descritto, la demodicosi non è stata trattata in quanto ritenuta secondaria o alla
somministrazione di steroidi o alla malattia virale. In medicina veterinaria negli ultimi anni
sono stati sviluppati antivirali specie specifici (es. interferone omega), ma in questo caso, si è
utilizzato interferone alfa per contenere i costi (3). La breve durata della terapia non consente
11
di valutare l’efficacia dei farmaci scelti. Nel caso preso in esame la concomitante presenza di
FeLV ha favorito lo sviluppo del linfoma sistemico.
BIBLIOGRAFIA
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Gross TL, Ihrke PJ, Walder EJ, Affolter VK: Skin diseases of the dog and cat. Blackwell ed. 2005.
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Proceedings of the 21° annual congress of the ESVD-ECVD, Lisbon Portugal 7-9 September 2006:
a. Favrot C, Guaguère E: Why I put it in my differential: differential diagnosis of feline viral
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b. Clark EG: viral skin infections: macroscopic and microscopic lesions, 46-49.
c. Guaguère E: treatment of feline herpes virus infection, 56-58.
12
UN CASO DI DERMATITE ULCERATIVA-CROSTOSA
GENERALIZZATA DA CALICIVIROSI
Luigi Bomben, Francesca Abramo*
Libero Professionista, Clinica Veterinaria Madonna di Rosa, San Vito al Tagliamento (PN)
*Dipartimento di Patologia Animale – Università di Pisa
SEGNALAMENTO
Gigio, gatto, comune europeo, maschio sterilizzato, 2 anni di età.
ANAMNESI
Il gatto vive in condizioni di semirandagismo, non segue profilassi di alcun genere e litiga
spesso con altri gatti. Da 4 gg è abbattuto e presenta una dermatite crostosa generalizzata.
ESAME OBIETTIVO GENERALE
Decadimento delle condizioni generali, febbre (40.3°C).
ESAME DERMATOLOGICO
Lesioni papulo-crostose su tutta la superficie corporea, piu’ evidenti su testa, collo e parte
anteriore del corpo, rotondeggianti, erose, ulcerate ed essudatizie, talvolta confluenti in croste
emorragiche. Disepitelizzazioni focali sul dorso della lingua, palato e labbra; polpastrelli
secchi ed esfoliati. Presenza di cerume abbondante e di colore nerastro.
QUADRO RIASSUNTIVO DEL PROBLEMA
Dermatite ulcerativa-crostosa generalizzata. Otite.
DIAGNOSI DIFFERENZIALI
Diagnosi differenziali: ectoparassitosi (demodicosi, otite parassitaria da Otodectes cynotis),
infezioni cutanee da batteri atipici (nocardiosi, attinomicosi) e funghi (criptococcosi,
sporotricosi, istoplasmosi), malattie su base autoimmune (lupus eritematoso, pemfigo volgare
e pemfigoide bolloso), malattie immunomediate (reazione da farmaco, EM/TEN), malattie
virali (Pox/Herpes/Calicivirus etc.) e neoplasie (carcinoma, linfoma epiteliotropo).
ESAMI COLLATERALI
Emogramma, biochimico ed urine nella norma ed i test per FeLV e FIV risultano negativi.
13
ESAMI DERMATOLOGICI DI BASE
I raschiati cutanei e l’esame microscopico del pelo risultano negativi. L’esame citologico per
apposizione dalle ulcere dopo sollevamento della crosta, fa rilevare una popolazione
infiammatoria con neutrofili ipersegmentati e non degenerati, rari eosinofili e assenza di
agenti eziologici. L’esame del cerume mostra la presenza di acari (Otodectes cynotis).
ESAME ISTOLOGICO
L’esame istologico delle lesioni papulo-crostose-ulcerate mostra che lo strato epidermico e’
iperplastico, cheratosico, con croste sierocellulari ed evidente scompaginamento dello strato
spinoso. I cheratinociti mostrano citoplasma ampio e vitreo. Le lesioni sopra descritte sono
presenti anche nella porzione infundibolare della parete follicolare. Un’indagine
immunoistochimica (IIC) con anticorpo monoclonale anti FCV consente di rilevare una
positività nucleare in alcuni cheratinociti dello strato sia basale che spinoso. Il quadro è
compatibile con dermatite virale da Calicivirus.
DIAGNOSI
Dermatite ulcerativo-crostosa generalizzata da Calicivirus.
TERAPIA
Amoxicillina ed acido clavulanico (15 mg/kg/bid per os per 15 gg.), disinfezione locale con
soluzione di clorexidina allo 0,5% e toccature delle lesioni orali con H2O2.
EVOLUZIONE CLINICA
Il decorso della malattia è rapido e benigno e a distanza di 20 giorni il gatto puo’ considerarsi
guarito. Il proprietario riferisce che a 5 giorni dalla prima visita, anche il gatto convivente,
comincia a mostrare segni di malessere generale ed un corredo di sintomi sistemici e cutanei
del tutto sovrapponibili a quello del gatto oggetto del nostro studio.
DISCUSSIONE
Numerose sono le infezioni virali del gatto che possono dare interessamento cutaneo, tra
queste quelle da Poxvirus sono ritenute le più frequenti. Lesioni cutanee sono riportate
sporadicamente anche in corso di infezione da retrovirus, papillomavirus, coronavirus ed
herpesvirus. In alcuni casi le lesioni cutanee possono essere indotte anche indirettamente
(vasculopatie, deposito da immunocomplessi, ed infezioni opportunistiche secondarie).(1-4)
Ancor piu’ rare sono le segnalazioni bibliografiche di lesioni dermatologiche indotte dal
calicivirus, lesioni che inizialmente appaiono come vescicole e papule e che poi evolvono in
14
croste, erosioni ed ulcerazioni. La loro distribuzione è confinata prevalentemente alla testa ed
al collo, con tendenza successiva a generalizzare. I sintomi sono spesso associati a erosioni
della mucosa orale (soprattutto dorso della lingua e palato) ed ai polpastrelli. Quasi sempre
viene descritto un concomitante coinvolgimento delle prime vie respiratorie con sintomi di
rinotracheite e congiuntivite.(5,6)
Il raggiungimento di una diagnosi di malattia virale specifica è solitamente difficoltoso.
Fenomeni di cross reattività e falsi positivi possono caratterizzare i test sierologici. Sia
l’isolamento virale che le indagini di PCR e ME prevedono la disponibilità di laboratori
altamente specializzati e vi possono essere difficoltà di conservabilità dei campioni da
inviare.(7) L’esame istologico puo’ risultare “non diagnostico” in assenza di campionamento
multiplo. In caso di calicivirosi inoltre l’infezione non è caratterizzata dalla presenza di corpi
inclusi e, anche se alcune alterazioni cheratinocitarie possono indurre a sospettare
un’eziologia virale, solo un’indagine di immunoistochimica o ME possono consentire una
diagnosi certa. Nel nostro caso la positività nucleare è stata interpretata come reale positività
al Calicivirus. Solitamente i virus a RNA a catena singola prevedono una replicazione
citoplasmatica, ma è già riportata in letteratura la presenza di aggregati paracristallini di
virioni in nuclei di cheratinociti di gatti con infezione virulenta-sistemica da un particolare
ceppo di FCV.(8)
In conclusione gli autori descrivono un caso di dermatite virale in un gatto in cui la tipologia e
distribuzione delle lesioni cliniche, le caratteristiche istopatologiche e i risultati dell’indagine
immunoistochimica sono particolarmente suggestivi di calicivirosi. Il sospetto troverebbe
conferma anche nella natura contagiosa della malattia visto che il gatto convivente ha
sviluppato quasi contemporaneamente lo stesso decorso clinico.
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