Venere è il secondo pianeta del Sistema Solare in

Venere
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Mercoledì 21 Aprile 2010 17:58 - Ultimo aggiornamento Venerdì 30 Aprile 2010 17:27
Venere è il secondo pianeta del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole, la sua
atmosfera ha una composizione tale da riflettere circa il 70 per cento della luce solare e la
distanza a cui si trova da noi non è mai eccessiva, quindi quando risulta osservabile
nel cielo, se si escludono il Sole e la Luna, è l’oggetto più luminoso
e in condizioni veramente eccezionali è visibile addirittura di giorno.
Per l’osservazione, poiché il pianeta si trova sempre nelle vicinanze del Sole, che con la propria
luminosità lo rende difficilmente visibile di giorno, è invece molto brillante, ha l’aspetto di una
stella lucentissima di colore giallo-biancastro, subito dopo il tramonto sull’orizzonte ad ovest
oppure poco prima dell’alba verso est, per questo conserva quindi i due nomi di Lucifero
(stella del mattino)
e di Vespero (stella della sera)
, ma già gli antichi avevano stabilito che Lucifero e Vespero erano lo stesso pianeta.
Per questo pianeta, il fenomeno più interessante che si possa osservare (anche con un
piccolo binocolo) è quello delle fasi; un fenomeno che ha avuto grande importanza,
anche per l’affermarsi della teoria copernicana
. Infatti, Copernico aveva
scritto che se l’occhio dell’uomo fosse stato più potente si sarebbero potute vedere le fasi di
Venere (naturalmente nel caso che la teoria eliocentrica fosse esatta); con il suo cannocchiale
Galilei riuscì a rendere più potente l’occhio umano e osservò per primo le fasi di Venere, simili a
quelle della Luna.
Dalle osservazioni di Venere, Galilei ricavò la conferma che le rotazioni dei pianeti
avvengono attorno al Sole, come sosteneva Copernico e non attorno alla Terra. Ma
siccome questa convinzione contraddiceva le Sacre Scritture, lo scienziato non osò rivelare la
sua scoperta: secondo la dotta usanza dei tempi, la affidò a un incomprensibile rompicapo
scritto in latino: «Mater Amorum aemulatur Cinthyae figuras». Che vuol dire: «La madre degli
amori (cioè Venere) imita le forme di Cinzia (cioè la Luna)». E per di più, da questa frase, ricavò
un anagramma: «Haec immatura a me frustra leguntur oy» (Queste cose premature sono da
me dette invano), in polemica con i suoi nemici che, più tardi, lo avrebbero costretto all’abiura
davanti al Tribunale dell’Inquisizione.
La differenza principale fra le fasi lunari e quelle di Venere sta nelle dimensioni apparenti del
disco, che restano su per giù le stesse per la Luna mentre cambiano molto sensibilmente nel
caso di Venere. La Luna gira, infatti, intorno alla Terra restando all’incirca sempre alla
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medesima distanza e il suo disco conserva grosso modo le stesse dimensioni dal novilunio al
plenilunio. Venere, invece, rivolge verso di noi l’emisfero non illuminato (fase «nuova») quando
si trova fra il Sole e la Terra, a una distanza di circa 42 milioni di chilometri da noi, e l’emisfero
completamente illuminato (fase «piena») quando si trova al di là del Sole, allineata sulla
congiungente Terra-Sole, ma a una distanza di circa 258 milioni di chilometri da noi. Nel primo
caso il disco di Venere ci apparirà pertanto 6 volte più grande che nel secondo; naturalmente in
tutte le fasi intermedie il disco, più o meno illuminato, assumerà dimensioni apparenti comprese
fra quella massima e quella minima.
Un piccolo binocolo moderno è in genere migliore del cannocchiale che Galilei si era costruito
con le sue mani, tuttavia, non si deve pensare che sia facilissimo osservare le fasi di Venere;
conviene compiere le prime esperienze nelle sere in cui il pianeta sta riavvicinandosi al Sole
(dopo che lo si è visto splendere per molte sere) e tramonta circa un’ora dopo il Sole; allora lo si
vedrà ridotto a una falce piuttosto sottile. Questi momenti favorevoli non sono in realtà molto
frequenti, capitano soltanto ogni 19 mesi per la semplice ragione che la Terra e Venere girano
con velocità diverse intorno al Sole. Se a un certo momento Sole, Venere e Terra si trovano
allineati in questo ordine su una retta (e in tali condizioni Venere sarà praticamente invisibile),
dopo 224 giorni Venere sarà tornata nello stesso punto della sua orbita, ma la Terra avrà
percorso un po’ meno di due terzi del suo cammino intorno al Sole; dopo altri 224 giorni Venere
avrà compiuto un altro giro completo, ma la Terra sarà già passata per il punto in cui si era
verificato l’allineamento iniziale; Venere inizierà allora una specie di inseguimento e dopo altri
136 giorni verrà a interporsi fra Terra e Sole sulla retta che li congiunge; soltanto allora
torneranno a riprodursi le condizioni da cui i tre astri erano partiti.
Dalla Terra con i telescopi possiamo vedere soltanto gli strati più esterni dell’atmosfera
che circonda Venere, dopo le numerose ricerche compiute da Terra (analisi spettroscopiche e
osservazioni nell’ultravioletto e in qualche zona dell’infrarosso), è stata studiata dalle sonde
spaziali. Le diverse teorie costruite partendo dai pochi dati raccolti dalla Terra avevano già
fornito indicazioni importanti; ma non sempre i risultati numerici previsti corrispondevano alla
realtà. Per esempio, gli astronomi pensavano che l’atmosfera di Venere fosse molto densa e di
notevole spessore e di conseguenza avevano supposto che si dovesse produrre un «effetto
serra» e cioè che l’atmosfera, oltre a riflettere una notevole quantità di luce solare, assorbisse le
radiazioni del Sole e non le lasciasse poi sfuggire nello spazio. L’effetto serra si produce
veramente nell’atmosfera del pianeta (circa il 20 per cento della radiazione solare resta
intrappolata), ma i calcoli degli astronomi erano sbagliati per difetto, nessuno aveva osato
valutare in oltre 460 gradi centigradi la temperatura (e in 92 atmosfere la pressione) al suolo di
Venere. Questi sono i valori misurati dalle sonde penetrate attraverso l’atmosfera del pianeta
fino a toccarne la superficie.
Basta considerare i valori suddetti per comprendere come mai le prime sonde sovietiche scese
verso il suolo di Venere siano riuscite a trasmettere soltanto per pochi minuti le informazioni
raccolte, le apparecchiature non erano state costruite per resistere a simili condizioni. La
composizione dell’atmosfera di Venere è ben diversa da quella terrestre: L’anidride carbonica è
di gran lunga la sostanza più abbondante, perché costituisce il 97 per cento dell’atmosfera
venusiana. Il restante 3 per cento è costituito principalmente da ossido di carbonio, con una
minima presenza di acqua e di elementi (idrogeno, ossigeno, zolfo, fluoro, cloro, ecc.), che si
presentano combinati a formare alcuni acidi (solforico, cloridrico, fluoridrico, ecc.) molto
corrosivi; è probabile che le sonde penetrate nell’atmosfera abbiano avuto vita breve anche per
questo motivo. Un vento impetuoso trascina gli strati più esterni dell’atmosfera di Venere,
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all’equatore le nubi di anidride carbonica vengono trasportate dal vento alla velocità di 360
chilometri orari e in pochi giorni (forse quattro) fanno un giro completo del pianeta.
Scendendo però attraverso l’atmosfera verso i l suolo, la densità aumenta e la velocità del
vento manifesta una diminuzione molto sensibile, tanto che vicino alla superficie di Venere si
riduce a una decina di chilometri all’ora. Le nubi più esterne hanno un aspetto tondeggiante
nella zona equatoriale, quasi certamente prodotto da correnti calde ascensionali: è abbastanza
logica la similitudine con le nubi temporalesche che in estate si innalzano e sembrano gonfiarsi
nell’atmosfera terrestre. Verso i poli, invece, le nubi di Venere appaiono come stirate e
allungate in strisce biancheggianti.
In generale, visto al telescopio, il pianeta appare giallastro, con qualche macchia più
scura che si deforma in periodi abbastanza brevi.
Un problema appassionante, che ha impegnato gli astronomi a partire dagli anni sessanta, è
quello della rotazione di Venere sul proprio asse. Le misure effettuate dalle sonde portavano a
ipotesi diverse, anche perché l’atmosfera del pianeta ruota rapidamente senza che esista un
satellite naturale
in grado di provocare una consistente marea atmosferica, e quindi si pensava che fosse il globo
planetario a trascinare l’atmosfera. Le prime misure effettuate con il radar, i cui impulsi riescono
a penetrare la spessa e densa coltre di nubi e vengono poi captati dopo la riflessione sulla
superficie solida di Venere, fornivano per il periodo di rotazione un valore che sembrava
inammissibile: 243 giorni. Di conseguenza, si doveva concludere che Venere fa più presto a
descrivere un’orbita intorno al Sole (la rivoluzione si compie in 224 giorni) che a ruotare su se
stesso. Ebbene, i l valore del periodo di rotazione è ormai confermato, ed è sicuro cheVenere
ruota sul proprio asse in senso contrario a quello della Terra
.
Le indagini con il radar, che già avevano fornito le prime mappe del suolo venusiano nel 1983
grazie alle sonde russe Venera, hanno ricevuto nuovo impulso dalla sonda americana
Magellano (1990) e quella europea Venus Express (2006).
Sono stati «visti» vulcani in attività che emettono fiumi di lava, montagne e altopiani che
s’innalzano di alcuni chilometri sopra le regioni circostanti. Restano ancora poche, invece, le
vere fotografie riprese direttamente dalle sonde discese fino al suolo di Venere.
Infine alcuni dati tecnici su Venere
Diametro medio: 12.103,7 km
Distanza media dal sole: 108.200.000 km
Tempo di rivoluzione intorno al sole: 224,7 giorni
Tempo di rotazione: 243 giorni
Temperatura media: 464°C
Pressione atmosferica: 92 bar
Massima magnitudine apparente: -4,6
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N.B. - Precisiamo che il nostro è soltanto un hobby, e pertanto siamo soggetti a commettere
degli errori.
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