Copertina Il panorama musicale italiano degli anni '70 risulta estremamente ricco. In questo periodo emergono alcuni dei gruppi storici della nostra canzone, che godono tutt'oggi di grande successo. Primi fra tutti “I Nomadi”. Il gruppo fa i suoi esordi nel 1963 ed ottiene i primi successi verso la metà degli anni '60. Ma è a partire dagli anni '70 che raggiungono l'apice della popolarità. Nel 1972 esce l'album che contiene la storica “Io vagabondo”. Le canzoni dei Nomadi conquistano una vasta fetta di pubblico, anche grazie all'impegno sociale assunto dal gruppo fin dagli esordi. Con la loro musica, i Nomadi si fanno portavoce del malessere di una gioventù turbata da una società dominata dall’ipocrisia e dal falso perbenismo. Gli anni '70 sono un periodo magico anche per un altro gruppo storico della musica italiana: i Pooh. Come nel caso dei Nomadi, anche l'esordio dei Pooh risale agli anni '60, ma il colpo grosso del gruppo si ha nel 1971, con la canzone Tanta voglia di lei. Il brano raggiunge il primo posto delle hit-parade e ottiene il disco d'oro. Da quel momento la storia del gruppo è segnata da una carrellata di successi. I Pooh conoscono, comunque, momenti di crisi. Nel 1973, uno dei membri più amati dal pubblico, Riccardo Fogli, abbandona il gruppo per dedicarsi alla carriera di solista. Il gruppo continua, in ogni caso, ad essere amato dal grande pubblico fino alla più recente attualità. Panorama Nella musica italiana degli anni '70, c'è spazio anche per i solisti. Umberto Tozzi ottiene i suoi primi grandi successi proprio in questo periodo. Il tormentone estivo e non solo- del 1977 è il famoso brano Ti amo, che resta al numero 1 delle classifiche, senza interruzioni, dal 23 luglio al 22 ottobre. Un successo dovuto anche alla particolare impostazione della canzone, in cui la ripetizione a raffica del titolo, unita al particolare arrangiamento dal respiro melodico creano un’atmosfera ritmica non comune nel pop italiano dei tempi. Tozzi è del resto un'artista dal gusto americano, come dimostra il successo ottenuto negli Stati Uniti dal brano Gloria. La musica italiana degli anni '70 vede gli esordi di un altro grande: Claudio Baglioni, che nel 1972 conquista le classifiche con la canzone Questo piccolo grande amore. Da quel momento Baglioni è etichettato con il titolo di cantante d'amore che gli va un po' stretto. Il desiderio di Baglioni, con quella canzone, è, infatti, distaccarsi dalla tradizionale maniera di trattare l'amore tipica della musica melodica italiana. Il cantautore vuole analizzare più da vicino i sentimenti, parlarne in modo adulto e conquistare anche quel pubblico abituato ad isolarsi in canzoni politicizzate. Di certo si sa che da quel magico 1972, il successo di Baglioni è continuato fino ai giorni nostri. A lui si devono canzoni indimenticabili, che hanno commosso e fatto innamorare intere generazioni. E tu, Sabato Pomeriggio, E tu come stai, sono alcuni tra i brani che il cantautore incide negli anni '70, segnando il suo successo e il panorama della musica italiana. Solisti Negli anni 70 emerge una nuova generazione di cantautori Mentre i complessi esauriscono in pochi anni la loro carica innovativa, i cantautori affermatisi negli anni sessanta riescono a lasciare un segno più duraturo, influenzando le generazioni successive di musicisti. Durante gli anni settanta si afferma un nuovo gruppo di cantautori primo fra tutti Lucio Battisti, il quale ottiene un grandissimo successo anche grazie alla collaborazione del paroliere Mogol. A Roma emergono Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Riccardo Cocciante, Claudio Baglioni, Renato Zero e Rino Gaetano. Roma …..a Milano Eugenio Finardi e Roberto Vecchioni…. ….a Napoli Edoardo Bennato e Pino Daniele… Milano …a Bologna Lucio Dalla e Francesco Guccini… …a Genova Ivano Fossati… Bologna Genova e Sicilia ..e infine, in Sicilia, Franco Battiato. Ciascuno di loro sviluppa uno stile personale e originali contaminazioni con il jazz e il folk ma soprattutto questa generazione di cantautori si distingue dalla precedente perché attribuisce maggiore importanza alla musica, utilizza molti strumenti diversi (non più soltanto la chitarra) e arricchisce le proprie melodie con raffinati arrangiamenti. Dal “Beat” al “Progressive” Il panorama musicale italiano degli anni '60 presentava alcune differenze importanti rispetto a quello inglese o statunitense. Mentre all'estero il rock and roll lasciava il posto al rock e ai suoi sottogeneri (per esempio hard rock, rock psichedelico, e persino ai primi accenni di heavy metal), il pubblico italiano era più legato alla musica folk e al beat, e di conseguenza il rock nel senso britannico e statunitense non era preso come riferimento (se non sporadicamente) dagli artisti italiani. Il rock progressivo costituì un'importante eccezione a questa regola. I primi gruppi “progressive” italiani iniziarono ad esprimersi intorno al 1970, quasi contemporaneamente ai primi gruppi britannici. In effetti, seppure con qualche variante, parte della musica italiana era allineata con le tendenze evolutive d'oltremanica; già negli ultimi anni 1960 si stava sperimentando anche in Italia con le nuove idee del rock psichedelico, dell'art rock e via dicendo. Se gran parte dei gruppi “progressive” italiani presero ampiamente spunto dall'emergente movimento britannico, in alcuni casi replicandone in modo evidente lo stile, in altri casi gli album d'esordio delle band italiane mostrano chiaramente il loro specifico debito nei confronti del beat. Analogamente, alcuni artisti “progressive” italiani erano molto legati alla tradizione della musica italiana e del cantautorato; due esempi ben noti sono Alan Sorrenti e Franco Battiato. Il 10 ottobre 1970 si tenne alle Terme di Caracalla, a Roma, un celebre festival pop. La massiccia presenza di artisti “progressive” al festival dimostra le dimensioni che il fenomeno “progressive” stata già assumendo in Italia. Tra i gruppi che si presentarono al grande pubblico in quell’occasione, si possono citare i New Trolls e l'esordiente Banco del Mutuo Soccorso. Sorrenti e New Trolls Altri festival si susseguirono in quegli anni. Parallelamente ai festival prendeva vita una rete di riviste e trasmissioni radiofoniche dedicate. Si possono citare in questo senso la celebre testata Ciao 2001… Ciao 2001 ….e la trasmissione radio di Renzo Arbore, Per voi giovani. La maggior parte dei gruppi di “progressive” italiano esordì nella prima metà degli anni '70. La loro produzione appare di solito molto influenzata dal “progressive” britannico, e soprattutto dal rock sinfonico. I gruppi italiani riprodussero in sostanza tutti gli stilemi del rock sinfonico britannico: brani lunghi e strutturati (suite), concept album, testi ricercati con frequenti riferimenti alla mitologia, alla fantasy e al fantastico, contaminazione con la musica classica e grande enfasi sulle tastiere (che spaziano dal clavicembalo al moog e al mellotron), soluzioni ritmiche complesse, e via dicendo. Fra le principali influenze si possono citare i Genesis, i King Crimson e gli Emerson, Lake & Palmer. Le influenze del “Prog” Ancora altre influenze si trovano in artisti atipici come Angelo Branduardi, la cui opera (non sempre classificata come “progressive”) trae spunto dalla tradizione del folk celtico e della musica medioevale. Come all'estero, anche in Italia il “progressive” classico conobbe il proprio declino alla fine degli anni '70 e oggi è ricordato solo dagli appassionati del genere. Branduardi e Goblin Fra altri artisti non citati che produssero invece discografie ricche e ancora oggi distribuite sul mercato si possono citare per esempio Premiata Forneria Marconi, Area, Metamorfosi, Le Orme. Altri gruppi ancora sono rimasti celebri solo per qualche opera specifica; è per esempio il caso dei Goblin, noti soprattutto per aver composto la colonna sonora di Profondo Rosso e altri film di Dario Argento.