Review n. 15 – Italus Hortus 18 (3), 2011: 21-32 Fisiologia post-produzione di piante ornamentali da fiore Alice Trivellini* Dipartimento Biologia delle Piante Agrarie, Università di Pisa Ricezione: 15 luglio 2011 ; Accettazione 14 novembre 2011 Postproduction physiology of flowering potted plants Abstract. The ornamental industries have to deal with very competitive word wide economic trade. The longevity and postproduction quality of ornamental plants are the most important factors for successful commercialization. Among the floriculture products, the potted flowering plants are very sensitive to quality losses during storage, distribution chain and retailer exposition. The environment changes after the cultivation stage strongly affect the post-production quality and life. The quality of flowering potted plants depends on the number of flowers and their longevity, the plant size, the absence of blemishes caused by mechanical damage and insect or disease infestation. Usually the plants stage of commercialization is the full flowering time. At the same time it is the most delicate stage for the ornamental quality. During flowering, plants need high quantity of carbohydrates produced by photosynthesis and energy required for respiration. Flowers represent a strong energy sink on plants, and their development and turnover require optimal environmental conditions. The production practices that guarantee a rapid plant growth and development, and also the handling procedures used by the shipper and retailer, directly affected the postproduction quality and longevity of flowering potted plants. Potted plants are cultivated under optimal condition of light, temperature, humidity and nutrition. Thus, during transportation and storage, the changes in light intensity, humidity and temperature determine a deterioration of the quality. In order to protect plants against dropping of buds and flowers, the yellowing of leaves and the extensive shoot elongation, plants must be acclimatized at the end of the cultivation period. Stress conditions, that occur during transportation and storage of flowering potted plants, also alter the hormone equilibrium and, in particular, stimulate ethylene biosynthesis. The increase in ethylene production leads to rapid senescence or abscission of buds, flowers and leaves. The application of ethylene perception or biosynthesis inhibitors enhances the longevity and the postproduction quality of flowering potted plants. Moreover, adjusting transport and storage conditions to the needs of particular plants helps to ensure good quality upon delivery to the final con* [email protected] sumer. Understanding the physiological disorders of different species which occur during cultivation period and handling procedures allow to identify postproduction treatments to maximize the life of the flowering potted plants. This article reviews the postproduction physiology of potted flowering plants and discuss the environmental conditions and cultural practices used during production and the handling procedures that affect the quality of these products. Key words: quality, ornamental plants, storage, transport, hormone. Introduzione Negli ultimi decenni, a livello mondiale, vi è stato un crescente interesse scientifico nello studio della fisiologia postproduzione di piante fiorite in vaso, essenzialmente dovuto ad un incremento delle vendite per le piante appartenenti a questo segmento commerciale. Inoltre, importanti sono stati i mutamenti socioeconomici causati dalla globalizzazione dei mercati, che hanno portato ad uno spostamento delle aree di produzione al fine di contenere i costi di produzione e quindi ridimensionando la logistica dei trasporti. Gradualmente, i grandi produttori sia negli USA che in Europa, hanno trasferito parte della produzione di questi beni in zone caratterizzate da manodopera a basso costo e con condizioni climatiche più favorevoli in modo da ridurre i fabbisogni energetici per la coltivazione. Le piante fiorite, dovendo essere trasportate su media-lunga distanza dal luogo di produzione, devono essere opportunamente manipolate sia per mantenere elevate le performance qualitative, sia per ottimizzare la longevità, entrambe di primaria importanza nella filiera commerciale che passa dal produttore al venditore e, infine, al consumatore. Lo studio delle risposte fisiologiche delle piante ornamentali da fiore durante la fase di post-produzione, dal trasporto alla vendita al dettaglio, consente di individuare i principali processi metabolici che vengono alterati e, come questi, si ripercuotono sulla longevità e sulla qualità di questi prodotti. Questo studio permette così di pianificare interventi e/o strategie mirate a limitare il deterioramento di questi pro21 Trivellini dotti e le conseguenti perdite economiche durante la fase di post-produzione. Queste ultime sono state infatti stimate intorno al 20% del valore della produzione dell’intero comparto floricolo mondiale, che nel 2008 ammontava intorno ai 13.400 milioni di € (dati INEA). Sul piano commerciale, il parametro che contribuisce a definire in larga parte la qualità di questi prodotti è la capacità di conservare le caratteristiche ornamentali. Correntemente la qualità viene definita come la capacità di un prodotto o di un servizio di soddisfare le aspettative dell'acquirente ed è il risultato della combinazione di attributi, proprietà o caratteristiche che gli conferiscono un valore in funzione della sua utilizzazione. Per le piante fiorite in vaso, la persistenza della fioritura è naturalmente un requisito essenziale per il loro successo commerciale, ma vanno considerati anche altri fattori come, per esempio, il numero di fiori aperti sulla pianta, la durata e il turnover dei singoli fiori. La valutazione della performance qualitativa e della longevità delle piante fiorite in vaso varia considerevolmente rispetto a quella utilizzata per i fiori recisi, sebbene i processi fisiologici coinvolti siano gli stessi. Nel caso dei fiori recisi, questi vengono infatti separati dalle radici, comportando un distacco dalla pianta madre, con successivo trasferimento nei locali di conservazione, in condizioni ambientali diverse da quelle presenti nell’ambiente di coltivazione. Quindi, le alterazioni fisiologiche e la valutazione della durata dei fiori recisi viene riferita alla fisiologia e longevità post-raccolta. La valutazione della longevità delle piante fiorite in vaso invece coinvolge le performance endogene, intrinsiche e il continuo sviluppo della pianta nella sua interezza, i.e. steli, foglie, fiori, radici. Il termine più appropriato citato nella letteratura e nelle riviste specializzate di settore per la valutazione della qualità e della longevità delle piante ornamentali da fiore, ma che può anche essere usato propriamente per le piante ornamentali da foglia, è fisiologia postproduzione. La fisiologia post-produzione può essere associata a tutti gli impianti di produzione ovvero a condizioni di serra e/o pieno campo, e permette ai ricercatori di concentrarsi sui fattori di produzione che incidono sulla longevità separatamente dalle condizioni della coltura, dopo che questa abbia lasciato l’ambiente di coltivazione. La riduzione della qualità della pianta e, quindi, anche della sua commerciabilità, si può verificare in seguito alla fase di produzione ed è generalmente causata da una prematura senescenza di foglie, brattee o fiori. La senescenza è un processo altamente regolato che coinvolge la sequenziale ed ordinata degrada22 zione di macromolecole che può portare a morte la pianta o ad una massiva mobilizzazione di nutrienti dagli organi che stanno morendo verso altre parti (Nooden, 1988; Nooden et al., 1997). Mentre la senescenza naturale è comunemente indicata come un fenomeno età-dipendente, lento ma attivo (Nooden et al., 1997), stress ambientali che si verifichino durante il trasporto e nell’ambiente di vendita possono accelerare la senescenza. Lo studio dei processi fisiologici associati alla senescenza è di grande rilevanza. Nonostante questo sia essenzialmente un processo di selezione evolutiva importante per la fitness dell’organismo vegetale, la sua prematura attivazione può compromettere la resa delle piante coltivate e colpire severamente la qualità delle piante fiorite in vaso nella fase di post-produzione. Il suo studio quindi non solo fornisce una comprensione profonda sul funzionamento del processo che si verifica in tutti gli organismi viventi, ma può anche fornire informazioni su come questa possa essere manipolata a vantaggio dell'economia. La qualità delle piante fiorite in vaso durante la fase di vendita - stimata come taglia e forma della pianta, dimensioni e colori dei fiori, colore delle foglie e assenza di macchie causate da danni meccanici, da insetti o malattie fisiologiche - è determinata dal coltivatore e direttamente influenzata dalle condizioni ambientali e dalle pratiche colturali messe in atto durante la produzione. Tuttavia, la qualità e la longevità postproduzione sono sì dipendenti dalle pratiche di produzione, ma anche dalle procedure di gestione del trasporto e di stoccaggio alla vendita. Il relativo impatto che ogni segmento della catena ha sulla longevità non è conosciuto e non può essere pienamente stabilito, dato che numerosi fattori influiscono sulla durata massima delle piante fiorite in vaso. Una pianta di scarsa qualità alla maturità commerciale non può essere migliorata con le procedure di gestione del trasporto e di stoccaggio più attentamente progettate, viceversa la longevità di una pianta di alta qualità può alterarsi rapidamente se non curata adeguatamente. Ne consegue che anche le condizioni di produzione, quelle più propriamente definite, nel caso dei fiori recisi, di pre-raccolta, giocano un ruolo chiave nella fase di post-produzione, conferendo alle piante capacità, più o meno forti, nel tollerare condizioni di stress che si possono verificare durante il trasporto, lo stoccaggio e la vendita. Quindi è di vitale importanza che le condizioni ambientali, le pratiche di gestione del trasporto e dello stoccaggio e, sopratutto, le pratiche colturali siano riconosciute dall’industria e che queste conoscenze siano usate per estendere notevolmente la longevità delle piante fiorite in vaso. Fisiologia post-produzione di piante da fiore Condizioni colturali e pedoclimatiche durante la coltivazione Durante la produzione, qualsiasi fattore colturale che induce stress nella pianta è anche strettamente associato alla riduzione della longevità e della qualità post-produzione. Questi fattori includono: luce, temperatura, nutrizione minerale, irrigazione, substrato e regolatori della crescita. Per esempio, il marciume radicale indotto durante la fase di produzione si manifesta durante la fase di trasporto, stoccaggio e vendita. E’ quindi di fondamentale importanza ottenere una pianta di ottima qualità, attraverso un’attenta gestione delle condizioni di coltivazione, le quali esercitano una grande influenza sulle performance qualitative delle piante ornamentali da fiore, in modo tale da ottenere una riduzione delle perdite durante la fase di post-produzione. Luce Differenti specie vegetali hanno diverse esigenze luminose in funzione del loro ambiente naturale, per quanto riguarda sia l’intensità luminosa, richiesta per la saturazione del processo fotosintetico, che la respirazione. Con le piante fiorite in vaso, è importante che l’intensità luminosa adottata durante il ciclo produttivo sia alta, in modo da favorire una maggiore produzione di carboidrati durante la fotosintesi, tale da aumentare le capacità di tolleranza a regimi luminosi bassi e massimizzare la longevità post-produzione. Infatti, i carboidrati di riserva, come zuccheri e amido, sono essenziali per favorire la fioritura, mantenere i fiori aperti e le foglie verdi. Basse intensità luminose o brevi esposizioni durante la crescita della coltura determinano una rapida perdita del valore ornamentale durante e/o dopo il trasporto, come l’abscissione prematura di fiori, gemme e foglie (Dole e Wilkins, 1999). Di conseguenza, per produrre piante fiorite in vaso di elevata qualità dovrà essere utilizzato un livello di intensità luminosa ottimale, che varia in funzione delle diverse specie e, nell’ambito di ogni specie, delle diverse cultivar. Temperatura La temperatura è il fattore ambientale che influisce maggiormente sulla longevità post-produzione. Alte temperature aumentano la respirazione, esaurendo progressivamente le riserve di carboidrati della pianta e, quindi, accorciandone la longevità (Dole e Wilkins, 1999). Durante il ciclo di produzione, le temperature impiegate per l’allevamento sono mantenute entro i valori ottimali delle varie specie per favorire una fioritura precoce, riducendo così il tempo necessario per la produzione. In prossimità della fine del ciclo produttivo, indicativamente nelle ultime tre settimane, è stato osservato che una leggera diminuzione della temperatura, generalmente di 2-6 °C, agisce in maniera positiva sulla longevità, aumentandola; inoltre, migliora la pigmentazione dei fiori e riduce il tasso di respirazione, diminuendo così il dispendio energetico (Nowak e Rudnicki, 1990). Il risultato di questo processo di tonificazione o indurimento sono piante qualitativamente migliori con una capacità maggiore di resistenza agli stress. Nutrizione minerale Una fertilizzazione appropriata durante l’intero ciclo produttivo di piante ornamentali da fiore assicura una crescita veloce e adeguata, ma le cure maggiori devono essere destinate durante le ultime settimane di produzione, avendo queste una maggiore risonanza sulla longevità e sulla qualità post-produzione. Per sostenere una crescita ottimale e, di conseguenza, favorire l’indurimento per la successiva fase di postproduzione, in generale viene adottato nelle ultime 3 settimane un regime di nutrizione minerale ridotto di circa il 50%. Durante questo periodo la percentuale di azoto apportato sottoforma ammoniacale non deve superare il 40% di quello totale e alcune specie esigono che questo debba essere somministrato esclusivamente come nitrato (Dole e Wilkins, 1999). Per piante ornamentali da fiore, come la poinsettia, l’azalea ed il crisantemo, è stato riportato che la longevità post-produzione viene incrementata dalla sospensione della fertilizzazione nelle ultime tre settimane del ciclo di produzione (Dole e Wilkins, 1999). Una completa eliminazione della nutrizione minerale non è invece raccomandabile per le bedding plants, in quanto generalmente vengono poste in contenitori piccoli che non garantiscono un idoneo apporto di nutrienti e, inoltre, favoriscono un’eccessiva perdita di nutrienti a causa delle frequenti irrigazioni a cui sono sottoposte per evitare fenomeni di stress idrico (Dole e Wilkins, 1999). Una pratica assolutamente da evitare è quella di aumentare la fertilizzazione prima che inizi la fase di post-produzione. Infatti, in questo modo si favorirebbe la crescita di una vegetazione tenera e lussureggiante della pianta aumentando la probabilità dell’incidenza di danni meccanici e stress idrici, durante il trasporto e lo stoccaggio, dovuti ad un accumulo di salinità del substrato. Irrigazione Una riduzione della frequenza degli apporti idrici in prossimità della fine della fase di produzione influisce positivamente sulla longevità e le performance 23 Trivellini qualitative delle piante fiorite in vaso, fortificando la pianta e garantendo una maggiore resistenza a successivi stress idrici. Piante che sono state mantenute uniformemente umide per tutta la durata della produzione, hanno evidenziato una capacità ridotta alla tolleranza in seguito ad una carenza idrica durante la fase di post-produzione (Nowak e Rudnicki, 1990). Substrato Le proprietà chimico-fisiche del substrato di coltura devono essere adattate alle specifiche esigenze della specie. Generalmente, il substrato dovrebbe possedere un’elevata capacità di ritenzione idrica e favorire un’adeguata aerazione. Una scarsa ritenzione idrica favorisce un’eccessiva disidratazione del mezzo, mentre un eccessivo accumulo di acqua aumenta la probabilità di patologie legate all’apparato radicale, come il marciume. Entrambe determinano una riduzione della longevità post-produzione. sporto e lo stoccaggio e poi il cosidetto recovery (recupero) presso i rivenditori. Le piante ornamentali vengono trasportate in misura maggiore su strada, rotaia e talvolta via mare, con periodi di trasporto piuttosto lunghi, se confrontati con quelli via aerea, e svantaggiosi per la qualità della pianta, causando cascola di fiori e gemme, ingiallimento delle foglie, attacchi fungini e danni indotti da stress termici. Condizioni ambientali e fisiologia della postproduzione Temperatura La temperatura è estremamente importante nel controllare le vie metaboliche degli organismi vegetali. L’utilizzo di temperature idonee soprattutto durante il trasporto consente di ridurre la respirazione cellulare, preservando le riserve di carboidrati, di rallentare il processo di senescenza e di minimizzare i problemi associati alla presenza e produzione dell’etilene. La respirazione è un processo biologico che fornisce energia per un corretto funzionamento del metabolismo vegetale, consumando composti come amido e zuccheri. È noto che l’attività respiratoria delle piante aumenta in modo preponderante all’aumentare della temperatura, provocando la riduzione dei carboidrati nel fusto e nelle foglie e causando un peggioramento della qualità post-produzione (Trusty e Miller, 1991). Le temperature ottimali di trasporto ovviamente variano da specie a specie, ma è buona regola trasportare le piante a temperature più basse possibili (tab. 1). Le piante sensibili al freddo sono generalmente trasportate a temperature non inferiori ai 10-14 °C, mentre per quelle insensibili le temperature di trasporto possono essere comprese tra i 2-4 °C in modo tale da massimizzare la qualità e longevità dei fiori. In generale temperature superiori ai 16 °C, associate a trasporti eccessivamente lunghi superiori ai 5 giorni, portano ad una rapida abscissione dei fiori e ad ingiallimento delle foglie. La riduzione della qualità ornamentale dipende in maniera preponderante dallo stato sanitario del fiore e dal colore delle foglie. La longevità delle piante ornamentali da fiore è regolata geneticamente, ma anche le condizioni ambientali e il bilancio ormonale durante la fase di post-produzione possono accelerare o rallentare la senescenza. Quindi i fattori ambientali e fisiologici come temperatura, luce, umidità relativa, produzione di etilene e accumulo di ABA possono accelerare la senescenza, compromettendo il valore ornamentale delle piante da fiore, causando una rapida perdita della qualità e della longevità nella successiva fase di trasporto e/o stoccaggio. Gli step critici della fase di post-produzione delle piante fiorite in vaso riguardano essenzialmente il tra- Luce Durante la fase di post-produzione, le piante devono sopportare periodi più o meno lunghi senza la possibilità di fotosintetizzare; infatti, per contenere i costi, sono di norma stoccate e trasportate in assenza di luce o in assenza comunque di radiazioni luminose fotosinteticamente attive. Periodi prolungati di privazione luminosa pregiudicano la qualità e il ricambio biologico dei fiori e delle gemme sulla pianta, inducono l’ingiallimento delle giovani foglie, la degradazione dei cloroplasti con conseguente perdita di clorofilla e cascola delle foglie e, più in generale, l’accelerazione del processo di senescenza. L’assenza di luce causa un rapido e drammatico cambiamento nella composizione dei metaboliti cellulari: basti considera- Regolatori della crescita Nella fase di produzione, l’apporto controllato di fitoregolatori determina la produzione di piante più compatte e con caratteristiche uniformi, rendendo le piante meno suscettibili a eventuali danni meccanici che si verifichino durante il trasporto, aumentando il valore ornamentale e semplificando le esigenze di trasporto. Inoltre, è stato osservato che l’uso di regolatori di crescita, come quelli a base di chlormequat e paclobutrazolo, hanno un impatto positivo sulla longevità post-produzione, incrementando il contenuto in clorifilla, il quale aumenta il tasso fotosintetico e quindi favorisce un maggior accumulo di carboidrati (Jones, 2002). 24 Fisiologia post-produzione di piante da fiore Tab. 1 - Temperature ottimali di trasporto e stoccaggio per piante fiorite ornamentali (Dole e Wilkins, 1999). Tab. 1 - Optimal transport and storage temperature for some flowering plants (Dole e Wilkins, 1999). Specie Temperatura (°C) Specie Temperatura (°C) Alstroemeria cultivar 4 Hibiscus rosa-sinensis 10-16 Anigozanthus cultivar 10 Hibbeastrum cultivar 7-10 Anthurium cultivar 10-15 Hyacinthus orientalis 0-2 Astilbe cultivar 3-8 Hydrangea macrophylla 2-5 Aster cultivar 2-6 Impatients hawkeri 16 Begonia x heimalis 2-6 Jasmine cultivar 2-6 Bougainvillea cultivar 2-12 Kalanchoe blossfeldiana 2-12 Browallia cultivar 10-16 Lachenalia cultivar 7 Brunfelsia sp. 2-6 Lilium cultivar 2-5 Calceolaria cultivar 4-5 Mandevilla cultivar 12-14 Campanula cultivar 2-6 Muscari cultivar 2-5 Catharanthus roseus 10-15 Narcissus psudonarcissus 0-5 Chrysothemis cultivar 12-14 Oxalis cultivar 2-5 Clerodendrum thomsoniae 8-16 Pelargonium 2-5 Crocus cultivar 1-2 Pentas lanceolata 2-12 Crossandra infundibuliformis 10-13 Petunia cultivar 10-13 Cyclamen cultivar 2-5 Phatycodon cultivar 3-16 Dianthus cultivar 2-5 Ranunculus cultivar 2-6 Epiphyllum cultivar 10-16 Rhododendron cultivar 5-10 Euphorbia pulcherrima 10-16 Rosa cultivar 1-5 Freesia cultivar 0-2 Schlumbergera 10-16 Fuchsia cultivar 3 Stephanotis floribunda 12 Gerbera jamesonii 12 Streptocarpus cultivar 10-16 Guzmania cultivar 10-12 Tulipa cultivar 0-2 Hatiora cultivar 10-15 re che, alla fine del periodo notturno, il contenuto di amido e quello di zuccheri riducenti nelle foglie raggiunge rispettivamente valori prossimi al 10 e al 50 % rispetto a quelli rilevati all’inizio del periodo notturno (Usadel et al., 2008). I processi anabolici, come le reazioni luminose fotosintetiche, la fissazione del carbonio, la biosintesisi della clorofilla, dei flavonoidi e degli amminoacidi, sono fortementi inibiti, mentre quelli catabolici, come il metabolismo dei lipidi e dei carboidrati sono accelerati (Lin e Wu, 2004). È doveroso ricordare che, negli studi di fisiologia vegetale, l’incubazione al buio di tessuti o dell’intera pianta viene impiegata come stress indotto per accelerare il processo di senescenza. Alcune specie sono molto sensibili all’assenza di radiazione luminosa e la qualità della pianta viene quindi necessariamente compromessa anche per pochi giorni, come per le piante fiorite in vaso di crisantemo e ciclamino (Nowak e Rudnicki, 1990). Umidità Durante il trasporto e la conservazione delle piante ornamentali, l’irrigazione viene ridotta e, nel caso di trasporti lunghi, è praticamente sospesa. Quando l’umidità dell’aria è bassa, il substrato può asciugare eccessivamente, determinando l’appassimento e la caduta delle foglie e causare la comparsa di squilibri e stress idrici. Per evitare eccessive perdite di acqua in seguito alla traspirazione, può risultare utile l’impiego di prodotti chimici quali silicone, particolari lattici, alcuni polialcoli e cloruro di polivinile. Questi composti hanno un’azione antitraspirante e, quando vengono applicati sulla superficie fogliare sotto forma di pellicola sottile, creano una vera e propria barriera fisica che ostacola l’evaporazione (Nitzsche et al., 1991; Rizzitelli et al., 2000). Un altro composto con una nota azione antitraspirante è l’acido abscissico, un fitoregolatore naturale la cui applicazione esogena induce la chiusura stomatica ed una maggiore tolleranza agli stress idrici. Tuttavia il suo impiego deve essere valutato scrupolosamente in quanto trattamenti esogeni determinano una rapida accelerazione del processo di senescenza fiorale e fogliare attraverso un incremento della sensibilità e/o del tasso di produzione dell’etilene. E’ opportuno, inoltre, che l’apporto di acqua sia fornito nelle 24 ore precedenti al trasporto 25 Trivellini per evitare problemi derivanti da un eccesso di umidità. L’umidità relativa durante la conservazione ed il trasporto dovrebbe essere mantenuta entro livelli pari al 65-80%. L’eccessiva umidità potrebbe infatti influenzare lo sviluppo di muffe come la botrite (Botrytis cinerea) e l’insorgenza del marciume radicale. Il mantenimento di livelli ottimali di umidità generalmente agisce positivamente sugli squilibri idrici e migliora la fase di recupero successiva alla conservazione e trasporto. Alterazione dei livelli ormonali Durante la fase di post-produzione si possono verificare modificazioni delle relazioni source-sink attraverso l’esaurimento dei carboidrati di riserva, causando un’accelerazione forzata del processo di senescenza. Gli ormoni vegetali partecipano attivamente come fattori endogeni chiave che regolano un complesso network di relazioni, e la loro azione è a sua volta modulata dall’ambiente circostante. Si comprende quindi che l’allontanarsi dalle condizioni ottimali dell’ambiente di crescita di un organismo vegetale attraverso l’induzione artificiale di stress, come il buio, alte-basse temperature, stress idrici, come puntualmente si verifica durante il periodo di post-produzione, comporta tutta una serie di alterazioni fisiologiche che si ripercuoto sul bilancio ormonale endogeno. Gli ormoni vegetali possono essere classificati come promotori o inibitori del processo della senescenza. Etilene. L’etilene è il più semplice alchene di natura gassosa (C2H4) che gioca un ruolo fondamentale nella regolazione di differenti processi fisiologici durante lo sviluppo dell’organismo vegetale. La produzione endogena dell’etilene incrementa durante specifici stadi di crescita e sviluppo, come la germinazione dei semi, la maturazione dei frutti, la senescen- za delle foglie e dei fiori, ed anche in risposta a stress, come in seguito all’ingresso di patogeni, al taglio dei tessuti, alla siccità, all’anossia ed al freddo (Reid e Chen, 2007; Yang e Hoffman, 1984). Nella fase di post-produzione, durante la conservazione ed il trasporto, le piante rispondono a questa condizione di stress incrementando la produzione di etilene. La produzione di questo ormone è facilmente regolabile attraverso la temperatura, in quanto la sua evoluzione è temperatura-dipendente, incrementando linearmente nel range di 15-25 °C. L’etilene è molto importante nella fisiologia post-produzione in quanto influenza negativamente la qualità delle piante ornamentali da fiore. In queste tipologie di piante l’etilene causa l’abscissione dei fiori, delle gemme e dei petali, l’appassimento dei fiori, l’epinastia, l’ingiallimento e l’abscissione delle foglie. Nella tabella 2 sono evidenziati i principali sintomi che si verificano in alcune piante ornamentali in seguito a esposizione a concentrazioni sensibili di etilene. Ovviamente, l’entità del danno causato dall’etilene dipende essenzialmente dalla sua concentrazione nell’ambiente e dalla durata della sua esposizione. Gli effetti dell’etilene sulla pianta dipendono inoltre dalla sua sensibilità. Nella tabella 3 sono riportate alcune piante ornamentali da fiore classificate in base alla sensibilità all’etilene. Infatti, l’etilene è il principale regolatore del processo di senescenza fiorale, in quelle specie in cui l’appassimento e/o l’abscissione dei petali è accompagnato da un incremento notevole della sua produzione e, comunque, accelerato da trattamenti esogeni di questo ormone. In generale, queste piante vengono definite sensibili all’etilene. Gli effetti negativi dell’etilene in termini di accelerazione del processo di senescenza dipendono dall’età e dallo stadio di sviluppo della pianta. Per innescare il programma di senescenza, l’etilene richiede la presenza di fattori genetici e molecolari dipendenti dall’età Tab. 2 - Sintomi di tossicità da etilene in alcune piante fiorite ornamentali (Nowak e Rudnicki, 1990). Tab. 2 - Ethylene toxicity symptoms in some flowering plants (Nowak and Rudnicki, 1990). Nome botanico Abscissione Foglie Appassimento Epinastia fiori Nome botanico Abscissione Begonia X Fuchsia X Boungainvillea X Hibiscus X Impatients X Campanula Catharanthus X X X X Pelargonium X Rhododendron Cyclamen X Schlumbergera 26 X X X Dianthus X Stephanotis X X Streptocarpus X Vinca X X X X Epiphyllum X Appassimento Epinastia fiori X Petunia Crossandra Euphorbia X Kalanchoe Chlorophytum Clerodendrum Foglie Fisiologia post-produzione di piante da fiore Tab. 3 - Sensibilità all’etilene in alcune piante fiorite ornamentali (Nowak e Rudnicki, 1990). Tab. 3 - Sensitivity of some flowering plants to ethylene (Nowak and Rudnicki, 1990). Bassa sensibilità Moderata sensibilità Alta sensibilità Campanula isophylla Begonia rieger Achimenes spp. Kalanchoe blossfeldiana Begonia semperflorens Beloperone guttata Chrysanthemum morifolium Calceolaria hybrids Browalia speciosa ‘Major’ Cyclamen persicum Pachystachys lutea Clerodendrum thomsoniae Exacum affine Fuchsia spp. Pelargonium zonale Hibiscus rosa-sinensis Primula acaulis Kohleria Rhododendron simsii Rechsteineria cardinalis Saintpaulia ionantha Streptocarpus Senecio cruentus Vinca minor Sinningia (Schippers et al., 2007). In generale, gemme e fiori immaturi producono etilene in concentrazioni inferiori ed evidenziano una sensibilità minore rispetto ai fiori maturi. Di conseguenza, queste piante devono essere raccolte e trasportate a stadi di sviluppo precoci mentre dovrebbe essere evitato il trasporto di piante che hanno una fioritura troppo avanzata. Anche il trasporto promiscuo con fiori recisi, frutti e ortaggi deve essere sempre evitato in quanto la produzione di etilene da parte di questi prodotti risulta molto elevata. Acido Abscissico. L’acido abscissico (ABA) è un isoprenoide sintetizzato a partire dalla via biosintetica C40 dei carotenoidi. Questo ormone è largamente riconosciuto come promotore e regolatore naturale della senescenza delle foglie e dei fiori (Nooden, 1988; Reid e Chen, 2007). Generalmente, nei fiori in cui il processo della senescenza non è strettamente dipendente dall’etilene, l’ABA sembra essere il fattore chiave che controlla l’invecchiamento attraverso un precoce e continuo incremento del suo contenuto endogeno nei vari organi fiorali. È stato riportato che trattamenti esogeni di ABA in fiori di Hemerocallis accelerano gli eventi fisiologici cellulari associati alla senescenza, come la perdita della permeabilità delle membrane e la perossidazione lipidica (Panavas et al., 1998). In fiori di narciso l’ABA esogenicamente applicato provoca un accumulo anticipato dei trascritti dei geni associati alla senescenza (Hunter et al., 2004). Inoltre, l’ABA sembra coinvolto nella regolazione del processo di senescenza di fiori etilene-sensibili. In rosa e garofano, trattamenti esogeni incrementano la produzione dell’etilene (Mayak e Havely, 1972; Mayak e Dilley, 1976) probabilmente agendo a livello di regolazione genica dei recettori dell’etilene ed aumentando la sensibilità all’etilene stesso (Muller et al., 1999). Evidenze sperimentali indicano che i meccanismi coinvolti nella longevità dei fiori di hibi- scus (Hibiscus rosa-sinensis) possono essere regolati dall’azione combinata dell’etilene e dell’ABA. Questo può essere realizzato attraverso una precisa e fine coordinazione dei livelli di entrambi gli ormoni che dipende dalla presenza di fattori intriseci, come è stato osservato in cultivar con vita fiorale lunga, in cui il contenuto endogeno di ABA e la produzione di etilene sono risultati di misura minori rispetto ai valori riscontrati in cultivar con durata del fiore più breve (Trivellini et al., 2007), e dalla applicazione esogena di inibitori e promotori dei due ormoni e della senescenza (Trivellini et al., 2011). Citochinine. Esistono due tipi di citochinine, quelle adenina-simili, come kinetina, zeatina e 6-benzilaminopurina, e quelle fenilurea-simili, come difenilurea e thiadiazurun (TDZ). Entrambi i tipi hanno diversi effetti sui processi di sviluppo vegetali, come la fotosintesi, i sistemi di difesa e di senescenza. Mentre l’etilene e l’ABA agiscono come promotori della senescenza, le citochinine sono state riconosciute come inibitori di questo processo. La riduzione del contenuto di citochinine è stato proposto come segnale chiave che dà inizio alla senescenza fogliare. A livello molecolare questa situazione trova riscontro nella riduzione dell’espressione di un considerevole numero di geni citochinine-indotti e coinvolti nella biosintesi di questi ormoni (Gan e Amasino, 1995). Al contrario, i geni implicati nella degradazione e nella inattivazione delle citochinine sono attivati durante la senescenza (Buchannan-Wollaston et al., 2005). Diversi studi riportano un ruolo delle citochine come ritardanti della senescenza fiorale in numerose specie ornamentali come garofano, petunia, narciso e rosa. In rosa e garofano, il contenuto endogeno di questi ormoni è stato trovato considerevolmente più alto nei fiori giovani rispetto a quelli senescenti (Mayak et al., 1972; van Staden e Dimalla, 1980) e la 27 Trivellini longevità di diverse cultivar di rosa è stata correlata a un differente contenuto endogeno di citochinine (Mayak e Havely, 1970). Il ruolo di inibitore del processo di senescenza fiorale delle citochinine è stato dimostrato anche attraverso l’applicazione esogena di questo ormone, che tuttavia dipende dalla specie e dallo stadio di sviluppo (Taverner et al., 1999). La funzione delle citochine come ritardanti della senescenza fiorale potrebbe essere associata a possibili alterazioni della via di trasduzione del segnale dell’etilene. È stata osservata un’alterazione della sensibilità e della biosintesi dell’etilene in seguito a applicazioni di citochine (Chang et al., 2003). Inoltre, in hibiscus, trattamenti esogeni con citochine, oltre ad aumentare la longevità del fiore, determinano una riduzione della produzione dell’etilene (Trivellini e Ferrante, dati non pubblicati). Una possibile interazione tra citochinine ed etilene è stata ulteriormente indicata in petunia, in cui l’etilene sembra promuovere la degradazione delle citochine durante la senescenza del fiore (Taverner et al., 1999). Acido gibberellico. Come le citochinine, le gibberelline (GA) rallentano il processo di senescenza. GA è un’antagonista naturale dell’azione dell’ABA in vari processi fisiologici, come la germinazione del seme, la morte programmata cellulare (programmed cell death, PCD) nelle cellule dello strato dell’aleurone e nella biosintesi delle antocianine in petunia (Weiss et al., 1995; Fath et al., 2000). Nella regolazione della senescenza fiorale, sembra che GA neutralizzi l’effetto promotore dell’ABA e quindi determini un prolungamento della longevità fiorale (Hunter et al., 2004). Tuttavia, sono ancora poche le evidenze sperimentali che suggeriscono un ruolo importante di GA nella regolazione del processo di senescenza del fiore. Auxine. Il ruolo delle auxine nella senescenza è complicato dalla poliedricità di questo ormone che lo vede coinvolto in numerosi processi fisiologici di crescita e sviluppo (Lim et al., 2007). Tuttavia, vari studi riportano un ruolo dell’auxina come attivatore del processo di senescenza. Infatti, l’auxina stimola la produzione dell’etilene e quindi accelera la senescenza del fiore, in alcuni fiori etilene sensibili come l’orchidea e il garofano (Stead, 1992; O’Neill, 1997). Inoltre, è stata riscontrata la presenza di auxine nel polline e quindi è stato proposto che l’auxina potesse essere implicata come molecola segnale durante l’impollinazione e quindi innescare la produzione dell’etilene e promuovere la senescenza del fiore (O’Neill, 1997). Tuttavia, nel fiore di Hemerocallis l’applicazione esogena di auxine rallenta la senescenza dei petali (Rubistein, 2000). Questo potrebbe suggerire 28 che l’auxina possa avere un ruolo diverso nei fiori etilene-insensibili. Acido giasmonico. L’acido giasmonico (jasmonic acid, JA) deriva dalla sintesi degli acidi grassi ed è un importante regolatore dell’attivazione delle risposte di difesa. Questo ormone sembra giocare un ruolo nella senescenza della foglia attraverso un incremento considerevole della sua sintesi (He et al., 2002). L’applicazione esogena di JA determina una rapida riduzione del contenuto in clorofilla, riduce l’efficienza del fotosistema II e incrementa l’espressione dei geni associati alla senescenza (Lim et al., 2007). Tuttavia, ancora oggi il suo ruolo nella senescenza del fiore è poco conosciuto. È stato osservato che trattamenti esogeni accelerano l’invecchiamento del fiore in due specie di orchidee ed in petunia attraverso un incremento del contenuto dall’acido 1-amino ciclopropano carbossilico (ACC) e della produzione dell’etilene (Porat et al., 1993). È stato riportato che l’acido linolenico, precursore dell’acido giasmonico e substrato della lipossigenasi (LOX), determina un incremento della produzione dell’etilene, accelerando di conseguenza il tasso di invecchiamento del fiore di orchidea (Porat et al., 1995). Tuttavia, l’utilizzo di inibitori della LOX non comporta un rallentamento della senescenza nelle orchidee impollinate, nè variazioni del contenuto dell’acido giasmonico in questi fiori in seguito all’impollinazione (Porat et al., 1995). Metodologie per prolungare la longevità delle piante fiorite in vaso In questo paragrafo vengono illustrate le principali metodologie, come trattamenti esogeni con composti chimici e sistemi di modificazione genetica, che influenzano positivamente la durata delle piante ornamentali in vaso. Metodi chimici Diversi composti chimici sono utilizzati, sia commercialmente sia per scopi di ricerca, per prevenire gli effetti deteriorativi della senescenza sulle caratteristiche di post-produzione di piante fiorite. L’etilene ha un ruolo cruciale nella senescenza delle piante etilene-sensibili, regolando i meccanismi fisiologici della senescenza fiorale. L’impollinazione infatti innesca una serie di eventi, come la crescita dell’ovario, il collasso dei fiori (l’appassimento e l’abscissione) ed il cambiamento del colore dei petali, che sono regolati dalla produzione tessuto-specifica e dalla sensibilità all’etilene (O’Neill, 1997). Trattamenti con composti chimici che interferiscono con la risposta della pianta all’etilene possono essere effettuati con il Fisiologia post-produzione di piante da fiore fine di (i) inibire la produzione dell’etilene; (ii) bloccare i siti di legame per l’etilene, i recettori. Nel primo caso, gli effetti dell'etilene possono essere ridotti impiegando inibitori della biosintesi. Tra questi citiamo l'aminoetossivinilglicina (AVG) e l'acido amminoossiacetico (AOA). Quest'ultimo è sicuramente quello maggiormente utilizzato sia per scopi commerciali sia di ricerca, in quanto ha un basso impatto tossicologico. La produzione autocatalitica dell'etilene si sviluppa gradualmente con l'avanzamento della senescenza dei tessuti. Durante il climaterio, si realizza un incremento coordinato nelle attività dell'ACC sintasi ed ACC ossidasi (Woodson et al., 1992), che convertono S-adenosil metionina (SAM) in acido 1-carbossi-aminociclopropano (ACC) e l'ACC in etilene, (Yang e Hoffman, 1984). L’AVG e l'AOA, che inibiscono la conversione della SAM in ACC, mostrano un’effettiva inibizione della produzione di etilene. Tuttavia, bloccare gli effetti dell’etilene al livello dei suoi recettori è di gran lunga più efficace, in quanto determina una maggiore protezione sia contro l’etilene endogeno sia contro l’etilene esogeno prodotto da altri prodotti commerciali, in considerazione del fatto che spesso vengono effettuati trasporti e stoccaggi multipli. La proteina chiave responsabile delle reazioni dell’ormone etilene è il suo recettore, facente parte di una famiglia multigenica di proteine che lega l’etilene. In Arabidopsis sono stati identificati cinque membri appartenenti a questa famiglia: ETR1, ETR2, ERS1, ERS2 e EIN4. Il primo recettore identificato è stato ETR1 (Chang et al., 1993), ed i suoi omologhi sono stati trovati in numerosi altri organismi vegetali. I recettori sono regolatori negativi delle risposte all’etilene. Quando l’etilene non è presente, i recettori attivano la proteina CTR1 (Constitutive Triple Response 1), una proteina chinasi mitogeno-attivata, che reprime la trasmissione dei segnali a valle; quando l’etilene è presente, l’ormone si lega ai suoi recettori e questo legame induce un cambiamento conformazionale determinando l’inattivazione di CTR1, impedendo quindi la repressione del segnale di trasduzione e, quindi, l’attivazione di fattori di trascrizione e di geni responsabili dell’effetto dell’etilene (Chang, 2003). In pratica, se il recettore dell’etilene non è capace di legare l’ormone, CTR1 sarà attivo e reprimerà la cascata di segnali che determina la risposta all’etilene. L’utilizzo di composti chimici per inibire la percezione dell’etilene si basa essenzialmente sul principio di mantenere i recettori in uno stato attivo in presenza di etilene, in modo da impedire il legame etilene-recettore, determinando così la repressione della trasduzione del segnale che attiva l’espressione genica indotta dall’ormone. Nei primi anni settanta è stato riportato (Sisler e Pian, 1973) l’effetto di diversi alcheni come antagoisti dell’etilene. Il più stabile di questi composti è 2,5-norbornadiene (2,5-bicicloepta-2,5-diene; NBD). L’NBD è un liquido con un basso punto di ebollizione (89 °C) che può essere facilmente vaporizzato a temperatura ambiente, rendendo semplici i trattamenti. L’efficacia di questo composto è stata testata su diverse specie ornamentali, dimostrando un incremento della longevità ed un rallentamento dell’incremento climaterico della produzione dell’etilene (Sisler et al., 1986). Nonostante questo composto sia commercialmente disponibile, il suo uso è limitato a causa del suo sgradevole odore. Gli ioni argento sottoforma di tiosolfato di argento (STS), somministrati come spray-acquoso nelle piante ornamentali, o come soluzione acquosa nei fiori recisi, hanno mostrato una forte capacità inibitoria del meccanismo di azione dell’etilene. Rodriguez et al. (1999) hanno evidenziato la presenza nel recettore ETR1 di ione rame che coordina il legame dell’etilene, e l’azione dell’STS dovrebbe essere collegata ad un meccanismo di scambio tra ioni rame e argento nella proteina. Quindi il recettore contenente argento apparentemente è ingombrato dalla presenza dello ione ed il legame con l’etilene risulta fisicamente bloccato (Knee, 1995). Per numerosi anni, l’STS è stato l’unico composto usato commercialmente per proteggere i prodotti ornamentali contro gli effetti dell’etilene al livello di percezione dell’ormone. Tuttavia, il suo impiego su scala commerciale porta a una notevole contaminazione ambientale dovuta al contenuto di metalli pesanti nelle soluzioni acquose utilizzate che per questo devono esse opportunamente smaltite. Recentemente un nuovo composto, 1-metilciclopropene (1-MCP), è stato aggiunto alla lista delle possibili alternative per l'estensione della durata e della qualità dei prodotti vegetali. L'uso dell'1-MCP promette di creare dei vantaggi non soltanto all'agricoltura commerciale, ma anche ai programmi di ricerca, per fornire nuove conoscenze nelle risposte della pianta all'etilene. A temperatura e a pressione standard, l'1-MCP è un gas con un peso molecolare di 54 e formula chimica C4H6. L'1-MCP occupa i recettori di membrana per l’etilene: in questo modo l'ormone non si può legare ed esplicare quindi la sua azione. L'1MCP viene commercializzato per le colture ornamentali dalla Floralife, ed è stato approvato dall'Agenzia Americana per la Protezione dell'Ambiente (EPA) nel 1999. L'1-MCP in pratica protegge i prodotti vegetali, fiori e frutti, dalle fonti sia endogene che esogene di etilene (Serek et al., 1995). 29 Trivellini Un’altra calsse di ormoni vegetali coinvolti nel processo di senescenza sono le citochinine. Applicazioni esogene della citochinina sintetica benzilaminopurina (BAP) su foglie rallentano l’ingiallimento e la senescenza (Taverner et al., 1999). Questo composto chimico, in combinazione con un altro ormone vegetale con attività anti-senescenza, l’acido gibberellico, viene commercializzato come “Fascination-BA+GA” dalla Velent Bioscience (Libertyville, USA) per prevenire l’ingiallimento fogliare in fiori recisi di crisantemo, piante in vaso di rosa e di giglio (Jiang et al., 2009). Nonostante questi composti abbiano una relativa efficacia nel rallentare l’ingiallimento fogliare, sono costosi e il loro effetto è di breve durata, probabilmente perché sono metabolizzati dal tessuto vegetale. Inoltre, l'aggiunta di GA al trattamento comporta una sinergia utile in termini di riduzione dell’ingiallimento fogliare, ma spesso si traduce in un’indesiderabile filatura degli steli delle piante. Il thidiazuron (TDZ, N-phenyl-N-l,2,3-thiadiazol-5-ylurea), è un composto sintetico, poco costoso, con una forte attività citochinina-simile (Mok et al., 1982). Viene comunemente impiegato ad alte concentrazioni (100 µM) come defogliante nella produzione del cotone e a basse concentrazioni (1 µM) per la rigenerazione dei tessuti nelle colture in vitro. Inoltre, è stato riportato che in fiori recisi di crisantemo, alstromeria, tulipano e geranio, i trattamenti esogeni di TDZ prevengono la senescenza fogliare (Ferrante et al., 2002; 2003) e, in fiori di giglio, ne aumentano la durata (Macnish et al., 2010). Jiang et al. (2009) hanno dimostrato che l’applicazione spray di TDZ su varie piante ornamentali ha un effetto positivo sulle performance post-produzione. Oltre a ridurre l’ingiallimento fogliare, nelle piante trattate di geranio e di Euphorbia fulgens è stato osservato un effetto positivo anche sulla qualità della fioritura in termini di prolungamento della longevità fiorale. In geranio l’azione del TDZ potrebbe ridurre la sensibilità all’etilene e, quindi, rallentare l’abscissione dei petali, mentre in E. fulgens l’aumento della longevità e la costante apertura fiorale potrebbe essere determinata dal mantenimento della fotosintensi che agisce positivamente sullo stato dei carboidrati della pianta in fioritura (Jiang et al., 2009). Metodi genetici I progressi in campo biotecnologico attraverso lo sviluppo di tecnologie per l'identificazione dei geni ed il trasferimento di questi nelle specie di interesse ha fornito nuove opportunità per la risoluzione di problemi relativi al mantenimento delle performance qualitative. La trasformazione delle piante ornamentali è 30 rimasta indietro rispetto alle colture agronomiche più importanti, ostacolata essenzialmente da un minor numero di gruppi che hanno lavorato sui sistemi di rigenerazione che sono necessari per una trasformazione efficiente. In molte specie, la trasformazione o i sistemi di rigenerazione sono cultivar-dipendente. Siamo ora ad un punto in cui i sistemi di trasformazione sono stati dimostrati per un numero significativo di piante ornamentali, permettendo una restrizione minore nella rigenerazione e trasformazione della cultivar. Tra le piante fiorite in vaso esiste una grande variabilità relativamente alla sensibilità all’etilene, essendo il principale fattore responsabile del deterioramento qualitativo di questi prodotti, e diversi tentativi sono stati effettuati per ottenere piante con una longevità del fiore maggiore attraverso la manipolazione genetica della via biosintetica e di percezione di questo ormone. Il primo esperimento in questo senso ha impiegato come target l’ACO, l’ultimo enzima nel pathway di biosintesi dell’etilene. Piante di garofano sono state trasformate attraverso l’inserimento di un costrutto contenente la sequenza antisenso di ACO sotto il controllo di un promotore costitutivo, ottenendo una drastica riduzione della produzione dell’etilene durante la senescenza fiorale ed un prolungamento della longevità fiorale nei fiori recisi (Savin et al., 1995). Per quanto riguarda la manipolazione del pathway di percezione dell’etilene, il primo tentativo di bloccare la funzione del recettore ERS dell’etilene fu fatto in Arabidopsis (Hua et al., 1995) ottenendo piante transgeniche che esibivano una forte tolleranza all’etilene endogeno. Altri esperimenti sono stati effettuati utilizzando il gene ETR1 di Arabidopsis e trasformando Petunia con un costrutto genico CaMV35S::etr1, determinando così l’espressione costitutiva di etr1 (Celvenger et al., 2004). I risultati ottenuti mostrano che ETR1 di Arabidopsis conferisce insensibilità all’etilene delle piante trasformate, con rallentamento della senescenza e dell’abscissione dei fiori, ma l’espressione costitutiva del gene causa una serie di effetti inaccettabili dal punto di vista commerciale: ridotta radicazione delle talee, scarsa germinabilità dei semi, scarsa efficienza della crescita e dell’apparato radicale delle giovani piante. Le anomalie ottenute sono essenzialmente collegate al ruolo che l’etilene ricopre nei differenti stadi di sviluppo. Per superare gli effetti indesiderati connessi all’uso del promotore costitutivo CaM35S, piante di garofono sono state trasformate impiegando un costrutto contente il gene ETR1 sotto controllo del promotore fiore specifico fbp1 di Petunia (Bovy et al., 1999). I risultati hanno confermato l’incremento dell’insensibilità all’etilene ma senza gli indesiderati effetti ottenuti in precedenza. Fisiologia post-produzione di piante da fiore Un’altra linea di ricerca è quella che ha visto l’impiego del costrutto genico contenente il gene di biosintesi per la citochinina di origine batterica isopentenil transferasi (IPT) e come promotore un gene associato alla senescenza (SAG12) di petunia (Chang et al., 2003) con lo scopo di controllare la produzione di citochinine durante la senescenza fiorale. In questo affascinante studio sono stati osservati vari effetti simultanei: l’incremento del contenuto di citochinine, accompagnato da una riduzione della produzione dell’etilene, e maggiore tolleranza dei fiori transgenici all’etilene esogeno, che complessivamente hanno portato ad una longevità fiorale fortemente incrementata. Conclusioni Più di ogni altro settore dell'agricoltura e dell'orticoltura, le caratteristiche qualitative del prodotto ornamentale sono di fondamentale importanza. I sintomi visibili della senescenza hanno un forte impatto sulla qualità causando un forte deprezzamento fino alla non commerciabilità del prodotto. Le piante fiorite devono essere coltivate in condizioni ottimali di luce, temperatura, umidità e nutrizione. Cambiamenti dell’intesità luminosa e dell’umidità che si verificano durante il trasporto e lo stoccaggio, causano una riduzione del valore ornamentale. E’ molto importante quindi acclimatare le piante attraverso un’attenta gestione dei regimi luminosi, nutrizione minerale e apporti idrici. Non c'è dubbio che le analisi molecolari e genetiche della senescenza fiorale effettuate negli ultimi anni hanno arricchito la conoscenza riguardo alle complesse interazioni che si realizzano durante lo sviluppo e la senescenza del fiore. Le tecnologie genetico-molecolari hanno permesso di individuare i geni associati alla senescenza, spesso studiando la loro regolazione dapprima in sistemi vegetali modello, come Petunia ed Arabidopsis, e successivamente in altre specie, per determinare in dettaglio la loro funzione sotto un aspetto più applicativo. Le interazioni tra etilene, citochinine, zuccheri e vari enzimi idrolitici sono ormai note come mediatrici della progressione della senescenza fiorale. L'importanza di ogni singolo segnale sembra essere specie specifico e, in alcuni casi, varietà specifico, e varia differenzialmente anche tra i diversi organi fiorali. La sfida per i ricercatori del settore sarà quella di identificare un gerarchia di regolatori (ad esempio di fattori di trascrizione) o di uno specifico pattern di eventi che si realizza durante la senescenza per alcuni gruppi di specie di fiori. Il successivo raggruppamento di queste specie ornamentali, basato sul loro metabolismo e sensibilità, consentirà un'applicazione mirata di tecnologie appropriate per la post-produzione finalizzate al miglioramento della qualità e della durata delle piante. Riassunto Recentemente, a livello mondiale, si è assistito ad un crescente interesse nello studio della fisiologia post-produzione di piante fiorite in vaso dovuto ad un incremento delle vendite. La qualità post-produzione e la longevità di questi prodotti dipendono dalla loro natura genetica ma anche dalle pratiche colturali e dal trasporto e stoccaggio. Infatti una pianta di scarsa qualità non può essere migliorata con le procedure di gestione del trasporto e stoccaggio più attentamente progettate, viceversa la longevità di una pianta di alta qualità può alterarsi rapidamente se non curata adeguatamente. Comprendere in maniera dettagliata i disordini fisiologici durante tutte le fasi di produzione e commercializzazione consente di mettere in atto strategie mirate per mantere inalterata la qualità di questi prodotti. Parole chiave: qualità, piante in vaso, stoccaggio, trasporto, ormoni. Articolo pubblicato nell’ambito dell’iniziativa riservata a giovani colleghi da poco addottorati Bibliografia B OVY A., A NGENENT G., D ONS H., V AN A LTVORST A., 1999. Heterologous expression of the Arabidopsis etr1 allele inhibits the senescence of carnation flowers. Mol. Br. 5: 301-308. BUCHANAN-WOLLASTON V., PAGE T., HARRISON E., BREEZE E., L IM P.O., N AM H.G., L IN J.F., W U S.H., S WIDZINSKI J., I SHIZAKI K., 2005. Comparative transcriptome analysis reveals significant differences in gene expression and signalling pathways between developmental and dark/starvationinduced senescence in Arabidopsis. Plant J. 42: 567-585. CELVENGER D.J., BARRET J.E., KLEE J.H., CLARK D.G., 2004. 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