I giganti del mare

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I GIGANTI DEL MARE
IL POTERE MARITTIMO DI TOLOMEO E DEMETRIO POLIORCETE
TESTIMONIATO DALLE MONETE
Antonio Morello
Dopo la morte di Alessandro i diadochi (letteralmente “successori”)1 furono i protagonisti di un periodo
confuso di lotte e di assestamenti che va dal 323 a.C. alla battaglia di Ipso (301 a.C.) o a quella di Corupedio (281)
e segna il passaggio dal sogno unitario dell’impero universale al particolarismo nazionale dei regni ellenistici.
Fu anche il periodo in cui si costruirono flotte imponenti e si commissionarono ai cantieri navi sempre più
grandi ed efficaci; le tecniche di costruzione navale furono affinate e la tecnologia ebbe un forte impulso per merito
dell’intelligenza strategica di coloro che vissero lo stato di guerra sin dalla loro nascita.
Il modello di nave di tipo “moderno”, che influenzò la cantieristica mediterranea del III sec. a.C., è raffigurato, solo per la parte anteriore e in tutti i suoi dettagli, su uno statere d’oro emesso ad Alessandria da Tolomeo I,
tra il 313 e il 311 a.C., e dopo il 306 a. C. sulle monete di Demetrio Poliorcete.
Il suggerimento per la stesura di questa annotazione mi è stato offerto dal rarissimo ed affascinante statere
d’oro emesso da Tolomeo I ad Alessandria di cui un esemplare, in eccezionale stato di conservazione, è stato recentemente venduto dalla Numismatica Ars Classica (n. 46, lotto n. 303), qui appresso meglio descritto:
Tolomeo I Satrapo, circa 323-305 a.C. AV Statere (8,53 g.) coniato ad Alessandria tra il 313 e il 311 a.C. R./ Testa diademata
di Alessandro a destra, coperta da pelle di testa di elefante. R./ Prora a destra. Jameson 999 (Monnaies grecques antiques, Paris
1913-1932). Gulbenkian 1071 (E.S.G. Robinson-M.C. Hipólito, A Catalogue of the Calouste Gulbenkian Collection of Greek
coins, 2 Parts, Lisbon 1971). Svoronos 25 e pl. I, 23 (Ta Nomismata tou Kratous ton Ptolemaion, Atene 1984). Della più alta
rarità, è il quarto esemplare conosciuto. Come appena coniato e quasi FDC. Stimato Frsv. 60.000 e venduto Frsv. 95.000 (ex
Numismatica Ars Classica n. 46, del 2 aprile 2008, n. 303).
Questo statere d’oro, coniato insieme a monete di bronzo di 18 e 15 mm che recano il ritratto di Tolomeo I e una prora, è una
delle più apprezzate emissioni tolemaiche. Sebbene non rechi alcuna iscrizione, esso deve essere stato coniato da un re tolemaico
– indubbiamente Tolomeo I in quanto affine con la monetazione di peso attico con Atena Promarchus coniata ad Alessandria dal
c. 314-310 a.C. (o, secondo il Lorber, nell’articolo del 2005 pubblicato in Numismatic Chronicle2, poco dopo). Esso può essere
stato coniato nel 313 dopo che Tolomeo prese Cipro, o forse nel 312/1 a seguito degli accordi tra Tolomeo e Seleuco per espellere Demetrio Poliorcete da Gaza. Sebbene questa vittoria aprì la strada a Seleuco per la ripresa della sua precedente satrapia di
Babilonia, i risultati furono temporanei per Tolomeo, che dalla primavera del 311 fu spinto fuori dalla regione da Demetrio. La
testa di Alessandro che appare al dritto di questa moneta si trova al centro della richiesta di Tolomeo dell’eredità di Alessandro,
dal 322/1 egli prese possesso del corpo imbalsamato di Alessandro intercettandolo in Siria mentre stava per essere trasportato da
Babilonia in Macedonia. Egli inizialmente portò il corpo a Memphis, l’antica capitale dell’Egitto. Qualche tempo dopo, durante
il regno di Tolomeo o sotto uno dei successori, il corpo fu collocato nella grande tomba ad Alessandria. Nel momento in cui il
corpo di Alessandro divenne oggetto sacro di culto, la monetazione di Tolomeo con la testa di Alessandro recò uno scalpo di ele1 Nome con il quale si indicarono gli immediati successori di Alessandro.
2 In LORBER 2005 è riportata l’ampia bibliografia sulla monetazione di Tolomeo I. A parer mio, questa moneta potrebbe essere stata emessa
anche dopo la data proposta ma certamente prima della battaglia di Salamina di Cipro del 306 a.C.: fino a quel tempo la flotta di Tolomeo fu
sempre in piena attività conservando in maniera quasi costante il dominio del bacino Mediterraneo orientale; inoltre, egli prese il titolo di re
(Basileos) dopo il 305, momento dopo il quale la monetazione fu rinnovata con altri tipi.
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fante favorendo la promozione dell’idea che il conquistatore dell’eredità risiedeva nel regno dei Tolomei. L’eredità sopravvisse
bene fino al tempo dei Romani, e molti imperatori visitarono la tomba di Alessandro. Quando Augusto si recò ad Alessandria,
poco dopo la sua vittoria ad Azio, guardò fissamente il corpo mummificato di Alessandro, e Svetonio (Augustus 18) ci dice che
pose un diadema d’oro sulla testa di Alessandro e sparse fiori sul suo corpo; quando l’attendente gli chiese se aveva visto il mausoleo dei Tolomei, Augusto rispose “sono venuto a vedere un re, non una fila di cadaveri”. (trad. della nota che accompagna la
descrizione della moneta nel catalogo NAC 46, n. 303).
Tolomeo I Sotére nacque nel 367 (o 366) a.C. e morì nel 283 a.C., fu re dal 304 al 283 a.C. Figlio di Lago,
generale di Alessandro Magno, a seguito delle vicende dei diadochi diede vita in Egitto a una dinastia di sovrani
che vi regnarono per poco meno di tre secoli. Distintosi come comandante in India al seguito di Alessandro, di cui
era amico, Tolomeo, alla sua morte, fu nominato da Filippo III Arrideo3 satrapo dell’Egitto (323 a.C.).
Alessandro cominciò la conquista dell’impero senza una flotta; mentre travolgeva le città greche sulle coste
dell’Asia Minore e i porti della Fenicia, s’impadronì delle loro navi; alla sua morte anche questa flotta fu smembrata fra i suoi successori; prima di essere divisa essa porrà fine, durante le lotte fra i Diadochi, alla potenza navale di
Atene sconfiggendo la flotta di questa città in una battaglia al largo di Amorgo nel 322 a.C. Sette anni dopo, la
maggior parte di essa cadde nelle mani di Tolomeo.
Fatto uccidere Cleomene di Naucrati, già sovrintendente generale alle finanze sotto Alessandro, che Perdicca4
aveva lasciato al suo fianco per sorvegliarlo, Tolomeo estese il dominio sulle coste africane impadronendosi della Cirenaica, il cui possesso, insieme a quello dell’Egitto, gli venne legalmente riconosciuto nel 321 in base all’accordo di
Triparadiso. Negli anni seguenti Tolomeo cercò di consolidare il suo potere per terra e per mare: ingaggiò una lunga
competizione con Antigono Monoftalmo e suo figlio Demetrio Poliorcete e, dopo alterne vicende5, riuscì ad assicurarsi il possesso della Celesiria nel 287; a quest’epoca Tolomeo che nel 305/4 aveva avuto il titolo di re, controllava
con la sua flotta anche Cipro e il mar Egeo. Egli si era assicurato la regione più ricca fra le satrapie di Alessandro e
cercò di crearvi uno stato potente dal punto di vista militare, utilizzando un gran numero di coloni greci e macedoni,
che in tempo di pace coltivavano la terra e all’occasione si armavano e combattevano. Il regno di Tolomeo fu caratterizzato dalla introduzione della nuova divinità chiamata Serapide, nel cui culto egli sperava di poter unire greci ed egiziani. Fece costruire nel sud dell’Egitto la città di Tolemaide e pose le basi di un nuovo assetto burocratico e amministrativo dello stato; sembra che risalga a lui la fondazione del Museo e della Biblioteca di Alessandria, diretti da illustri dotti del tempo. Egli stesso scrisse una storia delle imprese di Alessandro, che servì da fonte ad Arriano. Al
momento di designare il successore (285 a.C.), Tolomeo, che aveva successivamente sposato la principessa persiana
Artacama (324) ed Euricide (321), figlia di Antipatro, si associò il figlio (il futuro Tolomeo II) della terza moglie Berenice, escludendo Tolomeo Cerauno, figlio della seconda.
Ritratto di Tolomeo I Sotèr, marmo.
Emblema di Tolomeo I e Berenice, gesso. Alessandria, Museo Greco-Romano.
Dall’Egitto. Copenhagen, Ny Carlsberg Glyptotek.
3 Re di Macedonia dal 323 al 317 a.C., figlio di Filippo II e di una danzatrice; nonostante fosse psichicamente minorato, alla morte del fratellastro Alessandro Magno, fu proclamato re. Morì assassinato da Olimpiade.
4 Generale macedone al seguito di Alessandro Magno in Asia, nel 330 a.C. venne promosso guardia del corpo, cioè membro dello stato
maggiore. In punto di morte Alessandro lasciò a lui l’anello col sigillo imperiale. Assunse così il vertice del potere nel governo dell’impero, e
distribuì le satrapie fra i diadochi. Fu assassinato nel 321 a.C. dai suoi stessi ufficiali.
5 Vedi infra.
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Tolomeo I Soter. Come re, 305-285 a.C. AR Tetradramma
(14,21 g.), zecca di Alessandria, coniata tra il 290 e il 285
a.C. D./ Busto diademato di Tolomeo a destra. R./
BAΣIΛEΩΣ ΠΤOΛEMAIOY. Aquila che sta su un fulmine, volta a sinistra; a sinistra, P su un monogramma (ex Triton IX, 10/11 gennaio 2006, n. 1072). Tolomeo fu il primo
a porre, ancora vivente, la propria effigie su una moneta,
rompendo così con le concezioni strutturali e la tradizione
idealizzatrice dell’arte classica.
Tetradramma di Tolomeo I emesso a nome di Alessandro IV. Alessandria 314-313 a.C. Argento, 30mm, peso 15,62 g. D./ Busto di Alessandro, a destra, con scalpo di elefante che nasconde parte del diadema reale e delle corna d’ariete; intorno al collo
l’egida. R./ AΛEΞAN∆POY. Atena, in marcia verso destra, indossa l’elmo, tiene lo scudo e scaglia una lancia; ai suoi piedi
un’aquila sul fulmine. A sinistra e a destra simboli di zecca. (Cambridge, Fitzwilliam Museum, Inv. N. 9768).
Il tetradrammo illustra sul diritto il ritratto di Alessandro divinizzato corredato da diversi attributi: le corna di Zeus Ammone, lo
scalpo d’elefante, l’egida e il diadema. Le corna di Zeus Ammone erano consacrate unicamente ad Alessandro e non furono mai
usate da altri re, con l’eccezione di Arsinoe II, considerata figlia di Ammone e quindi “sorella” di Alessandro. Nel 331 a.C. il
Macedone, dopo la conquista dell’Egitto, aveva visitato l’oracolo di Ammone nell’oasi di Siwa ed era stato riconosciuto dal dio
quale figlio. La raffigurazione del sovrano con le corna d’ariete sui conii testimonia questa “parentela”. Ammone era noto ai
Greci come divinità oracolare e già dal secolo precedente era stato assimilato a Zeus. Secondo la saga greca, anche gli eroi Perseo ed Eracle avrebbero fatto visita al dio, come successivamente Alessandro, con lo scopo di essere assunti alla sfera divina. Lo
scalpo d’elefante, l’egida di Zeus e il diadema di Dioniso non erano invece attributi esclusivi del Macedone. L’egida indossata a
guisa di clamide venne introdotta per la prima volta intorno al 314 a.C., dopo la morte di Alessandro, nei conii che celebravano
lo spostamento della sede del governatorato d’Egitto da Memfi ad Alessandria, voluto da Tolomeo I. Sul rovescio della moneta,
invece dello Zeus seduto che caratterizzava in genere le emissioni riproducenti sul diritto l’effigie di Alessandro, Tolomeo I introdusse la raffigurazione di un’Atena Prómachos, con lo scudo in difesa dell’aquila tolemaica posata sul fulmine, protettrice della
sua famiglia e dell’Egitto. L’attuale stato degli studi non risolve l’incerta cronologia della moneta. Alcuni studiosi propongono
l’emissione nel 314/313 a.C., in occasione della traslazione del corpo di Alessandro in Egitto voluta da Tolomeo I; altri la collocano fra il 305, quando Tolomeo I assunse il titolo di re, e il 283 a.C., anno della sua morte. La raffigurazione sul diritto si distingue dalla tipologia dei ritratti del Macedone per i tratti giovanili e i capelli leggermente più lunghi e spioventi; iconograficamente è simile all’Efebo di Agde, identificato con Alessandro IV. La presenza degli attributi caratterizzanti i conii del padre sarebbe
legittimata dalla parentela. Dato che Tolomeo I aveva acconsentito all’ascesa del figlio di Alessandro quale sovrano e futuro
successore di Cassandro in Macedonia, che lo uccise nel 310 a.C. insieme alla madre, si potrebbe ipotizzare un’emissione fra il
314 e il 313 a.C. nel nome di Alessandro IV e un suo probabile ritratto sul diritto del nostro tetradrammo. (scheda che accompaMONETE ANTICHE
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gnò la mostra organizzata dalla Fondazione Memmo ‘Alessandro Magno. Storia e mito. Palazzo Ruspoli – Roma, 21 dicembre
1995 – 21 maggio 1996. Scheda a cura di Federica Smith). Nel raffigurare Alessandro sulle proprie monete, Tolomeo creò un
nuovo modo di rappresentare l’immagine di un governatore greco su moneta. In modo singolare, queste monete annunciano
l’avvento di una nuova era, l’età ellenistica, ove l’autorità e il potere dei re diventavano sempre più importanti e venivano celebrati
anche sui conii.
Tolomeo I Soter, Alessandria 305-282 a.C. AE Emiobolo (a destra 21mm, 6,35 g.; a sinistra 19mm, 5,22 g.). Testa diademata
di Alessandro a destra. R./ Aquila, con ali aperte a destra, su fulmine; davanti ‘aplustre’ e ‘aplustre con elmo’. (rispettivamente
ex Classical Numismatic Group 73, 13 settembre 2006, nn. 484 e 485).
Queste due monete recano nel campo il simbolo dell’aplustre, la parte terminale della poppa della nave, spesso innalzato come
trofeo per una vittoria su una flotta nemica. Questo oggetto appare del tutto simile al tipo che si riscontra quasi tre secoli più
tardi sul celebre aureo (al centro, ex Numismatica Ars Classica 31, n. 10) emesso ca. nel 43-42 a.C. da C. Cassius Longinus e
M. Servilius per commemorare la cattura di Rodi ad opera della flotta di Cassio. È probabile che queste emissioni siano in
qualche modo legate ad un evento che coinvolse la celebre Isola mediterranea.
La prora di nave al rovescio dello statere qui sopra illustrato è del tutto simile, se non identica, a quella che
compare nelle di poco successive emissioni del rivale di Tolomeo I, Demetrio Poliorcete. L’acrostolio6 bifido;
l’ampio ponte di combattimento7 (qui privo, al di sopra, di oggetti); sul fianco, sotto il proembolon8, sembra essere
disegnata come una bocca. Il rostro9 è trifido e possente; nell’opera viva10 è ben marcato il disegno delle onde. Dietro il disegno dell’occhio, appare l’inizio di una parte ‘aggettante’ (parexeiresía), appresso qui meglio illustrata nella nota che accompagna la Nike di Samotracia.
Non c’è dubbio che si tratta della medesima tipologia di nave raffigurata poi sulle monete di Demetrio. Le
datazioni proposte per l’emissione dello statere d’oro in questione che si stringono intorno al 310 a.C. (poco prima
o poco dopo) fanno pensare ad una produzione monetale che commemorerebbe la presa di Cipro e delle coste della
Fenicia (e del loro mantenimento) da parte di Tolomeo avvenuta grazie alla propria flotta.
La nave raffigurata è certamente quella che più di tutte fu utilizzata in questi anni di guerra sui mari; le fonti tramandano che la maggior parte di esse erano tetreres (navi da ‘quattro’) che probabilmente erano molto simili
alle treres e alle penteres, variava il numero dei rematori impiegati per remo; rimane il dubbio delle file dei remi
per ciascun lato che certamente non andava oltre le tre11.
Demetrio Poliorcete (306-283 a.C.). AE (3,07 g.), zecca non identificata. D./ Testa elmata di Atena a destra. R./ Prua di nave a
destra; davanti ascia bipenne; sopra, BA; sotto, monogramma AP. (da Künker 97, 7-8 marzo 2005, n. 499).
6 Estremità anteriore, più alta, della prora, la cui forma è spesso diversa nelle navi dell’antichità (a collo d’oca nelle prore di Phaselis, bifido
in questa occasione, a “voluta” nelle navi romane, sottile e non curvo nelle navi fenice).
7 È il ponte più alto a prora. Utilizzato dai soldati per ingaggiare la nave nemica, da una posizione dominante, nel corso della battaglia.
8 Il rostro superiore (gr. proembolon) è una trave robusta che si prolunga fuori la prora e che è sostenuta, esternamente, dalle cinte di rinforzo del
fasciame. Quest’arma era molto efficace nell’azione di speronamento per danneggiare l’apparato remiero e le fiancate della nave nemica.
9 (gr. embolon, lat. rostrum tridens) è raffigurato in modi diversi: ciò che appare quasi sempre evidente sono le tre lame o speroni di cui è
composto; si tratta di un’arma utilizzata per lo speronamento della nave nemica, in battaglia. Era una guaina di bronzo che rivestiva il prolungamento esterno della chiglia.
10 La parte immersa dello scafo.
11 Per la questione dell’apparato remiero delle poliremi dell’antichità esistono molteplici discussioni tra gli studiosi; è opinione ormai quasi
concorde che il numerale con il quale viene identificata una poliremi dipende dal numero di rematori impiegato nei remi. Vedi infra.
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MONETE ANTICHE
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Demetrio Poliorcete (306-283 a.C.). AR Tetradracma (17,05 g.), coniata a Tarsos (Cilicia) tra il 298 e il 295 a.C.. D./ Prua di
nave a sinistra con sul ponte una Vittoria, che suona una tromba, in atto di marciare a sinistra. R./ Poseidone, a sinistra, nudo,
con mantello arrotolato sul braccio sinistro; con la mano destra è in atto di scagliare il tridente; nel campo le legende
BAΣIΛEΩΣ ∆HMHTPIOY e monogrammi. (ex Gorny e Mosch 112, 17 ottobre 2001, n. 4089).
Demetrio Poliorcete (306-283 a.C.). AR Tetradracma (16,99 g.), coniata a Tarsos (Cilicia) tra il 298 e il 295 a.C.. Come la precedente ma con diversi monogrammi, nel campo, al rovescio. (ex Tkaleg 2000, 29 febbraio 2000, n. 42). «Quando le trombe
suonarono il segnale di combattimento, e gli uomini da ambo le parti alzarono il grido di guerra, mentre le navi si slanciavano
allo scontro, per prima cosa ferivano terribilmente quelli che erano colpiti cogli archi, colle baliste e con una gran quantità di
giavellotti» (Diodoro XX, 51, dall’episodio della battaglia di Salamina di Cipro fra Tolomeo I d’Egitto, detto Sotér (il ‘salvatore’) e Demetrio Poliorcete, nel 306 a.C.). In qualche occasione anche i Romani usarono porre una vittoria alata sulle prore delle
navi raffigurate sulle monete come ad esempio in alcune serie repubblicane di bronzo e una emissione di Ottaviano del 30 a.C.,
commemorante la vittoria di Azio.
Demetrio Poliorcete, Tetradramma (17,14 g.) emessa ad Amphipolis ca. 291-290 a.C. D./ Testa diademata di Demetrio a destra,
con corna di toro. R./ BAΣIΛEΩΣ ∆HMHTPIOY. Poseidone seduto a sinistra su una roccia, che tiene un aplustre nella destra e
un tridente nella sinistra. Nel campo, monogrammi (ex Gemini
LCC, 9 gennaio 2007, n. 106)
Demetrio Poliorcete, Tetradramma (17,08 g.) emessa ad Amphipolis ca. 289/8 a.C. D./ Testa diademata di Demetrio a destra,
con corna di toro. R./ [B]AΣIΛEΩΣ ∆HMHTPIOY. Poseidone
stante a destra, con il piede destro posato su una roccia; tiene un
tridente nella mano sinistra. Nel campo, monogramma (ex Gemini LCC, 8 gennaio 2008, n. 88)
Il motivo della raffigurazione di elementi marittimi, come la prora, l’aplustre e Poseidone, sono frequenti nella monetazione di
Demetrio, proprio a sottolineare il potere marittimo acquisito dopo la battaglia di Salamina di Cipro.
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Demetrio Poliorcete nacque nel 336 a.C. circa e morì ad Apamea sull’Oronte nel 283 a.C. fu re di Macedonia dal 293 al 287 a.C.. Figlio del diadoco Antigono I Monoftalmo, fu nominato correggente nel 306, perseguì il disegno paterno di una riunificazione degli stati nati dalla disgregazione dell’impero di Alessandro Magno. Sottrasse
Cipro a Tolomeo (306), e in Grecia (dove nel 307 aveva conquistato Atene) l’Attica, la Beozia e parte del Peloponneso a Cassandro (304-302), contro il quale tentò di restaurare la lega di Corinto (302). Dopo la morte del padre
nella battaglia di Ipso (301), Demetrio cercò di controllare la Grecia che era ancora sotto il dominio di Cassandro;
morto quest’ultimo (298 o 297), si impadronì della Macedonia, facendosene proclamare re dall’esercito (293) e
fondando una nuova capitale, Demetriade, in Magnesia, per sottolineare la propria volontà di unire Macedonia e
Grecia. Fallirono però i suoi tentativi di annettere la Tracia (291) e l’Epiro (289); quando Pirro e Lisimaco, da lui
precedentemente attaccati, invasero la Macedonia, perdette il regno. Deciso comunque a recuperare l’Asia, penetrò
con truppe mercenarie nel territorio di Seleuco, ma venne bloccato e catturato in Cilicia (285). Al figlio Antigono
Gonata rimase tuttavia una base in Grecia. Il soprannome Poliorcete (che significa ‘espugnatore di città’) ne attesta
la perizia militare; rimase celebre per le sue macchine belliche e per le innovazioni nella costruzione delle navi da
guerra; gli mancò invece avvedutezza politica.
Plutarco, nella biografia dedicata a questo personaggio12, insiste sulla straordinaria passione di Demetrio
per l’ingegneria militare e sui formidabili successi che ottenne in questo campo, con le sue super-navi da guerra e
con le modernissime ed efficaci macchine d’assedio; ne voleva sempre più grandi e formidabili: «era insaziabile»
dice Plutarco «Nessuno incarna in misura così piena l’immagine del suo tempo».
Nell’inverno del 315 a.C. Antigono e Demetrio marciarono contro Tolomeo a cui tolsero le basi della costa
fenicia (Diodoro, XIX, 58). Tolomeo si ritirò lasciando qualche guarnigione in alcune principali piazzeforti; nella
primavera del 314 ebbe luogo un convegno a Ecregma affinché i due venissero a patti ma Antigono non accettò le
proposte del suo avversario che forse si sentì superiore in quanto possessore di una potente flotta13. Fu in questo periodo che Antigono iniziò a costruire anch’egli una flotta che avrebbe presto eguagliato quella che Tolomeo aveva
ereditato da Alessandro. Iniziò così la più grande corsa in campo navale della storia antica. Ai cantieri fenici (Diodoro XIX 58, 1-5) furono commissionate prevalentemente navi da quattro (tetreres) e da cinque (penteres) ma anche alcune da sei e da sette. Più tardi, nel 301, pare abbia fatto costruire anche navi da otto, nove, dieci, undici
(Theophrasto, Hist. plant. 5.8.1) e una da tredici (Plutarco, Demetrios, 31.1); ma non si fermò qui e nel 285 ebbe la
capacità di far costruire una nave da quindici e una da sedici. Questi giganti del mare pare siano stati efficienti in
battaglia ma le fonti tacciono circa le tecniche utilizzate per la loro costruzione e del funzionamento dell’apparato
remiero. Gli storici più ottimisti pensano che esse fossero di grande stazza e che fossero impiegati un gran numero
di vogatori per ogni remo; ad esempio, per una sedici, potevano essere presenti due file di remi per ciascun lato con
otto rematori per ogni remo.
Nel III sec. a.C. i due regni di Macedonia e d’Egitto, sotto le nuove dinastie degli Antigonidi e dei Tolomei,
si impegnarono in una sconcertante gara a chi costruiva la poliere più grande e imponente, a chi metteva un numero
sempre più alto davanti alla desinenza –éres (JANNI 1996, p. 249)14.
Fallito l’accordo di Ecregma, Tolomeo si limitò a qualche scorreria per mare. Su finire del 313 o nella primavera del 312, Tolomeo decise di prendere l’iniziativa delle operazioni15 e nella seconda metà dal 312 avvenne lo
scontro di Gaza. Poco prima egli aveva sottomesso le città ribelli di Cirene e di Cipro (Diodoro XIX, 79), utili alla
guerra contro Antigono. Antigono perdeva con la battaglia di Gaza tutta la parte meridionale ed orientale del suo
12 Una buona biografia su Demetrio è di MANNI (1951).
13 La flotta tolemaica era stata tempestivamente ritirata dai porti che Antigono aveva poi occupati (Diodoro XIX, 58). A ciò si deve aggiungere il successo di Policlito che rinforzò la difesa marittima dell’Egitto dopo essere riuscito a compiere un colpo di mano in Cilicia (Diodoro
XIX 64, 4-8). Secondo alcuni studiosi tra il 315 e il 314 le flotte dei due contendenti si equivalevano, ma è più probabile che Tolomeo era
superiore in questo, in quanto Antigono cominciò la costruzione delle sue navi dopo l’occupazione della Fenicia.
14 È interessante ricordare una trascrizione che fece Ateneo, nel II sec. d.C., da uno dei componimenti della cultura ellenistica che trattavano la
marineria; in esso era descritta la Syracusia, un vero colosso del mare, ammiraglia di Gerone II, tiranno di Siracusa. La nave, costruita probabilmente intorno al 240 a.C., aveva una stazza di circa 1700 tonnellate, ovvero ben dieci volte un normale mercantile. Presentava tre livelli, per il
carico, per le cabine passeggeri (circa 40) e per la sorveglianza armata, che disponeva di ben otto torri di protezione. Era inoltre fornita di innumerevoli comforts quali una biblioteca, un impianto termale e giardini pensili, il tutto impreziosito da mosaici e ricchi rivestimenti. Oltre alle torri
e agli armati aveva anche in dotazione una enorme balista con una gittata di 200 metri, realizzata su progetto di Archimede. Presentava tre alberi
con coffe da combattimento corazzate. L’albero maestro era talmente alto che si dovette cercare a lungo un tronco della lunghezza giusta. Il suo
scafo venne costruito a terra, in una zona pianeggiante prossima al mare, e poté essere varato solo grazie ad uno speciale argano ideato sempre da
Archimede. Aveva molte scialuppe di salvataggio, disposte sul ponte, e addirittura una nave di servizio che, in caso di bonaccia, serviva da rimorchiatore. La Syracusia era talmente grande che nessun porto del Mediterraneo era in grado di accoglierla. Gerone, allora, ne fece dono a Tolomeo II. Venne sistemata ad Alessandria e, ribattezzata Alexandris, terminò i suoi giorni come attrazione.
15 L’indugio di Tolomeo non è facile da spiegare: forse non era pronto ad agire. Tolomeo era anche cognato di Demetrio in quanto avevano
sposato le due figlie di Antipatro, Fila ed Euridice.
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MONETE ANTICHE
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dominio: Babilonia veniva facilmente rioccupata da Seleuco, la costa fenicia era nelle mani di Tolomeo16; il macedone veniva così a perdere non soltanto alcune importantissime terre fra le più ricche del suo dominio, ma anche
una serie di porti di grande importanza strategica.
I risultati ottenuti da Tolomeo ebbero breve durata in quanto Antigono e Demetrio vinsero una importante
battaglia a nord della Siria contro Cille, generale egiziano. Tolomeo si ritirò in Egitto (Diodoro XIX 93); la situazione
precedente fu ristabilita e iniziò l’assedio di Babilonia da parte di Demetrio. Si giunse così alla pace del 311 il cui accordo dimostrò che Antigono aveva vinto. La pace sanciva la divisione dell’Impero fra i vari strateghi (Diodoro XIX
105). La parte più importante l’ebbe Antigono e, con essa, il ruolo di protettore dei Greci; Cassandro rimase ridotto in
Macedonia e in Tessaglia, in attesa che il piccolo Alessandro raggiungesse la maggiore età; Tolomeo in Egitto; Lisimaco in Tracia. Antigono non avrebbe potuto in alcun caso far valere una particolare autorità se non mediante atti di
guerra. Presto la pace del 311 non si dimostrò tale ma una semplice tregua. Nel frattempo Demetrio fu richiamato da
Antigono e Babilonia tornò presto nelle mani di Seleuco a cui fu riconosciuta l’autonomia.
Nella primavera del 310 Tolomeo passò all’offensiva verso le isole greche17 e verso la fine dell’anno o al
più tardi all’inizio del 309 si impossessò di Cipro. Subito dopo accusò Antigono di conservare dei presidi in alcune
città della Cilicia e cominciò un’azione diretta contro di lui. Contemporaneamente anche gli altri si rivolsero contro
Antigono, così quest’ultimo fu costretto ad impegnarsi su tre fronti inviando verso occidente i suoi due figli: Filippo verso il traditore Polemeo (che si era alleato con Cassandro o con Tolomeo), Demetrio a riconquistare la Cilicia;
Antigono invece si rivolse verso Babilonia. Demetrio riuscì a battere Tolomeo che però passò in Europa. Nel frattempo il piccolo Alessandro18 fu fatto eliminare e la situazione in Grecia si fece convulsa. Si aprì così la lotta per la
successione al regno: quali dei satrapi l’avrebbe spuntata? Demetrio ristabilita la situazione in Cilicia salpò verso la
Grecia; Antigono venne a patti con Seleuco e fu libero di interessarsi della lotta contro Tolomeo. Demetrio
nell’estate del 307 sbarcò ad Atene accolto come un dio; da qui liberò alcune città e instaurò buoni rapporti con le
popolazioni circostanti; Tolomeo concluse un accordo con Cassandro e si ritirò in fretta sentendo la minaccia di
Antigono che nel frattempo tornava da Babilonia.
Nell’inverno 307/6 Demetrio era rimasto ad Atene e nella primavera del 306 ebbero inizio le operazioni per
la cattura di Cipro che si concluse con la strepitosa vittoria del giovane condottiero.
Demetrio, d’ora in avanti, fece della flotta uno sei suoi maggiori ed efficaci punti di forza. Dopo la conquista di Atene utilizzò i cantieri del Pireo per costruire una potente squadra navale costituita da un tipo di nave i cui
dettagli tecnici sono riportati in parte nelle splendide raffigurazioni delle sue monete. Il tipo di nave si distingue
chiaramente dall’acrostolio ‘bifido’ e massiccio alla base; il rostro è trifido e relativamente corto, ben attaccato e
rinforzato da una lunga e robusta trave che corre sul fianco della nave; anche il proembolon è trifido e il fianco della nave mostra una parte ‘aggettante’ o protesa verso l’esterno, lì dove trovavano alloggio i rematori della fila più
alta; il ponte di combattimento, ben evidente, è tipico del periodo e di tutta l’area mediterranea; su di esso una Nike
suona la vittoria della presa di Cipro.
Questo sembra essere il tipo di nave preso a modello dai Romani e probabilmente anche dai Cartaginesi o
che Tolomeo I e Demetrio ne abbiano preso esempio da questi ultimi; fatto sta, che essa fu il tipo di nave più usato
nel III sec. a.C. negli scontri epici che ebbero luogo nel Mediterraneo.
Rovescio di un AE sestante della c.d. serie semilibrale, emesso intorno al
principio dell’ultimo quarto del III sec. a.C. a Roma. È straordinaria la somiglianza del tipo di nave raffigurata sulle monete di Tolomeo e Demetrio
con quelle rappresentate sulla prima monetazione enea di Roma. Tuttavia si
notano piccole differenze che distinguono le navi romane da quelle costruite
nei cantieri ellenistici tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Tra tutte si
deve notare l’acrostolio ‘a voluta’ e la possibilità che le navi romane fossero
di una tipologia leggermente più sviluppata e/o di dimensioni diverse.
16 Per l’occupazione di Tiro e Sidone: Diodoro XIX 86 e 93; Plutarco, Demetrio, 5.
17 Per l’Asia: Diodoro XX, 19, 3-4; per Cipro Diodoro XX, 21.
18 Anche la sua giovane sorella, Cleopatra, fu poi tolta di mezzo nel 308.
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Fino all’inizio del secolo scorso19, e ancora più recentemente a seguito di alcune revisioni poco avvedute, si pensava che la celebre statua meglio nota con il nome di Nike di
Samotracia, attualmente conservata al museo del Louvre, poteva essere stata presa a modello per questa figura monetale.
La statua, rinvenuta nel 1873, aveva come cornice il
proprio recinto o esedra su una collina sovrastante il santuario
di Samotracia. Alta 328 cm fu posta su una prora della nave,
scolpita in marmo grigio con assoluta precisione, era posta obliquamente nell’esedra, così che la statua presentava una veduta laterale sinistra di tre quarti, l’angolo visuale per il quale
fu chiaramente disegnata. La torsione degli assi delle anche e
delle spalle e il contorno delle ali e del panneggio svolazzante
hanno la massima espressività da questo punto di vista. La figura è scolpita in modo virtuosistico e l’effetto è possente.
Le Nìkai che si posavano a terra e il drappeggio increspato e gonfiato dal vento, appiattito contro il corpo, erano già ben
noti nel periodo classico, ad esempio nella Nìke di Peonio a Olimpia: essa Opera che celebrava la vittoria dei Messeni e dei
Naupatti che avevano sostenuto gli Ateniesi contro gli Spartani
nello scontro a Sfacteria (Pilo) nel 425 a.C. Con questa Nike si
afferma definitivamente l’iconografia di una dea che pare portata dal vento a causa dell’elaborato e fluido panneggio di origine
fidiaca. La stoffa della veste appare aderente alla parte anteriore
del corpo e rigonfio e fluttuante alle spalle della dea, dando
quindi l’impressione che essa avanzi nell’aria.
La figura di Samotracia ridisegna queste forme in scala
imponente e aggiunge la torsione, il vigore e l’immediatezza.
Secondo alcuni studiosi forse essa innalzava una corona o reggeva un trofeo con la mano sinistra e una tromba con la destra,
nella quale soffiava. Senza dubbio la statua commemorava una
grande vittoria navale, sicuramente di un sovrano ellenistico.
Samotracia era un santuario prediletto per le dediche reali
e ricadeva nell’ambito della Macedonia degli Antigonidi. Una
delle grandi vittorie navali degli Antigonidi della metà del III
secolo (per esempio la battaglia di Coo nel quinto decennio
del III sec. a.C.) è il contesto più probabile sebbene sia stata
avanzata anche una data posteriore20. La base era in origine
una prora (o una nave intera) scolpita in tutti i suoi dettagli; se
si fosse conservata integralmente avrebbe risolto non pochi
misteri sulle poliremi.
Il frammento pervenuto mostra sui fianchi la parte ‘aggettante’ (parexeiresía) sulla quale si scorgono i fori da dove
fuoriuscivano i remi. L’aggiunta del parexeiresía permetteva
l’inserimento di un’altra fila di remi in alto con i rematori
sfalzati rispetto alle file sottostanti; infatti, la parte aggettante
consentiva ai remi delle file superiori di avere un fulcro più esterno sì da consentire ai rispettivi rematori di spostarsi più vicino alla parete interna della nave; l’altra fila di rematori si inseriva, leggermente più in alto, intercalati, così come meglio
illustrato nello schema disegnato alla pagina successiva, con il
quale COATES 1995 (p. 139) immagina la nave su cui era posata questa statua, una treres.
19 REINACH 1902, p. 13: «La statua della Nike, rappresentata su una prua di nave, appare oggi mutilata e il tipo monetale di Demetrio Poliorcete ne riporta l’immagine vista dai contemporanei, completa delle parti mancanti.». Questo genere di raffigurazioni, nel mondo ellenistico,
forse erano più diffuse di quanto oggi si possa credere.
20 Essa viene datata anche intorno al 190 a.C., epoca in cui i Rodiensi, in guerra contro Antioco III, riportarono una serie di vittorie. Essa è
attribuita allo scultore Pythókritos della scuola di Rodi.
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Dalle poche testimonianze pervenute ad oggi, si desume che le triere furono usate con certezza nelle guerre
persiane da Atene che ne conservò l’uso fino al IV sec. a. C. quando questo tipo di nave fu gradualmente sostituito,
ma non abbandonato, da navi relativamente più grandi, più efficaci e moderne: le tetrere (o italianizzando il latino:
quadriremi), di cui furono ideatori i Cartaginesi21 e le pentere (quinqueremi), che pare siano state ideate dai Siracusani22 al principio del IV sec. a. C.23. Fu questo il momento in cui le potenze marittime del Mediterraneo occidentale si presentano inserite nel più ampio contesto internazionale, ovvero quando si sviluppò un modello culturale vasto e articolato, recepito a vario livello da oriente a occidente e profondamente segnato dall’influenza della cultura
greca.
21 Una notizia di Aristotele conservata in Plinio (H.N., VII, 220 7) attribuisce l’invenzione della tetrera (o quadrireme) ai Cartaginesi.
22 Il primo impiego in guerra delle pentere è testimoniato da Diodoro (XIV 50 e segg.; XIV 100, 5) quando narra della spedizione contro
Reggio (390 a.C.), dalla quale Dionisio tornò malconcio a bordo di questo tipo di nave, sorpreso dal maltempo e rischiando più volte il naufragio. Diodoro Siculo nacque in Sicilia ad Agyrion nel 90 a.C. circa e visse circa 70 anni; di lui si hanno scarse notizie biografiche tra cui
che viaggiò in Europa e in Asia e soggiornò ad Alessandria e poi a Roma; la sua opera ‘Biblioteca storica’, in 40 libri, era una storia universale dalle origini al consolato di Cesare del 59 a.C.; ne sono giunti solo i libri I-V, XI-XX ed estratti conservati da autori posteriori.
L’importanza dell’opera sta nel fatto che egli si propose di lasciare ai posteri una sorta di ‘raccolta di libri’ altrui; si può considerare una vasta scelta della tradizione storica ellenistica, quasi tutta perduta, quindi opera preziosa nonostante la poca o pochissima creatività. Nel caso di
questo periodo storico e dello scontro tra Demetrio e Tolomeo utilizzò probabilmente come fonte Ieronimo di Cardia, lo storico dei Diadochi
(successori di Alessandro), che fu vicino agli Antigonidi, quindi anche a Demetrio Poliorcete a cui innalza un vero monumento eroico. A
parte l’ovvia tendenziosità, il valore di questa fonte sarebbe considerevole, trattandosi di un testimone contemporaneo che fu anche uomo di
comando e conoscitore di cose belliche (JANNI 1996, p. 238).
23 La tetrera (o quadrireme) era probabilmente una nave a due ordini (livelli) di remi con due operatori per ciascun remo, mentre la pentera
o quinquereme era a tre ordini di remi con due operatori per remo nelle due file superiori e uno nella fila inferiore. La sistemazione dei rematori sulle poliremi dell’antichità generalmente accettata oggi è semplificata nello schema pubblicato da FOLEY-SOEDEL (1981, p. 109) e ripresa da JANNI (1996, p. 258), pubblicata anche in una mia breve nota su Monete Antiche n. 31, Gennaio/Febbraio 2007, p. 10. Le notizie relative all’invenzione delle pentere da parte dei Siracusani di Dionisio I (Diodoro XIV, 41, 3; XIV 44, 7), sin dai primi anni del IV sec. a.C., sono
in contrasto con gli “Inventari Navali Ateniesi”, dotati di spiccata mentalità marinaresca, dove quel tipo di nave non compare prima del 325
a. C. (Inscriptiones Grecae II 2:1629, 808-811). Alessandro Magno l’avrebbe utilizzata in Fenicia nel 332 a. C. (Arriano, Anabasi di Alessandro II 22, 3-5). Ancora Diodoro (XVI 44, 6) riporta che Sidone, in Fenicia, intorno al 351 a.C. aveva più di cento fra triere e pentere. Plinio attribuisce ai siracusani solo l’invenzione della hexéres, la poliere ‘sestupla’ (N.H. VII, 56; vedi anche Eliano, Varia historia VI, 12), intorno alla metà del IV sec. a.C.
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Tra i pochi documenti epigrafici pervenuti ad oggi relativi alla nautica e alla marineria dell’antichità, il
primo posto è certamente occupato dalle iscrizioni ateniesi del Pireo relative a vari aspetti dell’organizzazione della
flotta delle triere, tutte risalenti ai decenni centrali del IV sec. a. C. Esse furono edite per la prima volta da BÖCKH
1840, con un’opera che segnò una svolta negli studi sulla marineria da guerra antica, creando solido terreno dove
prima c’erano solo fantasie. Si tratta di: «inventari di materiale con osservazioni sullo stato di conservazione e su
eventuali lacune, i passaggi dell’incarico tra trierarchi (i cittadini sui spettava il compito di armare a proprie spese e
comandare una triere fornita dallo stato), e non da ultimo i nomi con cui erano battezzate le trieri, dei quali le fonti
di altro genere non dicono praticamente mai nulla e che erano scelti con un gusto e una fantasiosità sorprendentemente moderni. Oltre a dire molto sulla più importante marina da guerra greca, a mostrarne dal di dentro l’organizzazione e la vita (qualche volta anche le beghe, con molta vivezza), e a costruire una fonte in parte unica per la nomenclatura nautica, le iscrizioni del Pireo sono importanti anche per i fatti più strettamente tecnici. Per esempio, rivelano che i remi delle trieri erano classificati secondo l’ordine di vogatori da cui erano usati; ciò indica che essi
erano diversi, forse in lunghezza, o per forma, un dato da rispettare in ogni ricostruzione della triere» (JANNI 1996,
p. 30).
Per avere un’idea della potenza navale messa in mare dai due rivali in occasione della celebre battaglia di
Salamina di Cipro è opportuno leggere il racconto di Diodoro Siculo (Biblioteca storica XX 49-52); da questa lettura e osservando le emissioni monetali di Antigono si può comprendere quanta importanza fu dato al potere marittimo per la supremazia del bacino del Mediterraneo orientale:
(49) Tolomeo, quando ebbe saputo della sconfitta dei suoi, partì per mare dall’Egitto portando con sé una forza considerevole di fanti e di navi. Presa terra a Cipro, presso la città di Pafo, fece venire navi da tutte le città e navigò lungo la costa fino
a Cizio, che dista da Salamina duecento stadi. Aveva in tutto centoquaranta navi lunghe, che andavano dalla pentere alla tetrere. Lo seguivano piu di duecento trasporti di truppe, con a bordo non meno di diecimila fanti. E mandò dunque alcuni uomini da Menelao24, per via di terra, ordinando di mandargli presto le navi da Salamina, se era possibile, in numero di sessanta. Contava, se avesse avuto anche queste, di vincere facilmente la battaglia navale, portando in combattimento duecento navi.
Demetrio, dal suo canto, si accorse dell’offensiva; lasciò una parte delle sue forze all’assedio della città, e fece salire gli uomini a bordo di tutte le navi, imbarcando i migliori dei suoi soldati. Sulle prue delle navi dispose proiettili, baliste e catapulte
da tre spanne, in numero sufficiente. Armata così con grandezza di mezzi la flotta per la battaglia, navigò fino alla città e andò
a gettare le ancore alla bocca del porto, appena fuori tiro. Ivi pernottò, sia per evitare che le navi della città ingaggiassero le
altre, sia perché si aspettava l’attacco dei nemici e voleva essere pronto al combattimento.
Quando Tolomeo arrivò a Salamina, seguito dalle navi ausiliarie, lo spettacolo di questa flotta vista da lontano era formidabile per il gran numero delle navi. (50) Demetrio, avvistato l’attacco, lasciò sul posto il navarco Antistene con dieci navi
dell’ordine delle penteri, perché impedisse alle navi della città di uscire in battaglia (l’imboccatura del porto era stretta). Ai suoi
cavalieri ordinò poi di schierarsi sulla riva, perché salvassero gli uomini arrivati a terra a nuoto, nel caso che qualcosa andasse
male. Poi schierò le navi e si fece incontro al nemico, con in tutto cento e otto navi, comprese quelle i cui equipaggi erano stati
reclutati dai paesi conquistati; le più grandi erano heptéreis, ma la maggior parte penteri. L’ala sinistra la tenevano sette heptéreis fenicie, e trenta tetreri ateniesi, al comando del navarco Media; di rincalzo a queste, Demetrio schierò dieci hexéreis e altrettante penteri, col proposito di rafforzare quest’ala dove si preparava a combattere personalmente. Nel mezzo dello schieramento
dispose le navi più piccole, comandate da Temisonte di Samo e da Marsia, l’autore della storia di Macedonia. L’ala destra la tenevano Egesippo di Alicarnasso e Plistia di Cos, timoniere in capo di tutta la flotta.
Tolomeo, mentre era ancora notte, mosse dapprima con grande impegno verso Salamina, credendo di sorprendere col suo
attacco i nemici. Ma quando, fattosi giorno, fu avvistata la flotta dei nemici già schierata, si preparò anche lui al combattimento. Ordinò alle navi da carico di seguirlo da lontano e dispose le altre in uno schieramento opportuno, prendendo posto
nell’ala sinistra, dove avrebbero combattuto al suo fianco le navi più grandi. Schieratisi in questo modo, gli uni e gli altri elevarono come di costume le preghiere agli dèi: era il compito dei comiti, cui faceva eco tutto l’equipaggio.
(51) I sovrani, che stavano per giocarsi la vita e ogni cosa, erano in grave angoscia. Demetrio, quando stava a circa tre
stadi dal nemico, alzò il segnale convenuto per la battaglia: uno scudo dorato, che tutti potevano vedere, gli uni dopo gli altri.
Gli uomini di Tolomeo fecero lo stesso, e lo spazio che li separava spari rapidamente. Quando le trombe suonarono il segnale
del combattimento, e gli uomini da ambo le parti alzarono il grido di guerra, mentre le navi si slanciavano allo scontro, per
prima cosa ferivano terribilmente quelli che erano colpiti cogli archi, colle baliste e con una grande quantità di giavellotti.
Quando poi le navi si furono avvicinate, e lo scontro stava per essere violento, gli uni appoggiarono sulle coperte, e i rematori, incitati dai comiti, facevano forza sui remi con piu ardore. Spinte le navi con grande forza e vigore, alcune si fracassarono
vicendevolmente i remi, passandosi vicine, in modo da rendere inutili le avversarie per la fuga o per l’inseguimento, e in modo
da impedire che i combattenti imbarcati, disposti alla lotta, potessero intervenire nel combattimento; altre si scontravano
frontalmente cogli speroni, poi si ritraevano per un altro speronamento. Gli uomini che erano a bordo di queste si colpivano a
vicenda, poiché ognuno aveva il bersaglio vicino.
Alcuni trierarchi colpivano i nemici di fianco, ed era difficile estrarre gli speroni; balzavano allora sulle navi nemiche, ri24 Il suo generale che stava difendendo la città assediata da Demetrio per terra e per mare.
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MONETE ANTICHE
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cevendo e dando molti terribili colpi: infatti, quelli che si afferravano alle murate vicine e perdevano l’appoggio sotto i piedi,
cadevano in mare e subito venivano uccisi colle lance da quelli che incombevano sopra di loro. Chi riusciva a impadronirsi
dell’aggancio, in parte uccideva, in parte gettava in mare i nemici, spingendoli violentemente nello stretto spazio. Ovunque
nascevano nel combattimento situazioni varie e paradossali: spesso i più deboli prevalevano per la superiorità delle navi,
mentre i più valorosi tribolavano per un’inferiorità determinata dalla situazione e per la stranezza di ciò che accade in questo
genere di battaglie. Nel combattimento terrestre il valore appare manifesto, e può avere la meglio senza che nessun caso fortuito ed estrinseco venga a turbare le cose. Nelle battaglie navali, invece, accade che molte e svariate cause vengano a svantaggiare chi per il suo valore meriterebbe la vittoria.
(52) Più splendidamente di tutti si batté Demetrio, sulla poppa della sua heptéres. Dei tanti che lo circondavano, parte ne
uccise saettandoli coi giavellotti, parte colpendoli da vicino colla lancia. Molti e vari proiettili gli piovevano addosso, che egli
scansava vedendoli arrivare, oppure parava colle armi difensive. Tre uomini lo difendevano cogli scudi, dei quali uno cadde
colpito di lancia, e gli altri due furono feriti. Alla fine sopraffece i nemici che gli stavano di fronte, fece ripiegare la loro ala
destra e costrinse alla fuga tutte le navi vicine.
Tolomeo, che aveva con sé le navi più grandi e gli uomini migliori, facilmente respinse i nemici schierati contro di lui, affondando le loro navi o catturandole con tutti gli equipaggi. Tornando indietro dopo aver prevalso, sperava di sopraffare facilmente anche le altre navi; ma quando vide che la sua ala sinistra era disfatta, che le navi vicine si erano date alla fuga, e
che Demetrio coi suoi attaccava violentemente, allora riparò a Cizio. Demetrio, vittorioso nella battaglia navale, affidò i fanti
imbarcati sulle navi a Neone e Burico, coll’ordine di inseguire i nemici e di raccogliere gli uomini che erano in acqua; quanto
a lui, adornò le proprie navi colle spoglie nemiche, prese a rimorchio quelle catturate e si diresse all’accampamento e al proprio porto. Durante lo svolgimento della battaglia, Menelao, quello che comandava a Salamina, fece imbarcare gli uomini sulle sessanta navi e le mandò in aiuto a Tolomeo, nominandone navarco Menezio. Ne nacque una battaglia all’imboccatura del
porto, contro le navi che vi stavano all’ormeggio, e le navi che venivano dalla città forzarono il passaggio. Le dieci navi di
Demetrio ripararono allora all’accampamento delle forze di terra, mentre le forze di Menezio arrivarono troppo tardi, di poco, e tornarono a Salamina. Finita così la battaglia, furono catturate più di cento navi da trasporto, che avevano a bordo circa
ottomila soldati. Delle navi da battaglia, quaranta furono catturate con tutto l’equipaggio; ottanta andarono distrutte, e i vincitori le rimorchiarono, piene d’acqua, all’accampamento vicino alla città. Anche delle navi di Demetrio ne furono distrutte
venti; ma tutte ricevettero le dovute cure, e servirono all’impiego opportuno.
Dopo Cipro Antigono assunse il titolo di re associando al regno il figlio Demetrio e marciò contro Tolomeo
ma fu costretto a desistere dall’impresa; egli si salvò momentaneamente così come Demetrio riuscì a conservare la
flotta. Cadde così definitivamente la speranza dell’unificazione territoriale dell’Impero. Fu questa l’occasione in
cui anche Tolomeo si fregiò del titolo di re e forse nello stesso momento lo assumeranno Cassandro e Lisimaco
nonché Seleuco.
Diodoro, XX, 53, 2-4.
Antigono, informato della vittoria riportata e insuperbito dall’importanza del trionfo, si cinse del diadema e assunse
per il resto del tempo il titolo di re, dopo aver concesso anche a Demetrio di fregiarsi dello stesso titolo e onore. Tolomeo, per
nulla umiliato nello spirito della sconfitta, assunse anch’egli similarmente il diadema e in tutti i suoi scritti si firmò re. Sul loro esempio anche gli altri principi, che avevano sempre rivaleggiato con loro, assunsero il titolo di re; Seleuco che aveva recentemente conquistato le satrapie settentrionali, Lisimaco e Cassandro che conservavano i territori che erano stati assegnati
loro da principio.
Per completezza di informazione e per
una sintesi più schematica ho ritenuto opportuno
riportare la seguente tavola cronologica, relativa
ai principali avvenimenti legati a Demetrio Poliorcete, estratta da MANNI 1951:
315
315
314
314/3
313/2
I regni dei successori di Alessandro nel 303 a.C. (da Peter Levi,
Atlante del mondo greco, 1984).
MONETE ANTICHE
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312
novembre: Antigono in Cilicia.
inverno: ultimatum di Cassandro, Lisimaco e
Tolomeo. Antigono cerca l’alleanza di Poliperconte, proclama la condanna di Cassandro
e la libertà dei Greci, occupa la Fenicia, inizia
la costruzione di una flotta. Tolomeo proclama anche egli la libertà dei Greci e si ritira
senza combattere di fronte ad Antigono.
primavera: convegno di Ecregma.
Demetrio ha il comando delle truppe di Siria;
Antigono a Celene.
fallito tentativo d’accordo Antigono - Cassandro. Polemeo in Grecia.
battaglia di Gaza. Seleuco rientra in Babilonia.
13
312/1
Demetrio batte Cille. Spedizioni di Demetrio ed Ateneo contro gli Arabi.
311
primavera: Demetrio a Babilonia, donde viene richiamato dal padre infecta re.
311
pace fra Antigono e i coalizzati.
311
agosto: ritorno di Seleuco dal confine indiano; lotta
per la «rocca di Babilonia».
311/0 morte di Nicocreonte in Cipro; Tolomeo signore
dell’isola.
310/9 tradimento di Polemeo. Filippo contro Fenice; Demetrio in Cilicia. Dall’aprile 309 Antigono è in Babilonia.
309/8 sbarco tolemaico a Faselide, occupazione di Xanto e
Cauno; Tolomeo a Coo dove nasce Tolomeo II. Soppressione di Polemeo. Fondazione di Lisimachia.
308
febbraio: Antigono lascia Babilonia.
308
primavera: Tolomeo sbarca in Grecia. Occupazione
di Corinto e di Sicione.
308
estate: morte di Cleopatra.
307
primavera: Demetrio sbarca al Pireo. «Liberazione»
di Megara. Demetrio prende Munichia.
307/6 Demetrio sverna ad Atene.
306
inizio: Demetrio a Cipro. Antigono e Demetrio re.
305
prima del Nisan 305: Seleuco re.
306
novembre: fallita spedizione d’Egitto.
305/4 assedio di Rodi. Tolomeo re dal 305.
304
estate: Demetrio a Calcide. I Beoti si staccano da
Cassandro. Gli Etoli si alleano con Demetrio.
303
Antigono a Babilonia, poi ad Antigonia. Liberazione
del Peloponneso. Ricostruzione della Lega Corinzia.
Cassandro chiede pace ad Antigono, ma le sue proposte sono respinte. Nuova coalizione contro Antigono. Lisimaco passa in Asia.
302
Demetrio attacca Cassandro in Tessaglia. Antigono
si oppone a Lisimaco. Demetrio passa in Asia.
301
Ipso. Morte di Antigono. Demetrio si ritira a Cipro.
301/0 Atene proclama la propria autonomia.
300
primavera?: Demetrio sbarca a Corinto.
299
primavera?: Demetrio contro Lisimaco.
298
alleanza fra Demetrio e Seleuco. Demetrio contro
Plistarco.
297
Demetrio in Fenicia. Lotta in Atene fra Caria e Lacare. Accordo fra Demetrio e Tolomeo.
296
primavera: Demetrio in Grecia. Morte di Cassandro
(maggio). Demetrio contro Messene.
296
settembre: morte di Filippo di Cassandro ad Elatea.
295
primavera: colpo di stato di Lacare. Assedio di Atene. Flotta tolemaica nell’Egeo.
294
Demetrio ad Atene, poi contro Sparta. Nuova coalizione antidemetriaca in Asia.
293
marzo: Demetrio sopprime Alessandro di Cassandro
e diviene re dei Macedoni.
293/2? Alleanza etolo-beotica.
292
Demetrio contro Tebe soccorsa da Cleonimo. Geronimo di Cardia armosta.
291
richiamo degli esuli ateniesi. Spedizione in Tracia.
Rivolta di Tebe.
290
Demetrio a Corcira ed a Leucade. Celebrazione dei
giochi pitici ad Atene.
289
guerra contro gli Etoli e contro Pirro.
288
pace fra Demetrio e Pirro dopo l’incursione su Pella.
287
spartizione della Macedonia. Demetrio restituisce
l’autonomia a Tebe.
287/6 Atene si libera da Demetrio. Tolomeo occupa Tiro e
Sidone.
286
primavera: Demetrio sbarca in Asia. Matrimonio
con Tolemaide in Mileto.
286/5 flotta tolemaica nell’Egeo.
284
primavera: Demetrio si arrende a Seleuco.
282
morte di Demetrio.
14
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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MONETE ANTICHE
n. 39 – Maggio/Giugno 2008
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