Commissione parlamentare per l`indirizzo generale

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Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei
servizi radiotelevisivi – Audizione del Sottosegretario per lo Sviluppo
economico, Antonello Giacomelli dell’11 gennaio 2017. Pagina | 1
Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza
dei servizi radiotelevisivi – Audizione del Sottosegretario per lo
Sviluppo economico, Antonello Giacomelli dell’11 gennaio 2017.
Stenografico 11 gennaio 2017 - Comm.ne vigilanza RAI - audizione Sottosegretario Giacomelli
La Commissione nella seduta di mercoledì 11 gennaio 2017 ha svolto l’audizione del sottosegretario per lo sviluppo economico,
Antonello Giacomelli.
Prima di procedere alla relazione, è intervenuto sull’ordine dei lavori il sen. Gasparri (FI-PdL) che ha evidenziato la necessità di
procedere ad un ulteriore audizione dei vertici Rai, nello specifico del consiglio e della direzione, evidenziando da un lato la situazione
della Rai che non ha adempiuto, tra le altre cose, a quanto osservato dall’ANAC e dall’altro lato la necessità di difendere il ruolo della
Commissione troppo spesso sotto attacco.
L’on. Peluffo (PD) è intervenuto a sua volta sull’ordine dei lavori censurando le modalità di intervento del sen. Gasparri.
Il presidente Fico ricordando che questa mattina si è tenuto il Consiglio di amministrazione della Rai ha dato la parola al
sottosegretario Giacomelli.
Il sottosegretario Giacomelli ha preliminarmente fornito una fotografia dello stato dell’arte rispetto al tema della concessione di
servizio pubblico lasciando poi agli interventi il compito di focalizzare sui alcune tematiche in particolare.
Nel milleproroghe è stata prorogata la concessione di qualche settimana perché è sembrato inopportuno che fosse un governo
dimissionario ad avanzare un testo per la concessione decennale del servizio pubblico.
Ha ritenuto che in poco tempo sarà avviato il percorso di approvazione dello schema da parte del Consiglio dei ministri e che poi sarà
sottoposto alla Commissione per il parere, tuttavia ha illustrato alcuni punti centrali del testo su cui stanno lavorando.
Ha richiamato altre occasioni in cui si è parlato di concessioni. Questo però è un atto diverso perché ha durata decennale, un
traguardo impegnativo perché le trasformazioni e cambiamenti che intervengono in questo settore sono molto veloci, trasformazioni
di cui la stessa concessione dovrà tenere conto.
L’obiettivo è quello di fornire un servizio pubblico multimediale in considerazione dei nuovi strumenti di comunicazione.
Occorre tener conto di vari elementi. Quando le authority sono state chiamate ad esprimere il parere sul canone in bolletta hanno
evidenziato un punto: il tema dell’idoneità del sistema della contabilità separata. L’atto di concessione potrebbe essere lo strumento
giusto per dare una risposta adeguata e delimitare l’ambito in cui la stessa Rai opera, ridefinendo l’ambito di servizio pubblico.
Ai fini del rapporto con lo Stato deve essere definito chiaramente il confine della concessione, il sottosegretario ha invitato il consiglio
a tener conto di un’esigenza di ridefinizione del perimetro di attività. Gli atti fondativi della riforma del servizio pubblico devono tener
conto del diverso contesto e delle diverse competenze, che devono concorrere e non essere sovrapposte.
Compito degli amministratori è quello di costruire il piano industriale e editoriale dell’azienda in coerenza con queste indicazioni.
Ha evidenziato l’importanza della consultazione pubblica online che è stata svolta. Tra le indicazioni emerse uno degli aspetti favoriti
è quello relativo al sostegno alla produzione audiovisiva nazionale, nel rispetto del quadro UE. Infatti si registra un nuovo attivismo su
piattaforme diverse e una nuova competitività su scala globale. Tutto questo deve trovare riscontro nella concessione, e confermare
la vocazione originaria di RAI.
Viene affrontato il tema dei diritti secondo due linee di intervento: da un lato armonizzare il numero e la durata dei diritti con un
regime internazionale e europeo; questa linea va nella direzione di rafforzare l’industria audiovisiva nazionale. Il settore
dell’audiovisivo nazionale costituisce senz’altro uno dei punti che caratterizza l’identità nazionale: è quindi necessario sviluppare gli
strumenti che consentano lo sviluppo e l’espansione anche verso l’esterno.
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Dall’altro lato, l’internazionalizzazione dei prodotti, la competizione su mercati internazionali e non solo nazionale. Emerge la
necessità di valorizzare linguaggi e modalità espressive più in linea con esigenze che vanno oltre la produzione interna. E’ auspicabile
la creazione di un nuovo canale in lingua inglese che possa far affermare la cultura del nostro paese all’estero.
Deve essere considerato anche l’attuale stato tecnologico. Infatti così come si è stati in grado di trovare una modalità di pagamento
del canone che ha efficacemente contrastato l’evasione, con altrettanta efficacia è necessario operare per garantire a tutti i cittadini
di usufruire dei servizi.
Altre riflessione è quella legata alla pubblicità, che ha registrato una contrazione a favore di soggetti che operano su media diversi
rispetto quello tradizionale.
Inoltre la difesa del pluralismo passa anche attraverso la determinazione di condizioni reali che consentano a ciascuno di sostenere la
propria attività editoriale. E’ quindi necessaria una riflessione di sistema che parte dal servizio pubblico: grazie all’eliminazione
dell’evasione si è determinato un aumento delle risorse per il servizio che rappresenta un punto di partenza per una riflessione più
complessa.
Il Presidente ha quindi dato la parola ai membri della Commissione.
Il sen. ROSSI (Misto) ha evidenziato che l’Italia è l’unico paese europeo in cui si parla di proroghe nel settore televisivo. Si è
interrogato su come possa essere possibile fare un piano di news e dei piani industriali in mancanza di una convenzione che deve
ridisegnare i termini della Rai: numero dei canali, costi, definizione del servizio pubblico, numero di frequenze da utilizzare. Nei
prossimi anni si procederà anche alla riduzione delle frequenze televisive: entro il 2020 (per l’Italia è stata richiesta una proroga fino
al 2022) si passera a 14 frequenze.
Ha poi manifestato dubbi sulla legittimazione di dare una concessione esclusiva alla Rai senza motivarla, come invece previsto dalla
normativa europea. Il problema sorgerà a livello europeo se qualcuno denuncerà la situazione, ha evidenziato quindi l’opportunità di
motivare il perché la Rai è considerato l’unico soggetto in Italia ad essere in grado di fornire il servizio pubblico.
Ha quindi chiesto se questa sia davvero l’ultima proroga; se sia giusto fare dei piani senza concessione; quanti e quali saranno i
programmi e i canali della Rai; in riferimento all’impossibilità di rendere operativo il dvb-t2 entro 4 anni, ha osservato che si passerà
alla riduzione delle frequenze prima di poter utilizzare il dvb-t2; infine ha chiesto al Governo se intenda motivare perché la RAI è
l’unico soggetto in grado di fornire il servizio pubblico, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa europea.
In conclusione ha spezzato una lancia a favore di Verdelli, a cui ha espresso la sua gratitudine.
Il sen. GASPARRI (FI-PdL) ha evidenziato l’assoluto stallo della Rai dovuto anche all’inezia del Governo che ha trascurato diversi temi.
Ha ricordato il lavoro fatto sul contratto di servizio che poi non è stato firmato e la nuova concessione. Ha criticato l’operato di
Verdelli, definendolo peggio di quello di Cencelli. A suo avviso sono stati sprecati solti ed è stata offesa la Commissione.
Per cui allo stato attuale ci si ritrova senza concessione, senza contratto di servizio e con problemi di budget. Il pluralismo e la
trasparenza non sono garantiti. Ancora non è stata data risposta alle osservazioni di ANAC. Su tutte queste tematiche ha espresso la
sua preoccupazione. Evidenziando in chiusura il disastroso bilancio degli ultimi due anni.
Il sen. AIROLA (M5S) ha espresso le sue perplessità in relazione al riconsiderare e rideterminare nuovamente la definizione di servizio
pubblico. Ha evidenziato le difficoltà per la digitalizzazione della RAI e che i problemi sono connessi a questioni di conflitti che né
Dall’Orto né gli altri riescono a risolvere o ad affrontare.
Da committente si chiederebbe se si possa fidare degli obiettivi che sono dati alla RAI, in quanto di fatto in questi anni non è successo
nulla. E con la nuova concessione ci si ritrova a ripartire dal via.
Ha criticato la visione di Rai come un centro vitale di interessi. Non sono state date risposte e soluzioni a problematiche come le
indagini o le nomine contestate da ANAC.
Ha sottolineato che la RAI come primo interlocutore dei produttori è legato più alla necessità di accontentare diverse clientele che a
fare un vero servizio pubblico.
Sul pluralismo c’è da lavorare. Si può accettare la proroga, ma occorre stabilire dei paletti.
L’on. PELUFFO (PD) ha evidenziato i tempi stretti per l’approvazione dello schema di convenzione che dovrà passare prima dal
Consiglio dei ministri, poi dalla Commissione parlamentare di vigilanza e poi approvato in via definitiva dal Consiglio entro il 30 aprile
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2017. Ha sottolineato la necessità per la commissione di avere certezza sulle tempistiche della trasmissione dello schema per
esprimere il parere in tempi congrui. Nel rispetto della correttezza tra i poteri.
Ha quindi richiamato alcuni nodi aperti, evidenziati dal sottosegretario:
- il Tema della contabilità separata e la ridefinizione dell’ambito di servizio pubblico, su cui in passato ha già lavorato la Commissione.
- la definizione del perimetro minimo di servizio pubblico;
- la trasformazione della raccolta pubblicitaria;
- gli elementi emersi dalla consultazione, quali la produzione, l’internazionalizzazione e la copertura del segnale.
Il sen. MARGIOTTA (PD) ha chiesto chi dei vertici RAI sarà invitato per l’audizione successiva.
Ha poi espresso rammarico per un mancato intervento del Presidente a tutela della Commissione di vigilanza a seguito degli attacchi
subiti dalla stampa.
Ha quindi affrontato alcuni temi:
Sul contratto di servizio e sulla concessione ha sottolineato il lavoro già svolto nell’esame del contratto, che in parte andrà
recuperato.
Sull’essenzialità del servizio pubblico: una delle cose in cui si esplica al massimo livello il servizio pubblico sono le sedi regionali che
garantiscono un vero e proprio lavoro di prossimità.
Altra questione rilevante è lo sport a cui è necessario dedicare qualche attenzione in più.
Sui fondi: si è lamentata una diminuzione nel 2017 dei fondi del 2016, ma non si è gioito per i soldi in più arrivati dal canone in
bolletta.
Ha infine chiesto se il Governo ritenga, nell’ottica dell’internazionalizzazione, l’unificazione del polo nazionale delle torri come idea
positiva e da perseguire.
L’on BONACCORSI (PD) si è concentrata sulla trasformazione della Rai da broadcaster a media company. Nel momento in cui viene
ridefinita la concessione occorre un ragionamento che si proietta in avanti nell’era del digitale lasciando alle spalle l’analogico.
E’ importante che la Rai colmi il ritardo con il digitale. E’ quindi necessaria una riflessione seria su quello che si può fare, rispetto al
traguardo, in un mondo digitale superando l’impostazione analogica.
Si è associata, poi, alle parole dell’on. Peluffo in relazione ai tempi di discussione della commissione, evidenziando la necessità di una
certezza dei tempi per entrare nel vivo della discussione il prima possibile.
Quando si parla di ridefinizione del perimetro di servizio pubblico è necessario inserire questa modalità di riflessione verso il futuro ed
il digitale.
Ha sottolineato alcuni temi: contabilità separata; riflessione strategica rispetto al tema delle torri; integrazione delle reti di
trasmissione; il tema dei tetti pubblicitari.
Il sen. VERDUCCI (PD) ha rimarcato l’importanza di aver voluto mettere nel percorso di rinnovo della concessione una consultazione
molto ampia “CambiaRAI” della quale si deve tener conto, soprattutto perché ha rimarcato una gran voglia di servizio pubblico.
Ha sottolineato l’importanza di non perdere questa occasione e che solo essendo molto coraggiosi nella scrittura della convezione, ed
essendo all’altezza del passaggio da broadcaster a media, si potrà puntare alla costruzione di un servizio pubblico multimediale. E’
necessario essere all’altezza del passaggio epocale segnato da grandi innovazioni tecnologiche, in cui giocano un ruolo fondamentale
la rete del web e l’interazione.
Un punto centrale è quello dell’accesso: i ritardi sono insostenibili. Il segnale televisivo e della radio non sono fruibili in tutte le città.
E’ necessario invece garantire l’universalità dell’accesso.
Un tema è quello di ripensare l’offerta televisiva del servizio pubblico: attualmente abbiamo 3 canali generalisti e 11 tematici. Può
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immaginarsi, in futuro, un solo canale generalista affiancato da un canale news, un canale in lingua inglese e araba, un canale
sportivo, un canale per bambini senza pubblicità.
Concepire la concessionaria come industria creativa impone forti regole per la trasparenza nei rapporti con i produttori e l’obbligo di
destinare una parte dei ricavi del canone ai produttori indipendenti, al fine di rompere il rischio monopolistico tra produttori.
Importante è anche la razionalizzazione dei canali radio.
Con riferimento alla pubblicità, occorrerà fare attenzione perché eliminarla dal servizio pubblico può determinare la riallocazione non
solo verso altre aziende italiane ma anche all’estero.
Ha evidenziato, in conclusione, la necessità di un nuovo concorso pubblico per creare una media company internazionale il cui costo
potrebbe essere coperto dalla cessione di rai way.
Il sen. CIAMPOLILLO (M5S) ha ricordato l’esistenza di un ordine del giorno, approvato all’unanimità dal Senato, con cui si impegnava il
Governo affinché la Rai trasmettesse in televisione la diretta delle sedute del Parlamento, che ad oggi sono trasmesse solo sul
satellitare.
Tale previsione è di fondamentale importanza a garanzia del pluralismo e della trasparenza e rappresenta un diritto di ogni cittadino.
Ha quindi chiesto perché non è stato dato seguito all’impegno assunto e non si è ancora proceduti a prevedere due canali per la
trasmissione delle dirette parlamentari.
Il sen. MINZOLINI (FI-PdL) ha evidenziato come il meccanismo della proroga delle concessioni determini un processo di
deresponsabilizzazione della RAI che a prescindere dell’operato sa che la convenzione sarà sempre rinnovata. E’ importante quindi
uscire da questo meccanismo perverso delle proroghe.
Il sen. RANUCCI (PD) ha evidenziato che la proroga rappresenta uno strumento per migliorare il futuro contratto di servizio. Ed ha
sottolineato tre punti:
1) Mediacompany: non vuol dire solo avere altri strumenti per la trasmissione dei contenuti ma vuol dire avere maggiori accessi. Coi
vari supporti i giovani si sono avvicinati a moltissime trasmissioni. RAIplay sta avendo successo.
2) Audiovisivo: anche il sostegno a medie e piccole imprese deve essere considerato. Non si può permettere che una industria così
importante come la cultura sia in mano a pochi. La Rai deve avere una sua progettualità, attraverso la quale esprimere la cultura e la
storia del nostro paese.
3) Risorse. Non occorre dividere i programmi tra quelli prodotti grazie ai ricavi della pubblicità o grazie al canone. E’ importante
investire sulla Radio che è un mezzo molto penetrante.
Ha evidenziato, poi, l’importanza di un servizio pubblico di qualità che non solo fornisca intrattenimento ma anche educazione.
La Rai ha avuto ogni sera programmi di successo e non si può sostenere che non stia funzionando solo perché il programma politico
non è andato bene. L’accorpamento dei TGR è stata una giusta riforma per l’efficienza della Rai.
Il Presidente FICO ha chiesto quindi quando arriverà lo schema della concessione in commissione. Ha evidenziato la difficoltà di
riformare la RAI perché poggia su trent’anni di politiche sbagliate. Ha sottolineato la necessità di una riorganizzazione generale che
veda anche una fase di svecchiamento e di ingresso di forze giovani. E’ necessario quindi eliminare qualsiasi connessione con la
politica e rinnovare nel profondo l’attitudine culturale: la Rai si sente sempre impunita perché anche se non raggiunge gli obiettivi
fissati, in ogni caso sarà rinnovata la concessione.
Il sottosegretario Giacomelli ha quindi ripreso la parola, dopo uno scambio di battute con il Presidente sull’interpretazione del suo
ultimo intervento ha affrontato il tema del Contratto di servizio evidenziando che la concessione è un atto unilaterale dello Stato. Il
Contratto di servizio è invece un atto bilaterale che, in quanto tale, deve essere accettato dalle due parti. Pur esprimendo
apprezzamento per il lavoro della Commissione, ha sottolineato che il parere espresso individuava una seria espansione degli obblighi
della azienda senza prevederne la copertura. Non si può costringere la Rai a sottoscrivere un contratto che comporta una dilatazione
delle spese.
Sui tempi: ha assicurato che sarà pienamente rispettato il termine dei 30 gg per il parere anche anticipando la trasmissione alla
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Commissione di Vigilanza per garantire il tempo per la discussione.
Con riferimento alle diverse questioni sollevate:
- l’on. Rossi ha posto l’accento sul tema della banda 700: entro il 2020-2022 va liberata la banda 700 per poter assegnare quella
banda agli operatori telefonici per l’espansione del 5G.
L’Italia non è in ritardo, la verità è che c’è un rapporto sui cui ha lavorato la Commissione che ha stimato il tempo necessario per
liberare le frequenze. L’Italia ha un una caratteristica peculiare: un uso intenso del digitale terrestre a fronte dello scarso uso della tv
via cavo. Se non si vuole gravare sui cittadini imponendo un cambio degli apparecchi alle famiglie, è necessario sincronizzare il T2
con la possibilità di liberare le frequenze.
Il lasso di tempo ragionevole per avere un ricambio naturale di gran parte degli apparecchi televisivi è stato stimato all’anno 2022.
Entro il 2022 il Governo manterrà tutti gli impegni presi.
Da quest’anno sarà anticipata la sperimentazione del 5G su alcune città consentendo agli operatori di provare questa novità,
ricavando nuove posizioni dominanti.
Ha ricordato la procedura d’infrazione aperta sulla legge Gasparri relativa al tetto massimo dei mux che possono essere posseduti da
un singolo operatore. Il tema è ormai superato dalle nuove modalità di trasmissione.
Il mux riguarda soprattutto il servizio pubblico. L’utilizzo corretto del mux è un tema centrale perché si collega alla questione del
segnale sul territorio, ma il numero di mux può essere modificato.
In riferimento alla ridefinizione del servizio pubblico, ha escluso che la politica possa limitare o individuare il numero massimo di reti o
di canali, il compito del Governo e del Parlamento è quello invece di definire il perimetro minimo del servizio pubblico. Oltre tali
confini c’è il mercato con tutte le conseguenze che ciò comporta. La politica deve quindi indicare solo il perimetro del servizio.
Il tema delle risorse va affrontato complessivamente. Ha ricordato che ciò che costituisce extragettito del canone deve essere
ripartito al 50% alla RAI, al 50% allo Stato per gli obiettivi di finanza generale. Dall’anno prossimo il rapporto sarà di 2/3 agli obiettivi
di interesse generale di finanza pubblica e 1/3 a Rai. Questo è il motivo delle doglianze che trapelano dall’azienda.
Il canone non è l’unico fattore che incide sui costi. Il tema della pubblicità è centrale: i tetti pubblicitari sono fissati da una norma. Ma
la risorsa della pubblicità è solo accessoria al canone.
Un ulteriore problema è la razionalizzazione e gestione dei costi. Ha fatto quindi riferimento all’attività regionale che nonostante
l’opera di risanamento potrebbe comunque avere ulteriori margini di recupero della spesa.
Sicuramente l’internazionalizzazione e commercializzazione dei prodotti possono rappresentare uno strumento di finanziamento.
Ovviamente la trasformazione della RAI in un’ottica più aziendale comporterebbe degli oneri più precisi.
Sulle Torri il Governo ha già detto: ciascuno deve fare il suo. L’operazione ha senso industriale e deve essere valutata da chi
amministra l’azienda. Se avvenisse una fusione che riguarda anche le torri Rai, dovrà avvenire assicurando il controllo pubblico.
Non è d’accordo con l’idea che l’ulteriore proroga significa deresponsabilizzazione perchè la concessione ribadisce principi e strategie
di carattere generale, mentre la riforma dell’informazione dovrà essere fatta dalla RAI a prescindere. C’è un direttore generale che è
molto vicino all’idea di amministratore delegato e che quindi ha la responsabilità delle decisioni.
Auspicandosi che si proceda rapidamente a una riforma dell’informazione, ha risposto in chiusura alla sollecitazione dell’on.
Ciampollino, in ordine all’impegno del Governo relativo ai canali istituzionali. Ha reso noto di aver promosso, in passato, un incontro
tra Rai e i responsabili di Camera e Senato per procedere a questo adempimento. Organizzerà, quindi, un altro incontro a cui sarà
chiamato a partecipare anche il presidente Fico.
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