di Iris Fontanari TERRA TRENTINA Q 42 uando arriva dicembre, il mese in cui nelle case si allestisce il presepe, provo un forte desiderio di “andar per muschio”, come quand’ero bambina, per riprovare le stesse sensazioni che il tradizionale “rito” riusciva sempre a suscitare nel mio animo. Il profumo intenso e penetrante del muschio impregnava ogni locale della casa, creando un’atmosfera quasi magica che si dissolveva solo al termine delle festività natalizie. Ogni anno dunque, verso la fine di novembre, un po’ prima che la neve imbiancasse il bosco e la campagna, noi bambini andavamo a cercare le fresche e soffici zolle del muschio ai piedi delle magre querce o fra gli arbusti di lantana e biancospino. Il morbido tappeto verde ricopriva a volte anche le rocce o le ceppaie e spesso l’asperità del suolo si smorzava sotto quell’ondulata copertura che aveva tutti le tonalità del verde. Il muschio è sempre stato l’elemento indispensabile per allestire il presepe nelle nostre case e nelle chiese; quando i prati e i boschi sono ormai spogli e aridi, queste “piantine” sempreverdi sono presenti ai piedi degli alberi, sui sassi o/e sotto le siepi. Messo sul tavolo a fare da tappeto ai personaggi del presepe, il muschio ha la prerogativa di rendere più “vero” il paesaggio natalizio, perché il suo colore intenso ridona vita alla natura e alle cose. Tuttavia, ben poco sappiamo di queste piante, così come ci è impossibile conoscere l’enorme numero di generi e di specie presenti nel mondo. È invece noto che esse sono molto utili al suolo in quanto assorbono e trattengono l’acqua piovana. Se pensiamo alle vastissime zone delle pendici montane occupate da questi vegetali, possiamo anche immaginare l’enorme quantità d’acqua che essi trattengono nei periodi di pioggia. Anche i muschi, come del resto le radici degli alberi, impediscono l’asportazione di humus dal terreno, dovuto allo scorrimento delle acque piovane, e fanno pure diminuire il pericolo di frane e scoscendimenti. Cerchiamo quindi di appurare, seppure in maniera sommaria data la complessità dell’argomento, qualcosa di più su queste piante, soprattutto dal punto di vista botanico. Il muschi appartengono al gruppo delle Cormofite - lo stesso del quale fanno parte anche le piante superiori, come gli alberi - e alla classe delle Briofite. Attualmente nel mondo se ne conoscono circa 14.000 specie con un ciclo vitale e caratteristiche strutturali simili. Li possiamo trovare sulle cortecce degli alberi, sui muri umidi, sul terreno dei boschi. Essi si distinguono nettamente da tutti gli altri tipi di piante: il loro ciclo vitale comprende una regolare alternanza di generazione sessuata, caratterizzata dalla presenza di foglioline (gametofito), e di generazione non sessuata (sporofito) che segue la fecondazione ed è dipendente dal gametofito su cui si sviluppa. Questo particolare ciclo vitale è caratterizzato dalla dominanza della generazione del primo tipo (gametofito) e non viene riscontrato in altre piante terrestri, escluse le altre briofite, ma limita notevolmente la crescita delle piante e la loro capacità di competizione. Se stacchiamo una piccola zolla di muschio e la osserviamo da vicino, possiamo notare che è formata da un numero grandissimo di esili piantine, ognuna delle quali ha un fusticino del diametro di pochi millimetri, molte foglioline sessili, con o senza nervatura mediana, e un sistema di rizoidi ramificati e filamentosi (che non sono vere radici, come nelle piante superiori). Semplicità anatomica La semplicità anatomica del muschio non è sempre così marcata come si può pensare: alcune specie hanno raggiunto un certo grado di differenziazione dei tessuti, e quindi una “suddivisione del lavoro “ nell’organizzazione interna e nelle funzioni, che è forse più avanzata di quanto non lo sia in alcune Duecento milioni di anni I muschi, inoltre, sono in grado di sfruttare ogni occasione di crescita: le loro spore, facilmente trasportate dal vento, necessitano soltanto di una superficie libera e di condizioni ambientali adatte alla germinazione e allo sviluppo delle piantine. Tuttavia, nelle zone aride o semiaride, la loro presenza è trascurabile, mentre possono svilupparsi molto in zone erbose, nella savana e in certe foreste piovose e perennemente umide, soprannominate “foreste muscose”. Nelle grandi foreste di conifere delle zone boreali dell’Eurasia e del Nord America, la presenza dei funghi è rilevante; mentre più a Nord ancora, dalla taiga fino alla tundra artica, i muschi, assieme ai licheni, diventano gli elementi vegetali più importanti. Purtroppo sono pochi coloro che sanno dell’esistenza di molte specie di muschi; i non addetti ai lavori li considerano tutti uguali e pensano che siano piante da estirpare da prati e da sentieri. Pochi sanno che in un prato possono vegetare anche 15 tipi di muschi, ognuno con particolari esigenze ecologiche. E non a tutti è noto che un terreno erboso calcareo in cui crescano una trentina di tipi di muschi, se viene sostituito col tempo da un terreno boschivo, alle varietà di muschi preesistenti, ne succederanno numerose altre. Mirabile è anche il fatto che molte di queste specie vegetali esistano da almeno duecento milioni di anni! La flora muscosa attuale può essere considerata la discendente di un passato molto remoto, benché non si sappia ancora di preciso quali forme siano state eliminate nei vari passaggi storico-geologici. A causa della particolare struttura e biologia dei muschi, gli studiosi di botanica hanno sempre incontrato molte difficoltà nel farne una completa classificazione. Il loro impegno attuale e futuro sarà perciò ancora quello di fissare, in modo chiaro e definitivo, i confini dei moltissimi generi, famiglie e specie. TERRA TRENTINA ORTO&DINTORNI Quel buon profumo di MUSCHIO piante vascolari acquatiche. Prevale, comunque, un certo grado di semplicità. Inoltre, mancano nei muschi tre fattori importanti che sono invece presenti nelle piante vascolari: lo sviluppo dei condotti acquiferi (tracheidi e vasi) e dei tessuti di sostegno (strutture lignificate); il cambio vascolare che dia al fusto la capacità di aumentare la circonferenza; infine, un sistema radicale vero e proprio del tipo di quello che è presente in tutte le piante vascolari. I muschi riescono a sopravvivere anche in habitat molto secchi (come le crepe dei muri) perché possono entrare in uno stato di quasi totale essiccazione per varie settimane e quindi riprendersi subito con le prime piogge. Non avendo delle vere radici con le quali penetrare nel terreno, sono però in grado di assorbire con i rizoidi l’acqua piovana che bagna la superficie alla quale aderiscono. Ecco allora spiegato il motivo per il quale le pianticine del muschio non sono mai isolate, ma appaiono sempre riunite in gran numero in modo da formare un cuscino compatto: questo, funziona proprio come una grande spugna, conservando a lungo l’umidità dalla quale trarre il nutrimento. 43 di Iris Fontanari TERRA TRENTINA Q 42 uando arriva dicembre, il mese in cui nelle case si allestisce il presepe, provo un forte desiderio di “andar per muschio”, come quand’ero bambina, per riprovare le stesse sensazioni che il tradizionale “rito” riusciva sempre a suscitare nel mio animo. Il profumo intenso e penetrante del muschio impregnava ogni locale della casa, creando un’atmosfera quasi magica che si dissolveva solo al termine delle festività natalizie. Ogni anno dunque, verso la fine di novembre, un po’ prima che la neve imbiancasse il bosco e la campagna, noi bambini andavamo a cercare le fresche e soffici zolle del muschio ai piedi delle magre querce o fra gli arbusti di lantana e biancospino. Il morbido tappeto verde ricopriva a volte anche le rocce o le ceppaie e spesso l’asperità del suolo si smorzava sotto quell’ondulata copertura che aveva tutti le tonalità del verde. Il muschio è sempre stato l’elemento indispensabile per allestire il presepe nelle nostre case e nelle chiese; quando i prati e i boschi sono ormai spogli e aridi, queste “piantine” sempreverdi sono presenti ai piedi degli alberi, sui sassi o/e sotto le siepi. Messo sul tavolo a fare da tappeto ai personaggi del presepe, il muschio ha la prerogativa di rendere più “vero” il paesaggio natalizio, perché il suo colore intenso ridona vita alla natura e alle cose. Tuttavia, ben poco sappiamo di queste piante, così come ci è impossibile conoscere l’enorme numero di generi e di specie presenti nel mondo. È invece noto che esse sono molto utili al suolo in quanto assorbono e trattengono l’acqua piovana. Se pensiamo alle vastissime zone delle pendici montane occupate da questi vegetali, possiamo anche immaginare l’enorme quantità d’acqua che essi trattengono nei periodi di pioggia. Anche i muschi, come del resto le radici degli alberi, impediscono l’asportazione di humus dal terreno, dovuto allo scorrimento delle acque piovane, e fanno pure diminuire il pericolo di frane e scoscendimenti. Cerchiamo quindi di appurare, seppure in maniera sommaria data la complessità dell’argomento, qualcosa di più su queste piante, soprattutto dal punto di vista botanico. Il muschi appartengono al gruppo delle Cormofite - lo stesso del quale fanno parte anche le piante superiori, come gli alberi - e alla classe delle Briofite. Attualmente nel mondo se ne conoscono circa 14.000 specie con un ciclo vitale e caratteristiche strutturali simili. Li possiamo trovare sulle cortecce degli alberi, sui muri umidi, sul terreno dei boschi. Essi si distinguono nettamente da tutti gli altri tipi di piante: il loro ciclo vitale comprende una regolare alternanza di generazione sessuata, caratterizzata dalla presenza di foglioline (gametofito), e di generazione non sessuata (sporofito) che segue la fecondazione ed è dipendente dal gametofito su cui si sviluppa. Questo particolare ciclo vitale è caratterizzato dalla dominanza della generazione del primo tipo (gametofito) e non viene riscontrato in altre piante terrestri, escluse le altre briofite, ma limita notevolmente la crescita delle piante e la loro capacità di competizione. Se stacchiamo una piccola zolla di muschio e la osserviamo da vicino, possiamo notare che è formata da un numero grandissimo di esili piantine, ognuna delle quali ha un fusticino del diametro di pochi millimetri, molte foglioline sessili, con o senza nervatura mediana, e un sistema di rizoidi ramificati e filamentosi (che non sono vere radici, come nelle piante superiori). Semplicità anatomica La semplicità anatomica del muschio non è sempre così marcata come si può pensare: alcune specie hanno raggiunto un certo grado di differenziazione dei tessuti, e quindi una “suddivisione del lavoro “ nell’organizzazione interna e nelle funzioni, che è forse più avanzata di quanto non lo sia in alcune Duecento milioni di anni I muschi, inoltre, sono in grado di sfruttare ogni occasione di crescita: le loro spore, facilmente trasportate dal vento, necessitano soltanto di una superficie libera e di condizioni ambientali adatte alla germinazione e allo sviluppo delle piantine. Tuttavia, nelle zone aride o semiaride, la loro presenza è trascurabile, mentre possono svilupparsi molto in zone erbose, nella savana e in certe foreste piovose e perennemente umide, soprannominate “foreste muscose”. Nelle grandi foreste di conifere delle zone boreali dell’Eurasia e del Nord America, la presenza dei funghi è rilevante; mentre più a Nord ancora, dalla taiga fino alla tundra artica, i muschi, assieme ai licheni, diventano gli elementi vegetali più importanti. Purtroppo sono pochi coloro che sanno dell’esistenza di molte specie di muschi; i non addetti ai lavori li considerano tutti uguali e pensano che siano piante da estirpare da prati e da sentieri. Pochi sanno che in un prato possono vegetare anche 15 tipi di muschi, ognuno con particolari esigenze ecologiche. E non a tutti è noto che un terreno erboso calcareo in cui crescano una trentina di tipi di muschi, se viene sostituito col tempo da un terreno boschivo, alle varietà di muschi preesistenti, ne succederanno numerose altre. Mirabile è anche il fatto che molte di queste specie vegetali esistano da almeno duecento milioni di anni! La flora muscosa attuale può essere considerata la discendente di un passato molto remoto, benché non si sappia ancora di preciso quali forme siano state eliminate nei vari passaggi storico-geologici. A causa della particolare struttura e biologia dei muschi, gli studiosi di botanica hanno sempre incontrato molte difficoltà nel farne una completa classificazione. Il loro impegno attuale e futuro sarà perciò ancora quello di fissare, in modo chiaro e definitivo, i confini dei moltissimi generi, famiglie e specie. TERRA TRENTINA ORTO&DINTORNI Quel buon profumo di MUSCHIO piante vascolari acquatiche. Prevale, comunque, un certo grado di semplicità. Inoltre, mancano nei muschi tre fattori importanti che sono invece presenti nelle piante vascolari: lo sviluppo dei condotti acquiferi (tracheidi e vasi) e dei tessuti di sostegno (strutture lignificate); il cambio vascolare che dia al fusto la capacità di aumentare la circonferenza; infine, un sistema radicale vero e proprio del tipo di quello che è presente in tutte le piante vascolari. I muschi riescono a sopravvivere anche in habitat molto secchi (come le crepe dei muri) perché possono entrare in uno stato di quasi totale essiccazione per varie settimane e quindi riprendersi subito con le prime piogge. Non avendo delle vere radici con le quali penetrare nel terreno, sono però in grado di assorbire con i rizoidi l’acqua piovana che bagna la superficie alla quale aderiscono. Ecco allora spiegato il motivo per il quale le pianticine del muschio non sono mai isolate, ma appaiono sempre riunite in gran numero in modo da formare un cuscino compatto: questo, funziona proprio come una grande spugna, conservando a lungo l’umidità dalla quale trarre il nutrimento. 43