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METANODOTTO AGRIGENTO – PIAZZA ARMERINA
DN 1200 (48”), DP 75 bar
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N° Commessa :
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25-10-2011
RELAZIONE IDROGRAFICO-IDROLOGICA
01
25-10-2011
REV
DATA
EMISSIONE PER INTEGRAZIONE SIA
TITOLO REVISIONE
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STROPPA
FURLANII
MONTONI
PREPARATO
CONTROLLATO
APPROVATO
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INDICE
1
PREMESSA
3
2
IDROGRAFIA SUPERFICIALE
4
2.1
Il bacino del Fosso della Canne
2.1.1. Idrografia
4
8
2.2
Il bacino del Fiume San Leone
2.2.1. Idrografia
10
12
2.3
Il bacino del Fiume Naro
2.3.1. Idrografia
13
15
2.4
Il bacino del Fiume Platani
2.4.1. Idrografia
16
18
2.5
Il bacino del Fiume Imera Meridionale
2.5.1. Idrografia
22
23
2.6
Corsi d’acqua minori
28
2.7
Forme di erosione connesse all’azione dell’acqua
28
2.8
Ruscellamento diffuso
28
3
3.1
DESCRIZIONE DEGLI ATTRAVERSAMENTI
Generalità
29
29
3.2
Fasi operative
3.2.1. Attraversamenti mediante scavo a cielo aperto senza tubo di protezione
30
30
4
32
OPERE DI REGIMAZIONE E DI RIPRISTINO IDRAULICO
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PREMESSA
La presente relazione, sulla base dei dati bibliografici e dei rilievi effettuati in campagna,
ha lo scopo di descrivere le caratteristiche idrografiche dei corsi d’acqua interessati dal
Met. Agrigento – Piazza Armerina DN 1200 (48”) in progetto.
In particolare, si è provveduto ad effettuare il censimento dei bacini idrografici interessati e
dei corsi d’acqua attraversati dalla condotta, descrivendone il regime idraulico, le
caratteristiche morfodinamiche e le opere di regimazione presenti o in progetto.
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IDROGRAFIA SUPERFICIALE
Il sistema idrografico, interessato dal passaggio della condotta, è rappresentato da una
serie di valloni e di corsi d’acqua minori a regime prettamente torrentizio, con la sola
esclusione del Fiume Imera Meridionale che rappresenta l’unico corso d’acqua di un certo
rilievo attraversato dalla condotta in progetto.
La condotta lungo il suo sviluppo interessa i seguenti bacini idrografici:
•
•
•
•
•
Bacino idrografico del Fosso delle Canne;
Bacino idrografico del Fiume San Leone;
Bacino idrografico del Fiume Naro;
Bacino idrografico del Fiume Platani;
Bacino idrografico del Fiume Imera Meridionale.
Di seguito ne vengono descritte le principali caratteristiche idrografiche.
2.1
Il bacino del Fosso della Canne
Il bacino idrografico del Fosso delle Canne e le adiacenti aree sono localizzati nella
porzione sud – orientale del versante occidentale della Sicilia ed occupano una superficie
complessiva di circa 204,52 Km2 (Fig. 2.1).
Fig. 2.1
- Bacino idrografico del Fosso delle Canne e aree adiacenti
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Il distretto idrografico considerato è compreso tra il bacino del Fiume Platani, nella
porzione settentrionale ed occidentale, e del Fiume San Leone, ad oriente. Il corso
d’acqua principale, ossia il Fosso delle Canne, è generato nella sua parte settentrionale
dalla confluenza di due Valloni denominati rispettivamente Vallone Borangie e Vallone
Salito, per poi ricevere, verso foce, le acque del Vallone Carrozzata e sfociare nel Mar
Mediterraneo, nel tratto compreso tra Siculiana e Porto Empedocle. Lungo la linea di
spartiacque, in un contesto prevalentemente di tipo collinare, vi sono numerosi rilievi che
superano la quota di 500 m.s.l.m., anche se le cime più elevate si raggiungono nelle
seguenti località:
•
•
•
•
•
Monte Giafaglione (674 m s.l.m.) nel territorio comunale di Agrigento;
Monte Le Fosse (640 m s.l.m.) nel territorio comunale di Sant’Angelo Muxaro;
Monte Grotticelle (631,0 m s.l.m.) nel territorio comunale di Agrigento;
Pizzo Corvo (630,0 m s.l.m.) nel territorio comunale di Cattolica Eraclea;
Monte Suzza (500 m s.l.m.) nel territorio comunale di Agrigento.
L’Area Intermedia (066) compresa fra il bacino del Fosso delle Canne ad Ovest e del
Fiume San Leone ad Est, occupa una superficie complessiva di 63,24 km2. In questo
settore si sviluppano i reticoli idrografici dei Valloni Forte, Vallone Re, Vallone Ciuccafa,
Torrente Salsetto, Vallone Sinatra, Vallone Spinola oltre che altre modeste incisioni che
confluiscono rapidamente nel Mar Mediterraneo. Le quote più elevate sono, in genere,
inferiori ai 500 m s.l.m. ad eccezione di Monte Suzza, ricadente nel territorio comunale di
Agrigento in corrispondenza della porzione più settentrionale della linea di spartiacque,
lungo la dorsale calcareo-gessosa che delimita a Nord la frazione di Giardina Gallotti,
raggiungendo il valore massimo di 500 m s.l.m..
La linea di spartiacque principale corre nei pressi Monte Suzza (500 metri s.l.m.) e di
Giardina Gallotti (frazione di Agrigento), per poi digradare verso Porto Empedocle, con
andamento N – S, ed assume in seguito un andamento W E fino a sfociare nel Mar
Mediterraneo.
L’Area ricadente all’interno del bacino idrografico principale Fosso delle Canne (065)
compresa fra l’area intermedia Fiume Platani e Fosso delle Canne (066) e l’area
intermedia Fosso delle Canne e Fiume San Leone (064) ad Est, occupa una superficie
complessiva di 106,90 km2. In questo settore si sviluppano i reticoli idrografici del Vallone
Borangie, Vallone di Fontana, Vallone del Trave, Vallone Safo, Vallone Tre Quarti, oltre
che altre modeste incisioni che confluiscono rapidamente nel Mar Mediterraneo. Le quote
più elevate sono, in genere, inferiori ai 600 m s.l.m. ad eccezione di Pizzo Corvo,
ricadente nel territorio comunale di Cattolica Eraclea con 630 m s.l.m. e Monte Grotticelle
631 m s.l.m. ricadente nel territorio comunale di Agrigento, in corrispondenza della
porzione più settentrionale della linea di spartiacque.
Lo spartiacque principale, che delimita il bacino, segue nel settore settentrionale il crinale
costituito dai terreni della Serie Evaporitica messiniana, assumendo un andamento
generale NE-SW tra Punta di Disi (568 metri s.l.m.), Pizzo del Corvo (640 metri s.l.m.) e
Cozzo Rigido (610 metri s.l.m.), Monte Grotticelle (630 metri s.l.m.), Monte le Fosse (650
metri s.l.m.), tratto condiviso con la porzione meridionale del bacino del Fiume Platani.
Lo spartiacque orientale ha un andamento N-S e dopo aver attraversato il Comune di
Raffadali, digrada verso Sud, fino a raggiungere la pianura costiera ad Est di Siculiana;
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questo tratto è condiviso con l’area territoriale tra i bacini di Fosso delle Canne e Fiume
San Leone.
Ad occidente lo spartiacque segue il rilievo montuoso evaporitico, attraversando C.da
Borangie (400 metri s.l.m.) per poi assumere una direzione NNE - SSW .
Questo tratto è condiviso con l’area territoriale tra i Bacini Fiume Platani e Fosso delle
Canne e con il Bacino Fiume Platani. Lo spartiacque occidentale assume poi una
direzione W – E, tratto condiviso con l’area territoriale tra i Bacini Fiume Platani e Fosso
delle Canne, per raccordarsi alla pianura costiera mediterranea presso l’abitato di
Siculiana Marina.
L’Area Intermedia (064) compresa fra il bacino del Fosso delle Canne ad Est e del Fiume
Platani ad Ovest, occupa una superficie complessiva di 34,38 km2.
In questo settore si sviluppano i reticoli idrografici Fosso della Curva e Fosso Pantano,
oltre che altre modeste incisioni che confluiscono rapidamente nel Mar Mediterraneo.
Inoltre, nell’area in esame, è presente la diga del Laghetto Gorgo. Le quote più elevate
sono, in genere, inferiori ai 500 m s.l.m.. Si ricorda Monte Sedita alto 427,5 m s.l.m.,
ricadente nel territorio comunale di Montallegro.
La linea di delimitazione dell’area segue ad occidente lo spartiacque con orientazione NE SW, tratto condiviso con il bacino del Fiume Platani. La linea di delimitazione sul lato
orientale assume dapprima un andamento generale NNE-SSW seguendo lo spartiacque
condiviso con il bacino di Fosso delle Canne, per poi nell’area meridionale assumere una
direzione generale W-E.
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Tab. 2.1. - Scheda tecnica riassuntiva relativa al bacino del Fosso delle Canne
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2.1.1. Idrografia
2.1.1.1 Il reticolo idrografico di Fosso delle Canne (065)
Il bacino imbrifero di Fosso delle Canne ricade nel versante meridionale della Sicilia,
interessando soltanto il territorio della Provincia di Agrigento. Esso presenta una forma
approssimativamente rettangolare, allungata secondo la direzione NNE-SSW.
Le altitudini media e massima del bacino sono rispettivamente 263 e 674 m.s.l.m., la quota
minima 0 metri s.l.m. si registra alla foce, nel Mar Mediterraneo. L’asta principale “Fosso
delle Canne” si sviluppa per circa 16 km. Esso si estende complessivamente su una
superficie di circa 106,90 km2, con un perimetro di circa 61,00 km ed una larghezza media
di 10,05 km nelle porzione mediana del bacino, che si riduce a poco più di 2,9 km nel
tratto montano e 7,07 km nella parte terminale meridionale. Il punto più distante dalla foce
è la cima Monte Le Fosse, ricadente nel territorio comunale di Sant’Angelo Muxaro, che si
trova ad una distanza di circa 15,95 Km dalla foce, con direzione NNE – SSW. del Il ramo
principale “Vallone Borangie”, ha il suo punto sorgente ad una quota di circa 500 metri
s.l.m. localizzato presso Punta di Disi e presenta una lunghezza complessiva di circa 19,0
km con una pendenza media è del 2,63 %. Il corso d’acqua trae origine da M. Giafaglione,
Pizzo del Corvo e M. Salina, in territorio del Comune di Agrigento. Nella zona centrale del
bacino, il corso d’acqua riceve, in sinistra idrografica, i valloni del Trave e Milone e
prosegue fino a sfociare nel Mar Mediterraneo, dopo aver attraversato il territorio del
Comune di Siculiana. Il reticolo idrografico superficiale si presenta ben articolato e
gerarchizzato: nel tratto montano del bacino, i rami fluviali secondari (Vallone Borangie,
Vallone Trave, Vallone di Fontana, Vallone Safo, Vallone Tre Quarti, Vallone Cannella,
Vallone Palombaro, Vallone Agnone, Vallone Salito) disegnano in pianta un pattern
idrografico dendritico e sub-dendritico; nel tratto mediano, in corrispondenza di Fosso delle
Canne, il reticolo idrografico assume un andamento rettilineo con direzione NE – SW con
tendenza meandriforme; ciò si riscontra nel territorio comunale di Siculiana, in
corrispondenza di Contrada Milione e Contrada Acqua Pazza, a causa delle basse
pendenze orografiche (70 metri s.l.m.), e in corrispondenza di affioramenti di terreni
prevalentemente argillosi con lembi marnosi. Nel tratto vallivo, e per l’esattezza nel settore
occidentale del reticolo idrografico principale, il reticolo diviene nuovamente ramificato e
costituito da incisioni a solchi poco profondi, con i rami fluviali maggiori che disegnano in
pianta un pattern dendritico.
Tutti i corsi d’acqua presentano un regime idrologico marcatamente torrentizio, con
deflussi superficiali, nei periodi asciutti, di modesta entità o del tutto assenti. Solo la parte
valliva del reticolo idrografico, a causa delle maggiori pendenze, origina, nei mesi
autunnali e invernali, in concomitanza di eventi piovosi eccezionali, dei deflussi di una
certa entità, generando occasionali fenomeni di esondazione, in corrispondenza della
foce.
2.1.1.2 L’asta principale
La rete idrografica è caratterizzata da un’asta principale, che assume la denominazione di
“Vallone Borangie”, dal punto sorgente fino alla confluenza di “Vallone Salito” ad una
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quota di circa 72,6 metri s.l.m., per poi congiungersi con “Fosso delle Canne” nel tratto
mediano, nei pressi di Monte Mariusa fino alla foce, che si trova tra gli abitati di Siculiana
Marina e Gelonardo (Realmonte).
In particolare si distingue:
• il primo tratto del “Vallone Borangie” ha una lunghezza di 8,78 km, quindi il dislivello
è di 419,4 metri e la pendenza è del 4,77%;
• il tratto del “Vallone Salito”, compreso tra il punto di quota 80,6 metri s.l.m. ed il
punto di affluenza del “Vallone Fosso delle Canne” posto ad una quota di circa 60
metri s.l.m., ha una lunghezza di 4,37 km con un dislivello di 20,6 metri ed una
pendenza media del 4,31%;
• il tratto terminale di “Fosso delle Canne”, compreso tra Monte Mariusa e la foce nel
Mar Mediterraneo, percorrendo una distanza di 5,84 km con un dislivello di 20 metri
ed una pendenza media dello 0,34%.
2.1.1.3 Gli affluenti principali
Gli affluenti secondari tributari di sinistra sono:
• il Vallone Trave, che trova origine da Fontana Arena a quota 425,6 metri s.l.m. e
confluisce nel collettore Vallone Borangie presso Cozzo Berna ad una quota di 98,6
metri s.l.m.;
• il Vallone Safo, che drena il versante a settentrione del bacino nei pressi di Poio
Calcare a quota 521,7 metri s.l.m. e confluisce, dapprima con Vallone Cannella, nei
pressi di Contrada Butermini a quota 185,8 metri s.l.m. per poi diventare Vallone
Palombara e confluire nel Vallone Borangie presso Cozzo Berna a una quota di
circa 98,6 metri s.l.m., dopo essersi congiunto con Vallone Trave;
• il Vallone Salito, con i suoi affluenti montani Vallone Agnone e Vallone della Nave;
• il Vallone Carrozzata, che nasce nella parte montana come Fosso di Fontana
Grande nei pressi di Siculiana ad una quota di circa 160 metri s.l.m. per poi
confluire con Fosso delle Canne ad una quota di 10 metri s.l.m. , nei pressi della
foce, dopo essere divenuto Vallone Carrozzata.
2.1.1.4 I reticoli idrografici dell’area territoriale tra i bacini di Fosso delle Canne e
Fiume San Leone (066)
L’area compresa tra i bacini imbriferi di Fosso delle Canne e del Fiume San Leone ha una
forma approssimativamente triangolare, con una quota massima 500 metri s.l.m. presso
Monte Suzza ed una quota minima di 0 metri s.l.m. lungo la fascia costiera. L’area ricopre
complessivamente una superficie di circa 63,24 Km2, con un perimetro di circa 61,24 km
ed una larghezza media di circa 17,79 km nella fascia costiera, che si riduce
progressivamente nella zona montana fino a 5,5 km nei pressi di Contrada Salume.
Essa è drenata superficialmente da diversi impluvi, caratterizzati da un andamento NNWSSE, seguendo la disposizione generale degli assi di piega dell’area; infatti l’area è
caratterizzata da una tettonica di tipo compressivo, che genera una struttura a sinclinorio
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con al nucleo la deposizione di termini appartenenti alla Serie Gessoso – Solfifera. Gli
impluvi sono:
• Il Vallone Spinola, che attraversa il centro abitato di Porto Empedocle e sfocia nei
pressi del molo di Ponente;
• Il Torrente Salsetto, che ha come affluente in sinistra idrografica il Vallone Sinatra,
• il Vallone Ciuccafa, di 2,42 km;
• il Vallone Re, che per la presenza di doline e di diffusi fenomeni carsici si in grotta
per poi sfociare a Porto Empedocle, nei pressi di Punta Piccola;
• il Vallone Forte, che presenta un andamento sub – dendritico e sfocia ad Ovest di
Scala dei Turchi ed ha una lunghezza di circa 5,6 km.
2.1.1.5 I reticoli idrografici dell’area territoriale tra i bacini del Fiume Platani e di Fosso
delle Canne (064)
L’area territoriale intermedia tra i bacini imbriferi del Fiume Platani e Fosso delle Canne
presenta una forma poligonale, con una quota massima di 427,5 metri s.l.m. a Monte
Sedita ed una quota minima di 0 metri s.l.m. lungo la linea di costa. L’area ricopre
complessivamente una superficie di circa 34,38 Km2, con un perimetro di circa 41,40 km
ed una larghezza massima di circa 12,79 km nella zona costiera, che si riduce
progressivamente verso Nord ad una larghezza di circa 6,6, km. L’area contiene i bacini
idrografici di diversi impluvi minori, tra cui prevalgono per estensione:
• il Fosso della Curva;
• il Fosso del Pantano, che nasce dalle pendici Ovest del centro abitato di
Montallegro ad una quota di circa 100 metri s.l.m…
Questi torrenti presentano un reticolo idrografico poco ramifiato e gerarchizzato. Solo
Fosso Pantano ha una serie di incisioni secondarie di scarsa pendenza e lunghezza.
2.2
Il bacino del Fiume San Leone
Il bacino idrografico del Fiume San Leone è situato nel settore centro-occidentale del
versante meridionale della Sicilia ed occupa una superficie complessiva di 207,4 km2 (Fig.
2.3); esso ha una forma allungata in direzione N – S e i bacini con i quali confina,
procedendo in senso orario, sono i seguenti:
•
•
•
aW
Bacino del Fosso delle Canne ed area intermedia;
aN
Bacino del Fiume Platani;
aE
Bacino del Fiume Naro ed area intermedia.
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Il corso d’acqua è generato dalla confluenza di due fiumi principali denominati come F.
Drago o Yspas e il F. San Biagio o San Benedetto. Lungo la linea di spartiacque, in un
contesto prevalentemente di tipo collinare, vi sono numerosi rilievi che superano la quota
di 500 m s.l.m., anche se le cime più elevate si raggiungono nelle seguenti località:
• il “Serrone” (605,9 m s.l.m.) nel territorio comunale di Racalmuto;
• C.da Montagna (m 611 s.l.m.) nel territorio comunale di Comitini;
• Montagna del Comune (619,9 m s.l.m.) nel territorio comunale di Santa Elisabetta.
L’Area Intermedia compresa fra il bacino del Fiume San Leone ad Ovest e il bacino del
Fiume Naro ad Est, occupa una superficie complessiva di 10,0 km2.
In questo settore si sviluppano i reticoli idrografici dei valloni Le Dune e Donna Cristina
oltre che altre modeste incisioni che confluiscono rapidamente nel Mar Mediterraneo. Le
quote più elevate sono, in genere, inferiori ai 100 m s.l.m. e vengono superate soltanto in
corrispondenza della porzione più settentrionale della linea di spartiacque, lungo la dorsale
calcarenitica che delimita a Nord la frazione del Villaggio Mosè (Comune di Agrigento),
raggiungendo il valore massimo di 174,7 m s.l.m. in corrispondenza di Cozzo Mosè.
Fig. 2.2
- Bacino idrografico del Fiume San Leone
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2.2.1. Idrografia
Il bacino idrografico del F. San Leone con una superficie di circa 207 km2, ricade nel
versante meridionale della Sicilia. Dal punto di vista amministrativo esso rientra soltanto
nella provincia di Agrigento.
Il F. San Leone è delimitato:
-
-
ad Ovest dal Bacino imbrifero del F. Fosse delle Canne (065) ed a Sud – Ovest dal
bacino dell’area intermedia compresa tra il F. Fosse delle Canne e F. San Leone
(066);
ad Est dal F. Naro
a Nord dal bacino imbrifero del F. Platani.
Esso sorge alle pendici dei monti Guastanella (608 m s.l.m.) e Montagna del Comune (649
m s.l.m.), nel territorio del Comune di S. Elisabetta e scende verso valle lungo un percorso
di circa 26 km, attraversando i Comuni di Raffadali, Joppolo Giancaxio e Agrigento, per
sfociare infine, nel Mar Mediterraneo, in località San Leone nel territorio comunale di
Agrigento. L’affluente principale è il Vallone S. Biagio denominato anche Vallone S.
Benedetto che nasce in prossimità del centro abitato di Grotte ad una quota di circa 470 m
s.l.m. e confluisce nel F. San Leone ad una quota di circa 14 m s.l.m in contrada Donfante,
a pochi chilometri dalla foce, in territorio comunale di Agrigento.
L’asta fluviale principale, lungo il suo percorso, assume diverse denominazioni.
Nasce sotto il nome di Vallone Zolfare nei pressi del territorio comunale di S. Elisabetta,
per poi assumere successivamente la denominazione di Vallone Monte Famoso in
territorio comunale di Joppolo Giancaxio in c.da Babbalucia (a Nord – Ovest del centro
abitato). In territorio di Agrigento infine, assume il nome Akragas, dopo aver ricevuto in
sinistra idraulica le acque dell’affluente Vallone Consolida, quest’ultimo, avente origine ad
Ovest del Centro abitato di Favara, in C.da San Benedetto. Il F. Akragas, da monte verso
valle, assume in seguito i nomi di F. Drago, F. S. Anna (antico Hypsas) e infine, a circa 3
km dalla foce, prende il nome di F. San Leone.
Il corso d’acqua principale riceve i contributi di affluenti quali:
• V.ne Canalotto;
• V.ne Consolida;
• F. S. Biagio o S. Benedetto.
Questi bacini hanno un regime idrologico marcatamente torrentizio, i cui deflussi naturali,
nei periodi asciutti, risultano decisamente modesti.
L’asta principale del Fiume San Leone si presenta a tratti incassata in profonde gole
scavate in corrispondenza degli affioramenti rocciosi calcarenitici (C.da Pezzino e C.da S.
Gregorio, nei pressi della Valle dei templi di Agrigento) e, nei terreni argillosi, incisa in dolci
colline e con andamento meandriforme.
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Tab. 2.2 - Scheda tecnica riassuntiva relativa al bacino del Fiume San Leone
2.3
Il bacino del Fiume Naro
Il bacino idrografico del Fiume Naro è localizzato nella porzione centrale del versante
meridionale della Sicilia ed occupa una superficie complessiva di 262,3 km2 (Fig. 2.3).
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- Bacino idrografico del Fiume Naro
Il bacino in esame ha una forma allungata in direzione N – S e i bacini con i quali confina
sono, procedendo in senso orario, i seguenti:
•
•
•
•
aW
Bacino del Fiume San Leone ed area intermedia;
aN
Bacino del Fiume Platani;
a NE
Bacino del Fiume Imera Meridionale;
a SE
Bacino del Fiume Palma ed area intermedia.
Lungo la linea di spartiacque, in un contesto prevalentemente di tipo collinare, i rilievi più
importanti sono rappresentati da Serra Puleri (608,6 m s.l.m.) e Serra Barbaro (648,7 m
s.l.m.) localizzati nel settore nord-orientale del bacino; il resto della displuviale è impostata
lungo modesti allineamenti collinari di quote variabili fra i 300 e i 550 s.l.m.
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2.3.1. Idrografia
Il bacino del F. Naro ricade nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 262
km2 interessando il territorio della Provincia di Agrigento. È delimitato ad Ovest dal bacino
imbrifero del F. San Leone, a Nord dal bacino del F. Platani ed a Est dal bacino del F.
Palma.
Il Fiume Naro, che rappresenta il corso d’ acqua principale, si sviluppa per circa 31 km e
trae origine dal monte Bardaro (650 m s.l.m.) in c.da Porco Spino, in territorio del Comune
di Canicattì. Successivamente attraversa il territorio dei Comuni di Naro, Favara e
Agrigento, ricevendo in destra i Torrenti Iacono e Favara. A circa 2,5 km dallo sbocco nel
Mare Mediterraneo il fiume riceve, in sinistra idrografica, il T. Grancifone, uno degli
affluenti più importanti.
I corsi d’acqua citati presentano tutti un regime idrologico marcatamente torrentizio, con
deflussi naturali, nei periodi asciutti, molto modesti.
L’asta principale si presenta a tratti incassata in profonde gole e, in altri casi, incisa in dolci
colline e con andamento meandriforme.
Lungo il corso del Fiume Naro e del Torrente Grancifone (Burraito) sono stati realizzati
due invasi artificiali chiamati rispettivamente San Giovanni e Furore. Gli invasi artificiali,
oltre a consentire l’accumulo di risorse idriche per usi irrigui hanno la funzione di laminare
le piene a salvaguardia dei terreni a valle degli stessi.
Fra i sottobacini individuati, i più importanti sono:
• il T.te Grancifone (Burraito), che ha origine subito a valle del centro abitato di Naro
in contrada Diesi (350 m s.l.m), si sviluppa per 16 km fino a confluire nel F. Naro, in
sinistra idraulica, a 2,50 km dalla foce. Sul Torrente Grancifone a circa 9,30 km
dalla confluenza con il Fiume Naro, si trova il lago artificiale di Furore che sottende
un bacino imbrifero di 38 km2.
• il T.te Jacono ha origine in C.da Bigini (500 m s.l.m) al confine tra i territori comunali
di Castrofilippo e Racalmuto, si estende per 17 km circa confluendo nel F. Naro in
C.da Malvizzo ad una quota di 149 m s.l.m..
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Tab. 2.3 - Scheda tecnica riassuntiva relativa al bacino del Fiume Naro
2.4
Il bacino del Fiume Platani
Il bacino idrografico del Fiume Platani è localizzato nella porzione centro-occidentale del
versante meridionale della Sicilia ed occupa una superficie complessiva di 1.777,36 km2
(Fig. 2.4).
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Fig. 2.4
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- Bacino idrografico del Fiume Platani
Il bacino in esame ha una forma allungata in direzione NE – SW e i bacini con i quali
confina sono, procedendo in senso orario, i seguenti:
•
•
a NW
Bacino del Fiume Magazzolo – Bacino del Fiume Verdura;
aN
Bacino del Fiume San Leonardo – Bacino del Fiume Torto - Bacino del Fiume Imera
Settentrionale;
- ad E
• Bacino del Fiume Imera Meridionale;
- a SE
• Bacino del Fiume Naro – Bacino del Fiume San Leone – Bacino del Fiume Fosso
delle Canne.
Tra le vette che individuano la displuviale, quelle che raggiungono le quote più elevate
sono localizzate nel settore nord-occidentale del bacino; in particolare nella zona
montuosa dei Sicani, al confine fra le province di Palermo e Agrigento (Serra della
Moneta, m 1188 m s.l.m.; Serra Quisquina, m 1169 m s.l.m.; Cozzo Stagnataro, m 1346
s.l.m.) e nel settore nord-orientale, in prossimità di Valledolmo (Pizzo Sampietro, m 1081
s.l.m.; Serra di Puccia, m 1052 s.l.m.; Monte Catuso, m 1042 s.l.m.). Tuttavia, le cime più
elevate sono localizzate all’interno del bacino, nella sua porzione Nord-Orientale: si tratta
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del sistema montuoso di Monte Gemini (quota 1392,4 s.l.m.) e di Monte Cammarata (m
1578 s.l.m.).
2.4.1. Idrografia
2.4.1.1 L’asta principale
Il bacino del Platani s’inserisce tra il bacino del fiume Magazzolo ad Ovest e il bacino del
Fosso delle Canne ad Est. Ha un’estensione di circa 1777,4 km2; si apre al mare
Mediterraneo nei pressi di Capo Bianco, nel tratto costiero delimitato tra Sciacca e
Siculiana Marina, con un fronte di circa 4 km in cui si imposta il delta del fiume.
Il fiume Platani nasce in prossimità di S. Stefano di Quisquina presso Cozzo
Confessionario e si sviluppa per circa 103 Km. Lungo il suo percorso riceve le acque di
molti affluenti tra i quali:
• il vallone Morello che nasce presso Lercara Friddi e confluisce in sinistra idraulica a
valle del centro abitato di Castronovo di Sicilia;
• il vallone Tumarrano, che nasce presso Monte Giangianese e confluisce in sinistra
presso San Giovanni Gemini;
• il fiume Gallo d’Oro e il fiume Turvoli;
• il vallone di Aragona, che nasce presso il centro abitato di Aragona e confluisce in
sinistra idraulica;
• il Vallone della Terra, il Vallone Gassena, il Vallone di Grifo, il Vallone
Cacugliommero, il Vallone del Palo, il Vallone Spartiparenti, il Vallone di Arabona,
Fosso Cavaliere e Fosso Stagnone.
Sull’alta valle del Platani, in località Stretta di Fanaco (Comune di Castronovo di Sicilia, in
provincia di Palermo), sorge il serbatoio Fanaco, costruito nel 1956 ed in esercizio dal
1962 per l’utilizzo dei deflussi a scopo potabile ed irriguo con un volume utile di
regolazione di 19,20 m3. Lo sbarramento sottende un bacino imbrifero di 46 km2, mentre
risultano allacciati circa 14 km2 del bacino imbrifero del Vallone Cacugliommero.
Il Platani, prima di confluire a mare scorre in un’aperta valle a fondo sabbioso, piano e
terrazzato, serpeggiando in un ricco disegno di meandri. La varietà di scorci paesaggistici
offerti dai diversi aspetti che il fiume assume, dilatandosi nella valle per la ramificazione
degli alvei o contraendosi per il paesaggio tra strette gole scavate nelle rocce, è
certamente una delle componenti della sua bellezza.
2.4.1.2 Descrizione dei principali sottobacini
Una suddivisione del bacino del Fiume Platani nei principali sottobacini è riportata nel
Decreto Assessoriale Regionale Territorio e Ambiente del 4/7/2000.
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Tale suddivisione è, in linea generale, quella del censimento dei Corpi Idrici contenuto nel
Piano Regionale di Risanamento delle Acque della Regione Sicilia e viene di seguito
riportata:
•
•
•
•
Sottobacino del Fiume Turvoli;
Sottobacino del Fiume Gallo d’Oro;
Sottobacino del Fiume Salito;
Sottobacino del Torrente Belici.
Il bacino del Fiume Turvoli, affluente del Fiume Platani, ricade nel versante meridionale
della Sicilia e si estende per circa 125 km2.
Nel bacino ricade una parte dei centri abitati di Alessandria della Rocca e San Biagio
Platani.
Il Fiume Turvoli nasce dalle pendici di Monte Cammarata, in territorio del comune di
Cammarata e si sviluppa per circa 20 km sino alla confluenza con il Fiume Platani, in
contrada Sirchiarolo, al confine fra il territorio dei comuni di Alessandria della Rocca, S.
Biagio Platani e Sant’Angelo Muxaro, a quota 70 m s.l.m.
Lungo il suo percorso riceve le acque del Vallone Chirumbo, che scorre parallelamente al
tratto iniziale del Fiume Turvoli e confluisce in destra al confine fra il territorio di
Cammarata, S. Stefano Quisquina e Casteltermini, e del Vallone La Fratta, che nasce nei
pressi del centro abitato di Alessandria della Rocca e confluisce in destra al confine fra il
territorio di S. Stefano Quisquina, S. Biagio Platani e Alessandria della Rocca.
Il bacino del Fiume Gallo d’Oro, affluente del Fiume Platani, ricade nel versante
meridionale della Sicilia. Esso si estende, per circa 831 km2, dai centri abitati di
Racalmuto, Canicattì e Serradifalco, sino alla confluenza col Fiume Platani, in c.da
Margagliana in territorio di Casteltermini, a quota 139 m s.l.m.
Il bacino ricade nel territorio della provincia di Agrigento e Caltanissetta e presenta
un’altitudine massima di 659 m s.l.m. e un’altitudine media di 391 m s.l.m.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Racalmuto, Montedoro, Milena, Bompensiere e quasi
tutto il centro abitato di Serradifalco.
Il Fiume Gallo d’Oro nasce in prossimità del centro abitato di Serradifalco, nei pressi di
Pizzo Candela, con il nome di Fiume di Ghibellina e si sviluppa per circa 39 km. Lungo il
suo percorso riceve le acque del Fiume Salito che confluisce in destra presso c.da
Pantanazzo al confine tra il territorio di Sutera, Mussomeli e Bompensiere.
Il bacino del Fiume Salito, appartiene al bacino idrografico del Fiume Platani, ricade nel
versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 633 km2.
Nel bacino ricadono i centri abitati di Racalmuto, Montedoro, Milena, Bompensiere e quasi
tutto il centro abitato di Serradifalco.
Il Fiume Salito nasce dalle pendici del Monte Zagara, presso S. Caterina Villarmosa, e si
sviluppa per circa 42 km fino a confluire nel Fiume Gallo d’Oro, presso c.da Pantanazzo al
confine tra il territorio di Sutera, Mussomeli e Bompensiere a quota 170 m s.l.m. Lungo il
suo percorso riceve le acque di diversi affluenti, tra i quali il Torrente Belici che affluisce in
destra presso c.da Cappello d’Acciaio in territorio di Mussomeli e il Torrente Fiumicello che
nasce presso c.da Burnano in territorio di Mussomeli e affluisce in destra presso c.da
Carruba Rancisio al confine tra il territorio di Mussomeli e di Sutera. Il Torrente Fiumicello
presenta una rete idrografica abbastanza estesa ed il proprio bacino imbrifero si estende
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per circa 82 km2. Il bacino del Fiume Salito ricade sui depositi tortoniani neoautoctoni,
costituiti da marne, argille marnose ed arenarie, e sulla serie gessoso-solfifera, costituita
da un’alternanza di terreni evaporatici con intercalazioni argillose, marnose e sabbiose,
riferite al Miocene superiore
Il bacino del Torrente Belici, appartenente al bacino idrografico del Fiume Platani, ricade
nel versante meridionale della Sicilia e si estende per circa 287 km2. Il bacino ricade nel
territorio della provincia di Agrigento, Caltanissetta e Palermo e presenta un’altitudine
massima di 1.081 m s.l.m. e media di 563 m s.l.m.. Nel bacino ricadono i centri abitati di
Valledolmo, Vallelunga Pratameno, Villalba e Marianopoli.
Il Torrente Belici nasce presso il centro abitato di Valledolmo con il nome di Torrente Celso
e si sviluppa per circa 40 km fino alla confluenza con il Fiume Salito in c.da Cappello
d’Acciaio, in territorio di Mussomeli a quota 200 m s.l.m.. Lungo il suo percorso riceve le
acque di diversi affluenti tra i quali il Vallone Verbumcaudo che nasce in prossimità di
Pizzo Campanella, in territorio di Caltavuturo, e affluisce in sinistra presso contrada Buffa
Corsa al confine tra il territorio di Vallelunga Pratameno e di Polizzi Generosa e il torrente
Barbarico che nasce presso Portella del Morto, in territorio di Petralia Sottana, con il nome
di Vallone del Ladro e confluisce in sinistra presso contrada Mercato della Sigma, in
territorio di Petralia Sottana.
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Tab. 2.4 - Scheda tecnica riassuntiva relativa al bacino del Fiume Platani
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Il bacino del Fiume Imera Meridionale
Il bacino idrografico del Fiume Imera Meridionale o Salso rappresenta il secondo corso
d’acqua della Sicilia, sia per l’ampiezza del bacino che per la lunghezza dell’asta
principale. Si localizza nella porzione centrale del versante meridionale dell’isola e ha una
forma allungata in senso N-S, occupando una superficie complessiva di circa 2000 km2
(Fig. 2.5).
Fig. 2.5
- Bacino idrografico del Fiume Imera Meridionale e aree limitrofe
Confina ad Est con i bacini idrografici del Fiume Simeto e del Fiume Gela, ad Ovest con
quelli del Fiume Platani, del Fiume Naro e del Fiume Palma, a Nord con quelli del Fiume
Imera Settentrionale e del Fiume Pollina.
Le quote più elevate dello spartiacque si localizzano a settentrione in corrispondenza della
dorsale meridionale delle Madonie che separa il versante tirrenico dal resto dell’isola. In
questo settore i rilievi principali da Ovest verso Est sono rappresentati dal Monte Catuso
(1042 m), Serra di Puccia (1052 m), Monte Salvatore (1912 m), Pizzo Catarineci (1660 m),
Pizzo di Corvo (1642 m), Monte di Corvo (1242 m), Monte Zimmara (1333 m), Pizzo Gallo
(1162 m), Monte Altesina (1192 m).
Nell’ambito della presente relazione è stata inserita anche l’area territoriale compresa fra
l’Imera Meridionale ed il Palma (Area 071), caratterizzata in modo peculiare dal percorso
del torrente Mollarella che assume un aspetto importante nello sviluppo dei fenomeni di
piena che avvengono lungo la porzione terminale del Fiume Imera Meridionale.
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L’area non consiste in un unico bacino idrografico ma è costituita dalle varie porzioni di
territorio che alimentano modesti reticoli idrografici o scaricano i deflussi superficiali
direttamente in mare.
La sua superficie si sviluppa da Ovest verso Est fra la foce del fiume Imera Meridionale e
quella del Palma e la linea di spartiacque non raggiunge quote particolarmente elevate. I
valori maggiori si riscontrano in corrispondenza del settore Nord-Orientale presso Monte
Durrà (469 m s.l.m.) e Monte Sant’Angelo (414 m s.l.m.).
2.5.1. Idrografia
2.5.1.1 L’asta principale
Il Fiume Imera Meridionale, lungo circa 132 Km, nasce a Portella Mandarini (1500 m) sul
versante meridionale delle Madonie e, dopo aver attraversato la Sicilia centromeridionale,
sfocia nel Canale di Sicilia in corrispondenza dell’abitato di Licata, in provincia di
Agrigento. Nella parte montana, denominato all’inizio Torrente Mandarini e poi Fiume di
Petralia, mostra un andamento a tratti rettilineo e a tratti sinuoso, con modesti tributari di
limitato sviluppo in lunghezza ad esclusione del Torrente Alberi - S.Giorgio e del Fiume
Vaccarizzo, quest’ultimo alimentato dal Torrente della Cava.
L’asta principale, che presenta nella parte mediana un andamento generalmente sinuoso
con locali meandri, scorre in senso N-S sebbene siano presenti due variazioni di direzione:
la prima verso Ovest alla confluenza del Fiume Torcicoda e la seconda, più a valle, verso
Sud in corrispondenza della confluenza del Vallone Furiana. Il sistema di drenaggio è qui
più sviluppato rispetto al tratto montano, pur conservando ancora una fisionomia di scarsa
maturità.
Nella parte terminale, già nel tratto a Sud del centro abitato di Ravanusa, i meandri
diventano più ampi e frequenti, sebbene il grado di maturità del sistema idrografico risulti
tuttavia ancora modesto; qui il corso d’acqua attraversa alluvioni recenti e terrazzate che si
raccordano con i depositi alluvionali della Piana di Licata dove il fiume presenta il suo
massimo sviluppo meandriforme.
Lungo il suo percorso riceve gli apporti di numerosi corsi d’acqua secondari ed accoglie i
deflussi di un considerevole numero di linee di drenaggio minori. Alcuni di tali corsi
d’acqua drenano bacini di significativa estensione che si localizzano principalmente in
sinistra idrografica.
I maggiori affluenti in sinistra idrografica sono:
Il Fiume Salso Superiore nasce alle pendici di Pizzo di Corvo con il nome di Vallone Acqua
Amara e si sviluppa per circa 28 Km fino alla confluenza con l’asta principale in località
Ponte Cinque Archi, ad una quota di circa 340 metri. Durante il suo percorso riceve le
acque del Fiume Gangi, l’unico affluente di una certa importanza; il Fiume Morello è tra i
maggiori tributari del Fiume Imera Meridionale sia per sviluppo del corso d’acqua che per
estensione del bacino di drenaggio; nasce nel territorio comunale di Nicosia e confluisce
ad una quota di circa 270 metri nell’Imera Meridionale, poco a valle del Ponte Capodarso.
Nei pressi di Monte di Cozzo Ferrara, al confine tra il territorio di Villarosa ed Enna, il fiume
presenta uno sbarramento che dà origine al serbatoio Villarosa.
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Il Fiume Torcicoda si origina dal versante meridionale del rilievo su cui sorge Enna e
dall’altopiano di Pergusa, dove si ha l’omonimo lago, con il nome di Vallone Cateratta e
scorre in direzione NE-SW sino alla confluenza con l’asta principale localizzata poco più a
valle di quella del Fiume Morello, ad una quota di circa 260 m;
Il Torrente Braemi nasce a Portella Grottacalda con il nome di Torrente Forma e
successivamente con quello di Torrente Olivo, sviluppandosi complessivamente per circa
35 Km e sfociando nell’Imera Meridionale nei pressi di Molino di Iusa. Il Torrente Olivo in
C.da Critti, a circa 400 metri, presenta uno sbarramento che dà origine al Lago Torrente
Olivo;
Il Torrente Carusa nasce nel territorio di Piazza Armerina, scorre in direzione NE-SW e
sfocia nell’asta principale nei pressi di C.da Zubbia. Con il nome di Torrente Tardara
attraversa il territorio a nord dell’abitato di Barrafranca drenando versanti prevalentemente
argillosi.
I principali affluenti in destra idrografica sono:
Il Vallone Arenella scorre in direzione W-E su terreni prevalentemente argillosi, presenta
un reticolo generalmente dendritico e confluisce nell’asta principale in località Stazione di
Imera a circa 300 metri;
Il Vallone Furiana nasce a Sud di Serra Canicassè, ad una quota di circa 278 metri, dalla
confluenza del Fosso Bifaria e del Vallone dell’Anguilla, rispettivamente in sinistra e in
destra idrografica. Drena versanti costituiti prevalentemente da termini argillosi della serie
gessoso-solfifera e sfocia nel Salso a circa 197 metri di quota;
Il Fiume Gibbesi, denominato all’origine Fiume Delia, ha uno sviluppo di circa 28 Km,
scorre su versanti di natura prevalentemente argillosa e sfocia nell’Imera Meridionale ad
una quota di circa 100 metri. Lungo il suo percorso, e precisamente tra le C.de Canalotto e
Gibbesi Vecchio, rispettivamente nei territori comunali di Sommatino (CL) e Naro (AG),
presenta uno sbarramento che dà origine all’invaso Gibbosi;
Il Torrente Mendola, detto anche Torrente Favarotta o Casale, la cui lunghezza
complessiva è di circa 21 Km, è il maggiore tributario del tratto terminale dell’Imera
Meridionale. Scorre con prevalente direzione N-S attraversando il territorio di Campobello
di Licata per confluire nel fiume Imera Meridionale a pochi chilometri dalla foce.
2.5.1.2 Descrizione dei principali sottobacini
Vengono di seguito descritti i sottobacini del Fiume Imera Meridionale individuati dal
Censimento dei Corpi Idrici contenuto nel Piano Regionale di Risanamento delle Acque
della Regione Sicilia:
•
•
•
•
•
•
•
Sottobacino del Fiume Salso Superiore;
Sottobacino del Fiume Morello;
Sottobacino del Fiume Torcicoda;
Sottobacino del Torrente Braemi;
Sottobacino del Vallone Furiana;
Sottobacino del Fiume Gibbesi;
Sottobacino del Torrente Mendola.
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Il bacino del Fiume Salso Superiore si estende per circa 220 km2 ed interessa il territorio
delle province di Caltanissetta, Enna e Palermo, sviluppandosi, comunque,
prevalentemente all’interno dei territori comunali della provincia di Palermo (Geraci Siculo,
Petralia Soprana, Gangi, Bompietro, Alimena). Nel bacino ricade il centro abitato di
Bompietro e parte di quello di Gangi.
L’altitudine massima è di circa 1680 m.s.m., che corrisponde alla vetta di Pizzo Catarineci,
in territorio di Geraci Siculo, quella media è di circa 740 m.s.m. e la minima è di circa 343
m.s.m., quota di confluenza con l’Imera Meridionale, in località Ponte Cinque Archi.
Il corso d’acqua nasce alle pendici di Pizzo Corvo con il nome di Vallone Acqua Amara,
scorre in direzione N-S con un andamento a tratti rettilineo ed a tratti sinuoso e presenta
un pattern dendritico e localmente subparallelo. Lungo il suo percorso, di circa 28 Km,
riceve le acque del Fiume Gangi e quelle del Vallone Salito, che rappresentano i tributari
di maggiore importanza.
Deve il suo nome alla salinità assai elevata dei deflussi superficiali dovuta alla prevalente
presenza nel bacino di rocce della serie gessoso-solfifera.
Il bacino del Fiume Morello interessa il territorio della provincia di Enna, attraversando i
territori comunali di Nicosia, Calascibetta, Villarosa ed Enna.
Comprende interamente l’abitato di Villarosa e parzialmente quello di Calascibetta, la cui
restante parte ricade nel bacino del Fiume Simeto.
Il bacino ha una forma piuttosto allungata ed un’estensione di circa 178 km2; l’altitudine
massima è di circa 1192 m.s.m. che corrisponde alla cima di Monte Altesina, nel territorio
comunale di Nicosia, dalle cui pendici si origina l’asta principale con il nome di Vallone
Altesinella. L’altitudine media è di circa 582 m.s.m. e la minima di circa 270 m.s.m., che si
ha alla confluenza con l’Imera Meridionale nei pressi di Ponte Capodarso.
Il bacino risulta caratterizzato dalla presenza di vasti affioramenti della serie gessososolfifera nella porzione centro-settentrionale e da termini della serie pliocenica, in
trasgressione sulla precedente, nel settore centro-orientale.
Il Fiume Morello, il cui sviluppo è di circa 31 Km, scorre in direzione E-W nella zona
montana, dove drena le acque del Vallone Pietre Lunghe, unico affluente di testata di una
certa importanza. Nei pressi dell’abitato di Villapriolo si ha un cambiamento di direzione in
senso N-S sino alla confluenza con l’Imera. Negli anni 1969-1972 l’E.M.S. nel territorio di
Villarosa, ha realizzato la Diga Morello, a sbarramento dell’omonimo fiume. L’invaso era
destinato ad usi industriali per il lavaggio del sale potassico della vicina miniera di
Pasquasia.
Il bacino del Fiume Torcicoda si estende ad interessare il territorio della provincia di Enna.
Ha una superficie di circa 122 Km2 ed una altitudine media di circa 586 m.s.m.. Il corso
d’acqua, lungo circa 18 Km, nasce alle pendici del Poggio Baronessa, a circa 860 m.s.m.,
con il nome di Torrente San Giovanello e prosegue assumendo i nomi di Vallone Serieri
prima e di Vallone Cateratta poi, fino a C.da Nicola dove prende il nome di Torcicoda. Qui
riceve le acque del Vallone Scioltabino, suo principale tributario e, scorrendo sempre in
territorio ennese, confluisce nell’Imera Meridionale, in C.da Pampilone a quota 260 m.s.m.
circa, poco più a valle del Fiume Morello.
Il bacino del Fiume Braemi, vasto circa 196 Km2 e con una altitudine media di circa 486
m.s.m., si sviluppa nelle province di Caltanissetta ed Enna interessando i territori comunali
di Piazza Armerina, Barrafranca e Mazzarino. Vi ricade il centro abitato di Barrafranca e
parte di quello di Mazzarino. Il corso d’acqua nasce in C.da Portella Grottacalda con il
nome prima di Torrente Furma e poi con quello di Torrente Olivo per diventare Torrente
Braemi in corrispondenza della confluenza con il Torrente Bressima, uno dei suoi maggiori
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affluenti. Altri affluenti di una certa rilevanza sono il Vallone Grande e i Torrenti Polino e
Salinella. La lunghezza dell’asta principale è di circa 35 Km e durante il suo corso incide, a
tratti con processi erosivi molto marcati, terreni pertinenti alla serie pliocenica dati da
argille azzurre e da sabbie e calcareniti giallastre, poggianti in trasgressione sulla serie
gessoso-solfifera. Confluisce nell’ Imera Meridionale a circa 155 m.s.m. nei pressi di
Molino di Iusa. Nel tratto di fiume che prende il nome di Torrente Olivo è stato realizzato
l’omonimo lago. Il serbatoio raccoglie i deflussi di 127 Km2 di bacino destinati
all’irrigazione.
Il bacino del Vallone Furiana presenta una superficie di circa 107 Km2 e un’altitudine
media di circa 450 m.s.m. interessando i territori comunali di Caltanissetta e Serradifalco.
Il corso d’acqua nasce a Sud di Serra Canicassè, ad una quota di circa 278 metri, dalla
confluenza del Fosso Bifaria e del Vallone dell’Anguilla, rispettivamente in sinistra e in
destra idrografica. Dopo un percorso di circa 19 Km sfocia nel Salso a circa 197 metri di
quota.
Il bacino del Fiume Gibbesi, all’interno del quale ricade il centro abitato di Delia, ha
un’estensione di circa 136 Km2 e un’altitudine media di 392 m.s.m.. Il fiume, lungo circa 28
Km, si origina dalla Sorgente Savuco, alle pendici di Monte Grotta Rossa nel territorio
comunale di Caltanissetta. Denominato nel tratto superiore Fiume Delia attraversa i
territori comunali di Delia, Naro, Ravanusa e Sommatino sino a sfociare nell’Imera
Meridionale, in C.da Isola Persa. Lungo il suo percorso, e precisamente tra le C.de
Canalotto e Gibbesi Vecchio rispettivamente nei territori comunali di Sommatino (CL) e
Naro (AG), presenta uno sbarramento che dà origine all’invaso Gibbesi, le cui acque sono
utilizzate a scopo irriguo.
Il Bacino del Torrente Mendola si sviluppa per circa 131 Km2 nel territorio della provincia di
Agrigento, ha un’altitudine media di 276 m.s.m. e comprende, al suo interno, il centro
abitato di Campobello di Licata e parte di quello di Ravanusa. Il torrente Mendola, la cui
lunghezza complessiva è di circa 21 Km, nasce in C.da Serra Lunga e lungo il suo corso
attraversa i territori comunali di Naro e Campobello di Licata per confluire nel fiume Imera
Meridionale a pochi chilometri dalla foce a circa 25 metri di quota.
Nel territorio di Enna, nella zona di spartiacque con il bacino del Simeto, è presente il Lago
di Pergusa, serbatoio naturale senza immissari né emissari, originatosi per affioramento
della falda freatica, le cui acque hanno un grado di salinità piuttosto elevato. Il lago ha una
forma ellittica con asse maggiore di circa 1.7 Km e asse minore di circa 1 Km ed una
profondità massima di circa 2 metri alla fine della stagione piovosa. In periodi
particolarmente siccitosi si è verificato il caratteristico fenomeno dell’arrossamento delle
acque (flos aquae) dovuto alla crescita smisurata della flora batterica solfo-ossidante
(Tiobatteri).
Nel 1995, proprio per la pecularietà di tali periodici arrossamenti, è stata istituita nel lago la
Riserva Naturale Speciale.
Dal punto di vista idrografico, nell’ambito dell’Area Territoriale 071, estesa 66,7 km2, i
ricettori principali che sfociano direttamente nel Mar Mediterraneo procedendo da W verso
E, sono i seguenti:
• Il Vallone di Punta Ciotta il cui bacino è esteso 1,9 km2;
• Il Vallone di Gaffe, il cui bacino è esteso 10,0 km2;
• Il Canale Mollarella, il cui bacino è esteso 30,8 km2.
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Tab. 2.5 - Scheda tecnica riassuntiva relativa al bacino del Fiume Imera
Meridionale
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Corsi d’acqua minori
Relativamente al reticolo minore, circa gli effetti operati dai vari “rii” e dall’ampia rete di
fossi campestri, sulla morfologia della parte collinare tipica dell’area in esame, si sottolinea
che l’intero reticolo idrografico presenta un disegno fortemente condizionato dalle
caratteristiche litologiche delle formazioni affioranti e dalle principali lineazioni tettoniche
che le interessano; la forma dei valloni e l’andamento dei corsi d’acqua secondari
risultano, inoltre, strettamente legati sia agli intensi fenomeni morfogenetici che si sono via
via susseguiti nel tempo, sia alle variazioni climatiche subite dalla regione.
I corsi d’acqua, interessati dall’opera, sono caratterizzati da spiccata torrenzialità e tempi
di corrivazione alquanto brevi e, generalmente, sono sede di notevole trasporto solido,
ricevendo alimentazione da settori a basso grado di resistenza all’erosione e/o ad elevata
degradazione, connesso alla natura intrinseca dei depositi interessati.
2.7
Forme di erosione connesse all’azione dell’acqua
Per quel che riguarda l'erosione e il dilavamento dei versanti, si può ricordare che sono
dovuti a molteplici cause, quali la natura del materiale, i fattori morfologici, i fattori climatici,
il tipo di copertura vegetale e i fattori antropici. Nel territorio studiato sono intensi i processi
erosivi dovuti alle acque dilavanti ed ai corsi d'acqua.
Sono state analizzate forme e processi d’erosione idrica sia perché essi possono costituire
importanti elementi di dissesto superficiale, sia per lo stretto rapporto che, talora, tali
elementi hanno nel contesto dell’innesco e dell’evoluzione dei movimenti di massa. In
particolare si sono analizzati l’erosione laterale e di fondo lungo le aste torrentizie, nonché
i fenomeni erosivi diffusi lungo i versanti.
I fenomeni di ruscellamento diffuso e di erosione concentrata di fondo lungo gli impluvi si
manifestano spesso associati e portano ad un dilavamento dei versanti con l’asportazione
della coltre di suolo superficiale, specie nei tratti più acclivi, laddove incidono litotipi teneri
o coltri di versante.
2.8
Ruscellamento diffuso
Lungo i versanti sono state rilevate alcune zone, in cui si è riscontrata una propensione al
denudamento sia dei terreni di copertura sia dei materiali disgregati, derivanti da
disfacimento del substrato roccioso.
Sostanzialmente sono state identificate quelle zone scarsamente vegetate presenti in
corrispondenza di versanti ad elevata pendenza, di forma prevalentemente allungata, che
influenzano la concentrazione del ruscellamento.
In alcune situazioni si è spesso rilevato che l’azione erosiva e l’azione gravitativa sono in
stretto rapporto; in tali casi il termine “erosione” è stato utilizzato nel suo significato più
ampio.
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DESCRIZIONE DEGLI ATTRAVERSAMENTI
Generalità
La soluzione adottata per l’esecuzione degli attraversamenti fluviali, prevede la tecnica
dello scavo a cielo aperto senza l’utilizzo di tubo di protezione .
La soluzione prescelta è quella che garantisce l’integrità delle sezioni dei canali interessati
e la sicurezza dell’opera in progetto.
Di seguito, l’elenco di tutti i corsi d’acqua attraversati, con le rispettive progressive
chilometriche (si veda inoltre Allegato 1).
Tab. 3.1 - Attraversamenti corsi d’acqua.
MET. AGRIGENTO – PIAZZA ARMERINA
CORSI D’ACQUA
Vallone Busone
Fosso senza nome
Vallone Mendolazza
Fosso senza nome
Vallone Joppolo (Cacici)
Vallone Vocali (Vacali)
Torrente Cipollazzi
Fosso senza nome
Fosso senza nome
Fosso senza nome
Vallone Scorrone
Torrente Agnellaro (1° attr.)
Torrente Agnellaro (2° attr.)
Torrente Cannistraro
Torrente Garufo
Fosso privato
Vallone S.Benedetto
Fosso senza nome
Vallone Morgante
Vallone Scintilia
Fosso senza nome
Torrente Iacono
Fosso senza nome
Torrente Paradiso
Torrente Affluente
Vallone Romilia
Vallone Furiana o
dell'Anguilla Bifaria
Vallone Ciulfo Grotta
d'Acqua (1° attr.)
Vallone Ciulfo Grotta
d'Acqua (2° attr.)
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KM
2+410
2+640
3+740
5+150
6+110
6+515
6+780
7+170
8+535
9+535
11+130
13+385
14+413
15+760
15+860
16+130
16+505
17+600
17+915
21+625
21+955
24+535
37+000
39+295
41+215
42+805
COMUNE
AGRIGENTO
AGRIGENTO-RAFFADALI
RAFFADALI
RAFFADALI
RAFFADALI-JOPPOLO G.
JOPPOLO G.
JOPPOLO G.
JOPPOLO G.
JOPPOLO G.
JOPPOLO G.
ARAGONA
ARAGONA
ARAGONA
FAVARA
FAVARA-COMITINI
COMITINI
COMITINI
COMITINI
COMITINI
RACALMUTO
RACALMUTO
RACALMUTO-CASTROFILIPPO
CANIVATTI’
CANIVATTI’-CALTANISETTA
CALTANISETTA
CALTANISETTA
ATTRAVERSAMENTO
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A ciel o aperto
A ciel o aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
44+240
SERRADIFALCO
A cielo aperto
44+705
SERRADIFALCO
A cielo aperto
46+225
SERRADIFALCO
A cielo aperto
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Vallone Ciulfo Grotta
d'Acqua (3° attr.)
Vallone Ciulfo Grotta
d'Acqua (4° attr.)
Vallone Grotta Vuccieri (1°
attr.)
Vallone Grotta Vuccieri (2°
attr.)
Torrente Grotta
Vallone Mangiaretti
Vallone Canicossè
Fiume Salso Imera
Meridionale
Fosso senza nome
Torrente d’Arrigo
3.2
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46+685
SERRADIFALCO
A cielo aperto
47+095
SERRADIFALCO
A cielo aperto
47+750
CALTANISETTA
A cielo aperto
47+970
CALTANISETTA
A cielo aperto
48+770
49+355
52+065
CALTANISETTA
CALTANISETTA
CALTANISETTA
A cielo aperto
A cielo aperto
A cielo aperto
58+420
CALTANISETTA-PIETRAPERZIA
A cielo aperto
59+820
63+730
PIETRAPERZIA
PIETRAPERZIA
A cielo aperto
A cielo aperto
Fasi operative
3.2.1. Attraversamenti mediante scavo a cielo aperto senza tubo di protezione
Tale metodologia è applicata per l’attraversamento dei corsi d’acqua che non hanno
infrastrutture prossime alle sponde.
Negli attraversamenti dei corsi d’acqua a cielo aperto, si procede normalmente alla
preparazione fuori opera del cosiddetto “cavallotto”, che consiste nel piegare e quindi
saldare fra loro delle barre secondo la geometria di progetto, contemporaneamente si
esegue lo scavo, anche in presenza di acqua.
Nell’eventualità sia necessario operare durante il periodo estivo, quando maggiore è la
richiesta di acqua per l’irrigazione, onde garantire senza variazioni di flusso la fornitura
richiesta, verranno posate delle tubazioni in asse fosso / canale (tomboni) di dimensioni
adeguate a smaltire l’intera portata del corso d’acqua.
Realizzato il by-pass si procederà all’esecuzione dello scavo e, successivamente con
l’impiego di trattori posatubi, alla posa del “cavallotto” preassemblato fuori opera ed al
rinterro.
Le principali fasi del lavoro di ripristino, relativamente agli attraversamenti realizzati con
scavo a cielo aperto possono essere così riassunte:
•
•
•
•
Rinterro degli scavi;
Ripresa, stendimento e riprofilatura dello strato superficiale di terreno accantonato
ed eventuale realizzazione di opere di contenimento sulle sponde;
Inerbimento con idrosemina;
Eventuale messa a dimora di vegetazione arbustiva ed arborea.
Il rinterro della tubazione viene effettuato con il materiale precedentemente scavato. Il
ripristino e la protezione delle sponde verrà eseguito attuando le più moderne tecniche di
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ingegneria ambientale, utilizzando, ove necessario, anche il legname. Solo nel caso di
esistenti sistemazioni idrauliche, esse saranno ricostituite.
Il tutto verrà realizzato senza alterare le caratteristiche idrauliche dei corsi d’acqua
attraversati dalla tubazione.
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OPERE DI REGIMAZIONE E DI RIPRISTINO IDRAULICO
Per ripristini di tipo idraulico si intendono quelle opere che hanno la funzione di regimare i
corsi d’acqua al fine di evitare fenomeni di erosione spondale e di fondo.
Si classificano come “opere longitudinali” quelle che hanno un andamento parallelo alle
sponde dei corsi d’acqua ed hanno una funzione protettiva delle stesse, come “opere
trasversali” quelle con sviluppo perpendicolare al corso d’acqua ed hanno la funzione di
correggere o fissare le quote del fondo alveo, fino al raggiungimento del profilo di
compensazione al fine di evitare fenomeni di erosione di fondo.
La realizzazione di queste strutture lungo il tracciato di progetto interessa tutti quei corsi
d’acqua caratterizzati da condizioni di forte regime idraulico, sottoposti quindi a
sollecitazioni cinetiche ed attività erosive dovuta al flusso della corrente fluviale.
Le opere di regimazione idraulica dei corsi d’acqua previste lungo il tracciato di progetto
sono riepilogate in Tab. 4.1.
Opere di regimazione idraulica longitudinali
Nel progetto in esame si utilizzeranno nella fattispecie opere di ricostruzione spondale con
rivestimento in massi, difesa spondale con scogliera in massi e ricostituzione spondale
con rivestimento in gabbioni (Dis. n. P01395-ENV-DW-000-362, Allegato 10).
Le scogliere in massi, eseguite contro l’erosione delle sponde e per il contenimento dei
terreni a tergo, saranno sagomate sulla base dei progetti che ne determineranno le
dimensioni, nonché lo sviluppo della parte in elevazione e del piano di fondazione.
La scelta delle dimensioni degli elementi che formano i rivestimenti deve essere fatta in
funzione delle sollecitazioni meccaniche a cui verranno sottoposte in esercizio (sforzi di
trascinamento dovuti alla corrente, sottopressioni idrauliche).
Le dimensioni degli elementi lapidei saranno maggiori rispetto a quelle che la corrente è in
grado di trascinare a valle in occasione di piene caratterizzate da portate di adeguato
tempo di ritorno.
L’immorsamento alle sponde dell’opera idraulica sarà realizzato con la massima cura,
particolarmente nella parte di monte. Al fine di evitare l’aggiramento dell’opera da parte
della corrente idrica, tale immorsamento sarà effettuato inserendo la testa dell’opera
all’interno della sponda, con un tratto curvilineo non inferiore a 2-3 m. Per la parte
terminale di valle è sufficiente un raccordo ad angolo retto con la sponda.
Quando l’energia della corrente fluviale é poco rilevante, con condizioni di scarsa portata
idraulica e/o di sponda poco elevata, é sufficiente realizzare solo la ricostruzione spondale
con rivestimento in massi (Fig. 4.2), mediante la messa in opera di massi di dimensioni
inferiori a quelle della scogliera, che non assolve più alla funzione principale di sostegno e
presidio idraulico, ma piuttosto di solo annullamento dell’azione erosiva al piede della
scarpata spondale.
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Fig. 4.1
- Scogliera in massi.
Fig. 4.2
- Ricostruzione spondale con rivestimento in massi.
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In alternativa alle suddette opere di presidio spondale, che prevedono l’impiego di massi
naturali di grande pezzatura, per alcuni piccoli corsi d’acqua interessati dai lavori,
caratterizzati da scarso trasporto solido al fondo, è stato previsto di realizzare la
ricostituzione spondale con gabbioni (Fig. 4.3).
Le gabbionate sono strutture di sostegno modulari formate da elementi a forma di
parallelepipedo in rete a doppia torsione tessuta con trafilato di acciaio riempite con
pietrame.
Le reti metalliche sono costituite in filo di acciaio protetto con zincatura forte per
aumentare la resistenza alla corrosione.
Per il riempimento dei gabbioni possono essere utilizzati i materiali lapidei disponibili in
loco o nelle vicinanze, purché abbiano caratteristiche granulometriche e peso specifico tali
da soddisfare le esigenze progettuali e garantire l'efficienza dell'opera. I materiali più
comunemente usati sono ciottolame di origine alluvionale o pietrame di cava Il pietrame
deve essere non gelivo, non friabile e di adeguata durezza.
Le gabbionate devono essere riempite con cura utilizzando pezzature di pietrame
diversificate in modo da minimizzare la presenza di vuoti.
Dal punto di vista statico le gabbionate agiscono come un muro a gravità, opponendosi col
proprio peso alle sollecitazioni cui sono sottoposte. Il loro dimensionamento e le verifiche
di stabilità interna ed esterna sono pertanto eseguiti secondo gli usuali metodi di calcolo
adottati per le opere di sostegno a gravità.
In queste strutture lo scalzamento al piede si può prevenire approfondendo
opportunamente la fondazione o adottando una platea realizzata con materassi o gabbioni
alti 0.50 m, che grazie alla maggiore flessibilità, possono adagiarsi sul fondo adattandosi
al mutare della sua geometria in seguito ai fenomeni di escavazione.
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Fig. 4.3
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- Ricostruzione spondale in gabbioni.
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Opere di regimazione idraulica trasversali
Quando si riscontra la presenza di corsi d’acqua in cui si manifestano fenomeni di
approfondimento d’alveo, é opportuno fissare la quota di fondo mediante la realizzazione,
a valle della sezione d’attraversamento, di opere di difesa idraulica trasversale.
A valle delle sezioni di attraversamento di quei corsi d’acqua caratterizzati da una
apprezzabile morfodinamica del fondo alveo, si prevede la realizzazione della
ricostituzione dell’alveo in massi (Fig. 4.4) al fine di garantire la copertura minima sulla
condotta, contro eventuali fenomeni di erosione di fondo.
Fig. 4.4
- Ricostruzione alveo con massi.
Con il termine “difesa trasversale” si intende la realizzazione sia di briglie di
consolidamento che di soglie. L'effetto della correzione della pendenza con questo tipo di
opere trasversali è quello di far raggiungere all'alveo una situazione di equilibrio con
maggiore rapidità rispetto a quanto avverrebbe naturalmente.
Nel caso delle briglie, questa nuova configurazione di equilibrio viene raggiunta col
progressivo riempimento della capacità di invaso formatosi a monte, mentre nel caso delle
soglie di fondo, la modifica della pendenza del fondo in genere di più limitata entità si
ottiene per effetto dell'erosione che si determina a valle di esse. Le briglie di
consolidamento, infatti, sono opere trasversali al corso d’acqua, sporgenti dall'alveo nel
quale sono fondate, mentre le soglie sono opere non sporgenti.
Esistono varie tipologie di briglie e soglie in uso, che vengono adottate a seconda delle
condizioni morfologiche, delle dimensioni che debbono assumere e dei materiali a
disposizione.
Nel caso in oggetto saranno utilizzate opere di difesa trAsversale in massi (Fig. 4.5).
La dislocazione di tutte le opere di regimazione idraulica dei cosi d’acqua e delle acque
superficiali è riepilogata nella successiva Tab. 4.1.
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Fig. 4.5
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- Difesa trasversale in massi.
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Tab. 4.1 - Riepilogo opere di regimazione idraulica e delle acque superficiali.
OPERE DI REGIMAZIONE IDRAULICA CORSI D'ACQUA
TIPO
KM
LOCALITA'
2+410
Vallone Busone
2+640
Fosso senza nome
RICOSTRUZIONE ALVEO IN MASSI
11+130
Vallone Scorsone
41+215
Vallone Fontana della Signora
59+820
Fosso senza nome
6+515
Vallone Vocali (Vacali)
RICOSTRUZIONE SPONDALE CON
RIVESTIMENTO IN MASSI
11+13
Vallone Scorsone
6+110
Vallone Joppolo (Cacici)
13+385
Affluente Vallone Agnellaro
RICOSTRUZIONE SPONDALE IN
16+505
Vallone Racalmaro
GABBIONI
49+287
Vallone Mangiaretti
49+370
Vallone Mangiaretti
2+410
Vallone Busone
3+452
fosso
3+631
fosso
3+740
Vallone Mendolazza
6+11.
Vallone Joppolo (Cacici)
7+341
Fosso
10+712
C. Salomone
11+130
Vallone Scorsone
15+760
Torrente Cannistraro
15+860
Torrente Garufo
16+505
Vallone Racalmaro
41+215
Vallone Fontana della Signora
DIFESA TRASVERSALE IN MASSI
46+387
Vallone Ciulfo Grotta D'acqua
46+435
Vallone Ciulfo Grotta D'acqua
46+484
Vallone Ciulfo Grotta D'acqua
46+528
Vallone Ciulfo Grotta D'acqua
46+588
Vallone Ciulfo Grotta D'acqua
46+685
Vallone Ciulfo Grotta D'acqua (2 attr.)
46+710
Vallone Ciulfo Grotta D'acqua
47+095
Vallone Ciulfo Grotta D'Acqua (3° attr)
Vallone Grotta d'Acqua Vuccieri (2°
47+970
attr)
49+413
Vallone Mangiaretti
56+212
fosso e pendio
56+431
fosso e pendio
58+352
Fiume Salso Imera Meridionale
DIFESA SPONDALE CON SCOGLIERA IN
58+409
Fiume Salso Imera Meridionale
MASSI
58+451
Fiume Salso Imera Meridionale
OPERE DI REGIMAZIONE ACQUE SUPERFICIALI
TIPO
KM
LOCALITA'
58+451
Fiume Salso Imera Meridionale
CANALETTA IN TERRA E/O PIETRAME
65+328
pendio
P01395-PPL-RE-000-007_01.doc1
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