Lo Studente Ricercatore

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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
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Lo studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Come funziona?
in un centro di
ricerca a fianco di
scienziati provenienti
da tutto il mondo
2 SETTIMANE
IN LAB
:
UN TUTOR
A STUDENTE
ogni studente entra
a far parte di un
gruppo di ricerca IFOM
ed è seguito da
almeno un tutor
ANCHE IN
INGLESE
UN’ESPERIENZA
A 360°
nel mondo della
scienza tra attività in
laboratorio e seminari
perché un bravo scienziato
deve essere anche capace
di spiegare i propri risultati in
modo semplice e chiaro
1 CORSO DI
COMUNICAZIONE
DELLA SCIENZA
GRATUITO E
RESIDENZIALE
foresteria,
mensa/bar interni
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
I numeri del progetto
12
1436
Edizioni realizzate
2005
Candidature ricevute
2010
Lombardia
200
Studenti selezionati
2012
Nord Italia
2017
Italia
prima edizione
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Lo studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Come partecipare?
il concorso è aperto agli
studenti che frequentano
il quarto anno delle scuole
statali e paritarie italiane
STUDENTI DEL
QUARTO ANNO
UN CANDIDATO
A SCUOLA
TEST ONLINE
BANDO ONLINE
il bando è diramato sul sito web del progetto
www.ifom.eu/it/lo-studente-ricercatore/
ogni scuola può proporre
al massimo un candidato
tutti gli studenti che
hanno inviato la
candidatura sono invitati
a sostenere un test di
selezione online
MINORI
ACCOMPAGNATI
gli studenti minorenni selezionati
devono essere accompagnati da
un docente o da un genitore per
tutto il periodo della summer school
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Quanto è efficace il progetto?
ORIENTAMENTO UNIVERSITARIO
ISCRITTI A FACOLTÀ SCIENTIFICHE
Focus sulle facoltà scientifiche:
91%
Per il 90.8%
degli studenti la
partecipazione al
progetto è stata utile
per l’orientamento
universitario.
90%
Il 90,1% dei summer
student si è iscritto a
una facoltà scientifica,
il 9.9% a facoltà
umanistiche.
medicina e chirurgia
39%
22%
biologia e biotecnologie
29%
altre facoltà scientifiche
Scelta universitaria più consapevole
“Poter osservare in prima persona in
cosa consiste il lavoro del ricercatore
è stato molto utile anche per chi,
come me, non ha scelto uno studio
direttamente collegato alla biologia, ma
si è potuto comunque rendere conto
delle competenze utili in questo lavoro”
Beatrice D’Alò . 2014
“Ho avuto la possibilità anche
dopo il progetto di parlare
con i ricercatori degli sbocchi
professionali dei vari corsi di studio
e questo mi ha aiutato molto nella
scelta” Riccardo Giossi . 2008
“Mi ha permesso di vedere
concretamente ciò che ho studiato
nei libri” Niccolò Fabbri . 2012
Maggiore comprensione di come funziona la ricerca
“Il progetto non solo
ha ampliato le mie
conoscenze in campo
scientifico ma mi ha
reso più competente
in laboratorio”
Fabio Facchini . 2006
“Mi ha dato gli strumenti
per scegliere il mio
percorso formativo”
Silvia Simonetti . 2011
“Ho avuto la possibilità di scegliere
sapendo già in partenza come
potrà essere il mio lavoro futuro”
Federica Migliorati . 2009
“Mi ha aiutato a focalizzare l’obiettivo. Ho capito
che avrei potuto lavorare con la chimica (la mia
passione) per fare ricerca in ambito biologicofarmacologico” Marco Franceschini . 2013
Acquisizione di nuove conoscenze
“La possibilità di imparare e mettere in pratica
diverse tecniche mi ha permesso di comprendere
meglio alcuni concetti di biologia molecolare e di
affinare le mie competenze in questo campo”
Tania Gollini . 2006
“Ora ho più chiaro cosa
vuol dire fare ricerca”
Erika Bruno . 2012
“Il progetto mi ha fatto capire
cosa vuol dire fare il ricercatore”
Antonino Lo Cascio . 2011
“Ho potuto vedere come funziona realmente
un laboratorio di ricerca” Erika Bertoletti . 2006
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Gli Studenti Ricercatori 2016
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Zebrafish, il modello
Giovanni Baronchelli
“Ho capito che la ricerca sul cancro
non è l’esperimento svolto dal singolo,
con risultati eccezionali, ma un lavoro
d’equipe fatto di tanti piccoli passi.”
Danio rerio (pesce zebra) è un piccolo pesce d’acqua dolce appartenente alla
famiglia Cyprinidae impiegato per studi in vivo in tanti laboratori tra cui l’unità
Zebrafish di IFOM. È diventato uno fra i modelli animali più utilizzati in embriologia,
tossicologia, oncologia e per studiare la rigenerazione tissutale.
La ragione di quest’ampio utilizzo è sia di natura genetica, dato che il suo genoma
sequenziato e quasi completamente mappato è molto simile a quello umano,
sia di natura pratica, poiché è un pesce che si riproduce molto velocemente ed
i suoi embrioni, trasparenti, facilitano l’osservazione di numerosi meccanismi
biologici legati allo sviluppo e al differenziamento cellulare. Il suo largo impiego
nella ricerca sul cancro è dovuto al fatto che circa i tre quarti dei geni coinvolti
nelle malattie umane hanno un omologo, cioè un gene che codifica per una
proteina con sequenza e funzione simili, in zebrafish.
La mia attività sperimentale si è basata sullo studio di alterazioni di un gene
umano che ha un corrispondente in Danio rerio. Tale gene sembra essere
coinvolto nel rabdomiosarcoma, un tumore maligno delle cellule muscolari
striate, particolarmente frequente in età pediatrica. Lo studio dei geni è possibile
creando mutazioni e analizzandone gli effetti. In particolare mi sono occupato del
silenziamento di questo gene di zebrafish utilizzando il morpholino, un oligomero
sintetico che impedisce la traduzione dell’RNA messaggero in proteina o la
altera.
L’attività sperimentale svolta in quest’unità è solo una delle tante vie per la ricerca
sul cancro, ma la versatilità del modello zebrafish offre numerose possibilità per
ampliare la conoscenza sui tumori.
Scuola
Tutor
Gruppo/Unità
IIS Cossali, Orzinuovi BS
Gianluca Deflorian
Unità Tecnologica Zebrafish
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Un bersaglio molecolare nei linfomi
Nello Manuel Bellissimo
“Lo studio del cancro è una sfida che
ho affrontato ogni singolo giorno
del mio stage: ogni errore, difficoltà,
incomprensione, mi ha dato la forza
per superare gli ostacoli e arrivare al
risultato.”
Il cancro è una malattia causata da alterazioni del DNA che possono essere
congenite, casuali oppure insorgere in seguito all’azione di agenti esterni
cancerogeni.
Oggi sappiamo che il cancro non è causato solo da mutazioni del DNA ma
anche da una enorme mole di fattori che influenzano l’espressione dei geni nelle
cellule.
L’epigenetica si occupa proprio di studiare i diversi cambiamenti che possono
influenzare l’espressione di un gene rendendolo più o meno accessibile ai
meccanismi di lettura dell’informazione.
Il DNA nelle cellule si trova avvolto intorno a complessi proteici, gli istoni, a
formare una struttura simile a una collana di perle, detta cromatina.
A seconda del livello di condensazione della cromatina i geni sono più o meno
accessibili ai meccanismi di trascrizione. Il livello di condensazione è regolato
dall’attività di proteine specifiche capaci di modificare chimicamente gli istoni.
Durante il mio stage ho lavorato nel gruppo che studia la biologia dei linfomi e
ho testato su diverse linee cellulari tumorali una molecola che inibisce (mette un
“freno”) EZH2, una proteina coinvolta nel meccanismo di rimodellamento della
cromatina.
Perché proprio questa proteina? Che connessione ha con il cancro?
Secondo studi recenti vi è una correlazione tra l’attività di EZH2 e la maggiore
presenza di modifiche chimiche istoniche nei linfomi o in cellule altamente
proliferative.
La ricerca in questo campo si sta concentrando su proteine come EZH2 per
identificare possibili bersagli con lo scopo di limitare la proliferazione tumorale.
Scuola
Tutor
Gruppo/Unità
IIS Piranesi, Capaccio SA
Federica Mainoldi
Immunologia molecolare e biologia dei linfomi
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Che cos’è il cell sorter?
Michelle Cescutti
I ricercatori spesso utilizzano dei modelli cellulari per studiare i meccanismi
molecolari legati all’insorgenza dei tumori. A volte è necessario suddividere
queste cellule sulla base di determinate caratteristiche in modo da poter
focalizzare l’attenzione su un particolare elemento. Durante la mia esperienza
all’IFOM, per esempio, avevo l’esigenza di selezionare le cellule a seconda della
fase cellulare in cui si trovavano. Uno degli strumenti più efficaci per far ciò è il
cell sorter. Esso è un macchinario di ultima generazione in grado di distinguere le
cellule d’interesse e separare subpopolazioni. Ma come funziona? Inizialmente le
cellule vengono marcate legando i fluorocromi (molecole che vengono eccitate
da laser ed emettono un segnale) a specifici elementi cellulari, detti marker.
A questo punto le cellule vengono caricate nel sorter e fatte correre in un
comparto simile ad uno stretto corridoio immerse in una soluzione salina che
permette il loro allineamento. Alla fine della corsa le singole cellule vengono
stimolate da un laser che eccita i fluorocromi. A seconda della presenza di
quest’ultimo e quindi del marker le cellule vengono selezionate e separate in
base al segnale che emettono dopo lo stimolo. Grazie al cell sorter ho potuto
così dividere le cellule in base alla fase del ciclo cellulare in cui si trovavano, ma
questo è solo uno dei suoi molteplici utilizzi!
“La cosa che mi ha colpito di più è
la passione dei ricercatori: è stato
emozionante vedere nei loro occhi la
soddisfazione per una scoperta e scoprire
che non si danno mai per vinti!”
Scuola
Tutor
Gruppo/Unità
ISIS Fermo-Solari, Tolmezzo UD
Maria Grazia Totaro
Unità Tecnologica Imaging Molecolare
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Tutta una scoperta
Rebecca Coppedè
L’ubiquitina è una proteina scoperta solamente nel 1975. Inizialmente le
sue funzioni non erano note ma la sua presenza si rilevava in tutti i punti del
citoplasma. Per molto tempo si è pensato che fosse coinvolta soltanto nel
processo di degradazione delle proteine, agendo come molecola segnale in
grado di indirizzare le proteine vecchie o danneggiate verso il complesso del
proteosoma (complesso proteico contenente enzimi litici). Il bello della ricerca,
però, è trovare sempre qualcosa di nuovo e inaspettato: un esempio è proprio
l’ubiquitina. Infatti recentemente si è scoperto il ruolo dell’ubiquitina in altri
processi cellulari e il team di Simona Polo, in cui ho svolto il mio stage, è uno dei
diversi gruppi di ricerca che sta studiando tali processi. Io ho avuto il piacere di
affiancare una ricercatrice che sta studiando l’interazione dell’ubiquitina con due
proteine. Lo scopo di queste ricerche è trovare il contributo dell’ubiquitina nella
trasmissione dei segnali cellulari e le modificazioni che questa apporta ai fattori
proteici. Nel corso delle due settimane in IFOM ho utilizzato tecniche come la
trasfezione di DNA (metodica che inserisce all’interno delle cellule specifici DNA
plasmidici) e il Western blot (tecnica che utilizza specifici anticorpi per rivelare
bersagli di interesse) che mi ha permesso di visualizzare le proteine ubiquitinate
al di sopra di membrane di nitrocellulosa.
“Sono per lo più giovani che si
confrontano, si aiutano e collaborano per
uno scopo finale: fare ricerca e scoprire
ciò che il mondo microscopico ci può dare
per combattere le malattie.”
Scuola
Tutor
Gruppo/Unità
IIS Meucci, Massa MS
Eleonora Valentini
Ubiquitina e trasmissione del segnale
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Perline e braccialetti di DNA
Angela Ferrari
“Un’ordinaria straordinarietà: alle nove
in laboratorio e tra caffè, Western Blot,
cappe biologiche e chiacchiere arriva ora
di pranzo. Poi un seminario, centrifughe,
colture cellulari e, sparsi sui banconi,
volantini di kit per l’estrazione di RNA
quasi fossero banali frullatori da cucina.”
Nella mia esperienza di laboratorio ho avuto occasione di approcciarmi alla
tecnica del clonaggio, guidata dalla mia tutor Emanuela, del gruppo Scita. Con
clonaggio si intende quel processo in cui si seleziona un determinato gene per
inserirlo in un vettore circolare di DNA: si può pensare ad un braccialetto, il
vettore, formato da molte perline, le basi azotate, in cui deve essere inserita in
un ordine ben preciso una sequenza di perline, ovvero di basi che compongono
il gene da clonare. L’assemblaggio di questi braccialetti di varia natura permette
agli scienziati di studiare la proteina in analisi nel contesto che più facilita la
ricerca. È il caso del mio laboratorio, dove abbiamo fatto un subclonaggio:
abbiamo prelevato la proteina SOS1, coinvolta nell’insorgenza della leucemia,
da un vettore già esistente e l’abbiamo trasferita in un vettore con una proteina a
fluorescenza rossa per poter comprendere se fosse stata clonata con successo
con successo per poi utilizzarla in esperimenti ben più complessi sulla via della
ricerca contro la leucemia. Si può quindi notare come il clonaggio e la sua verifica,
pur richiedendo molte ore e grande impegno, siano solo step introduttivi al vero
e proprio lavoro di ricerca contro la patologia: prima di assemblare il braccialetto
bisogna accertarsi che le perline non siano di fattura scadente, dopo averlo
costruito bisogna esser certi che non sia fragile o instabile e che le perline siano
state inserite nel modo corretto per poterlo utilizzare. È questo aspetto quello
che più di tutti stupisce: la ricerca richiede tempo, lentezza e pazienza, perlina
dopo perlina. La Scienza cambia un grande universo a piccoli passi.
Scuola
Tutor
Gruppo/Unità
Istituto Giacomo Leopardi, Lecco LC
Emanuela Frittoli
Meccanismi di migrazione delle cellule tumorali
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Forbici molecolari del DNA
Luca Fusar Bassini
“Dieci giorni di stage che non si
dimenticano: non attività scolastiche per
studenti ma la possibilità di seguire da
vicino un vero percorso di ricerca.”
Così come noi, i batteri hanno sviluppato nel corso dell’evoluzione delle forme
di difesa. Recente è la scoperta del meccanismo CRISPR/Cas9: i batteri,
per difendersi da successivi attacchi di virus, cercano di memorizzarne le
caratteristiche, ricordando le sequenze specifiche di DNA. Una volta individuati
questi punti, essi vengono copiati ed inseriti nel genoma batterico (spacers),
separati da particolari sequenze ripetute (repeats). Entrambe le sequenze
vengono poi trascritte in RNA (CRISPR RNA), che si lega ad una proteina
Cas9. Cas9 ha due domini endonucleasici in grado di tagliare una molecola di
DNA. Al momento di un nuovo attacco virale, quando CRISPR/Cas9 riconosce
molecole di DNA complementari agli spacers, procede al taglio in quel sito,
frammentando il DNA virale.
Negli ultimi anni, nell’ambito dell’ingegneria genetica, CRISPR/Cas9 si è rivelata
uno strumento eccezionale per modificare il DNA in punti specifici. Tagliare
il DNA permette di produrre mutazioni nei geni per studiarne la funzionalità,
specialmente nell’ambito dello studio di malattie complesse come le neoplasie.
Nel corso dei miei giorni di stage in Cogentech ho potuto assistere a
un’applicazione pratica di questa tecnica. Il fine del nostro esperimento era,
infatti, di tagliare il DNA di cellule della retina e inserirvi un gene codificante per
una proteina fluorescente in un punto specifico, così da ottenere una proteina di
fusione, la cui attività potesse essere monitorata tramite fluorescenza.
Scuola
Tutor
Gruppo/Unità
Liceo Scienze Applicate Galilei, Crema CR
Mario Cinquanta
Unità tecnologica Cogentech di Genome editing
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Molto più che semplici uova
Vincenzo Lo Greco
Le cellule tumorali hanno un patrimonio genetico alterato e spesso accumulano
mutazioni durante la replicazione del DNA. Perciò comprendere come il DNA
viene replicato e riparato in caso di danni è fondamentale per la ricerca sul
cancro. In questi processi sono coinvolte proteine in molti casi “essenziali”, cioè
molecole la cui alterazione o rimozione è letale per la cellula. Queste proteine
non possono essere analizzate con la genetica classica, rimuovendole dalle
cellule e osservando gli effetti della loro assenza. Il problema però può essere
risolto con la creazione di un sistema “cell-free”, un modello che riproduce
fedelmente in vitro (in provetta) la replicazione e i meccanismi di riparazione
correlati. L’organismo modello utilizzato dal gruppo di laboratorio in cui ho
lavorato è lo Xenopus Laevis, una rana acquatica. L’estratto di uova di questo
anfibio contiene tutte le proteine necessarie per riprodurre in vitro tutte le fasi del
ciclo cellulare dopo l’aggiunta del DNA proveniente dallo sperma di X. Laevis. In
questo sistema “acellulare” si può studiare il ruolo nei meccanismi di replicazione
e riparazione anche di proteine essenziali. Infatti, dall’estratto fertilizzato (ovvero
l’estratto a cui è stato aggiunto lo sperma) si possono rimuovere con anticorpi
specifici proteine senza ottenere effetti letali oppure aggiungerle e osservare gli
effetti di queste manipolazioni su replicazione e riparazione del DNA.
“Mi ha sorpreso l’importanza del lavoro
di squadra nell’attività sperimentale: il
progredire della ricerca è determinato
proprio da questa condivisione.”
Scuola
Tutor
Gruppo/Unità
Liceo Scientifico Statale Volta, Foggia FG
Anna de Antoni, Giulia Rota
Metabolismo del DNA
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Uno speciale controllo qualità
Matteo Patti
“È stata la mia prima esperienza
lavorativa: un tuffo nel mondo
della ricerca scientifica che mi ha
fatto comprendere quanto è difficile
raggiungere i risultati. Piccole conquiste
che potrebbero apparire insignificanti
ma che, in realtà, rappresentano preziosi
passi che ci avvicinano al traguardo della
sconfitta del cancro.”
La ricerca biomedica si avvale di due metodologie di studio: gli studi in vivo,
cioè nell’animale in toto, o in vitro, utilizzando delle colture cellulari, campioni
in vetrino. Usando contemporaneamente più linee cellulari insorge il rischio di
contaminazione tra queste da parte di organismi estranei o da altre linee cellulari.
Da ciò emerge l’importanza del controllo qualità, come quello di autenticazione
che è in grado di identificare le varie linee cellulari umane, attraverso l’analisi
degli STR (short tandem repeats, brevi sequenze ripetute).
Gli STR sono costituiti da 2 a 5 nucleotidi e si trovano in regioni specifiche del
cromosoma, i LOCI (plurale di LOCUS). Ad ogni locus corrispondono due alleli
che possono essere uguali, nel genotipo omozigote, o diversi nell’eterozigote.
L’analisi degli STR permette di creare un profilo che è proprio di ogni linea
cellulare. In quest’unicità del profilo di ogni linea troviamo un parallelismo con il
profilo del DNA di ogni persona che viene utilizzato nel test durante le indagini
investigative.
Nel periodo di stage che ho trascorso presso il laboratorio di Cell Culture
ho eseguito l’analisi degli STR per verificare la non cross-contaminazione di
due linee cellulari (Wi-38 e HeLa) e l’identificazione di un campione incognito,
risultato un mix di queste due linee. Analizzando i dati, si capisce ancor di più
quant’è importante il controllo qualità delle linee cellulari. Si ritiene infatti, più del
20% delle linee cellulari sono cross-contaminate e questo comporta uno spreco
di anni di lavoro e di fondi impegnati nella ricerca.
Scuola
Tutors
Gruppo/Unità
ISIS Salerno, Gangi PA
Federica Poletti e Laura Carmignani
Unità Colture cellulari
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Semafori molecolari
Andrea Giorgia Piotti
“La mia esperienza in IFOM è stata WOW:
la collaborazione tra i laboratori, la
disponibilità e la passione dei ricercatori
e la meravigliosa opportunità di poter
vivere in prima persona la ricerca.”
La fase in cui una cellula si divide originando due cellule figlie è detta mitosi
ed è costituita da molti processi molecolari. Oggi è noto che le cellule tumorali
proliferano in maniera illimitata andando incontro ad un numero eccessivo
di eventi mitotici. Per questo motivo studiare la regolazione della mitosi è
fondamentale per la ricerca sul cancro.
Durante la mia esperienza in IFOM ho studiato la regolazione del checkpoint
mitotico, in inglese Spindle Assembly Checkpoint (SAC), che, agendo come un
semaforo, segnala alla cellula quando può passare dalla fase intermedia della
mitosi a quella finale, impedendo errori nella distribuzione dei cromosomi alle
cellule figlie.
Durante la mitosi, i cromosomi si allineano al centro della cellula e i microtubuli,
provenienti dai due poli estremi, li separano in due cromatidi fratelli che
costituiranno il materiale genetico delle cellule figlie. Il SAC coordina l’attività dei
microtubuli e rimane attivo finché essi non hanno legato tutti i cromosomi.
Come fanno i ricercatori a studiare il SAC? Esistono diverse strategie, una di
queste è l’utilizzo di trattamenti farmacologici che inibiscono la formazione dei
microtubuli, così da poter osservare il comportamento della cellula in queste
condizioni. Un altro metodo è il silenziamento di geni coinvolti nel SAC, in modo
tale da analizzare l’andamento della mitosi a seguito di queste variazioni.
Scuola
Tutors
Gruppo/Unità
IIS Beretta, Gardone Val Trompia BS
Tiziana Lischetti
Biologia quantitativa della divisione cellulare
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Next Generation Sequencing: la tecnologia del futuro
Nicholas Sbrenna
Trent’anni fa non era nemmeno pensabile un intero sequenziamento del genoma
umano. Oggi, in seguito a varie scoperte, tutto ciò è possibile. Con la NGS
(Next Generation Sequencing) si possono sequenziare genomi di moltissime
specie (compresa quella umana) in poche ore, attraverso vari passaggi con
l’aiuto di specifiche tecnologie. Il procedimento richiede una notevole precisione
(poiché gli strumenti lavorano soltanto in determinate condizioni), ma i risultati
sono notevoli e indispensabili per molti ricercatori. Avendo potuto sperimentare
ciò in prima persona, ne sono rimasto davvero colpito. Tutto comincia con i vari
controlli di qualità e quantità sui campioni, che vengono trattati fino ad avere
dei frammenti di DNA compatibili con il sequenziatore, il vero protagonista della
NGS.
A questo punto entra in scena la figura del bioinformatico, che sviluppa programmi
per analizzare i dati ottenuti dal sequenziamento e li discute con il ricercatore. È
strabiliante il progresso portato dalla NGS: se per il primo sequenziamento del
genoma umano ci sono voluti circa 12 anni e un milione di dollari, oggi bastano
circa 3 ore e 1000 dollari. Questa nuova tecnologia ha già in parte cambiato il
volto della ricerca sul cancro, permettendo di effettuare test genetici in minor
tempo e con minori risorse.
“Dal punto di vista umano, i ricercatori
che ho conosciuto mi hanno sbalordito:
gentili, disponibili, simpatici e mi hanno
trattato sempre quasi come un loro pari.”
Scuola
Tutors
Gruppo/Unità
Liceo Scientifico Statale Donatelli, Terni TR
Mirko Riboni
Unità Tecnologica Genomica
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Lo Studente Ricercatore
La summer school di IFOM
Lo Studente Ricercatore è un progetto Youscientist di IFOM,
Istituto FIRC di Oncologia Molecolare.
Credits
CONCEPT & TESTI
Assunta Croce, Gilda Nappo
DESIGN
Deborah Agostini
Articoli divulgativi a cura degli Studenti Ricercatori 2016
FOTO CREDITS
Cinzia Villa, © kotoffei /Fotolia, © faber14 /Fotolia, © VIGE.co/
Fotolia, © avian/Fotolia
Copyright © 2017 IFOM Tutti i diritti sono riservati, incluso
il diritto di riproduzione totale o parziale in ogni forma.
Giovanni Baronchelli
Luca Fusar Bassini
Nello Manuel Bellissimo
Vincenzo Lo Greco
www.ifom.eu
Michelle Cescutti
Rebecca Coppedè
Angela Ferrari
Matteo Patti
Andrea Giorgia Piotti
Nicholas Sbrenna
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