Ulteriori Informazioni sulla storia di Monticelli. Nell’autunno del 41 a.C. Ottaviano Augusto ha attaccato e assediato Perugia dove si erano ritirate le truppe di Marco Antonio comandate dal fratello. Il quartier generale di Augusto era in cima alla collina di Montefreddo, che è ben visibile da Monticelli a circa 2,5 km di distanza. La valle a nord est di Monticelli che si estende in direzione di Perugia era quindi per ben sei mesi piena di soldati delle legioni di Augusto. Marco Antonio preferì restare in Egitto con Cleopatra lasciando soli suo fratello Lucio Antonio, la sua moglie romana Fulvia, i generali Ventidius Bassus e Asinius Pollio. Perugia fu conquistata da Ottaviano dopo 6 mesi di assedio, ma non perché vinse la guerra, bensì perché convinse il nemico ad aprire le porte promettendo clemenza. Invece agli Idi di marzo dell’anno 40 uccise moltissimi membri della classe dirigente di Perugia che era rimasta etrusca dall’inizio della occupazione romana. Evidentemente può succedere che l’amore e la passione cambino talvolta il corso della storia, come sostiene il filosofo tedesco Oswald Spengler nel caso di Marco Antonio. A Monticelli sono visibili due oggetti antichi, uno etrusco e uno romano. Il primo è un simbolo fallico etrusco del terzo o quarto secolo avanti Cristo di circa 40 cm che è stato ritrovato nella valle lungo la strada provinciale quando negli anni 30 del secolo scorso si sono iniziati ad usare i primi trattori in agricoltura. Il secondo è un pezzo di cocciopesto di 50 cm di larghezza e 70 cm di lunghezza che si trova sul colle. Il cocciopesto è un manufatto assolutamente impermeabile, con il quale i romani rivestivano le vasche dove conservavano l’acqua, composto da pezzi di anfore rotte ed una malta di cui a tutt’oggi non si conosce la composizione esatta. La tecnica con la quale si faceva il cocciopesto è andata perduta alla fine dell’impero romano. La presenza di questo grande pezzo di cocciopesto è testimonianza che a Monticelli ci abitava qualcuno anche prima della caduta dell’impero. Vicino alle torri più antiche c’è una piccolo cappella che è stata certamente costruita prima del 1115. Fino al 1750 circa la cappella era solo l’abside di una chiesa molto più grande poi crollata. Le mappe catastali dello Stato della Chiesa del 1720-29 indicano che a quell’epoca la chiesa era ancora intatta. L’abside è stata salvata certamente per la presenza degli affreschi attribuiti a Meo da Siena. Una bolla papale del 1115 attribuisce la chiesa al potente e ricco monastero benedettino di San Pietro di Perugia. E’ difficile capire, anche se il monastero di San Pietro era ricco e potente, come mai ci fosse a Monticelli una chiesa così grande, soprattutto se si pensa che i due borghi più vicini, Castiglione della Valle a 800 metri e San Biagio della Valle ad 1,5 km, avevano chiese altrettanto grandi. Soprattutto è difficile capire come mai siano stati commissionati affreschi così belli per una chiesa così isolata. La possibile risposta potrebbe risiedere nell’analisi del sistema di strade che nel medioevo collegavano Roma a Firenze ed al Nord dell’Italia e dell’Europa. La via Cassia, che al tempo dei romani costituiva il principale collegamento fra Roma e Firenze, è stata difficilmente praticabile dal 1054 fino a circa il 1780, perché nel 1054 la città di Orvieto costruì una diga alta 16 metri sul fiume Chiana, un affluente del Tevere, ed allagò la Val di Chiana e la Via Cassia fin quasi ad Arezzo. Anche durante l’occupazione della Toscana da parte dei Longobardi la via Cassia non doveva essere facilmente percorribile. Perciò molti viandanti, pellegrini, commercianti, eserciti e anche papi passavano da Monticelli. Chiaramente la strada attraverso il Contado di Porta Eburnea non era l’unica alternative possibile alla via Cassia, ma era importante. Questo spiega anche perché è documentato che nel breve tratto di 16 km a nord e sud di Monticelli c’erano nel Medio Evo almeno 7 ospizi per viandanti e ospedali per malati, generalmente gestiti da ordini religiosi, e non è escluso che anche il monastero benedettino di Monticelli ospitasse viandanti e pellegrini. Le precedenti considerazioni potrebbero spiegare perché la chiesa di Monticelli fosse così grande e soprattutto perché ha degli affreschi così belli ed un baldacchino per visite papali. Anche se l’ Autostrada del Sole segue più o meno il corso della via Cassia attraversando la Toscana a circa 20 km ad ovest di Monticelli e toccando solo marginalmente l’estremità ovest dell’Umbria, il progetto originario dell’IRI degli anni 50 del secolo scorso prevedeva che passasse sotto al colle di Monticelli. Per fortuna Fanfani, il potente politico democristiano toscano e più volte primo ministro, fece cambiare all’IRI il progetto e fece spostare l’Autostrada verso ovest per favorire la sua terra. Alcuni storici sostengono che la persona che rilevò Monticelli dai benedettini nel 1470 circa fu il conte Cesi di Acquasparta, una piccola città nel sud dell’Umbria. Il conte Cesi era all’epoca legato pontificio in Umbria. Nel 16° secolo i Cesi furono nominati dal papa “Principi di Monticelli”. Quindi dopo che i benedettini cedettero la proprietà di Monticelli, potrebbe essere che la famiglia Cesi ne fu la proprietaria per almeno un secolo, ma non abbiamo ancora trovato le prove documentali di ciò. Conosciamo però con certezza i cognomi delle famiglie di conti che ne furono proprietarie dal 17° secolo in poi: Aureli, Alfani, Sereni e Fasola Bologna. E sappiamo che per almeno 3 secoli passò di mano sempre per eredità, mai per vendita. Durante la seconda guerra mondiale gli alleati raggiunsero Monticelli nel giugno del 1944. I tedeschi avevano a Castiglione della Valle, cioè a 800 metri a nord, un’officina per la riparazione di carri armanti e camion. Per questo motivo organizzarono una strenua difesa contro gli inglesi dal colle di Monticelli e lungo il fiume Caina che separa Monticelli da Castiglione. Riuscirono a rallentare l’avanzata degli inglesi per circa 2 settimane. Diversi edifici di Monticelli furono danneggiati ed uno distrutto completamente. Diversi soldati inglesi morirono. In seguito alle distruzioni belliche, a decenni di incuria ed al progressivo deterioramento causato dall’inesorabile trascorrere del tempo, Monticelli diventò una fattoria, abitazione per 150 contadini, deposito di prodotti agricoli, soprattutto tabacco e vino, e stalle di vacche e maiali. Dal 1980 in poi diventò una rovina abbandonata, tranne che per una piccola abitazione.