I Dati

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Introduzione al KDD
Il processo KDD
I metodi di DM
Introduzione al KDD
z
Knowledge Discovery in Databases (KDD):
processo automatico di esplorazione dei dati allo
scopo di identificare pattern validi, utili, ignoti
z
z
Data Mining (DM): cuore del processo KDD
z
z
processo effettuato su grandi e complessi set di dati
sviluppo ed utilizzo di diversi algoritmi per
l’esplorazione dei dati
Le ragioni del DM e del KDD: accessibilità ed
abbondanza dei dati in formato elettronico
z
la capacità di utilizzo delle informazioni cresce più
lentamente rispetto all’accumulo di dati (internet)
Caratteristiche del processo
KDD
z
Il processo KDD è iterativo e interattivo
z
iterativo perché composto di passi successivi
z
z
interattivo perché è necessario comprendere il
processo e le possibilità di sviluppo ad ogni passo
z
z
iterazione ogni passo (può essere necessario ripetere
alcuni passi prima di completare l’intero processo)
non è possibile definire un meccanismo od una formula che
sia sempre valida in ogni situazione
Il processo KDD comprende nove passi
z
si comincia con la comprensione del dominio e si
termina con l’acquisizione di nuova conoscenza
I passi del processo KDD (1/3)
Comprensione del dominio applicativo
1.
z
passo introduttivo per definire obiettivi e scelte
successive
Selezione dei dati
2.
z
z
dati disponibili, dati addizionali, dati da integrare
trade-off tra gestione di più informazioni possibili
e organizzazione di un dataset semplice da
gestire
Pre-processing
3.
z
gestione di missing values, rumore, outliers, …
Trasformazione dei dati
4.
z
feature selection, discretizzazione, …
DATA
PREPROCESSING
I passi del processo KDD (2/3)
Selezione del compito di DM
5.
z
classificazione, regressione, clustering
Selezione dell’algoritmo di DM
6.
z
z
scelta fra metodi precisi (es. reti neurali)
o interpretabili (es. alberi di decisione)
utilizzo di tecniche di meta-learning per
selezionare il modello l’algoritmo
Impiego dell’algoritmo di DM
7.
z
implementazione dell’algoritmo (da
iterare più volte se necessario)
DATA
MINING
I passi del processo KDD (3/3)
Valutazione
8.
z
valutazione ed interpretazione dei risultati
rispetto agli obiettivi definiti al passo 1
Utilizzo della conoscenza scoperta
9.
z
incorporare la conoscenza in un altro sistema
per ulteriori operazioni
Tassonomia dei metodi DM
z
z
Molti metodi di Data Mining possono essere
utilizzati
Due categorie fondamentali di metodi DM
z
z
verification-oriented (il sistema verifica l’ipotesi
dell’utente)
discovery-oriented (il sistema scopre nuovi
pattern autonomamente)
Tassonomia dei metodi DM
PARADIGMI DI DATA MINING
VERIFICATION
DISCOVERY
PREDIZIONE
CLASSIFICAZIONE
RETI
NEURALI
RETI
BAYESIANE
REGRESSIONE
ALBERI
DECISIONALI
DESCRIZIONE
CLUSTERING
SUPPORT
VECTOR
MACHINE
VISUALIZZAZIONE
INSTANCE
BASED
Metodi verification-oriented
z
I metodi verification-oriented valutano le
ipotesi generate da una sorgente esterna
z
z
I metodi v-o comprendono tecniche
statistiche
z
z
z
es: un esperto umano
test delle ipotesi,
analisi della varianza
I metodi v-o hanno rilevanza minore
nell’ambito del Data Mining
Metodi discovery-oriented
z
z
I metodi discovery-oriented sono in grado di
identificare automaticamente pattern nei dati
Si suddividono in:
z
z
z
metodi descrittivi: orientati all’interpretazione dei dati
(clustering, visualizzazione)
metodi predittivi: costruiscono modelli di
comportamento per previsioni su nuovi esempi
I metodi d-o si basano sul learning induttivo
z
il modello è costruito generalizzando da esempi di
training ed è applicato su nuove istanze sconosciute
Unsupervised e supervised
learning
z
I metodi di learning unsupervised raggruppano
gli esempi senza uno schema pre-specificato
z
z
sono unsupervised una parte dei metodi d-o
descrittivi (es: clustering)
I metodi di learning supervised scoprono la
relazione fra attributi di input e di output dei dati
z
la relazione input/output è alla base di un fenomeno
descritto dal dataset ed è rappresentata nel modello
finale
Modelli di classificazione e di
regressione
z
z
z
I metodi di learning supervised costruiscono
modelli di due categorie: classificazione e
regressione
Un regressore pone lo spazio di input in
corrispondenza con un dominio a valori reali
Un classificatore pone lo spazio di input in
corrispondenza con un insieme pre-definito di
classi
I Dati
Dati
Dati strutturati
Feature
I dati (1/2)
z
I dati alla base di un processo di data mining
si classificano in:
z
z
z
dati strutturati
dati semi-strutturati
dati non strutturati
DATI TRADIZIONALI
DATI non TRADIZIONALI
(o MULTIMEDIALI)
I dati (2/2)
z
La maggior parte dei database scientifici
contengono dati strutturati
z
z
z
Esempi di dati non strutturati:
z
z
z
immagini elettroniche di documenti medici
la maggior parte dei documenti web
Esempio di dati non strutturati:
z
z
formati da campi ben definiti
rappresentati da valori numerici o alfanumerici
registrazioni video e multimediali di eventi e processi
Questi dati richiedono trattamenti per estrarre e
strutturare le informazioni in essi contenute
I dati strutturati (1/2)
z
Rappresentati in forma di tabella (singola
relazione)
z
z
le colonne sono le feature (caratteristiche) degli oggetti
le righe sono i valori delle feature per una entità
(esempio)
FEATURE
ESEMPI
FEATURE
VALUE PER
UN DATO
ESEMPIO
I dati strutturati (2/2)
z
Ai dati è associato il problema della loro qualità
z
z
I dati devono essere
z
z
z
z
z
pre-processing
accurati
immagazzinati in accordo al “tipo di dato” (dati
numerici, dati character, dati interi, dati reali, …)
non ridondanti (dati ridondanti vanno eliminati)
completi (trattamento dei missing value)
(Analizzeremo alcune tecniche di pre-processing dei
dati)
Feature dei dati
z
Esistono diversi tipi di feature
z
z
Possono esistere anche variabili non osservate
z
z
influenzano il modello, ma per ridurre la complessità
non sono raccolte
Tipi di feature più comuni:
z
z
z
caratterizzano le variabili o attributi associati ai dati
feature numeriche
feature categoriche (o simboliche)
Altre tipi di feature:
z
z
feature discrete
feature continue
Feature numeriche
z
Le feature numeriche includono valori reali o
interi
z
z
es: età, lunghezza, velocità, …
Importanti proprietà delle feature numeriche:
z
z
relazione d’ordine (2 < 5)
relazione di distanza ( d(2.3,4.2)=1.9 )
Feature categoriche
z
Le feature categoriche (o simboliche) non hanno
caratteristiche numeriche (non sono misurabili)
z
z
z
es: colore degli occhi, nazionalità, sesso, …
Le feature categoriche non soddisfano relazioni
di ordine o di distanza
Fra feature categoriche esiste solo la relazione
di uguaglianza
z
i valori di una feature categorica possono essere
uguali oppure no (blu=blu, rosso≠nero)
Trattamento delle feature
categoriche
z
Una feature categorica a due valori può essere
convertita in una variabile numerica binaria
z
z
Una feature categorica a N valori può essere
convertita in N variabili numeriche binarie
z
z
valori consentiti: 0, 1
una variabile binaria per ogni valore nella categoria
Le feature categoriche così trattate si dicono
“Dummy variables”
z
es: colore degli occhi
z
blu Æ 1000; nero Æ 0100; verde: 0010; marrone Æ 0001
Feature continue e feature
discrete
z
z
Feature continue: sono anche dette variabili
quantitative (o metriche)
Sono misurate utilizzando:
z
z
z
z
scala di intervallo (interval scale)
scala di rapporto (ratio scale)
Feature discrete: sono anche dette variabili
qualitative
Sono misurate utilizzando:
z
z
scala nominale
scala ordinale
Feature continue – scala di
intervallo e scala di rapporto
z
z
Le feature continue sono rappresente con numeri
reali o interi
La scala di intervallo e la scala di rapporto si
differenziano per la definizione dello zero
z
Interval scale: zero posizionato arbitrariamente (non
indica assenza di ciò che è misurato)
z
z
Ratio scale: zero posizionato in modo assoluto
z
z
es: temp. Fahrenheit Æ 0°F non è assenza di calore
es: peso, altezza, salario, …
La relazione di rapporto non è valida nella “interval
scale”, è valida nella “ratio scale”
Feature discrete – scala
nominale
z
z
Le feature discrete sono rappresentate
utilizzando simboli o numeri
La scala nominale è una scala senza relazione
d’ordine (order-less scale) che usa simboli o
numeri
z
es: codice identificativo di utente
z
z
residenziale Æ A (oppure 1), commerciale Æ B (oppure 2)
I numeri indicano solo diversi valori dell’attributo e
non hanno ordine
Feature discrete – scala
ordinale
z
z
La scala ordinale consiste in un ordinamento (elenco) ordinato
(ordered ranking)
Una feature discreta in scala ordinale è una variabile categorica per
cui vale la relazione d’ordine, ma non di distanza
z
z
Le relazioni ordinali non sono lineari
z
z
es: d(studente classificato 4°, studente classificato 5°) ≠ d(studente
classificato 15°, studente classificato 16°)
Le relazioni tra attributi che possono essere stabilite in scala
ordinale:
z
z
es: votazione studenti
maggiore/uguale; uguale; minore/uguale
Le variabili ordinali sono strettamente legate alle cosiddette variabili
linguistiche (fuzzy)
z
es: ETA’ (giovane, mezza età, vecchio)
Casi speciali di feature
z
Le feature periodiche sono variabili discrete per le
quali esiste una relazione di distanza, ma non
d’ordine
z
z
Dati classificati rispetto al tempo
z
z
z
es: giorni della settimana, giorni del mese, mesi
dell’anno
dati statici: dati che non cambiano con il tempo
dati dinamici (o temporali): dati che cambiano con il
tempo
La maggior parte delle tecniche di DM hanno a che
fare con dati statici
Trasformazioni di dati
z
z
La trasformazione dei dati può migliorare i risultati
delle tecniche di DM
La trasformazione da applicare dipende dal tipo di
dati, dal loro numero, dalle caratteristiche del
problema
Trasformazioni di dati
Normalizzazione
Smoothing
Differenze e rapporti
Missing values
Outliers
Normalizzazione
z
z
La normalizzazione dei dati è utile quando è necessario
calcolare le distanze tra punti in uno spazio n
dimensionale
I valori possono essere scalati in uno specifico intervallo
z
z
z
es: [-1,1] o [0,1]
La normalizzazione serve ad evitare che le misure
basate su distanze diano troppo peso alle feature che in
media hanno valori più elevati
Quando si applicano tecniche di normalizzazione ai dati,
esse vanno applicate in tutte le fasi del processo di DM e
su tutti i nuovi dati
z
i parametri di normalizzazione vanno salvati
Esempi di normalizzazione
z
Scaling decimale: sposta il punto decimale
z
z
valori tipicamente scalati nell’intervallo [-1,1]
Siano v il vettore delle feature, v(i) la i.sima
componente, il vettore scalato si ottiene:
v (i )
v (i ) = K ,
10
z
K = arg min(max v (i ) < 1)
i
Come si procede:
z
z
z
z
assegnata la feature v
si cerca il max di v(i)
si scala il punto decimale fino a che max v (i ) < 1
i
si applica il divisore a tutti gli altri elementi di v(i)
Esempi di normalizzazione
z
Normalizzazione min-max: per ottenere una migliore
distribuzione di dati si possono normalizzare
nell’intervallo [0,1] utilizzando la formula
v (i ) =
v (i ) − min v (i )
i
max v (i ) − min v (i )
i
i
Esempi di normalizzazione
z
z
Normalizzazione della standard deviation: funziona
bene con le misure di distanza, ma trasforma i dati in
modo da renderli non riconoscibili
Siano v il vettore delle feature, mean(v) e sd(v) la
media e la deviazione standard, le componenti sono
scalate:
v (i ) − mean( v )
v (i ) =
sd ( v )
Smoothing
z
Molte tecniche di DM sono insensibili a piccole
differenze (non significative) nei valori di una feature
z
z
z
può essere vantaggioso in alcuni casi regolarizzare i
valori di una variabile
Ridurre il numero di valori distinti di una feature può
ridurre la dimensionalità dello spazio dei dati
Smoothers possono essere utilizzati per
discretizzare delle feature continue (trasformandole
in feature discrete)
Differenze e rapporti
z
Per migliorare le performance (e per diminuire il
numero delle feature) si possono applicare semplici
trasformazioni delle variabili
z
es: dati medici Æ al posto di peso (p) e altezza (h) si
considera BMI (indice di massa corporea)
z
z
BMI = rapporto pesato tra p e h di un paziente
Le trasformazioni di questo tipo sono utilizzate per
comporre nuove feature
Missing data
z
z
z
Esistono diverse cause che producono dataset non
completi, ovvero dataset in cui sono presenti valori
mancanti (missing value)
Alcuni valori di una feature non sono registrati
perché irrilevanti Æ “do not care” value
Alcuni valori di una feature non sono registrati
perché sono stati dimenticati o sono stati
erroneamente cancellati Æ “lost ” value
Missing data
z
z
Come trattare i missing value?
In generale, i metodi per il trattamento dei dati
mancanti si possono suddividere in:
z
metodi sequenziali (o metodi di preprocessing)
z
z
il dataset incompleto è convertito in un dataset completo e
successivamente si applica una tecnica di DM
metodi paralleli (metodi in cui i valori mancanti sono
considerati all’interno del processo di acquisizione di
conoscenza)
z
modificare l’algoritmo di DM per permettergli di gestire tali dati
Missing data: metodi sequenziali
z
Riduzione del dataset (soluzione più semplice)
z
z
eliminazione degli esempi con valori mancanti (listwise
o casewise deletion)
z (utile quando la dimensione del dataset è grande e/o
la percentuale dei missing value è piccola)
z perdita di informazioni
Sostituzione dei missing value con valori costanti
z
z
z
un valore globale (il valore più comune della feature)
media della corrispondente feature (per attributi di tipo
numerico)
media della feature della classe (nei problemi di
classificazione)
Missing data: metodi sequenziali
z
Global closest fit: sostituire il valore mancante
con il valore dell’attributo più somigliante
z
z
z
si confrontano due vettori di feature (quello contente il
missing value, ed il candidato ad essere il closest fit)
ricerca effettuata su tutte le feature
si calcola una distanza tra i due vettori
z
z
z
il vettore con la minima distanza viene usato per
determinare il valore mancante
la distanza usata è
NB: sostituire i dati mancanti introduce un bias
Missing data: metodi sequenziali
z
La distanza usata nel metodo Global Closest Fit è:
dist ( x , y ) =
n
∑ dist ( x , y )
i
i =1
⎧
⎪
⎪⎪
dist ( x i , y i ) = ⎨
⎪
⎪ | xi
⎪⎩
0
1
− yi |
r
i
se x i = y i
se x , y sono simboliche e x i ≠ y i
o xi = ? o y i = ?
se x i e y i sono numeri e x i ≠ y i
r = differenza tra il massimo ed il minimo valore della feature
contenente il missing value
z
Nei problemi di classificazione si utilizza Class closest Fit
Analisi degli outlier
z
z
z
Outlier: valori dei dati inusuali (non consistenti o
significativamente diversi dal resto degli esempi)
Una definizione esatta di un outlier dipende dalle
assunzioni relative alla struttura dei dati e
all’applicazione della tecnica di DM
Definizioni generali:
z
Hawkins (Identification of Outlier. Chapman and Hall.
1980) “Osservazione che devia così tanto dalle altre
osservazioni da suscitare il sospetto che sia stata generata
da un meccanismo diverso ”
Analisi degli outlier
z
z
z
Barnett e Lewis (Outlier in Statistical Data. John Wiley
1994) “un outlier è una osservazione che sembra deviare
notevolmente dalle altri componenti dell’esempio in cui
esso occorre”
Johnson (Applied Multivariate Statistical Analysis. Prentice
Hall, 1992) “osservazione in un dataset che sembra essere
inconsistente con il rimanente insieme dei dati”
La scoperta degli outlier può rappresentare un vero e
proprio processo di DM
z
individuazione di transazioni economiche fraudolente con carte
di credito, intrusioni non autorizzate in reti private, ecc.
Analisi degli outlier
z
Molti metodi di DM cercano di minimizzare
l’influenza degli outlier o di eliminarli durante la fase
di pre-processing
z
z
l’eliminazione di outlier è un processo delicato (può far
perdere informazioni)
Formalmente:
z
il processo di individuazione ed eliminazione degli
outlier può essere descritto come il processo di
selezione di K degli n esempi che sono dissimili,
eccezionali o inconsistenti con il resto del dataset
Analisi degli outlier:
tassonomia dei metodi
z
I metodi per l’identificazione degli outlier possono essere
suddivisi in:
z
z
z
z
metodi univariati (assumono che i dati siano iid)
metodi multivariati
metodi parametrici (o statistici)
z assumono che sia nota una distribuzione delle osservazioni o una
stima statistica di essa
z etichettano come outlier quelle osservazioni che si discostano
dalle assunzioni sul modello
z inadatti per dataset di dimensione elevata e/o dataset privi di
conoscenza a priori sulla distribuzione dei dati
metodi non parametrici (metodi model-free)
z metodi basati sulla distanza
z tecniche di clustering (cluster di piccole dimensioni considerati
come cluster di outlier)
Analisi degli outlier – Caso
monodimensionale
z
z
Analisi statistica di media e varianza (metodo più
semplice)
Calcolando media e varianza è possibile stabilire un
valore di soglia che sia funzione della varianza
z
z
tutti i valori che superano la soglia sono potenziali outlier
Problema: assunzione a priori di una distribuzione dei
dati (nei casi reali la distribuzione è incognita)
z
z
z
z
z
es: ETA’={3,56,23,39,156,52,41,22,9,28,139,55,20,
-67,37,11,55,45,37}
media: 39.9, standard deviation: 45.65
soglia: threshold = media ± 2×standard deviation [-54.1, 131.2]
età numero positivo Æ [0, 131.2]
I valori 156, -67, 139 sono outlier (presumibilmente typo-error)
Analisi degli outlier – Caso
multidimensionale
z
Individuazione degli outlier in base alle distanze
z
z
Formalmente:
z
z
z
gli outlier sono gli esempi che non hanno abbastanza esempi
vicini
un esempio si è un outlier se almeno un sottoinsieme (frazione)
di p esempi nel dataset si trova ad una distanza da si maggiore
di una prefissata quantità d
Il metodo si basa sull’assegnazione a-priori dei parametri
ped
La complessità computazionale del metodo è data dal
calcolo di una misura di distanza tra tutti gli esempi di un
dataset n-dimensionale
Analisi degli outlier – Caso
multidimensionale
z
Diversi tipi di distanze possono essere adottate
z
Distanza di Mahalanobis
z
Calcolo della matrice di covarianza associata al dataset
1 n
T
Vn =
(
x
−
x
)
(
x
−
x
)
∑
i
n
i
n
n − 1 i=1
z
La distanza di Mahalanobis per ciascun dato multivariato (viene
calcolata per tutti gli n campioni) è:
1/ 2
⎛
⎞
T −1
Mi = ⎜ ∑( xi − xn ) Vn ( xi − xn ) ⎟
⎝ i=1
⎠
n
z
i = 1,...,n
outlier Æ osservazione con valore Mi grande
Analisi degli outlier – Tecniche
basate sulla deviazione
z
z
Le tecniche basate sulla deviazione simulano il modo umano
di riconoscere gli esempi inusuali
Questa classe di metodi si basa su funzioni di dissimilarità
(sequential-exception technique):
z
z
z
Esempio di funzione di dissimilarità per un insieme di n dati:
z
z
si stabiliscono le caratteristiche di base per un insieme di esempi
si riconoscono gli outlier tra gli elementi i cui valori deviano da tali
caratteristiche
varianza totale dell’insieme di dati
Occorre inoltre definire un sottoinsieme di esempi da
rimuovere dal dataset per determinare la massima riduzione
del valore della funzione di dissimilarità quando questa è
calcolata sull’insieme residuo
Esplorazione grafica di
dati multivariati
N. Del Buono
Scatterplot
z
Scatterplot permette di individuare graficamente
le possibili associazioni tra due variabili
z
z
z
z
z
Variabile descrittiva (explanatory variable)
Variabile suscettibile (response variable)
Associazione positivaÆ trend in salita
Associazione negativa Æ trend in discesa
Nessun trend Æ mancanza di associazione
Scatterplot
z
z
Un insieme di dati multivariati con più di due
variabili gli scatter plot possono essere
ottenuti da ciascuna coppia di variabili
Si ottiene cosi la matrice degli scatterplot
z matrice simmetrica p×p (le p righe e p
colonne corrispondono a ciascuna
variabile) di scatterplot bivariati
posizione ij Æ grafico della variabile j
rispetto la variabile i
z la stessa variabile compare nella posizione ji
in cui gli assi x ed y sono scambiati
z nella
Scatterplot: IRIS data
z
Classificazione di tre tipi di fiori iris: Setosa,
Versicolor, Virginica.
Iris Setosa
Iris Versicolor
Iris Virginica
Scatterplot: IRIS data
z
Il dataset IRIS è costituito da 150 esempi di fiori
iris catalogati in base ad una analisi di 4 attributi
(variabili di input):
z
z
z
Lunghezza e larghezza dei sepali (elementi
costitutivi del calice del fiore)
Lunghezza e larghezza dei petali (elemento
costitutivo della corolla del fiore)
Ogni campione del data set è un vettore di 5
dimensioni (4 variabili continue, 1 categorica)
attributi dei fiori (input)
5.4 3.9 1.7 0.4
classe (output)
Iris-virginica
Scatterplot: IRIS data
z
Esempio di scatterplot bivariato
z
(lungh. Sepali, lungh. Petali)
Scatterplot matrix: IRIS data
Box-and-Whisker Plots (boxplot)
z
z
z
Un metodo per rappresentare un insieme di dati
multivariati è quello di utilizzare un box-and-whisker
plot.
Box-and-whisker plots sono utili per interpretare la
possibile distribuzione dei dati
I grafici Box-and-whisker utilizzano:
z
z
Mediana : separa i dati in due parti uguali
Quartili: separano i dati in 4 parti uguali
z primo quartile Æ la mediana della parte inferiore
dei dati
z Secondo quartile Æ equivalente alla mediana
z Terzo quartile Æ la mediana della parte superiore
dei dati
Costruire un box-and-whisker plot
z
Variabile: punteggi studenti
z
z
z
dati: 80, 75, 90, 95, 65, 65, 80, 85, 70, 100
Ordinare i dati in ordine crescente
Determinare il primo quartile, la mediana, il terzo
quartile, il più grande ed il più piccolo valore:
z
z
z
z
z
mediana = 80
primo quartile = 70
terzo quartile = 90
Valore minimo = 65
Valore massimo = 100
Costruire un box-and-whisker plot
65, 65, 70, 75,80, 80, 85, 90, 95 ,100
Primo quartile
Terzo quartile
Mediana
(secondo quartile)
65
70
75
80
85
90
95
100
Casi Speciali
z
Outlier:
Box-and-whisker plot: IRIS data
Co-plot
z
z
z
Grafico di tipo “conditioning” (coplot)
Metodo di visualizzazione che permette di
evidenziare come una variabile di output dipende da
una variabile di input date altre variabili descrittive
Un coplot è formato da un insieme di scatter plot
z
z
Ciascun scatterplot corrisponde ad un particolare range di
valori di una seconda variabile descrittiva
Diverse modalità di rappresentazione
z
z
Given panels: intervalli di variabilità della variabile
“condizionata”
Dependence panels: scatterplot bivariati della variabile
“suscettibile” rispetto le restanti variabili descrittive
Co-plot e diagrammi di Trellis
z
z
z
I coplot sono esempi di metodi di visualizzazione
più generali noti come diagrammi di Trellis.
I diagrammi (o grafici) di Trellis permettono di
visualizzare l’esistenza di strutture nei dati
mediante l’utilizzo di grafici 1D,2D o 3D.
Visualizzazione le relazioni all’interno di larghi
dataset distinguendo diversi gruppi
Diagrammi di Trellis
z
Multipanel conditioning
z
z
Visualizzazione del cambiamento delle relazioni
tra due variabili in funzione di una o più variabili
condizionate
Rappresentazione di diversi tipi di grafici in un
range di valori relativo alle variabili selezionate.
Diagramma di Trellis: Iris Data
z
Esempio di diagramma di Trellis
z
Grafico 3D
lunghezza dei sepali (asse x),
z larghezza dei sepali (asse y)
z larghezza dei petali (asse z)
z
z
Condizionato alla:
Lunghezza dei petali
z Specie di fiore
z
Diagramma di Trellis: Iris Data
setosa
Petal L.: [1.0 4.4]
setosa
Petal L.: [4.4 7.1]
versicolor
versicolor
Petal L.: [1.0 4.4]
Petal L.: [4.4 7.1]
Analisi delle componenti
principali
(Applicazione al dataset degli
Iris)
Analisi delle componenti
Principali
z
L’idea: rappresentare un insieme di dati multivariati con
un numero inferiore di variabili non correlate
z
z
z
La riduzione di dimensionalità genera inevitabilmente
una perdita di informazioni
z
z
z
ottenute da una particolare combinazione lineare delle variabili
originali
che riassumano le caratteristiche dei dati
perdita associata con il “rumore” racchiuso nei dati
il cui contenuto informativo del rumore è trascurabile
PCA: proiezione di dati multidimensionali in uno spazio
di dimensione minore conservando al massimo la
variazione dei dati originali
Quando utilizzare la PCA
z
z
PCA: tecnica per ridurre la dimensionalità dei
dati
Utilizzata in più modi in un processo di data
mining:
z
z
z
una tecnica di data-mining;
metodo di interpretazione e visualizzazione grafica
(specialmente se si riduce la dimensionalità a 2 o 3)
per scoprire ed evidenziare strutture nei dati;
metodo di pre-processing per trasformare i dati
originali in nuovi dati di input per altre tecniche di
data-mining
z numero di feature elevato rispetto ai campioni.
z feature altamente correlate
Matrici di Covarianza e Correlazione
z
Sia X la matrice dei dati strutturati di dimensione
nxp
⎛ x11 ... x1 p ⎞
⎜
⎟
X = ⎜ ... ... ... ⎟
⎜x
⎟
...
x
np ⎠
⎝ n1
z
La matrice di Covarianza è data da:
⎛ n
⎜ ∑ x i1 x i1
⎜ i =1
1
T
S =
X X = ⎜ ....
n −1
⎜ n
⎜ ∑ x ip x i 1
⎝ i =1
⎞
x
x
∑
i 1 ip ⎟
⎛ s11
i =1
⎟ ⎜
...
⎟ = ⎜ ...
n
⎟ ⎜s
x
x
∑
⎝ p1
ip ip ⎟
i =1
⎠
n
...
....
...
...
...
...
s1 p ⎞
⎟
... ⎟
s pp ⎟⎠
Matrici di Covarianza e Correlazione
z
La matrice di Correlazione:
⎛
⎜ 1
⎜
R = ⎜ ...
⎜ s p1
⎜
⎜ s11 s pp
⎝
z
z
...
s1 p
...
s11 s pp
...
...
1
⎞
⎟
⎟
⎟ = ( diag ( S ))1 / 2 S ( diag ( S ))1 / 2
⎟
⎟
⎟
⎠
La matrice di correlazione si ottiene dalla matrice di
covarianza normalizzata tramite I sui elementi diagonali
Le matrici S ed R sono simmetriche definite nonnegative
PCA: Iris dataset
z
z
cov (X) = [ 0.6818 -0.0050 1.3060 0.5121
-0.0050 0.1774 -0.1008 -0.0497
1.3060 -0.1008 3.2252 1.3023
0.5121 -0.0497 1.3023 0.5788]
corrcoeff (X) = [ 1.0000 -0.0144 0.8808 0.8153
-0.0144 1.0000 -0.1332 -0.1549
0.8808 -0.1332 1.0000 0.9532
0.8153 -0.1549 0.9532 1.0000]
PCA: Iris dataset
z
z
z
z
[PC, LATENT, EXPLAINED] = pcacov (S)
PCÆ componenti principali (autovettori di S)
LATENTÆ autovalori di S
EXPLAINEDÆ percentuale della varianza totale
-0.3610
0.0257
-0.8633
-0.3517
4.3048
-0.5060 0.7614 0.1842
-0.8376 -0.5457 0.0055
0.1176 -0.2257 -0.4357
0.1692 -0.2674 0.8810
0.1986 0.1184 0.0414
92.3146% 4.2581%
2.5386% 0.8888%
Matrice di
covarinza dei
dati
autovalori
percentuale della varianza
PCA: Iris dataset scree plot
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