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Sabbioncello
Premessa storica
Sabbioncello
sorge su una collina di origine morenica, che sovrasta la storica via di transito per lo Spluga,
ora divenuta provinciale 342dir.
E' sede del complesso conventuale francescano, con il santuario di Santa Maria degli Angeli (già S. Maria
Nascente), che si ritiene essere costruito sulle rovine di un castello medioevale.
L’area circostante era già abitata in epoca celtica e romana, come testimoniano i reperti archeologici ritrovati
in più occasioni in diverse località.
Segno dell’antichità del luogo è l’ara romana dedicata alle Matrone, rinvenuta nel muro di recinzione del
convento, ora collocata a lato della chiesa, nel chiostro minore. Altri elementi sono utilizzati come materiale
da reimpiego nel piazzale antistante il convento, o ancora visibili nelle murature.
La chiesa di S. Maria è situata alla biforcazione dell'antica via di comunicazione che conduceva a Brivio,
punto di attraversamento dell'Adda. La strada era percorsa da eserciti in armi, al servizio dei vari padroni
che nel corso dei secoli hanno dominato il territorio brianzolo.
Nel primo millennio la Brianza feudale si ritrovava alle prese con i ‘conti’ dei contadi rurali da una parte, e
con gli ‘abati’ dall’altra, mentre nelle città dominavano i ‘vescovi-conti’.
Gli abati più influenti erano quelli di S. Ambrogio e quelli del monastero di S. Dionigi in Milano.
La Chiesa Ambrosiana ebbe la sua massima espansione al tempo dell’arcivescovo Ariberto d’Intimiano, dal
1018 al 1045.
Tra le proprietà ecclesiastiche era inclusa anche la fortezza curtense di Merate, che comprendeva la chiesa
di S. Dionigi, centro feudale di un vasto possedimento che includeva anche il castello di Sabbioncello.
La chiesetta di S. Maria di Sabbioncello, ricordata sin dal mille, divenne feudo dell’Abbazia di S. Dionigi in
Milano e la proprietà feudale fu confermata da Papa Adriano IV con Bolla Pontificia del 1157.
Con la nomina di Ariberto da Intimiano a vescovo-conte di Milano si acuirono i contrasti con i nobili minori,
ossia i valvassori, i quali aizzarono il popolo contro il vescovo e contro i nobili maggiori, i capitanei.
Prima della morte, l’arcivescovo Ariberto assegnò nel suo testamento la proprietà di Merate al monastero di
S. Dionigi di Milano, autorità feudale che venne poi confermata nel 1158 dal Barbarossa, obbligando quindi
le prime magistrature del borgo a rendere omaggio all’abate milanese.
Il potere politico del Comune si consolidò tra il 1180 e il 1230: non solo a Milano e nelle maggiori città, ma
anche nei borghi e nelle campagne le comunità rurali poterono maggiormente esprimere la propria identità
sociale.
Nel 1224 i Martesani si dichiararono repubblica indipendente ed elessero Enrico da Cernusco a podestà
generale del Contado della Martesana. L’indipendenza ebbe però breve durata e Enrico fu costretto
all’esilio.
La tradizione vuole che i popolani brianzoli, esasperati per la sconfitta, ma forse anche per altri motivi,
distrussero diversi castelli, tra i quali quello di Cernusco, di Merate ed anche quello di Sabbioncello.
Nel 1280 la chiesa di S. Maria di Sabbioncello venne citata da Goffredo da Bussero come appartenente alla
circoscrizione della Pieve di Brivio e nel quattrocento, sebbene fosse compresa fra i beni della commenda
della badia di S. Dionigi di Milano, era sede della Scuola o Sodalizio di Santa Maria di Sabbioncello, con un
romito virtuoso di nome Claudio, divenuto terziario francescano, che vi abitava dopo aver fondato l'ospizio.
In questo periodo, da sede di un feudatario, Sabbioncello divenne comune del Monte di Brianza.
Nel compartimento della fagie del 1346 il comune era compreso nella pieve di Missaglia e successivamente,
negli estimi del ducato di Milano del 1558, in quella di Brivio.
Marisa Viganò
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Sabbioncello
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La chiesa di S. Maria
All’inizio del ‘500 la chiesetta di Sabbioncello, dedicata alla Natività di Maria ed in cattive condizioni, aveva
un piccolo cimitero ed un orto, per un totale di venti tavole di terra, con alcune stanze attigue o resti di edifici,
dimora dei romiti.
Il 26 maggio 1508 i benedettini conferirono l’investitura della chiesetta con circa 14 pertiche di terreno al
Sindaco della Scuola Gabriele Perego di Merate, con l’onere di versare annualmente10 lire imperiali
all’abbazia di S. Dionigi.
La grande devozione delle comunità locali alla Madonna di Sabbioncello rese necessaria l’edificazione di un
nuovo edificio. La chiesetta originaria fu demolita e nuovamente ricostruita nelle forme del tardogotico, con
tetto a capanna, retto da arconi ogivali trasversali ed ampliata sino all’attuale presbiterio.
L’altare maggiore, dedicato a S. Maria Nascente, era allora posto nell’attuale ingresso, volto ad oriente come
era consuetidine del tempo. Negli anni compresi tra il 1508 e il 1531 furono realizzati gli affreschi ex voto
che decorano l’intera parete destra della navata.
Nel contempo fu costruita una piccola casa con annesso chiostrino, per accogliere pellegrini, poveri e devoti
religiosi.
Sorte alcune divergenze nel pio Sodalizio, forse per la mancanza di un religioso che proseguisse con fervore
nella devozione alla Madonna, la Scuola si rivolse a Don Gian Battista Airoldi, rettore della vicina Parrocchia
di S. Giorgio di Vizzago (oggi Pagnano), che accettò di celebrare le funzioni religiose a Sabbioncello e
versare l’onere annuo delle 10 lire imperiali. In tal modo salvò le sorti di S. Maria, che fu unita in perpetuo
alla Parrocchia di S. Giorgio, come è riportato nella Bolla pontificia “Ecclesia ruralis S. Maria Sabbioncelli,
infra limites parochiae Parrochialis ecclesiae S. Georgii de Vizago, plebis Brippi, Mediolanensis diocesis sita, et
eidem ecclesiae S. Georgii perpetuo unita”.
Facevano parte della parrocchia di S. Giorgio di Vizzago, oltre a Pagnano, le frazioni di Pianezzo,
Bagaggera, Carzaniga, Cicognola, Valle Inferiore, Valle Superiore, Sciano, Guarnazzola ed altre cascine
minori. Non potendo forse garantire una valida funzionalità della chiesa di Sabbioncello, divenuta nel
frattempo luogo di grande devozione, il Parroco Airoldi si rivolse ai frati del convento di Santa Maria della
Pace di Milano e, con documento datato 21 gennaio 1540, firmato da lui e da tutti i proprietari della
Parrocchia di S. Giorgio di Vizzago, cedette S. Maria in Sabbioncello ai francescani Amadeiti, affinchè vi
svolgessero le funzioni e vi costruissero un convento.
Paolo III, con Bolla pontificia “Piis fidelum votis” del successivo 21 maggio, diede la sua approvazione,
dichiarando la separazione della chiesa di Sabbioncello dalla parrocchia S. Giorgio di Vizzago, con la
clausola seguente:
“ i Frati che vi dimoreranno, siano tenuti a dare ogni anno in perpetuo, al predetto Airoldi Battista ed al Rettore
pro tempore della chiesa di S. Giorgio, in riconoscimento di dominio e di soggezione, il censo di una libbra di
cera lavorata e di altra libbra di incenso nella festa di S. Giorgio “ .
Nel 1541 gli Amadeiti di Milano presero possesso di Santa Maria in Sabbioncello e, con l’aiuto dei
benefattori, fecero costruire la sacrestia, il cenacolo e la cucina a mezzogiorno, mentre verso Montevecchia lo
scaldatoio, la lavanderia e una cisterna per l’acqua. Sul lato sinistro della chiesa vennero aperte quattro
cappelle con arco a sesto acuto, ridotto in seguito a tutto tondo. Nel 1550 si gettarono le fondamenta del
campanile, alto 20 metri ed ultimato tre anni dopo.
Nel 1568 gli Amadeiti si fusero con i Frati francesi dell’Osservanza, che diedero vita all’antico cenobio di
Santa Maria, finchè nel gennaio 1588 il convento fu ceduto alla Provincia dei Riformati di Milano .
Per opera di P. Antonio da Vigevano, tra il 1588 e il 1589, la chiesa subì una radicale trasformazione, sotto
la guida dei maestri Battista e Domenico Chiesotto: venne mutato l’asse direzionale e costruito un nuovo
presbiterio in luogo della vecchia facciata, quindi il coro a crociera, sotto il quale fu ricavata la cripta per la
sepoltura dei religiosi defunti, mentre la volta del coro venne rivestita di affreschi. L’anno successivo venne
affrescata la volta del presbiterio e furono eseguiti lavori per la sacrestia, gli stalli del coro e i gradini
dell’entrata.
Marisa Viganò
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Sabbioncello
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Nel 1593 furono chiamati i Fiammenghini ad affrescare la prima cappella, di competenza della famiglia
Calchi, già dedicata alla Madonna della Neve.
Nel 1595-96, con la permuta di un terreno della Parrocchia di S. Giorgio di Vizzago, valutato per il
controvalore di 1310 lire, fu estinto l’onere delle 10 lire imperiali.
L’altare maggiore e le cappelle laterali subirono modifiche diverse col passar del tempo e dei Superiori.
Ad iniziare dalla prima metà del 1600, anche il convento fu soggetto a continui adattamenti e ampliamenti;
fu costruito il chiostro maggiore, con la grande cisterna coperta centrale, per la raccolta dell’acqua piovana.
Sabbioncello acquistò prestigio, divenendo sede di una grande biblioteca, aperta nel 1638 e ingrandita nel
1712, ma ora dispersa.
Rispettando le disposizioni della Bolla Pontificia del 1540, venne mantenuta la formalità della consegna del
censo di libbra di cera e d’incenso, come risulta ad esempio in un documento notarile del 1620 ed altro del
23 aprile 1700 conservati nell'archivio parrocchiale.
Nel frattempo, la vecchia chiesa di S. Giorgio di Vizzago divenne inadeguata alle esigenze del culto (nel
1771, il comune di Sabbioncello con Pagnano, Cicognola e Carsaniga, contava 944 abitanti) e si rese
necessaria la costruzione di una nuova chiesa parrocchiale, progettata dal giovane Ing. Giuseppe Alessandro
Perego accanto al nucleo storico di Pagnano, in posizione dominante sulla Valle della Molgora.
Nel 1782 l'antica parrocchia di S. Giorgio in Vizzago cedette il suo titolo e giurisdizione a quella di Pagnano.
Il 4 Novembre 1796 la Repubblica Cisalpina ordinava la soppressione di S. Maria di Sabbioncello.
Il complesso conventuale fu acquistato dal Conte G. Attendolo Bolognini, feudatario di S. Angelo Lodigiano, il
quale, su richiesta della popolazione, concesse ai religiosi di restare nel loro convento.
Lo stesso Ing. Perego, con proprietà nella vicina Cicognola, con l’intento di ripristinarvi la famiglia religiosa,
riacquistò Sabbioncello e, divenutone l’unico proprietario, riconfermò la consegna del convento, dichiarandolo
reversibile in caso di abbandono o di soppressione. Dichiarato di “ragione privata”, il convento fu salvato
dalla soppressione del 1805 ma non da quella del 1810, che abolì tutti gli ordini religiosi, costringendo
quindi anche la corporazione dei francescani a lasciare Sabbioncello.
Il Ministero del Culto permise tuttavia che la chiesa di S. Maria rimanesse aperta al pubblico quale
”sussidiaria della parrocchia di Pagnano”, come notificato dal Delegato per il culto del Circondario XIII,
Dipartimento del Lario, con lettera del 17 ottobre 1810 (A.P.)
Contemporaneamente però la parrocchia di Pagnano fu costretta a cedere al demanio la vecchia chiesa di
S. Giorgio di Vizzago. Tale permuta venne notificata con documento ed ordinanza del Direttore del Demanio
del Dipartimento d’Olona ed uniti del novembre 1810, come citato nell’inventario di effetti ed arredi sacri
della chiesa di Sabbioncello, rilasciato alla Fabbriceria parrocchiale di Pagnano nel dicembre 1810.
Nel frattempo il Perego rivendicò il diritto di reversibilità della chiesa, del convento e delle adiacenze, e alla
sua morte, la moglie Maria Angelica Zanatta, esaudendo un desiderio del marito, dispose per la costituzione
di una Cappellania a Sabbioncello, con la formalità di Cappellania mercenaria (laica) sussidiaria alla
parrocchia, con l’intento di cedere l’uso del convento ai francescani. La Cappellania fu confermata con atto
notarile dell'aprile 1828 e, superati alcuni contrasti con il parroco di Pagnano, dopo lunghe pratiche
burocratiche, nel marzo 1858, con decreto imperiale, fu autorizzata la riapertura del convento.
Nuovamente colpito dalla soppressione del luglio 1866, si riuscì a ritardare di alcuni anni l’esodo dei religiosi,
che furono però costretti ad abbandonare Sabbioncello nel giugno del 1868. La chiesa, con gli arredi sacri e
i locali di servizio, venne quindi consegnata al Vicario Spirituale, rimanendo aperta per le funzioni perché
dichiarata quale chiesa avente diretta cura d’anime.
In conseguenza della soppressione, S. Maria in Sabbioncello tornò Cappellania. Giuseppe Perego, nipote
della fondatrice, rivendicò i diritti su tutto il complesso conventuale, compresa la chiesa. La sentenza del
1882, ribadendo quanto dichiarato della fondatrice, confermò che la Cappellania, sebbene a parte
amministrata e diretta, è sussidiaria della stessa Parrocchia, ponedo così fine ad ogni rivendicazione del
Perego su Sabbioncello.
Nello stesso anno alcuni frati ritornarono nel convento ed il 30 dicembre 1884 il Parroco ed i Fabbriceri di
Pagnano consegnarono al nuovo Cappellano della Cappellania in cura d’anime, Padre Leone da Saronno, la
chiesa di S. Maria di Sabbioncello con gli effetti e gli arredi sacri.
Marisa Viganò
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Ricostituita la famiglia religiosa i frati francescani poterono ritornare nella loro antica sede e riprendere il
loro apostolato.
Nel 2001 il complesso convenutale di S. Maria degli Angeli in Sabbioncello è stato donato alla Provincia San
Carlo Borromeo dei Frati Minori di Lombardia, mentre la chiesa risulta tuttora di proprietà della parrocchia di
S. Giorgio Martire in Pagnano di Merate.
La chiesa di S. Maria, con tetto a capanna, presenta una semplice facciata, fiancheggiata da pinnacoli, con
protiro sorretto da due colonne, ai cui lati sono poste cappelle a parete, erette nel 1711, con pannelli in cotto
della Via Crucis realizzati nel 1965 dal francescano padre Nazareno Panzeri, in sostituzione di precedenti
affreschi del Magatti.
La navata unica è caratterizzata dagli arconi ogivali trasversali e dal soffitto a capanna, in legno decorato.
Numerosi affreschi ricoprono l’intera parete destra della navata, una galleria devozionale di notevole valore
iconografico, riportata alla luce nei primi anni del ‘900, dopo che nel 1761 le pareti del tempio vennero
intonacate di bianco. Uno di questi affreschi ex-voto reca la data del 1515 e la firma di Tomas Malagridas.
Sull’altare maggiore un dossale del 1722 in radica di noce, a tre gradini, conserva le reliquie di Santi e
l’ancona lignea contenente una grande statua in legno raffigurante la Madonna Immacolata, con doratura
esterna, opera del 1741 di Francesco Rabagliotti da Vanzone.
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Pregevole opera in stucco è il paliotto della mensa e degli abachi, che furono applicati nel 1700 e 1740.
La volta del coro, affrescata da Domenico Chiesotto, riproduce i quattro evangelisti in compagnia dei Padri
della Chiesa latina: Ambrogio, Agostino, Gregorio e Gerolamo; sotto l’arco i protomartiri francescani di
Marocco e Ceuta. Altri affreschi dello stesso artista sono ancora nascosti nel presbiterio
Due tele settecentesche fanno da anta a due armadi a muro posti ai lati dell'altare maggiore.
Sul lato destro dell’altare, un affresco recentemente scoperto raffigura la Vergine Maria.
Le architetture dipinte nel coro, come le altre quadrature del 1722-23, sono attribuite al pittore Leva.
Affreschi staccati e ricollocati nella prima cappella laterale della chiesa mostrano figure frammentarie di
Santi vescovi. Il ciclo fu commissionato nel 1593 ai fratelli della Rovere, detti Fiammenghini, da Genesio
Calchi, membro di una delle più importanti famiglie del circondario.
Un notevole affresco, raffigurante la Crocefissione con la Madonna e Santi, di probabile epoca amadeita, è
stato scoperto nel 1976 nell'antico refettorio del convento. Sono conservate anche alcune sinopie.
Numerosi dipinti ad olio e statue di santi arricchiscono il patrimonio artistico della chiesa e del complesso
conventuale di Sabbioncello.
Marisa Viganò
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