MODULAZIONI DIGITALI E MODEM di Andrea Coslovich [Bibliografia] Segnali numerici e canali di trasmissione Il computer e numerosi altri dispositivi elettronici di recente costruzione sono costituiti da circuiti logici. Detti circuiti, per loro definizione, sono in grado di elaborare solamente segnali numerici costituiti, nella gran parte dei casi, da due livelli di tensione prestabiliti che si alternano per formare dei particolari codici. Il segnale che si viene così a creare è quindi di tipo rettangolare con un ampio contenuto armonico. Spesso, però, le informazioni prodotte da questi circuiti devono essere inviate a grande distanza utilizzando dei canali di comunicazione che possono avere una banda passante anche molto stretta. Ad esempio un normale canale telefonico della rete commutata ha una banda passante da 300Hz a 3400Hz, circa la stessa di un semplice trasmettitore radiofonico per le conversazioni amatoriali. Il problema consiste quindi nell'adattare dei segnali con spettro molto ampio al passaggio attraverso un canale a banda stretta. Per la sua risoluzione è stato sviluppato un dispositivo capace ditrasformare in qualche modo le onde rettangolari in onde sinusoidali, più facilmente trasmissibili, senza perdere informazione. Questo dispositivo è chiamato modem, dalle iniziali di MOdulatorDEModulator. Esempio di trasmissione di segnali digitali in un canale a banda stretta La tecnica di trasformazione delle informazioni numeriche in segnali sinusoidali si denomina, invece, modulazione digitale e si avvale di concetti anche direttamente derivanti dalle modulazioni analogiche. Le modulazioni digitali si suddividono a loro volta in impulsive e a portante sinusoidale, i prossimi paragrafi di questo testo saranno incentrati sulle seconde. Modulazioni digitali con portante sinusoidale Le modulazioni digitali a portante sinusoidale si rendono necessarie, come già accennato, in tutti quei casi in cui si utilizza un mezzo trasmissivo con banda passante ristretta. La modulazione consiste semplicemente nel variare uno dei parametri della portante sinusoidale (ampiezza, frequenza o fase) in relazione alle informazioni numeriche da trasmettere. A seconda del parametro della sinusoide sul quale agiscono, e da come agiscono, queste modulazioni si dividono in: ASK (Amplitude Shift Keying) => Modulazione d'ampiezza (deriva dall'AM) FSK (Frequency Shift Keying) => Modulazione di frequenza (deriva dalla FM) PSK (Phase Shift Keying) => Modulazione di fase (deriva dalla PM) DPSK (Differential Shift Keying) => Modulazione di fase (deriva dalla PM) QAM (Quadrature Amplitude Modulation) => Modulazione mista di ampiezza e fase Vediamo ora nel dettaglio come agiscono le diverse tecniche e quali sono le reciproche differenze anche per quanto riguarda la bontà e la semplicità di utilizzo. MODULAZIONE D'AMPIEZZA ASK: [Inizio capitolo] [Nota sulla simbologia] Nella modulazione ASK l'ampiezza della portante sinusoidale viene fatta variare in correlazione al segnale digitale modulante. Nel caso più semplice e più comune in corrispondenza dello zero logico il segnale modulato ha ampiezza zero ed in corrispondenza dell'uno logico ha ampiezza pari a quella della portante non modulata. In questo caso si parla di modulazione OOK (On-Off Keying). Esempio di modulazione ASK-OOK: Questo tipo di modulazione, derivato in maniera diretta dall'AM DSB TC, è abbastanza semplice da realizzare ma non molto utilizzato per le trasmissioni dati a grande distanza a causa della sua notevole sensibilità al rumore. MODULAZIONE DI FREQUENZA FSK: [Inizio capitolo] [Nota sulla simbologia] Nella modulazione digitale di frequenza FSK ad ogni simbolo logico viene assegnata una frequenza di valore compreso all'interno della banda passante del mezzo trasmissivo. Esempio di modulazione FSK: Ad esempio all'uno logico può essere assegnata una frequenza fA mentre allo zero una frequenza fB che solitamente è di valore maggiore rispetto fA. La scelta delle due frequenze deve essere fatta in modo da realizzare il migliore compromesso tra quattro diverse esigenze: limitare l'occupazione della banda; ottenere una sufficiente separazione tra le due frequenze in modo da evitare l'interferenza intersimbolica; mantenere il periodo relativo alle due sinusoidi minore o uguale alla frequenza di bit dell'informazione digitale e mantenere una continuità di fase nelle variazioni di stato. Quest'ultima condizione, assolutamente necessaria, è richiesta per il corretto funzionamento del circuito di demodulazione, il quale, essendo solitamente costituito da un rivelatore di passaggio per lo zero, deve essere in grado di identificare con massima precisione il salto di frequenza. L'indice di modulazione della FSK può essere ricavato elaborando la formula dell'indice di modulazione della FM in questo modo: Dove: /\f = (fB-fA)/2 è la deviazione di frequenza; fm la frequenza massima della modulante e vb [bit/sec] la velocità del segnale digitale. Le frequenze fA ed fB sono state standardizzate dalle organizzazioni internazionali di normalizzazione in modo da permettere la comunicazione tra apparati modem prodotti dalle diverse aziende elettroniche. Ad esempio sono molto conosciute le raccomandazioni V.21 e V.23 della C.C.I.T.T. che riguardano i modem fonici, generalmente utilizzati per l'interfacciamento del computer alla linea telefonica, le quali riportano questi valori: V.21 fA fB vb m [Hz] 980 [Hz] 1180 [bit/sec] 300 0,66 V.23 1300 2100 1200 0,66 Una modulazione FSK può essere realizzata con diversi metodi, uno dei più semplici è quello di tipo analogico nel quale si utilizzano dei modulatori FM (modulatori a diodo varicap o a transconduttanza) ai quali viene applicato il segnale modulante digitale. Tale soluzione, però, non è utilizzata molto di frequente perchè non fornisce, se non mediante particolari accorgimenti, segnali con continuità di fase. Un altro metodo semplice ma poco utilizzato a causa della discontinuità di fase è quello della commutazione tra le uscite di due oscillatori a frequenze diverse (fA ed fB) operata dal segnale dati modulante: Sono maggiormente utilizzate, invece, le soluzioni di tipo digitale a multivibratore e a sommatore/sottrattore di impulsi. Nella prima, che fornisce una buona continuità di fase ma scarsa stabilità di frequenza, si utilizza un multivibratore astabile, la cui frequenza di oscillazione è comandata dal segnale dati, seguito da un filtro che, eliminando le armoniche superiori, adatta il segnale ad essere immesso in un canale a banda stretta. La seconda, che è di gran lunga la più utilizzata, prevede, invece, un generatore di impulsi quadri quarzato e perciò molto stabile, un divisore comandato dai dati digitali modulanti, un sommatore, un divisore fisso ed un filtro eliminatore di armoniche superiori, collegati in questo modo: Il funzionamento del sistema si può riassumere in questo modo: l'oscillatore quarzato crea una sequenza di impulsi a frequenza fissa (f) la quale è inviata al sommatore ed al divisore. All'uscita del divisore che viene applicata al sommatore troviamo una nuova sequenza di impulsi a frequenza minore (f/n) di quella generata dall'oscillatore quarzato la quale a seconda che sia sommata o sottratta alla sequenza originaria darà luogo ad un segnale di frequenza più alta o più bassa di quella iniziale. La situazione può essere chiaramente illustrata mediante i seguenti diagrammi temporali: Con questo metodo si riesce quindi a far variare la frequenza originaria del fattore (n-1)/n o (n+1)/n a seconda del dato digitale modulante. Il divisore di frequenza fisso presente nello schema risulta necessario, perchè, a causa della presenza del quarzo, la frequenza di lavoro del modulatore risulta molto elevata e deve essere adattata alla banda passante del canale di trasmissione. Il filtro finale serve, invece, ad eliminare le armoniche superiori del segnale generato e limitarne l'occupazione di banda. I demodulatori FSK si dividono fondamentalmente in due categorie, analogici e digitali. La demodulazione analogica implica l'utilizzo di discriminatori FM opportunamente ottimizzati o di circuiti contatori di passaggi per lo zero, quella digitale, invece, si effettua con il metodo differenziale o mendiante anelli ad aggancio di fase (PLL). I due demodulatori più utilizzati, anche perchè più semplici da realizzare in forma integrata, sono il differenziale ed il contatore di passaggi per lo zero. Il demodulatore differenziale digitale (ne esiste anche una versione analogica molto simile ma meno utilizzata) si basa sul fatto che, moltiplicando un segnale a frequnza f per se stesso ritardato di un tempo fisso t, si ottiene un segnale con componente continua funzione di f. Per effettuare queste operazioni si applica il segnale analogico FSK a due comparatori che lo squadrano e quindi trasformano in onda rettangolare. Dei due segnali rettangolari così ottenuti uno viene inviato direttamente ad una porta logica XOR (or esclusivo), mentre l'altro viene ritardato di un tempo t e poi inviato all'altro ingresso della medesima porta. All'uscita dalla porta logica troviamo una sequenza di impulsi di durata costante (t) e di frequenza proporzionale alla frequenza del segnale FSK che, se integrata, fornisce un segnale a due livelli di tensione corrispondenti ai bit del segnale digitale originario. Il demodulatore a conteggio è così definito perchè si basa, per ricostruire il segnale digitale originario, sul conteggio dei passaggi per lo zero del segnale modulato. Questo metodo risulta il più semplice e il più comune anche perchè facilmente realizzabile con tecnologia intgrata. Tale circuito può essere così schematizzato: Dallo schema a blocchi emerge che il segnale modulato viene sottoposto all'azione squadratrice di un limitatore e poi inviato all'ingresso di un circuito rivelatore di passaggi per lo zero (zero crossing), il quale genera degli impulsi in corrispondenza degli istanti in cui avviene il passaggio per lo zero. Tali impulsi, una volta raddrizzati, vengono inviati ad un monostabile il quale genera un'onda rettangolare caratterizzata da due valori di frequenza corrispondenti ai livelli logici; quest'onda viene infine integrata generando così un segnale composto da due livelli d'ampiezza che, tramite un comparatore di soglia (assente nello schema) viene ricondotto al segnale digitale desiderato. Ecco come si presenta il diagramma temporale dei segnali presenti in tale demodulatore: La modulazione FSK è molto utilizzata per lo scambio di informazioni digitali a grande distanza su canali a banda stretta perchè presenta buone caratteristiche per quanto riguarda l'immunità al rumore e si presta a essere inviata anche in mezzi trasmissivi nei quali avvengono dei leggeri slittamenti di fase. MODULAZIONI DI FASE PSK E DPSK: [Inizio capitolo] [Nota sulla simbologia] [2-PSK] [2-DPSK] [4-PSK] [4-DPSK] [8-PSK e 8-DPSK] La modulazione PSK è una modulazione digitale di fase direttamente derivante dalla PM analogica. Nella PSK la portante è trasmessa con valori di frequenza e ampiezza costanti, mentre ciò che viene variato in relazione all'informazione digitale modulante è il valore della fase. La modulazione digitale di fase può essere applicata in vari modi, il più semplice è quello denominato 2-PSK (o BPSK - bipolar PSK) ma si utilizzano molto spesso anche la 2-DPSK, la 4-PSK, la 4-DPSK, la 8-PSK e la 8-DPSK, ogniuna delle quali può essere realizzata a sua volta con diverse modalità. MODULAZIONE 2-PSK: [Inizio paragrafo sulla PSK] Nella modulazione 2-PSK la portante mantiene valori costanti per ampiezza e frequenza, ma assume due valori di fase a seconda del valore logico del bit del segnale modulante. Per garantire la massima protezione dal rumore e dalle interferenze vengono scelti i due valori di fase estremi 0gradi e 180gradi. L'assegnazione di questi valori si può effettuare, ad esempio, in questo modo: Bit fi (gradi) 1 0 0 180 La modulazione PSK viene realizzata mediante il modulatore bilanciato con modulante numerica binaria: in tale modulatore quando il segnale modulante cambia stato (transizione 0-1 o 1-0) il segnale modulato cambia fase. Esempio di modulazione 2-PSK: La demodulazione viene effettuata utilizzando un demodulatore a prodotto, il quale, essendo un demodulatore coerente, necessita di una portante di riferimento in fase con quella utilizzata dal trasmettitore per la modulazione. Tale portante è generalmente ricostruita dal segnale PSK tramite un circuito PLL. Il demodulatore completo sarà quindi costituito da questi due blocchi e da un decisore che, campionando opportunamente il segnale proveniente dal demodulatore a prodotto, ricostruisce con esattezza i livelli logici del segnale digitale. Può' essere introdotto, inoltre, un elemento equalizzatore allo scopo di compensare le distorsioni introdotte dalla linea di trasmissione. Per il corretto funzionamento del demodulatore è necessario che siano conservate le relazioni di fase, quindi il ritardo di propagazione del canale di trasmissione deve rimanere assolutamente invariato nel tempo. Schema a blocchi del demodulatore 2-PSK: Nel caso in cui il canale trasmissivo sia anche leggermente distorcente in fase la modulazione 2-PSK non è utilizzabile e quindi si ricorre alla modulazione di fase differenziale (2-DPSK). MODULAZIONE 2-DPSK: [Inizio paragrafo sulla PSK] Nella modulazione DPSK il valore logico del bit (0 o 1) provoca un salto di fase /\fi rispetto alla fase assoluta del bit precedente. L'assegnazione dei salti di fase ai simboli logici può essere così effettuata: Bit /\fi 1 0 (gradi) 0 180 Grazie a questo accorgimento il demodulatore necessita unicamente di un riferimento esatto di frequenza e non di fase perchè agisce confrontando il bit con il precedente per esaminare se vi sia state variazione di fase oppure no. Per ottenere questo tipo di modulazione il segnale digitale viene sottoposto ad una sorta di precodifica nella quale ogni bit ed il suo precedente vengono sottoposti ad un controllo di uguaglianza mediante un porta logica XOR (or esclusivo). In pratica questa codifica consiste nell'inserire una transizione ogni volta che si presenta un bit 1 e nel lasciare invariato il segnale quando si presenta un bit 0. Ecco lo schema di principio di questo pre-codificatore: Il segnale in uscita dal pre-codificatore è inviato all'ingresso del modulatore bilanciato che si utilizzava per la 2-PSK. Le forme d'onda che si ottengono sono le seguenti: Il processo di ricostruzione del segnale digitale originario a partire dal segnale modulato avviene in due fasi: demodulazione del segnale modulato e decodifica (realizzata mediante un decodificatore che svolge un'azione complementare rispetto al circuito codificatore visto prima). La demodulazione di un segnale di questo tipo è più agevole della demodulazione 2-PSK, perchè in questo caso la fase della portante utilizzata in demodulazione sarà indifferente allo scopo della demodulazione stessa e quindi il circuito PLL (estrattore della portante) potrà agganciarsi indifferentemente ad uno dei due valori presenti nel segnale modulato senza che ciò provochi delle differenze nel segnale dati demodulato. La velocità di trasmissione ottenibile con questo tipo di modulazione (efficenza di banda) è pari a circa 1 bit/sec per ogni Hz di banda disponibile ed è per questa ragione che si ricorre spesso alla codifica multilivello. MODULAZIONE 4-PSK: [Inizio paragrafo sulla PSK] Nella modulazione digitale a quattro fasi (denominata anche QPSK, quadrature PSK) i bit del segnale dati vengono riuniti in coppie (dibit) utilizzate per modulare in fase la portante sinusoidale. Esempio di distribuzione delle fasi nella 4-PSK: Nei modulatori il flusso di dati in ingresso viene suddiviso in dibit da un convertitore seriale/parallelo (registro); i due bit di ogni coppia generano due flussi separati, a velocità dimezzata rispetto a quella del segnale dati originario, che costituiscono i segnali modulanti inviati in ingresso a due modulatori bilanciati. Le due portanti di modulazione hanno medesima frequenza ma le loro fasi differiscono di 90gradi (per questo vengono dette in quadratura). In pratica la fase del segnale in uscita dal primo modulatore può assumere i valori 0gradi e 180gradi mentre quella del segnale in uscita dal secondo assume i valori 90gradi e 270gradi. Infine le due portanti vengono sommate originando un segnale che può assumere quattro fasi diverse (45gradi, 135gradi, 225gradi, 315gradi). Schema a blocchi del modulatore 4-PSK: Poichè la velocità del flusso di dati a dibit è dimezzata rispetto a quella del segnale digitale originario si ha un raddoppio di efficienza di banda. Vi è, però, una minore separazione tra i livelli di modulazione (valori di fase nel segnale modulato) e ciò comportata una maggiore sensibilità al rumore: per ottenere la medesima probabilità di errore della 2-PSK occorre che il canale trasmissivo abbia un rapporto segnale/rumore di 3dB maggiore. La demodulazione 4-PSK si effettua mediante circuiti simili a demodulatori 2-PSK raddoppiati in alcune parti. Nella 2-PSK le variazioni di fase del segnale modulato avvengono sempre in corrispondenza con i passaggi per lo zero, mentre nella 4-PSK i salti di fase possono causare brusche variazioni del livello del segnale, come in questo esempio: Questi notevoli ed improvvisi cambiamenti di livello, in presenza di mezzi trasmissivi non perfettamente lineari in fase, potrebbero causare distorsioni con conseguente allargamento dello spettro del segnale modulato. Per ovviare a questi problemi è stata ideata una variante denominata OPSK (Offset PSK) in cui una delle due sequenze di dibit, prima di entrare nel modulatore, viene traslata di 180gradi in modo che non avvengano commutazioni contemporanee e si ottengano così variazioni di fase più graduali. Osserviamo che nella modulazione 4-PSK avviene per la prima volta che il codice trasmesso è diverso da quello binario (N=1) nel quale le combinazioni dei possibili dati trasmessi sono due (2^N=2^1) e quindi diventa necessario individuare due velocità diverse dei dati: una è la velocità di trasmissione (Vtr), cioè quella riferita al passaggio di un certo numero di cifre binarie (bit) per unità di tempo (1 sec); l'altra è la velocità di modulazione (Vmod), ossia quella riferita al passaggio di un certo numero di codici di trasmissione per unità di tempo. In questo caso (4-PSK) il codice adottato è il dibit e quindi la velocità di modulazione è definita come il numero dei dibit che passano nell'unità di tempo. Le due velocità così definite sono messe in relazione dalla seguente semplice legge matematica: Vmod=(Vtr/N) dove N dipende dal codice di trasmissione. La velocità di trasmissione si misura generalmente in bit/sec, mentre la velocità di modulazione in baud. Nei casi precedenti (FSK, 2-PSK e 2-DPSK) la situazione era la seguente: N=1 => Vmod=Vtr non c'era quindi alcuna differenza tra bit/sec e baud. Per la 4-PSK succede che: N=2 => Vmod=(Vtr/2) cioè la velocità di trasmissione è doppia rispetto a quella di modulazione. Ad esempio se Vtr fosse pari a 2400 bit/sec (2400 simboli binari al sec.) la velocità di modulazione risulterebbe (2400/2) =1200 baud. Quindi lo spettro del segnale modulato, a pari di quantità di bit inviati al secondo, si dimezza. Anche per la 4-PSK esiste la variante differenziale. MODULAZIONE 4-DPSK: [Inizio paragrafo sulla PSK] In questa tecnica di modulazione ad ogni dibit è associato un salto di fase che il segnale modulato compie rispetto alla fase precedente. Vi sono fondamentalmente due modalità di assegnazione dei salti di fase alle doppiette di bit (secondo la normativa CCITT V.26), entrambe trovano applicazione nei segnali generati nei modem fonici e sono riportate nella seguente tabella: DiBit 00 01 11 10 Modulazione tipo A /\fi (gradi) 0 90 180 270 Modulazione tipo B /\fi (gradi) 45 135 225 315 Il modulatore 4-DPSK è molto simile a quello impiegato per la 4-PSK e si compone, quindi, di un oscillatore, due modulatori bilanciati e un registro a scorrimento. La demodulazione sarà più agevole, perchè in questo caso, come accadeva nella 2-DPSK, il demodulatore avrà bisogno di un segnale di riferimento con frequenza pari al segnale portante, ma con fase qualsiasi, dato che l'estrazione del segnale modulante può essere fatta per confronto della fase attuale con quella precedente. Anche per la 4-DPSK vale il discorso fatto per la 4-PSK per quanto riguarda le velocità di trasmissione e di modulazione, infatti, anche in questo caso N=2 (dibit) e quindi Vmod=(Vtr/2) e ne consegue il restringimento della banda occupata dal segnale modulato. MODULAZIONE 8-PSK E 8-DPSK: [Inizio paragrafo sulla PSK] Nella modulazione 8-PSK e nella sua variante differenziale (8-DPSK) i bit che devono essere inviati lungo il canale di trasmissione vengono runiti in gruppi di tre (tribit) ai quali è assegnata poi una fase (nella PSK) o una variazione di fase rispetto alla precedente (nella DPSK). In questo caso il codice trasmesso ha N=3 e quindi la velocità di modulazione in baud risulterà Vmod=(Vtr/3) e lo spettro del segnale modulato, a parità di informazioni trasmesse al secondo (bit/sec), risultarà dimezzato rispetto alla 4-PSK (o 4-DPSK). Il modulatore per la 8-PSK (8-DPSK) sarà costituito da due modulatori 4-PSK (o 4-DPSK) gestiti mediante un registro a scorrimento a tre bit e una particolare logica combinatoria. La rete combinatoria è costituita in modo da fornire due coppie di bit (dibit1 e dibit2) da inviare ai due modulatori 4-PSK (contenuti nel blocco modulatore di fase). I due modulatori sono costruiti in modo dar luogo a degli sfasamenti che sommati tra loro forniscano quelli caratteristici del segnale 8PSK (8-DPSK). La situazione si può rissumere mediante la seguente tabella estrapolata dalla normativa (V.27 del C.C.I.T.T.): L'aumento dell'efficenza di banda, dovuto all'incremento del numero di livelli, non è però gratuito, infatti, essendo più probabile l'interferenza intersimbolica è necessario utilizzare per la trasmissione di segnali 8-PSK dei canali a bassissimo rumore. MODULAZIONE MISTA QAM: [Inizio capitolo] [Nota sulla simbologia] [16-QAM] [Altre modulazioni QAM] La modulazione QAM è detta anche QPSK o PSK-QAM e si può definire come una modulazione combinata di fase e di ampiezza. La QAM è utilizzata in tutti quei casi in cui la velocità di trasmissione deve essere elevata perchè essa permette una codifica multilivello molto spinta. MODULAZIONE 16-QAM: [Inizio paragrafo sulla QAM] Nella modulazione 16-QAM (QAM a 16 livelli) i dati da trasmettere sono divisi in gruppi di quattro bit (quadribit) e quindi risulta che Vmod=(Vtr/4). Per effettuarae una modulazione 16-QAM si fa variare la fase della portante (con la regola della 8-DPSK) a seconda dei tre ultimi bit componenti il quadribit, mentre il primo lo si utilizza per operare una modulazione di ampiezza sul sengnale già modulato in fase. Così facendo si ottengono 2^3=8 salti di fase, ad ogniuno dei quali può essere associata un ampiezza corrispondente all'uno o allo zero logico del primo bit. L'ampiezza relativa al segnale modulato nelle varie fasi è descritta nelle raccomandazioni V.29 del C.C.I.T.T. e riportata nella tabella riportata nella prossima pagina. Il modulatore QAM è formato da un registro convertitore seriale/parallelo, due codificatori che trasformano i segnali binari usciti dal registro (divisi in dibit) in quattro livelli di tensione, due modulatori a prodotto, un oscillatore un sommatore e alcuni filtri necessari per eliminare eventuali armoniche e segnali indesiderati. Schema a blocchi del modulatore 16-QAM: Il segnale modulato QAM risulta piuttosto sensibile al rumore (meno sensibile, in ogni caso, di un eventuale 16-DPSK) perchè implica una modulazione d'ampiezza. Per questo motivo in fase di demodulazione si distinguno delle aree (dette aree di decisione) entro le quali il segnale, sebbene lievemente distorto, viene correttamente riconosciuto. è necessario quindi, affinchè non si verifichino errori, che gli spostamenti dei punti di modulazione, dovuti ai disturbi del canale, non cadano al difuori della propria area di decisione. ALTRE MODULAZIONI QAM: [Inizio paragrafo sulla QAM] I sistemi QAM comportano una complessità circuitale notevole ma risultano vantaggiosi rispetto ai PSK, perchè, a parità di rapporto segnale/rumore del canale di trasmissione, sono meno soggetti ad errore. In particolari situazioni si utilizzano sistemi QAM anche molto sofisticati che possono arrivare sino a 256 livelli (come nel caso delle comunicazioni spaziali) e che garantiscono una comunicazione molto veloce e relativamente immune agli errori. Note sulla simbologia del testo: Nella stesura del testo sono stati adottati alcuni particolari simboli (non molto ortodossi!) per evitare l'uso della grafica che avrebbe appesantito (anche come quantità di memoria utilizzata) il documento. In particolare il lettore tenga conto che: fi è la lettera FI minuscola dell'alfabeto greco (rappresenta un angolo); /\ è la lettera DELTA maiuscola dell'alfabeto greco; gradi sostituisce l'usuale cerchietto ad esponente (indica che il numero precedente è la misura di un angolo); ^ ha sigificato di elevamento a potenza (indica che il numero precedente il simbolo è elavato al numero seguente il simbolo). [Inizio documento] [Capitolo sulle modulzioni digitali con portante sinusoidale]