Gli Este, storia di una famiglia tramite i suoi stemmi di Maurizio Polelli Agosto 2009 2 La dinastia estense poteva vantare origini molto antiche. Quasi sicuramente, infatti, le radici della casata principesca dell’Italia padana possono essere ricondotte ad un passato longobardo. Il nucleo originario del loro potere, prima che riuscissero ad estendere il loro dominio, risiedeva in un piccolo centro oggi in provincia di Padova e che tutt’ora porta il nome dei suoi antichi signori, ma nel corso dei secoli la storia degli Estensi sarà sempre profondamente intrecciata con quelle della città di Ferrara prima e di Modena poi. Nel tempo Ferrara diventerà il nuovo fulcro del loro potere e proprio grazie ai suoi signori si eleverà, nel Rinascimento, al rango di capitale europea dell’arte e della cultura. La lunga genealogia della casata vanta numerosi nomi celebri, non solo nell’ambito della storia locale. Partendo da Alberto Azzo II, considerato il capostipite della famiglia e Obizzo II, proclamato Signore di Ferrara, vi sono numerose altri esponenti della casata che potrebbero essere ricordati per il loro contributo in campo politico, economico e culturale. Non si può negare che la storia della famiglia, e dunque anche della città di Ferrara e dei territori ad essa annessi, subirono la la vera svolta con tre degli esponenti più illustri che si possono ricordare: Nicolò III, Lionello e Borso. La famiglia d'Este si originò dagli Obertenghi, signori di Milano e della Liguria occidentale verso la fine del X secolo. Il più antico capostipite documentato del casato è Oberto II, marchese di Toscana, principe del Sacro Romano Impero (m.972). Adalberto d'Este visse nei primi anni del X secolo, ed era un discendente degli antichi duchi e marchesi della Toscana, sebbene i marchesi della Toscana adoperassero la legge ripuaria e Adalberto invece seguisse la longobarda. Un documento del 1011 ricorda che Adalberto si intitolava marchese, titolo portato soltanto da coloro che governavano una delle marche o provincie in cui era divisa l'Italia. Il titolo di marchese entrò in uso per la prima volta in Italia nell'815 e fu introdotto dai Franchi quando sconfissero e sottomisero nel 774 i Longobardi. Da un diploma dato nel 1184 ad un Obizzo, suo discendente, si può dedurre che fosse la marca di Milano, che comprendeva la Lombardia ed il Genovesato, che allora si chiamava marchesato di Liguria. Dopo Adalberto i primi nomi che s'incontrano nella famiglia d'Este sono Oberto I e Oberto II, vissuti sul finire del X secolo e al principio dell'XI secolo. Alberto Azzo II (Albertazzo II per crasi del nome) d'Este (996-1097), può considerarsi il capostipite storico della famiglia nell'omonima città di Este, al tempo importante snodo politico e commerciale, stemma degli Estensi: d’azzurro, che ricevette l'investitura dall'imperatore. Si deve a Primo all’aquila d’argento, rostrata, lampassata e lui la costruzione del castello intorno alla quale coronata. 3 crebbe la città. Uno dei figli di Azzo, Guelfo IV d'Este (m. 1101) venne adottato dallo zio materno Guelfo III Welfen al quale succedette come duca di Carinzia, cambiando quindi il cognome per perpetuare il nome dei Guelfi che si era estinto in linea maschile (da questa casata derivarono direttamente le illustrissime case tedesche di Hannover e Brunswick, che ottennero anche la corona di Gran Bretagna molti secoli dopo), egli divenne anche duca di Baviera nel 1070. Il ramo italiano degli Este proseguì con l'altro figlio di Azzo II. Tra i successori di costui vi è Obizzo I (m. 1193), che combatté l'imperatore Federico I. Il nipote Azzo VI d'Este (1170-1212), primo signore di Ferrara, che fu anche podestà di Mantova e Verona. Egli lottò con Ezzelino il Monaco e con Salinguerra Torrelli; nel 1212 fu sconfitto da Ezzelino a Pontalto, lottò per ottenere Ferrara, impresa riuscita infine nel 1240 a suo figlio Azzo VII d'Este (1205-1264). Aldobrandino, nel 1213, assalito dai Padovani, difese strenuamente la rocca d'Este, ma alla fine fu costretto a cedere la città da cui la dinastia traeva nome. Azzo Novello VII, nel 1242 riconquistò Ferrara, vi uccise quattrocento Ghibellini e da papa Innocenzo IV fu nominato difensore della Chiesa nella lotta contro Ezzelino da Romano (1255). Obizzo II d'Este (m. 1293) fu proclamato signore a vita di Ferrara nel 1264, signore di Modena nel 1288 e di Reggio nel 1289. Essendo Ferrara un feudo papale, gli Este divennero vicari papali nel 1332. Rinaldo, nel 1333 venne assediato dal legato pontificio Bertrando del Poggetto, ma il 14 aprile Pinalla Aliprandi sconfisse l'esercito papale. Niccolò III d'Este (Ferrara, 9 novembre 1383 – 26 dicembre 1441) era figlio di Alberto V d'Este e di Isotta Albaresani. Alla morte del padre nel 1393 aveva soltanto dieci anni. Per questo fu nominato un Consiglio di Reggenza che avrebbe governato i domini degli Estensi fino alla sua maggiore età. Il Consiglio di Reggenza, sotto la protezione di Venezia doveva risolvere il problema delle pretese di Azzo X d'Este, discendente da Obizzo II d'Este che contestava il diritto di Nicolò III a salire sul trono perché figlio naturale. Queste pretese venivano avanzate anche se Niccolò III era stato legittimato con una bolla papale ed era quindi idoneo alla successione, dato che Ferrara era allora un vicariato papale. Il pretendente alla successione nel 1395 si era rifugiato nel castello dell'alleato Giovanni da Barbiano e da questo luogo voleva partire in armi verso Ferrara. Il Consiglio di Reggenza pensò di scongiurare questa minaccia proponendo a Giovanni Nicolò III d’Este da Barbiano lo scambio fra la testa di Azzo X e i territori di Lugo e Conselice. Lo scambio avvenne ma la testa consegnata ai ferraresi non fu quella di Azzo ma di un servo sacrificato al suo posto grazie alla somiglianza tra i due. Il servo, rivestito degli abiti del signore fu ucciso e massacrato di botte per renderne dif4 ficile il riconoscimento; il suo cadavere fu portato a Ferrara come cadavere di Azzo. I ferraresi però con l'aiuto di Venezia riuscirono ugualmente a sconfiggere Azzo X, che non protrasse nel tempo le sue rivendicazioni e si ritirò nei suoi possedimenti di Este, dove morì di morte naturale nel 1415. Sotto Niccolò III d'Este Ferrara divenne un grande centro culturale rinascimentale. Più che per le imprese belliche e politiche Niccolò è ricordato per la sua intensa attività amorose. Matteo Bandello lo definisce il gallo di Ferrara e scrive: in Ferrara e nel contado non c'era cantone ove egli non avesse alcun figlio baStemma di Nicolò III Marchese di Ferrara, di stardo. Fra il popolo era diffuso il detto: di qua e Modena e di Reggio dal 1431 per concessione di re Carlo VII Re di Francia. di là dal Po son tutti figli di Niccolò. Si dice che Inquartato, nel primo e nel quarto d’azzurro, ai abbia avuto oltre ottocento amanti, la più nota tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso e di queste fu Stella de' Tolomei detta anche degli d’oro, nel secondo e nel terzo d’azzurro all’aquila d’argento, rostrata, lampassata e coAssassini, dalla quale ebbe due figli: Leonello ronata d’oro. (1407-1450) e Borso (1413-1471). Leonello fu legittimato dal papa Martino V, e quindi reso idoneo alla successione. Il padre gli fece sposare Margherita Gonzaga; grazie a questo matrimonio Niccolò ottenne dai Gonzaga una notevole riduzione dell'enorme debito contratto dagli Estensi per la costruzione del monumentale castello di Ferrara. Oltre alle innumerevoli amanti Nicolò ebbe tre mogli: Gigliola da Carrara, Parisina Malatesta e Ricciarda di Saluzzo. Nicolò sposò Giliola da Carrara quando aveva solo tredici anni, ma nonostante l'età, aveva già intrapreso un'attività amatoria intensa tanto che a quindici anni contrasse un male venereo e fu sul punto di morire. Morta Giliola da Carrara nel 1416, sposò Laura Malatesta detta Parisina. A questo matrimonio è legata una delle vicende più cruente della storia degli estensi che ha ispirato molta letteratura. Parisina era giovane e, secondo le cronache dell'epoca molto bella; aveva l'età circa dei figli illegittimi più vecchi di Niccolò, tra cui Ugo. Giunta Parisina a Ferrara incontrò Ugo, i due si erano già conosciuti durante le trattative matrimoniali. Approfittando delle numerose assenze da Ferrara di Niccolò, iniziarono una relazione amorosa. Niccolò fu informato della cosa e fece praticare un foro sul soffitto della stanza in cui si incontravano i due amanti, grazie al quale con un sistema di specchi si poteva vedere tutto ciò che accadeva nella camera sottostante. Ebbe così la prova certa del tradimento dei due amanti che furono fatti imprigionare e decapitare. Uguale pena ordinò per tutte le donne adultere di Ferrara, anacronisticamente, vista la sua nota attività sessuale che non faceva certamente distinzione fra donne nubili o sposate. La leggenda vuole che uno specchio esistente nel castello si quello attraverso il quale il marchese vide il tradimento. Rimasto nuovamente vedovo, Nicolò dopo due anni sposò Ricciarda da Saluzzo dalla quale ebbe i figli Ercole (1431 - 1505), che diventò poi du5 ca di Ferrara, e Sigismondo. Niccolò riuscì con alcune azioni militari, e grazie ad una politica di mediazione fra le potenze allora in lotta in Italia, l'impero, il papato, Venezia, Milano e Firenze, ad ingrandire i territori soggetti a Ferrara e a liberarsi di un enorme debito contratto con Venezia. Niccolò si era preoccupato della sua discendenza alla signoria di Ferrara, redigendo a Milano nello stesso giorno della sua morte il 26 dicembre 1441 un testamento che stabiliva l'ordine della successione: prima Leonello, poi i figli legittimi di Leonello e, in mancanza di questi, Ercole e Sigismondo. Nel testamento non indicò il figlio naturale Borso, che invece successe a Leonello. Leonello, secondo dei tre figli illegittimi che Niccolò III d'Este ebbe da Stella de' Tolomei, venne formato militarmente sotto la guida del capitano di ventura Braccio da Montone e culturalmente sotto la guida dell'umanista Guarino Veronese. Il padre era rimasto senza figli maschi, dopo la morte senza figli della prima moglie Gigliola di Carrara, nel 1416 e la morte in fasce dell'unico figlio maschio avuto dalla seconda moglie, Laura Malatesta, detta Parisina, (Alberto Carlo, 1421) . Nel 1425 furono giustiziati per adulterio la Parisina e il fratello maggiore di Lionello, Ugo Aldobrandino (14051425). Nel 1435 Lionello si sposò con Margherita Gonzaga e in virtù delle clausole contenute nel contratto di matrimonio, fu riconosciuto come figlio legittimo di Niccolò dal papa di Leonello d’Este di Martino V e ne divenne ufficialmente il successore, nono- Ritratto Pisanello stante la nascita dei fratellastri Ercole nel 1431, e Sigismondo (nel 1432), figli della terza moglie del padre, Ricciarda di Saluzzo. Nel 1439 morì Margherita Gonzaga, un anno dopo aver dato alla luce il figlio Niccolò (1438-1476). Nel 1441, alla morte del padre. il testamento lo confermò suo erede e successore. Dopo trattative non concluse con Bianca Maria Visconti, sposò in seconde nozze nel 1444 Maria d'Aragona, figlia illegittima del re di Napoli e Sicilia, Alfonso V, morta senza figli nel 1449. Con il sostegno del vescovo, il beato Giovanni da Tossignano, fece erigere l'ospedale di Sant'Anna, il primo ospedale della città, ancora esistente. Fu ottimo politico, ma si distinse soprattutto nel campo Lo stemma estense dipinto da Rodella cultura e intrattenne rapporti epistolari con tutti i gier Van der Weyden massimi studiosi di quel tempo. Leon Battista Alberti compose su sua commissione, il "De re aedificatoria", dato alle stampe poco dopo la sua morte, e alla corte di Ferrara lavorarono artisti come il Pisanello, Jacopo Belli6 ni, Andrea Mantegna, Piero della Francesca ed il fiammingo Rogier van der Weyden. Il marchese ridiede slanciò all'università di Ferrara, fondata dal marchese Alberto V d'Este, che richiamò in città studenti da tutta Italia e da molti paesi d'Europa. Morì nel 1450 a soli quarantatre anni mentre si trovava nella Delizia di Belriguardo. Borso d'Este nato a Ferrara nel 1413 e morto nella stessa città nel 1471 era il terzogenito figlio illegittimo di Niccolò III. La madre fu la favorita Stella de' Tolomei, nota anche con il nome di Stella dell'Assassino. Successe al fratello Leonello d'Este l'1 ottobre 1450 nei domini paterni. Il 18 maggio 1452 l’Imperatore di Germania Federico III, avendo sostato, sia mentre si recava a Roma dal Papa, sia al ritorno, presso la corte del Marchese Borso d'Este a Ferrara ed incontrato un'accoglienza senza pari, per dimostrargli la sua gratitudine, lo insignì del titolo di Duca di Modena e RegStemma di Borso dal 18 maggio 1452 gio, concedendogli pure il privilegio di fregiare lo per concessione dell’Imperatore Federistemma con "Due aquile imperiali bicipiti nere in co III del titolo ducale di Modena e Reggio. campo oro”. Il 14 aprile 1471 Papa Paolo II invitava a Inquartato, nel primo e nel quarto d’oro, Roma il Marchese Borso all’aquila bicipite spiegata di nero, imbeccata, membrata, e armata d’oro, sord’Este per investirlo del montata dalla corona imperiale in campo titolo di Duca di Ferrara d’oro e nel secondo e terzo d’azzurro ai tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso e della Romandiola. La e d’oro, su tutto d’azzurro all’aquila sua politica fu sempre d’argento, rostrata, linguata e coronata d’oro. incentrata sul tentativo di espandere lo stato estense e di nobilitare la famiglia d'Este. In questa ottica va vista la sua volontà di ottenere il titolo ducale per i suoi possedimenti. In politica estera fu molto vicino alla Repubblica di Venezia e avverso sia a Francesco Sforza che alla famiglia dei Medici per vecchie ruggini che consistevano nel tentativo di Filippo Maria Visconti, ultimo duca di MiStemma di Borso dal 14 aprile 1471 per lano della famiglia Visconti di far succedere un estenconcessione di papa Paolo II del titolo di se nella città lombarda. Questi dissidi portarono alla Duca e Vicario Pontificio di Ferrara. Inquartato, nel primo e nel quarto d’oro, vana battaglia della Riccardina o della Molinella che all’aquila bicipite spiegata di nero, imnon ebbe né vincitori né vinti. beccata, membrata, e armata d’oro, sorLa corte di Borso fu il centro della Scuola di pittura di montata dalla corona imperiale in campo d’oro e nel secondo e terzo d’azzurro ai Ferrara, cui appartengono Francesco del Cossa, Ercole tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso de' Roberti e Cosmè Tura. Nella tradizione successiva e d’oro, sul capo le chiavi pontificie in decusse, su tutto d’azzurro all’aquila (come per esempio nell'Orlando Furioso dell'Ariosto) d’argento, rostrata, linguata e coronata Borso venne visto come sovrano magnanimo e illumid’oro. 7 nato, soprattutto per il fatto di aver consentito al ramo legittimo degli Este (rappresentato da Ercole I d'Este in quanto figlio di Niccolò III e della sua terza moglie Ricciarda di Saluzzo) di tornare al potere; in realtà Borso era piuttosto avaro per quanto riguarda la cultura: celebre è l'episodio in cui Francesco del Cossa, uno degli autori degli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia (Ferrara) chiese un compenso maggiore per le sue fatiche pittoriche, e sentendoselo negare da Borso se ne andò a Bologna a fondare la sua scuola pittorica. La fama di Borso è legata soprattutto alla famosa Bibbia, una delle più alte opere di miniatura del Ritratto di Borso d’Este Rinascimento italiano. Borso d'Este non si sposò e non ebbe figli. Il successore fu il fratellastro Ercole I d'Este. Ercole I d'Este (Ferrara, 26 ottobre 1431 – Ferrara, 15 giugno 1505) fu duca di Ferrara dal 1471 al 1505 e uno dei principali mecenati e uomini di cultura del Rinascimento. Figlio di Nicolò III e Ricciarda di Saluzzo, fu educato alla corte aragonese a Napoli dal 1445 al 1460; qui studiò strategie militari e la cavalleria, e conobbe l'amore per l'architettura classica e le arti. Durante le signorie dei due fratelli illegittimi, Leonello e Borso, combatté come capitano di ventura con risultati alterni. Nella Battaglia della Riccardina o della Molinella rimase ferito al malleolo di un piede. La ferita lo costrinse a zoppicare per il resto della vita, tanto che i veneziani, suoi acerrimi nemici, lo soprannominarono Il Ciotto, ovvero Lo Zoppo. Dopo la morte del fratellastro Borso, nel 1471 divenne duca e sposò Eleonora d'Aragona, figlia di Ferdinando I di Napoli. Da lei ebbe sei figli: Isabella d'Este (Ferrara, 18 maggio 1474 – Mantova, 13 febbraio 1539), che sposò Francesco Gonzaga; Beatrice d'Este (1475-1497), che sposò Ludovico Sforza, detto il Moro; Alfonso I d'Este (Ferrara, 21 luglio 1476 - 31 ottobre 1534), sposò prima Anna Sforza e poi Lucrezia Borgia; Stemma di Ercole I. Ferrante d'Este (1477-1540); Inquartato, nel primo e nel quarto d’oro, all’aquila bicipite spiegata di Ippolito I d'Este (Ferrara, 20 marzo 1479 – Fernero, imbeccata, membrata, e armata rara, 3 settembre 1520), cardinale; d’oro, sormontata dalla corona imperiale in campo d’oro e nel secondo e Sigismondo d'Este (1480-1524). terzo d’azzurro ai tre gigli d’oro, al oltre alcuni figli illegittimi, il più noto dei quali fu bordo dentato di rosso e d’oro, al palo Giulio. Attraverso i matrimoni delle figlie, gli Este si u- le chiavi pontificie in decusse, su tutto d’azzurro all’aquila d’argento, rostrata, nirono a due delle famiglie più in vista d'Italia: Beatrice linguata e coronata d’oro. 8 si sposò con Ludovico il Moro e Isabella con Francesco II Gonzaga. Le mire espansionistiche di Girolamo Riario, signore di Forlì e di Imola, nonché nipote del papa Sisto IV, unite alla rivalità con la Serenissima, dovuta sia a motivi territoriali sia alla lotta per il monopolio del sale, portarono Ercole, negli anni '80 del XV secolo, a combattere la Guerra del Sale contro il Riario, i Veneziani e il Papa. Con la pace di Bagnolo nel 1484, Ercole fu costretto a cedere a Venezia il Polesine e Rovigo, territori che gli erano stati sottratti nella prima parte della guerra (iniziata nel 1482). Girolamo Riario non ebbe invece i vantaggi speraErcole I d’Este ti.Benché Ercole avesse perso la guerra contro Venezia ed il Papa, ebbe uno straordinario successo nel costituire un'impresa musicale che rese per diversi anni Ferrara la corte più raffinata d'Europa, mettendo in ombra persino la Cappella Vaticana. È infatti grazie ad Ercole ed a pochi altri nobili che i musicisti valloni e fiamminghi arrivarono in Italia. I più celebri compositori europei lavorarono per lui, oppure gli dedicarono musica: tra loro ricordiamo Alexander Agricola, Jacob Obrecht, Heinrich Isaac, Hadrian Willaert e Josquin Desprez. Quest'ultimo compose la Missa Hercules Dux Ferrariae, non solo dedicata a lui, ma basata su un tema tratto dalle sillabe del nome del Duca. Ercole è ugualmente celebre come mecenate. Nominò il poeta Matteo Maria Boiardo suo ministro, protesse Pandolfo Collenuccio esule da Pesaro, e introdusse il giovane Ludovico Ariosto alla corte ferrarese. Sotto la reggenza di Ercole, Ferrara divenne una delle principali città d'Europa; la città raddoppiò quasi le sue dimensioni con la celebre Addizione Erculea progettata dall'urbanista Biagio Rossetti, urbanizzazione grazie alla quale Ferrara è stata definita la prima città moderna d'Europa. Ercole morì nel 1505; suo figlio Alfonso I d'Este divenne duca nello stesso anno. Alfonso I d'Este (Ferrara, 21 luglio 1476 – Ferrara, 31 ottobre 1534) figlio di Ercole I d'Este e di Eleonora d'Aragona, prese in moglie nel 1491 la sorella di Gian Galeazzo Visconti, Anna Maria Sforza, la quale morì undici anni più tardi. Nel 1506 si risposò con Lucrezia Borgia, figlia di Alessandro VI. Dalla seconda moglie ebbe: Alessandro d'Este (1505); Ercole II d'Este (1508-1559), duca di Ferrara; Ippolito II d'Este (1509-1572) , cardinale; Eleonora d'Este (1515-1575); Francesco d'Este (1516 –1578); Isabella Maria d'Este (1519-1521). Alfonso I d’Este ritratto di Dosso Dossi Dall'amante Laura Dianti ebbe due figli: 9 Alfonso d'Este, marchese di Montecchio (1527-1587); Alfonsino d'Este (1530-1547). Nel 1505, alla morte del padre, prese il suo posto. Un anno più tardi, represse la congiura dei fratelli Ferrante e Giulio d'Este. Nel 1508 partecipò alla Lega di Cambrai contro Venezia. Dopo aver rifiutato di aderire alla pace stipulata tra il papato e Venezia nel 1510, fu scomunicato e privato dei suoi possedimenti. Combatté nella guerra della Lega Santa al fianco della Francia, partecipando decisivamente alla battaglia di Ravenna (11 aprile 1512), ottenendo la revoca della scomunica ma non il reintegro dei suoi possessi, che riuscì a riconquistare solo nel 1530 grazie a Carlo V il quale, l'anno successivo, confermò con una sentenza imperiale il possesso di Modena, Reggio e Rubiera. Fu il protettore di Ludovico Ariosto. Ercole II d'Este (Ferrara, 4 aprile 1508 – Ferrara, 3 ottobre 1559) fu il quarto duca di Ferrara, Modena e Reggio (1534-1559). Figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, nipote di Ercole I e di papa AlessanErcole II d’Este dro VI, sposò nel 1528 Renata di Francia, figlia di Luigi XII, a garanzia dell'orientamento francese di Alfonso. Successe al padre nel 1534, e poté approfittare della quiete relativa stabilitasi in Italia in conseguenza del predominio spagnolo, destreggiandosi abilmente tra Francia e Spagna, sebbene inclinazioni e rapporti personali lo legassero di più alla Francia. Nei primi anni del suo ducato riuscì anche a risolvere il problema dei rapporti con il papa, componendo i dissidi con un accordo negoziato nel 1539 dal fratello Francesco (che comportò il versamento alla curia di 180.000 ducati d'oro). Quando però Enrico II di Fran- Stemma di Ercole II. Inquartato, nel primo e nel quarto cia riprese nel 1551 l'attività militare nella penisola, d’oro, all’aquila bicipite spiegata di Ercole II prese ad appoggiare più decisamente i fran- nero, imbeccata, membrata, e armata d’oro, sormontata dalla corona imperiacesi, assumendo nel 1556 il comando della lega forle in campo d’oro e nel secondo e terzo matasi in funzione antimperiale tra Francia, Stato Pon- d’azzurro ai tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso e d’oro, al palo le chiatificio e Ferrara. Ma allorché le milizie francesi concen- vi pontificie in decusse accompagnata trarono i loro sforzi su Napoli anziché su Milano, come al capo da una tiara, su tutto d’azzurro all’aquila d’argento, rostrata, linguata e il duca avrebbe voluto, riuscì a disimpegnarsi dall'alle- coronata d’oro. L’inserimento della anza stipulando con la mediazione di Cosimo de' Me- tiara è stata una iniziativa personale di Ercole II senza una ragione particolare dici un accordo con la Spagna (18 maggio 1558) che gli lasciava integri i domini. Negli anni del suo governo Ferrara divenne uno dei centri principali della Riforma in Italia, perché sua moglie, Renata di Francia, convertitasi alle idee di Calvino, protesse i riformati, tanto da venire a contrasto con il marito che la fece confinare nel Castello degli Este per volere del papa Paolo III. 10 Alfonso II d'Este (Ferrara, 22 novembre 1533 – Ferrara, 27 ottobre 1597) fu il quinto duca di Ferrara, Modena e Reggio e regnò dal 1559 alla morte. Figlio di Ercole II d'Este e di Renata di Francia, poco dopo essere salito al trono, per volere di papa Pio IV, rimandò in patria la madre, di osservanza calvinista. Sotto il suo regno la corte di Ferrara raggiunse il massimo di sfarzo e magnificenza, ospitando poeti (come il Tasso) ed artisti, sebbene a discapito delle finanze. Cercò di innalzare il prestigio dello Stato coi suoi tre matrimoni — Lucrezia de' Medici (1558-61), Barbara d'Austria (1565-72) e Margherita Gonzaga (1579) — e alleandosi coll'imperatore Alfonso II d’Este Massimiliano II nella sua guerra contro i Turchi in Ungheria (1566). In mancanza di eredi diretti designò alla successione il cugino Cesare (figlio di Alfonso, fratello del padre Ercole II d'Este), e l'atto fu riconosciuto dall'Impero, ma non dalla Chiesa, in quanto lo zio Alfonso era figlio naturale del predecessore duca Alfonso I d'Este e di Laura Dianti. Papa Clemente VIII alla sua morte si riappropriò quindi di Ferrara, feudo pontificio, approfittando anche della debolezza di Cesare d'Este. Dopo la sua morte venne sepolto a Ferrara nel Monastero del Corpus Domini. Cesare d'Este (Ferrara, 1561 – Modena, 11 dicembre 1628) fu duca di Modena e Reggio dal 1597 fino alla propria morte. Era figlio di Alfonso d'Este (un figlio naturale di Alfonso I d'Este) e della prima moglie Giuliana della Rovere (1525-1563), figlia del duca di Urbino Francesco Maria I della Rovere. Il 27 ottobre 1597, alla morte senza eredi del duca Alfonso II d'Este, il Ducato passò al cugino Cesare, figlio naturale di Alfonso d'Este marchese di Montecchio. La legittimità della sucCesare d’Este cessione venne riconosciuta dall'imperatore Rodolfo II, ma non da Papa Clemente VIII, ed essendo Ferrara, a differenza di Modena, Carpi e Reggio Emilia, feudo pontificio, esso ritornò alla Santa Sede, nonostante i reiterati tentativi del Duca, che chiese aiuto alle principali potenze europee, ma ottenne solo promesse o, nel caso di Enrico IV di Francia, un clamoroso voltafaccia. La capitale fu quindi trasferita a Modena ove il Duca entrò il 30 gennaio 1598 e molteplici furono i problemi di quei primi anni: l’inadeguatezza della residenza (l'antico castello medioevale), le diatribe fra la nobiltà ferrarese e quella modenese, il tentativo di autonomia di Marco Pio di Sassuolo, la guerra contro Lucca per il possesso della Garfagnana. Sposò il 30 gennaio 1586 la fiorentina Virginia de' Medici, figlia dell'ex Granduca di Toscana Cosimo I, che però dopo circa dieci anni 11 manifestò i primi segni della pazzia che l'accompagnarono fino alla morte, avvenuta nel 1615. Fu uomo mite e religioso, ma non dotato di grande intelligenza politica. Gli successe il figlio Alfonso III d'Este. Alfonso III d'Este (Ferrara, 1591 – Castelnuovo di Garfagnana, 24 maggio 1644) è stato duca di Modena e Reggio dal 1628 al 1629. Figlio di Cesare d'Este e di Virginia de' Medici, era di carattere acceso ed impulsivo, partecipò alla guerra contro Lucca del 1613 ed ebbe un ruolo di primo piano nella contesa tra la famiglia ducale e quella dei Pepoli che culminò con l'assassinio del conte Ercole Pepoli a Ferrara nel 1617. Nel 1608 sposò Isabella di Savoia, figlia del Duca Carlo Emanuele I, che amò sinceramente, tanto che alla sua morte per parto (ben il quattordiceAlfonso III d’Este simo) nel 1626 meditò di prendere i voti. L'11 dicembre 1628 morì il padre Cesare ed assunse il governo dello Stato, ma alla fine di luglio del 1629 dalla rocca di Sassuolo annunciò la sua abdicazione a favore del figlio Francesco. L'8 settembre a Marano nel Tirolo svestì gli abiti ducali ed indossò il saio dei Cappuccini col nome di fra' Giambattista da Modena. Fu predicatore e missionario e in occasione della peste del 1630-31 svolse con coraggio l'opera di conforto ai moribondi. Nell'ottobre 1632 ritornò a Modena, ma le sue prediche, contro i costumi della corte e contro gli Ebrei, che tentava di convertire obbligandoli ad ascoltare i suoi sermoni, accesero gli animi in città e la sua presenza divenne "ingombrante".Si ritirò quindi in un convento a Castelnuovo di Garfagnana, fatto erigere a spese del Duca figlio, dove morì il 24 maggio 1644. Francesco I d'Este (Modena, 6 settembre 1610 – Santhià, 14 ottobre 1658) era il figlio maggiore di Alfonso III d'Este, Duca Modena e Reggio, e di conseguenza gli successe nei diritti il 25 luglio 1629. Fu Duca di Modena e Reggio dal 1629 al 1658. Divenuto Duca nel 1629 a seguito dell’abdicazione del padre Alfonso III d'Este, fu certamente il più grande dei principi estensi. Si trovò subito a fronteggiare la tremenda epidemia di peste del 1630-31 (a Modena fu contagiato il 70% della popolazione, ed il 40% ne morì) e si rifugiò sulle colline di Reggio Emilia, dove il morbo giunse più tardi e fu meno virulento, e tutta la sua famiglia fu risparmiata. Ne diede merito alla Madonna della Ghiara, e nacque così una devozione che mantennero tutti gli Estensi: la sua effigie fu anche riprodotta su diverse monete. Cessata l’epidemia, sposò Maria Farnese, figlia del Duca Ranuccio I di Parma, e nel frattempo scoppiava la Guerra dei trent'anni. Il Duca parteggiò per la Spagna ed invase il Ducato di Parma del cognato e ne seguirono scorrerie francesi nel modenese. Recatosi poi a Madrid per ottenere ricompensa dell’alleanza, tornò a mani vuote, senza nemmeno riscuotere i vecchi crediti. Per annettersi Correggio, dopo che l’Impero aveva dichiarato decaduto per indegnità il Principe Siro, dovette sborsare 230.000 fiorini e tenersi una guarnigione spagnola. Venne subito dopo la guerra di Castro 12 che Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) voleva annettere come aveva fatto con Urbino: Parma, Modena, Venezia e Firenze si allearono contro il Pontefice, ma gli altri Stati, timorosi che prevalesse Francesco I, che mirava alla riconquista di Ferrara, si affrettarono a stipulare a Ferrara una pace, il 31 marzo 1644, che lasciava le cose come erano. Ancora una volta Francesco I sperava in un aiuto dalla Spagna che non venne, e decise di schierarsi dalla parte della Francia, grazie ai maneggi col cardinale Mazzarino. Francesco I scese sul campo di battaglia per la conquista di Cremona, ma per le avversità atmosferiche ed il mancato arrivo di truppa e denaro promessi dal Mazzarino, fu costretto a desistere. Le sorti della guerra dei Trent’Anni presero poi una piega favorevole alla Spagna e ancora Francesco I d’Este una volta il Duca cercò un abboccamento con essa, salritratto dal Velàzquez vo poi di nuovo avvicinarsi alla Francia, combinando il matrimonio del figlio Alfonso con Laura Martinozzi, nipote del Mazzarino. Il governatore della Milano spagnola, Marchese di Caracena, passò il Po e a Gualtieri entrò nel territorio estense per conquistare Reggio, ma stavolta le condizioni atmosferiche avverse e la difesa della città costrinsero il Caracena a desistere e ritirarsi. Negli anni successivi vediamo ancora Francesco I, alleato di Francia e Piemonte, combattere in Lombardia e Piemonte,come comandante delle truppe francesi oltre che delle proprie, ottenendo successi nella presa di Valenza ed Alessandria nel 1656-57, anche con l’aiuto del figlio Alfonso. Alla fine del 1657 ritornò a Modena, ma nel 1658 passa il Po, risale l’Adda e giunge alle porte di Milano; si dirige poi verso il Piemonte e assedia Mortara, conquistandola. Ma non poté godere il trionfo della vittoria: ammalatosi di malaria muore a Santhià il 14 ottobre 1658 fra le braccia del figlio Almerigo. Grande e audace condottiero, mantenne però una dirittura morale ed una religiosità rara fra i prìncipi di quei tempi; amava donare senza farlo pesare o conoscere da coloro che gratificava e nonostante tutto amava più la pace della guerra; Modena divenne una vera capitale grazie alla sua opera: costruì, oltre al Palazzo Ducale, il Teatro della Spelta (3000 posti a sedere), allargò il Naviglio fin dentro la città che ebbe il porto, costruì la sontuosa villa delle Pentetorri, andata completamente distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale, oltre al restauro della Cittadella e decise la costruzione della palazzina del Vigarani nei giardini del palazzo oggi Giardini Pubblici. Costruì anche il Palazzo ducale di Sassuolo destinato alla villeggiatura della corte. Fu prestigiosa la sua cappella musicale ducale, che ebbe come direttore, dal 1647 al 1665, il compositore Marco Uccellini, che fu anche maestro di cappella della cattedrale. Protettore di artisti e letterati, Francesco arricchì la Galleria Estense portandola al livello delle più ricche collezioni d'Europa con l'acquisizione di opere dei maggiori artisti del suo tempo, purtroppo in parte vendute dal suo discendente Francesco III a corto di quattrini al re di Polonia ed e13 lettore di Sassonia Augusto III e che oggi formano il vanto del museo di Dresda. Alla Galleria Estense di Modena si trovano due opere che lo ritraggono: il celebre busto marmoreo del Bernini e l'altro altrettanto celebre ritratto del Velazquez. Alfonso IV d'Este (Modena, 1634 – Modena, 16 luglio 1662) è stato duca di Modena e Reggio dal 1658 al 1662. Succedette al padre Francesco I d'Este, ma a causa della scomparsa in giovane età a cagione della gotta e della tubercolosi, il suo regno durò solo quattro anni, nel quale sono da segnalare la fine della guerra tra Francia e Spagna e l'acquisizione definitiva Alfonso IV d’Este di Correggio, da cui se ne andò la guarnigione sparitratto del Sustermans gnola. Nel 1655 sposò la contessa Laura Martinozzi (Fano, 27 maggio 1639 - Roma 19 luglio 1687), nipote del cardinale Giulio Mazarino. Rimasta vedova, ebbe la reggenza in nome del figlio, unica donna nella storia del Ducato, che non prevedeva la successione in linea femminile. Francesco II d'Este (Modena, 1660 – Sassuolo, 6 settembre 1694) fu duca di Modena e Reggio dal 1662 al 1694. Era figlio del duca Alfonso IV d'Este e di Laura Martinozzi. Divenuto duca a soli 2 anni sotto la reggenza della madre, la spodestò nel 1674, a soli 14 anni, su istigazione del cugino Cesare Ignazio. In un'Europa dove l’Inghilterra era indebolita dalle lotte interne, l’Austria era impegnata con tutte le sue forze contro i Turchi e la Spagna era in piena decadenza, sempre più pesava l’egemonia del Re di Francia, Luigi XIV. Il Ducato storicamente propendeva per la Francia, ma l’ambizione smisurata di Luigi XIV portò ad umiliare a più riprese il duca e gli altri Stati europei, finché questi, e soprattutto Austria e Piemonte, non gli mossero guerra, e Francesco II, dopo tante esitazioni, decise per la neutralità, pur essendo costretto a subire gli acquartieFrancesco II d’Este ramenti imperiali. Francesco II amò intensamente la cultura e soprattutto la musica (fu eccellente suonatore di violino) e diede impulso ed incoraggiamento a molti artisti e alle stamperie musicali, lasciando spesso le incombenze di governo al cugino Ignazio. Nel 1686 fondò anche l'Università di Modena e Reggio Emilia, distribuendo l’anno dopo le prime lauree in diritto e medicina. Nel 1692, dopo avere cercato invano principesse più prestigiose, sposa la cugina Margherita Maria Farnese, principessa di Parma, dalla quale non ebbe figli. La sua salute declinava velocemente (soffriva di gotta e poliartrite) e morì nella reggia di Sassuolo, a soli 34 anni, con al capezzale il sempre fedele cugino Cesare Ignazio ed il futuro Duca, l’allora cardinale Rinaldo. 14 Rinaldo d'Este (Modena, 25 aprile 1655 – Modena, 26 ottobre 1737) fu Duca di Modena e Reggio dal 1695 al 1737. Ultimogenito del duca Francesco I d'Este, nel 1695 depose la porpora cardinalizia per succedere al nipote Francesco II d'Este. Sposò Carlotta Felicita di Brunswick e Lüneburg, figlia di Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg, cugina di Re Giorgio I d'Inghilterra imparentandosi così con gran parte dei Principi di Germania. Nel 1699 la cognata Amalia Guglielmina, principessa di Braunschweig-Lüneburg, sposò a Modena il figlio dell'imperatore Leopoldo I, Giuseppe (1678 – 1711), che diverrà a sua volta imperatore, imparentando così Rinaldo anche con gli Asburgo. Per cercare di sollevare le condizioni del popolo minuto, che la crisi economica aveva letteralmente ridotto alla fame, controllò strettamente il mercato del grano, arrestando anche alcuni nobili che ne facevano aggiotaggio, ed il prezzo diRinaldo d’Este minuì sensibilmente. Continuarono gli acquartieramenti alemanni, ma impose, per il loro mantenimento, imposte ai feudatari, alle quali si assoggettò lui medesimo, e migliorarono così le condizioni di vita dei contadini. Purtroppo la morte di Carlo II di Spagna scatenò la Guerra di successione spagnola che ancora una volta portò lutti e miserie in Italia. Rinaldo cercò di barcamenarsi alla meno peggio, dichiarandosi nominalmente neutrale, ma il 1 agosto 1702 i Francesi entrano in Modena da Reggio, ove avevano costretto alla fuga i tedeschi, e Rinaldo dovette fuggire a Bologna. Nel 1703 l'invasione si convertì in conquista, sciogliendo la Reggenza, ma nel frattempo le sorti del conflitto stavano mutando, con i Savoia che abbandonarono la Francia per schierarsi con l'Austria. Nel novembre 1706 i tedeschi assalirono Modena ed assediarono i Francesi nella Cittadella. Questi si arresero nel febbraio 1707; il Duca era fra gli assedianti ed ottenne un trattamento onorevole per gli assediati. Nelle faticose trattative di pace ottenne dall'Impero (per 200 000 Doppie di Spagna) il Ducato di Mirandola, confiscato al filo-francese duca Pico, e tentò un riavvicinamento alla Francia mediante il matrimonio dell'erede al trono Francesco con Carlotta Aglae di Borbone-Orléans, la figlia di Filippo II d'Orléans. Andarono invece a vuoto i reiterati tentativi di ottenere Comacchio, annesso al Ferrarese, ma feudo imperiale, nonostante le dotte perorazioni di Ludovico Antonio Muratori. l matrimonio del figlio fu fonte di infiniti guai e preoccupazioni per Rinaldo: la nuora era quanto di più capriccioso e licenzioso si potesse immaginare, e con entrambi i rapporti si fecero presto tesi; per loro egli fece costruire una principesca residenza a Rivalta, presso Reggio Emilia, pur di non averli a Palazzo Ducale. Le finanze ducali non si riebbero più dall'esborso delle 200 mila Doppie (oltre una tonnellata d'oro!): la Lira modenese e la Lira reggiana si indebolirono, mentre crebbe il disordine monetario a causa di emissioni di monete svalutate. A questi problemi si aggiunsero poi le ingen15 ti spese per la costruzione della villa di Rivalta ove andò poi a risiedere il figlio Francesco con la moglie Carlotta, un complesso che, a detta dei contemporanei, rivaleggiava per sfarzo con Versailles. Nel 1728, con il matrimonio della figlia Enrichetta con l'ultimo Farnese di Parma, Antonio, Rinaldo cercò la prospettiva di ingrandire il proprio Stato ad occidente, ma dopo poco il genero morì senza eredi e Parma passò ai Borboni. Nel 1733 scoppiò la Guerra di successione polacca ed il Duca, pur dichiarandosi neutrale, segretamente parteggiava per l'Impero. Per un breve periodo fu costretto ancora una volta dai Francesi a rifugiarsi a Bologna, ma con la pace del 1736 tornò a Modena ed ottenne, il 12 ottobre del 1737, per i servigi resi all'Impero, la Contea di Novellara e Bagnolo. Pochi giorni dopo morì, lasciando la reggenza alle figlie nubili Benedetta e Amalia, poiché il figlio Francesco era in Ungheria al servizio dell'imperatore Carlo VI a combattere i Turchi. Francesco III d'Este (Modena, 2 luglio 1698 – Varese, 22 febbraio 1780) fu duca di Modena dal 1737 al 1780. Figlio del duca Rinaldo d'Este e di Carlotta Felicita di Brunswick-Lüneburg, sposò Carlotta Aglae di Borbone-Orléans (1700 – 1761); rimasto vedovo, sposò con matrimonio morganatico, dapprima Teresa di Castelbarco, vedova Simonetta, poi Renata Teresa d'Harrach, vedova Melzi. Nel 1741 Francesco III concluse il matrimonio del figlio Ercole con Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede del Ducato di Massa e Carrara, e così Modena acquistò l'ambìto sbocco al mare. Per risanare le esauste finanze del Ducato dopo le guerre di successione polacca e austriaca, vendette per 100 000 zecchini i più pregiati quadri della Galleria Estense ad Augusto III Re di Polonia e principe elettore di Sassonia, che li trasferì a Dresda. Si avvicinò sempre più all'Austria, e su suggerimento inglese, nel 1753 combinò il matrimonio della nipote Maria Beatrice Ricciarda Ricciarda (unica discendente del figlio Ercole e di Maria Teresa CyboFrancesco III d’Este Malaspina) con l'Arciduca Ferdinando d'AsburgoLorena, terzogenito di Maria Teresa d'Austria, in cambio della garanzia imperiale sulla sopravvivenza del ducato come entità separata dai domini asburgici. In più, egli ottenne la nomina ad "Amministratore e capitano generale della Lombardia austriaca" fino alla maggiore età dell'arciduca, che avrebbe allora assunto le funzioni di governatore. Uomo accorto ed abile amministratore, il duca si rese conto che la carica che gli era stata conferita aveva solo funzioni onorifiche, sicché si adattò a lasciare le leve effettive del potere a Beltrame Cristiani, plenipotenziario imperiale. Egli cercò comunque nei primi anni di svolgere una politica estera autonoma rispetto a quella viennese, ma il rovesciamento delle alleanze operato nel 1756 gli tolse 16 ogni spazio di manovra. Cercò allora di cogliere il massimo dei vantaggi economici offertigli dalla carica, entrando al tempo stesso in ottimi rapporti con l'aristocrazia lombarda, grazie anche al matrimonio contratto con Teresa di Castelbarco, vedova del conte Antonio Simonetta. Ercole Rinaldo III d'Este (Modena, 22 novembre 1727 – Treviso, 14 ottobre 1803) fu duca di Modena e Reggio dal 1780 al 1796. Nato da Francesco III d'Este e da Carlotta Aglae di BorboneOrléans, figlia del reggente di Francia, sposò nel 1741 Maria Teresa Cybo-Malaspina, che gli portò in dote il Ducato di Massa e Carrara, ingrandendo così domini estensi e dando loro uno sbocco al mare. Salì al trono nel 1780. Rimasto vedovo nel 1790 si unì con matrimonio morganatico a Chiara Marini, che frequentava da anni, mentre la Duchessa si era ritirata a Reggio. Da Maria Teresa ebbe due figli, ma il maschio (Rinaldo) morì poco dopo la nascita nel 1753. La femmina invece, Maria Beatrice Ricciarda (1750-1829), auspice il nonno Francesco III d'Este sposò l’Arciduca d’Austria Ferdinando, figlio di Maria Teresa d'Asburgo, e così garantirà la continuità alErcole Rinaldo III d’Este la dinastia con la nascita del figlio Francesco (il futuro Francesco IV d'Este). Da Chiara Marini ebbe un figlio maschio, Ercole Rinaldo (1770-1795), comandante della Milizia Estense e marchese di Scandiano, ma incapace di succedergli in quanto figlio naturale. Fu sovrano illuminato, gioviale e bonario (non disdegnava parlare in dialetto ai sudditi) e proseguì le riforme iniziate dal padre. Fece costruire i due ponti di Rubiera e di S. Ambrogio a Modena sulla Via Emilia, migliorando quindi i collegamenti con gli altri Stati, attraverso strade (Via Vandelli) che collegavano la Lunigiana e la Garfagnana coi versanti reggiano e Stemma di Ercole III modenese; nel 1785 istituì l’Accademia Atestina di Inquartato, nel primo e nel quarto d’oro, all’aquila bicipite spiegata di nero, imbecca- Belle Arti. Sotto il suo regno rifiorirono la cultura e ta, membrata, e armata d’oro, sormontata le scienze, mediante la protezione ad eruditi del dalla corona imperiale in campo d’oro e nel calibro di Lazzaro Spallanzani, Giambattista Venturi, secondo e terzo d’azzurro ai tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso e d’oro, al palo le Girolamo Tiraboschi, Lodovico Ricci, e tantissimi chiavi pontificie in decusse accompagnata altri. L’invasione francese lo costrinse a lasciare il al capo da una tiara cerchiata e crocettata d’oro, caricata di una banda abbassata e Ducato per Venezia il 7 maggio 1796, portando con quadrettata d’argento e nero (di azzurro) (lo sé il suo cospicuo patrimonio personale, ma non stemma di Cybo-Malaspina), su tutto d’azzurro all’aquila d’argento, rostrata, lin- una lira dalle pubbliche casse, nonostante le preteguata e coronata d’oro. 17 stuose accuse sanculotte. Fu invece raggiunto dai soldati francesi nella città lagunare e oggetto di rapina a mano armata nella propria dimora di circa 200.000 zecchini. Dopo questo episodio si traferì a Treviso ove morì il 14 ottobre 1803. Le paci di Campoformio (1797) e di Lunéville (1801) gli assegnarono un dominio nella Brisgovia a compenso del perduto ducato, ma l'ultimo duca estense non si recò mai a prenderne possesso. Ferdinando Carlo Antonio Giuseppe Giovanni Stanislao d'Asburgo-Este, arciduca d'Austria e duca di Brisgovia (Castello di Schönbrunn, 1 giugno 1754 – Vienna, 24 dicembre 1806), era il quattordicesimo figlio di Maria Teresa d'Austria e di Francesco Stefano di Lorena. Quando era ancora un ragazzino, lui e il fratello Massimiliano ricevettero in regalo dal padre delle macchine per coniare monete, perché imparassero ad apprezzare il valore del denaro e la fatica per procurarsene. I figli maschi di Maria Teresa ebbero come precettore Karl Anton von Martini, illuminista da lei molto apprezzato. Ferdinando fu promesso a Maria Beatrice (1750-1829), nipote di Francesco III d'Este duca di Modena, più anziana di lui di quattro anni. Maria Teresa voleva infatti che la casa d'Asburgo si legasse Ferdinando d’Aburgo-Este con gli Este. Francesco III cedette all'arciduca il Governatorato di Milano, allorché sposò Maria Beatrice a Milano il 15 ottobre 1771. Per festeggiare il matrimonio a Milano, il 15 ottobre, venne rappresentata la prima dell'opera Il Ruggiero di Johann Adolf Hasse ed il 17 ottobre, ci fu la prima dell'Ascanio in Alba di Mozart e libretto di Giuseppe Parini. Per la coppia l'Imperatrice ordinò la costruzione della Villa Reale di Monza (1777). Dopo l'incendio nel 1776 del Teatro Regio Ducale di Milano, Ferdinando si fece promotore della coInquartato, nel primo fasciato d’argento et struzione del Teatro alla Scala (1778) e del Teatro de gueules de huit pièces et de gueules à la della Cannobiana (1779). Secondo le istruzioni imcroix patriarcale d'argent sur une colline de sinople, en 2 de gueules au lion d'argent à partitegli dalla madre, Ferdinando non doveva intela queue fourchée passée en sautoir, couressarsi al governo e non doveva disturbare il lavoronné, armé et lampassé d'or, en 3 bandé d'or et d'azur à la bordure de gueules et en ro dei funzionari austriaci che portavano avanti gli 4 d'or à six tourteaux mis en orle, cinq de affari di governo. La sua mansione era dedicarsi agueules, celui en chef d'azur chargé de trois fleurs de lis d'or, sur le tout: 1, de gueules à gli obblighi di rappresentanza, esibendo il proprio la fasce d'argent et d'or à la bande de gueu- rango aristocratico. Maria Teresa infatti era preocles chargé de trois alérions d'argent; 2, d'azur, à l'aigle d'argent, becquée, languée cupata per la debolezza e lo scarso talento politico et couronnée d'or del figlio. Gli scrisse circa seicento lettere per rim18 proverarlo della sua condotta e per dargli consigli perché diventasse un modello per i suoi sudditi. Era infatti idea dell'imperatrice che il sovrano dovesse incarnare tutte le virtù perché il popolo potesse trarne esempio di condotta e ammirazione. Anche alla nuora, nei cui confronti nutriva un affetto sempre crescente, inviò molte lettere, sperando che ella potesse influenzare positivamente il figlio. Francesco Giuseppe Carlo Ambrogio Stanislao (Milano, 6 ottobre 1779 – Modena, 21 gennaio 1846) fu, col nome di Francesco IV, duca di Modena, Reggio e Mirandola (dal 1815), duca di Massa e principe di Carrara (dal 1829), arciduca Asburgo-Este, principe reale di Ungheria e Boemia, Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro. Suo padre fu l'arciduca Ferdinando Carlo Antonio Giuseppe Giovanni Stanislao Asburgo -Este, duca di Brisgovia, sua madre Maria Beatrice d'Este, duchessa di Massa e principessa di Carrara, signora di Lunigiana, titoli ereditati dalla madre Maria Teresa Cybo-Malaspina. Nel 1812 Francesco sposò la principessa Maria Beatrice di Savoia (1792-1840), figlia del re Vittorio Emanuele I di Sarde- Francesco IV d’Asburgo-Este gna e sua nipote in quanto figlia della sorella Maria Teresa Giovanna (1773-1832). Aveva un senso quasi mistico della missione divina del sovrano ed era ossessionato dalla Carboneria che la negava: contro di essa emise, a poca distanza uno dall'altro, ben due editti, il secondo dei quali aggravava le pene previste dal primo. Nel 1820 il Tribunale di Stato di Rubiera processò quarantasette persone accusate di carboneria condannandole a varie pene, due furono le condanne a morte. Il duca al quale spettava la convalida delle sentenze e dimostrava generalmente clemenza ne confermò alcune, per altre ridusse la pena inflitta e confermò delle due condanne a morte solo quella nei confronti di don Giuseppe Andreoli, decapitato poco dopo a Rubiera perché il suo stato di écartelé en 1 parti fascé d'argent et de sacerdote secondo il duca aggravava il reato in gueules de huit pièces et de gueules à la croix patriarcale d'argent sur une colline de quanto sosteneva la possibilità di conciliare la relisinople, en 2 de gueules au lion d'argent à gione con le nuove idee di libertà, contrariamente la queue fourchée passée en sautoir, coua quanto pensava il duca convinto della missione ronné, armé et lampassé d'or, en 3 bandé d'or et d'azur à la bordure de gueules et en divina del sovrano. Poiché gli studenti si mostrava4 d'or à six tourteaux mis en orle, cinq de no sostenitori delle nuove idee, impose che gli unigueules, celui en chef d'azur chargé de trois fleurs de lis d'or, sur le tout parti de gueules versitari risiedessero in collegi che sorsero numeroà la fasce d'argent et d'or à la bande de si e fece ridurre il numero degli studenti in giurigueules chargé de trois alérions d'argent, sprudenza giudicandoli pericolosi per le sorti del enté en pointe d'azur, à l'aigle d'argent, becquée, languée et couronnée d'or ducato ed inutilmente in numero troppo elevato 19 per le reali necessità, non favorì l'istruzione poiché le persone più istruite erano più accessibili degli incolti alle idee di libertà portate dalla rivoluzione francese. Per lo stesso motivo, contrariamente a quanto avveniva in Europa, non favorì il nascere di nuove industrie, rivolgendo piuttosto le sue cure all'agricoltura i cui lavoratori erano più fedeli alla monarchia. Nel 1834 fece costruire a Modena il grandioso Foro Boario per il mercato bestiame "a onore e comodo dei fedeli agricoltori", che però non gradirono; e il fabbricato rimase vuoto. I grandi portici vennero chiusi e i locali ricavati adibiti a vari usi; oggi sono sede della facoltà di economia dell'Università. A giudicare dalle cronache redatte dagli avversari politici (in particolare esponenti del Risorgimento), Francesco IV usò nel suo governo un'impronta dittatoriale e sanguinaria. Ad esempio, il libro Ciro Menotti e i suoi compagni, scritto dall'ufficiale garibaldino Taddeo Grandi, modenese, edito nel 1880 (dalla tipografia Azzoguidi di Modena e di cui una copia è conservata presso la biblioteca del museo mazziniano di Genova), riporta presunti atti di atrocità commessi dalla polizia del Ducato, al cui comando vi era proprio Francesco IV. écartelé en 1 parti fascé d'argent et de gueules de huit pièces et de gueules à la croix patriarcale d'argent sur une colline de sinople, en 2 de gueules au lion d'argent à la queue fourchée passée en sautoir, couronné, armé et lampassé d'or, en 3 parti d'argent, à la guivre d'azur, couronnée d'or, issante de gueules et d'azur, au léopard ailé d'or, tenant de ses pattes avant un livre ouvert d'argent, portant les texte "PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS" et une terrasse sinople et en 4 parti d'azur, à la fasce cousue de gueules, accompagnée en chef d'un corbeau de sable et en pointe de trois couronnes d'or et de Lodomérie, sur le tout parti de gueules à la fasce d'argent et d'or à la bande de gueules chargé de trois alérions d'argent, enté en pointe d'azur, à l'aigle d'argent, becquée, languée et couronnée d'or Francesco V d'Asburgo-Este (Modena, 1 giugno 1819 – Vienna, 20 novembre 1875) appartenente alla linea Asburgo-Este, figlio maggiore del duca Francesco IV d'Este e della principessa Maria Beatrice di Savoia (17921840), fu l'ultimo sovrano regnante del Ducato di Modena e Reggio. Il 30 marzo 1842 Francesco sposò la principessa Adelgonda di Baviera. La coppia ebbe una sola figlia, Anna Beatrice, nata il 19 ottobre 1848 e morta l'anno successivo, l'8 giugno 1849. Alla morte del padre Francesco IV d'Este, il 21 gennaio 1846 Francesco divenne duca regnante di Modena, con anche i titoli di duca di Reggio e Mirandola, duca di Massa, principe di Carrara e Lunigiana. Alla morte di sua cugina l'imperatrice arciduchessa Maria Luigia d'Austria, il 18 dicembre 1847, le successe come duca di Guastalla. Nel 1859 il ducato entro nella nuova storia unitaria d'Italia, con l'arrivo dell'esercito del re Vittorio Emanuele II di Sardegna, e l'annessione ratificata da un plebiscito al nuovo Regno d'Italia. Al momento 20 dell'abbandono di Modena Francesco V fu seguito da oltre 3500 soldati che formarono la cosiddetta "Brigata Estense" che si aggregò alle truppe austriache. Dopo quattro anni di permanenza nel Veneto in diverse località, dall'Austria giunse l'ordine di scioglimento. A Cartigliano (Vicenza, nei pressi di Bassano del Grappa) il 24 settembre 1863 il duca sciolse le sue truppe. Fu consegnata ad ognuno una medaglia di bronzo con l'effige del duca e la scritta "FRANCISCUS V AUSTR. ATESTINUS DUX MUTINAE" e sul retro la scritta "FIDELITATIS ET CONSTANTIAE IN ADVERSIS". Il duca tenne l'ultimo discorso di elogio e ringraziamento per la fedeltà dimostratagli. Buona parte dei militari estensi passò definitivamente nell'Armata Imperiale, i rimanenti furono congedati e rientrarono nel territorio dell'ex Ducato. Con questo atto terminò il ruolo svolto dalla dinastia estense nella storia italiana. Nel 1861 a Francesco fu offerta la corona del Messico, il duca ringraziò per la considerazione e spiegò la rinuncia con queste parole scritte nelle sue memorie: "... riguardando io la piccola sovranità di Modena, più come un dovere che come un diritto, non ero in alcun modo disposto a rinunziarvi, nemmeno a fronte di qualsiasi compenso, fosse pure brillante, vantaggioso e lusinghiero. .." Francesco trascorse gli ultimi anni della sua vita in Austria dove morì a Vienna il 20 novembre 1875. È sepolto nella Cripta Imperiale della Chiesa dei Cappuccini. 21