Dipartimento Patologia e Oncologia Sperimentali Viale G.B.Morgagni, 50- 50134 Firenze-tel.0554598201 fax n.0554598900 e-mail [email protected] Progetto dal titolo: “Caratterizzazione metabolica di cellule staminali ipossia resistenti nel modello epatoma ascite. Inibizione del loro sviluppo ad opera di metaboliti fisiologici”. Responsabile della ricerca: Dott.ssa Maria Grazia Cipolleschi In una serie di studi dedicati alla caratterizzazione delle sottopopolazioni cellulari staminali normali (1-9), abbiamo dimostrato che l’incubazione in ipossia profonda (1% ossigeno) favorisce il mantenimento del potenziale staminale di popolazioni ematopoietiche murine ed umane. Si è infatti osservato che in ipossia le cellule staminali ematopoietiche (HSC) vengono mantenute meglio che in normossia, mentre i progenitori meno immaturi (CFC) vengono eliminati. Inoltre l’adattamento all’ipossia è risultato tanto maggiore quanto più alto è il livello del progenitore nella gerarchia ematopoietica (2, 6). La peculiare resistenza all’ipossia delle HSC è in grado di consentire la loro sopravvivenza in aree caratterizzate da tensioni di ossigeno particolarmente basse, la cui esistenza in condizioni fisiologiche è coerente con una serie di informazioni sulla struttura e la vascolarizzazione del tessuto ematopoietico. Si è così ipotizzato che in queste aree, che abbiamo denominato "nicchie staminali ipossiche", l’ipossia contribuisca a mantenere le proprietà staminali inibendo il commissionamento delle HSC alla generazione di progenitori meno immaturi, ipossiasensibili, quali le CFC (2). La questione degli effetti dell’ipossia sulle CSC, che sembrano mantenere molte caratteristiche delle cellule staminali (10), richiede di essere esaminata nel contesto sopra delineato. Il microambiente tumorale è infatti costantemente caratterizzato dalla presenza di zone profondamente ipossiche, dato che l’irrorazione sanguigna della massa cellulare neoplastica è, fino dalle fasi iniziali dello sviluppo della malattia, fortemente irregolare e spesso insufficiente. Ciò pone l’adattamento all’ipossia, che favorisce il mantenimento e l’amplificazione staminale, tra gli aspetti principali della cancerogenesi, aspetto che viene in effetti oggi indicato come elemento rilevante delle sue fasi iniziali (11). La capacità di resistere all’ipossia risulta peraltro cruciale per il successivo processo di progressione neoplastica, essendo l’ipossia stessa un induttore di instabilità genomica (12). Le cellule capaci di sopravvivere in ipossia sono pertanto bersagli preferenziali di mutazioni che, una volta sottoposte a selezione microambientale di tipo 1 darwiniano, hanno una elevata probabilità di generare cloni caratterizzati da un crescente vantaggio proliferativo rispetto alle altre cellule del tessuto. Sulla base di quanto sopra, nel nostro laboratorio sono da tempo in corso studi incentrati sulla riproduzione in vitro di “nicchie staminali ipossiche” sperimentali, dove le CSC possano essere mantenute in un ambiente selettivo paragonabile al loro habitat in vivo. Questo sistema sperimentale facilita grandemente studi sulle CSC diretti a svelarne le peculiarità fenotipiche e metaboliche sulle quali basare i suddetti orientamenti terapeutici. Il presente programma di ricerca si basa su una serie di studi condotti nel nostro laboratorio nell’ultimo decennio. Tali studi hanno permesso: a) l’allestimento di un metodo di arricchimento delle sottopopolazioni staminali neoplastiche basato sull’incubazione della popolazione tumorale complessiva in ambiente fortemente ipossico; b) la caratterizzazione di popolazioni staminali di epatoma AH130 di Yoshida spontaneamente sincronizzate in vivo in seguito al loro arresto in fase G1 per carenza di O2 e nutrienti. Utilizzando queste popolazioni si sono ottenuti i seguenti risultati: la respirazione mitocondriale è indispensabile per la crescita tumorale in quanto trasporta fino all’O2 gli equivalenti riducenti (elettroni) derivati dalle numerose reazioni ossidative che contribuiscono al metabolismo cellulare, mentre la funzione energetica di questa catena (cioè il rifornimento di ATP) può essere facilmente sostituita dalla glicolisi. In altre parole il compito fondamentale della respirazione mitocondriale consiste nella regolazione del cosiddetto stato redox che rappresenta il turnover generale degli elettroni espresso dai rapporti NAD(P)/NAD(P)H. Tra le varie vie metaboliche controllate da questi rapporti le più importanti ai fini del risveglio replicativo delle cellule staminali sono risultate quelle strettamente connesse con processi ossido-riduttivi del metabolismo del folato che utilizzano questa vitamina nella sintesi dell’anello purinico, tappa indispensabile per la sintesi del DNA. Da queste ricerche è risultato che l’aggiunta al mezzo di incubazione delle cellule staminali del principale substrato fisiologico del Ciclo degli Acidi Tricarbossilici (TCA) o ciclo di Krebs, il piruvato, produce un forte effetto citostatico sul processo di espansione proliferativa delle stesse cellule staminali. Ciò è dovuto ad una vera e propria saturazione che gli equivalenti riducenti, derivati dal piruvato, producono sulla catena respiratoria mitocondriale impedendo così l’espletarsi della via redox del metabolismo dei folici. Questa saturazione si verifica solo in cellule che, come quelle staminali, sono costituzionalmente dotate di una scarsa capacità respiratoria a seguito del loro adattamento all’ipossia. Una ulteriore importante acquisizione emersa dai nostri studi è stata ottenuta con la dimostrazione che la tappa metabolica respiratorio-dipendente del reclutamento in ciclo delle cellule staminali, inibita dal piruvato, è bloccata altresì dall’aggiunta del prodotto terminale del processo redox che porta all’utilizzazione del folato nella sintesi dell’anello purinico. Tale prodotto 2 è il tetraidrofolato, che si produce mediante un processo di riduzione da diidro- a tetraidrofolato ad opera di un enzima fondamentale per la crescita cellulare, la diidrofolicoredattasi (DHFR). È risultato che la somministrazione della forma ossidata del folato rimuove l’effetto inibente del piruvato in quanto la suddetta riduzione operata dalla DHFR produce il NADP necessario allo svolgimento del processo redox del folato stesso. In queste condizioni l’aggiunta del tetraidrofolato, inibisce il rifornimento del NADP, esercitando, di conseguenza, un forte effetto citostatico. In conclusione le nostre ricerche hanno dimostrato che metaboliti fisiologici essenziali, come il piruvato e il tetraidrofolato, possono, se impiegati a dosi farmacologiche, comportarsi come agenti citostatici sui compartimenti staminali, cioè su cellule il cui equilibrio ossido-riduttivo può essere decisamente alterato dal loro impiego. Questi risultati sono stati esposti in un lavoro attualmente in corso di pubblicazione e del quale alleghiamo una copia. Programma di ricerca Gli obiettivi del presente programma è dettato dai risultati ottenuti dagli studi fin qui condotti sul metabolismo delle cellule staminali tumorali che hanno dimostrato l’effetto citostatico del piruvato e del tetraidrofolato. Obbiettivo n°1. Caratterizzazione metabolica di popolazioni staminali tumorali sensibili all’effetto citostatico del piruvato e del tetraidrofolato. Saranno impiegate popolazioni staminali tumorali di vario tipo (epatoma, neuroblastoma, melanoma, leucemie mieloidi e linfoidi acute e croniche) esaminate attraverso uno screening iniziale basato sulla sensibilità all’effetto citostatico del piruvato in aggiunta o meno al tetraidrofolato. Il metabolismo energetico e la distribuzione in ciclo delle cellule sensibili saranno analizzati mediante le tecniche biochimiche e biomolecolari attualmente in uso nei nostri laboratori. Obbiettivo n°2. Verifica dell’attività citostatica del piruvato e del tetraidrofolato sullo sviluppo tumorale in vivo. L’effetto citostatico del piruvato e del tetraidrofolato sulle cellule staminali risultate sensibili in vitro sarà verificato in vivo, mediante esperimenti di trapianto delle linee tumorali sensibili in topi immuno-deficienti (topi nudi o scid). Le informazioni così ottenute saranno messe a disposizione di un gruppo di oncologi clinici, tra cui il Prof. Di Leo, primario oncologo presso l’ospedale di Prato, per discutere l’eventualità di un loro utilizzo ai fini di protocolli clinici in cui gli effetti citostatici del piruvato e del tetraidrofolato potrebbero essere associati a comuni trattamenti antiblastici. 3 Riferimenti bibliografici 1) Dello Sbarba P, Cipolleschi MG, Olivotto M. Hemopoietic progenitor cells are sensitive to the cytostatic effect of pyruvate. Exp. Hematol. 15:137-142, 1987. 2) Cipolleschi MG, Dello Sbarba P, Olivotto M. The role of hypoxia in the maintenance of hematopoietic stem cells. 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Incubation of murine bone marrow cells in hypoxia ensures the maintenance of marrow-repopulating ability together with the expansion of committed progenitors. Br. J. Haematol. 108:424-429, 2000. 7) Ivanovic Z, Belloc F, Faucher JL, Cipolleschi MG, Praloran V, Dello Sbarba P. Hypoxia maintains and interleukin-3 reduces the pre-colony-forming cell potential of dividing CD34(+) murine bone marrow cells. Exp. Hematol. 30:67-73, 2002. 8) Danet GH, Pan Y, Luongo JL, Bonnet DA, Simon MC. Expansion of human SCID-repopulating cells under hypoxic conditions. J. Clin. Invest. 112:126–135, 2003. 9) Dello Sbarba P, Cipolleschi MG, Olivotto M. Effects of vascular endothelial growth factor on the maintenance of murine pre-colony-forming cells in severe hypoxia. Detrimental effect of interleukin-3 and stem cell factor. Hematol. J. 3:49, 2002. 10) Jordan CT, Guzman ML. Mechanisms controlling pathogenesis and survival of leukemic stem cells. 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