Orthopoxvirus

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Orthopoxvirus
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Orthopoxvirus
Scheda
AGENTE EZIOLOGICO
TERAPIA
Virus a DNA, appartenente al genere degli orthopoxvirus.
Si può offrire al paziente infetto una copertura antibiotica come prevenzione di eventuali sovrainfezioni batteriche ed eventuale terapia sintomatica
TRASMISSIONE
Diffuso nell’ambiente tramite disseminazione, ad opera di velivoli che scaricano il virus sotto forma di aerosol, oppure per contaminazione di oggetti di uso comune.
Tale uso a fini di bioterrorismo appare però al momento estremamente
improbabile, a causa della particolare complessità nel reperire, trasportare
e diffondere tale virus.
Contagio da malato a sano tramite goccioline di saliva, secrezioni respiratorie o lesioni cutanee. Possibile anche una trasmissione indiretta mediante materiali contaminati da poco tempo.
Il contagio è più probabile durante la prima settimana di malattia, poiché il
virus è maggiormente presente nella saliva.
Il periodo di incubazione è di circa 12 giorni (range: 7–17 giorni) dopo l’esposizione.
PREVENZIONE
"
Vaccinazione in Italia non più obbligatoria dalla fine degli anni ’70 in
quanto l’OMS nel 1977 ha dichiarato il vaiolo eradicato.
"
Lo sviluppo di colture cellulari tissutali necessario per produrre nuovi
vaccini richiede almeno 36 mesi.
"
Attualmente un programma di vaccinazione preventiva per proteggere
ogni individuo non è attuabile.
"
Nessun farmaco antivirale è di provata efficacia per il trattamento del
vaiolo.
"
Ogni individuo infetto va isolato e tutti i contatti stretti (definiti come coloro i quali convivono con il soggetto o sono stati in diretto contatto con lo
stesso dopo l’inizio della febbre) vanno vaccinati e posti in osservazione.
Gli indumenti dei soggetti infetti vanno sterilizzati in autoclave oppure
lavati con acqua calda con l’aggiunta di candeggina. I disinfettanti comunemente utilizzati, come l’ipoclorito e i derivati dell’ammonio quaternario
sono efficaci per la disinfezione delle superfici contaminate.
"
La vaccinazione somministrata entro 4 giorni dall’esposizione può prevenire l’infezione o attenuare significativamente i sintomi della successiva
malattia. Un programma vaccinale d’emergenza dovrebbe includere tutti
gli operatori sanitari ed il personale impiegato nell’evenienza di un’epidemia di vaiolo, come forze dell’ordine, vigili del fuoco, etc.
Sono ad elevato rischio di contrarre complicanze post-vaccinali le
seguenti categorie: persone con eczema o altre dermatiti esfoliative;
pazienti con leucemia, linfoma o altre neoplasie in trattamento con agenti alchilanti, antimetabolici, radioterapia o alte dosi di steroidi; pazienti
con infezione da HIV; persone con deficit immunitari congeniti; donne in
gravidanza.
A tali individui, se venuti in stretto contatto con soggetti infetti, si raccomanda comunque la somministrazione del vaccino associato ad immunoglobuline specifiche (VIG).
SINTOMI D’ESORDIO
Febbre elevata, malessere, prostrazione con cefalea e dolori alla schiena; in
rari casi sono presenti importanti dolori addominali e delirio.
MANIFESTAZIONI CLINICHE
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Dopo 2–3 giorni dall’esordio rash maculopapulare formato da lesioni
piane, rosse, tutte presenti nello stesso stadio evolutivo, sulla mucosa della
bocca, del faringe, sul volto e agli arti superiori, che successivamente diffondono al tronco e agli arti inferiori.
In 1–2 giorni il rash diviene vescicolare e poi pustoloso.
Le pustole sono circolari, tese, e approfondite nel derma; all’ottavo–nono
giorno dalla comparsa iniziano a formarsi le croste, che cadono dopo 3–4
settimane.
Altri organi e apparati sono coinvolti raramente.
La mortalità è del 30%, avviene entro due settimane dall’esordio, ed è
dovuta alla tossiemia associata ad immunocomplessi circolanti ed antigeni
solubili.
Forme rare: emorragica, sempre fatale entro il quinto–sesto giorno dall’esordio del rash maligna, caratterizzata da lesioni confluenti che non evolvono mai in pustole ma rimangono soffici, piane e vellutate al tatto.
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La patologia
I poxvirus sono i più grandi virus animali e comprendono un vasto gruppo
di agenti simili che causano una eruzione cutanea.
A questo gruppo appartiene il virus del vaiolo umano, la cui eradicazione
è stata proclamata nel 1977.
Morfologicamente il virione contiene un DNA a doppio filamento ed ha una
struttura complessa.
Il virus del vaiolo è altamente contagioso e molto virulento con una mortalità del 30% nei soggetti non vaccinati. Il virus del vaiolo esisteva in due
ceppi antigenicamente identici: il maggiore, che causava il vaiolo grave,
mentre il vaiolo minor causava il vaiolo leggero o alastrim.
La vaccinazione è stata fatta con il virus vaccinico, che molti antigeni in
comune con il virus del vaiolo.
Il virus vaccinico non esiste in natura ed è considerato un prodotto di laboratorio. La sua origine rimane sconosciuta, poiché è diverso dal virus del
vaiolo bovino di Jenner e potrebbe essere un mutante del virus del vaiolo o
dell’alastrim.
È stato sottoposto a numerose ricerche per essere utilizzato come vettore
per l’introduzione di geni (terapia genica).
Il virus del vaiolo è un microrganismo da BSL 4, quindi la diagnosi definitiva può essere effettuata solo nei laboratori di riferimento nazionale.
I laboratori di Microbiologia Clinica possono intervenire per raccogliere e
conservare eventuali campioni sospetti oppure in caso di attacchi di bioterrorismo. Il virus del vaiolo è molto stabile e i campioni di sangue, di lesioni cutanee, saliva, liquidi di pustole e croste possono essere trasportati e
conservate per brevi periodi senza refrigerazione.
TRASMISSIONE
Le principali vie di trasmissione per il personale di laboratorio che manipola tali campioni, sono: ingestione, esposizione all’aerosol delle membrane
mucose e inoculazione parenterale, che devono essere evitate con la massima cura.
Il materiale da pazienti con vaiolo (liquidi essiccati e croste), contenenti
virus, rimane infettivo a temperatura ambiente per oltre un anno. L’infettività
del virus si mantiene a 4°C per diversi mesi, e a –20° o a –79° per anni.
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È importante la decontaminazione degli indumenti e dei mobili del paziente: il fenolo e molti comuni disinfettanti sono poco efficienti.
Si può inattivare usando il cloroformio o composti di ammonio quaternario.
Il riscaldamento per 10 min a 60°C o l’autoclavaggio distruggono l’infettività dei virus del vaiolo e vaccinico.
Nei laboratori attrezzati per la manipolazione del virus del vaiolo, una diagnosi presuntiva può essere fatta mediante esame microscopico dopo colorazione con Giemsa di materiale di lesioni cutanee, nelle quali si evidenziano i corpi di inclusione del Guarneri.
In alcune fasi della malattia, i liquidi corporei possono contenere un antigene solubile, che può essere identificato con prove di fissazione del complemento o di immuno-fluorescenza.
La diagnosi sierologica può essere fatta in presenza di un aumento di 4
volte del titolo anticorpale. È stata messa a punto una PCR per una diagnosi rapida di infezione.
PATOGENESI
La più comune via di infezione era l’inalazione di goccioline contenenti particelle virali infettive.
Il virus entra attraverso le vie aeree superiori, si moltiplica nelle cellule delle
mucose e nei linfonodi regionali.
Una viremia transitoria diffonde il virus in vari organi (fegato, milza, polmoni, ecc.).
Una successiva moltiplicazione con quantità elevate di virus determina una
seconda viremia, che segna la fine del periodo di incubazione e l’inizio della
fase tossica.
Dopo un’infezione naturale, gli anticorpi neutralizzanti persistono per almeno 20 anni.
Mentre l’immunità umorale può proteggere dall’infezione, l’immunità cellulo-mediata è critica per la guarigione.
L’uomo è l’unico ospite naturale del vaiolo.
La variolazione è stata applicata empiricamente in Cina, Persia e Turchia
impiegando materiale ottenuto da croste. Il vaccino attuale ha diverse sedi
di produzione: è calcolato che esistano da 50 a 100.000.000 di dosi.
Nel 1999 l’ONU ha chiesto di eliminare tutti i ceppi di virus del vaiolo entro
il 1999.
Il Presidente ha proposto di posporre tale azione.
Il virus del vaiolo rappresenta pertanto una temibile arma biologica, che
però richiede una sofisticata struttura per la preparazione dell’“arma”.
Inoltre dal punto di vista terroristico, il trasporto e la distribuzione del
virus del vaiolo sono complessi.
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Orthopoxvirus
CLASSE A: VAIOLO
AGENTE EZIOLOGICO
Virus a DNA, appartenente al genere degli orthopoxvirus
TRASMISSIONE
Può essere diffuso nell’ambiente tramite disseminazione, ad opera di velivoli che scaricano il virus sotto forma di aerosol, oppure per contaminazione di oggetti di uso comune.
Tale uso a fini di bioterrorismo appare però al momento estremamente
improbabile, a causa della particolare complessità nel reperire, trasportare
e diffondere tale virus. Il contagio da individuo malato ad individuo sano
avviene tramite goccioline di saliva, secrezioni respiratorie o lesioni cutanee, ma è possibile anche una trasmissione indiretta mediante materiali
contaminati da poco tempo.
Il contagio è più probabile durante la prima settimana di malattia, poiché il
virus è maggiormente presente nella saliva. Il periodo di incubazione è di
circa 12 giorni (range: 7–17 giorni) dopo l’esposizione.
SINTOMI D’ESORDIO
Febbre elevata, malessere, prostrazione con cefalea e dolori alla schiena; in
rari casi sono presenti importanti dolori addominali e delirio.
MANIFESTAZIONI CLINICHE
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Dopo 2–3 giorni dall’esordio segue un rash maculopapulare formato da
lesioni piane, rosse, tutte presenti nello stesso stadio evolutivo, sulla mucosa della bocca, del faringe, sul volto e agli arti superiori, che successivamente diffondono al tronco e agli arti inferiori.
In 1–2 giorni il rash diviene vescicolare e poi pustoloso.
Le pustole sono circolari, tese, e approfondite nel derma; all’ottavo–nono
giorno dalla comparsa iniziano a formarsi le croste, che cadono dopo 3–4
settimane. Altri organi e apparati sono coinvolti raramente.
La mortalità è del 30%, avviene entro due settimane dall’esordio,ed è dovuta alla tossiemia associata ad immunocomplessi circolanti ed antigeni solubili. Rare sono la forma emorragica, sempre fatale entro il quinto–sesto
giorno dall’esordio del rash, e la forma maligna, caratterizzata da lesioni
confluenti che non evolvono mai in pustole ma rimangono soffici, piane e
vellutate al tatto.
PREVENZIONE
La vaccinazione in Italia non è obbligatoria dalla fine degli anni ’70 in quanto l’OMS nel 1977 ha dichiarato il vaiolo eradicato.
Lo sviluppo di colture cellulari tissutali necessario per produrre nuovi vaccini richiede almeno 36 mesi. Attualmente un programma di vaccinazione
preventiva per proteggere ogni individuo non è attuabile.
Ciò che può essere offerto al paziente infetto è una copertura antibiotica
come prevenzione di eventuali sovrainfezioni batteriche ed eventuale terapia sintomatica. Nessun farmaco antivirale è di provata efficacia per il trattamento del vaiolo.
Ogni individuo infetto va isolato e tutti i contatti stretti (definiti come coloro i quali convivono con il soggetto o sono stati in diretto contatto con lo
stesso dopo l’inizio della febbre) vanno vaccinati e posti in osservazione.
Gli indumenti dei soggetti infetti vanno sterilizzati in autoclave oppure lavati con acqua calda con l’aggiunta di candeggina. I disinfettanti comunemente utilizzati, come l’ipoclorito e i derivati dell’ammonio quaternario sono
efficaci per la disinfezione delle superfici contaminate.
La vaccinazione somministrata entro 4 giorni dall’esposizione può prevenire l’infezione o attenuare significativamente i sintomi della successiva
malattia.
Un programma vaccinale d’emergenza dovrebbe includere tutti gli operatori sanitari ed il personale impiegato nell’evenienza di un’epidemia di vaiolo,
come forze dell’ordine, vigili del fuoco, etc.
Sono ad elevato rischio di contrarre complicanze post–vaccinali le seguenti categorie: persone con eczema o altre dermatiti esfoliative; pazienti con
leucemia, linfoma o altre neoplasie in trattamento con agenti alchilanti, antimetabolici, radioterapia o alte dosi di steroidi; pazienti con infezione da HIV;
persone con deficit immunitari congeniti; donne in gravidanza.
A tali individui, se venuti in stretto contatto con soggetti infetti, si raccomanda
comunque la somministrazione del vaccino associato ad immunoglobuline
specifiche (VIG).
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Orthopoxvirus
La terapia
Le domande più frequenti
Al momento, la migliore terapia da garantire al paziente infettato con virus
del vaiolo è quella di supporto con l’aggiunta di antibiotici per il trattamento di eventuali sovrainfezioni batteriche.
Non esistono farmaci antivirali attualmente a disposizione per il trattamento dell’infezione da vaiolo.
e le risposte dei Medici di Medicina Generale
Studi recenti suggeriscono che il cidofovir, un analogo nucleosidico inibitore della DNA-polimerasi, potrebbe essere utile nel prevenire l’infezione, se
somministrato 1 o 2 giorni dopo l’esposizione.
Al momento però non esiste nessuna evidenza che il cidofovir possa essere più efficace del vaccino nella profilassi post esposizione.
Inoltre, il farmaco possiede una notevole nefrotossicità.(37)
I conviventi dei soggetti malati e chi ha avuto contatti diretti devono essere
sottoposti a vaccinazione.
Il vaccino somministrato al massimo entro 4 giorni dopo l’esposizione
presunta può prevenire o migliorare significativamente la susseguente
malattia.(39)
Dopo l’antrace, c’è il rischio di attentati terroristici anche con il virus del
vaiolo?
I rischi che questo possa avvenire sono di gran lunga inferiori, quasi vicino
allo zero, vista la estrema difficoltà di reperire e poi di conservare e diffondere il virus.
Esiste ancora il vaiolo?
Il vaiolo è stato dichiarato eradicato dall’OMS nel 1977 e da allora non si
sono registrati più casi nel mondo.
Dai primi anni ’70 la vaccinazione non è più obbligatoria in Italia.
Esiste un vaccino per il vaiolo?
Esistono scorte di vaccino in numerosi Paesi.
Quindi, per precauzione, conviene vaccinarsi?
La vaccinazione non solo non è attuabile, per il numero insufficiente di
dosi di vaccino rispetto alle persone non immuni, ma non è nemmeno
raccomandabile, vista l’elevata probabilità di gravi effetti collaterali
(es. encefalite).
Ci sono analisi preventive da fare?
No.
Si possono prendere antibiotici?
Il virus del vaiolo, come tutti i virus, non è sensibile agli antibiotici e non è
comunque indicata alcuna profilassi con antibiotici.
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