Al Piccolo Teatro Studio, si accendono i riflettori sul drammaturgo

Persinsala Teatro
Valeria Giulia Carboni
febbraio 10, 2010
Al Piccolo Teatro Studio, si accendono i riflettori sul
drammaturgo svedese Lars Norén e la sua visione
dell’inferno familiare.
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Possono essere così interessanti, così rivelatori, i piccoli dettagli della vita
di qualcuno? Il drammaturgo Lars Norén riesce a scriverci intorno una
pièce teatrale dal sapore nordico, quello a cui noi, popolo mediterraneo,
non siamo abituati, come spiega il regista Carmelo Rifici. Le due coppie
protagoniste sono infelici, psicotiche, piene di problemi con se stesse e
con gli altri, problemi che ovviamente non sono in grado di affrontare. Il
testo mette a dura prova lo stomaco di un attore. Il distacco brechtiano dal
ruolo interpretato è impossibile, l’attore al contrario deve calarsi nel
personaggio, provarne le emozioni profonde come insegnava Stanislavskij
e partecipare in prima persona a quella storia e a quel finale che, già dalle
prime battute, si comprende non sarà lieto.
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Lars Norén dice che il compito di un drammaturgo è quello di: “mangiare
la realtà”. Ma com’è questa realtà della quale scrive? Senza speranza,
incredibilmente cruda, avida e priva di amore. Il rapporto tra due persone
è basato sulla prevaricazione, i membri delle coppie si distruggono a
vicenda per poi rimettersi insieme. Si mescolano i componenti ma le basi
restano invariate e non sono sufficienti per un rapporto duraturo.
La scenografia è impeccabile: lo spazio centrale del Piccolo Teatro Studio è
occupato da mobili e arredi scenici che, di volta in volta, diventano libreria,
bar, ristorante, appartamento e teatro.
Le didascalie del testo sono rappresentate visivamente tramite un
cartellone di partenze e arrivi, simile a quelli di una stazione ferroviaria.
Ma in questo spettacolo si tratta solo di partenze, perché nessun
personaggio arriva da qualche parte: sono tutti insoddisfatti benché
tentino di affermarsi nella vita con un lavoro, un matrimonio o un
bambino. La maternità, in particolare, è un obiettivo che, pur desiderato,
queste donne non raggiungeranno mai, soprattutto perché non vogliono
davvero avere un figlio, ma piuttosto tentano di dare un senso alla loro
esistenza e al loro rapporto di coppia.
I frammenti di vita attraverso i quali i personaggi si raccontano non sono
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Valeria Giulia Carboni
febbraio 10, 2010
momenti particolarmente importanti: una serata a teatro, una visita agli
Uffizi, un salto in palestra. È importante però il modo in cui, attraverso
queste semplici attività, si rivelano i meandri più segreti dei loro caratteri.
Apparentemente tutto è a posto, la vita e il lavoro vanno bene, nessun
problema coniugale. Il fallimento non è accettato, non è ammesso essere
deboli. Ma questi personaggi sono al limite della realtà o potrebbero
essere il nostro vicino di casa, il nostro migliore amico, noi stessi?
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Lo spettacolo continua
Piccolo Teatro Studio
via Rivoli 6, Milano
fino a sabato 27 febbraio
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La bravura del drammaturgo, l’abilità di un regista come Rifici e l’ottima
interpretazione attorale contribuiscono a rendere vero e agghiacciante
l’universo infernale nel quale siamo proiettati per tre ore e mezza.
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Dettagli
di Lars Norén
regia Carmelo Rifici
traduzione Annuska Palme Sanavio
con (in ordine di locandina) Giovanni Crippa, Elena Ghiaurov, Francesco
Colella, Melania Giglio, Gianluigi Fogacci, Silvia Pernarella
e con Ivan Senin
scene Guido Buganza
luci Claudio De Pace
costumi Margherita Baldoni
produzione Piccolo Teatro di Milano
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