1 INTRODUZIONE Noi alunni di II A, abbiamo seguito quest’anno insieme ai nostri compagni di II D, II F e II G, un corso di Educazione Sanitaria a cura del Dott. Ferdinando De Francesco, Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Salerno. Esso rientrava nelle attività del “Progetto Salute” che la nostra classe sta effettuando già dall’anno scorso. Quest’anno abbiamo iniziato a discutere in classe, con la professoressa di Scienze sul significato che ha per noi ragazzi la salute, lavorando insieme e realizzando un cartellone dal titolo “Star bene è…” nel quale sono state sintetizzate ed espresse le nostre riflessioni. Abbiamo, così, compreso che essere sani o malati non vuol dire solo “avere la febbre” oppure no ! Lo stato di benessere che corrisponde alla “SALUTE”, non riguarda solo lo stato fisico, ma anche quello psichico della nostra persona e traspare da tutti i comportamenti e le abitudini che manifestiamo nel rapportarci a noi stessi ed agli altri. Con questo lavoro si vuole dimostrare che, attraverso le attività del “Progetto Salute”, abbiamo appreso più di quanto si può imparare dai libri: ragazzi di 12 anni, come noi, hanno apprezzato il valore della vita ed hanno compreso l’importanza di tenere sempre comportamenti tali da salvaguardare il proprio stato di salute sia fisico che mentale. Molte altre domande abbiamo ancora da porre su questo argomento, per cui ci auguriamo di riprendere il corso di Educazione Sanitaria il prossimo anno scolastico, così da poter dire che esso ci ha accompagnato fino al termine della Scuola Media. Un grazie ai nostri professori ed in particolare al dott. De Francesco, che con tanta pazienza e professionalità ci hanno condotto per mano in questo lavoro. 2 DIFENDIAMO IL NOSTRO BENESSERE PRIMARIO: LA SALUTE Educazione sanitaria è educazione al rispetto di sé. Fare educazione sanitaria significa creare una coscienza sanitaria, cioè informare tutte le persone sulle cose che riguardano la salute e tutto ciò che occorre fare per difenderla. L’educazione sanitaria ha radici molto antiche. Già verso i popoli antichi le norme igieniche erano norme di culto religioso: ad esempio nella Bibbia sono contenute alcune norme per conservare e migliorare la salute del corpo, come l’istituzione del giorno di riposo, la proibizione di mangiare carne di maiale per ridurre la diffusione dei vermi parassiti, l’isolamento del lebbroso per evitare il contagio e la purificazione dei suoi abiti. Nell’antica Grecia lo Stato curava la salute dei cittadini costruendo terme, acquedotti, ecc. ed ordinando esercizi fisici. All’antica Roma, risalgono il detto “Mens sana in corpore sano”, oppure quello “Salus publica suprema lex est” e la costruzione di terme, acquedotti e di attrezzature idrauliche nelle case padronali. Nel Medioevo si ebbe, invece, un notevole regresso nella cura della salute pubblica: le condizioni di vita erano pessime e si manifestavano spesso grandi epidemie, come quelle di peste a Milano ed a Venezia, che portarono alla costruzione dei “lazzaretti”, dove i malati erano messi in quarantena. In questo periodo nasceva e si sviluppava, tuttavia, la famosa Scuola Medica Salernitana (IX – XI sec.) che tanto lustro diede alla città di Salerno e che ci ha lasciato famosi trattati, quali “Il Trattato sulle febbri” ed il “Regimen Sanitatis Salernitanum” ed altri che rappresentano pietre miliari nella storia della medicina. Nel 1800 si hanno le prime scoperte sulle malattie infettive, ad opera di Pasteur, e vengono praticate le prime vaccinazioni. Oggi, esiste una organizzazione sanitaria internazionale, OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), detta anche WHO (World Health Organization), alla quale aderiscono quasi tutte le nazioni del mondo, per studiare e risolvere problemi sanitari d’interesse internazionale. In Italia nel 1978 è stato creato il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che provvede alla prevenzione e alle cure delle malattie attraverso le Regioni. Esso offre molte prestazioni che vanno dal medico di famiglia e dal pediatra di famiglia, al pronto soccorso, al ricovero in ospedale, allo specialista, alle farmacie, ecc. Le prestazioni sono soggette ad integrazioni di spesa da parte degli utenti (ticket) a causa degli sprechi e del deficit pubblico; ne sono esenti 3 i cittadini di età inferiore a 6 anni e superiore ai 65. Il SSN si avvale delle ASL (Aziende Sanitarie Locali), organismi locali comprendenti uno o più Comuni e coordinati dalle Regioni, che a loro volta dipendono dal Ministero della Sanità. Inoltre, il Servizio Logistico Sanitario ha lo scopo di salvaguardare e di ripristinare l’efficienza fisica degli appartenenti alle Forze Armate e dei prigionieri di guerra. Le strutture sanitarie militari sono tutelate da apposite convenzioni internazionali, in virtù delle quali è fatto obbligo allo stato di mantenerle in vita. Molte malattie possono essere prevenute o ostacolate se conosciamo bene il nostro corpo, le principali malattie e tutte le difese che possiamo attivare per evitarla. L’OMS afferma che: “ La salute è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e rappresenta uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano”. La salute quindi è un diritto del cittadino ed un dovere verso se stessi e verso gli altri. Nella Costituzione Italiana l’art.32 recita: “La Repubblica Italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’art.25 si afferma: “ Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere proprio e della sua famiglia”. Purtroppo si sente dai mass-media e si legge dai giornali che la povertà è in aumento, che in alcuni paesi (del Terzo Mondo e del Quarto Mondo), ad un passo dal 2000, si muore per fame e per malattie vecchie e nuove. In altri paesi (paesi industrializzati) si può addirittura morire per malattie del benessere. Le malattie della povertà non ancora debellate sono tante: l’OMS ci informa che la malaria è ancora diffusa in 102 paesi del Terzo Mondo (mentre nei paesi industrializzati essa è stata quasi completamente sconfitta grazie all’uso del DDT); in 74 paesi del Terzo Mondo è ancora diffusa la schistosomiasi, provocata da un parassita che vive nelle acque dolci delle zone calde; in molti paesi dell’Africa e dell’America Latina è ancora diffusa la tripanosomiasi o malattia del sonno, quasi sempre mortale. Inoltre la lebbra è ancora diffusa in Africa in Asia ed in misura minima anche in Europa. Il colera è endemico in molti paesi dell’Africa e dell’Asia, mentre milioni di bambini muoiono ancora ogni anno in quei paesi di difterite, di tetano, di tubercolosi, di poliomielite, di rosolia e di pertosse. Queste ultime sei malattie sono ormai controllate nei paesi industrializzati dall’uso del vaccino, mentre il vaiolo è ormai scomparso. 4 Le malattie del benessere diffuso dal progresso, nei paesi occidentali e industrializzati, sono legate a profondi mutamenti nei ritmi di vita e nelle abitudini alimentari: esse sono, quindi, dovute principalmente alla superalimentazione, che provoca obesità e malattie epatiche e renali, allo stress, che provoca malattie cardiovascolari, e all’inquinamento dell’ambiente, che concorre all’insorgere di malattie gravi quali quelle dell’apparato respiratorio e i tumori. Sia le malattie della povertà che quelle del benessere costituiscono comunque degli eccessi. Altre malattie sono quelle legate all’abuso di alcool, di tabacco, di droghe e di farmaci. 5 GLI INTERVENTI POSSIBILI Due sono gli interventi possibili in educazione sanitaria: promuovere la salute e prevenire le malattie. La promozione alla salute è quell’insieme di comportamenti utili a mantenere lo stato di benessere fisico, psichico e sociale, mediati da una costante azione informativa. La promozione alla salute si attua mediante una serie di corrette abitudini di vita: Praticare attività fisica all’aria aperta (o uno sport) Svolgere attività psichiche che consentano di stare sereni Alimentarsi in modo sano ed equilibrato Rispettare le ore di riposo Acquisire abitudini personali che escludano l’uso di sostanze tossiche, quali l’alcool in quantità eccessiva, il tabacco, le droghe, i medicinali senza controllo medico, ecc. Appoggiare a livello pratico chi propone il varo di leggi e di normative, miranti ad abolire l’inquinamento ambientale e acustico e la distruzione della natura. La prevenzione delle malattie è un insieme di comportamenti ed atteggiamenti atti ad evitare il contagio e la diffusione delle malattie. Questo perché noi siamo quotidianamente “attaccati” dall’ambiente attraverso le sostanze inquinanti e le radiazioni, a livello biologico da batteri, virus, miceti ed altri microrganismi, a livello sociale dai rapporti interpersonali e dalle abitudini di vita. Le malattie possono essere causate da fattori congeniti o da fattori acquisiti. I fattori congeniti sono poco noti (si sa per esempio che la rosolia nei primi tre mesi di gravidanza può provocare nel feto gravi malformazioni cardiache, ma non si conosce la causa di molte altre malformazioni). I fattori acquisiti, che colpiscono l’uomo durante la vita, possono essere: - meccanici, cioè i traumi in genere, che provocano ferite, contusioni, distorsioni, fratture lussazioni, ecc. - fisici, cioè le variazioni di temperatura, di pressione, di luce, ecc. - chimici, come le intossicazioni, gli avvelenamenti, ecc. - biologici, quelli che causano malattie infettive e parassitarie. La prevenzione delle malattie va distinta in prevenzione primaria e prevenzione secondaria. 6 La prevenzione primaria è rappresentata dalle difese di cui il nostro corpo dispone contro gli attacchi esterni: esse sono offerte dalla pelle e dal sistema immunitario. La prevenzione secondaria comprende l’igiene e la profilassi. LA PELLE La pelle costituisce la più completa struttura di protezione del corpo umano. Essa ha numerose funzioni: controlla la temperatura corporea, difende l’organismo dall’azione nociva delle radiazioni UV tramite il filtro costituito dalla melanina, svolge funzione secretiva legata all’azione di diverse ghiandole, ci consente di percepire le sensazioni del caldo, del freddo, del dolore, ecc. ma soprattutto forma una barriera microbiologica opponendosi all’invasione di microbi e di parassiti. Questa funzione è svolta dal sottile strato protettivo idrolipidico acido, con un pH inferiore a 5,6 (il cosiddetto mantello idrolipidico acido), che partecipa anche al mantenimento dell’indratazione della pelle. La pelle è formata da due strati: l’epidermide esternamente ed il derma più internamente. L’epidermide è spessa un paio di millimetri ed è composta da uno strato corneo a contatto con l’ambiente esterno, formato da cellule morte e ricche di cheratina, con funzione esclusivamente protettiva, e da uno strato basale a contatto con il derma, che serve da “serbatoio di cellule” per rifornire lo strato corneo che si consuma continuamente. Le cellule dello strato basale contengono la melanina, una proteina di colore nero bruno che annerisce la pelle nella popolazione africana e durante il fenomeno dell’abbronzatura. Il derma è un tessuto ricco di vasi sanguigni e di recettori sensoriali. I vasi sanguigni regolano la temperatura corporea in quanto si dilatano quando fa caldo facendo scorrere una maggiore quantità di sangue in superficie e favorendo la dispersione del calore interno; mentre, invece, si restringono quando fa freddo, facendo circolare meno sangue in superficie e trattenendo il calore all’interno del corpo. I recettori sensoriali consentono alla pelle di svolgere la funzione del tatto : alcuni recettori, come i corpuscoli del Pacini ed i corpuscoli del Meissner sono sensibili alla pressione e quindi ci fanno sentire se un corpo è liscio, ruvido, appuntito, ecc.; altri, come i corpuscoli di Krause , sono sensibili al freddo, 7 mentre altre ancora, come i corpuscoli del Ruffini , sono sensibili al caldo. Nel derma giungono anche terminazioni nervose libere, responsabili della sensazione del dolore. I recettori del tatto sono più numerosi in alcune zone del corpo, come i polpastrelli delle dita, la pianta del piede, la punta della lingua, zone che risultano, quindi, più sensibili di altre. Nel derma hanno origine i peli ed i capelli e sono localizzati due tipi di ghiandole: le ghiandole sebacee e le ghiandole sudoripare. Le prime producono il sebo, sostanza grassa che ha funzione di proteggere la pelle dall’essiccamento e di renderla impermeabile all’acqua. Le seconde producono il sudore, che svolge una duplice funzione: elimina alcune sostanze nocive, aiutando i reni a depurare l’organismo, e sottrae calore al corpo evaporando, per cui contribuisce a mantenere costante la temperatura quando fa caldo. IL SISTEMA IMMUNITARIO Il sistema immunitario è formato da un insieme di cellule sparse per tutto l’organismo che svolgono una stessa funzione, cioè quella di difendere l’organismo stesso dall’attacco di agenti estranei. A differenza di un “apparato” formato da organi situati in posti fissi dell’organismo , il sistema immunitario agisce, quindi, attraverso una serie di cellule che si muovono in circolo per tutto il corpo e che tutte insieme riescono ad attuare la risposta immunitaria di tipo cellulare, sequestrando gli invasori, uccidendoli ed eliminandoli; esse inoltre attraverso una risposta umorale (cioè mediante molecole chimiche) riescono a produrre anticorpi (che sono proteine), i quali bloccano le sostanze estranee ed impediscono lo sviluppo dell’infezione. I corpi estranei che entrano nel nostro organismo e provocano danni sono detti antigeni. Appena questi entrano nel sangue, vengono aggrediti dai globuli bianchi del tipo dei linfociti e vengono fagocitati. Un primo meccanismo di difesa del nostro corpo è rappresentato dalla fagocitosi: quando ci procuriamo una piccola ferita e non la disinfettiamo bene, milioni di microrganismi vi entrano e la zona circostante si arrossa. Poi si forma un materiale cremoso e maleodorante, chiamato pus. L’arrossamento è dovuto al fatto che nella zona circostante la ferita è aumentato l’afflusso di sangue e con esso sono arrivati molti globuli bianchi detti fagociti, i quali fuoriescono dai capillari e iniziano a inglobare e distruggere i germi. Ciò è possibile perché i fagociti sono cellule che somigliano ad un’ameba, per cui, 8 emettendo delle protuberanze (dette pseudopodi), possono allungarsi, spostarsi e catturare i microbi. Alla fine della battaglia restano sul terreno fagociti uccisi dai microbi, microbi uccisi dai fagociti e digeriti e cellule morte dei tessuti circostanti: tutto questo materiale costituisce il pus. Un’altra forma di difesa, più efficace e raffinata, è rappresentata dalla risposta immunitaria. L’immunità è quel processo biologico che dà all’organismo la capacità di difendersi dai corpi estranei da cui è stato aggredito in precedenza Ad esempio, se un individuo si ammala di morbillo nel periodo dell’infanzia, esso non viene più colpito da questa malattia per tutto il resto della vita. In questo caso parliamo di immunità permanente. La risposta immunitaria è un processo molto complesso, basato sul fatto che ogni organismo è geloso della propria “individualità”: la sua struttura, la sua forma, ed il suo metabolismo dipendono soprattutto dalle proteine di cui è composto (quasi 100.000 proteine diverse), per cui un eventuale ingresso di proteine estranee non è assolutamente tollerato. L’organismo considera estranee non solo le proteine che formano virus, batteri e altri microbi, ma anche quelle che provengono da altri esseri umani (come nel caso delle trasfusioni di sangue e dei trapianti di organi) e quelle che si formano nelle nostre stesse cellule quando invecchiano, muoiono oppure si moltiplicano in modo naturale (come nel caso dei tumori). 9 LA REAZIONE IMMUNITARIA NATURALE Antigene APC-cellula presentante l’antigene al linfocita T Macrofago linfocita T-helper linfocita Linfocita B linfocita B-memoria T-killer Linfocita M plasmacellule Anticorpi IgM Anticorpi IgG Il meccanismo di difesa della risposta immunitaria si basa su due concetti fondamentali: 1) specificità della risposta immunitaria, in quanto ogni antigene provoca la produzione di un anticorpo “fatto apposta” per lui (riconoscimento della reazione antigene-anticorpo); 2) memoria immunitaria, cioè il fatto che anche a distanza di anni l’organismo si ricordi immediatamente di quale anticorpo produrre appena un antigene entra per la seconda volta. Per questo motivo, diciamo che, una volta superata la malattia, l’organismo diventa immune dall’azione di quel microbo. Nel meccanismo della risposta immunitaria, appena l’antigene penetra nell’organismo, esso viene “processato” da un macrofago, il quale espone, 10 poi, i pezzetti di antigene sulla sua membrana, motivo per cui esso diventa “una cellula presentante l’antigene” (APC), la quale attiva le reazioni che portano alla produzione di anticorpi. Di fatti a questo punto intervengono i linfociti T- HELPER che stimolano i linfociti B a riprodursi. Questi ultimi danno origine a due tipi di cellule: i linfociti B-MEMORIA, che rimangono nel sangue per molti anni, pronti ad intervenire se l’antigene si presentasse una seconda volta, e le plasmacellule, che producono grandi quantità di anticorpi, i quali liberati nel sangue, vanno ad a attaccare gli antigeni, formando un complesso antigene-anticorpo, che verrà poi attaccato e “mangiato” dai fagociti. Gli anticorpi rappresentati dalle immunoglobuline IgM sono prodotti in un primo momento dai linfociti M per dare una risposta immediata contro l’antigene; ma essi sono poco specifici. Gli anticorpi rappresentati dalle immunoglobuline IgG sono altamente specifici nei confronti dell’antigene che ne ha provocato la produzione. Infatti dopo alcuni giorni dall’inizio della reazione immunitaria, nel sangue si ha la reazione di “sieroconversione”, cioè diminuiscono gli anticorpi IgM e aumentano sempre più quelli IgG. Zinco e selenio sono catalizzatori di queste reazioni di comunicazione tra le cellule durante la risposta immunitaria. In alcuni casi gli antigeni non circolano nel sangue ma rimangono racchiusi nelle cellule, come ad esempio nelle infezioni da virus. In questo caso i linfociti helper stimolano i linfociti T killer ad aggredire la cellula malata ed a distruggerla insieme a tutto ciò che contiene. Anche l’attacco da parte dei linfociti T killer avviene grazie alla formazione di anticorpi specifici sulla loro superficie, ed anche in questo caso rimangono in circolo i linfociti B memoria. La produzione di anticorpi e la creazione dei linfociti B memoria sono sempre stimolati dai linfociti T helper (denominato CD4): si comprende, quindi, quanto il loro ruolo sia importante per la difesa immunitaria dell’organismo. Il virus HIV, che determina la terribile malattia dell’AIDS, uccide proprio i linfociti T helper disattivando, così, tutto il sistema immunitario. Gli organi che presiedono al funzionamento del sistema immunitario sono: il timo, il midollo osseo, il fegato e la milza. 11 LA PREVENZIONE SECONDARIA La prevenzione secondaria comprende la profilassi e l’igiene. La profilassi suggerisce le misure di protezione sanitaria del singolo individuo e della popolazione. Le misure dirette sono: la denuncia all’ufficio sanitario in caso di malattia infettiva; l’isolamento del malato; la disinfezione dell’ambiente. Le misure indirette consistono nel risanamento sociale, igienico e alimentare della popolazione e nel risanamento ambientale. La profilassi specifica consiste nella vaccinazione , che agisce diminuendo la recettività della popolazione alle malattie. L’igiene mira a conoscere le cause di insorgenza e di diffusione delle malattie. Essa comprende l’igiene personale e l’igiene ambientale . LA VACCINOTERAPIA Vaccinare significa attivare la risposta immunitaria dell’organismo prima che esso venga a contatto con il microbo. Cioè, per premunirci contro l’ingresso di eventuali antigeni, possiamo far entrare nell’organismo un antigene che non è in grado di produrre la malattia (ad esempio, l’anatossina del tetano, anziché la tossina) ma stimola la produzione di anticorpi e fa acquistare al sistema immunitario una memoria, che farà produrre anticorpi anche a distanza di tempo. I vaccini sono preparazioni di antigeni capaci di indurre la produzione di anticorpi. I vaccini possono essere fatti: - da parti di un microrganismo (ad esempio, il virus dell’epatite B possiamo spezzettarlo, prelevarne parti capaci di scatenare la produzione di anticorpi e con essi preparare vaccini anti-epatite virale B); - da un prodotto interno di un microrganismo (ad esempio, la tossina prodotta dal bacillo del tetano, dalla quale si elimina la parte più tossica e con la parte rimanente si prepara il vaccino, oppure la tossina del botulino); - da microbi uccisi e quindi inattivati (ad esempio, il vaccino antipoliomielite SOLK); 12 - da microrganismi vivi ma attenuati, cioè “storditi” (ad esempio il vaccino antipolio SABIN). I virus o batteri utilizzati per preparare i vaccini vengono prelevati da pazienti e passati in terreni di coltura. Esistono due vaccini antipoliomielite: il vaccino SABIN ed il vaccino SOLK. Quello più usato è con virus vivi ma attenuati: anche se esiste il rischio che il virus si risvegli e possa causare la malattia nell’organismo vaccinato (ma ciò accade raramente), esso ha il grande vantaggio di riuscire ad amplificare l’effetto della vaccinazione, in quanto gli esseri vaccinati cominciano poi ad eliminare nell’ambiente (ad esempio, mediante le feci) virus della poliomielite vivi ma attenuati, quindi non più in grado di provocare infezione. Questi virus, non essendo più virulenti, entrando in altre persone funzioneranno come veri e propri vaccini. In tal modo si realizza l’immunità di gregge, cioè i virus con il tempo vengono eliminati dall’ambiente, in quanto gli organismi vaccinati funzionano da filtro contro il microbo. Dal 1980, grazie alla vaccinazione, il vaiolo è stato considerato debellato dal nostro pianeta; grazie alla vaccinazione antipolio, l’Italia non registra un caso di poliomielite da 15 anni, rispetto ai 4.000 casi che si registravano prima della vaccinazione. Nel vaccino sono presenti delle sostanze chimiche chiamate adiuvanti, le quali agiscono migliorando l’esposizione dell’antigene alle cellule coinvolte nella risposta immunitaria, nella fase di riconoscimento dell’antigene. Esse, quindi, servono a coadiuvare la risposta immunitaria in questo senso: quando in una fiala di vaccino sono presenti ad esempio 1.000.000 di antigeni, come il caso dei frammenti di virus, essendo questi diversi fra loro ma in gruppo, può accadere che alcuni risultino più nascosti da altri e quindi meno riconoscibili dalle cellule immunitarie. Ecco, quindi, che gli adiuvanti migliorano l’esposizione degli antigeni alle cellule immunitarie. Nei vaccini ci sono inoltre i carrier, detti anche trasportatori, cioè sostanze capaci di far passare l’antigene da una parte all’altra della membrana cellulare delle cellule immunitarie, trasportandolo fino al sito di riconoscimento che dà inizio alla risposta immunitaria. Esiste un programma di vaccinazione che si chiama EPI (Expanded Programme on Immunization), stabilito dall’OMS nel 1974, che prevede di assicurare ad ogni bambino del mondo la vaccinazione entro il primo anno di vita contro le 6 malattie più comuni e pericolose, che sono: la difterite, la pertosse, la poliomielite, il morbillo, il tetano e la tubercolosi. Le vaccinazioni obbligatorie in Italia sono: contro la difterite, la poliomielite, il tetano e l’epatite virale B. Esistono poi miscele di vaccini , efficaci contro le 13 malattie dei singoli vaccini presenti: ad esempio il trivalente DTP agisce contro la difterite, il tetano e la pertosse, perché i tre vaccini sono in una stessa fiala. Programma di Vaccinazioni Obbligatorie in Italia Antipolio Difterite Tetano Pertosse (DTP) Epatite B 3° mese 5° mese 11° mese 1^ dose 2^ dose 3^ dose 4^ dose 1^ dose 2^ dose 3^ dose 4^ dose 1^ dose 2^ dose 3^ dose Influenza B (Hib) 1^ dose Morbillo Parotite Rosolia ( MPR) 15° mese 24° mese 5°/6° anno 12° anno Richiamo Richiamo 2^ dose 2^ dose 3^ dose 4^ dose 1^ dose Richiamo Nel caso del tetano, la spora del bacillo è presente dovunque nell’ambiente ed inizia a produrre la tossina solo in assenza di ossigeno, quindi solo in ferite molto profonde e con grosse lacerazioni della pelle (e del derma) diventa pericolosa. Può capitare che un vaccino non attecchisca e non produca anticorpi: a seconda del tipo di malattia, ci sono vaccini che attecchiscono sempre, altri che sono più difficili da fare attecchire. Ad esempio quello della febbre gialla e quello del colera nel 25-30% dei casi non attecchiscono quindi ha scarsa possibilità di successo, mentre quello anti-epatite B e quello antitetanico hanno alta probabilità di successo. E’ quindi necessario controllare nell’organismo di tanto in tanto, il titolo anticorpale per vedere se il suo livello è ancora sufficiente. Un altro vaccino trivalente è il MPR, contro il morbillo, la parotite e la rosolia, le quali sono tipiche dell’infanzia è molto pericolose per le complicanze, anche mortali, sia nei bambini che negli adulti. Bisogna ricordare che i vaccini non danno una immunità che dura per tutta una vita: è quindi necessario fare, ad intervalli di tempo regolari, le vaccinazioni di richiamo. E’ obbligatorio vaccinarsi contro alcune malattie (come febbre gialla, colera , ecc.) prima di recarsi in alcuni paesi tropicali, nei quali tali malattie costituiscono ancora oggi un pericolo: chi non lo fa, al rientro è costretto ad un periodo di quarantena, durante il quale viene accertato che non abbia la malattia. 14 LA SIEROTERAPIA I vaccini determinano nell’organismo un’immunità attiva: infatti è l’organismo stesso che impara a difendersi dai microbi. Si tratta quindi, di un’immunità di lunga durata: ad esempio, i vaccini contro la febbre gialla ed il tetano, immunizzano per 10 anni. Quando però non c’è tempo per simulare l’infezione e stimolare la produzione di anticorpi con un vaccino, si possono somministrare direttamente gli anticorpi già pronti: in questo caso si parla di sieroterapia e si ottiene una immunità passiva. Il siero è un estratto di anticorpi contenuti in quella parte liquida che resta del sangue dopo la sua coagulazione. Si tratta, in pratica, di plasma privo di fibrinogeno, ma ricco di anticorpi. L’anticorpo è una sostanza formata da molecole filamentose: in esso sono presenti quattro tipi di catene più o meno lunghe di aminoacidi, cioè quattro proteine. Due di queste sono più lunghe e si trovano all’interno della molecola, le altre due sono più corte e situate all’esterno. Le due catene lunghe sono dette “pesanti” e le due catene corte sono dette “leggere”. In ogni individuo tutti i suoi anticorpi hanno una parte costante (nella quale la sequenza di aminoacidi è sempre uguale), ed una parte variabile (in cui la sequenza di aminoacidi cambia a seconda dell’antigene verso il quale è specifico). La regione costante di un anticorpo è simile in tutti gli organismi della stessa specie, ma cambia da una specie animale all’altra. Per cui somministrando un anticorpo in un organismo di specie diversa, può essere considerato estraneo ed attivare una reazione immunitaria. Ad esempio, se inoculiamo nell’uomo anticorpi di cavallo, essi possono attivare una reazione allergica, perché la parte costante delle molecole è completamente diversa da quella degli anticorpi umani. Nella molecola di un anticorpo vi sono varie parti chiamate domini, formate a loro volta, da due regioni: una costante ed una variabile. Alcuni farmaci, detti immunosoppressori, servono a bloccare il sistema immunitario abbassando le nostre difese: Essi vengono usati ad esempio, per bloccare le reazioni allergiche e le crisi di rigetto dopo il trapianto di organi. Il legame tra l’antigene e l’anticorpo, si verifica nei domini della zona variabile dell’anticorpo stesso; dopo che l’anticorpo ha legato a sé uno o più antigeni formando un complesso, questo va a legarsi ad alcune cellule particolari grazie ad un recettore di membrana della cellula che riconosce un dominio che si trova nella regione costante dell’anticorpo. E’ proprio nella regione 15 costante della molecola che si trova il sito attivo che lega il complesso antigene-anticorpo alle membrane delle cellule immunitarie. Le immunoglobuline che formano gli anticorpi sono di vari tipi individuati con lettere diverse: IgG, IgM, IgA, e così via. Queste classi nascono dalla diversa sequenza di aminoacidi delle loro catene proteiche, ma anche talvolta, dal fatto che alcune di esse, come le IgG, hanno la stessa struttura molecolare (ad Y) mentre altre hanno una struttura dimerica (come le IgA) e sono fatte da due unità proteiche ripiegate, per cui possono legare quattro antigeni; le IgM sono di struttura ancora più complessa, detta pentamerica, perché sono formate da cinque catene proteiche come quelle delle IgG che possono, quindi, legare un totale di dieci antigeni. Con gli anticorpi si possono formare dei sieri immuni detti così perché sono preparazioni purificate ottenute da sieri animali contenenti immunoglobuline specifiche: ad esempio, il siero immune contro il tetano si può ottenere con siero di cavallo contenente anticorpi contro la tossina del tetano. Essi agiscono con rapidità; l’immunità viene conseguita entro qualche ora o al massimo qualche giorno. Gli antistaminici sono farmaci capaci di bloccare la reazione allergica, prodotta dalla liberazione di istamina. Quando si somministra un siero immune la risposta è individuale. Infatti, durante una risposta immunitaria non sempre vengono prodotte solo IgM ed IgG, ma possono essere interessate altre cellule che sono collegate ad un’altra classe di immunoglobuline, le IgE: quando vengono attivate queste cellule, vengono prodotti dei mediatori delle infiammazioni, come ad esempio l’istamina. Se ad esempio mi viene somministrato un siero antitetanico di origine equina e le mie cellule immunitarie sono in grado di reagire contro le proteine degli anticorpi equini, queste cellule se sono collegate alle IgE, allora produrranno una grande quantità di istamina e mi verrà una reazione allergica, che potrà essere rappresentata da prurito, gonfiore o addirittura shock anafilattico (se la reazione interessa tutto il corpo). In questo caso il medico interviene con l’antistamina o il cortisone e blocca la reazione allergica. Se invece le mie cellule non reagiscono in quel modo anomalo, potrò utilizzare quel siero senza problemi. Quindi, quando si verifica allergia, vengono sempre prodotti anticorpi IgE e con essi viene liberata istamina, responsabile dell’allergia. L’intolleranza alimentare è cosa diversa dall’allergia alimentare: la prima è dovuta a carenza di qualche funzione legata alla digestione, la seconda è dovuta ad un alimento che viene riconosciuto come estraneo e scatena una reazione allergica. 16 Vi è anche la possibilità di usare siero immune contenente immunoglobuline umane, estratte da sangue umano. Il vantaggio che ne deriva è che non si svilupperanno facilmente reazioni allergiche. In questi sieri, le immunoglobuline umane possono essere aspecifiche e danno solo poca protezione verso le malattie in genere, oppure possono essere selezionate più specificamente e formare fiale di siero da usare in caso di una specifica infezione (come ad esempio l’antitetanica). Mentre i vaccini creano una memoria, i sieri non lo fanno, anzi durano pochi giorni e l’immunizzazione dura un tempo limitato. 17 I FARMACI Quando la prevenzione (sia quella che si ottiene attraverso l’immunità attiva che quella ottenuta attraverso l’immunità passiva) non è stato sufficiente oppure non ha funzionato e la “causa” della malattia si è insediata nell’organismo, bisogna ricorrere al farmaco. Si definisce farmaco una sostanza capace di produrre, in un organismo, modificazioni funzionali, grazie all’interferenza delle sue proprietà fisiche e chimiche con quelle della materia vivente. In linea di massima non c’è farmaco che non unisca in sé due cose: “beneficio” e “tossicità”. La maggior parte dei farmaci è tale da superare, negli effetti che produce, la sua tossicità con un beneficio: se così non fosse sarebbe un veleno. La differenza sostanziale tra farmaco e veleno è che il farmaco può avere un effetto benefico, mentre il veleno no: entrambi sono tossici e quindi possono risultare pericolosi secondo l’uso che se ne fa. Ciò è vero sia per il farmaco più “banale”, come ad esempio quello che si usa contro la febbre o il mal di testa, sia per quelli più complessi come gli antibiotici. Questi ultimi sono chiamati così perché sono farmaci contro la vita (antibiotico = anti – biotico) . Infatti gli antibiotici sono farmaci che bloccano la vita non degli uomini, bensì dei microrganismi, in particolare dei batteri. E’ anche vero, d’altra parte, che grazie all’uso degli antibiotici si è allungata la durata media della vita umana. I farmaci possono produrre effetti collaterali: infatti essi sono molecole chimiche estranee all’organismo che agiscono attraverso reazioni chimiche con alcune strutture che devono essere combattute, in presenza di altre strutture analoghe che non devono essere danneggiate in modo irreversibile. Dal momento che alcune reazioni chimiche sono simili sia all’interno del nostro corpo che in quello di un batterio, può accedere che il farmaco lungo il tragitto che compie per raggiungere il suo bersaglio, può interagire con delle stazioni del nostro corpo che noi non vorremmo che fossero danneggiate e reagire con esse: se ciò accade si hanno effetti collaterali, se il danno provocato è sopportabile e di lieve entità, oppure effetto tossico, se il danno è di maggiore entità. Quando nel nostro corpo si verifica un rialzo della temperatura ad esempio a 38° gradi, bisogna considerare che questo livello termico ci consente di continuare la nostra vita senza grosse complicazioni, pur con le dovute precauzioni e senza fare imprudenze. Ma se la febbre diventa elevata e sale 18 oltre i 40° gradi allora si corrono grossi rischi per la nostra salute fisica, ad esempio a carico delle cellule cerebrali che non riescono a svolgere normalmente le loro attività vitali e si possono avere crisi epilettiche. Nel primo caso non occorre alcun farmaco, mentre nel secondo è bene ricorrere ad un farmaco antipiretico. I bambini piccoli e gli anziani hanno una capacità minore di sopportare sbalzi della temperatura. Gli antipiretici agiscono sul centro termoregolatore del nostro cervello, il quale regola la temperatura del nostro corpo ad una valore ideale compreso tra i 36° e i 37° gradi, valore in cui le nostre cellule svolgono in modo ottimale le loro funzioni vitali. Il centro termoregolatore, per effetto di sostanze estranee (prodotte da un batterio o comunque che si formano quando è in atto un’infezione) può perdere la sua normale “taratura” e regolarsi a temperature più elevate (che possono arrivare alla superficie a 40° - 41° gradi). Sappiamo che, la pelle e lo strato adiposo contribuiscono ad aumentare o diminuire gli scambi di calore tra l’interno e l’esterno del corpo. Anche la produzione di sudore contribuisce a svolgere questa funzione. Se il centro termoregolatore viene regolato a temperature più alte, succede che il sangue circolante viene spostato più all’interno dell’organismo e non ha più facilmente più scambi di calore attraverso la pelle, motivo per cui la temperatura tende a salire: vengono i brividi allo scopo di produrre energia elettrica, per riscaldare il corpo; la cosiddetta “pelle d’oca”, dovuta alla contrazione del muscolo dell’erettore del pelo, serve a dare calore all’organismo. Quando la febbre è salita, si comincia a sudare per raffreddare il corpo. E’ proprio il centro termoregolatore, crocevia di tutti questi messaggi in entrata ed in uscita, a controllare tutte queste reazioni dell’organismo. I farmaci antipiretici agiscono diminuendo il valore della temperatura su cui si è regolato il centro termoregolatore a causa dell’infezione. Ma per agire deve prima entrare in circolo nell’organismo e può anche provocare effetti collaterali: infatti esso agisce su alcuni enzimi. Ad esempio l’aspirina e i suoi derivati, che appartengono alla classe farmacologica degli antinfiammatori non steroidei (individuati con la sigla FANS), vengono usati anche come antidolorifici perché agiscono sull’enzima ciclossigenasi che media una reazione chimica connessa con i processi di infiammazione: quando si crea una situazione di allarme (dovuta all’ingresso di una sostanza estranea) si creano dei danni localmente con conseguenza di una cascata di reazione chimiche che portano alla produzione di alcune sostanze chimiche dette “mediatori dell’infiammazione”, le quali avvertono l’organismo che qualcosa non va. I mediatori dell’infiammazione vengono prodotti grazie proprio all’enzima ciclossigenasi , la quale può essere bloccata nella sua attività dai FANS. L’infiammazione è quel processo 19 attraverso il quale, in seguito all’ingresso di una sostanza estranea, vengono richiamati sul posto i soldati del nostro organismo, cioè i globuli bianchi, grazie ai mediatori dell’infiammazione. Usando il farmaco si può pensare di fare un guaio, perché esso va a bloccare il meccanismo di attivazione della risposta immunitaria. Ciò è vero solo se il farmaco viene somministrato sempre: in realtà in questo caso il beneficio del farmaco prevale sulla sua tossicità e diventa apprezzabile solo nei casi in cui la febbre supera i 38° gradi. I farmaci FANS agiscono anche in altri tessuti dell’organismo, come ad esempio a livello dello stomaco, dove la ciclossigenasi agisce per mediare la produzione del muco stratificato sulle pareti dello stomaco, per difenderlo dall’attacco acido del succo gastrico (contenente acido cloridrico). Quando il muco viene meno si hanno sensazioni di bruciore, dovute al contatto dell’acido con la mucosa gastrica, bruciore che se perdura molti giorni ed è intenso indica la presenza di gastrite, la quale a sua volta può evolvere in ulcera gastrica. Di conseguenza l’uso dei farmaci FANS deve essere fatto stomaco pieno. Non è così per tutti i farmaci: ad esempio, gli antibiotici devono essere assunti preferibilmente a stomaco vuoto. Un farmaco, prima di essere messo in commercio, viene sperimentato: esiste varie fasi di sperimentazione e si svolgono nei laboratori farmaceutici. I farmaci vengono innanzitutto progettati: esiste una branca della scienza farmaceutica in cui operano chimici, farmacisti e ingegneri chimici, i quali, in base alle strutture cui esso deve agire, progettano la molecola del farmaco da creare, in modo tale che essa abbia una forma che corrisponda all’impronta della molecola su cui andrà ad agire. Il chimico preparatore, poi costruisce la molecola del farmaco così come è stata progettata. Il farmaco ormai pronto viene quindi sperimentato in vitro, cioè non su esseri viventi ma su cellule estratte da organi di esseri viventi. Se il farmaco agisce come desiderato, si passa alla sperimentazione su animali da laboratorio, poi su uomini che si prestano volontari, per un periodo che può durare fino a 5–6 anni. Allorché si è certi che il bilancio beneficio/tossicità è spostato ampiamente verso il beneficio, si passa, grazie all’approvazione di vari governi, all’immissione del farmaco in commercio. Spesso esso viene messo in commercio per un primo periodo solo presso gli ospedali, dove si può controllare il suo effetto su un gruppo di pazienti direttamente controllabili da vicino. I farmaci hanno un nome scientifico che indica la loro composizione chimica molecolare: ad esempio la comune aspirina ha il nome scientifico di “acido acetilsalicilico” dal suo componente principale. Esiste poi una denominazione IUPAC riconosciuta internazionalmente: nel caso dell’aspirina, essa ha la denominazione IUPAC di “estere acetico dell’acido 20 2-8 idrossibenzoico”. I nomi comuni nascono invece dal ricercatore. Nel caso dell’aspirina il ricercatore KOLBE ha legato il gruppo acetile ad un acido chiamato “salicilico”, perché contenuto nella corteccia dell’albero di salice ed ha formato l’acido acetilsalicilico, che ha chiamato poi ASPIRINA con un nome di fantasia. La penicillina è il primo farmaco che è stato prodotto dall’uomo ed è un antibiotico: essa fu scoperta all’inizio del secolo per caso, osservando alcuni funghi microscopici, che provocano la formazione di muffa sulle pareti, associati a licheni. Un fungo della varietà penicillum produce una sostanza capace di uccidere i batteri; essa fu isolata in laboratorio, studiata nella conformazione della sua molecola e poi sintetizzata. Dalla penicillina si è passati alla formazione delle cefalosporine e poi, via via, a tutti gli altri antibiotici. L’olio di ricino è un forte purgante e si ottiene dalla premitura dei semi di una pianta della famiglia delle Radiacee. L’olio che si ottiene contiene la lecinoleina, che irrita la mucosa dell’intestino e provoca un aumento della peristalsi intestinale, agendo come purgante. L’olio di ricino può essere contaminato da una sostanza molto tossica contenuta nell’epicarpo, cioè nell’involucro esterno del seme: quindi un derivato vegetale può contenere non solo sostanze benefiche, ma anche sostanze tossiche se non opportunamente purificato. Il vantaggio dei farmaci di sintesi è che essi contengono sempre la stessa quantità di principio attivo, per cui è più facile somministrarlo in dosi precise; inoltre essi non contengono sostanze tossiche contaminanti. I farmaci di origine vegetali sono da preferire solo quando si è certi che non contengono sostante tossiche. La piante papaverus sonniferum della varietà album, è il cosiddetto papavero bianco dal quale si estrae l’oppio (comunemente noto come una droga). Nell’oppio è contenuta la morfina, una sostanza antidolorifica che può essere somministrata per via parenterale (con iniezione intramuscolare) o per via orale. Molti vegetali contengono particolari sostanze dette alcaloidi, le quali possono essere usati non soltanto come anestetici, ma anche come efficaci rimedi per la cura di alcune malattie mentali. Le sostanze psicotrope, cioè le cosiddette droghe, oggi a disposizione della medicina sono moltissime e il loro uso consente di risolvere innumerevoli problemi. Con il termine “droga”, sia in farmacologia che il erboristeria, si intende una parte di una pianta che abbia un effetto terapeutico. La camomilla che spesso utilizziamo in casa, è la droga della pianta matricaria camomilla. L’altea è una pianta che ci fornisce con la sua radice una droga molto efficace contro la formazione del muco bronchiale. Purtroppo nella dizione più comune con il termine droga si 21 intende una sostanza ad azione stupefacente, che altera la coscienza, la percezione e la possibilità di condurre una vita normale. Esistono farmaci di origine vegetale, animale e minerale: quelli animali sono parti di organi animali che si utilizzano con effetto terapeutico e sono noti come prodotti OPOTERAPICI. Questi però non si usano quasi più, perché sono troppo ricchi di sostanze organiche alcune delle quali potrebbero provocare effetti collaterali la dove il farmaco di sintesi si ha a disposizione la particolare molecola che serve alla terapia. Per FITOFARMACO si intende sia il farmaco di origine vegetale (morfina, camomilla, valeriana, ecc..) sia i farmaci per la cura delle piante (concime, anticrittogamico, antiparassitario, insetticidi, ecc..) l’uso dei prodotti destinati all’agricoltura è pericoloso perché, se non si rispettano i tempi indicati si possono contaminare i vegetali e renderli velenosi. Il DDT rimaneva nell’ambiente per circa novanta anni, quindi era difficile eliminarlo perché non era attaccabile dai microrganismi: ora non è più usato per legge. I farmaci presi contemporaneamente possono interferire tra loro e quindi possono insorgere effetti indesiderati. Le interferenze fra due farmaci sono state già studiate e si conosce nella maggior parte dei casi quali possono essere i risultati: esistono delle tabelle che registrano le interferenze fra due farmaci. Però, più aumenta il numero dei farmaci che agiscono contemporaneamente, più aumenta il rischio di non riuscire a prevedere quali possono essere le conseguenze, positive o negative. L’interferenza farmaco alimentare sia ha perché i farmaci sono formati di molecole chimiche come gli alimenti, per cui alcuni farmaci devono essere assunti a stomaco pieno altri a stomaco vuoto, secondi i casi. Abbiamo visto che i farmaci FANS devono essere assunti a stomaco pieno. Può verificarsi però che il materiale alimentare si leghi chimicamente al farmaco e ne impedisca l’assorbimento. E’ il caso degli antibiotici che vanno quindi preferibilmente assunti a stomaco vuoto. Esistono varie forme farmaceutiche: i farmaci possono essere assunti sotto forma di polveri, granulati, compresse, capsule, supposte, ovuli, candelette, gocce, sciroppi, pomate, creme, lozioni, lavande, collutori, colliri, flebo, fiale. Le vie di somministrazione dei farmaci sono diverse: sia sottolinguale, via orale, via cutanea, via sottocutanea, via transcutanea, via rettale, via inalatoria, via intramuscolare, via endovenosa, via endoarteriosa, via endoperitoneale, via intratecale, via intramidollare ed altre ancora. Il farmaco compie un lungo viaggio quando entra nel nostro organismo: dopo la somministrazione, esso viene assorbito attraverso lo stomaco e l’intestino, viene distribuito in tutto il corpo attraverso il sangue, viene metabolizzato attraverso il fegato e viene eliminato attraverso le vie urinarie. 22 L’abuso di un farmaco può provocare una dipendenza psichica, cioè si continua ad assumere il farmaco per goderne gli effetti, ma senza una reale necessità fisica. Può causare addirittura dipendenza fisica, quando esso determina delle modificazioni nell’organismo al punto tale da diventare una necessità ed una brusca sospensione produce disturbi di varia natura ed intensità, molto dolorosi (crisi di astinenza). Usiamo correttamente, quindi, i farmaci perché essi possono essere pericolosi, quando l’effetto tossico supera quello benefico: essi possono agire come un amico, ma anche come un nemico. MALATTIE INFETTIVE PARASSITARIE DA CARENZA EREDITARIE AMBIENTALI MICRORGANISMI PARASSITI PATOGENI INFLUENZA MALARIA MANCA UN PRINCIPIO NUTRITIVO SCORBUTO DNA ALTERATO SOSTANZE NOCIVE NELL’AMBIENTE EMOFILIA Tra tutti i tipi di malattia, solo le malattie infettive sono contagiose. Le malattie parassitarie possono esserlo, ma è raro che si trasmettano direttamente da un individuo malato ad uno sano (esse sono dovute a vermi, acari, pidocchi, ecc.). Le altre malattie non sono contagiose. Vi sono inoltre le malattie degenerative, dovute a varie cause, che consistono in un progressivo deterioramento delle cellule, degli organi e delle loro funzioni. Una malattia progressiva che è più difficile classificare è rappresentata dai tumori: essi consistono inizialmente in poche cellule malate che, se non vengono allontanate o uccise tempestivamente, possono diffondersi in tutto l’organismo e produrre altri focolai di tumore, detti metastasi. 23 ASMA