gli interventi possibili

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INTRODUZIONE
Noi alunni di II A, abbiamo seguito quest’anno insieme ai nostri
compagni di II D, II F e II G, un corso di Educazione Sanitaria a
cura del Dott. Ferdinando De Francesco, Presidente dell’Ordine dei
Farmacisti di Salerno.
Esso rientrava nelle attività del “Progetto Salute” che la nostra classe
sta effettuando già dall’anno scorso.
Quest’anno abbiamo iniziato a discutere in classe, con la professoressa
di Scienze sul significato che ha per noi ragazzi la salute, lavorando
insieme e realizzando un cartellone dal titolo “Star bene è…” nel
quale sono state sintetizzate ed espresse le nostre riflessioni.
Abbiamo, così, compreso che essere sani o malati non vuol dire solo
“avere la febbre” oppure no !
Lo stato di benessere che corrisponde alla “SALUTE”, non
riguarda solo lo stato fisico, ma anche quello psichico della nostra
persona e traspare da tutti i comportamenti e le abitudini che
manifestiamo nel rapportarci a noi stessi ed agli altri.
Con questo lavoro si vuole dimostrare che, attraverso le attività del
“Progetto Salute”, abbiamo appreso più di quanto si può imparare
dai libri: ragazzi di 12 anni, come noi, hanno apprezzato il valore
della vita ed hanno compreso l’importanza di tenere sempre
comportamenti tali da salvaguardare il proprio stato di salute sia
fisico che mentale.
Molte altre domande abbiamo ancora da porre su questo argomento,
per cui ci auguriamo di riprendere il corso di Educazione Sanitaria il
prossimo anno scolastico, così da poter dire che esso ci ha
accompagnato fino al termine della Scuola Media.
Un grazie ai nostri professori ed in particolare al dott. De Francesco,
che con tanta pazienza e professionalità ci hanno condotto per mano
in questo lavoro.
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DIFENDIAMO IL NOSTRO BENESSERE PRIMARIO:
LA SALUTE
Educazione sanitaria è educazione al rispetto di sé.
Fare educazione sanitaria significa creare una coscienza sanitaria, cioè
informare tutte le persone sulle cose che riguardano la salute e tutto ciò che
occorre fare per difenderla.
L’educazione sanitaria ha radici molto antiche. Già verso i popoli antichi le
norme igieniche erano norme di culto religioso: ad esempio nella Bibbia sono
contenute alcune norme per conservare e migliorare la salute del corpo, come
l’istituzione del giorno di riposo, la proibizione di mangiare carne di maiale
per ridurre la diffusione dei vermi parassiti, l’isolamento del lebbroso per
evitare il contagio e la purificazione dei suoi abiti. Nell’antica Grecia lo Stato
curava la salute dei cittadini costruendo terme, acquedotti, ecc. ed ordinando
esercizi fisici.
All’antica Roma, risalgono il detto “Mens sana in corpore sano”, oppure
quello “Salus publica suprema lex est” e la costruzione di terme, acquedotti e
di attrezzature idrauliche nelle case padronali.
Nel Medioevo si ebbe, invece, un notevole regresso nella cura della salute
pubblica: le condizioni di vita erano pessime e si manifestavano spesso grandi
epidemie, come quelle di peste a Milano ed a Venezia, che portarono alla
costruzione dei “lazzaretti”, dove i malati erano messi in quarantena.
In questo periodo nasceva e si sviluppava, tuttavia, la famosa Scuola Medica
Salernitana (IX – XI sec.) che tanto lustro diede alla città di Salerno e che ci
ha lasciato famosi trattati, quali “Il Trattato sulle febbri” ed il “Regimen
Sanitatis Salernitanum” ed altri che rappresentano pietre miliari nella storia
della medicina.
Nel 1800 si hanno le prime scoperte sulle malattie infettive, ad opera di
Pasteur, e vengono praticate le prime vaccinazioni.
Oggi, esiste una organizzazione sanitaria internazionale, OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità), detta anche WHO (World Health
Organization), alla quale aderiscono quasi tutte le nazioni del mondo, per
studiare e risolvere problemi sanitari d’interesse internazionale.
In Italia nel 1978 è stato creato il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che
provvede alla prevenzione e alle cure delle malattie attraverso le Regioni.
Esso offre molte prestazioni che vanno dal medico di famiglia e dal pediatra
di famiglia, al pronto soccorso, al ricovero in ospedale, allo specialista, alle
farmacie, ecc. Le prestazioni sono soggette ad integrazioni di spesa da parte
degli utenti (ticket) a causa degli sprechi e del deficit pubblico; ne sono esenti
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i cittadini di età inferiore a 6 anni e superiore ai 65. Il SSN si avvale delle ASL
(Aziende Sanitarie Locali), organismi locali comprendenti uno o più Comuni
e coordinati dalle Regioni, che a loro volta dipendono dal Ministero della
Sanità.
Inoltre, il Servizio Logistico Sanitario ha lo scopo di salvaguardare e di
ripristinare l’efficienza fisica degli appartenenti alle Forze Armate e dei
prigionieri di guerra. Le strutture sanitarie militari sono tutelate da apposite
convenzioni internazionali, in virtù delle quali è fatto obbligo allo stato di
mantenerle in vita.
Molte malattie possono essere prevenute o ostacolate se conosciamo bene il
nostro corpo, le principali malattie e tutte le difese che possiamo attivare per
evitarla.
L’OMS afferma che: “ La salute è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e
rappresenta uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano”. La salute quindi è un
diritto del cittadino ed un dovere verso se stessi e verso gli altri.
Nella Costituzione Italiana l’art.32 recita: “La Repubblica Italiana tutela la salute
come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti”.
Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’art.25 si afferma:
“ Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il
benessere proprio e della sua famiglia”.
Purtroppo si sente dai mass-media e si legge dai giornali che la povertà è in
aumento, che in alcuni paesi (del Terzo Mondo e del Quarto Mondo), ad un
passo dal 2000, si muore per fame e per malattie vecchie e nuove.
In altri paesi (paesi industrializzati) si può addirittura morire per malattie del
benessere.
Le malattie della povertà non ancora debellate sono tante: l’OMS ci
informa che la malaria è ancora diffusa in 102 paesi del Terzo Mondo (mentre
nei paesi industrializzati essa è stata quasi completamente sconfitta grazie
all’uso del DDT); in 74 paesi del Terzo Mondo è ancora diffusa la
schistosomiasi, provocata da un parassita che vive nelle acque dolci delle zone
calde; in molti paesi dell’Africa e dell’America Latina è ancora diffusa la
tripanosomiasi o malattia del sonno, quasi sempre mortale. Inoltre la lebbra è
ancora diffusa in Africa in Asia ed in misura minima anche in Europa. Il colera
è endemico in molti paesi dell’Africa e dell’Asia, mentre milioni di bambini
muoiono ancora ogni anno in quei paesi di difterite, di tetano, di tubercolosi, di
poliomielite, di rosolia e di pertosse. Queste ultime sei malattie sono ormai
controllate nei paesi industrializzati dall’uso del vaccino, mentre il vaiolo è
ormai scomparso.
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Le malattie del benessere diffuso dal progresso, nei paesi occidentali e
industrializzati, sono legate a profondi mutamenti nei ritmi di vita e nelle
abitudini alimentari: esse sono, quindi, dovute principalmente alla
superalimentazione, che provoca obesità e malattie epatiche e renali, allo stress,
che provoca malattie cardiovascolari, e all’inquinamento dell’ambiente, che
concorre all’insorgere di malattie gravi quali quelle dell’apparato respiratorio e
i tumori.
Sia le malattie della povertà che quelle del benessere costituiscono comunque
degli eccessi.
Altre malattie sono quelle legate all’abuso di alcool, di tabacco, di droghe e di
farmaci.
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GLI INTERVENTI POSSIBILI
Due sono gli interventi possibili in educazione sanitaria: promuovere la
salute e prevenire le malattie.
La promozione alla salute è quell’insieme di comportamenti utili a mantenere lo
stato di benessere fisico, psichico e sociale, mediati da una costante azione
informativa.
La promozione alla salute si attua mediante una serie di corrette abitudini di
vita:
 Praticare attività fisica all’aria aperta (o uno sport)
 Svolgere attività psichiche che consentano di stare sereni
 Alimentarsi in modo sano ed equilibrato
 Rispettare le ore di riposo
 Acquisire abitudini personali che escludano l’uso di sostanze tossiche, quali
l’alcool in quantità eccessiva, il tabacco, le droghe, i medicinali senza
controllo medico, ecc.
 Appoggiare a livello pratico chi propone il varo di leggi e di normative,
miranti ad abolire l’inquinamento ambientale e acustico e la distruzione
della natura.
La prevenzione delle malattie è un insieme di comportamenti ed atteggiamenti atti
ad evitare il contagio e la diffusione delle malattie.
Questo perché noi siamo quotidianamente “attaccati” dall’ambiente
attraverso le sostanze inquinanti e le radiazioni, a livello biologico da batteri,
virus, miceti ed altri microrganismi, a livello sociale dai rapporti interpersonali
e dalle abitudini di vita.
Le malattie possono essere causate da fattori congeniti o da fattori acquisiti.
I fattori congeniti sono poco noti (si sa per esempio che la rosolia nei primi
tre mesi di gravidanza può provocare nel feto gravi malformazioni cardiache,
ma non si conosce la causa di molte altre malformazioni).
I fattori acquisiti, che colpiscono l’uomo durante la vita, possono essere:
- meccanici, cioè i traumi in genere, che provocano ferite, contusioni,
distorsioni, fratture lussazioni, ecc.
- fisici, cioè le variazioni di temperatura, di pressione, di luce, ecc.
- chimici, come le intossicazioni, gli avvelenamenti, ecc.
- biologici, quelli che causano malattie infettive e parassitarie.
La prevenzione delle malattie va distinta in prevenzione primaria e
prevenzione secondaria.
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La prevenzione primaria è rappresentata dalle difese di cui il nostro corpo
dispone contro gli attacchi esterni: esse sono offerte dalla pelle e dal sistema
immunitario.
La prevenzione secondaria comprende l’igiene e la profilassi.
LA PELLE
La pelle costituisce la più completa struttura di protezione del corpo umano.
Essa ha numerose funzioni: controlla la temperatura corporea, difende
l’organismo dall’azione nociva delle radiazioni UV tramite il filtro costituito
dalla melanina, svolge funzione secretiva legata all’azione di diverse
ghiandole, ci consente di percepire le sensazioni del caldo, del freddo, del
dolore, ecc. ma soprattutto forma una barriera microbiologica opponendosi
all’invasione di microbi e di parassiti.
Questa funzione è svolta dal sottile strato protettivo idrolipidico acido, con
un pH inferiore a 5,6 (il cosiddetto mantello idrolipidico acido), che partecipa
anche al mantenimento dell’indratazione della pelle.
La pelle è formata da due strati: l’epidermide esternamente ed il derma più
internamente.
L’epidermide è spessa un paio di millimetri ed è composta da uno strato corneo a
contatto con l’ambiente esterno, formato da cellule morte e ricche di
cheratina, con funzione esclusivamente protettiva, e da uno strato basale a
contatto con il derma, che serve da “serbatoio di cellule” per rifornire lo
strato corneo che si consuma continuamente.
Le cellule dello strato basale contengono la melanina, una proteina di colore
nero bruno che annerisce la pelle nella popolazione africana e durante il
fenomeno dell’abbronzatura.
Il derma è un tessuto ricco di vasi sanguigni e di recettori sensoriali.
I vasi sanguigni regolano la temperatura corporea in quanto si dilatano
quando fa caldo facendo scorrere una maggiore quantità di sangue in
superficie e favorendo la dispersione del calore interno; mentre, invece, si
restringono quando fa freddo, facendo circolare meno sangue in superficie e
trattenendo il calore all’interno del corpo.
I recettori sensoriali consentono alla pelle di svolgere la funzione del tatto :
alcuni recettori, come i corpuscoli del Pacini ed i corpuscoli del Meissner sono
sensibili alla pressione e quindi ci fanno sentire se un corpo è liscio, ruvido,
appuntito, ecc.; altri, come i corpuscoli di Krause , sono sensibili al freddo,
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mentre altre ancora, come i corpuscoli del Ruffini , sono sensibili al caldo. Nel
derma giungono anche terminazioni nervose libere, responsabili della
sensazione del dolore. I recettori del tatto sono più numerosi in alcune zone
del corpo, come i polpastrelli delle dita, la pianta del piede, la punta della
lingua, zone che risultano, quindi, più sensibili di altre.
Nel derma hanno origine i peli ed i capelli e sono localizzati due tipi di
ghiandole: le ghiandole sebacee e le ghiandole sudoripare.
Le prime producono il sebo, sostanza grassa che ha funzione di proteggere la
pelle dall’essiccamento e di renderla impermeabile all’acqua.
Le seconde producono il sudore, che svolge una duplice funzione: elimina
alcune sostanze nocive, aiutando i reni a depurare l’organismo, e sottrae
calore al corpo evaporando, per cui contribuisce a mantenere costante la
temperatura quando fa caldo.
IL SISTEMA IMMUNITARIO
Il sistema immunitario è formato da un insieme di cellule sparse per tutto
l’organismo che svolgono una stessa funzione, cioè quella di difendere
l’organismo stesso dall’attacco di agenti estranei.
A differenza di un “apparato” formato da organi situati in posti fissi
dell’organismo , il sistema immunitario agisce, quindi, attraverso una serie di
cellule che si muovono in circolo per tutto il corpo e che tutte insieme
riescono ad attuare la risposta immunitaria di tipo cellulare, sequestrando gli
invasori, uccidendoli ed eliminandoli; esse inoltre attraverso una risposta
umorale (cioè mediante molecole chimiche) riescono a produrre anticorpi (che
sono proteine), i quali bloccano le sostanze estranee ed impediscono lo
sviluppo dell’infezione. I corpi estranei che entrano nel nostro organismo e
provocano danni sono detti antigeni. Appena questi entrano nel sangue,
vengono aggrediti dai globuli bianchi del tipo dei linfociti e vengono
fagocitati. Un primo meccanismo di difesa del nostro corpo è rappresentato
dalla fagocitosi: quando ci procuriamo una piccola ferita e non la disinfettiamo
bene, milioni di microrganismi vi entrano e la zona circostante si arrossa. Poi
si forma un materiale cremoso e maleodorante, chiamato pus. L’arrossamento
è dovuto al fatto che nella zona circostante la ferita è aumentato l’afflusso di
sangue e con esso sono arrivati molti globuli bianchi detti fagociti, i quali
fuoriescono dai capillari e iniziano a inglobare e distruggere i germi. Ciò è
possibile perché i fagociti sono cellule che somigliano ad un’ameba, per cui,
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emettendo delle protuberanze (dette pseudopodi), possono allungarsi,
spostarsi e catturare i microbi. Alla fine della battaglia restano sul terreno
fagociti uccisi dai microbi, microbi uccisi dai fagociti e digeriti e cellule morte
dei tessuti circostanti: tutto questo materiale costituisce il pus.
Un’altra forma di difesa, più efficace e raffinata, è rappresentata dalla risposta
immunitaria. L’immunità è quel processo biologico che dà all’organismo la
capacità di difendersi dai corpi estranei da cui è stato aggredito in precedenza
Ad esempio, se un individuo si ammala di morbillo nel periodo dell’infanzia,
esso non viene più colpito da questa malattia per tutto il resto della vita. In
questo caso parliamo di immunità permanente.
La risposta immunitaria è un processo molto complesso, basato sul fatto che
ogni organismo è geloso della propria “individualità”: la sua struttura, la sua
forma, ed il suo metabolismo dipendono soprattutto dalle proteine di cui è
composto (quasi 100.000 proteine diverse), per cui un eventuale ingresso di
proteine estranee non è assolutamente tollerato. L’organismo considera
estranee non solo le proteine che formano virus, batteri e altri microbi, ma
anche quelle che provengono da altri esseri umani (come nel caso delle
trasfusioni di sangue e dei trapianti di organi) e quelle che si formano nelle
nostre stesse cellule quando invecchiano, muoiono oppure si moltiplicano in
modo naturale (come nel caso dei tumori).
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LA REAZIONE IMMUNITARIA NATURALE
Antigene
APC-cellula presentante l’antigene al linfocita T
Macrofago
linfocita T-helper
linfocita
Linfocita B
linfocita
B-memoria
T-killer
Linfocita M
plasmacellule
Anticorpi IgM
Anticorpi IgG
Il meccanismo di difesa della risposta immunitaria si basa su due concetti
fondamentali:
1) specificità della risposta immunitaria, in quanto ogni antigene provoca la
produzione di un anticorpo “fatto apposta” per lui (riconoscimento della
reazione antigene-anticorpo);
2) memoria immunitaria, cioè il fatto che anche a distanza di anni l’organismo si
ricordi immediatamente di quale anticorpo produrre appena un antigene
entra per la seconda volta.
Per questo motivo, diciamo che, una volta superata la malattia, l’organismo
diventa immune dall’azione di quel microbo.
Nel meccanismo della risposta immunitaria, appena l’antigene penetra
nell’organismo, esso viene “processato” da un macrofago, il quale espone,
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poi, i pezzetti di antigene sulla sua membrana, motivo per cui esso diventa
“una cellula presentante l’antigene” (APC), la quale attiva le reazioni che
portano alla produzione di anticorpi. Di fatti a questo punto intervengono i
linfociti T- HELPER che stimolano i linfociti B a riprodursi. Questi ultimi
danno origine a due tipi di cellule: i linfociti B-MEMORIA, che rimangono
nel sangue per molti anni, pronti ad intervenire se l’antigene si presentasse
una seconda volta, e le plasmacellule, che producono grandi quantità di
anticorpi, i quali liberati nel sangue, vanno ad a attaccare gli antigeni,
formando un complesso antigene-anticorpo, che verrà poi attaccato e
“mangiato” dai fagociti.
Gli anticorpi rappresentati dalle immunoglobuline IgM sono prodotti in un
primo momento dai linfociti M per dare una risposta immediata contro
l’antigene; ma essi sono poco specifici.
Gli anticorpi rappresentati dalle immunoglobuline IgG sono altamente
specifici nei confronti dell’antigene che ne ha provocato la produzione. Infatti
dopo alcuni giorni dall’inizio della reazione immunitaria, nel sangue si ha la
reazione di “sieroconversione”, cioè diminuiscono gli anticorpi IgM e
aumentano sempre più quelli IgG.
Zinco e selenio sono catalizzatori di queste reazioni di comunicazione tra le
cellule durante la risposta immunitaria.
In alcuni casi gli antigeni non circolano nel sangue ma rimangono racchiusi
nelle cellule, come ad esempio nelle infezioni da virus. In questo caso i
linfociti helper stimolano i linfociti T killer ad aggredire la cellula malata ed a
distruggerla insieme a tutto ciò che contiene. Anche l’attacco da parte dei
linfociti T killer avviene grazie alla formazione di anticorpi specifici sulla loro
superficie, ed anche in questo caso rimangono in circolo i linfociti B
memoria.
La produzione di anticorpi e la creazione dei linfociti B memoria sono
sempre stimolati dai linfociti T helper (denominato CD4): si comprende,
quindi, quanto il loro ruolo sia importante per la difesa immunitaria
dell’organismo. Il virus HIV, che determina la terribile malattia dell’AIDS,
uccide proprio i linfociti T helper disattivando, così, tutto il sistema
immunitario.
Gli organi che presiedono al funzionamento del sistema immunitario sono: il
timo, il midollo osseo, il fegato e la milza.
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LA PREVENZIONE SECONDARIA
La prevenzione secondaria comprende la profilassi e l’igiene.
La profilassi suggerisce le misure di protezione sanitaria del singolo individuo
e della popolazione.
Le misure dirette sono: la denuncia all’ufficio sanitario in caso di malattia
infettiva; l’isolamento del malato; la disinfezione dell’ambiente.
Le misure indirette consistono nel risanamento sociale, igienico e alimentare
della popolazione e nel risanamento ambientale.
La profilassi specifica consiste nella vaccinazione , che agisce diminuendo la
recettività della popolazione alle malattie.
L’igiene mira a conoscere le cause di insorgenza e di diffusione delle malattie.
Essa comprende l’igiene personale e l’igiene ambientale .
LA VACCINOTERAPIA
Vaccinare significa attivare la risposta immunitaria dell’organismo prima che
esso venga a contatto con il microbo. Cioè, per premunirci contro l’ingresso
di eventuali antigeni, possiamo far entrare nell’organismo un antigene che
non è in grado di produrre la malattia (ad esempio, l’anatossina del tetano,
anziché la tossina) ma stimola la produzione di anticorpi e fa acquistare al
sistema immunitario una memoria, che farà produrre anticorpi anche a
distanza di tempo.
I vaccini sono preparazioni di antigeni capaci di indurre la produzione di
anticorpi. I vaccini possono essere fatti:
- da parti di un microrganismo (ad esempio, il virus dell’epatite B possiamo
spezzettarlo, prelevarne parti capaci di scatenare la produzione di anticorpi
e con essi preparare vaccini anti-epatite virale B);
- da un prodotto interno di un microrganismo (ad esempio, la tossina
prodotta dal bacillo del tetano, dalla quale si elimina la parte più tossica e
con la parte rimanente si prepara il vaccino, oppure la tossina del
botulino);
- da microbi uccisi e quindi inattivati (ad esempio, il vaccino antipoliomielite
SOLK);
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- da microrganismi vivi ma attenuati, cioè “storditi” (ad esempio il vaccino
antipolio SABIN).
I virus o batteri utilizzati per preparare i vaccini vengono prelevati da pazienti
e passati in terreni di coltura.
Esistono due vaccini antipoliomielite: il vaccino SABIN ed il vaccino SOLK.
Quello più usato è con virus vivi ma attenuati: anche se esiste il rischio che il
virus si risvegli e possa causare la malattia nell’organismo vaccinato (ma ciò
accade raramente), esso ha il grande vantaggio di riuscire ad amplificare
l’effetto della vaccinazione, in quanto gli esseri vaccinati cominciano poi ad
eliminare nell’ambiente (ad esempio, mediante le feci) virus della poliomielite
vivi ma attenuati, quindi non più in grado di provocare infezione.
Questi virus, non essendo più virulenti, entrando in altre persone
funzioneranno come veri e propri vaccini. In tal modo si realizza l’immunità
di gregge, cioè i virus con il tempo vengono eliminati dall’ambiente, in
quanto gli organismi vaccinati funzionano da filtro contro il microbo.
Dal 1980, grazie alla vaccinazione, il vaiolo è stato considerato debellato dal
nostro pianeta; grazie alla vaccinazione antipolio, l’Italia non registra un caso
di poliomielite da 15 anni, rispetto ai 4.000 casi che si registravano prima della
vaccinazione.
Nel vaccino sono presenti delle sostanze chimiche chiamate adiuvanti, le
quali agiscono migliorando l’esposizione dell’antigene alle cellule coinvolte
nella risposta immunitaria, nella fase di riconoscimento dell’antigene. Esse,
quindi, servono a coadiuvare la risposta immunitaria in questo senso: quando
in una fiala di vaccino sono presenti ad esempio 1.000.000 di antigeni, come il
caso dei frammenti di virus, essendo questi diversi fra loro ma in gruppo, può
accadere che alcuni risultino più nascosti da altri e quindi meno riconoscibili
dalle cellule immunitarie. Ecco, quindi, che gli adiuvanti migliorano
l’esposizione degli antigeni alle cellule immunitarie. Nei vaccini ci sono inoltre
i carrier, detti anche trasportatori, cioè sostanze capaci di far passare
l’antigene da una parte all’altra della membrana cellulare delle cellule
immunitarie, trasportandolo fino al sito di riconoscimento che dà inizio alla
risposta immunitaria.
Esiste un programma di vaccinazione che si chiama EPI (Expanded
Programme on Immunization), stabilito dall’OMS nel 1974, che prevede di
assicurare ad ogni bambino del mondo la vaccinazione entro il primo anno di
vita contro le 6 malattie più comuni e pericolose, che sono: la difterite, la
pertosse, la poliomielite, il morbillo, il tetano e la tubercolosi.
Le vaccinazioni obbligatorie in Italia sono: contro la difterite, la poliomielite,
il tetano e l’epatite virale B. Esistono poi miscele di vaccini , efficaci contro le
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malattie dei singoli vaccini presenti: ad esempio il trivalente DTP agisce
contro la difterite, il tetano e la pertosse, perché i tre vaccini sono in una
stessa fiala.
Programma di Vaccinazioni Obbligatorie in Italia
Antipolio
Difterite
Tetano
Pertosse
(DTP)
Epatite B
3° mese
5° mese
11° mese
1^ dose
2^ dose
3^ dose
4^ dose
1^ dose
2^ dose
3^ dose
4^ dose
1^ dose
2^ dose
3^ dose
Influenza B (Hib) 1^ dose
Morbillo
Parotite
Rosolia
( MPR)
15° mese
24° mese
5°/6° anno 12° anno
Richiamo
Richiamo
2^ dose
2^ dose
3^ dose
4^ dose
1^ dose
Richiamo
Nel caso del tetano, la spora del bacillo è presente dovunque nell’ambiente ed
inizia a produrre la tossina solo in assenza di ossigeno, quindi solo in ferite
molto profonde e con grosse lacerazioni della pelle (e del derma) diventa
pericolosa. Può capitare che un vaccino non attecchisca e non produca
anticorpi: a seconda del tipo di malattia, ci sono vaccini che attecchiscono
sempre, altri che sono più difficili da fare attecchire. Ad esempio quello della
febbre gialla e quello del colera nel 25-30% dei casi non attecchiscono quindi
ha scarsa possibilità di successo, mentre quello anti-epatite B e quello
antitetanico hanno alta probabilità di successo. E’ quindi necessario
controllare nell’organismo di tanto in tanto, il titolo anticorpale per vedere se
il suo livello è ancora sufficiente. Un altro vaccino trivalente è il MPR, contro
il morbillo, la parotite e la rosolia, le quali sono tipiche dell’infanzia è molto
pericolose per le complicanze, anche mortali, sia nei bambini che negli adulti.
Bisogna ricordare che i vaccini non danno una immunità che dura per tutta
una vita: è quindi necessario fare, ad intervalli di tempo regolari,
le
vaccinazioni di richiamo. E’ obbligatorio vaccinarsi contro alcune malattie
(come febbre gialla, colera , ecc.) prima di recarsi in alcuni paesi tropicali, nei
quali tali malattie costituiscono ancora oggi un pericolo: chi non lo fa, al
rientro è costretto ad un periodo di quarantena, durante il quale viene
accertato che non abbia la malattia.
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LA SIEROTERAPIA
I vaccini determinano nell’organismo un’immunità attiva: infatti è l’organismo
stesso che impara a difendersi dai microbi. Si tratta quindi, di un’immunità di
lunga durata: ad esempio, i vaccini contro la febbre gialla ed il tetano,
immunizzano per 10 anni. Quando però non c’è tempo per simulare
l’infezione e stimolare la produzione di anticorpi con un vaccino, si possono
somministrare direttamente gli anticorpi già pronti: in questo caso si parla di
sieroterapia e si ottiene una immunità passiva.
Il siero è un estratto di anticorpi contenuti in quella parte liquida che resta del
sangue dopo la sua coagulazione. Si tratta, in pratica, di plasma privo di
fibrinogeno, ma ricco di anticorpi.
L’anticorpo è una sostanza formata da molecole filamentose: in esso sono
presenti quattro tipi di catene più o meno lunghe di aminoacidi, cioè quattro
proteine. Due di queste sono più lunghe e si trovano all’interno della
molecola, le altre due sono più corte e situate all’esterno.
Le due catene lunghe sono dette “pesanti” e le due catene corte sono dette
“leggere”. In ogni individuo tutti i suoi anticorpi hanno una parte costante
(nella quale la sequenza di aminoacidi è sempre uguale), ed una parte variabile
(in cui la sequenza di aminoacidi cambia a seconda dell’antigene verso il quale
è specifico).
La regione costante di un anticorpo è simile in tutti gli organismi della stessa
specie, ma cambia da una specie animale all’altra. Per cui somministrando un
anticorpo in un organismo di specie diversa, può essere considerato estraneo
ed attivare una reazione immunitaria. Ad esempio, se inoculiamo nell’uomo
anticorpi di cavallo, essi possono attivare una reazione allergica, perché la
parte costante delle molecole è completamente diversa da quella degli
anticorpi umani.
Nella molecola di un anticorpo vi sono varie parti chiamate domini, formate a
loro volta, da due regioni: una costante ed una variabile. Alcuni farmaci, detti
immunosoppressori, servono a bloccare il sistema immunitario abbassando le
nostre difese: Essi vengono usati ad esempio, per bloccare le reazioni
allergiche e le crisi di rigetto dopo il trapianto di organi. Il legame tra
l’antigene e l’anticorpo, si verifica nei domini della zona variabile
dell’anticorpo stesso; dopo che l’anticorpo ha legato a sé uno o più antigeni
formando un complesso, questo va a legarsi ad alcune cellule particolari
grazie ad un recettore di membrana della cellula che riconosce un dominio
che si trova nella regione costante dell’anticorpo. E’ proprio nella regione
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costante della molecola che si trova il sito attivo che lega il complesso
antigene-anticorpo alle membrane delle cellule immunitarie.
Le immunoglobuline che formano gli anticorpi sono di vari tipi individuati
con lettere diverse: IgG, IgM, IgA, e così via. Queste classi nascono dalla
diversa sequenza di aminoacidi delle loro catene proteiche, ma anche talvolta,
dal fatto che alcune di esse, come le IgG, hanno la stessa struttura molecolare
(ad Y) mentre altre hanno una struttura dimerica (come le IgA) e sono fatte
da due unità proteiche ripiegate, per cui possono legare quattro antigeni; le
IgM sono di struttura ancora più complessa, detta pentamerica, perché sono
formate da cinque catene proteiche come quelle delle IgG che possono,
quindi, legare un totale di dieci antigeni.
Con gli anticorpi si possono formare dei sieri immuni detti così perché sono
preparazioni purificate ottenute da sieri animali contenenti immunoglobuline
specifiche: ad esempio, il siero immune contro il tetano si può ottenere con
siero di cavallo contenente anticorpi contro la tossina del tetano. Essi
agiscono con rapidità; l’immunità viene conseguita entro qualche ora o al
massimo qualche giorno.
Gli antistaminici sono farmaci capaci di bloccare la reazione allergica,
prodotta dalla liberazione di istamina.
Quando si somministra un siero immune la risposta è individuale. Infatti,
durante una risposta immunitaria non sempre vengono prodotte solo IgM ed
IgG, ma possono essere interessate altre cellule che sono collegate ad un’altra
classe di immunoglobuline, le IgE: quando vengono attivate queste cellule,
vengono prodotti dei mediatori delle infiammazioni, come ad esempio
l’istamina. Se ad esempio mi viene somministrato un siero antitetanico di
origine equina e le mie cellule immunitarie sono in grado di reagire contro le
proteine degli anticorpi equini, queste cellule se sono collegate alle IgE, allora
produrranno una grande quantità di istamina e mi verrà una reazione
allergica, che potrà essere rappresentata da prurito, gonfiore o addirittura
shock anafilattico (se la reazione interessa tutto il corpo). In questo caso il
medico interviene con l’antistamina o il cortisone e blocca la reazione
allergica. Se invece le mie cellule non reagiscono in quel modo anomalo,
potrò utilizzare quel siero senza problemi. Quindi, quando si verifica allergia,
vengono sempre prodotti anticorpi IgE e con essi viene liberata istamina,
responsabile dell’allergia. L’intolleranza alimentare è cosa diversa dall’allergia
alimentare: la prima è dovuta a carenza di qualche funzione legata alla
digestione, la seconda è dovuta ad un alimento che viene riconosciuto come
estraneo e scatena una reazione allergica.
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Vi è anche la possibilità di usare siero immune contenente immunoglobuline
umane, estratte da sangue umano. Il vantaggio che ne deriva è che non si
svilupperanno facilmente reazioni allergiche. In questi sieri, le
immunoglobuline umane possono essere aspecifiche e danno solo poca
protezione verso le malattie in genere, oppure possono essere selezionate più
specificamente e formare fiale di siero da usare in caso di una specifica
infezione (come ad esempio l’antitetanica).
Mentre i vaccini creano una memoria, i sieri non lo fanno, anzi durano pochi
giorni e l’immunizzazione dura un tempo limitato.
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I FARMACI
Quando la prevenzione (sia quella che si ottiene attraverso l’immunità attiva
che quella ottenuta attraverso l’immunità passiva) non è stato sufficiente
oppure non ha funzionato e la “causa” della malattia si è insediata
nell’organismo, bisogna ricorrere al farmaco. Si definisce farmaco una
sostanza capace di produrre, in un organismo, modificazioni funzionali,
grazie all’interferenza delle sue proprietà fisiche e chimiche con quelle della
materia vivente.
In linea di massima non c’è farmaco che non unisca in sé due cose: “beneficio”
e “tossicità”. La maggior parte dei farmaci è tale da superare, negli effetti che
produce, la sua tossicità con un beneficio: se così non fosse sarebbe un
veleno. La differenza sostanziale tra farmaco e veleno è che il farmaco può
avere un effetto benefico, mentre il veleno no: entrambi sono tossici e quindi
possono risultare pericolosi secondo l’uso che se ne fa. Ciò è vero sia per il
farmaco più “banale”, come ad esempio quello che si usa contro la febbre o il
mal di testa, sia per quelli più complessi come gli antibiotici. Questi ultimi
sono chiamati così perché sono farmaci contro la vita (antibiotico = anti –
biotico) . Infatti gli antibiotici sono farmaci che bloccano la vita non degli
uomini, bensì dei microrganismi, in particolare dei batteri. E’ anche vero,
d’altra parte, che grazie all’uso degli antibiotici si è allungata la durata media
della vita umana.
I farmaci possono produrre effetti collaterali: infatti essi sono molecole
chimiche estranee all’organismo che agiscono attraverso reazioni chimiche
con alcune strutture che devono essere combattute, in presenza di altre
strutture analoghe che non devono essere danneggiate in modo irreversibile.
Dal momento che alcune reazioni chimiche sono simili sia all’interno del
nostro corpo che in quello di un batterio, può accedere che il farmaco lungo
il tragitto che compie per raggiungere il suo bersaglio, può interagire con delle
stazioni del nostro corpo che noi non vorremmo che fossero danneggiate e
reagire con esse: se ciò accade si hanno effetti collaterali, se il danno
provocato è sopportabile e di lieve entità, oppure effetto tossico, se il danno è
di maggiore entità.
Quando nel nostro corpo si verifica un rialzo della temperatura ad esempio a
38° gradi, bisogna considerare che questo livello termico ci consente di
continuare la nostra vita senza grosse complicazioni, pur con le dovute
precauzioni e senza fare imprudenze. Ma se la febbre diventa elevata e sale
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oltre i 40° gradi allora si corrono grossi rischi per la nostra salute fisica, ad
esempio a carico delle cellule cerebrali che non riescono a svolgere
normalmente le loro attività vitali e si possono avere crisi epilettiche. Nel
primo caso non occorre alcun farmaco, mentre nel secondo è bene ricorrere
ad un farmaco antipiretico. I bambini piccoli e gli anziani hanno una capacità
minore di sopportare sbalzi della temperatura. Gli antipiretici agiscono sul
centro termoregolatore del nostro cervello, il quale regola la temperatura del
nostro corpo ad una valore ideale compreso tra i 36° e i 37° gradi, valore in
cui le nostre cellule svolgono in modo ottimale le loro funzioni vitali. Il
centro termoregolatore, per effetto di sostanze estranee (prodotte da un
batterio o comunque che si formano quando è in atto un’infezione) può
perdere la sua normale “taratura” e regolarsi a temperature più elevate (che
possono arrivare alla superficie a 40° - 41° gradi). Sappiamo che, la pelle e lo
strato adiposo contribuiscono ad aumentare o diminuire gli scambi di calore
tra l’interno e l’esterno del corpo. Anche la produzione di sudore contribuisce
a svolgere questa funzione. Se il centro termoregolatore viene regolato a
temperature più alte, succede che il sangue circolante viene spostato più
all’interno dell’organismo e non ha più facilmente più scambi di calore
attraverso la pelle, motivo per cui la temperatura tende a salire: vengono i
brividi allo scopo di produrre energia elettrica, per riscaldare il corpo; la
cosiddetta “pelle d’oca”, dovuta alla contrazione del muscolo dell’erettore del
pelo, serve a dare calore all’organismo. Quando la febbre è salita, si comincia
a sudare per raffreddare il corpo. E’ proprio il centro termoregolatore,
crocevia di tutti questi messaggi in entrata ed in uscita, a controllare tutte
queste reazioni dell’organismo. I farmaci antipiretici agiscono diminuendo il
valore della temperatura su cui si è regolato il centro termoregolatore a causa
dell’infezione. Ma per agire deve prima entrare in circolo nell’organismo e
può anche provocare effetti collaterali: infatti esso agisce su alcuni enzimi. Ad
esempio l’aspirina e i suoi derivati, che appartengono alla classe
farmacologica degli antinfiammatori non steroidei (individuati con la sigla FANS),
vengono usati anche come antidolorifici perché agiscono sull’enzima
ciclossigenasi che media una reazione chimica connessa con i processi di
infiammazione: quando si crea una situazione di allarme (dovuta all’ingresso
di una sostanza estranea) si creano dei danni localmente con conseguenza di
una cascata di reazione chimiche che portano alla produzione di alcune
sostanze chimiche dette “mediatori dell’infiammazione”, le quali
avvertono l’organismo che qualcosa non va. I mediatori dell’infiammazione
vengono prodotti grazie proprio all’enzima ciclossigenasi , la quale può essere
bloccata nella sua attività dai FANS. L’infiammazione è quel processo
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attraverso il quale, in seguito all’ingresso di una sostanza estranea, vengono
richiamati sul posto i soldati del nostro organismo, cioè i globuli bianchi,
grazie ai mediatori dell’infiammazione. Usando il farmaco si può pensare di
fare un guaio, perché esso va a bloccare il meccanismo di attivazione della
risposta immunitaria. Ciò è vero solo se il farmaco viene somministrato
sempre: in realtà in questo caso il beneficio del farmaco prevale sulla sua
tossicità e diventa apprezzabile solo nei casi in cui la febbre supera i 38° gradi.
I farmaci FANS agiscono anche in altri tessuti dell’organismo, come ad
esempio a livello dello stomaco, dove la ciclossigenasi agisce per mediare la
produzione del muco stratificato sulle pareti dello stomaco, per difenderlo
dall’attacco acido del succo gastrico (contenente acido cloridrico). Quando il
muco viene meno si hanno sensazioni di bruciore, dovute al contatto
dell’acido con la mucosa gastrica, bruciore che se perdura molti giorni ed è
intenso indica la presenza di gastrite, la quale a sua volta può evolvere in
ulcera gastrica. Di conseguenza l’uso dei farmaci FANS deve essere fatto
stomaco pieno. Non è così per tutti i farmaci: ad esempio, gli antibiotici
devono essere assunti preferibilmente a stomaco vuoto.
Un farmaco, prima di essere messo in commercio, viene sperimentato: esiste
varie fasi di sperimentazione e si svolgono nei laboratori farmaceutici. I
farmaci vengono innanzitutto progettati: esiste una branca della scienza
farmaceutica in cui operano chimici, farmacisti e ingegneri chimici, i quali, in
base alle strutture cui esso deve agire, progettano la molecola del farmaco da
creare, in modo tale che essa abbia una forma che corrisponda all’impronta
della molecola su cui andrà ad agire. Il chimico preparatore, poi costruisce la
molecola del farmaco così come è stata progettata. Il farmaco ormai pronto
viene quindi sperimentato in vitro, cioè non su esseri viventi ma su cellule
estratte da organi di esseri viventi. Se il farmaco agisce come desiderato, si
passa alla sperimentazione su animali da laboratorio, poi su uomini che si
prestano volontari, per un periodo che può durare fino a 5–6 anni. Allorché si
è certi che il bilancio beneficio/tossicità è spostato ampiamente verso il
beneficio, si passa, grazie all’approvazione di vari governi, all’immissione del
farmaco in commercio. Spesso esso viene messo in commercio per un primo
periodo solo presso gli ospedali, dove si può controllare il suo effetto su un
gruppo di pazienti direttamente controllabili da vicino.
I farmaci hanno un nome scientifico che indica la loro composizione chimica
molecolare: ad esempio la comune aspirina ha il nome scientifico di “acido
acetilsalicilico” dal suo componente principale. Esiste poi una
denominazione IUPAC riconosciuta internazionalmente: nel caso
dell’aspirina, essa ha la denominazione IUPAC di “estere acetico dell’acido
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2-8 idrossibenzoico”. I nomi comuni nascono invece dal ricercatore. Nel
caso dell’aspirina il ricercatore KOLBE ha legato il gruppo acetile ad un acido
chiamato “salicilico”, perché contenuto nella corteccia dell’albero di salice ed
ha formato l’acido acetilsalicilico, che ha chiamato poi ASPIRINA con un
nome di fantasia.
La penicillina è il primo farmaco che è stato prodotto dall’uomo ed è un
antibiotico: essa fu scoperta all’inizio del secolo per caso, osservando alcuni
funghi microscopici, che provocano la formazione di muffa sulle pareti,
associati a licheni. Un fungo della varietà penicillum produce una sostanza
capace di uccidere i batteri; essa fu isolata in laboratorio, studiata nella
conformazione della sua molecola e poi sintetizzata. Dalla penicillina si è
passati alla formazione delle cefalosporine e poi, via via, a tutti gli altri
antibiotici.
L’olio di ricino è un forte purgante e si ottiene dalla premitura dei semi di una
pianta della famiglia delle Radiacee. L’olio che si ottiene contiene la
lecinoleina, che irrita la mucosa dell’intestino e provoca un aumento della
peristalsi intestinale, agendo come purgante. L’olio di ricino può essere
contaminato da una sostanza molto tossica contenuta nell’epicarpo, cioè
nell’involucro esterno del seme: quindi un derivato vegetale può contenere
non solo sostanze benefiche, ma anche sostanze tossiche se non
opportunamente purificato. Il vantaggio dei farmaci di sintesi è che essi
contengono sempre la stessa quantità di principio attivo, per cui è più facile
somministrarlo in dosi precise; inoltre essi non contengono sostanze tossiche
contaminanti. I farmaci di origine vegetali sono da preferire solo quando si è
certi che non contengono sostante tossiche.
La piante papaverus sonniferum della varietà album, è il cosiddetto papavero
bianco dal quale si estrae l’oppio (comunemente noto come una droga).
Nell’oppio è contenuta la morfina, una sostanza antidolorifica che può essere
somministrata per via parenterale (con iniezione intramuscolare) o per via
orale. Molti vegetali contengono particolari sostanze dette alcaloidi, le quali
possono essere usati non soltanto come anestetici, ma anche come efficaci
rimedi per la cura di alcune malattie mentali. Le sostanze psicotrope, cioè le
cosiddette droghe, oggi a disposizione della medicina sono moltissime e il
loro uso consente di risolvere innumerevoli problemi. Con il termine
“droga”, sia in farmacologia che il erboristeria, si intende una parte di una
pianta che abbia un effetto terapeutico. La camomilla che spesso utilizziamo
in casa, è la droga della pianta matricaria camomilla. L’altea è una pianta che ci
fornisce con la sua radice una droga molto efficace contro la formazione del
muco bronchiale. Purtroppo nella dizione più comune con il termine droga si
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intende una sostanza ad azione stupefacente, che altera la coscienza, la
percezione e la possibilità di condurre una vita normale. Esistono farmaci di
origine vegetale, animale e minerale: quelli animali sono parti di organi
animali che si utilizzano con effetto terapeutico e sono noti come prodotti
OPOTERAPICI. Questi però non si usano quasi più, perché sono troppo
ricchi di sostanze organiche alcune delle quali potrebbero provocare effetti
collaterali la dove il farmaco di sintesi si ha a disposizione la particolare
molecola che serve alla terapia.
Per FITOFARMACO si intende sia il farmaco di origine vegetale (morfina,
camomilla, valeriana, ecc..) sia i farmaci per la cura delle piante (concime,
anticrittogamico, antiparassitario, insetticidi, ecc..) l’uso dei prodotti destinati
all’agricoltura è pericoloso perché, se non si rispettano i tempi indicati si
possono contaminare i vegetali e renderli velenosi. Il DDT rimaneva
nell’ambiente per circa novanta anni, quindi era difficile eliminarlo perché
non era attaccabile dai microrganismi: ora non è più usato per legge.
I farmaci presi contemporaneamente possono interferire tra loro e quindi
possono insorgere effetti indesiderati. Le interferenze fra due farmaci sono state
già studiate e si conosce nella maggior parte dei casi quali possono essere i
risultati: esistono delle tabelle che registrano le interferenze fra due farmaci.
Però, più aumenta il numero dei farmaci che agiscono contemporaneamente,
più aumenta il rischio di non riuscire a prevedere quali possono essere le
conseguenze, positive o negative. L’interferenza farmaco alimentare sia ha perché i
farmaci sono formati di molecole chimiche come gli alimenti, per cui alcuni
farmaci devono essere assunti a stomaco pieno altri a stomaco vuoto, secondi
i casi. Abbiamo visto che i farmaci FANS devono essere assunti a stomaco
pieno. Può verificarsi però che il materiale alimentare si leghi chimicamente al
farmaco e ne impedisca l’assorbimento. E’ il caso degli antibiotici che vanno
quindi preferibilmente assunti a stomaco vuoto.
Esistono varie forme farmaceutiche: i farmaci possono essere assunti sotto
forma di polveri, granulati, compresse, capsule, supposte, ovuli, candelette,
gocce, sciroppi, pomate, creme, lozioni, lavande, collutori, colliri, flebo, fiale.
Le vie di somministrazione dei farmaci sono diverse: sia sottolinguale, via
orale, via cutanea, via sottocutanea, via transcutanea, via rettale, via inalatoria,
via intramuscolare, via endovenosa, via endoarteriosa, via endoperitoneale,
via intratecale, via intramidollare ed altre ancora.
Il farmaco compie un lungo viaggio quando entra nel nostro organismo:
dopo la somministrazione, esso viene assorbito attraverso lo stomaco e
l’intestino, viene distribuito in tutto il corpo attraverso il sangue, viene
metabolizzato attraverso il fegato e viene eliminato attraverso le vie urinarie.
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L’abuso di un farmaco può provocare una dipendenza psichica, cioè si
continua ad assumere il farmaco per goderne gli effetti, ma senza una reale
necessità fisica. Può causare addirittura dipendenza fisica, quando esso
determina delle modificazioni nell’organismo al punto tale da diventare una
necessità ed una brusca sospensione produce disturbi di varia natura ed
intensità, molto dolorosi (crisi di astinenza).
Usiamo correttamente, quindi, i farmaci perché essi possono essere
pericolosi, quando l’effetto tossico supera quello benefico: essi possono agire
come un amico, ma anche come un nemico.
MALATTIE
INFETTIVE
PARASSITARIE
DA
CARENZA
EREDITARIE
AMBIENTALI


MICRORGANISMI
PARASSITI
PATOGENI
INFLUENZA
MALARIA
MANCA UN
PRINCIPIO
NUTRITIVO
SCORBUTO
DNA ALTERATO
SOSTANZE NOCIVE
NELL’AMBIENTE
EMOFILIA
Tra tutti i tipi di malattia, solo le malattie infettive sono
contagiose. Le malattie parassitarie possono esserlo, ma
è raro che si trasmettano direttamente da un individuo
malato ad uno sano (esse sono dovute a vermi, acari,
pidocchi, ecc.). Le altre malattie non sono contagiose.
Vi sono inoltre le malattie degenerative, dovute a varie
cause, che consistono in un progressivo deterioramento
delle cellule, degli organi e delle loro funzioni. Una
malattia progressiva che è più difficile classificare è
rappresentata dai tumori: essi consistono inizialmente in
poche cellule malate che, se non vengono allontanate o
uccise tempestivamente, possono diffondersi in tutto
l’organismo e produrre altri focolai di tumore, detti
metastasi.
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ASMA
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