TESSUTI CONNETTIVALI I tessuti connettivali sono costituiti da cellule polimorfe (autoctone e non autoctone) e da sostanza intercellulare (componente amorfa o fondamentale e componente fibrillare). I tessuti connettivali originano dal mesenchima e si dividono in: -tessuto connettivo propriamente detto, -tessuto cartilagineo, -tessuto osseo, -sangue e linfa. I tessuti connettivali svolgono molteplici funzioni: -funzione trofica (sangue), -funzione di sostegno (t. osseo, t. cartilagineo, t. connettivo propriamente detto), -funzione di difesa (sangue, t. connettivo propriamente detto), -funzione di protezione (t. connettivo propriamente detto, t. osseo), -funzione di connessione (t. connettivo propriamente detto), -funzione di riserva (t. adiposo, t. osseo). La matrice amorfa o sostanza fondamentale è un sistema colloidale multifasico formato da una fase disperdente acquosa nella quale sono disciolti vari elettroliti, e da una fase dispersa costituita da enzimi, glicoproteine non strutturali e proteoglicani. La componente fibrillare si divide in: componente microfibrillare, rappresentata da fibronectina, laminina, condronectina, con funzione di raccordo ed adesione tra matrice extracellulare e popolazioni cellulari confinanti, componente macrofibrillare con funzione strutturale, rappresentata da fibre collagene, fibre reticolari e fibre elastiche. Le cellule connettivali sono rappresentate da: -cellule mesenchimali, cellule reticolari, fibroblasti, macrofagi, periciti, cellule adipose, mastociti (cellule autoctone del connettivo propriamente detto); - plasmacellule, cellule pigmentate, leucociti (cellule non autoctone del connettivo propriamente detto); -cellule della cartilagine; -cellule del tessuto osseo; -cellule del sangue. Tessuti Connettivi Embrionali I tessuti connettivi embrionali sono rappresentati da: -Mesenchima, è un tessuto mesodermico ricco in cellule mesenchimali che attraverso i loro prolungamenti costituiscono un reticolo nel quale si dispone una sostanza fondamentale formata da glicosaminoglicani e delicate fibre collagene e reticolari. E’ la matrice embrionale di tutti i tessuti connettivi, il suo differenziamento porta le cellule mesenchimali a divenire fibroblasti dai quali deriveranno anche le cellule muscolari lisce. Nell’adulto in seno ai connettivi si ritrovano piccoli gruppi di cellule mesenchimali. -Tessuto connettivo mucoso, E’ uno stadio avanzato del mesenchima, costituito da cellule mesenchimali, fibroblasti, fibre collagene e sostanza mucosa. Nell’embrione è presente nel funicolo ombelicale (gelatina di Wharton) e nelle regioni subepidermiche. Nell’adulto rappresenta un tessuto transitorio nella riparazione dei tessuti di sostegno. E’ presente inoltre nella cresta e nei bargigli dei gallinacei ed in alcune porzioni della lamina propria della mucosa omasale. Tessuti Connettivi Propriamente Detti Tessuto connettivo lasso o tessuto connettivo fibrillare lasso: -è il connettivo più ubiquitario, è composto da un lasso ordinamento di fibre collagene, elastiche e reticolari orientate a caso. L’elemento cellulare predominante è il fibroblasto, sono assenti reticolociti. Nella sostanza fondamentale l’acido ialuronico prevale sui condroitinsolfato e sul dermatansolfato, -è localizzato nel tessuto connettivo sottocutaneo, nelle lamine proprie delle tonache mucose, nelle sottomucose, nel sottomesotelio, nell’endostio, intorno alle fibre muscolari e a quelle nervose, forma la pia madre e l’aracnoide, costituisce l’impalcatura connettivale interna degli organi parenchimatosi. Tessuto connettivo irregolare: denso o compatto -è strettamente correlato al tessuto connettivo lasso in quanto fibroblasti e fibre collagene ne costituiscono la principale caratteristica. Le fibre collagene formano una rete di fasci spessi ed ondulati, nelle cui maglie sono alloggiate poche cellule, -è localizzato nel derma, nelle capsule fibrose degli organi pieni, forma periostio e pericondrio, e la dura madre. Tessuto connettivo regolare: denso o compatto -è caratterizzato dall’orientamento ordinato e parallelo delle fibre collagene, i fibrociti sembrano delineare l’estensione dei singoli fasci, -forma tendini, aponeurosi e legamenti bianchi. Tessuto elastico: -sebbene presenti come tipo cellulare predominante i fibroblasti, le fibre maggiormente rappresentate sono quelle elastiche più spesse di quelle collagene, ramificate ed anastomizzate tra loro, -costituisce il legamento nucale ed altri legamenti gialli, entra nella costituzione della parete delle arterie elastiche. Tessuto connettivo reticolare: -predomina la presenza di cellule e fibre reticolari, -costituisce lo stroma di organi linfatici ed emopoietici ed il connettivo interstiziale di vari organi. Tessuto connettivo pigmentato: -in cui sono presenti cellule contenenti pigmento, -è presente nell’iride e nella membrana coroidea e nel connettivo associato a pelle pigmentata. Tessuto adiposo è composto da una popolazione omogenea di cellule adipose o adipociti e rappresenta una fonte di energia prontamente disponibile in quanto accumula grandi quantità di grassi. Svolge anche un ruolo di protezione da insulti meccanici e di assorbimento di forze. Morfologicamente si distinguono: -tessuto adiposo bianco o uniloculare, le cui grandi cellule contengono un’unica gocciola lipidica, -tessuto adiposo bruno o multiloculare, le cui cellule, più piccole delle precedenti, contengono più gocciole lipidiche, è tipico degli animali ibernanti che ne traggono calore. Tessuto Cartilagineo La cartilagine, in alcuni vertebrati inferiori (ciclostomi, selaci) costituisce lo scheletro definitivo dell’animale, nei mammiferi, invece, forma il primitivo abbozzo fetale della maggior parte dello scheletro e, nel corso dello sviluppo pree post-natale, viene sostituita in larga misura dal tessuto osseo. Essa tuttavia permane, nelle sue varietà, nell’individuo adulto dove trova localizzazione a livello di: Superfici Articolari delle ossa. Dischi intervertebrali. Coste o parti di esse. Dischi e menischi intra-articolari. Sostegno di alcuni organi dell’apparato respiratorio. Sostegno del padiglione auricolare. Nel tessuto cartilagineo troviamo elementi cellulari (condroblasti e condrociti) e sostanza intercellulare (fibrillare ed amorfa) Fatta eccezione per le superfici articolari e per la fibrocartilagine, la cartilagine e’ rivestita da un involucro di tessuto connettivo fibroso compatto denominato pericondrio. A differenza degli altri tessuti connettivi, la cartilagine e’ sprovvista di nervi e di vasi sanguigni ed e’ quindi nutrita per diffusione attraverso la sua matrice gelificata. Sulla base dell’abbondanza relativa della sostanza amorfa delle fibre che vi sono incluse e della natura di queste ultime, si distinguono tre tipi di cartilagini: ialina, elastica e fibrosa o fibrocartilagine. CARTILAGINE IALINA Presenta un aspetto translucido ed e’ molto diffusa nel corso dello sviluppo pre- e post-natale, mentre nell’adulto persiste in alcune parti dello scheletro (coste, setto nasale, cartilagini articolari, nasali ed alcune laringee, tracheali e bronchiali). I condrociti sono inglobati in una abbondante sostanza intercellulare che forma la capsula ed hanno morfologia e distribuzione differente in seno al tessuto cartilagineo. Nella parte profonda della cartilagine le cellule sono sferiche e tendenzialmente raggruppate in numero di 3-5 (gruppi o nidi isogeni) I gruppi isogeni sono formati da elementi che derivano per mitosi da un’unica cellula. Nella parte superficiale della cartilagine i condrociti, di forma sferoidale e con asse maggiore parallelo alla superficie, solo raramente sono raggruppati in nidi, risultano progressivamente piu’ appiattiti e nella zona immediatamente sub-pericondrale essi hanno un aspetto fibroblastosimile con capsula scarsamente evidente. La matrice cartilaginea è divisa tra aree territoriali ed aree interterritoriali. L’area (matrice) territoriale è la regione che circonda ciascun gruppo isogeno e che contiene concentrazioni più elevate di mucopolisaccaridi e relativamente meno fibrille collagene (aspetto di alone più intensamente basofilo e metacromatico). Nell’ambito della matrice territoriale i mucopolisaccaridi sono ancora più concentrati nella sottile zona di matrice che circonda immediatamente ciascuna lacuna cartilaginea formando un anello intensamente basofilo e metacromatico(capsula). L’area (matrice) interterritoriale o interstiziale è la regione interposta tra i gruppi isogeni o territori cellulari che contiene concentrazioni minori di condroitinsolfato ed un numero maggiore di fibrille collagene(aspetto meno basofilo o leggermente acidofilo). Parlando di cartilagine ialina va posta l’attenzione su due varietà particolari rappresentate da cartilagine articolare priva del pericondrio e cartilagine metafisaria o di coniugazione o di accrescimento, si trova nelle ossa lunghe per tutta la durata dell’accrescimento in lunghezza ed ha la forma di un disco interposto tra epifisi e diafisi dell’ osso. CARTILAGINE ELASTICA Nei mammiferi appartengono alla varietà elastica le cartilagini del padiglione auricolare e del condotto uditivo esterno, le cartilagini della tuba di Eustachio, alcune cartilagini laringee. La cartilagine elastica differisce dalla cartilagine ialina per: Elevato numero di fibre elastiche presenti nella matrice (20-53%); Basso contenuto in mucopolisaccaridi; Minore omogeneità della matrice. CARTILAGINE FIBROSA La cartilagine fibrosa o fibrocartilagine si riscontra nei dischi intervertebrali,nei labbri glenoidei, nei menischi, nella sinfisi pubica e nella zona di inserzione sull’osso di alcuni tendini. La cartilagine fibrosa è una forma di transizione tra il tessuto connettivo denso o compatto e la cartilagine. Le fibre collagene formano fasci grossolani; la componente amorfa è piuttosto scarsa; i condrociti, poco numerosi, sono circondati da una capsula basofila e metacromatica. A differenza degli altri tipi di cartilagine,la fibrosa è priva di un vero involucro connettivale o pericondrio e può presentare vasi sanguigni. TESSUTO OSSEO Embriologicamente deriva dal mesenchima, dal mesoderma parassiale e dalle creste neurali (ossa della testa). Cellule del tessuto osseo Cellule osteoprogenitrici: derivano da elementi mesenchimali e manifestano una intensa attività mitotica. Sono generalmente situate sugli strati superficiali del tessuto osseo e, in rapporto alle esigenze locali e sistemiche, rimangono quiescenti o si differenziano in osteoblasti (osteociti e cellule di rivestimento). Cellule di rivestimento: elementi fusiformi localizzati sulle superfici temporaneamente inattive del tessuto osseo. Osteoblasti: cellule piuttosto voluminose che svolgono intensa attività osteogenica in quanto producono la matrice organica e regolano la deposizione di quella inorganica, mostrano quindi RER e Golgi ben sviluppati, ed una intensa esocitosi. La loro superficie presenta tozzi prolungamenti. Gli osteoblasti sono presenti soprattutto in corrispondenza delle superfici in via di espansione delle ossa e nello strato osteogenico del periostio e dell’endostio durante tutto il periodo di morfogenesi dell’osso. Osteociti: sono le principali cellule dell’osso che ha completato il suo sviluppo. Sono essenzialmente osteoblasti che, dopo aver elaborato la sostanza ossea, rimangono imprigionati nella matrice calcificata nell’interno di lacune ossee. Osteoclasti: sono cellule ossee deputate alla degradazione della matrice ossea, fenomeno denominato osteolisi osteoclastica e finalizzato al rimodellamento dell’osso, sono polinucleate. Sul versante di erosione presentano un orletto striato, contengono numerosi lisosomi che esocitano il loro contenuto. Derivano dalla fusione di macrofagi e quindi dai monociti. La sostanza intercellulare è costituita da una matrice organica (35%) e da una inorganica (65%) ed è costituita da: Fosfato di calcio (sotto forma di cristalli di idrossiapatite lunghi 2040m e spessi 1.5-3m), Carbonato di calcio, Fosfato di magnesio, Fluoruro di calcio, responsabile della durezza e rigidità dell’osso, può presentarsi sotto forma di aggregati cristallini rotondeggianti (negli spazi interfibrillari) o formazioni cristalline allungate (in corrispondenza delle fibre collagene). La componente fibrillare è rappresentata da fibre collagene. A seconda che la sostanza fondamentale sia disposta o meno a costituire lamelle, il tessuto osseo si suddivide in: tessuto osseo non lamellare, tessuto osseo lamellare. TESSUTO OSSEO NON LAMELLARE Si distingue in: a fibre intrecciate, costituisce lo scheletro definitivo di vertebrati inferiori e l’osso primario dei mammiferi. Si tratta di un tessuto attraversato da cavità anastomizzate (spazi di Havers contenenti vasi, nervi e midollo osseo) delimitati da trabecole nelle quali fascetti più o meno cospicui di fibre collagene si intersecano. Varietà di questo tipo di osso sono rappresentate dall’osso follicolinico (tessuto estrogeno-dipendente), e dal cemento del dente che si differenzia per la mancanza di vasi. a fibre parallele, è un tessuto caratteristico negli uccelli; raro e transitorio nei mammiferi. Le fibre collagene, riunite in fasci piuttosto cospicui, presentano andamento parallelo. Anche in questo caso sono presenti ampie cavità anastomizzate. TESSUTO OSSEO LAMELLARE La matrice si dispone in lamelle che hanno orientamento, rapporti e struttura tali da garantire, nelle diverse parti dello scheletro, la massima resistenza (alla pressione, trazione e torsione) con il minimo impiego di materiale. Le lamelle (4.5-11m) si dispongono a formare sistemi particolari (tessuto osseo compatto), oppure a costituire trabecole che si intrecciano ed anastomizzano (tessuto osseo spugnoso). Tessuto osseo spugnoso Costituisce la maggior parte delle ossa brevi, delle epifisi delle ossa lunghe e della diploe delle ossa piatte. E’ formato da strati di lamelle associate in trabecole più o meno spesse e variamente anastomizzate a delimitare spazi intercomunicanti (cavità midollari contenenti midollo osseo, vasi e nervi). Cellule di rivestimento si trovano sulle superfici delle trabecole e tappezzano le cavità midollari. Le trabecole sono orientate in modo da meglio sopportare pressioni e trazione. Tessuto osseo compatto Forma i tavolati (superficiale e profondo) delle ossa piatte, lo strato superficiale delle ossa brevi, della diafisi e delle epifisi di quelle lunghe (molto sottile a livello delle superfici articolari). Oltre alle lacune ossee ed ai relativi canalicoli questo tessuto presenta dei canali che nella diafisi delle ossa lunghe dei mammiferi decorrono parallelamente all’asse maggiore dell’osso (canali di Havers), oppure hanno decorso trasversale (canali di Volkmann). Sistemi di lamelle: sistema concentrico (costituisce l’osteone); o di Harves sistema delle lamelle circonferenziali o limitanti (esterno, interno); sistema interstiziale. Osteone. E’ la formazione tipica del tessuto osseo compatto, ha forma cilindrica ed altezza di 0.9-1.2mm. E’ attraversato, in lunghezza, dal canale di Havers (calibro di 20-110m) che contiene vasi e fibre nervose amieliniche. Le lamelle dell’osteone si dispongono concentricamente intorno al canale di Havers, in numero da 8 a 15 (si può raggiungere un minimo di 4 ed un massimo di 24); generalmente circoscrivono il canale ma possono anche essere incomplete. La lamella più profonda è quella di più recente formazione (deposizione). PERIOSTIO ED ENDOSTIO: i rivestimenti dell’osso Periostio: lamina di connettivo fibroso denso, strettamente aderente alla superficie esterna dell’osso, nel quale si possono distinguere: lo strato più superficiale che è relativamente povero di cellule (fibroso); lo strato più profondo che è più ricco di capillari e cellule alcune delle quali hanno capacità osteoformativa latente o manifesta (osteoblasti). L’ancoraggio del periostio all’osso è garantito da grossi fasci di fibre collagene che si spingono in profondità attraversando il sistema limitante esterno e quello interstiziale più periferico. Endostio: sottile lamina di tessuto connettivo lasso che riveste il canale midollare, i canali di Havers, i canali di Volkmann e contiene cellule a varia potenzialità evolutiva (osteogenica, ematopoietica). SANGUE Il sangue è un tessuto connettivo che assolve a diverse funzioni: respiratoria (trasporto di O2 e CO2), nutritizia (trasporto delle sostanze nutritizie assorbite ), escretrice (rene, ghiandole sudoripare, polmoni), termoregolatrice mantenimento del tasso idrico, coordinamento e regolazione (ormoni, enzimi), difesa (aspecifica e specifica), regolazione dell’emostasi, mantenimento della pressione osmotica (minerali) ed oncotica (proteine del plasma). Il sangue è formato da elementi figurati per il 46% (eritrociti 45%, leucociti e piastrine 1%) e plasma per il 54% (sostanza intercellulare liquida), ha pH 7,4 e densità 1048-1066; scorre in un sistema di vasi chiusi, spinto dal cuore che è l’organo propulsore. Il plasma è un fluido leggermente alcalino dal colore giallino, ha peso specifico 1029-1034, viscosità 1.8-2.1, è composto da: H2O per il 90%, proteine (albumine, globuline, fibrinogeno) per il 7%, componenti organici di altra natura (glico e lipo proteine, urea, aminoacidi, glucosio, grassi) per circa lo 0.1%, componenti inorganici (Na+, Ca++, K+, Cl-, bicarbonato, fosfati, ferro, iodio) per circa l’1%, ormoni, enzimi, vitamine, anticorpi. Gli elementi figurati comprendono eritrociti, leucociti e piastrine. Si differenziano a livello degli organi emopoietici (sacco vitellino, fegato e midollo osseo nell’embrione e nel feto, e midollo osseo nell’adulto) e vengono distrutti negli organi emocateretici (principalmente nella milza). Eritrociti o globuli rossi o emazie Trasportano O2 e CO2, nei Mammiferi hanno forma biconcava atta ad ampliare la superficie di scambio, mentre negli Uccelli e nei Pesci hanno forma ellittica e sono nucleati. Variazioni della forma ricadono sotto il fenomeno definito poichilocitosi. Le dimensioni variano da specie a specie, variazioni delle dimensioni ricadono nel fenomeno della anisocitosi. Nei Mammiferi sono privi di nucleo e di altri organuli, essendo il loro citoplasma costituito per il 96% da emoglobina Leucociti o globuli bianchi Possono avere funzione di difesa o di secrezione. Il loro numero varia da specie a specie, il loro aumento numerico viene indicato come leucocitosi, mentre la diminuzione viene indicata come leucopenia. Si differenziano a livello degli organi emopoietici, possono presentare attività ameboide e sono incapaci di dividersi. Sono suddivisi in: Granulociti o leucociti polimorfonucleati con nucleo lobato, e Agranulociti o cellule mononucleate I granulociti sono distinti in: Granulociti neutrofili, rappresentano il 50-70% dei leucociti, presentano un nucleo plurilobato. I granulociti neutrofili intervengono nei processi infiammatori fagocitando batteri e sostanze estranee. C ane Gatto Cavallo Bovino Granulociti acidofili o eosinofili, rappresentano il 2-4% dei leucociti, presentano un nucleo con numero di lobi inferiore a quello dei neutrofili e con cromatina meno condensata I granulociti acidofili intervengono nella fagocitosi del complesso antigene-anticorpo, nelle malattie parassitarie e nei fenomeni allergici. Granulociti basofili, rappresentano lo 0.5-1% dei leucociti, hanno un nucleo con diverse lobature e cromatina addensata. Le granulazioni contengono eparina (anticoagulante), istamina (vasodilatatrice), serotonina (vasocostrittrice) solo nei roditori. Legano sulla superficie cellulare IgE prodotte dai linfociti B ed in grado di interagire con gli antigeni che ne hanno determinato la produzione. C ane Gatto Cavallo Bovino Gli agranulociti sono distinti in: Linfociti, sono cellule che si trovano nel sangue, nella linfa e negli organi linfoidi primari (timo, midollo osseo) e secondari (milza, linfonodi, tonsille palatine, placche di Peyer). Rappresentano il 20-40% dei leucociti. Nel sangue, allo stato inattivo, sono presenti come piccoli linfociti e mostrano un grosso nucleo con lieve intaccatura e poco citoplasma. I linfociti si dividono in: Linfociti B, localizzati nelle aree B-dipendenti degli organi linfoidi (follicoli della corticale dei linfonodi, parte centrale della polpa bianca della milza), determinano l’immunità umorale o anticorpo mediata particolarmente efficace contro le infezioni batteriche, Linfociti T, localizzati nelle aree T-dipendenti degli organi linfoidi (paracorticale dei linfonodi, parte periferica della polpa bianca della milza). C ane Gatto Cavallo Bovino Monociti, rappresentano il 3-8% dei leucociti, sono i precursori dei macrofagi. Hanno forma variabile da rotonda ad ovoidale con contorni lisci o irregolari. Presentano nucleo reniforme o a ferro di cavallo con cromatina dispersa I monociti maturi vengono immessi nel torrente circolatorio dal midollo osseo, entro 24-36 h migrano nel tessuto connettivo. C ane Gatto Cavallo Bovino Piastrine, sono coinvolte nella coagulazione del sangue (emostasi), in vivo hanno forma ovale o tondeggiante, stellata nei preparati fissati. Possono presentare una zona centrale o cromomero ed una periferica o ialomero, sono prive di nucleo in quanto rappresentano porzioni citoplasmatiche di precursori chiamati megacariociti. La loro membrana presenta un rivestimento di mucopolisaccaridi e lipoproteine coinvolti nella coagulazione, nel citoplasma sono contenuti granuli denominati (fibrinogeno, fattori piastrinici) e lisosomiali (idrolasi acide). Linfa E’ un liquido alcalino trasparente e leggermente giallognolo, che circola nei vasi linfatici. Si genera per confluenza del liquido intercellulare, alla periferia degli organi e dei tessuti, in capillari linfatici che originano a fondo cieco. I vasi linfatici di calibro maggiore che ne derivano giungono alle stazioni linfonodali e da qui la linfa confluisce nel torrente circolatorio venoso. E’ formata da: porzione liquida, contente piccole quantità di sali, colesterolo, lecitina, CO2, O2 in piccole quantità, fibrinogeno, numerosi prodotti del ricambio dei tessuti, parte corpuscolata, rappresentata quasi esclusivamente da linfociti. EMOPOIESI L’emopoiesi è il processo che porta alla formazione degli elementi figurati del sangue. Per spiegare tale processo sono state avanzate diverse teorie. Teoria unitaria o monofiletica: una cellula mesenchimale denominata emocitoblasto, morfologicamente simile ad un medio o grande linfocito, ha la capacità di riconoscere gli organi emopoietici e di popolarli specificamente, dando origine a tutti gli elementi del sangue. Teoria dualistica, le cellule del sangue derivano da due specifici capostipiti: una cellula capostipite per la serie bianca e per le piastrine una cellula capostipite per la serie rossa oppure un mieloblasto da cui derivano granulociti, monociti, eritrociti e piastrine un linfoblasto da cui derivano i linfociti Teoria pluralistica o polifiletica: si hanno tante cellule staminali quanti sono gli elementi del sangue. Secondo la teoria più accreditata, durante l’emopoiesi, l’emocitoblasto subisce trasformazioni graduali che danno origine alla formazione di cellule che evolvono gradualmente negli elementi differenziati del sangue. TESSUTO MUSCOLARE La contrattilità è una proprietà della materia vivente posseduta da tutte le cellule. Negli organismi unicellulari o nelle cellule isolate di metazoi la proprietà contrattile è legata al citoscheletro, mentre negli organismi superiori la funzione contrattile è devoluta ad un tessuto particolarmente differenziato: il tessuto muscolare. Sulla base delle caratteristiche fisiche delle miofibrille che mostrano sempre una striatura longitudinale apprezzabile al M.E., il tessuto muscolare può essere suddiviso in: Tessuto muscolare striato, caratterizzato dalla presenza di striature trasversali apprezzabili al M.O., distinguibile in: scheletrico, volontario, che mostra contrazioni potenti e non ritmiche cardiaco, involontario, con contrazioni veloci e ritmiche Tessuto muscolare liscio, involontario, con contrazioni lente e ritmiche Tessuto muscolare striato scheletrico E’ localizzato: nei muscoli scheletrici di tutto il corpo nella lingua, nel palato molle, nella faringe, nella laringe, in tratti più o meno estesi dell’esofago di alcune specie, nel tratto terminale del retto, in tratti dell’apparato genitale, nei muscoli mimici, in alcuni muscoli dell’occhio e dell’orecchio Le fibre muscolari scheletriche sono elementi multinucleati derivati dalla fusione di mioblasti embrionali mononucleati, citologicamente parlando sono quindi sincizi strutturali, hanno forma cilindrica o poliedrica con le estremità arrotondate. La lunghezza delle fibre va da qualche mm a parecchi cm, mentre la larghezza varia tra 10 e 100 m. Le fibre muscolari sono delimitate da una membrana detta sarcolemma che racchiude il sarcoplasma nel quale sono immersi gli organuli cellulari. Il sarcolemma è di fatto l’insieme della membrana plasmatica, della membrana basale e di fibre reticolari. I nuclei, che possono arrivare a parecchie centinaia, hanno localizzazione periferica. I mitocondri sono disposti parallelamente lungo l’asse maggiore delle fibre. Gli altri organuli, il glicogeno e la mioglobina si trovano sparsi nel sarcoplasma. Le miofibrille sono strutture filamentose altamente differenziate di 1-2 m di spessore. Risultano caratterizzate da bande scure (A = anisotrope) e bande chiare (I = isotrope) che si alternano. Ciascuna banda I risulta divisa in due parti dalla linea Z o telofragma. Ciascuna banda A appare occupata nella parte centrale da una sottile banda più chiara denominata banda H (stria di Hensen) attraversata centralmente dalla linea M. La regione della miofibrilla compresa tra due linee Z è denominata sarcomero e costituisce l’unità contrattile della miofibrilla stessa. M Le miofibrille sono costituite da miofilamenti distinti in: spessi, costituiti da miosina, hanno un diametro di 10-20 nm ed una lunghezza di 1.5 m. Presentano, ad intervalli regolari, dei prolungamenti laterali detti ponti che assicurano il contatto con i miofilamenti sottili durante la contrazione. Presentano inoltre al centro sottili espansioni oblique di natura proteica che formano la linea M, occupano tutta la banda A. Il miofilamento spesso è costituito dall’associazione antiparallela di molecole di miosina. La miosina rappresenta li 55% delle proteine totali del muscolo, ha forma di mazza da golf ed è costituita da 6 polipeptidi (2 catene pesanti e 4 catene leggere) che formano una parte lineare detta corpo, ed una parte globulare detta testa. Le molecole, sfasate di 14.3 nm, sono disposte con la coda rivolta al centro del miofilamento e la testa verso le estremità. sottili, costituiti da actina, tropomiosina e troponina, hanno un diametro di 5-7 nm ed una lunghezza di 1 m. occupano la banda I e si addentrano nella banda A fino al limite della banda H. L’actina costituisce il 25% delle proteine del muscolo, esiste in forma globulare (G-actina), che in presenza di Ca++ ed ATP polimerizza in actina filamentosa (F-actina). Nel miofilamento sottile due molecole di F-actina si avvolgono a doppia elica; a livello della linea Z la polarità della F-actina si inverte. L’actina è strettamente correlata con un complesso tropomiosina-troponina. troponina G-actina tropomiosina F-actina La tropomiosina rappresenta il 5% delle proteine del muscolo, è costituita da due catene avvolte ad elica ed è localizzata nei due solchi della doppia elica di actina per una estensione di 40nm. A far da ponte tra segmenti consecutivi di tropomiosina si dispone la troponina. La funzione della tropomiosina è esclusivamente regolativa in quanto inibisce lo scorrimento delle teste miosiniche nelle docce actiniche. La troponina costituisce il 5% delle proteine del muscolo, non stabilisce alcun legame diretto con l’actina, ma regola il meccanismo d’azione della tropomoisina. E’ una proteina globulare costituita da 3 polipeptidi: troponina T, che stabilisce il contatto con la tropomiosina, troponina I, che è implicata nell’inibizione della formazione dei complessi actinomiosinici, troponina C che possiede un sito di legame per gli ioni Ca++. La linea Z è formata da filamenti di -actinina, che unisce i filamenti di actina tra loro, e da desmina, che fa parte del citoscheletro e coopera all’organizzazione dei miofilamenti in ciascuna miofibrilla. La linea Z si trova solo nei vertebrati e negli artropodi. In un muscolo le fibrocellule muscolari striate sono disposte parallelamente e sono tenute insieme da tessuto connettivo. Ogni muscolo è rivestito dall’epimisio che invia setti connettivali destinati a circondare fasci di fibre (perimisio), ogni singola fibra è rivestita dall’endomisio in cui prevalgono le fibre reticolari. Nei Mammiferi le fibre muscolari che compongono i muscoli sono di due tipi e variano in percentuale a seconda del tipo di muscolo: fibre rosse, a contrazione lenta e sostenuta, posseggono sarcoplasma abbondante rispetto alle miofibrille e ricco in mioglobina e citocromi. Sono più corte e sottili delle altre, fibre bianche, a contrazione rapida, sono caratterizzate da scarso sarcoplasma e numerose miofibrille disposte uniformemente. Sono meno ricche in mioglobina e citocromi delle rosse. Il reticolo sarcoplasmatico è rappresentato da REL, è costituito da una serie di tubuli e canalicoli a fondo cieco disposti longitudinalmente rispetto all’asse della fibra e provvisti di anastomosi laterali, che formano una rete intorno a ciascuna miofibrilla. A livello della banda H le anastomosi danno luogo alla cisterna fenestrata dalla quale partono dei tubuli longitudinali che a livello del confine tra banda I e banda A si trasformano in cisterna terminale. Le cisterne terminali che si affrontano sono in contatto con il tubulo T (traverso) che è una profonda invaginazione del sarcolemma, l’insieme che si forma viene denominato triade sarcoplasmatica. Tessuto Muscolare striato cardiaco Costituisce il miocardio cioè il tessuto muscolare cardiaco. E’ formato da cellule dette cardiociti, mononucleate ed anastomizzate tra loro a formare una rete. Hanno forma cilindrica e spesso terminano ad Y. Le loro dimensioni variano da specie a specie (5-19 m di diametro). Presentano la tipica bandeggiatura trasversale dovuta all’organizzazione in registro dei sarcomeri. Al limite tra due cellule confinanti, a livello delle linee Z sono presenti dischi intercalari, a volte visibili al MO, conosciuti anche come strie scalariformi e sono zone di contatto tra cardiociti contigui, formate da segmenti trasversali in cui sono presenti desmosomi, fasce occludenti ed aderenti e gap junctions, e segmenti longitudinali dove mancano i desmosomi. Il sarcolemma è costituito da una membrana plasmatica con uno spesso rivestimento mucopolisaccaridico e si estende a formare un tubulo T, di diametro maggiore rispetto a quello delle fibre scheletriche, a livello della linea Z dei sarcomeri. Il nucleo, di forma ovoidale, è localizzato al centro della cellula. Il Golgi è situato in vicinanza del nucleo, i mitocondri sono disposti in fila tra le miofibrille e occupano il 50% del volume della cellula. Il sarcoplasma abbondante contiene glicogeno, gocciole lipidiche, miofibrille con caratteristiche analoghe a quelle scheletriche, ma non raggruppate in fascetti. Il reticolo sarcoplasmatico è formato da elementi tubulari che formano una rete tridimensionale. A livello della linea Z il reticolo contrae rapporti con li tubulo T senza però formare cisterne terminali complete, per cui si forma una struttura denominate diade sarcoplasmatica. Nel Tessuto muscolare striato cardiaco non tutte le cellule sono raggiunte da fibre nervose, la presenza di gap junctions fa sì che la trasmissione dell’impulso elettrico tra le cellule sia immediata, questo tessuto si comporta di fatto come un sincizio funzionale. Tessuto Muscolare liscio Le fibrocellule muscolari lisce sono mononucleate con nucleo in posizione centrale, di forma fusata, provviste di miofibrille disposte longitudinalmente, ma prive di striature trasversali. Hanno dimensioni che variano tra 20-100 m x 4-8 m. Presentano un rivestimento di natura glicoproteica ricco in fibre reticolari. Il REL è poco sviluppato. Le miofibrille hanno un diametro di 0.5-1 m e presentano tre tipi di filamenti: sottili, formati da actina, che differisce da quella del muscolo striato per sequenza aminoacidica, spessi, formati da miosina con minore attività ATPasica e più sensibile all’azione del calcio che provocherebbe la polimerizzazione in filamenti al momento della contrazione, intermedi, rappresentati da vimentina nei vasi e desmina negli altri organi. Nella fibrocellula muscolare liscia, l’apparato contrattile sembra organizzarsi al momento della contrazione creando un ritardo eccitamento-contrazione. Sono presenti due proteine regolative: la tropomiosina e l’-actinina. L’azione della troponina C nella modulazione del calcio è svolta dalla calmodulina. Il tessuto muscolare liscio è localizzato nelle muscolaris mucosae delle tonache mucose degli organi cavi, come pure nelle tonache muscolari di molti di essi. Si trova inoltre localizzato nella parete di arterie, vene e vasi linfatici e in alcuni dotti escretori ghiandolari. Fisiologicamente la muscolatura liscia è divisa in due categorie: muscolatura liscia multiunitaria, in cui ogni fibrocellula riceve una terminazione motrice (muscolatura vascolare), muscolatura liscia viscerale, in cui solo poche cellule risultano innervate, tuttavia la presenza tra le cellule di gap junctions permette il passaggio rapido dell’impulso a tutta la muscolatura. TESSUTO NERVOSO E’ costituito da cellule particolarmente differenziate (10%), dotate di proprietà quali eccitabilità, conducibilità e polarizzazione funzionale, chiamate neuroni, e da cellule di sostegno (90%) che cooperano con i neuroni ma non ne posseggono le specifiche proprietà, che nel loro insieme vengono indicate come glia o neuroglia o nevroglia. Le cellule nervose sono morfologicamente indipendenti l’una dall’altra. I rapporti interneuronici sono rapporti per contiguità e non per continuità. Il tessuto nervoso forma, in associazione con il tessuto connettivo, il Sistema nervoso, distinto in centrale (SNC), che comprende encefalo (tronco encefalico, cervello e cervelletto) e midollo spinale. periferico (SNP), che si compone dei nervi cranici e spinali, compresi i relativi gangli e radici nervose. Nervi e gangli viscerali formano il sistema nervoso autonomo. Un neurone è costituito da un pirenoforo o corpo cellulare, dal pericarion (citoplasma) e da prolungamenti citoplasmatici che variano in numero, lunghezza e diametro, rappresentati in genere da: un assone o neurite, che nasce da una zona del pirenoforo detta cono di emergenza. Rappresenta il prolungamento del neurone, che conduce l’impulso a distanza variabile dal pirenoforo, con una velocità direttamente proporzionale al diametro stesso dell’assone. Il diametro è compreso tra 1 e 20 m, la lunghezza oscilla tra 20m ed 1 mm. Gli assoni terminano con la zona telodendritica composta da ramificazioni ciascuna delle quali termina con un bottone sinaptico. Le ramificazioni del neurite avvengono con un angolo di 90°. Lungo l’assone si verifica il flusso assonico che è di due tipi: •anterogrado, rapido, che prevede il trasporto lungo microtubuli e microfilamenti di lipidi, glicoprotidi di membrana, materiale delle vescicole sinaptiche, e lento attraverso i filamenti actino-simili di proteine del citoscheletro ed enzimi del citosol, •retrogrado, lento, che coinvolge il trasporto di membrane, di nerve growth factor e di dineina citoplasmatica, ma anche di virus e tossine vari dendriti, sono i processi recettivi dei neuroni che conducono impulsi verso il pericarion, la loro lunghezza è inferiore a 700 m e l’angolo di ramificazione inferiore a 90°. Si staccano dal pironoforo in numero elevato, rivestiti da un plasmalemma che si solleva in spine che rappresentano le zone di contatto sinaptico con gli assoni di altre cellule nervose. In determinate condizioni i dendriti sono in grado di ricevere e di trasmettere impulsi (sinapsi dendro-dendritiche). La forma e le dimensioni del neurone sono molto variabili dai 4 m dei granuli del cervelletto ai 135 m dei neuroni motori del midollo spinale. La membrana cellulare è sede di scambi metabolici e di fenomeni bioelettrici. Il nucleo voluminoso è localizzato nel pirenoforo (in alcune cellule gangliari simpatiche sono presenti 2 nuclei) e presenta da 1 a 3 nucleoli. Il RER forma la sostanza tigroide, o zolle di Nissl, presente nel pirenoforo e nei dendriti, che si riduce drasticamente a seguito di lesioni assoniche. Nell’assoplasma dell’assone sono presenti solo pochi ribosomi a livello del segmento iniziale. Il REL è quasi completamente assente nel pericarion, ma presente sia nei dendriti che nell’assone. L’apparato di Golgi è presente in tutte le cellule nervose a livello del pericarion. Sono presenti molti piccoli mitocondri dotati di creste mitocondriali orientate parallelamente all’asse maggiore del mitocondrio stesso, localizzati ovunque e concentrati in particolare nelle estremità terminali. I lisosomi sono localizzati in prossimità del Golgi. I cetrioli permangono anche nella vita post-natale, benchè si perda attività mitotica, e sono probabilmente coinvolti nella formazione e nel mantenimento dell’apparato neurotubulare. Oltre ad inclusi e pigmenti (lipidi, melanina, ferro, lipofuscina) nei neuroni sono presenti: neurofibrille, aggregati di neurofilamenti particolarmente abbondanti negli assoni di grosso calibro e nei bottoni sinaptici. Sono costituiti da una proteina acida detta filarina e corrono paralleli nell’assone, mentre nei dendriti le neurofibrille si organizzano in fasci anastomizzati costituendo una rete plessiforme, neurotubuli, con diametro di 25 nm presenti in maggior quantità negli assoni di piccolo calibro. Sono costituiti da tubulina e motori microtubulari quali cinesina, dineina citoplasmatica, dinamina, microfilamenti, disposti sia longitudinalmente sia ad anello spesso associati all’assolemma. Sono polimeri di actina neurale simile a quella muscolare, che con la miosina formano complessi actino-miosino simili detti neurostenina. Proteine regolatrici sono rappresentate da tropomiosina, -actinina, filamina. Sulla base del numero di prolungamenti, i neuroni possono essere classificati in: unipolari, con un solo prolungamento, bipolari, con un assone ed un dendrite, multipolari, con un assone e molti dendriti. Sulla base della lunghezza dell’assone, i neuroni possono essere classificati in: neuroni del I tipo di Golgi, con assone molto lungo, neuroni del II tipo di Golgi, con assone relativamente corto. Sulla base della funzione, i neuroni possono essere classificati in: sensitivi, motori, associativi. Tutte le parti delle cellule nervose sono avvolte da cellule di rivestimento e da processi citoplasmatici di esse. Le cellule di rivestimento o di sostegno o glia, svolgono diverse funzioni: proteggono e sostengono il neurone e partecipano agli scambi metabolici ed elettrolitici coinvolti nella generazione e nella propagazione dell’impulso nervoso. Conservano attività mitotica e possono originare tumori del Sistema Nervoso. Nel sistema nervoso centrale i gliociti sono rappresentati da astrociti, oligodendrociti e cellule ependimali, derivanti dal tubo neurale. Troviamo inoltre la microglia che ha però origine mesodermica. Nel sistema nervoso periferico i gliociti sono rappresentati da neurolemnociti derivanti dalle creste neurali, e distinti in cellule di Schwann e cellule satelliti. Le cellule di Schwann si dispongono in file allineate una dopo l’altra lungo l’assone, ogni segmento dell’assone rivestito dalle cellule di Schwann viene chiamato internodo. La guaina mielinica riveste in maniera discontinua gli assoni, tra un internodo e l’altro infatti è presente un restringimento detto nodo di Ranvier che segna il confine tra una cellula di Schwann e la successiva e l’assone è ricoperto solo dal neurilemma. La presenza dei nodi di Ranvier facilita la trasmissione dell’impulso nervoso. La guaina mielinica è in pratica un avvolgimento composto dalla sovrapposizione di strati di membrana plasmatica delle cellule di Schwann, ha una composizione difforme rispetto ad una membrana classica, presenta infatti il 70% di lipidi nel SNC e l’80% nel SNP. I neuroni, pur mantenendo la loro individualità morfologica, possono stabilire tra loro complessi rapporti giunzionali che permettono l’integrazione degli impulsi e la loro trasmissione da un elemento nervoso all’altro. Questi speciali dispositivi prendono il nome di sinapsi, e possono essere di vario tipo: assodendritiche, tra assone e dendrite, assoassoniche, tra due assoni, assosomatiche, tra assone e pirenoforo, dendrodendritiche, tra due dendriti. In una sinapsi si descrivono: una zona presinaptica, caratterizzata dalla presenza di numerose vescicole sinaptiche che possono mostrare materiale omogeneo (acetilcolina) o eccentricamente addensato (noradrenalina), mitocondri, corpi multivescicolari. La membrana presinaptica mostra sul versante citoplasmatico un addensamento con organizzazione geometrica regolare che secondo alcuni autori servirebbe da guida per l’esocitosi del contenuto delle vescicole sinaptiche, per altri sarebbero invece veri sinaptopori, una fessura sinaptica rappresenta uno spazio di 25-30 nm tra le terminazioni di due neuroni in cui è dimostrabile attività ATPasica, una zona postsinaptica la cui membrana è costituita da numerose glicoproteine intrinseche che rappresentano i recettori per i mediatori chimici. Sotto la membrana è presente materiale filamentoso e a volte una placca elettrondensa che rappresentano l’apparato sottosinaptico.