Capitolo 8 Il modello AD/AS con aspettative In questo capitolo si affronta una trattazione più formale della curva di Phillips che permette di leggere in chiave unitaria gli argomenti trattati nel capitolo 3 , relazione fra inflazione e disoccupazione, e di presentare una curva di offerta aggregata con aspettative. Questa trattazione permette di considerare l'andamento del sistema economico nel medio periodo, evidenziando gli effetti che possono avere le politiche monetarie e le politiche fiscali in un contesto in cui gli operatori hanno determinate aspettative d'inflazione. 8.1 Curva di Phillips e aspettative. Come abbiamo detto l‘analisi basata sulla curva di Phillips permette di collegare il livello del salario e il tasso di disoccupazione; dato che il livello dei prezzi è a sua volta legato ai salari si può arrivare ad individuare una relazione inversa fra inflazione e disoccupazione . Una semplice formulazione della curva di Phillips può essere la seguente: πt = πt e - αu t 264 Mario Oteri dove le variabili πt, πt e , ut , si riferiscono rispettivamente al tasso d’inflazione, al tasso d’inflazione attesa e al tasso di disoccupazione nel tempo t; mentre il parametro α esprime l'ampiezza dell’effetto della disoccupazione sull’inflazione. Ovviamente un aumento dell’inflazione atteso al tempo t porta ad un aumento dell’inflazione effettiva, poiché i lavoratori, al momento della contrattazione, chiedono salari più elevati spingendo le imprese ad aumentare i prezzi. Un aumento del tasso di disoccupazione, spingendo i lavoratori a limitare le richieste di aumenti salariali, contribuisce al contrario ad una riduzione del tasso d’inflazione effettivo a parità di aspettative . Quando il tasso d’inflazione è pari a zero o comunque sostanzialmente stabile per periodi prolungati, è ragionevole aspettarsi un tasso d’incremento dei prezzi nullo anche nel corso dell’anno successivo; l’inflazione attesa è pari a zero e quella effettiva viene a dipendere esclusivamente dal tasso di disoccupazione. Questa può essere considerata la formulazione originaria della curva di Phillips. Tuttavia se i tassi d’inflazione cominciano ad aumentare, le aspettative d’inflazione diventano sempre più rilevanti per la determinazione dell’incremento dei prezzi ed assume rilevanza sia il modo in cui gli operatori formano le loro aspettative che la loro capacità di adeguare i propri redditi all’inflazione. In questo senso possiamo distinguere fra aspettative adattive e aspettative razionali: nel primo caso gli operatori formano le loro aspettative sulla base dell’esperienza passata ed hanno bisogno di tempo per adeguare i propri redditi all’aumento dei prezzi. 265 Il modello AD/AS con aspettative Nel secondo caso, invece, possono prevedere perfettamente i futuri incrementi dei prezzi e sono in grado di compiere le scelte necessarie a mantenere invariato il loro reddito reale. Per evidenziare il ruolo delle aspettative adattive supponiamo che queste si formino in base alla relazione πt e = Θ πt-1 dove il parametro Θ descrive l’effetto del tasso d’inflazione dell’anno precedente πt-1 sul tasso d’inflazione atteso nell’anno corrente πt e . Quanto più elevato il valore di Θ tanto maggiore l’incremento dei prezzi che si aspettano i lavoratori e, quindi, tanto maggiore l’effetto dell’inflazione passata sull’inflazione attuale. Sostituendo πt e nella nostra equazione, abbiamo πt = Θ πt-1 - α u t Quando Θ è uguale a zero l’inflazione passata non ha alcun effetto su quella presente: non vi sono aspettative di aumento dei prezzi e l’inflazione dipende esclusivamente dal tasso di disoccupazione. E’ la curva di Phillips originaria. Nella figura 8.1 possiamo individuare la relazione inversa fra tasso di disoccupazione, in ascissa, e tasso d'inflazione, in ordinata; lungo la curva (1) si può evidenziare la possibilità di ridurre il livello di disoccupazione accettando un certo aumento del livello dei prezzi : da (A) ci spostiamo nel punto (B) . E' lo scambio fra inflazione e disoccupazione che può essere conseguito nel breve periodo, ad esempio con politiche fiscali espansive a sostegno della domanda aggregata. Con un valore di Θ positivo, invece, il tasso d’inflazione del periodo attuale dipende non solo dal tasso 266 Mario Oteri di disoccupazione ma anche dal tasso d’inflazione dell’anno precedente, visto che si modificano le aspettative. Questo significa che gli operatori incorporano l'incremento dei prezzi che si è verificato nel periodo (t-1) nelle loro aspettative e la curva di Phillips si sposta verso l'alto nella posizione (2) . Con il nuovo tasso d’inflazione (π1) lungo la curva (2), il tasso di disoccupazione ritorna al suo livello precedente in corrispondenza al punto (C). In altri termini si ritorna al tasso di disoccupazione originario (u) ma con un livello dei prezzi più elevato. Se il Governo vuole riportare il livello di disoccupazione ad (u1) deve accettare un ulteriore incremento del tasso d’inflazione che si sposta al livello (π2) in corrispondenza al punto (D); gli operatori tuttavia trasformano l’esperienza passata in nuove aspettative, incorporando il nuovo tasso d’inflazione nella curva di Phillips che si sposta ancora una volta verso l’alto nella posizione (3) riportando il tasso di disoccupazione al livello (u ) in corrispondenza al punto E . Nonostante i tentativi delle autorità di ridurre il tasso di disoccupazione nel medio periodo si porterà il tasso d'inflazione a livelli sempre più elevati ma non si riuscirà a incidere sul livello di disoccupazione. Alla lunga il tasso d’inflazione finisce sempre con il ritornare al livello (u) nonostante i tentativi del governo di ridurre la disoccupazione: il trade off fra inflazione e disoccupazione scompare , la curva di Phillips diventa verticale ed è rappresentata dalla (4). Con aspettative razionali gli operatori sono in grado di prevedere gli aumenti dei prezzi e di adeguare prontamente i propri redditi: la curva di Phillips si presenta verticale anche nel breve periodo, è non vi è alcuna alternativa possibile fra inflazione e 267 Il modello AD/AS con aspettative disoccupazione. Se il governo decide di sostenere la domanda per ridurre la disoccupazione, accettando un certo aumento del tasso d’inflazione, gli operatori sono in grado di adeguare immediatamente i propri redditi all’inflazione attesa rendendo assolutamente inefficace l’intervento pubblico. Figura 8.1 Curva di Phillips con aspettative adattive πt 3 4 D E B C 2 π2 1 π1 A πt u1 u* u Il governo può tentare d’ingannare gli operatori dichiarando di voler effettuare una politica d’intervento 268 Mario Oteri opposta a quella che effettivamente realizza, sorprendendo gli operatori. Ad esempio il governo dichiara di effettuare una politica restrittiva attuando invece una politica espansiva prendendo in contropiede gli operatori. Ma è chiaro che una tale politica può funzionare solo una volta: gli operatori non avranno più fiducia nel governo e non seguiranno più le sue indicazioni come veritiere. Con un valore di Θ uguale ad uno il tasso di disoccupazione non influenza il tasso d’inflazione ma la variazione del tasso d’inflazione: una disoccupazione elevata comporta un’inflazione che diminuisce; una disoccupazione moderata comporta un’inflazione crescente. Infatti la nostra equazione diventa πt = πt-1 - αu t da cui πt - πt-1 = - α u t dove πt - πt-1 indica il tasso di variazione dell’inflazione. In altri termini si può dire che con un basso tasso di disoccupazione vi sarà un’inflazione elevata, mentre occorre una disoccupazione molto elevata per ridurre il tasso d’incremento dei prezzi. 8.2 Mercato del lavoro e tasso di occupazione naturale L’introduzione di aspettative d’inflazione si è riflessa anche sull’analisi del mercato del lavoro e ha portato alla individuazione del c.d. tasso di occupazione naturale 269 Il modello AD/AS con aspettative che, a partire dal mercato del lavoro, può avere effetti sul livello generale dei prezzi e sul livello di produzione del sistema economico. L'analisi del mercato del lavoro con aspettative si basa su un'equazione dei salari del tipo W = Pe F (u , z ) dove il salario nominale W, contrattato dai lavoratori sul mercato del lavoro, è messo in relazione al tasso di disoccupazione (u), date le aspettative sul livello dei prezzi ( Pe) e gli aspetti istituzionali del mercato del lavoro (z). I lavoratori richiedono un salario tanto più elevato quanto più basso si presenta il tasso di disoccupazione, quanto maggiori sono i vincoli istituzionali sul mercato del lavoro, quanto più grande è il tasso d’inflazione atteso. W↑ se u↓, z↑, Pe ↑ Il livello del salario dipende dai prezzi attesi, dalle aspettative sui prezzi Pe, perché i contratti non vengono rinegoziati continuamente ma hanno una durata nel tempo che è più o meno ampia, ad esempio due o tre anni. I lavoratori contrattano quindi al momento della firma un determinato salario nominale che è stabile per un certo numero di anni, ma il potere d'acquisto del salario contrattato negli anni seguenti dipende dall’andamento del livello generale dei prezzi che il lavoratore potrà conoscere solo quando andrà sul mercato per acquistare le merci. Al momento della stipula del contratto i lavoratori non possono avere certezze sull'andamento dei prezzi nei prossimi anni ma, 270 Mario Oteri in relazione alle loro aspettative, cercheranno di mantenere il loro reddito reale costante. Così i lavoratori che desiderano un incremento dei salari reali del 3% e si aspettano che i prezzi si manterranno stabili, contratteranno un incremento dei salari del 3%. Se invece i lavoratori si aspettano che il livello dei prezzi aumenterà del 2%, non avranno più convenienza a contrattare un incremento dei salari del 3%, perché alla fine avrebbero un incremento del salario reale soltanto dell’1%, cercheranno piuttosto di ottenere un incremento dei salari nominali del 5% . Si può ipotizzare quindi una relazione diretta fra aspettative sui prezzi e livello del salario attuale: se l'inflazione si mantiene a livelli "normali" le aspettative influenzano il livello del salario al momento della contrattazione, se invece raggiunge livelli particolarmente "elevati" si cominceranno ad introdurre nei contratti clausole di indicizzazione che cercano di prevedere incrementi dei salari in linea con l'aumento dei prezzi. Il livello del salario può essere posto, inoltre, in relazione inversa al tasso di disoccupazione u : tanto maggiore il tasso di disoccupazione tanto minore il livello del salario, sia perché la forza contrattuale dei sindacati e dei lavoratori è ridotta, essendo maggiore il livello di disoccupazione, sia perché le imprese, potendo sostituire più facilmente i lavoratori devono sopportare costi di sostituzione minori e possono pagare salari relativamente più bassi. La relazione inversa tra variazioni dei salari monetari e livello di disoccupazione è ovviamente basata sulla curva di Phillips . Il livello del salario è collegato, infine, ad un insieme di aspetti istituzionali del mercato del lavoro z che lo influenzano in maniera diretta: ad esempio se aumenta il 271 Il modello AD/AS con aspettative sussidio di disoccupazione tende a crescere il livello del salario, perché i lavoratori hanno la possibilità di cercare con calma un altro posto di lavoro e, nonostante la disoccupazione, acquisiscono una maggiore forza contrattuale. Si considera, inoltre, la cosiddetta equazione dei prezzi assumendo che i prezzi fissati dalle imprese per i prodotti dipendono dai costi che si devono sostenere nel processo produttivo, e i costi a loro volta dipendono dalla funzione di produzione. Ipotizziamo che l’unico fattore produttivo variabile sia il lavoro mentre gli altri fattori sono fissi: un'ipotesi molto forte, ma che si adotta normalmente nelle analisi di breve periodo. In un mercato di concorrenza perfetta il prezzo del prodotto deve essere uguale al costo marginale dei fattori impiegati: in questo caso l’unico fattore è il lavoro, e quindi, il costo è rappresentato dal salario W. In concorrenza perfetta il prezzo è uguale al salario P = W. Se consideriamo, invece, mercati dove le imprese hanno un certo potere di mercato, come ad esempio in oligopolio, si può assumere che le imprese fissano i prezzi sulla base del cosiddetto costo pieno, ricaricando sul costo del fattore variabile una certa percentuale che va a coprire i costi fissi e costituisce il margine di profitto. Secondo la teoria del costo pieno, dunque, le imprese hanno potere di mercato e fissano i prezzi aggiungendo al costo dei fattori variabili, nello specifico il salario, una quota percentuale a copertura dei costi fissi e come margine di profitto P = (1 + μ) W 272 Mario Oteri Ovviamente le imprese aumentano i prezzi in risposta ad aumenti del salario superiore agli incrementi di produttività o se sono in grado di aumentare il margine di ricarico per coprire maggiori costi o accrescere i profitti. P ↑ se (1 + μ) ↑, W ↑ Per integrare l’analisi a quella svolta precedentemente, si può considerare il mercato del lavoro nell’ottica della domanda e dell’offerta sostituendo ai valori di disoccupazione quelli di occupazione. Ricordiamo che il tasso di disoccupazione (u) misura il rapporto fra lavoratori disoccupati e forza lavoro (U/L), dato che la forza lavoro (L) è uguale alla somma di occupati (N) e disoccupati (U), possiamo individuare la quota di disoccupati sulla forza lavoro come differenza fra forza lavoro ed occupati (1-N/L). In simboli: u = U/L poiché L= U+N possiamo scrivere U=1-N/L Sostituendo il livello di occupazione al posto della disoccupazione trasformiamo la funzione dei salari W = Pe F(u, z) che esprime una relazione inversa fra salario e tasso di disoccupazione, in una funzione di offerta di lavoro W = Pe F (1- N/L , z) 273 Il modello AD/AS con aspettative Dividendo entrambi i lati per il livello generale dei prezzi P, abbiamo W/P = Pe/P F ( 1 - N/L , z ) dove si assume una relazione diretta fra il salario e il livello di occupazione, date le aspettative sui prezzi e gli aspetti istituzionali del mercato del lavoro. La domanda di lavoro delle imprese può essere determinata sulla funzione di prezzo: ricordiamo che in mercati di concorrenza imperfetta le imprese domandano lavoro se il prezzo del prodotto copre il costo del lavoro e il margine di ricarico, P = (1+μ)W Dividendo entrambi i lati per il livello del salario W abbiamo P/W = (1+μ)W /W Che indica l’inverso del salario reale. Se consideriamo il salario reale abbiamo W/P = 1/(1+μ) Assumendo che la produttività marginale del lavoro sia decrescente, possiamo dire che il costo per l’impresa è crescente, e la domanda di lavoro si presenta, quindi, decrescente. Se le imprese aumentano il margine di ricarico μ , cioè la percentuale che, in relazione al loro potere di mercato, aggiungono al costo del lavoro per fissare i prezzi, il livello dei prezzi aumenta e il salario reale si riduce. 274 Mario Oteri Nella figura 8.2., dove poniamo il salario reale in ordinata e il livello di occupazione in ascissa, la domanda di lavoro si presenta, dato un certo margine di ricarico, come decrescente rispetto al salario reale dato che abbiamo assunto una produttività marginale del lavoro decrescente. Figura 8.2 Equilibrio sul mercato del lavoro W/P L NS E W/ P ND O N* L N L’offerta di lavoro si presenta invece crescente, ad indicare che i lavoratori sono disposti ad una maggiore occupazione se aumenta il salario reale. Data la forza 275 Il modello AD/AS con aspettative lavoro complessiva (L), il livello di occupazione di equilibrio N* si determina dall’incontro fra offerta e domanda di lavoro, ON* ci indica il livello di occupazione , mentre N*L ci indica la disoccupazione, cioè la differenza tra la forza lavoro e gli occupati.In equilibrio si determina il tasso naturale di occupazione, cioè il livello di occupazione che garantisce la stabilità dei prezzi perché sia i lavoratori che le imprese sono d’accordo sul livello del salario reale. Abbiamo infatti che W/P = 1/(1 + μ) + Pe/P F (1 - N/L , z ) Il salario reale dipende dal tasso di occupazione N/L, date le aspettative di variazione dei prezzi Pe/P , il margine di ricarico delle imprese (1 + μ), gli aspetti istituzionali del mercato del lavoro (z). Si può definire tasso di occupazione naturale quel livello di occupazione che rende eguali le aspettative dei prezzi che i lavoratori avevano al momento della stipula dei contratti e il livello dei prezzi fissato dalle imprese; se i salari reali si mantengono stabili, sia i lavoratori che le imprese sono soddisfatti e i prezzi non variano. Se il livello di occupazione aumenta al di sopra del tasso naturale il livello del salario tende a crescere e le imprese aumentano i prezzi. Quando il livello attuale dei prezzi è superiore al livello atteso, i lavoratori chiedono aumenti dei salari, la curva di offerta di lavoro si sposta in alto a sinistra, e il livello di occupazione diminuisce. Al contrario se il livello di occupazione è inferiore al tasso naturale i salari nominali ( sarebbe meglio parlare di tasso d'incremento piuttosto che di livello assoluto del salario 276 Mario Oteri nominale) cominciano a ridursi e le imprese tendono ad accrescere l’occupazione. Nella figura 8.2.1. l’attuale livello di equilibrio N è superiore al tasso di occupazione naturale N* : il livello dei prezzi è superiore alle aspettative; i lavoratori chiedono un aumento dei salari e la curva di offerta NS si sposta in alto a sinistra in NS1 determinando un nuovo equilibrio in E 1 con un livello di occupazione minore. Figura 8.2.1 Mercato del lavoro e tasso di occupazione naturale W/P L NS1 W1/P NS E1 E W/P ND O N* N L N 277 Il modello AD/AS con aspettative Va precisato che non c’è niente di naturale in quanto il tasso di occupazione naturale , cioè quel tasso di occupazione che garantisce la stabilità dei prezzi, oltre che dal livello di disoccupazione esistente nel sistema economico dipende dal livello dei prezzi attesi, dalle variabili istituzionali che influenzano la determinazione del salario, e dal potere di mercato delle imprese che si evidenzia nel margine di ricarico sui prezzi. In effetti alcuni economisti hanno proposto di chiamarlo strutturale piuttosto che naturale. Ricordiamo che la curva di offerta di lavoro si sposta verso l’alto a sinistra, quando aumenta il tasso d’inflazione atteso Pe, quando si accrescono i vincoli istituzionali sul mercato del lavoro z , quando il tasso di occupazione è al di sopra del suo livello naturale N*. In questi casi infatti i lavoratori richiedono un livello di salario maggiore facendo aumentare il salario reale a parità di occupazione, ma le imprese fanno fronte ai nuovi costi variabili riducendo l’occupazione . La curva di domanda di lavoro si sposta, invece, verso il basso quando le imprese aumentano il margine di ricarico (1+μ) dato che l’aumento del livello dei prezzi P fa diminuire il salario reale W/P. Il potere d’acquisto del singolo lavoratore non risente infatti dell’aumento dei prezzi dei prodotti che fissa l’impresa dove lavora, se lavora in una fabbrica di automobili non necessariamente l’aumento del prezzo delle automobili incide sul suo salario reale, ma il suo potere d’acquisto è colpito quando aumenta il livello medio dei prezzi dei prodotti, che consuma abitualmente, mentre il suo reddito nominale rimane costante. Diminuendo il salario reale si riduce il tasso di occupazione naturale : un ammontare minore di lavoratori, infatti, è disposto a lavorare con un salario reale più basso senza 278 Mario Oteri cercare di adeguare il proprio reddito. Se si vuol dire con altre parole diventa necessario un tasso di disoccupazione più elevato per “convincere” i lavoratori ad accettare una riduzione del salario reale senza richiedere un aumento dei propri redditi. Figura 8.2.2 Margine di ricarico delle imprese e tasso di occupazione naturale. W/P NS W/P W/P1 E E1 ND ND1 N*1 N* L N Nella figura 8.2.2 quando le imprese aumentano il margine di ricarico (1+μ) il livello dei prezzi aumenta da P a P1 e il salario reale si riduce da W/P a W/P1, determinando una contrazione del tasso di occupazione naturale al livello N*1 . 279 Il modello AD/AS con aspettative 8.2.1.Equilibrio sul mercato del lavoro e curva di offerta aggregata Sostituendo all’occupazione il livello di produzione si può individuare la relazione esistente fra livello di produzione e livello dei prezzi cioè la curva di offerta aggregata. Assumendo una funzione di produzione particolarmente semplice dove il lavoro è l'unico fattore variabile e la relazione fra occupazione e prodotto è unitaria , per cui ad ogni unità di lavoro corrisponde una unità di prodotto Y=N sostituendo il corrispondente valore di produzione a quello del lavoro, la nostra equazione del salario diventa W = Pe F {(1 - Y/L), z } che pone una relazione diretta fra livello del salario reale e livello di reddito dato che aumentando il reddito (Y) si riduce la quota di disoccupazione (u) e, quindi, aumenta il salario. Per porre in relazione il livello di produzione e il livello dei prezzi, considerato determinato dalle imprese e definito come P = (1+μ)W sostituiamo la definizione di salario che abbiamo dato, cioè il salario determinato dal livello dei prezzi attesi Pe, dal livello di produzione, e da z, avremo che P = (1+μ)+ Pe F {(1 - Y/L), z } 280 Mario Oteri che per comodità scriviamo P = Pe (1+μ) F {(1 - Y/L), z } Il livello dei prezzi è funzione diretta del livello di produzione (Y) dati il livello dei prezzi attesi (Pe), il margine di ricarico che fanno le imprese sulla base del costo pieno (1+μ), e gli aspetti istituzionali del mercato del lavoro (z). Alla fine di questo procedimento di sostituzione, che ci ha permesso di passare dalla disoccupazione all’occupazione, e dall’occupazione alla produzione, abbiamo una relazione diretta tra livello generale dei prezzi e livello del prodotto nazionale. Questa relazione evidenzia come al crescere del livello di produzione, diminuisce la quota di disoccupazione e aumenta il livello generale dei prezzi, fermi restando il livello atteso dei prezzi, il margine di ricarica e gli elementi istituzionali del mercato del lavoro. La relazione diretta fra aumento della produzione e aumento dei prezzi dipende dal fatto che per aumentare la produzione occorre aumentare l’occupazione e ridurre la disoccupazione, per assumere un maggior numero di lavoratori nel medio periodo occorre aumentare i salari, aumentando i salari aumenta il costo per le imprese che, quindi, aumentano i prezzi. Questa funzione, che pone il livello dei prezzi in relazione al livello del reddito, dati tutti gli altri elementi che abbiamo citato, non è altro che la funzione di offerta aggregata, che evidenzia la relazione fra livello del prodotto e livello generale dei prezzi. La funzione di offerta aggregata è stata già analizzata nell'ambito del modello Keynesiano e di quello Liberista quando abbiamo considerato la relazione fra mercato del lavoro e mercato dei prodotti a livello aggregato, e abbiamo evidenziato la relazione fra prodotto nazionale e livello generale dei prezzi. Ricordiamo che nel 281 Il modello AD/AS con aspettative modello liberista la perfetta flessibilità dei prezzi, in mercati di concorrenza perfetta, garantisce l'equilibrio di pieno impiego Figura 8.2.1.1 Equilibrio sul mercato del lavoro e curva di offerta aggregata W/P P Ns W'/P E' P' W/P E Nd' A' P A Nd N N' Y' N C' Y Y' Y Y' C N Y B' Y N' N B Y Y' Y 282 Mario Oteri sul mercato del lavoro e, di conseguenza, un'offerta aggregata determinata dalla capacità produttiva del sistema: l'offerta aggregata si presenta come verticale. Nel modello keynesiano, viceversa, il livello di produzione è determinato dalla domanda aggregata e può anche collocarsi a livello di sottoccupazione delle risorse produttive: l'offerta aggregata si presenta come orizzontale. In questo modello invece la curva di offerta aggregata si presenta crescente all'aumentare del livello generale dei prezzi. Per analogia con i modelli già analizzati possiamo costruire la curva di offerta aggregata utilizzando quattro grafici che, in senso antiorario, rappresentano il mercato del lavoro, la funzione di produzione, la bisettrice, che ci permette di riportare i valori di prodotto dall’ordinata all’ascissa, e il mercato delle merci dove si incontrano offerta e domanda aggregata. Sul mercato del lavoro l'offerta si presenta crescente, poiché i lavoratori sono disposti a lavorare di più se il salario reale aumenta, mentre la domanda di lavoro si presenta decrescente sulla base della legge della produttività marginale decrescente. Con l’ipotesi semplificatrice che l’unico fattore variabile è il lavoro e che la produttività è decrescente, la funzione di produzione si presenta crescente a tassi decrescenti. Nel mercato del lavoro, dato il livello di forza lavoro (L), l'offerta di lavoro (Ns) e la domanda di lavoro (Nd) si determina il salario reale e il livello di occupazione naturale N. Dato questo livello di occupazione, attraverso la funzione di produzione, otteniamo il livello di produzione (Y); questo livello di produzione (Y) , attraverso la bisettrice a 45° del terzo quadrante, permette di individuare sul quarto quadrante la prima coppia di valori di produzione e di prezzi corrispondente al punto A. Se le imprese vogliono aumentare l'occupazione devono pagare un salario 283 Il modello AD/AS con aspettative nominale più elevato: la domanda di lavoro si sposta verso l'alto e aumenta l'occupazione da (N) a (N'). Aumentando l'occupazione cresce la produzione da (Y) a (Y') ma riducendosi la disoccupazione e aumentando il salario nominale richiesto dai lavoratori, le imprese aumentano i prezzi. Il nuovo livello di produzione (Y') è compatibile con un livello dei prezzi più levato (P') in corrispondenza al punto A'. Unendo i due punti A e A' con un segmento possiamo tracciare la curva di offerta aggregata crescente (AS). 8.2.2. La legge di Okun Questa relazione diretta fra crescita del reddito prodotto e aumento del livello generale dei prezzi si basa sull'ipotesi che un aumento di produzione richieda necessariamente un aumento di occupazione e quindi, data la forza lavoro disponibile, una riduzione della disoccupazione. In particolare si può ipotizzare una relazione lineare fra produzione e occupazione nel senso che un aumento dell'1% di prodotto richiede un aumento corrispondente di occupazione cosicchè, data la forza lavoro come costante, si verrebbe a determinare una diminuzione della disoccupazione della stessa percentuale. In simboli si può dire u t – u t-1 = gYt la variazione del tasso di disoccupazione dipende dal tasso di crescita (g) del reddito. Nella realtà , tuttavia, il tasso di disoccupazione non varia della stessa percentuale del tasso di crescita del reddito: come ha dimostrato l’economista Arthur Okun negli Stati Uniti occorreva un tasso di crescita del Pil pari almeno al 3% per garantire la stabilità del tasso di 284 Mario Oteri disoccupazione. Innanzitutto perché un aumento del tasso di occupazione rappresenta una diminuzione del tasso di disoccupazione solo se la forza lavoro rimane invariata: è chiaro che un aumento del tasso di occupazione accompagnato da un incremento del numero di lavoratori che si presentano sul mercato del lavoro, ad esempio perché si riduce la cd. disoccupazione scoraggiata ovvero per un afflusso di lavoratori stranieri, non può avere un effetto simmetrico sul tasso di disoccupazione. Inoltre occorre tenere presente il tasso di crescita della produttività del lavoro : il livello di produzione può crescere anche a parità di lavoratori impiegati se aumenta la produttività del lavoro. In conclusione per mantenere costante il tasso di disoccupazione la produzione deve crescere ad un tasso pari alla somma della crescita della forza lavoro e dell’aumento della produttività. Questo valore, che secondo le stime di Okun negli anni settanta era del 3% per gli Stati Uniti e che assicura un tasso di disoccupazione costante, è stato definito tasso normale di crescita . Secondo la Legge di Okun una crescita della produzione (gyt) superiore al suo tasso normale (g*) determina una riduzione del tasso di disoccupazione (u t – u t-1) , mentre una crescita della produzione inferiore al suo tasso normale determina un aumento della disoccupazione. In simboli u t – u t-1 = - ( g y t - g *) Va precisato, comunque, che una crescita della produzione superiore al suo tasso normale riduce il tasso di disoccupazione in misura meno che proporzionale sia perché le imprese non hanno convenienza a far fronte immediatamente alle variazioni della produzione con modificazioni dell’occupazione, sia perché 285 Il modello AD/AS con aspettative può cambiare l’ammontare della forza lavoro. Come si è già avuto modo di dire, prima di assumere nuovi lavoratori che potrebbero rappresentare un vincolo difficilmente modificabile, le imprese cercano di far fronte ad un aumento della produzione accrescendo l’utilizzazione della forza lavoro esistente, ad esempio con lavoro straordinario, in modo da verificare che l’aumento della domanda di merci sia effettivamente permanente e non solo temporaneo ; inoltre va precisato che il numero di lavoratori impegnati in alcuni settori aziendali non può dipendere rigidamente dalla dimensione della produzione: si pensi ad esempio a settori come Ricerca e Sviluppo , Contabilità e simili, che hanno strutture organizzative non strettamente correlate alla quantità di prodotto da realizzare. In ogni caso, anche se le imprese dovessero aumentare l’occupazione per far fronte agli incrementi di produzione, si potrebbe avere un effetto meno che proporzionale sul tasso di disoccupazione per l’ingresso sul mercato del lavoro di operatori che prima non cercavano attivamente lavoro, come ad esempio coloro che continuano gli studi in attesa di trovare opportunità di occupazione più confacenti, e pertanto non figuravano ufficialmente fra i disoccupati . Se il reddito cresce, quindi, ad un tasso superiore al suo livello normale il tasso di disoccupazione si riduce in misura meno che proporzionale pari, di norma, al 40% del tasso di crescita, espresso in simboli dal parametro β. u t – u t-1 = - β ( g y t - g *) Secondo la Legge di Okun, quindi, sulla base dei valori che abbiamo indicato è necessaria un tasso di crescita del reddito del 2,5% al di sopra del suo livello normale per fare diminuire il 286 Mario Oteri tasso di disoccupazione di un punto percentuale. 8.2.3 Curva di offerta aggregata e tasso di produzione naturale La curva AS rappresenta la funzione di offerta aggregata P = Pe (1+μ) F [(1 - Y/L), z] Su questa funzione di offerta aggregata si ha la relazione diretta fra produzione e prezzi, ad indicare che se si vuole aumentare il livello del prodotto, occorre aumentare l’occupazione e il livello del salario e, quindi, le imprese aumenteranno il livello dei prezzi. La curva di offerta aggregata AS è influenzata dal potere di mercato delle imprese e dalla loro capacità di variare il livello dei prezzi attraverso il margine di ricarico ( μ ): se le imprese aumentano il margine di ricarico lo stesso livello di produzione diventa compatibile con un livello dei prezzi più elevato. La curva AS si sposta verso sinistra e verso l'alto. Analogamente un cambiamento nelle condizioni istituzionali del mercato del lavoro ( z ), che tenda a migliorare le condizioni dei lavoratori e a spingere verso l'alto i salari e i prezzi, sposta la curva AS verso sinistra e verso l'alto. La curva di offerta aggregata è influenzata anche dal livello dei prezzi attesi (Pe ) perché, se si modificano le aspettative, i lavoratori cominciano a chiedere livelli di salario più elevati e le imprese aumentano il livello dei prezzi; quindi a parità di reddito se aumenta il livello dei prezzi attesi la curva AS si sposta verso l’alto e verso sinistra ad indicare che lo stesso livello di reddito è ora compatibile con un livello dei prezzi 287 Il modello AD/AS con aspettative superiore. La curva AS si sposta ovviamente verso il basso e verso destra quando vi sono aspettative di riduzione dei prezzi. Figura 8.2.2 Curva AS e livello di produzione naturale P AS' C AS B P'=P'e P=Pe A O Yn Y1 Y Se il livello dei prezzi attesi è uguale al livello corrente il livello generale dei prezzi si mantiene invece stabile: in analogia con il concetto di tasso di occupazione naturale, si definisce il livello di produzione naturale come quel livello di prodotto che rende uguali prezzi attesi e livello generale dei prezzi. Nella figura 8.2.2, che riporta in ascissa il livello di produzione e in ordinata il livello generale dei prezzi, tracciamo una curva di offerta aggregata AS e individuiamo in 288 Mario Oteri corrispondenza al punto A il livello di produzione naturale ( Yn) in corrispondenza del quale il livello dei prezzi è uguale alle aspettative, e i prezzi sono, dunque, stabili. Se il livello di produzione dovesse essere maggiore del livello del prodotto naturale,Y1 > Yn, il livello dei prezzi P1 è superiore alle aspettative, i prezzi sono cresciuti più di quanto non ci si aspettasse. I lavoratori modificano le loro aspettative e cercano di adeguare i propri redditi chiedendo aumenti dei salari e, in risposta, le imprese aumentano i prezzi. Il livello di produzione naturale ( Yn) è ora compatibile con un livello dei prezzi più elevato corrispondente alle nuove aspettative : la curva di offerta aggregata si sposta verso sinistra e verso l'alto. Nel punto B il livello del reddito Y1 è compatibile con un livello dei prezzi superiore a quello atteso. Gli operatori adeguano le loro aspettative ai nuovi prezzi e la curva AS si sposta verso l’alto e verso sinistra in AS1 sulla quale si individua, in corrispondenza al punto C, il livello di prezzi adeguato alle nuove aspettative. Il livello della funzione di offerta aggregata dipende dunque dal tasso naturale di produzione (Yn) : se il reddito effettivo è superiore al livello di produzione naturale i prezzi sono superiori a quelli attesi, si modificano le aspettative, aumentano i salari e, quindi, aumentano i prezzi. Il livello di produzione naturale diventa compatibile con un livello dei prezzi più elevato e la funzione AS si sposta a sinistra. Viceversa se il livello del reddito è inferiore al livello di produzione naturale le aspettative si modificano verso il basso, l’aumento dei salari si riduce, le imprese riducono l’aumento dei prezzi e lo stesso livello di produzione diventa compatibile con un livello dei prezzi minore: la curva AS si sposta a destra. 8.3 La domanda aggregata 289 Il modello AD/AS con aspettative L’offerta aggregata è derivata dal mercato delle risorse e permette di introdurre nel nostro modello il mercato del lavoro, mentre il mercato delle merci, quello monetario e quello dei titoli, determinano il livello della domanda aggregata. Come abbiamo visto il modello IS-LM indica coppie di valori di interesse e di reddito che danno l’equilibrio simultaneo sul mercato delle merci e in quello della moneta. L’equilibrio sul mercato delle merci è dato dalla funzione Y = α (Ā - di) ad indicare che il livello della spesa dipende dal valore del moltiplicatore ( α), a sua volta legato alla propensione marginale al consumo, dalle componenti autonome della spesa Ā (consumo autonomo, investimento autonomo, spesa pubblica, imposte) e dalla spesa per investimenti, che a sua volta, è influenzata dal tasso d'interesse di mercato ( -di). Infatti, come ricordiamo, se il tasso d'interesse di mercato aumenta il costo finanziario degli investimenti cresce, la spesa per investimenti si riduce, la spesa aggregata si riduce, il livello del reddito si riduce. L'equilibrio sul mercato della moneta è dato dalla funzione kY - M/P i = ———— h Dove ( i ) indica il tasso d’interesse che porta in equilibrio domanda e offerta di moneta dato il livello del reddito (Y), che influenza la domanda di moneta come mezzo di pagamento, l’offerta di moneta in termini reali (M/P), e la reattività della 290 Mario Oteri domanda di moneta speculativa al tasso d’interesse (h). Per derivare la domanda aggregata del sistema economico dobbiamo considerare il livello di spesa in relazione al livello generale dei prezzi: nell’ambito del modello IS-LM il livello generale dei prezzi influenza l’offerta di moneta, dato che agli operatori non interessa la quantità di moneta nominale ma il potere d’acquisto della moneta. Si parla, infatti, di offerta di moneta in termini reali dato dal rapporto M/P : quando aumenta il livello generale dei prezzi si riduce il potere d’acquisto e l’offerta di moneta in termini reali. Sul mercato della moneta si determina un eccesso di domanda e il tasso d’interesse aumenta P↑ M ↓ i↑ P All’aumentare del tasso d’interesse diminuisce la spesa per investimenti, la domanda aggregata si riduce, il livello del reddito e di produzione si riduce. I ↓ AD ↓ Y ↓ Quindi, attraverso il mercato della moneta e il mercato delle merci si può individuare la relazione fra livello dei prezzi e livello del prodotto: mano a mano che il livello dei prezzi aumenta la domanda aggregata tende a diminuire. Per costruire la curva di domanda aggregata AD consideriamo due grafici: in quello superiore rappresentiamo un sistema di curve IS/LM che si incontrano nel punto A in corrispondenza a valori di interesse (i) e di reddito (Y). 291 Il modello AD/AS con aspettative Figura 8.3 Dal modello IS/LM alla curva AD i LM1 LM 1 i 1 A i A Y1 Y Y P P1 A1 P A AD Y1 Y Y 292 Mario Oteri In corrispondenza a questo valore di reddito(Y) individuiamo sul grafico sottostante il punto A che ha come coordinata sull’asse delle ordinate il livello dei prezzi (P). Se il livello dei prezzi aumenta l’offerta reale di moneta diminuisce determinando un eccesso di domanda e un aumento del tasso d’interesse di mercato, in altri termini la LM si sposta verso il l’alto e verso sinistra in LM1. Mano a mano che aumenta il tasso d’interesse si riduce la spesa per investimenti, la domanda aggregata e il livello del reddito: alla fine si raggiunge un nuovo equilibrio in corrispondenza al punto A1 con un tasso di interesse più elevato ( i 1) e un livello del reddito minore (Y1). Questo livello del reddito lo riportiamo nel grafico sottostante Y’ e individuiamo il livello dei prezzi ( P1) in corrispondenza al punto A1: per i due punti tracciamo un segmento che rappresenta la funzione di domanda aggregata (AD). La funzione AD si presenta decrescente da sinistra verso destra ad indicare che esiste una relazione inversa fra livello generale dei prezzi e livello del reddito: se il livello generale dei prezzi aumenta com’è intuibile la spesa degli operatori si riduce e quindi anche il livello di produzione e di reddito. 8.3.1 Politica fiscale e Politica monetaria con la funzione AD Per semplicità di analisi consideriamo solo alcuni degli elementi che influenzano il livello della domanda aggregata in modo da poter evidenziare gli effetti della politica monetaria e della politica fiscale . Facciamo dipendere, perciò, la Domanda Aggregata dall’offerta di moneta in termini reali, dall’ammontare della spesa pubblica e delle imposte. Questo non significa che le altre componenti autonome della spesa, come ad esempio le esportazioni in una economia aperta, non abbiano effetti, ma semplicemente consideriamo nella funzione 293 Il modello AD/AS con aspettative questi elementi, l’offerta di moneta in termini reali M/P, la spesa pubblica G, le imposte T, per evidenziare gli effetti delle politiche monetarie e delle politiche fiscali nel breve e nel medio periodo. Scriviamo perciò la funzione AD in modo semplificato Y=Y [ (M/P) +G -T] E’ chiaro che se aumenta la spesa pubblica G, dato il livello dei prezzi la domanda aggregata è più elevata e il livello del reddito cresce _ G↑ AD ↑ P Y ↑ Quindi a parità di prezzo il reddito è maggiore, la AD si sposta verso l’alto e verso destra. Se crescono le imposte T, la domanda aggregata diminuisce, dato il livello dei prezzi il livello del reddito è minore, la curva AD si sposta verso il basso e verso sinistra. _ T ↑ AD ↓ P Y ↓ Questi sono effetti determinati dalla politica fiscale, espansiva nel primo caso, restrittiva nel secondo caso. La politica monetaria può essere determinata da variazioni nell’offerta di moneta. Innanzitutto variazioni della quantità nominale di moneta M: dati i prezzi se aumenta la quantità di moneta, aumenta l’offerta di moneta, il tasso d’interesse diminuisce, aumenta la spesa per investimenti, aumenta la domanda aggregata, e quindi, il livello del reddito. La curva AD si sposta verso l'alto e verso destra. _ 294 Mario Oteri Ms ↑ > MD i ↓ I ↑ P Y ↑ Effetti opposti si hanno se aumenta il livello generale dei prezzi, perché si riduce l’offerta di moneta in termini reali, cresce il tasso d’interesse, diminuisce la spesa per investimenti, la domanda aggregata diminuisce , si riduce il livello del reddito. P ↑ M/P ↓ i ↑ I ↓ P Y ↓ In termini grafici abbiamo che la curva AD si sposta verso il basso a sinistra. 8. 4 Il modello AD /AS con aspettative Consideriamo l’equilibrio fra offerta e domanda aggregata. L’equazione della AS dice che il livello dei prezzi è funzione del livello del reddito nazionale (Y) e dipende dal livello dei prezzi attesi (Pe), dal potere di mercato delle imprese, espresso da (1+μ), e dalle condizioni istituzionali sul mercato del lavoro ( z ), P = Pe (1+μ) F[(1 - Y /L), z] Evidenziando soltanto le componenti della politica monetaria e della politica fiscale, possiamo scrivere la domanda aggregata in funzione dell’offerta reale di moneta, della spesa pubblica e delle imposte, ferme restando tutte le altre componenti autonome della spesa. 295 Il modello AD/AS con aspettative Y=Y [ (M/P) +G -T] Illustriamo l’offerta e la domanda aggregata nella figura 8.4 dove poniamo in ascissa il livello del reddito e in ordinata il livello dei prezzi. Quando la domanda aggregata e l’offerta aggregata sono uguali, abbiamo l’equilibrio simultaneo sul mercato del lavoro, delle merci e su quello finanziario, e individuiamo il livello dei prezzi compatibile con quel livello di produzione. Se il livello del reddito corrisponde al suo tasso naturale i prezzi sono stabili e la condizione di equilibrio si mantiene anche nel medio periodo visto che le aspettative sono confermate. Al contrario se il reddito di equilibrio si colloca ad un livello diverso dal tasso naturale la situazione non può essere considerata stabile e nel medio periodo il livello dei prezzi e il livello del reddito dovranno cambiare. Nella figura 8.4 in corrispondenza al punto A1 individuiamo il livello del reddito e il livello generale dei prezzi che portano in equilibrio domanda e offerta aggregata. Può darsi che questo livello di equilibrio sia uguale al livello del reddito naturale, cioè al livello di produzione che rende il livello dei prezzi effettivo uguale alle aspettative: in questo caso i prezzi si mantengono stabili, la situazione è in equilibrio nel breve e nel medio periodo. Se, invece, il livello del reddito fosse diverso dal suo tasso naturale Yn , questo potrebbe essere soltanto un equilibrio di breve periodo ma non di medio periodo. Ipotizziamo, ad esempio, che il livello del reddito di equilibrio Y1, in corrispondenza al punto A1, sia superiore al livello di prodotto naturale, Y1 > Yn , in questo caso il livello effettivo dei prezzi P1 è superiore al livello atteso dei prezzi , P 1>Pe . Nel breve periodo non succede niente, perché gli operatori non hanno il tempo di variare i loro redditi ed i prezzi , ma se si 296 Mario Oteri considera un periodo di tempo più lungo gli operatori modificano le loro aspettative e cercano di adeguare i propri redditi ai nuovi prezzi. Ad esempio i lavoratori chiedono un Figura 8.4 Il modello AD /AS con aspettative AS2 P AS1 A3 3 P =P AS e P2>Pe A2 P1>Pe A1 AD P=Pe A Yn Y2 Y1 Y aumento dei salari che tiene conto delle nuove aspettative per cercare di adeguare il loro reddito reale; di fronte ad un aumento dei salari le imprese, che vedono crescere il costo del lavoro, 297 Il modello AD/AS con aspettative accrescono a loro volta i prezzi mettendo in moto un meccanismo di adeguamento dei prezzi ai salari e di questi ai prezzi: in conclusione l'aumento dei prezzi porta ad un revisione verso l'alto delle aspettative, ad un aumento dei salari, ad una crescita della disoccupazione , ad una riduzione del livello di produzione. Sul grafico la curva AS tende a spostarsi verso l’alto e verso sinistra, in AS1. Allo stesso tempo, aumentando il livello generale dei prezzi, l’offerta di moneta in termini reali si riduce, e quindi, il tasso di interesse cresce, la spesa per investimenti si riduce, la domanda aggregata si riduce: mano a mano che i prezzi crescono ci muoviamo lungo la curva AD verso sinistra e verso l'alto. Si raggiunge una nuova situazione di equilibrio fra domanda e offerta aggregata in corrispondenza al punto A2, con un livello del reddito minore (Y2) e un livello dei prezzi più elevato ( P2).Ma la situazione non si può considerare di equilibrio di medio periodo perché, ancora una volta il reddito di equilibrio (Y2) è al di sopra del tasso di produzione naturale e l'inflazione, quindi, è più elevata di quanto si aspettassero gli operatori. Se i prezzi effettivi superano i prezzi attesi gli operatori modificano le loro aspettative per un aumento dei prezzi e cercano di adeguare i propri redditi: si determina un ulteriore aumento dei salari, un aumento dei prezzi, una riduzione dell'occupazione e della produzione. La curva AS1 si sposta ulteriormente verso sinistra e verso l’alto in AS2, il livello dei prezzi cresce ulteriormente e il reddito si riduce sino alla nuova situazione di equilibrio in A3 . Il nuovo equilibrio corrisponde al livello di produzione naturale ( Yn) , cioè al livello di produzione in cui i prezzi attesi sono uguali ai prezzi realizzati, P3 = Pe , quindi non c’è più aspettativa di aumento dei prezzi e la situazione diventa 298 Mario Oteri stabile: abbiamo un livello dei prezzi superiore al breve periodo e un livello del reddito che è tornato al suo tasso naturale. 8.4.1 La politica monetaria nel medio periodo Il modello AD/AS consente di estendere l’analisi sugli effetti della politica fiscale e della politica monetaria nel medio periodo, modificando le conclusioni alle quali si può pervenire con un’analisi di breve periodo. Consideriamo, ad esempio, una politica monetaria espansiva diretta ad accrescere il livello della produzione e del reddito. L’aumento dell’offerta di moneta e la riduzione del tasso d’interesse determinano una crescita della spesa per Investimenti e un aumento della Domanda Aggregata che eccede l’Offerta Aggregata; i prezzi aumentano contenendo, da un lato, il livello della spesa e consentendo, dall’altro, di aumentare i salari, l‘occupazione e la produzione; alla fine si giunge ad una nuova situazione di equilibrio con prezzi e reddito più elevati. MS ↑ >MD i↓ I↑ AD↑ >AS P↑ W↑ N↑ Y↑ Nella figura 8.4.1 questa politica può essere descritta con il modello AD/AS partendo da una situazione di equilibrio individuata dal punto (A) in corrispondenza del quale domanda ed offerta si incontrano al livello dei prezzi P, per definizione uguale al livello atteso Pe , e, quindi, al livello di Reddito naturale Yn . La politica monetaria espansiva è evidenziata da uno spostamento della curva AD verso l’alto in AD1, a parità di prezzi la domanda aggregata eccede l’offerta ( punto B) il livello dei prezzi aumenta, i salari aumentano l'occupazione e la produzione cresce mentre la domanda si riduce sino a 299 Il modello AD/AS con aspettative raggiungere il nuovo punto di equilibrio A1 in corrispondenza al livello dei prezzi P1 e al livello di reddito Y1. L’analisi di breve periodo si conclude a questo punto e non tiene conto delle aspettative degli operatori sul livello generale dei prezzi; ma quando si estende l’analisi ad un periodo più ampio Figura 8.4.1. Politica monetaria espansiva P AS1 AS A2 P2=Pe A1 P1 >Pe P= Pe A B AD1 AD2 Y =Yn Y1 Y occorre prendere in considerazione il fatto che gli operatori si rendono conto che il livello dei prezzi è superiore a quello atteso 300 Mario Oteri e modificano le loro aspettative, cercando di adeguare i loro redditi reali per non perdere potere d’acquisto. Nel modello che stiamo considerando i lavoratori chiedono salari più elevati, le imprese rispondono riducendo l’occupazione e la produzione e aumentando i prezzi. P1 >Pe Pe ↑ W↑ N↓ Y↓ P↑ Nella figura 8.4.1 la curva di Offerta Aggregata si sposta verso l’alto e verso sinistra in AS1 ad indicare che allo stesso livello dei prezzi le imprese possono realizzare una quantità di prodotto minore. Allo stesso tempo l’aumento dei prezzi riduce l’offerta di moneta in termini reali, aumenta il costo del denaro, diminuisce la spesa per investimenti e si riduce la domanda aggregata. Ci muoviamo sulla curva AD1 dal punto A1 verso il punto A2 dove si raggiunge un nuovo di equilibrio con il reddito al suo livello naturale Yn e un livello dei prezzi P2 uguale alle aspettative d’inflazione più elevate. In conclusione si può dire che la politica monetaria espansiva provoca, nel breve periodo, un aumento della produzione, una riduzione del tasso d’interesse e un aumento del livello dei prezzi. Quanto l’effetto espansivo si ripartisca su livelli di produzione o dei prezzi dipende dalla reattività del sistema economico: in termini grafici dall’inclinazione della curva di offerta. Nel corso del tempo il livello dei prezzi aumenta e l’effetto sulla produzione e sul tasso d’interesse tende a scomparire. L’incremento dell’offerta di moneta si rivela inefficace nel medio periodo poiché fa aumentare il livello dei prezzi ma lascia invariato il livello del reddito al suo tasso naturale. Alla fine i prezzi aumentano tanto da compensare esattamente l’aumento 301 Il modello AD/AS con aspettative originario della quantità di moneta e da lasciare invariata l’offerta reale di moneta. Questo non significa tuttavia che ci troviamo di fronte alla semplice riproposizione della teoria quantitativa della moneta con i suoi corollari di neutralità e dicotomia; la politica monetaria può essere ancora utilizzata per contrastare l’andamento congiunturale dell’economia ma non è pensabile che questa possa sostenere una espansione continua del sistema economico. 8.4.2 La politica fiscale nel medio periodo Anche gli effetti della politica fiscale sono da considerare diversi se estendiamo l'analisi al medio periodo e introduciamo le aspettative nella nostra analisi. Consideriamo ad esempio il problema della riduzione del deficit pubblico che ha interessato l'economia italiana negli ultimi anni. Il rispetto dei parametri di Maastricht, com'è noto, ha obbligato i paesi aderenti all'Unione Economica e Monetaria, fra l'altro, a contenere l'ammontare della spesa in deficit nei limiti del 3% del PIL. Con le difficoltà di accrescere la pressione fiscale, contenere l'ammontare del deficit pubblico significa sostanzialmente tagliare la spesa pubblica. Come sappiamo una riduzione della spesa pubblica significa nel breve periodo una scelta sostanzialmente deflazionistica sul livello della domanda aggregata e sul livello del reddito prodotto. Infatti poiché la spesa pubblica rappresenta una componente della domanda aggregata, tagliare la spesa pubblica comporta nel breve periodo una riduzione di spesa : a prezzi costanti l'offerta eccede la domanda e si riduce la produzione e l'occupazione. La carenza di domanda spinge tuttavia anche ad una riduzione del livello dei prezzi, o meglio 302 Mario Oteri ad una riduzione del tasso d'inflazione; se le aspettative si modificano i lavoratori chiederanno incrementi dei salari minori e il tasso d'inflazione tenderà a stabilizzarsi a livelli più bassi permettendo alle imprese di tornare ad accrescere i livelli di produzione. L'analisi attraverso la figura 8.4.2 permette di semplificare l'esposizione. Consideriamo la situazione di equilibrio rappresentata dal punto A in corrispondenza al tasso naturale di produzione Yn e al livello dei prezzi P con aspettative stabili. Una riduzione della spesa pubblica comporta una riduzione della domanda aggregata e uno spostamento della AD verso il basso in AD1 . Al livello dei prezzi P l'offerta supera la domanda , corrispondente al punto B, i prezzi cominciano a diminuire ovvero si riduce l’incremento dei prezzi. G↓ AD↓ <AS P↓ La caduta dei prezzi provoca un aumento dell'offerta di moneta in termini reali, una diminuzione del tasso d'interesse ed un aumento della spesa per investimenti, che compensa la contrazione della spesa pubblica facendo aumentare la domanda lungo la curva AD1 ; P↓ M/P ↑ >MD i ↓ I↑ AD↑ allo stesso tempo la carenza di domanda fa crescere il livello di disoccupazione, riduce i livelli di produzione e riduce il livello (tasso d'incremento) dei salari, modificando le aspettative sui prezzi verso il basso, lungo la curva AS sino al nuovo punto di equilibrio A1 AD↓ <AS u↑ N↓ Y↓ W↓ Pe ↓ 303 Il modello AD/AS con aspettative Nella nuova posizione di equilibrio in corrispondenza al punto A1, tuttavia, il livello del reddito Y1 si colloca al di sotto del suo livello naturale Yn che garantisce aspettative stabili: le aspettative si modificano e gli operatori assumono come normale un livello dei prezzi ( un tasso d'inflazione) minore. Figura 8.4.2 Riduzione del deficit pubblico P AS B P=P AS1 A e P1>Pe A1 P2=Pe A2 AD AD1 Y1 Yn Y Il livello ( tasso d'incremento) dei salari si riduce , la disoccupazione diminuisce e aumentano l'occupazione e la produzione, la curva AS si sposta verso il basso in AS1. 304 Mario Oteri P1 <Pe Pe ↓ W↓ u↓ N↑ Y↑ AS→AS1 Al livello dei prezzi P1 l'offerta AS1 supera la domanda AD1 e i prezzi (il tasso d'inflazione) continuano a diminuire: si rimettono in moto gli effetti che abbiamo già visto , sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta, sino al nuovo punto di equilibrio A2 che riporta il sistema al suo tasso di produzione naturale Yn ma con un livello dei prezzi p 2 sostanzialmente ridotto rispetto alla situazione iniziale. Il nuovo equilibrio implica un tasso d’inflazione sensibilmente minore rispetto a quello iniziale grazie alla politica deflazionistica del governo, tuttavia la possibilità di riportare la produzione al suo livello iniziale è strettamente connessa al fatto che gli investimenti, e la spesa in genere, dei privati rispondano positivamente alla riduzione del tasso d’interesse. Ma in effetti non è detto che gli imprenditori scelgano di accrescere la capacità produttiva in una situazione di recessione; d’altra parte anche nell’ipotesi che si dovesse verificare la ripresa degli investimenti occorre considerare i tempi necessari per completare questo processo e il costo, in termini di lacrime e sangue , che potrebbe comportare. Una politica monetaria accomodante potrebbe accorciare i tempi necessari sostenendo la spesa privata e riducendo i costi sociali. 8.4.3Shock dal lato dell’offerta e tasso di produzione naturale Abbiamo visto che quando vi sono variazioni dal lato della domanda aggregata, sia perché la Banca Centrale interviene nel sistema economico con scelte di politica monetaria o in seguito a manovre fiscali del governo, le imprese possono far fronte agli stessi livelli di produzione con prezzi diversi adeguati al nuovo 305 Il modello AD/AS con aspettative livello delle aspettative: in altri termini domanda produzione e prezzi si muovono nella stessa direzione. Viceversa quando a variare sono componenti dell’offerta aggregata, che influenzano direttamente la capacità produttiva delle imprese o i costi di produzione che devono sostenere, le imprese devono ridurre innanzitutto il livello di produzione che gli permette di mantenere i prezzi stabili e poi fronteggiare gli ulteriori aumenti di costo con prezzi più elevati. In questo caso, trattandosi di inflazione da costi, prezzi e produzione si muovono in relazione inversa. Consideriamo uno dei casi più rilevanti, e attuali di shock dal lato dell’offerta : l’aumento del prezzo del petrolio. Com’è noto l’aumento del prezzo petrolio ha un peso considerevole sui costi di produzione delle imprese nazionali visto che il petrolio incide sui costi delle fonti di energia, sui trasporti, delle materie prime utilizzate nella produzione chimica etc. Di fronte ad un aumento del prezzo del petrolio le imprese, che vedono aumentare il costo per unità di prodotto, sono costrette ad aumentare i margini di ricarico per mantenere il livello di profitto, riducendo la domanda di lavoro. Sul mercato del lavoro si determina un nuovo equilibrio con livelli di occupazione e di produzione più bassi. Sul mercato delle merci le imprese cercano di fronteggiare la domanda con aumenti dei prezzi e contrazioni dell’offerta, sino ad arrivare ad una situazione di equilibrio con un livello di produzione più basso ed un livello dei prezzi (tassi d’inflazione) più elevato. Sulla figura 8.4.3.1. possiamo rappresentare il mercato del lavoro, ricordando che la domanda di lavoro è data dall’equazione dei prezzi 306 Mario Oteri P = (1 + μ) W Mentre l’offerta di lavoro dipende dall’equazione dei salari W = Pe F (1 –N/L), z Figura 8.4.3.1 Shock petrolifero e mercato del lavoro W/P Ls 1/(1 + μ) 1/(1 + μ1) A A1 Nn1 Ld L1d Nn N In equilibrio il livello del salario reale, uguale a 1/(1- μ), è determinato dall’incontro fra domanda (Ld) e offerta di lavoro (Ls) nel punto A. Il livello di occupazione corrispondente (N n) rappresenta il livello di occupazione naturale che garantisce la stabilità delle aspettative. 307 Il modello AD/AS con aspettative In seguito all’aumento del prezzo del petrolio le imprese aumentano il margine di ricarico (1 + μ1) e riducono la domanda di lavoro al livello L1d ; data l’offerta l’occupazione si riduce al livello N1, che rappresenta il nuovo tasso di occupazione naturale che garantisce la ‘eguaglianza fra prezzi e aspettative. Queste modificazioni sul mercato del lavoro si evidenziano sul mercato delle merci con uno spostamento della curva AS verso l’alto e verso sinistra ad indicare che allo stesso livello dei prezzi le imprese offrono una quantità di prodotto minore. Nella figura 8.4.3.2 partiamo dalla situazione di equilibrio individuata dal punto A che, con l’incontro fra curve AD e AS, determina il livello dei prezzi P=Pe e il livello di produzione naturale Yn. L’aumento del prezzo del petrolio è scaricato dalle imprese sul margine μ e sul livello dei prezzi, riducendo l’occupazione e la produzione. La cura AS si sposta verso sinistra in AS 1: per mantenere i prezzi stabili le imprese devono ridurre la produzione al livello individuato dal punto B che rappresenta il nuovo livello di produzione naturale. Ma nel punto B la domanda aggregata supera l’offerta e i prezzi aumentano determinando un nuovo equilibrio in corrispondenza al punto A1: lungo la curva AD infatti la domanda si riduce poiché l’aumento dei prezzi contrae l’offerta di moneta in termini reali, il tasso d’interesse aumenta e riduce la spesa per investimenti In B Ad>AS P↑ M/ P ↓ i ↑ I ↓ AD↓ 308 Mario Oteri Figura 8.4.3.2 Aumento del prezzo del petrolio e stagflazione AS3 P A2 2 P =P e AS1 A1 AS P1>Pe B P=P A e YN1 Y1 Yn Y Lungo l’offerta aggregata l’aumento dei prezzi consente di ridurre la disoccupazione, accrescere l’occupazione e la produzione. P↑ W ↑ u ↓ N ↑ AS ↑ 309 Il modello AD/AS con aspettative Prezzo Petrolio ↑ μ ↑ P↑ N ↓ Y ↓ Alla fine si raggiunge un nuovo equilibrio in A 1 con un livello del reddito Y1 e un livello dei prezzi P1 . Tuttavia il livello di reddito Y1 è superiore al tasso naturale Yn1 e i prezzi sono superiori alle aspettative che si modificano verso l’alto: P1 > Pe Pe ↑ W↑ u↑ N↓ Y↓ la curva AS si continua a spostare a sinistra sino a raggiungere l’equilibrio corrispondente al punto A2 che corrisponde al livello di produzione naturale e garantisce la stabilità delle aspettative. Un aumento del prezzo del petrolio determina dunque una situazione di stagflazione con pressi più elevati e livelli di produzione ridotti.