L’etica e l’homo economicus Di Laszlo Zsolnai Director, Business Ethics Center, Budapest University Le pratiche di business ethics e Corporate Social Responsibility (CSR) sono spesso viste come mezzi per migliorare le funzioni di un’azienda, per aggiungere valore come fanno altri strumenti. L’Inter-faculty Group in Business Ethics della Community of European Management Schools (CEMS) ha pubblicato un libro dal titolo “Ethics in the Economy: Handbook of Business Ethics” (Peter Lang Oxford, 2002) nel quale sorge una visione di tale etica sostanzialmente differente, non strumentale. L’etica è basilare e rilevante ad ogni livello dell’attività economica – da quello individuale a quello organizzativo, da quello societario a quello globale. Tuttavia, vi è un paradosso nella proposizione che standard di condotta più elevati al giorno d’oggi portino automaticamente a profitti maggiori e migliori performance. Se l’obiettivo dei dirigenti è quello di utilizzare l’etica semplicemente per aumentare l’efficienza, i loro sforzi sono destinati a fallire. Le iniziative etiche scarsamente motivate – giustamente chiamate “window dressing” (vestito di facciata) – spesso si dimostrano controproducenti. Sono percepite come un inganno dagli stakeholders, i quali reagiscono di conseguenza. A volte l’assenza totale di motivazioni etiche è meglio di un’azione opportunistica. La natura paradossale del management etico è stata già espressa da studiosi di etica ed economisti. “Creando nuove regole al fine di temperare il comportamento opportunistico tra e nelle organizzazioni, potremmo temperare i sintomi ma anche rafforzare le radici sottostanti dell’opportunismo” ha scritto Luk Bouckaert della Catholic University of Leuven (Bouckaert, L. 2002: p. 10). “Introduciamo incentivi economici in termini di benefici, premi o sgravi fiscali a tutti coloro che rispettano i nuovi regolamenti ma, allo stesso tempo, sostituiamo le ragioni morali con un calcolo economico. […] Predicare concetti morali come fiducia, responsabilità o democrazia sulla base dell’interesse economico o come condizioni della funzionalità di un sistema non è sbagliato, ma molto ambiguo. È normale che sorgano sospetto e sfiducia, dato che calcoli e condizioni sistemiche possono cambiare facilmente o essere manipolate. Quando la volpe predica, bada alle tue galline”. Bruno Frey, dell’Università di Zurigo, ha scoperto il cosiddetto “effetto spiazzamento”, un fenomeno strettamente collegato. L’evidenza empirica e sperimentale mostra che le motivazioni esterne alle persone, comprese quelle monetarie, minano le loro motivazioni intrinseche, riducendo così la qualità del servizio o del prodotto (Frey, B. 1997). L’immagine ideale dell’uomo nel campo dell’economia e degli affari, il cosiddetto Homo economicus (l’uomo economico morale), ha i suoi lati negativi. Tale modello afferma che gli agenti sono razionali, esseri che massimizzano il proprio interesse. Tuttavia, una schiacciante evidenza empirica ci suggerisce che gli individui non valutano solamente i propri interessi materiali, ma considerano anche gli interessi altrui. Essi sono disposti a sacrificare i propri interessi per aiutare persone a cui sono legati, e desiderano punire chi è in contrasto con loro; sono attenti alle condizioni di sconosciuti i cui interessi sono in gioco; tengono molto alla propria reputazione e alla propria autostima. Due elementi principali illustrano la qualità etica del comportamento economico, il carattere morale dell’agente e i costi relativi del comportamento etico. Da questo punto di vista, gli agenti economici sono essenzialmente esseri morali; ma l’aspetto dell’uomo economico morale che si rende visibile di volta in volta dipende dal contesto (Fig. 1). Il fenomeno della “trasgressione aziendale” (corporate transgression) è ormai prevalente al giorno d’oggi. Alcune aziende sono coinvolte in pratiche organizzative o in creazione di prodotti che violano esplicitamente leggi o dettami morali, e l’effetto di questo si nota soprattutto a livello pubblico. La teoria sociale cognitiva dell’agire morale sviluppata da Albert Bandura, dell’Università Stanford, ci fornisce un quadro concettuale per analizzare il modo in cui i managers adottano pratiche aziendali socialmente ingiuste. Esistono molti “meccanismi di disimpegno” adottabili in caso di “corporate transgression”, che includono: giustificazioni morali, definizioni eufemistiche, paragoni vantaggiosi, trasposizione di responsabilità, diffusione della responsabilità, disinteresse e distorsione delle conseguenze, disumanizzazione e attribuzione di biasimo. L’etica negli affari potrebbe controbilanciare le strategie che istituzionalizzano il disimpegno morale. Un approccio potrebbe essere quello di monitorare e pubblicizzare le pratiche di tutte le aziende che hanno un effetto negativo sugli esseri umani. Un altro approccio punta su una maggiore trasparenza rispetto allo sviluppo delle pratiche e delle politiche aziendali. L’istituzione di precise linee di accountability inibirebbe il disimpegno morale. Un altro intervento necessario investe il linguaggio ambiguo che copre le pratiche reprensibili. Le parti in causa dovrebbero essere messe a confronto ed educate attraverso un percorso pubblico. Alla luce dei recenti enormi scandali finanziari e della massiccia opposizione a una globalizzazione senza regole, la fondazione morale del capitalismo dovrebbe essere ripensata. Il capitalismo moderno è slegato dalle norme sociali e culturali della società. Il fondamentalismo del mercato – la credenza che ogni tipo di valore sia riconducibile a valore di mercato e che il mercato libero sia l’unico meccanismo efficiente per provvedere ad una allocazione razionale delle risorse – dovrebbe essere lasciato da parte. È necessario trovare fonti di valore alternative per sviluppare un discorso diverso sull’attività economica. Gli affari dovrebbero contribuire alla conservazione e al recupero dell’ambiente, così come al miglioramento delle capacità e alla crescita delle persone. La possibilità di migliorare la qualità etica delle nostre attività economiche è legata alla genuinità delle nostre motivazioni etiche; ovvero, sta a noi la volontà di realizzare una condotta veramente etica. L’etica è come l’amore. Soltanto coloro che amano i propri partners per come sono e per quello che sono potranno godere delle gioie di una relazione d’amore. Bibliografia Bouckaert, Luk, “Humanity in Business”, saggio presentato allo European Ethics Summit, Brussels, 29-30 agosto 2002. Frey, Bruno, Not Just for the Money, 1997, Edward Elgar, Cheltenham, Uk - Northampton, Ma. Usa. Zsolnai, Laszlo (ed.), Ethics in the Economy: Handbook of Business Ethics, 2002, Peter Lang, Oxford.