LA RESISTENZA FRANCESE E GLI ALLEATI (*) L`importanza del

LA RESISTENZA FRANCESE E GLI ALLEATI (*)
L’importanza del contributo dato dalla Resistenza francese al
successo delle armate alleate è stata riconosciuta sia dal Comandan­
te Supremo delle forze alleate, generale Dwight I. Eisenhower, sia
dagli storici anglo-americani.
In C ro isa d e en E u r o p e (i) il generale Eisenhower attesta che
« nel corso di tutta la campagna gli uomini delle FFI hanno avuto
una funzione importante. Particolarmente attivi in Bretagna, essi
ci hanno aiutato in mille modi su tutti i punti del fronte. Senza di
loro la liberazione della Francia e la disfatta del nemico in Europa
occidentale si sarebbero protratte molto più a lungo e ci sarebbero
costate maggiori perdite ».
John Erman, l’autore inglese del resoconto delle operazioni
militari in Francia intitolato: G r a n d S tr a t e g y , e Forrest C. Pogue,
lo storico ufficiale del Pentagono, in T h e E u ro p e a n T h e a t e r o f Ope'r a tio n s : th e S u p r e m e C o m m a n d , sono d’accordo nel porre in ri­
lievo i grandi servizi resi nel 1944 dalla Resistenza francese. Citia­
mo questo passo del libro del Pogue (2): « In Bretagna, le FFI,
rinforzate da elementi aerotrasportati, provano il loro grande valo­
re nelle prime settimane dell’invasione fornendo informazioni sul­
l’attività del nemico... In luglio le forze della Resistenza intensi­
ficheranno i loro attacchi contro i movimenti del nemico per ferro­
via. La loro azione contro il nemico si svolse principalmente in
Normandia, a sud della testa di ponte, nella vallata del Rodano,
contro la linea di comunicazione dello sfondamento di Tolosa e di Parigi-Orléans... In Bretagna, nel sud della Francia e nella zona fra la
Loira e Parigi, le forze della Resistenza aiutarono considerevolmen­
te l’avanzata dell’agosto verso la Senna. Esse aiutarono particolar(*) Questo scritto di Marcel Baudot, che è il testo integrale della relazione pre­
sentata al recente Congresso Internazionale, offre ai lettori della nostra Rassegna la
possibilità di spaziare in una sfera più ampia di interessi storici.
E ’ , infatti, nostro proposito, al fine di chiarire forme e motivi della Resistenza
Italiana, inserirla nel quadro più ivasto della Resistenza Europea; l ’opera di esperti
studiosi stranieri porterà a questo fine un validissimo contributo.
(1) p. 346.
(2) p. 239.
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Marcel Baudot
mente la 3* armata in Bretagna e la 7* armata americana con la
i a francese sulla testa di ponte del sud e nella valle del Rodano.
Nell’avanzata verso la Senna esse facilitarono la protezione del fianco sud della 3a armata interrompendo le linee ferroviarie nemiche,
i grandi movimenti su strada e le telecomunicazioni, sviluppando
un’aperta resistenza su vastissima scala, raccogliendo informazioni
tattiche, proteggendo le installazioni più importanti per le forze
alleate e rastrellando le posizioni nemiche superate. Alla fine di
giugno lo Special Forces Headquarter dichiarava ohe i risultati
ottenuti avevano di gran lunga superato quelli previsti ».
Il generale Bradley nelle sue memorie (3) afferma che in Bretagna « il maquis francese era divenuto un valoroso alleato che
bloccava le strade e costringeva i tedeschi nelle loro zone trince­
rate ».
Il generale Bedell Smith scriveva al BCRA francese che « nel
corso di un solo mese, quello di maggio del 1944, erano pervenuti
dalla Francia a Londra 700 rapporti telegrafici e 3.000 rapporti
scritti ». Il giorno dello sbarco le dislocazioni delle unità nemiche,
dei depositi, dei campi di atterraggio, dei comandi tedeschi sono
conosciute con la massima precisione, calcolati gli effettivi e il ma­
teriale dei nemici, fotografate le opere militari, individuati i campi
di mine. Le informazioni, scambiate fra lo stato maggiore delle FFI
e le organizzazioni francesi, sono trasmesse immediatamente via
radio e subito comunicate al Comando alleato. Fin dallo sbarco l’a­
zione delle FFI segue un ritmo intenso e nei soli mesi di giugno e
di luglio vengono provocati 600 deragliamenti di treni. Se questo
apporto alla causa alleata è indiscutibile è però anche evidente che
gli stati maggiori, e indubbiamente lo stato maggiore francese come
gli alti comandi britannico e americano, sono stati sorpresi dall’am­
piezza e dall’efficacia di questa azione della Resistenza cui essi ac­
cordavano inizialmente un valore del tutto secondario e quasi uni­
camente simbolico.
John Erman (4) riconosce che « la Resistenza non fu conside­
rata importante fino all’inizio del 1944 e in nessun momento le fu
accordato un ruolo preminente ». E aggiunge: « Ciò non sorprende
(3) O. N . B r a d l e y , A soldier’ s story, p. 385.
(4) John E rman , Grand Strategy, t. v . p. 324.
La Resistenza francese e gli alleati
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affatto se si considerano le funzioni e la politica del Servizio inglese
incaricato di questo settore, il SOE (Special Operations Executive):
nel giugno 1943, il primo progetto preliminare di sbarco in Francia
aveva previsto che l’assistenza ai gruppi partigiani avrebbe dovuto
essere considerata più un’appendice che una parte essenziale del
piano », conclusioni che furono accolte anche nei piani successivi.
Nel Tomo II dei suoi M ém o ires d e g u e rre il generale de
Gaulle ha ben sottolineato questo misconoscimento dell’efficacia
della Resistenza: « Sono i nostri alleati a possedere i mezzi richie­
sti. Ora, per quanto frequenti e incalzanti siano i nostri interventi,
essi sono disposti ad inviare in Francia i loro aerei speciali per lan­
ciarvi fucili, mitra, pistole, granate, mitragliatrici, mortai solo a
ragion veduta. Eppure, a dispetto di tutte le precauzioni, la metà
del materiale paracadutato cade nelle mani del nemico. D’altronde,
se i servizi segreti americani e soprattutto britannici si sono progres­
sivamente resi conto di ciò che si può chiedere alla Resistenza
francese, il comando alleato tarda a misurare l’efficacia di questa
forma di guerra, del tutto nuova per stati maggiori preparati soltan­
to a battaglie condotte secondo le regole tradizionali. Fino alla fine
vi saranno crudeli sproporzioni fra ciò che i maquis reclamano tal­
volta disperatamente e ciò che viene loro inviato ».
Questa testimonianza è confermata dallo storico ufficiale del
Pentagono, Forrest C. Pogue, il quale, a proposito delle FFI di Bre­
tagna, scrive che « il loro lavoro fu intralciato dalla mancanza di
rifornimenti, fino al luglio 1944 si ebbero soltanto due lanci di
munizioni » (5). Analoga doglianza fu espressa da uno degli eroi
britannici della guerra clandestina, il Wing Commander Yeo Tho­
mas, che intervenne vigorosamente nel 1943 presso lo Stato mag­
giore interalleato a Londra per un aiuto più massiccio alla Resi­
stenza francese (6).
Indubbiamente gli stati maggiori hanno molto a lungo sottovalutato la qualità del contributo arrecato alla lotta da questa Re­
sistenza. Un eccellente critico militare inglese, Liddel Hart, non
reputa forse, ancora nel 1941 (7), che la resistenza attiva e la
(5) F orrest C. P ogue , op. cit., p. 239.
(6) B r u c e M a r s h a l l , T h e white rabbit. T h e story of W ing Commander F. F. E.
Yeo - Thomas.
(7) B. H . L iddel H art, Defense of West.
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Marcel Baudot
guerriglia siano condannabili a meno che non coincidano con una
potente offensiva capace di attirare l’attenzione del nemico e ciò a
causa della loro scarsa efficacia e del rischio di rappresaglie?
A tale errore circa le condizioni di questa nuova forma di
guerra si aggiungevano i dubbi sul valore militare di truppe fra
loro molto disparate e prive di istruzione e inoltre i timori per le
ripercussioni politiche che avrebbero potuto seguire ad una loro
sistematica utilizzazione.
Il generale Catroux ha narrato chiaramente come nell’autunno
del 1940 il comando inglese d’Egitto esitasse a impegnare le trup­
pe francesi venute dalla Siria e i francesi d’Egitto arruolati nelle file
della Francia libera per le operazioni in Etiopia. L’inazione imposta
a questi soldati risultava loro molto penosa e il loro morale ne risen­
tiva profondamente.
Questi uomini, ci dice il generale Catroux, che avevano in­
franto le consegne, rinunciato alla patria e al focolare per potersi
battere, non soltanto non avevano ancora visto il fuoco ma non
erano neppure stati equipaggiati per combattere. Vivevano in un
angolo sperduto del deserto, in condizioni disagiate, privi di noti­
zie e con la sensazione che il Comando britannico non desiderasse
utilizzarli. Quest’ultimo non ignorava nulla di questo stato d’ani­
mo, di cui era il responsabile, ma anziché portarvi rimedio ne traeva
pretesto per ritardare l’equipaggiamento e l’impiego di una truppa
che dichiarava depressa... Era evidente che ai militari britannici
non interessavano gli elementi della Francia libera. Per loro, noi
eravamo solo una forza simbolica che non dava alcun appoggio,
anzi era fonte di preoccupazioni. A quell’epoca, essi stessi sforniti
di equipaggiamenti, trovavano difficoltà a distrarne una parte in
favore di stranieri. Fu necessario l’intervento del generale Catroux
presso il generale Wavell perchè si facesse lo sforzo necessario, che
permise al contingente francese di prendere valorosamente parte
all’offensiva del dicembre 1940 (8).
Analoga reticenza si ebbe nel 1942 quando si pose il problema
del riequipaggiamento delle truppe della brigata del generale Koe­
nig dopo la battaglia di Bir-Hakeim. Il generale inglese Auchinleck si mostrò molto comprensivo ma i suoi compiti erano partico­
larmente gravosi e i suoi mezzi limitati: il generale de Gaulle si
(8) General C a t r o u x , Dans la bataille de Méditerranée.
La Resistenza francese e gli alleati
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spazientì per la lentezza con la quale si procedeva nell’aiutare i
francesi e minacciava di ritirare le nostre truppe.
Il comandante in capo nel Medio Oriente, generale Catroux,
che meglio comprendeva le difficoltà in cui si dibattevano i britannici, giudicò invece che, sul piano militare come su quello politico,
era opportuno dimostrarsi pazienti. Mantenne le forze francesi in
Egitto sotto il comando del generale de Larminat, prelevò mate­
riale destinato alle truppe del Levante e ottenne dal generale
Auchinleck la realizzazione di un piano metodico di riequipaggia­
mento che permise alle due brigate de Larminat e al reggimento
blindato del i° Spahis di andare in prima linea nella battaglia di
El-Alamein. Peraltro, il piano progettato non potè essere attuato
per intero e il giorno del combattimento venne a mancare alla bri­
gata Koenig una parte e alla brigata Alessandri la quasi totalità
dei veicoli necessari, mancanza che impedì alle forze francesi di in­
seguire il nemico in ritirata.
Il generale Catroux attribuisce la responsabilità di queste de­
ficienze al generale in capo britannico Montgomery che rifiutò di
abbinare le due brigate francesi o di associare la brigata Koenig ad
una brigata inglese dello stesso tipo in un unico complesso tattico.
Questo fatto fu causa di una cocente delusione per le truppe della
Francia libera, condannate a non poter sfruttare il successo ottenuto
a prezzo di duri sacrifici. Sia i quadri sia gli uomini della truppa
reagirono con amarezza a questo nuovo disappunto tanto più che
il susseguirsi degli avvenimenti nell’Africa del Nord andava por­
tando ad un sistematico allontanamento della Francia libera da quel
teatro di operazioni. La loro sensibilità di francesi combattenti vo­
lontari era gravemente ferita, la loro fedeltà, all’alleanza, mai smen­
titasi per due anni, era fortemente scossa1. Il generale Alexander
lo comprese e promise al generale Catroux di dotare le forze fran­
cesi in Tripolitania di mezzi di trasporto e di utilizzare una delle
colonne di cavalleria motorizzata per l’inseguimento dell’esercito
tedesco. Soltanto questa seconda promessa fu mantenuta perchè il
generale Montgomery rifiutò ancora una volta di inviare il mate­
riale necessario alle brigate Koenig e Alessandri.
Il generale Catroux ha indicato con molta esattezza i motivi
che provocarono l’allontanamento della Francia combattente dalla
spedizione d’Africa del novembre 1942. « Fu innanzitutto l’illu­
sione nutrita dagli americani che, se si fossero presentati soli da­
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Marcel Baudot
vanti alle nostre coste del Marocco e dell’Algeria, sarebbero stati
accolti come liberatori e che invece sarebbero stati ricevuti a colpi
di cannone qualora fossero stati accompagnati dai Francesi liberi.
In secondo luogo gli americani pensavano che, mentre de Gaulle
avrebbe attirato su di loro i colpi di fucile, Giraud li avrebbe loro
risparmiati », duplice calcolo erroneo, come dimostrarono gli avve­
nimenti dell’8 novembre e dei giorni seguenti.
Un terzo motivo influenzò gli Stati Uniti: essi ritenevano
che il generale de Gaulle fosse intransigente (9) di fronte alle loro
pretese di regolare i rapporti con i territori d’oltremare per mezzo
di accordi con le autorità locali considerate autonome.
Questa decisa preferenza per una soluzione che permetteva di
fare a meno del concorso dei Francesi liberi si spiegava anche con
il fallimento della spedizione di Dakar nel settembre 1940. All’ini­
zio del febbraio 1941 non si era forse visto un inviato del governo
inglese Richards proporre al delegato del maresciallo Weygand di
mettere a sua disposizione, se riprendeva il combattimento, quat­
tro divisioni britanniche di cui una blindata e la rapida consegna
da parte degli Stati Uniti del materiale, dei viveri e del carburante
necessari? Nello stesso tempo venivano fatti sforzi per far rivedere
la neutralizzazione della flotta francese di Alessandria. Negoziazio­
ni vane davanti all’ostinazione dei capi militari francesi a non con­
cedere nulla senza l’illusoria autorizzazione del maresciallo Pétain.
Vi era inoltre negli alleati anglosassoni il timore che, aiutan­
do troppo apertamente la Francia libera, si finisse coll’indurre il
governo di Vichy a dichiarare guerra all’Inghilterra (io).
Un’altra inquietudine si farà luce nel 1943, quella del rischio
di conflitti fra gruppi armati molto divisi sul piano politico e molto
indisciplinati. Così, il 17 gennaio 1944, a Londra, Churchill do­
manda a Emmanuel d’Astier se è in grado di assicurare dhe i par­
tigiani francesi non volgeranno le armi che verranno loro fornite
(9) Qesta intransigenza fu la causa di numerosi scontri anche con Winston Chur­
chill che il 14 gennaio 1944 a Marrakech dichiarava al generale: « V i aiuteremo, ma
statevene tranquillo ».
(10) Cfr. B a s il R a u c h , Roosevelt from Munich to Pearl Harbour (New York,
1950), che tenta di giustificare la politica di Roosevelt favorevole a V ichy, attribuen­
dogli il proposito di impedire la consegna della flotta francese, di prevenire un
conflitto armato fra la Francia e l’Inghilterra e di preparare il rientro dell’esercito
dell’Africa del Nord sul teatro di guerra.
La Resistenza francese e gli alleati
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contro loro stessi e se obbediranno agli ordini del generale Eisenhower (n).
Occorrerebbe anche tener conto del fatto che i delegati dei
Francesi liberi negli Stati Uniti, e soprattutto Adrien Tixier, non
eccellevano per le loro qualità diplomatiche e che molto spesso essi
indisposero i loro interlocutori americani con atteggiamenti troppo
rigidi.
Questo stato d’animo ostile di una notevole parte dell’opinio­
ne pubblica americana nei confronti della Francia libera era condi­
viso da un numero non trascurabile di francesi stabilitisi o rifugia­
tisi negli Stati Uniti.
Henri de Kerillis nel suo pamphlet intitolato D e G a u lle D ie ta teu r, enumerava le accuse accumulate contro il capo della Francia
libera: « Gli americani nutrivano il timore, giustificato dall’agita­
zione e dal clima di colpo di stato che regnarono ad Algeri per due
anni, di fornire armi per una futura guerra civile... temevano la
formazione di un esercito pretoriano capace di imporre la propria
volontà al popolo francese dopo la liberazione ». Notavano con vivo
dispiacere « la violenza crescente delle campagne antiamericane
negli ambienti gollisti... l’eliminazione del generale Giraud ». Le
attività politiche del gollismo inducevano gli americani a non for­
nire più armi all’esercito francese, non solo, ma a non fornirne
neppure alle forze della Resistenza, il che avrebbe significato ar­
mare i partigiani gollisti e non armare gli altri. Gli Stati Uniti
rimproveravano inoltre alla Francia libera di esagerare considere­
volmente la cifra dei suoi effettivi e di praticare nell’Africa del
Nord, in seno all’esercito regolare, un reclutamento intensivo i cui
successi non venivano attribuiti alla popolarità di cui godeva il
gollismo: si ricordava volentieri che in Inghilterra nel giugno 1940
e in Siria nel 1941 (12) la grande maggioranza degli ufficiali e dei
soldati dell’esercito francese aveva rifiutato di arruolarsi nelle file
della Francia libera.
Le difficoltà fra la Francia e l’Inghilterra nascevano invece
più facilmente nella pratica della cooperazione che sul terreno dei
principi. Così, nell’agosto 1940, l’incorporazione in un’unità in­
fix) E m m a n u e l D ’ A s t i e r , Sept fois sept jours, p. 156.
(12)
Soltanto un quinto degli effettivi dell’ armata del generale Dentz, ossia 127
ufficiali e 6.300 sottufficiali e soldati, si schierò con la Francia libera.
IO
Marcel Baudot
glese di un battaglione di fucilieri negri della Costa d’Avorio in­
viati in rinforzo alle forze francesi dell’Africa equatoriale, il con­
flitto fra Ledere e il generale britannico Giffard a proposito della
presa di possesso del Camerun per conto della Francia libera, l’ar­
resto dell’ammiraglio Muselier il i° gennaio 1941, la violazione del
blocco di Gibuti da parte della flotta inglese agli inizi del 1941, così
infine l’azione molto nociva agli interessi francesi del generale
Spears in Siria e nel Libano.
Altre due difficoltà si presenteranno a proposito di due dei
nostri territori d’oltre mare: la presa di possesso delle isole di
Saint Pierre e di Miquelon, nonostante l’opposizione degli Stati
Uniti, il 24 dicembre 1941 e l’appoggio dato dal generale ameri­
cano Patch al governatore della Nuova Caledonia sostituito dal­
l’ammiraglio Thierry d’Argenlieu nel marzo 1942; successivamen­
te, nel maggio dello stesso anno, lo sbarco delle truppe inglesi a
Diego-Suarez, avvenuto senza consultare il generale de Gaulle,
provoca un conflitto aggravato dal rifiuto del generale Wavell di
utilizzare le forze francesi del generale de Larminat. E, ancora,
vi saranno i ripetuti malintesi a proposito di Radio Londra e il ri­
fiuto di inquadrare le truppe golliste nel corpo di sbarco in Africa
del Nord nel 1942 e in Normandia il 6 giugno 1944, atteggiamenti
dettati in gran parte ai britannici dal desiderio di non scontentare
maggiormente il governo di Vichy e di allinearsi con la politica di
Roosevelt.
Se le difficoltà sono state fortunatamente molto di rado gravi
fra i comandi alleati e i francesi liberi nel corso delle operazioni
militari nel Medio Oriente e in Africa, bisogna renderne merito
alla grande moderazione e alle qualità di diplomatico del generale
Catroux di fronte ai gesti talvolta tutt’altro che amichevoli dei
generali Maitland Wilson, Wavell, Edward Spears e Montgomery
e lo si deve anche alla larghezza di vedute del generale Alexander.
Il riarmo delle truppe nell’Africa del Nord all’indomani dello
sbarco americano sulle coste del Marocco e dell’Algeria e l’utilizza­
zione di queste truppe suscitò numerose difficoltà che sono state
perfettamente descritte da Marcel Vigneras nella sua opera princi­
pale intitolata: R e a r m in g t h e F r e n c h . La diversità razziale delle
truppe da equipaggiare, la barriera delle lingue, la diversità delle
abitudini di vita e dei modi di alimentazione, la varietà delle uni­
formi, la rarefazione del tonnellaggio disponibile, la carenza di porti
La Resistenza francese e glt alleati
li
provvisti del materiale necessario, l’insufficiente numero di tecnici
qualificati fra i francesi di Algeria complicavano considerevolmente
i problemi.
L’alto comando americano si augurava di montare un piccolo
numero di unità dotate dei migliori mezzi di combattimento e ap­
poggiate da numerosi servizi e, nello stesso tempo, di trovare
un’abbondante mano d’opera per le necessità delle retrovie.
Il generale Giraud desiderava soprattutto riuscire a mettere
in linea il maggior numero di divisioni; intendeva anche conser­
varne il comando diretto, mentre gli americani pensavano di inqua­
drarle nel loro esercito con i servizi logistici comuni. La questione
della modernizzazione di queste unità francesi era stata posta fin
dal dicembre 1941 e nel giugno 1942 in numerosi piani presen­
tati dal generale Jousse agli americani e da questi respinti. Un piano
analogo fu presentato dal generale Mast nell’ottobre del 1942 e
comportava il riarmo di otto divisioni di fanteria e di due divisioni
blindate. Il generale Eisenhower lo aveva accettato in linea di prin­
cipio, ma a condizione di inquadrare queste divisioni francesi nel
dispositivo dell’esercito americano.
Si tentò uno sforzo di coordinamento con la creazione, il 23
dicembre, del JRC (Joint Rearmement Committee), posto direttamente agli ordini del quartier generale alleato e formato da quat­
tro membri: due americani, un inglese e un francese. La presi­
denza era tenuta da un ufficiale americano attivo ed efficiente, il
colonnello William Tudor Gardiner. Questo Comitato era incari­
cato di raccogliere tutte le richieste francesi e di programmare le
misure più idonee nei limiti dei mezzi a disposizione per rimettere
sul piede di guerra le forze francesi.
Nuovo disaccordo fra il generale Giraud e il generale Eisen­
hower circa la tattica da adottare: Giraud insiste per uno sbarco
sulle coste della Provenza fin dalla primavera del 1943 (13).
Le precauzioni prese contro i pericoli di indiscrezioni quanto
alla data e al luogo dello sbarco in Africa del Nord avevano costret­
to l’alto comando ad astenersi dall’informare delle proprie inten­
zioni, non soltanto i Francesi liberi, di cui si temevano e le intem­
peranze di linguaggio e l’intransigenza, ma anche i servizi metro(13)
Il generale aveva inizialmente programmato uno sbarco simultaneo sulle due
rive del Mediterraneo, in Algeria e in Provenza.
12
Marcel Baudot
politani dell’esercito dell’armistizio e gli ufficiali di marina che
erano decisi a riprendere il combattimento. Un piccolo gruppo di
partigiani d’Algeria fu messo al corrente dal generale Clark a Chercheli il 23 ottobre a due settimane dall’inizio dell’operazione
Torch: troppo tardi per poter prendere le misure necessarie ad evi'
tare le ostilità fra la flotta e il corpo di sbarco e le guarnigioni fran­
cesi dei porti del Marocco e dell’Algeria, troppo tardi per organiz­
zare in tutta l’Algeria e in Tunisia una rivolta che avrebbe per­
messo agli americani di evitare perdite sensibili di uomini e di ma­
teriali, di lasciare intatte le unità francesi dell’esercito dell’armisti­
zio dislocate in Marocco e in Algeria, e di guadagnare parecchi
mesi sul calendario previsto delle operazioni militari. Era anche
troppo tardi per impedire il disarmo totale dell’esercito dell’armistizio nella zona libera, per mettere al sicuro la maggior parte dei
carichi di materiale e di munizioni e per evitare l’affondamento
della flotta di Tolone.
Il generale Giraud, impaziente per l’insufficiente dotazione di
armi antiaeree e di pezzi d’artiglieria anticarro alle unità impegnate
sul fronte tunisino, invia il 20 dicembre a Washington una missio­
ne presieduta dal generale Béthouart che reclamerà altresì l’arma­
mento di undici divisioni di cui tre corazzate e la fornitura di 800
aerei. Questo programma ricevette l’approvazione del generale Ei­
senhower a condizione che le unità anglo-americane già in com­
battimento conservassero la priorità negli approvvigionamenti e
che i francesi fornissero i servizi logistici in numero sufficiente. Il
24 gennaio 1943 il presidente Roosevelt, dopo penose discussioni
svoltesi al tempo della conferenza d’Anfa, prese la decisione di
dotare di materiale moderno queste undici divisioni e di cedere
mille aerei all’esercito francese. Sfortunatamente questo aiuto non
poteva essere fornito che tramite i trasporti marittimi in quel mo­
mento indisponibili e il 26 gennaio lo stesso Roosevelt fu costretto
a limitare a 25.000 tonnellate mensili il carico destinato all’arma­
mento dell’esercito francese e a dare la priorità ai mezzi di trasporto
e al materiale per i servizi di sanità. Un complemento di quindici
navi fu fortunatamente inviato a metà aprile. Il 18 maggio tutto
viene rimesso in discussione, e il programma, iscritto in seconda
istanza, viene ridotto, per quanto concerne l’aviazione, a 450 aerei.
Un viaggio del generale Giraud ai primi di luglio a Washington
permette di ottenere un supplemento di tonnellaggio di 200.000
La Resistenza francese e gli alleati
13
tonnellate e la dotazione di nove navi in più per ogni convoglio,
il che consente di armare nel corso dell’estate quattro divisioni di
fanteria, due divisioni blindate e di organizzare numerose unità
ausiliarie. Ma in ottobre gli americani cessano del tutto le spedi'
zioni a causa del rifiuto del generale Giraud di dare un’ampiezza
sufficiente ai servizi logistici (artiglieria, contraerea, depositi, sta­
bilimenti, ospedali). I convogli riprendono solo nel gennaio 1944,
dopo la costituzione di alcune formazioni ausiliarie.
Il problema è stato posto in modo eccellente del generale de
Gaulle nel volume II delle sue memorie di guerra: « C’erano in
Africa abbastanza uomini per formare gli effettivi di un’armata
da campagna.. Il limite, tuttavia, era ristretto. Poiché, se da un
lato era possibile trovare fra gli indigeni dell’Algeria, del Marocco,
della Tunisia, dell’Africa nera, del Madagascar tutti i soldati che
si volevano, dall’altro lato, il numero dei militari di carriera e di
complemento, atti a servire come graduati e come specialisti era
alquanto ridotto. Solo i francesi d’origine potevano costituire il
grosso di queste categorie, indispensabili alla formazione delle gran­
di unità moderne. Ora, la popolazione di origine francese ammon­
tava soltanto a 1.200.000 anime.
« E’ vero che richiamando tutte le classi fino a quella del 1928
si trovarono 116.000 uomini, cifra tanto più elevata in quanto i
ruoli dell’amministrazione, la vita economica e l’ordine pubblico
assorbivano un’importante percentuale degli elementi qualificati e
in quanto molti dei mobilitati erano, dal 1940, prigionieri dei tede­
schi. E’ vero che la « Francia libera » procurò 15.000 giovani
francesi, che la Corsica fornì 13.000 soldati, che 12.000 ragazzi
fuggirono dalla Francia attraverso la Spagna, che 6.000 fra donne
e ragazze entrarono nei servizi. E’ vero che i richiamati si affret­
tarono a presentarsi. Nonostante tutto, il reclutamento dei graduati
e degli specialisti era insufficiente.
« Bisogna aggiungere che gli americani, che procuravano le
armi e l’equipaggiamento, ponevano la condizione che noi adot­
tassimo le loro regole di organizzazione. Ora, il loro sistema era
di assegnare ai servizi una larga dotazione di effettivi, oltre a
creare numerosi reparti volanti destinati a colmare le perdite: la
vita e l’azione delle unità combattenti dovevano appoggiarsi su re­
trovie riccamente provviste. Gli americani consentivano ad armare
le divisioni francesi solo dopo aver verificato che le formazioni
i4
Marcel Baudot
logistiche corrispondenti fossero composte da un personale nume­
roso e qualificato. Le nostre truppe in Africa, invece, abituate a
vivere in condizioni precarie, consideravano uno spreco il fatto di
destinare tanta gente ai parchi, ai depositi, ai convogli e agli uffici.
Ne risultavano frequenti e talvolta antipatiche contestazioni fra lo
stato maggiore alleato e il nostro e, d’altra parte, i francesi soffri­
vano nel vedersi costretti a sciogliere dei bei reggimenti per la co­
stituzione di reparti ausiliari.
« Il generale Giraud, per primo, vi si rassegnava a malincuore.
Al tempo della conferenza d’Ànfa, avendo sentito Roosevelt ga­
rantire ì’equipaggiamento di tutte le truppe che fossimo riusciti a
raccogliere, aveva sperato di poter armare 14 divisioni francesi,
deciso a ridurre al minimo i servizi e le riserve. Era dunque deso­
lato e indignato nel vedere controllori stranieri esigere la creazione
di servizi logistici al completo e, di conseguenza, la riduzione dei
corpi di truppa, prima della distribuzione del materiale atteso. Bi­
sognava, inoltre, mantenere nei nostri territori africani un minimo
di forze per la difesa della nostra sovranità. Infine, intendevamo
riservare due brigate da inviare in Indocina non appena se ne fosse
presentata l’occasione. Queste forze d’Africa e queste brigate, do­
tate di armi francesi, non dipendevano dai controlli americani, ma
assorbivano dei quadri e diminuivano perciò le possibilità della no­
stra armata di campagna.
« Per mio conto, pur considerando spiacevole la pretesa degli
americani di legare i loro prestiti di materiali all’adozione dei loro
sistemi, ero del parere che la vicina campagna in Europa avrebbe
effettivamente richiesto servizi molto consistenti. Inoltre, nella que­
stione della fornitura delle armi, avevo fretta di porre un termine
agli incidenti che ritardavano la nostra entrata in linea. Divenuto
unico capo del Governo sistemai dunque la questione. Il decreto
che emanai, il 7 gennaio 1944, sulla base degli effettivi reali, dei
dati irriducibili dell’organizzazione, delle condizioni alle quali gli
alleati ci fornivano l’armamento e l’equipaggiamento, fissava come
segue il complesso delle forze terrestri destinate alla battaglia di
Francia: 1 comando d’armata, 3 comandi di corpo d’armata,
6 divisioni di fanteria, 4 divisioni blindate, con i servizi e le ri­
serve necessarie. Ciò nonostante, una divisione di fanteria e una
divisione blindata previste nel programma non avrebbero potuto
essere allestite in tempo utile. In cambio, 3 raggruppamenti di
La Resistenza francese e gli alleati
15
tabors, 2 reggimenti di paracadutisti e dei commandos sarebbero
stati aggregati alle grandi unità. Non si può immaginare lo sforzo
che lo stato maggiore dell’esercito dovette spiegare, sotto la dire'
zione del generale Leyer, per realizzare, nonostante le deficienze e
i contrattempi, lo strumento militare esemplare cha la Francia riusci ad inviare in Italia e successivamente a schierare in prima linea
nella Metropoli e infine a lanciare in Germania e in Austria ».
Lerecouvreur, il panegirista del generale francese Giraud, nel
suo libro: R ésu rrec tio n d e l’ a rm ée fra n ça ise, accusa il generalissimo
americano di aver deliberatamente ritardato l’arrivo di Giraud ad
Algeri e il generale Clark di aver mancato di cortesia nei suoi ri'
guardi. E’ positivo che gli ufficiali americani consideravano il ge'
nerale Giraud il difensore di una concezione superata dalla guerra.
Quando Giraud decide di intraprendere la riconquista della
Corsica sorgono nuove difficoltà. L’alto comando alleato rifiuta di
mettere a sua disposizione delle navi, neppure le navi italiane passate dalla parte degli alleati. L’operazione riuscirà soltanto grazie
ai lanci di armi ai partigiani corsi da parte del SOE britannico, ah
l’aiuto di una parte dell’armata italiana di occupazione agli ordini
del generale Magli, che mise la propria artiglieria a disposizione del
corpo di sbarco francese, e all’evacuazione rapida dell’isola da parte
dell’esercito tedesco. L’unico aiuto alleato venne dall’aviazione, ma
l’azione fu tardiva e Bastia fu bombardata quando la città era stata
appena liberata.
La mancanza di coordinamento interalleato fu ugualmente la
causa di un cattivo impiego dei cacciatorpedinieri francesi che avreb'
bero potuto essere utilizzati per sbarrare la strada ai convogli carichi di truppe tedesche, in collaborazione con l’aviazione alleata (14).
E’ vero che la mancanza di coordinamento in questa operazione in Corsica non concerne soltanto le relazioni fra gli alleati:
il generale Giraud non aveva prevenuto dell’operazione il generale
de Gaulle e gli agenti della Francia libera nell’isola e il suo rappresentante aveva preso contatto a Ajaccio solo con i capi comunisti
del Fronte Nazionale che poterono così, nell’agosto del 1943, prendere la direzione della rivolta.
La liberazione del territorio metropolitano poneva nuovamente
il problema della mobilitazione degli uomini utilizzabili per le ne(14) C fr. R a ym o n d S e r a u , La libération de la Corse, Paris, 1955.
i6
Marcel Baudot
cessità della guerra. Gli alleati reputavano che occorressero dodici o
tredici mesi alla creazione di unità efficienti formate con i contin­
genti di leva dei territori liberati e che perciò il loro concorso sa­
rebbe giunto veramente troppo tardi per offrire una qualche utilità
strategica; i francesi pensavano che sarebbe stato possibile ridurre
considerevolmente il tempo di formazione di queste unità e che co­
munque era desiderabile per la Francia poter ricostituire il più ra­
pidamente possibile il suo esercito metropolitano. Il generale Noiret,
capo della missione militare francese a Londra, domandava l’uti­
lizzazione dei quadri della Resistenza armata per la formazione di
battaglioni immediatamente disponibili e ribadiva che sarebbe stato
un errore psicologico impiegare i gruppi della Resistenza unica­
mente come ausiliari degli eserciti alleati.
L’8 luglio 1944, il generale Béthouart, capo di stato maggiore
della Difesa Nazionale, accompagnava a Washington il generale
de Gaulle con una richiesta di equipaggiamento per 25 divisioni e,
come primo provvedimento urgente, eguale richiesta per 30 batta­
glioni di fanteria, per 92 batterie di artiglieria e per 3 battaglioni
di carri armati, da formare con centomila uomini forniti dalla Re­
sistenza metropolitana, e che dovevano rappresentare il nucleo di
una divisione blindata, di una divisione di paracadutisti, di tre di­
visioni di fanteria e di venticinque gruppi aerei.
Il generale Eisenhower si dimostrò poco favorevole a questo
programma, da un lato perchè desiderava utilizzare le truppe reclu­
tate nei paesi liberati come unità di lavoro e di sorveglianza delle vie
di comunicazione, dall’altro perchè riteneva che queste truppe, ec­
cellenti nella guerriglia in una contrada loro familiare, sarebbero
state altrove inefficaci. Acconsentì soltanto alla formazione di tre
divisioni in vista delle operazioni dell’annata 1945.
Il generale Juin, il 7 settembre 1944, torna alla carica per
ottenere l’armamento di cinque divisioni. Il generale Marshall re­
plica insistendo sul limite di tre divisioni e lamenta la scarsa pre­
mura dimostrata dai francesi nell’adempimento delle missioni di
sorveglianza e nella costituzione delle unità di lavoratori. E’ certo
che gli ufficiali e i soldati delle FFI non pensano che al combatti­
mento e sono poco disposti a sostituire il fucile con la zappa. Nel
settembre, 40.000 uomini delle FFI si sono già arruolati nelle file
dell’esercito regolare. Il 7 ottobre, la sola Prima Armata inquadra
52.000 uomini delle FFI di cui 12.000 sono già in combattimento.
La Resistenza francese e gli alleati
>7
Mancano le uniformi e il ministro della guerra, André Diethelm, in­
siste invano presso il generale Eisenhower, illustrandogli in particolar modo il pericolo di scontentare gravemente la Resistenza interna
francese, alcuni elementi della quale rischiano di ribellarsi ad un
atteggiamento che giudicano ostile nei loro confronti. Un migliora­
mento sopravviene con la scoperta a Troyes di una partita di 72.000
uniformi francesi e con l’arrivo da Algeri di 25.000 uniformi ca­
nadesi; lo stato maggiore francese avanza un altro argomento, e
precisamente la necessità di sostituire i 12.000 uomini delle truppe
negre durante la stagione invernale con truppe di origine metropo­
litana. Il generale de Gaulle invia il generale Juin in missione agli
Stati Uniti e il generale de Saint-Didier rimette al generale Mar­
shall un memorandum con una richiesta di equipaggiamento di 8
divisioni francesi.
La stasi delle operazioni alla fine di settembre convince il co­
mandante in capo alleato ad accettare l’armamento di due divisioni
francesi in più per il T marzo 1945, ma a condizione sempre che
la Francia fornisca 243.000 uomini per i servizi ausiliari (31 otto­
bre). Il 18 novembre, il generale Juin concede la formazione di 120
battaglioni di sicurezza, ma prevede nello stesso tempo l’equipag­
giamento di otto divisioni in più, due delle quali soltanto, una
divisione di fanteria e una divisione blindata, avranno bisogno del
materiale americano. Il 20 novembre gli inglesi accettano di portare
il loro contributo all’armamento delle forze francesi e alcune indu­
strie d’armi vengono messe in funzione in Francia.
Il piano francese incontra tuttavia nuove difficoltà per il fatto
che le forniture inglesi sono abbastanza in cattivo stato e che
l’equipaggiamento della Prima Armata e delle unità impegnate
sulle coste dell’Atlantico si deteriora molto rapidamente.
L’allarme dato dall’offensiva di von Rundstaet nelle Ardenne,
il 16 dicembre, induce il generale Eisenhower a rivedere la propria
posizione nei confronti delle richieste francesi ed egli accetta di
equipaggiare cinque divisioni con il materiale eccedente dell’eser­
cito britannico (28 dicembre). Il generale de Gaulle ne approfitta
per redigere un piano molto più ampio che comporta la formazione
di 50 divisioni per la fine del 1945 (T gennaio 1945); il presidente
Roosevelt, il 24 marzo, riduce le possibilità del concorso americano
aH’armamento di 16 divisioni e consegna nuove proteste per l’in­
18
Marcel Baudot
sufficienza dei servizi. La Prima Armata, forte allora di 241.000
uomini, dispone solo di 58.000 uomini di riserva.
Le due concezioni si contrapporranno fino al termine delle
ostilità: quella dell’esercito americano, che prevede l’impiego in
combattimento di effettivi abbastanza ridotti, dotati di materiale
potente e molto istruiti, sostenuti inoltre da unità di servizio nu­
merose e specializzate, e quella dell’esercito francese, che tende ad
accelerare la formazione delle truppe e a mandare in linea il mag­
gior numero di unità di combattimento, riducendo i servizi della
retroguardia ad un minimo difficilmente compatibile con le neces­
sità di un tipo di guerra molto diverso da quello dei conflitti ar­
mati precedenti.
Circa il riarmo nel settore dell’aviazione francese, le difficoltà
non furono di ordine dottrinario ma le lagnanze riguardarono la
lentezza con cui veniva realizzato il programma adottato. Ancora
nell’agosto 1943 il numero delle squadriglie è solo di otto e, alla
fine di dicembre, raggiunge il 22, di cui sei dislocate in Gran Bre­
tagna.
Gli ostacoli furono molto più gravi quando sorse il problema
di armare la Resistenza clandestina nella Francia metropolitana.
E’ certo che gli alleati, e particolarmente l’Intelligence Servi­
ce e in certa misura anche il BCRAM di Londra, vedevano più i
pericoli che i vantaggi della formazione di gruppi armati clande­
stini e preferivano limitarsi all’organizzazione di reti di informa­
zione facenti perno sull’individuazione delle attività nemiche. La
sezione francese del SOE britannico aveva tuttavia paracadutato
armi e munizioni, ma le riserve così costituite erano destinate uni­
camente a operazioni di sabotaggio, effettuate da raggruppamenti
interamente controllati da responsabili britannici.
Gli alleati si facevano un’idea sbagliata intorno alle reali con­
dizioni dell’opinione pubblica in Francia, specialmente nella zona
occupata: pensavano che i partigiani della Francia libera non supe­
rassero l’8 - 10% della popolazione, che i movimenti della Resi­
stenza fossero paralizzati dagli intrighi e minacciati dall’intrusione
di elementi sospetti che provocavano frequenti arresti nel loro seno,
e che fosse molto più interessante per la causa alleata cercare di
avvicinarsi al governo di Vichy tramite gli ufficiali dell’esercito
deH’armistizio decisi a riprendere la lotta contro la Germania. Uno
La Resistenza francese e gli alleati
19
dei dirigenti del più importante movimento della Resistenza nella
zona sud, Pierre Fresnay, non aveva forse tentato un accordo con
il ministro per gli Interni del governo di Vichy, Pierre Pucheu?
Gli alleati stessi non erano forse testimoni, proprio a Londra,
di un conflitto permanente fra il CNI, incaricato dal Commissario
Nazionale per l’Interno, Diethelm, dell'azione politica in Francia,
e l’organo dell’azione militare, il BCRAM del colonnello Passy?
(15). Numerosi emigrati francesi a Londra e ancor più negli Stati
Uniti non usavano forse a fondo della loro influenza per minare
la fiducia che gli alleati riponevano nell’efficacia della Francia li­
bera e dei movimenti della Resistenza che collaboravano con que­
sta nell’interno della Francia?
Le autorità americane non avevano forse proposto, alla fine
dell’autunno del 194!* il generale de la Laurencie come coman­
dante in capo incaricato di riunire sotto i suoi ordini i vari raggrup­
pamenti della Resistenza? La manovra fallì perchè il generale de
la Laurencie rifiutò di negoziare un accordo con i gollisti, condizione
posta dai capi dei movimenti della zona libera per la loro ade­
sione (16).
La scarsa premura dimostrata dal SOE britannico nell’effettuare operazioni di lanci va anche attribuita alle ripetute carenze
delle squadre incaricate della ricezione (cattivo collocamento delle
segnalazioni, segnali sbagliati, errori di date o di posizioni), alla
scelta infelice dei nascondigli per i depositi dei containers, o dei
terreni situati troppo vicini a postazioni della contraerea. I lanci ri­
presero solo nella primavera del 1942, dopo la creazione del BOAM
(Bureau des Opérations Aériennes et Maritimes). Più tardi il SOE
può anche rimproverare ai movimenti della Resistenza di violare
troppo sovente le norme di sicurezza. Un grandissimo numero di
depositi di armi fu infatti catturato dal nemico, soprattutto in Nor­
mandia alla vigilia dello sbarco. E’ vero però che gli stessi depositi
di armi del SOE non ebbero maggior fortuna e che nel dipartimento
dell’Eure la maggior parte dei depositi dei gruppi Buckmaster fu­
rono segnalati al nemico da agenti al soldo della Germania facenti
parte di questi gruppi.
Non a tutti i gruppi della Resistenza si potevano peraltro rim(15) Colonel P a ssy , Souvenirs, II, pp. 76-78, 86.
(16) Colonel P a s s y , Souvenirs, II, pp. 97-99.
20
Marcel Baudot
proverare imprudenze. Nel dipartimento dell’Eure, gli agenti
nemici non riuscirono a penetrare nelle formazioni dei movimenti
OCM, Liberation'Nord, Résistance, Front National, che sfortuna'
tamente non ebbero mai il beneficio di lanci di armi, nonostante la
qualità della loro struttura e l’importanza dei loro effettivi. Le
formazioni del SOE britannico e dell’ORA (Organisation de la Ré'
sistance Armée), i cui capi rifiutavano qualsiasi rapporto con i gol'
listi, erano state ben provviste di armi, ma il nemico si era impadro'
nito di quasi tutti i depositi che avevano costituito.
Bisogna riconoscere che la politica adottata a questo proposito
da Londra fu disastrosa sotto svariati punti di vista. Nelle file dei
movimenti serpeggiarono rancore e scoraggiamento per questi rei'
terati rifiuti di lanci e vi fu chi tentò di impadronirsi dei depositi
costituiti da altri raggruppamenti, donde serii conflitti fra i gruppi
della Resistenza (17), che arrecarono gravi pregiudizi alla necessaria
coesione. Al 6 giugno 1944, una regione tanto importante per la
strategia alleata quanto la regione della Bassa Senna non disponeva
che di un’infima quantità di armi e di munizioni e durante i mesi
della stasi delle operazioni nel settore orientale del fronte di Normandia non furono mai lanciate loro delle armi benché ci si fosse
preoccupati di mettere a disposizione dell’aviazione alleata tutta
una serie di terreni omologati e di squadre specializzate per la
ricezione.
La priorità assegnata alla preparazione dei materiali necessari
alle operazioni in Bretagna non sembrava incompatibile con l’invio
di alcuni aerei destinati a rifornire i cinquemila uomini delle Forze
francesi dell’Interno dislocati nei distretti di Lisieux, di Bernay e
di Evreux.
Questa mancanza di rifornimenti in armi era stata ancor più
duramente sentita dalle forze riunite nel Vercors, cui vennero a
mancare i mortai proprio nel momento dell’attacco tedesco del feb'
braio 1944. Il 14 luglio esse fruirono di un lancio « tricolore » in
pieno giorno effettuato da 80 bombardieri americani, che, nella
sua imprudenza, provocò la rapida e violenta reazione dell’esercito
tedesco il quale annientò in pochi giorni il maquis del Vercors.
(17) Cfr. Cap. PORTOU, Guérilla en montagne. Questo atteggiamento induceva
altresì i partigiani ad attaccare i soldati tedeschi isolati per disarmarli, il che provo­
cava dure rappresaglie sulla popolazione. C fr. R aymond E scholier , Maquis de
Guascogne.
La Resistenza francese e gli alleati
21
Il medesimo dramma doveva ripetersi nel maggio e nel giugno
1944, quando si riunirono al Mont Mouchet molte migliaia di gio­
vani dei corpi franchi di Auvergne. I lanci di armi furono affatto
insufficienti e i maquisards si dispersero non senza aver subito forti
perdite. Se si deve lamentare la mediocrità dell’aiuto portato a que­
ste due operazioni del Vercors e di Auvergne, va ancora maggior­
mente incriminato l’errore del comando che, dopo aver disposto
questi disgraziati convegni, rifiutò di mettere a disposizione del
Vercors la squadriglia di aerei francesi Patrie (18) e di fornire al
maquis del Mont Mouchet i rinforzi promessi dal generale Revers,
capo dell’ORA.
Se il sistema di piccoli presidi di « maquis mobilisateurs » inca­
ricati di attirare gli effettivi nemici intorno alle roccheforti delle più
importanti unità delle Forze francesi dell’Interno si è rivelato una
soluzione molto costosa e abbastanza inefficace, la generalizzazione
dei sabotaggi e della guerriglia mediante piccoli raggruppamenti
disseminati in tutto il paese causava al nemico le più forti perdite
e lo demoralizzava. E’ un gran peccato che il comando alleato non
lo abbia compreso e che abbia invece destinato al rifornimento di
armi e di munizioni alla Resistenza armata soltanto un piccolo nu­
mero di aerei. Era tuttavia evidente come fosse più facile, per radere
al suolo gli obiettivi nemici, affidarsi a squadre di sabotatori piut­
tosto che ad aerei da bombardamento i quali molto spesso man­
cano i loro obiettivi.
Il ritmo dell’invio di armi alla Resistenza francese tramite
l’aviazione britannica rimase di venticinque tonnellate mensili
mentre, solo per la zona sud, i due capi dei principali movimenti
della Resistenza, Fresnay di Combat e Emmanuel d’Astier di Li­
beration, ne reclamavano almeno cento.
Mancheremmo gravemente alla gratitudine che la Francia de­
ve ai suoi alleati se minimizzassimo l’aiuto che essi le hanno dato.
Aiuto finanziario innanzitutto, grazie agli accordi Churchill - de
Gaulle del marzo 1941 che aprivano i crediti necessari alla coper­
tura delle spese della Francia libera: fino al luglio 1943 l’Inghil­
terra finanziò l’equipaggiamento, il mantenimento e i trasporti
delle truppe della Francia libera: il debito della Francia verso il
(18) Cfr. R obert A ron, Histoire de la libération de la France.
22
Marcel Baudot
Tesoro britannico a questo titolo ammontò a più di 30 milioni di
lire.
I benefici della legge affitti e prestiti (Lend-Lease Act) furono
estesi dagli Stati Uniti alla Francia libera F u novembre 1941.
Gli Stati Uniti costituirono e garantirono il mantenimento di
otto divisioni e di 300 unità ausiliarie reclutate nell’Africa del
Nord; fornirono un terzo dell’equipaggiamento e del mantenimen­
to per tre divisioni e per quaranta unità ausiliarie arruolate nella
Francia metropolitana e il materiale completo per nove squadriglie
aeree, il tutto per un complesso di 320.000 uomini: al i° marzo
1945 i vettovagliamenti per le truppe francesi ammontavano a
365.000 razioni giornaliere. Il carico necessario corrispose a
3.250.000 tonnellate e la spesa a 793 miliardi di vecchi franchi.
In vista delle operazioni dell’agosto 1944 in Provenza il ser­
vizio segreto americano, l’OSS (Office of Strategie Service) para­
cadutò ai gruppi della Resistenza francese una grande quantità di
materiale oltre ad agenti di collegamento, squadre di sabotatori e
commandos: il 14 luglio 1944, 180 fortezze volanti B 17 lancia­
rono nel sud-est della Francia più di 300 tonnellate di armi.
Dal gennaio all’ottobre del 1944, l’OSS ha fornito alla Resi­
stenza francese 16.807 carabine, 2.400 fucili, 15.6Q2 mitra, 2.266
rockets (razzi), 90.000 caricatori e 21.000 razioni di vitto, il tutto
contenuto in 2.583 containers (19).
II solo maquis del Vercors ricevette quattordici lanci di armi
nella notte dal 23 al 24 giugno^ 1944, seguiti da altri nelle notti
del 28 e 29 giugno, del 6, 7, 8, 11, 16 e 17 luglio da parte di
squadriglie venute da Algeri; provenienti dall’Inghilterra furono
inoltre paracadutati fra il 25 e il 28 giugno 2.160 containers di armi.
All’attivo degli inglesi va posto anche l’aiuto dato alla causa
della Francia libera da Radio Londra: Jacques Duchesne, l’orga­
nizzatore delle emissioni francesi alla BBC, i cinque minuti gior­
nalieri della Francia libera con l’editoriale del portavoce del gene­
rale de Gaulle, Maurice Schumann, giocarono un ruolo di primis­
simo piano nel mantenere alto il morale del popolo francese. La
BBC finì per consacrare ai nostri compatrioti cinque ore e mezza
giornaliere di trasmissioni in lingua francese.
(19) Cfr. V igneras , Rearming the French, p. 357.
La Resistenza francese e gli alleati
23
La stazione concorrente Radio-Patrie, allestita dai Servizi se­
greti britannici, e che funzionò dall’8 ottobre 1942 al 9 maggio
1943 per sostituire i redattori della Francia libera dimissionari dopo
la consegna del potere all’ammiraglio Darlan in Algeria, ottenne
poco pubblico. Le emissioni Honneur et Patrie sotto controllo fran­
co-inglese che seguirono nel maggio 1943 ebbero al contrario la
massima diffusione (20). Si può valutare che l’8o% della popola­
zione in Francia ascoltava almeno il bollettino di notizie della BBC
e nella maggior parte dei casi l’intera trasmissione francese della
serata.
Un’altra forma di aiuto fu portata dall’aviazione, sia con gli
apparecchi Lysander che venivano in Francia per trasportare in In­
ghilterra gli uomini la cui presenza a Londra appariva indispensa­
bile, sia con operazioni di sostegno diretto alla Resistenza, come
quella operazione Jéricho che permise l’evasione dalla prigione di
Amiens di molti partigiani ivi imprigionati.
Ottimi servizi rese pure la messa a disposizione delle reti di
operatori radio e dei gruppi armati di tecnici di sabotaggi, di com­
mandos e di squadre di collegamento Jedburgh (21).
La collaborazione dei servizi speciali britannici e americani:
Intelligence Service, SOE e OSS, con il BCRA francese a Londra
e con le varie organizzazioni della Resistenza, anche se realizzata
soprattutto per aumentare l’efficienza di questi servizi, fu lungi
dall’essere trascurabile. Il coordinamento purtroppo non fu sempre
perfetto e, a più riprese, una stessa operazione di sabotaggio fu in­
trapresa da numerosi gruppi che, ignorandosi, si danneggiarono a
vicenda (22).
La sezione francese del SOE paracadutò in Francia 393 uffi­
ciali di cui 119 furono uccisi o arrestati; nelle due annate 1943 e
1944, il SOE riuscì ad effettuare 5.634 operazioni di lanci di armi
per conto proprio o per conto del BCRA francese, gettando più di
8.450 tonnellate di armi e di materiale e paracadutando 868 uomi(20) Cfr. C r e m ie u x - B rilhac , Les émissions françaises à la BBC in « Revue d’ h i­
stoire de la deuxième guerre mondiale », nov., 1950, pp. 73 e ss.
(21) 90 squadre Jedburgh composte di due ufficiali, uno alleato e uno francese,
più una radio furono paracadutate oltre a commandos americani formati da 4 uf­
ficiali e 30 uomini.
(22) Cfr. P eter C h u rch ill , Duel of Wits, (Londra, 1958), a proposito del sabo­
taggio della stazione radio di Sainte Assise.
24
Marcel Baudot
ni. La sezione del colonnello Buckmaster, per parte sua, riuscì a
compiere 3.725 lanci comprendenti: 5.720 tonnellate di armi (esplosivi, granate, mitra, mitragliatrici leggere, carabine, fucili,
bazooka, razzi e munizioni varie). Nel 1944, in pochi mesi, il nu­
mero di spedizioni aeree effettuate per conto del SOE superò il
migliaio (23). Il SOE mantenne nella zona occupata una ventina
di organizzazioni e quattordici nella zona libera.
L’OSS americano, comandato dal brigadiere generale Dono­
van e rappresentato a Londra dal tenente colonnello Roseborough
e dal maggiore Maddox, raccoglieva soprattutto informazioni: i
suoi agenti in Svizzera e in Spagna, incaricati di missioni nella
Francia occupata, si urtavano con l’alto comando e poterono dispor­
re solo di mezzi dieci volte inferiori a quelli ottenuti dal SOE bri­
tannico. Tuttavia, dopo l’inizio del giugno 1944, i maquis del SudEst ricevettero dagli americani più di 300 tonnellate di armi; a
tutto il 12 luglio, l’aviazione americana aveva lanciato 6.000 con­
tainers per un totale di mille tonnellate di armi. Dal gennaio all’ot­
tobre del 1944, l’OSS ha per parte sua fornito 2.588 containers.
Il contributo della Resistenza francese allo sforzo militare co­
mune non fu mai trascurabile. Fin dal mese di agosto 1940, esso
consistette nell’annessione della colonia francese del Ciad seguita
dal Camerun dall’Ubangi e dal complesso dell’Africa equatoriale
francese; gli effettivi di cui la Francia libera disponeva inizialmente
non superavano i 15.000 uomini ma questa cifra aumentò rapida­
mente. La cavalleria della Francia combattente e la divisione di
fanteria del generale Legentilhomme che doveva divenire la Prima
DFL ed era originariamente parte del corpo di spedizione francese
in Norvegia, rinforzata dai battaglioni negri del generale Larminat,
presero valorosamente parte alla riconquista dell’Abissinia. Poi, in
dicembre, la partecipazione dei Francesi liberi alla campagna di Eri­
trea permise la cattura in combattimento di 4.000 uomini e la resa
di 10.000. Fu il distaccamento francese a penetrare per primo in
Massaua il 17 aprile 1941. La collaborazione francese in Africa fu
segnata successivamente dall’epopea del generale Ledere, dall’e­
roica difesa del generale Koenig a Bir-Hakeim, dai saggi consigli del
generale Catroux che permisero all’esercito britannico di superare
la linea del Mareth in Tunisia.
(23)
del SOE.
Queste informazioni molto precise sono state fornite dal maggiore Boxshall
La Resistenza francese e gli alleati
25
Nello stesso periodo la marina francese collaborò efficacement
te nella protezione dei convogli diretti a Murmansk (24). Nel giugno 1942, le forze navali francesi contano 3.600 marinai: sette*
cento erano già morti per la causa alleata. Sono armate inoltre 67
navi della marina mercantile per un equivalente di 200.000 ton­
nellate: 580 ufficiali e 4.300 marinai della flotta mercantile collaborano allo sforzo della guerra.
L’ammiraglio Lemonnier, nominato capo di stato maggiore
generale nel luglio 1943, faceva adottare il 14 ottobre 1943 dal
Comitato di Difesa Nazionale un piano inteso a consentire l’uti­
lizzazione, nella primavera del 1944, di due corazzate, di nove
incrociatori, di due portaerei, di quattro incrociatori leggeri, di tre
incrociatori ausiliari, di due portaerei, di 14 torpediniere, di 18
sommergibili e di 80 navigli di scorta. Di fatto, grazie all'opera
di ammodernamento di queste navi nelle basi alleate di Brooklyn
e delle Bermude, questa flotta fu pronta in tempo utile e potè an­
nettersi anche due torpediniere supplementari, un sommergibile,
quattro fregate, sei torpediniere di scorta e sei flottiglie di idrovo­
lanti.
L’aviazione francese, che comprende successivamente il grup­
po Ile de France e poi i gruppi Alsazia, Lorena, Bretagna e infine
il gruppo Normandia, può svolgere una funzione importante.
Sempre all’inizio della primavera del 1944, il generale Bouscat, capo di stato maggiore generale dell’aviazione, aveva potuto
realizzare il piano stabilito il 22 ottobre 1943, che comportava
trenta gruppi aerei di cui 7 avevano le loro basi in Gran Bre­
tagna, 21 sul teatro di operazioni mediterraneo e 2 in Russia. Su
tutti i fronti l’aviazione della Francia libera è attiva, praticando le
ricognizioni, la scorta, l’appoggio all’esercito, la caccia e il bom­
bardamento; la centrale di Chevilly-Larue, i nodi ferroviari di
Roubaix e di Creil, le difese costiere, le rampe di lancio delle V 1
furono oggetto di attacchi coronati dal successo.
Certamente dall’organizzazione di spionaggio venne l’aiuto
più utile alla strategia alleata da parte della Resistenza francese. E
non soltanto dalle organizzazioni spionistiche che, a poco a poco,
tessero attraverso tutto il paese una tela che non lasciava sfuggire
alcuna informazione utile, ma anche da una frazione non trascura(24) Cfr. M. G uierre , La victoire des convois .
2Ó
Marcel Baudot
bile dei servizi ufficiali dell’esercito, soprattutto quelli del 2eme
Bureau, che, nonostante l’armistizio del giugno 1940, nonostante
le consegne governative e il controllo del nemico, condussero un’a­
zione incessante per la ripresa della lotta contro l’occupante. Mi­
metizzazione di armi e di materiale militare, raccolta di informa­
zioni sull’esercito tedesco, presa di contatto con gli ufficiali parti­
giani e con i movimenti clandestini della Resistenza, tutta questa
azione del 2eme Bureau, diretta dai colonnelli Rea, Rivet, Mollard,
dal comandante Pallide e dal capitano de Cossé-Brissac, fu sfortuna­
tamente paralizzata da un tradimento che provocò l’arresto o la
fuga dei capi dell’organizzazione all’inizio del 1944.
Dall’ottobre 1940 al novembre 1942, avevano potuto essere
neutralizzati più di mille agenti del nemico. Il 19 gennaio 1943
fu stabilito un collegamento radio fra il servizio di controspionag­
gio del 2eme Bureau, chiamato allora Lavori Rurali (Travaux
Ruraux: TR) e i servizi speciali di Algeri e di Londra. Nell’aprile
1943, fu creato il TR Giovani per assicurare l’esecuzione dei lanci
con paracadute e dei collegamenti esterni e nel novembre il co­
mandante Paillole divenne il capo del complesso dei servizi di con­
trospionaggio francese.
L’opera di J. Stead: S e c o n d B u re a u (Londra, 1959) permette
di seguire molto da vicino gli sviluppi dell’attività clandestina dei
servizi speciali dell’esercito: è invece molto più difficile tracciare
un quadro completo dell’attività delle organizzazioni spionistiche
francesi. Alcune soltanto hanno costituito oggetto di studi appro­
fonditi, quali il Réseau Marco-Polo (25) che contò fino ad un mas­
simo di 900 membri, procurò informazioni preziose sulle rampe di
lancio delle V i e delle V2, creò uno stabilimento di bombe in­
cendiarie a Vaulx-en-Velin e riuscì a scoprire tempestivamente un
complotto ordito dall’ammiraglio Canaris contro il generale Eisen­
hower, e la Compagnia Notre-Dame, la CND di cui il colonnello
Rémy ha raccontato la storia (26) e che giocò un ruolo di primissimo
piano nell’installazione e nel coordinamento dei numerosi « ré­
seaux )) e « sous-réseaux ».
Il colonnello Passy, capo del BCRA, nei suoi S o u v e n ir s (27),
(25) Jacques B erger , Agents secrets contre armes secrètes, Parigi, 1955.
(26) R e m y , Mémoires d’ un agent secret de la France Libre.
(27) Colonel P a ssy , Souvenirs, III, pp. 286-311.
La Resistenza francese e gli alleati
27
ha chiaramente descritto la struttura e lo sviluppo delle più im­
portanti organizzazioni spionistiche: il réseau Famille, la missione
Pallas, i réseaux Ali, Couleuvre e Augur, il réseau Brutus, i réseaux
Phalanx et Cohors, Ronsard, Palanque e Phratrie.
Il numero dei servizi di informazione continuò ad aumentare
negli anni 1943 e 1944: superò la sessantina e riunì una trentina
di migliaia di persone, uomini e donne; nonostante gli arresti, pro­
vocati nella maggior parte dei casi o da agenti che facevano il dop­
pio gioco o da imprudenze, la raccolta delle informazioni, trasmes­
se generalmente mediante radio emittenti, fu sempre ricca.
L’alto comando ha riconosciuto che le informazioni fornite
erano eccellenti: esse hanno permesso il quotidiano aggiornamento
delle notizie intorno all’ordine di battaglia dei tedeschi. Il generale
Bedell Smith poteva scrivere al BCRA: « Nel corso del mese di
maggio 1944, sono pervenuti dalla Francia a Londra 700 rapporti
telegrafici e 3.000 rapporti scritti ». Le dislocazioni delle truppe,
delle basi, dei depositi, dei campi di atterraggio, tutti i posti di co­
mando tedeschi sono conosciuti con la massima precisione, gli effet­
tivi e il materiale esattamente calcolati, le opere di difesa fotogra­
fate, i campi di mine individuati. I messaggi che pervengono gior­
nalmente al BCRA a Londra raggiungono talvolta molte migliaia.
Il sabotaggio e le altre missioni di azione diretta, effettuati
dalle organizzazioni di azione, sono estremamente utili. Col 1943,
il BCRA può costituire, affiancandole alle organizzazioni d’azione
del SOE britannico, missioni di collegamento presso il Comitato di
coordinamento della zona sud e disporre di 48 stazioni radio emit­
tenti, un centro radio di soccorso, la missione Erg, una missione
incaricata della raccolta del materiale nella zona sud (missione
Sard), le missioni Tir, Eric, Scamaroni, Pal, Voix du Nord e Mah,
incaricate di operare nel Forez, nel Jura, in Corsica, a Parigi, nel
dipartimento del Nord e in Bretagna.
Occorrerebbe procedere ad un confronto fra il numero delle
distruzioni di locomotive effettuate dall’aviazione fra l’aprile 1943
e il maggio 1944: 2.495, e ^ numero delle distruzioni che si de­
vono alla Resistenza: 1.846, cui vanno aggiunte le 820 dei due
mesi successivi; e bisognerebbe anche censire il numero considere­
vole di interruzioni delle linee ferroviarie e dei cavi telefonici che
provocano ritardi apprezzabili e molto dannosi per il nemico. I fer­
rovieri, con lo sciopero a singhiozzo, con volontari errori nell’avvio
28
Marcel Baudot
dei convogli, i funzionari delle poste, con un’attenta sorveglianza
delle comunicazioni del nemico e dei suoi complici, contribuirono
efficacemente al logorio della macchina da guerra nazista. La Re­
sistenza delle Poste e Telegrafi raccoglie più di diecimila funzio­
nari; cinquecento saranno uccisi e millecinquecento deportati.
L’esercito segreto accresce rapidamente i suoi effettivi. All’i­
nizio del 1943, le forze arruolate nei movimenti della Resistenza al
fine di combattere per la liberazione non contano più di quarantamila uomini; all’inizio del 1944 raggiungono i centomila, cifra che
aumenterà con progressione rapida un mese dopo l’altro. Il ritmo
dei reclutamenti è frenato soltanto dalla penuria di armi.
Nel giugno e nel luglio 1943 hanno luogo combattimenti
nell’Alta Savoia, ai Dents de Lanfon e a Cluses. Un primo scontro
fra un maquis dell’Aveyron e una compagnia dell’esercito di occu­
pazione a Dourges, il io settembre 1943, causa forti perdite al ne­
mico ed è seguito da altri combattimenti impegnati da gruppi di
partigiani dell’Aveyron, del Cantal, della Corrèze e della Dordogne.
L’ 11 novembre i maquis dell’Ain, agli ordini del colonnello
Romans-Petit, occupano Oyonnax e riescono a continuare i loro
assalti, nonostante i contrattacchi tedeschi, fino al mese di giugno.
Il 14 novembre, prima il parco di artiglieria di Grenoble e succes­
sivamente una caserma sono distrutti da uno scoppio di dinamite.
Nel Sud-Est, nei dipartimenti della Drôme, dell’Isère e delle
Hautes-Alpes, le linee ferroviarie sono costantemente sabotate; un
treno tedesco viene attaccato in dicembre a Valence e un altro
viene precipitato nella Drôme; nel marzo 1944 altri deragliamenti
ed altri attacchi ai treni.
Nel febbraio 1944, il maquis delle Glières (poi di Thônes)
nell’Alta Savoia riunisce 500 francesi e 60 spagnoli, nel marzo il
nemico è costretto ad impiegare 3 battaglioni 2 batterie da monta­
gna e 2 mortai pesanti, oltre ai rinforzi della milizia e della guardia
mobile francese, cioè più di 7.000 uomini appoggiati da un gruppo
di Stukas, per venirne a capo a prezzo di sensibili perdite.
Alla vigilia dello sbarco, forti « maquis mobilisateurs », ordi­
nati dal Bloc planning del BCRA, convergono, l’uno, per il Mas­
siccio centrale, al Mont Mouchet, nell’Alta Loira, l’altro nel Vercors, ma le operazioni, nonostante i lanci di armi si concluderanno
con sanguinose sconfitte a causa della violenza della risposta nemi-
La Resistenza francese e gli alleati
29
ca. Un’analoga operazione in Normandia, dove lo stato maggiore
ha ordinato la convergenza dei maquis nella regione della Suisse
normande, è resa impossibile dalla densità delle truppe tedesche.
L’inizio delle operazioni militari in Normandia, e poi in Provenza, nel giugno e nell’agosto del 1944, suscita l’immediata colla­
borazione di più di 200.000 uomini delle Forze francesi dell’Interno, forniti di un armamento più o meno leggero, oltre a
200.000 uomini non armati, ma capaci di rendere utili servizi.
L’esercito francese, frattanto, fornisce il gruppo aereo Lorrai­
ne per la protezione della flotta di sbarco in Normandia, il secondo
reggimento di cacciatori paracadutisti lanciato sulle coste del Nord
e sul Morbihan, 3 incrociatori, 1 torpediniera, 4 fregate, 4 corvette
e 2 cargos nella flotta di sbarco, il commando di 160 uomini del
capitano Kieffer facente parte della ia Brigata di Servizi Speciali
agli ordini di Lord Lovett.
E’ la Resistenza che, in Bretagna, con l’aiuto del 4° battaglione
del Comandante Bourgoin e del 20 reggimento cacciatori paracadu­
tisti, porta a buon fine l’operazione Stanwest diretta a bloccare la
strada ai 150.000 soldati tedeschi dislocati in Bretagna: è la Resi­
stenza che ritarda da otto a quindici giorni l’arrivo in Normandia,
dal Sud della Francia, di una decina di divisioni tedesche, di cui
molte blindate; è ancora la Resistenza che, in Normandia, con la
sua guerriglia e i suoi reiterati attacchi alle linee ferroviarie, co­
stringe il nemico ad ammassarsi sulle strade di grande comunica­
zione che vengono così strozzate.
I ferrovieri praticano su larga scala lo sciopero a singhiozzo;
nel Sud-Est mille treni sono paralizzati per due settimane; al de­
posito di Ambérieu il 6 giugno esplodono 52 locomotive; alla stessa
data il numero delle interruzioni delle linee ferroviarie supera il
cinquecento. Dal 7 giugno la Normandia è completamente isolata e
la rete telefonica divisa in 25 tronchi; il giorno successivo vengono
effettuate altre tredici interruzioni e all’inizio d’agosto il numero
dei tronchi passa a 77.
Nel luglio 1944, mentre nelle retrovie del fronte di Norman­
dia i sabotaggi continuano ad un ritmo rallentato soltanto dalla
mancanza di esplosivi, gli attacchi dei guerriglieri devono essere
sospesi per evitare le rappresaglie delle truppe tedesche, dappertutto
molto numerose.
3°
Marcel Baudot
In Bretagna, quando i raggruppamenti del 40 battaglione pa­
racadutisti si raccolsero nelle loro basi, si verificò un afflusso
straordinario di volontari bretoni: venne così realizzato il piano
Bigot, che prevedeva l’armamento e l’inquadramento di questi
30.000 maquisards, e, il 21 luglio, il generale de Guingan e il
generale Koenig si trovarono d’accordo nell’affidare ai volontari
bretoni l’incarico1 di sostituire l’armata Patton nell’inseguimento
dei due corpi d’armata tedeschi che occupavano la penisola. Il suc­
cesso di questa operazione fu completo e le Forze francesi dell’Inter­
no accerchiarono le truppe nemiche nei campi trincerati di Saint
Nazaire, di Lorient e di Brest.
Alle Forze francesi dell’Interno va inoltre attribuito il merito
della individuazione dei campi di mine, del sabotaggio dei pannelli
di segnalazione, delle operazioni di rastrellamento delle foreste nelle
anse della Senna e di molte altre importanti operazioni condotte
in collaborazione con gli eserciti alleati (collegamenti, distruzione
di opere di difesa, occupazioni anticipate di città e di punti strate­
gici); così, la città di Vernon fu presa e difesa dalle FFI dieci giorni
prima della sua occupazione da parte dell’esercito americano.
La Resistenza ha anche sistematicamente attaccato le linee
ferroviarie dell’Est, del Sud-Est, del Centro e del Sud-Ovest, dove
nel corso dei soli mesi di giugno e di luglio sono stati condotti a
buon fine 600 deragliamenti e poste fuori uso 1.800 locomotive;
i cavi di trasmissione sono stati sabotati in continuazione.
L’azione delle FFI del Sud doveva avere un effetto ancor più
decisivo al tempo dello sbarco sulle coste della Provenza. Il colon­
nello Zeller, capo delle Forze Francesi dell’Interno nel settore del
Sud-Est, aveva perfettamente preparato i suoi uomini a gettare il
massimo scompiglio possibile nelle retrovie del nemico con l’inizio
delle operazioni alleate sulle coste del dipartimento del Var.
Un clima di insicurezza totale è stato creato e mantenuto: le
divisioni tedesche sono nella maggior parte demoralizzate; oltre la
valle del Rodano, dopo il 20 giugno, non funziona più nessuna linea
ferroviaria: non un solo treno è passato da Veynes dopo il 20 giu­
gno. I convogli, avviati sulla grande linea Lyon-Marseille, sono co­
stantemente tormentati dalle scaramucce dei maquis. Il colonnello
Zeller ottiene dal generale Patch che, contrariamente al piano pre­
visto per le operazioni Anvil-Dragoon, il rastrellamento della re­
gione alpina sia affidato alle FFI aiutate da qualche distaccamento
La Resistenza francese e gli alleati
31
leggero rinforzato da distaccamenti blindati, mentre le forze ar­
mate tedesche, ancora potenti nella valle del Rodano, saranno co­
strette a ritirarsi per evitare di essere sorpassate. Nel corso della
battaglia per l’accerchiamento di Tolone e di Marsiglia, le FFI
collaboreranno molto efficacemente nell’accelerare l’avanzata fran­
co-americana. A causa di ciò il nemico non ha più il tempo di
smantellare le installazioni portuali e il generale Marshall potrà
assicurare l’immediato transito di quattordici divisioni e lo scarico
quotidiano di 18.000 tonnellate di armi e di vettovaglie.
Le strade del Sud-Est passano rapidamente sotto il controllo
delle FFI: il maquis di St. Julien en Genevois si impadronisce fin
dal 23 agosto della regione del Salive. Il 31 agosto, a Bagnols-surCèze, il maquis Ardennes du Gard si fonde con la Prima Armata
francese del generale de Lattre che, per una delicata attenzione
del generale Patch, può entrare per prima in Lione il 3 settembre.
Un raggruppamento delle FFI che occupa il Monte Lomont
dall’inizio di giugno, viene raggiunto il 6 settembre dalla divisione
del generale De Linarès. In Saône-et-Loire, l'avanzata è stata estre­
mamente rapida grazie alla perfetta organizzazione dei maquis della
regione che attaccano dalla metà di agosto. Il 7 settembre, a Parayle-Monial, i 25.000 FFI dei dipartimenti del Lot, della Corrèze,
dei Pirenei e del Languedoc vengono a rafforzare il fronte e il 12
settembre elementi avanzati delle forze di sbarco della Manica e
del Mediterraneo si riuniscono.
Il maresciallo de Lattre pratica su larga scala la fusione dei
maquisards e delle forze regolari: 40.000 FFI sono inquadrati nella
Prima Armata fin dal 20 settembre, 60.000 a metà ottobre,
75.000 alla fine di novembre: alla fine vi saranno inquadrati
137.000 FFI, provenienti da tutte le regioni della Francia: dai
20.000 FFI alpini del corpo franco pireneo Pommiès, dai contin­
genti di Guascogna, del Languedoc, del Limousin e di Auvergne
alla brigata parigina del Colonnello Fabien ed alla brigata AlsaziaLorena perigordina e tolosana di André Malraux. Questi 137.000
uomini dell’esercito clandestino inseguono- le armate in ritirata con
i 256.000 uomini delle forze di sbarco della Provenza. Grazie a
questo contributo di formazioni dinamiche e coraggiose, la sostitu­
zione delle unità dell’Africa nera potrà essere effettuata con i primi
freddi di novembre.
32
Marcel Baudot
Il contributo della Resistenza clandestina fu spesso decisivo:
certamente ha anticipato di parecchi mesi la capitolazione del nemico; avrebbe potuto essere molto più efficace ancora se gli stati
maggiori, sia quelli angloamericani che quello della Francia com­
battente, avessero riposto in esso una maggior fiducia e avessero
fornito i mezzi indispensabili in materiale, armi appropriate e mu­
nizioni. Ma i politici hanno temuto che questa forza clandestina
divenisse un esercito da « pronunciamento ». I militari non hanno1
compreso a tempo, salve poche eccezioni, il ruolo di primo piano
che poteva giocare nello smantellamento materiale e morale della
macchina da guerra nemica questa massa, mobile, fluida, innume­
revole, astuta, di partigiani di ogni età, di ogni origine sociale,
usciti da tutte le strade delle nostre città, da tutti i villaggi delle no­
stre campagne.
M
arcel
Baudot