LA RESISTENZA FRANCESE E GLI ALLEATI (*) L’importanza del contributo dato dalla Resistenza francese al successo delle armate alleate è stata riconosciuta sia dal Comandan­ te Supremo delle forze alleate, generale Dwight I. Eisenhower, sia dagli storici anglo-americani. In C ro isa d e en E u r o p e (i) il generale Eisenhower attesta che « nel corso di tutta la campagna gli uomini delle FFI hanno avuto una funzione importante. Particolarmente attivi in Bretagna, essi ci hanno aiutato in mille modi su tutti i punti del fronte. Senza di loro la liberazione della Francia e la disfatta del nemico in Europa occidentale si sarebbero protratte molto più a lungo e ci sarebbero costate maggiori perdite ». John Erman, l’autore inglese del resoconto delle operazioni militari in Francia intitolato: G r a n d S tr a t e g y , e Forrest C. Pogue, lo storico ufficiale del Pentagono, in T h e E u ro p e a n T h e a t e r o f Ope'r a tio n s : th e S u p r e m e C o m m a n d , sono d’accordo nel porre in ri­ lievo i grandi servizi resi nel 1944 dalla Resistenza francese. Citia­ mo questo passo del libro del Pogue (2): « In Bretagna, le FFI, rinforzate da elementi aerotrasportati, provano il loro grande valo­ re nelle prime settimane dell’invasione fornendo informazioni sul­ l’attività del nemico... In luglio le forze della Resistenza intensi­ ficheranno i loro attacchi contro i movimenti del nemico per ferro­ via. La loro azione contro il nemico si svolse principalmente in Normandia, a sud della testa di ponte, nella vallata del Rodano, contro la linea di comunicazione dello sfondamento di Tolosa e di Parigi-Orléans... In Bretagna, nel sud della Francia e nella zona fra la Loira e Parigi, le forze della Resistenza aiutarono considerevolmen­ te l’avanzata dell’agosto verso la Senna. Esse aiutarono particolar(*) Questo scritto di Marcel Baudot, che è il testo integrale della relazione pre­ sentata al recente Congresso Internazionale, offre ai lettori della nostra Rassegna la possibilità di spaziare in una sfera più ampia di interessi storici. E ’ , infatti, nostro proposito, al fine di chiarire forme e motivi della Resistenza Italiana, inserirla nel quadro più ivasto della Resistenza Europea; l ’opera di esperti studiosi stranieri porterà a questo fine un validissimo contributo. (1) p. 346. (2) p. 239. 4 Marcel Baudot mente la 3* armata in Bretagna e la 7* armata americana con la i a francese sulla testa di ponte del sud e nella valle del Rodano. Nell’avanzata verso la Senna esse facilitarono la protezione del fianco sud della 3a armata interrompendo le linee ferroviarie nemiche, i grandi movimenti su strada e le telecomunicazioni, sviluppando un’aperta resistenza su vastissima scala, raccogliendo informazioni tattiche, proteggendo le installazioni più importanti per le forze alleate e rastrellando le posizioni nemiche superate. Alla fine di giugno lo Special Forces Headquarter dichiarava ohe i risultati ottenuti avevano di gran lunga superato quelli previsti ». Il generale Bradley nelle sue memorie (3) afferma che in Bretagna « il maquis francese era divenuto un valoroso alleato che bloccava le strade e costringeva i tedeschi nelle loro zone trince­ rate ». Il generale Bedell Smith scriveva al BCRA francese che « nel corso di un solo mese, quello di maggio del 1944, erano pervenuti dalla Francia a Londra 700 rapporti telegrafici e 3.000 rapporti scritti ». Il giorno dello sbarco le dislocazioni delle unità nemiche, dei depositi, dei campi di atterraggio, dei comandi tedeschi sono conosciute con la massima precisione, calcolati gli effettivi e il ma­ teriale dei nemici, fotografate le opere militari, individuati i campi di mine. Le informazioni, scambiate fra lo stato maggiore delle FFI e le organizzazioni francesi, sono trasmesse immediatamente via radio e subito comunicate al Comando alleato. Fin dallo sbarco l’a­ zione delle FFI segue un ritmo intenso e nei soli mesi di giugno e di luglio vengono provocati 600 deragliamenti di treni. Se questo apporto alla causa alleata è indiscutibile è però anche evidente che gli stati maggiori, e indubbiamente lo stato maggiore francese come gli alti comandi britannico e americano, sono stati sorpresi dall’am­ piezza e dall’efficacia di questa azione della Resistenza cui essi ac­ cordavano inizialmente un valore del tutto secondario e quasi uni­ camente simbolico. John Erman (4) riconosce che « la Resistenza non fu conside­ rata importante fino all’inizio del 1944 e in nessun momento le fu accordato un ruolo preminente ». E aggiunge: « Ciò non sorprende (3) O. N . B r a d l e y , A soldier’ s story, p. 385. (4) John E rman , Grand Strategy, t. v . p. 324. La Resistenza francese e gli alleati 5 affatto se si considerano le funzioni e la politica del Servizio inglese incaricato di questo settore, il SOE (Special Operations Executive): nel giugno 1943, il primo progetto preliminare di sbarco in Francia aveva previsto che l’assistenza ai gruppi partigiani avrebbe dovuto essere considerata più un’appendice che una parte essenziale del piano », conclusioni che furono accolte anche nei piani successivi. Nel Tomo II dei suoi M ém o ires d e g u e rre il generale de Gaulle ha ben sottolineato questo misconoscimento dell’efficacia della Resistenza: « Sono i nostri alleati a possedere i mezzi richie­ sti. Ora, per quanto frequenti e incalzanti siano i nostri interventi, essi sono disposti ad inviare in Francia i loro aerei speciali per lan­ ciarvi fucili, mitra, pistole, granate, mitragliatrici, mortai solo a ragion veduta. Eppure, a dispetto di tutte le precauzioni, la metà del materiale paracadutato cade nelle mani del nemico. D’altronde, se i servizi segreti americani e soprattutto britannici si sono progres­ sivamente resi conto di ciò che si può chiedere alla Resistenza francese, il comando alleato tarda a misurare l’efficacia di questa forma di guerra, del tutto nuova per stati maggiori preparati soltan­ to a battaglie condotte secondo le regole tradizionali. Fino alla fine vi saranno crudeli sproporzioni fra ciò che i maquis reclamano tal­ volta disperatamente e ciò che viene loro inviato ». Questa testimonianza è confermata dallo storico ufficiale del Pentagono, Forrest C. Pogue, il quale, a proposito delle FFI di Bre­ tagna, scrive che « il loro lavoro fu intralciato dalla mancanza di rifornimenti, fino al luglio 1944 si ebbero soltanto due lanci di munizioni » (5). Analoga doglianza fu espressa da uno degli eroi britannici della guerra clandestina, il Wing Commander Yeo Tho­ mas, che intervenne vigorosamente nel 1943 presso lo Stato mag­ giore interalleato a Londra per un aiuto più massiccio alla Resi­ stenza francese (6). Indubbiamente gli stati maggiori hanno molto a lungo sottovalutato la qualità del contributo arrecato alla lotta da questa Re­ sistenza. Un eccellente critico militare inglese, Liddel Hart, non reputa forse, ancora nel 1941 (7), che la resistenza attiva e la (5) F orrest C. P ogue , op. cit., p. 239. (6) B r u c e M a r s h a l l , T h e white rabbit. T h e story of W ing Commander F. F. E. Yeo - Thomas. (7) B. H . L iddel H art, Defense of West. 6 Marcel Baudot guerriglia siano condannabili a meno che non coincidano con una potente offensiva capace di attirare l’attenzione del nemico e ciò a causa della loro scarsa efficacia e del rischio di rappresaglie? A tale errore circa le condizioni di questa nuova forma di guerra si aggiungevano i dubbi sul valore militare di truppe fra loro molto disparate e prive di istruzione e inoltre i timori per le ripercussioni politiche che avrebbero potuto seguire ad una loro sistematica utilizzazione. Il generale Catroux ha narrato chiaramente come nell’autunno del 1940 il comando inglese d’Egitto esitasse a impegnare le trup­ pe francesi venute dalla Siria e i francesi d’Egitto arruolati nelle file della Francia libera per le operazioni in Etiopia. L’inazione imposta a questi soldati risultava loro molto penosa e il loro morale ne risen­ tiva profondamente. Questi uomini, ci dice il generale Catroux, che avevano in­ franto le consegne, rinunciato alla patria e al focolare per potersi battere, non soltanto non avevano ancora visto il fuoco ma non erano neppure stati equipaggiati per combattere. Vivevano in un angolo sperduto del deserto, in condizioni disagiate, privi di noti­ zie e con la sensazione che il Comando britannico non desiderasse utilizzarli. Quest’ultimo non ignorava nulla di questo stato d’ani­ mo, di cui era il responsabile, ma anziché portarvi rimedio ne traeva pretesto per ritardare l’equipaggiamento e l’impiego di una truppa che dichiarava depressa... Era evidente che ai militari britannici non interessavano gli elementi della Francia libera. Per loro, noi eravamo solo una forza simbolica che non dava alcun appoggio, anzi era fonte di preoccupazioni. A quell’epoca, essi stessi sforniti di equipaggiamenti, trovavano difficoltà a distrarne una parte in favore di stranieri. Fu necessario l’intervento del generale Catroux presso il generale Wavell perchè si facesse lo sforzo necessario, che permise al contingente francese di prendere valorosamente parte all’offensiva del dicembre 1940 (8). Analoga reticenza si ebbe nel 1942 quando si pose il problema del riequipaggiamento delle truppe della brigata del generale Koe­ nig dopo la battaglia di Bir-Hakeim. Il generale inglese Auchinleck si mostrò molto comprensivo ma i suoi compiti erano partico­ larmente gravosi e i suoi mezzi limitati: il generale de Gaulle si (8) General C a t r o u x , Dans la bataille de Méditerranée. La Resistenza francese e gli alleati 7 spazientì per la lentezza con la quale si procedeva nell’aiutare i francesi e minacciava di ritirare le nostre truppe. Il comandante in capo nel Medio Oriente, generale Catroux, che meglio comprendeva le difficoltà in cui si dibattevano i britannici, giudicò invece che, sul piano militare come su quello politico, era opportuno dimostrarsi pazienti. Mantenne le forze francesi in Egitto sotto il comando del generale de Larminat, prelevò mate­ riale destinato alle truppe del Levante e ottenne dal generale Auchinleck la realizzazione di un piano metodico di riequipaggia­ mento che permise alle due brigate de Larminat e al reggimento blindato del i° Spahis di andare in prima linea nella battaglia di El-Alamein. Peraltro, il piano progettato non potè essere attuato per intero e il giorno del combattimento venne a mancare alla bri­ gata Koenig una parte e alla brigata Alessandri la quasi totalità dei veicoli necessari, mancanza che impedì alle forze francesi di in­ seguire il nemico in ritirata. Il generale Catroux attribuisce la responsabilità di queste de­ ficienze al generale in capo britannico Montgomery che rifiutò di abbinare le due brigate francesi o di associare la brigata Koenig ad una brigata inglese dello stesso tipo in un unico complesso tattico. Questo fatto fu causa di una cocente delusione per le truppe della Francia libera, condannate a non poter sfruttare il successo ottenuto a prezzo di duri sacrifici. Sia i quadri sia gli uomini della truppa reagirono con amarezza a questo nuovo disappunto tanto più che il susseguirsi degli avvenimenti nell’Africa del Nord andava por­ tando ad un sistematico allontanamento della Francia libera da quel teatro di operazioni. La loro sensibilità di francesi combattenti vo­ lontari era gravemente ferita, la loro fedeltà, all’alleanza, mai smen­ titasi per due anni, era fortemente scossa1. Il generale Alexander lo comprese e promise al generale Catroux di dotare le forze fran­ cesi in Tripolitania di mezzi di trasporto e di utilizzare una delle colonne di cavalleria motorizzata per l’inseguimento dell’esercito tedesco. Soltanto questa seconda promessa fu mantenuta perchè il generale Montgomery rifiutò ancora una volta di inviare il mate­ riale necessario alle brigate Koenig e Alessandri. Il generale Catroux ha indicato con molta esattezza i motivi che provocarono l’allontanamento della Francia combattente dalla spedizione d’Africa del novembre 1942. « Fu innanzitutto l’illu­ sione nutrita dagli americani che, se si fossero presentati soli da­ 8 Marcel Baudot vanti alle nostre coste del Marocco e dell’Algeria, sarebbero stati accolti come liberatori e che invece sarebbero stati ricevuti a colpi di cannone qualora fossero stati accompagnati dai Francesi liberi. In secondo luogo gli americani pensavano che, mentre de Gaulle avrebbe attirato su di loro i colpi di fucile, Giraud li avrebbe loro risparmiati », duplice calcolo erroneo, come dimostrarono gli avve­ nimenti dell’8 novembre e dei giorni seguenti. Un terzo motivo influenzò gli Stati Uniti: essi ritenevano che il generale de Gaulle fosse intransigente (9) di fronte alle loro pretese di regolare i rapporti con i territori d’oltremare per mezzo di accordi con le autorità locali considerate autonome. Questa decisa preferenza per una soluzione che permetteva di fare a meno del concorso dei Francesi liberi si spiegava anche con il fallimento della spedizione di Dakar nel settembre 1940. All’ini­ zio del febbraio 1941 non si era forse visto un inviato del governo inglese Richards proporre al delegato del maresciallo Weygand di mettere a sua disposizione, se riprendeva il combattimento, quat­ tro divisioni britanniche di cui una blindata e la rapida consegna da parte degli Stati Uniti del materiale, dei viveri e del carburante necessari? Nello stesso tempo venivano fatti sforzi per far rivedere la neutralizzazione della flotta francese di Alessandria. Negoziazio­ ni vane davanti all’ostinazione dei capi militari francesi a non con­ cedere nulla senza l’illusoria autorizzazione del maresciallo Pétain. Vi era inoltre negli alleati anglosassoni il timore che, aiutan­ do troppo apertamente la Francia libera, si finisse coll’indurre il governo di Vichy a dichiarare guerra all’Inghilterra (io). Un’altra inquietudine si farà luce nel 1943, quella del rischio di conflitti fra gruppi armati molto divisi sul piano politico e molto indisciplinati. Così, il 17 gennaio 1944, a Londra, Churchill do­ manda a Emmanuel d’Astier se è in grado di assicurare dhe i par­ tigiani francesi non volgeranno le armi che verranno loro fornite (9) Qesta intransigenza fu la causa di numerosi scontri anche con Winston Chur­ chill che il 14 gennaio 1944 a Marrakech dichiarava al generale: « V i aiuteremo, ma statevene tranquillo ». (10) Cfr. B a s il R a u c h , Roosevelt from Munich to Pearl Harbour (New York, 1950), che tenta di giustificare la politica di Roosevelt favorevole a V ichy, attribuen­ dogli il proposito di impedire la consegna della flotta francese, di prevenire un conflitto armato fra la Francia e l’Inghilterra e di preparare il rientro dell’esercito dell’Africa del Nord sul teatro di guerra. La Resistenza francese e gli alleati 9 contro loro stessi e se obbediranno agli ordini del generale Eisenhower (n). Occorrerebbe anche tener conto del fatto che i delegati dei Francesi liberi negli Stati Uniti, e soprattutto Adrien Tixier, non eccellevano per le loro qualità diplomatiche e che molto spesso essi indisposero i loro interlocutori americani con atteggiamenti troppo rigidi. Questo stato d’animo ostile di una notevole parte dell’opinio­ ne pubblica americana nei confronti della Francia libera era condi­ viso da un numero non trascurabile di francesi stabilitisi o rifugia­ tisi negli Stati Uniti. Henri de Kerillis nel suo pamphlet intitolato D e G a u lle D ie ta teu r, enumerava le accuse accumulate contro il capo della Francia libera: « Gli americani nutrivano il timore, giustificato dall’agita­ zione e dal clima di colpo di stato che regnarono ad Algeri per due anni, di fornire armi per una futura guerra civile... temevano la formazione di un esercito pretoriano capace di imporre la propria volontà al popolo francese dopo la liberazione ». Notavano con vivo dispiacere « la violenza crescente delle campagne antiamericane negli ambienti gollisti... l’eliminazione del generale Giraud ». Le attività politiche del gollismo inducevano gli americani a non for­ nire più armi all’esercito francese, non solo, ma a non fornirne neppure alle forze della Resistenza, il che avrebbe significato ar­ mare i partigiani gollisti e non armare gli altri. Gli Stati Uniti rimproveravano inoltre alla Francia libera di esagerare considere­ volmente la cifra dei suoi effettivi e di praticare nell’Africa del Nord, in seno all’esercito regolare, un reclutamento intensivo i cui successi non venivano attribuiti alla popolarità di cui godeva il gollismo: si ricordava volentieri che in Inghilterra nel giugno 1940 e in Siria nel 1941 (12) la grande maggioranza degli ufficiali e dei soldati dell’esercito francese aveva rifiutato di arruolarsi nelle file della Francia libera. Le difficoltà fra la Francia e l’Inghilterra nascevano invece più facilmente nella pratica della cooperazione che sul terreno dei principi. Così, nell’agosto 1940, l’incorporazione in un’unità in­ fix) E m m a n u e l D ’ A s t i e r , Sept fois sept jours, p. 156. (12) Soltanto un quinto degli effettivi dell’ armata del generale Dentz, ossia 127 ufficiali e 6.300 sottufficiali e soldati, si schierò con la Francia libera. IO Marcel Baudot glese di un battaglione di fucilieri negri della Costa d’Avorio in­ viati in rinforzo alle forze francesi dell’Africa equatoriale, il con­ flitto fra Ledere e il generale britannico Giffard a proposito della presa di possesso del Camerun per conto della Francia libera, l’ar­ resto dell’ammiraglio Muselier il i° gennaio 1941, la violazione del blocco di Gibuti da parte della flotta inglese agli inizi del 1941, così infine l’azione molto nociva agli interessi francesi del generale Spears in Siria e nel Libano. Altre due difficoltà si presenteranno a proposito di due dei nostri territori d’oltre mare: la presa di possesso delle isole di Saint Pierre e di Miquelon, nonostante l’opposizione degli Stati Uniti, il 24 dicembre 1941 e l’appoggio dato dal generale ameri­ cano Patch al governatore della Nuova Caledonia sostituito dal­ l’ammiraglio Thierry d’Argenlieu nel marzo 1942; successivamen­ te, nel maggio dello stesso anno, lo sbarco delle truppe inglesi a Diego-Suarez, avvenuto senza consultare il generale de Gaulle, provoca un conflitto aggravato dal rifiuto del generale Wavell di utilizzare le forze francesi del generale de Larminat. E, ancora, vi saranno i ripetuti malintesi a proposito di Radio Londra e il ri­ fiuto di inquadrare le truppe golliste nel corpo di sbarco in Africa del Nord nel 1942 e in Normandia il 6 giugno 1944, atteggiamenti dettati in gran parte ai britannici dal desiderio di non scontentare maggiormente il governo di Vichy e di allinearsi con la politica di Roosevelt. Se le difficoltà sono state fortunatamente molto di rado gravi fra i comandi alleati e i francesi liberi nel corso delle operazioni militari nel Medio Oriente e in Africa, bisogna renderne merito alla grande moderazione e alle qualità di diplomatico del generale Catroux di fronte ai gesti talvolta tutt’altro che amichevoli dei generali Maitland Wilson, Wavell, Edward Spears e Montgomery e lo si deve anche alla larghezza di vedute del generale Alexander. Il riarmo delle truppe nell’Africa del Nord all’indomani dello sbarco americano sulle coste del Marocco e dell’Algeria e l’utilizza­ zione di queste truppe suscitò numerose difficoltà che sono state perfettamente descritte da Marcel Vigneras nella sua opera princi­ pale intitolata: R e a r m in g t h e F r e n c h . La diversità razziale delle truppe da equipaggiare, la barriera delle lingue, la diversità delle abitudini di vita e dei modi di alimentazione, la varietà delle uni­ formi, la rarefazione del tonnellaggio disponibile, la carenza di porti La Resistenza francese e glt alleati li provvisti del materiale necessario, l’insufficiente numero di tecnici qualificati fra i francesi di Algeria complicavano considerevolmente i problemi. L’alto comando americano si augurava di montare un piccolo numero di unità dotate dei migliori mezzi di combattimento e ap­ poggiate da numerosi servizi e, nello stesso tempo, di trovare un’abbondante mano d’opera per le necessità delle retrovie. Il generale Giraud desiderava soprattutto riuscire a mettere in linea il maggior numero di divisioni; intendeva anche conser­ varne il comando diretto, mentre gli americani pensavano di inqua­ drarle nel loro esercito con i servizi logistici comuni. La questione della modernizzazione di queste unità francesi era stata posta fin dal dicembre 1941 e nel giugno 1942 in numerosi piani presen­ tati dal generale Jousse agli americani e da questi respinti. Un piano analogo fu presentato dal generale Mast nell’ottobre del 1942 e comportava il riarmo di otto divisioni di fanteria e di due divisioni blindate. Il generale Eisenhower lo aveva accettato in linea di prin­ cipio, ma a condizione di inquadrare queste divisioni francesi nel dispositivo dell’esercito americano. Si tentò uno sforzo di coordinamento con la creazione, il 23 dicembre, del JRC (Joint Rearmement Committee), posto direttamente agli ordini del quartier generale alleato e formato da quat­ tro membri: due americani, un inglese e un francese. La presi­ denza era tenuta da un ufficiale americano attivo ed efficiente, il colonnello William Tudor Gardiner. Questo Comitato era incari­ cato di raccogliere tutte le richieste francesi e di programmare le misure più idonee nei limiti dei mezzi a disposizione per rimettere sul piede di guerra le forze francesi. Nuovo disaccordo fra il generale Giraud e il generale Eisen­ hower circa la tattica da adottare: Giraud insiste per uno sbarco sulle coste della Provenza fin dalla primavera del 1943 (13). Le precauzioni prese contro i pericoli di indiscrezioni quanto alla data e al luogo dello sbarco in Africa del Nord avevano costret­ to l’alto comando ad astenersi dall’informare delle proprie inten­ zioni, non soltanto i Francesi liberi, di cui si temevano e le intem­ peranze di linguaggio e l’intransigenza, ma anche i servizi metro(13) Il generale aveva inizialmente programmato uno sbarco simultaneo sulle due rive del Mediterraneo, in Algeria e in Provenza. 12 Marcel Baudot politani dell’esercito dell’armistizio e gli ufficiali di marina che erano decisi a riprendere il combattimento. Un piccolo gruppo di partigiani d’Algeria fu messo al corrente dal generale Clark a Chercheli il 23 ottobre a due settimane dall’inizio dell’operazione Torch: troppo tardi per poter prendere le misure necessarie ad evi' tare le ostilità fra la flotta e il corpo di sbarco e le guarnigioni fran­ cesi dei porti del Marocco e dell’Algeria, troppo tardi per organiz­ zare in tutta l’Algeria e in Tunisia una rivolta che avrebbe per­ messo agli americani di evitare perdite sensibili di uomini e di ma­ teriali, di lasciare intatte le unità francesi dell’esercito dell’armisti­ zio dislocate in Marocco e in Algeria, e di guadagnare parecchi mesi sul calendario previsto delle operazioni militari. Era anche troppo tardi per impedire il disarmo totale dell’esercito dell’armistizio nella zona libera, per mettere al sicuro la maggior parte dei carichi di materiale e di munizioni e per evitare l’affondamento della flotta di Tolone. Il generale Giraud, impaziente per l’insufficiente dotazione di armi antiaeree e di pezzi d’artiglieria anticarro alle unità impegnate sul fronte tunisino, invia il 20 dicembre a Washington una missio­ ne presieduta dal generale Béthouart che reclamerà altresì l’arma­ mento di undici divisioni di cui tre corazzate e la fornitura di 800 aerei. Questo programma ricevette l’approvazione del generale Ei­ senhower a condizione che le unità anglo-americane già in com­ battimento conservassero la priorità negli approvvigionamenti e che i francesi fornissero i servizi logistici in numero sufficiente. Il 24 gennaio 1943 il presidente Roosevelt, dopo penose discussioni svoltesi al tempo della conferenza d’Anfa, prese la decisione di dotare di materiale moderno queste undici divisioni e di cedere mille aerei all’esercito francese. Sfortunatamente questo aiuto non poteva essere fornito che tramite i trasporti marittimi in quel mo­ mento indisponibili e il 26 gennaio lo stesso Roosevelt fu costretto a limitare a 25.000 tonnellate mensili il carico destinato all’arma­ mento dell’esercito francese e a dare la priorità ai mezzi di trasporto e al materiale per i servizi di sanità. Un complemento di quindici navi fu fortunatamente inviato a metà aprile. Il 18 maggio tutto viene rimesso in discussione, e il programma, iscritto in seconda istanza, viene ridotto, per quanto concerne l’aviazione, a 450 aerei. Un viaggio del generale Giraud ai primi di luglio a Washington permette di ottenere un supplemento di tonnellaggio di 200.000 La Resistenza francese e gli alleati 13 tonnellate e la dotazione di nove navi in più per ogni convoglio, il che consente di armare nel corso dell’estate quattro divisioni di fanteria, due divisioni blindate e di organizzare numerose unità ausiliarie. Ma in ottobre gli americani cessano del tutto le spedi' zioni a causa del rifiuto del generale Giraud di dare un’ampiezza sufficiente ai servizi logistici (artiglieria, contraerea, depositi, sta­ bilimenti, ospedali). I convogli riprendono solo nel gennaio 1944, dopo la costituzione di alcune formazioni ausiliarie. Il problema è stato posto in modo eccellente del generale de Gaulle nel volume II delle sue memorie di guerra: « C’erano in Africa abbastanza uomini per formare gli effettivi di un’armata da campagna.. Il limite, tuttavia, era ristretto. Poiché, se da un lato era possibile trovare fra gli indigeni dell’Algeria, del Marocco, della Tunisia, dell’Africa nera, del Madagascar tutti i soldati che si volevano, dall’altro lato, il numero dei militari di carriera e di complemento, atti a servire come graduati e come specialisti era alquanto ridotto. Solo i francesi d’origine potevano costituire il grosso di queste categorie, indispensabili alla formazione delle gran­ di unità moderne. Ora, la popolazione di origine francese ammon­ tava soltanto a 1.200.000 anime. « E’ vero che richiamando tutte le classi fino a quella del 1928 si trovarono 116.000 uomini, cifra tanto più elevata in quanto i ruoli dell’amministrazione, la vita economica e l’ordine pubblico assorbivano un’importante percentuale degli elementi qualificati e in quanto molti dei mobilitati erano, dal 1940, prigionieri dei tede­ schi. E’ vero che la « Francia libera » procurò 15.000 giovani francesi, che la Corsica fornì 13.000 soldati, che 12.000 ragazzi fuggirono dalla Francia attraverso la Spagna, che 6.000 fra donne e ragazze entrarono nei servizi. E’ vero che i richiamati si affret­ tarono a presentarsi. Nonostante tutto, il reclutamento dei graduati e degli specialisti era insufficiente. « Bisogna aggiungere che gli americani, che procuravano le armi e l’equipaggiamento, ponevano la condizione che noi adot­ tassimo le loro regole di organizzazione. Ora, il loro sistema era di assegnare ai servizi una larga dotazione di effettivi, oltre a creare numerosi reparti volanti destinati a colmare le perdite: la vita e l’azione delle unità combattenti dovevano appoggiarsi su re­ trovie riccamente provviste. Gli americani consentivano ad armare le divisioni francesi solo dopo aver verificato che le formazioni i4 Marcel Baudot logistiche corrispondenti fossero composte da un personale nume­ roso e qualificato. Le nostre truppe in Africa, invece, abituate a vivere in condizioni precarie, consideravano uno spreco il fatto di destinare tanta gente ai parchi, ai depositi, ai convogli e agli uffici. Ne risultavano frequenti e talvolta antipatiche contestazioni fra lo stato maggiore alleato e il nostro e, d’altra parte, i francesi soffri­ vano nel vedersi costretti a sciogliere dei bei reggimenti per la co­ stituzione di reparti ausiliari. « Il generale Giraud, per primo, vi si rassegnava a malincuore. Al tempo della conferenza d’Ànfa, avendo sentito Roosevelt ga­ rantire ì’equipaggiamento di tutte le truppe che fossimo riusciti a raccogliere, aveva sperato di poter armare 14 divisioni francesi, deciso a ridurre al minimo i servizi e le riserve. Era dunque deso­ lato e indignato nel vedere controllori stranieri esigere la creazione di servizi logistici al completo e, di conseguenza, la riduzione dei corpi di truppa, prima della distribuzione del materiale atteso. Bi­ sognava, inoltre, mantenere nei nostri territori africani un minimo di forze per la difesa della nostra sovranità. Infine, intendevamo riservare due brigate da inviare in Indocina non appena se ne fosse presentata l’occasione. Queste forze d’Africa e queste brigate, do­ tate di armi francesi, non dipendevano dai controlli americani, ma assorbivano dei quadri e diminuivano perciò le possibilità della no­ stra armata di campagna. « Per mio conto, pur considerando spiacevole la pretesa degli americani di legare i loro prestiti di materiali all’adozione dei loro sistemi, ero del parere che la vicina campagna in Europa avrebbe effettivamente richiesto servizi molto consistenti. Inoltre, nella que­ stione della fornitura delle armi, avevo fretta di porre un termine agli incidenti che ritardavano la nostra entrata in linea. Divenuto unico capo del Governo sistemai dunque la questione. Il decreto che emanai, il 7 gennaio 1944, sulla base degli effettivi reali, dei dati irriducibili dell’organizzazione, delle condizioni alle quali gli alleati ci fornivano l’armamento e l’equipaggiamento, fissava come segue il complesso delle forze terrestri destinate alla battaglia di Francia: 1 comando d’armata, 3 comandi di corpo d’armata, 6 divisioni di fanteria, 4 divisioni blindate, con i servizi e le ri­ serve necessarie. Ciò nonostante, una divisione di fanteria e una divisione blindata previste nel programma non avrebbero potuto essere allestite in tempo utile. In cambio, 3 raggruppamenti di La Resistenza francese e gli alleati 15 tabors, 2 reggimenti di paracadutisti e dei commandos sarebbero stati aggregati alle grandi unità. Non si può immaginare lo sforzo che lo stato maggiore dell’esercito dovette spiegare, sotto la dire' zione del generale Leyer, per realizzare, nonostante le deficienze e i contrattempi, lo strumento militare esemplare cha la Francia riusci ad inviare in Italia e successivamente a schierare in prima linea nella Metropoli e infine a lanciare in Germania e in Austria ». Lerecouvreur, il panegirista del generale francese Giraud, nel suo libro: R ésu rrec tio n d e l’ a rm ée fra n ça ise, accusa il generalissimo americano di aver deliberatamente ritardato l’arrivo di Giraud ad Algeri e il generale Clark di aver mancato di cortesia nei suoi ri' guardi. E’ positivo che gli ufficiali americani consideravano il ge' nerale Giraud il difensore di una concezione superata dalla guerra. Quando Giraud decide di intraprendere la riconquista della Corsica sorgono nuove difficoltà. L’alto comando alleato rifiuta di mettere a sua disposizione delle navi, neppure le navi italiane passate dalla parte degli alleati. L’operazione riuscirà soltanto grazie ai lanci di armi ai partigiani corsi da parte del SOE britannico, ah l’aiuto di una parte dell’armata italiana di occupazione agli ordini del generale Magli, che mise la propria artiglieria a disposizione del corpo di sbarco francese, e all’evacuazione rapida dell’isola da parte dell’esercito tedesco. L’unico aiuto alleato venne dall’aviazione, ma l’azione fu tardiva e Bastia fu bombardata quando la città era stata appena liberata. La mancanza di coordinamento interalleato fu ugualmente la causa di un cattivo impiego dei cacciatorpedinieri francesi che avreb' bero potuto essere utilizzati per sbarrare la strada ai convogli carichi di truppe tedesche, in collaborazione con l’aviazione alleata (14). E’ vero che la mancanza di coordinamento in questa operazione in Corsica non concerne soltanto le relazioni fra gli alleati: il generale Giraud non aveva prevenuto dell’operazione il generale de Gaulle e gli agenti della Francia libera nell’isola e il suo rappresentante aveva preso contatto a Ajaccio solo con i capi comunisti del Fronte Nazionale che poterono così, nell’agosto del 1943, prendere la direzione della rivolta. La liberazione del territorio metropolitano poneva nuovamente il problema della mobilitazione degli uomini utilizzabili per le ne(14) C fr. R a ym o n d S e r a u , La libération de la Corse, Paris, 1955. i6 Marcel Baudot cessità della guerra. Gli alleati reputavano che occorressero dodici o tredici mesi alla creazione di unità efficienti formate con i contin­ genti di leva dei territori liberati e che perciò il loro concorso sa­ rebbe giunto veramente troppo tardi per offrire una qualche utilità strategica; i francesi pensavano che sarebbe stato possibile ridurre considerevolmente il tempo di formazione di queste unità e che co­ munque era desiderabile per la Francia poter ricostituire il più ra­ pidamente possibile il suo esercito metropolitano. Il generale Noiret, capo della missione militare francese a Londra, domandava l’uti­ lizzazione dei quadri della Resistenza armata per la formazione di battaglioni immediatamente disponibili e ribadiva che sarebbe stato un errore psicologico impiegare i gruppi della Resistenza unica­ mente come ausiliari degli eserciti alleati. L’8 luglio 1944, il generale Béthouart, capo di stato maggiore della Difesa Nazionale, accompagnava a Washington il generale de Gaulle con una richiesta di equipaggiamento per 25 divisioni e, come primo provvedimento urgente, eguale richiesta per 30 batta­ glioni di fanteria, per 92 batterie di artiglieria e per 3 battaglioni di carri armati, da formare con centomila uomini forniti dalla Re­ sistenza metropolitana, e che dovevano rappresentare il nucleo di una divisione blindata, di una divisione di paracadutisti, di tre di­ visioni di fanteria e di venticinque gruppi aerei. Il generale Eisenhower si dimostrò poco favorevole a questo programma, da un lato perchè desiderava utilizzare le truppe reclu­ tate nei paesi liberati come unità di lavoro e di sorveglianza delle vie di comunicazione, dall’altro perchè riteneva che queste truppe, ec­ cellenti nella guerriglia in una contrada loro familiare, sarebbero state altrove inefficaci. Acconsentì soltanto alla formazione di tre divisioni in vista delle operazioni dell’annata 1945. Il generale Juin, il 7 settembre 1944, torna alla carica per ottenere l’armamento di cinque divisioni. Il generale Marshall re­ plica insistendo sul limite di tre divisioni e lamenta la scarsa pre­ mura dimostrata dai francesi nell’adempimento delle missioni di sorveglianza e nella costituzione delle unità di lavoratori. E’ certo che gli ufficiali e i soldati delle FFI non pensano che al combatti­ mento e sono poco disposti a sostituire il fucile con la zappa. Nel settembre, 40.000 uomini delle FFI si sono già arruolati nelle file dell’esercito regolare. Il 7 ottobre, la sola Prima Armata inquadra 52.000 uomini delle FFI di cui 12.000 sono già in combattimento. La Resistenza francese e gli alleati >7 Mancano le uniformi e il ministro della guerra, André Diethelm, in­ siste invano presso il generale Eisenhower, illustrandogli in particolar modo il pericolo di scontentare gravemente la Resistenza interna francese, alcuni elementi della quale rischiano di ribellarsi ad un atteggiamento che giudicano ostile nei loro confronti. Un migliora­ mento sopravviene con la scoperta a Troyes di una partita di 72.000 uniformi francesi e con l’arrivo da Algeri di 25.000 uniformi ca­ nadesi; lo stato maggiore francese avanza un altro argomento, e precisamente la necessità di sostituire i 12.000 uomini delle truppe negre durante la stagione invernale con truppe di origine metropo­ litana. Il generale de Gaulle invia il generale Juin in missione agli Stati Uniti e il generale de Saint-Didier rimette al generale Mar­ shall un memorandum con una richiesta di equipaggiamento di 8 divisioni francesi. La stasi delle operazioni alla fine di settembre convince il co­ mandante in capo alleato ad accettare l’armamento di due divisioni francesi in più per il T marzo 1945, ma a condizione sempre che la Francia fornisca 243.000 uomini per i servizi ausiliari (31 otto­ bre). Il 18 novembre, il generale Juin concede la formazione di 120 battaglioni di sicurezza, ma prevede nello stesso tempo l’equipag­ giamento di otto divisioni in più, due delle quali soltanto, una divisione di fanteria e una divisione blindata, avranno bisogno del materiale americano. Il 20 novembre gli inglesi accettano di portare il loro contributo all’armamento delle forze francesi e alcune indu­ strie d’armi vengono messe in funzione in Francia. Il piano francese incontra tuttavia nuove difficoltà per il fatto che le forniture inglesi sono abbastanza in cattivo stato e che l’equipaggiamento della Prima Armata e delle unità impegnate sulle coste dell’Atlantico si deteriora molto rapidamente. L’allarme dato dall’offensiva di von Rundstaet nelle Ardenne, il 16 dicembre, induce il generale Eisenhower a rivedere la propria posizione nei confronti delle richieste francesi ed egli accetta di equipaggiare cinque divisioni con il materiale eccedente dell’eser­ cito britannico (28 dicembre). Il generale de Gaulle ne approfitta per redigere un piano molto più ampio che comporta la formazione di 50 divisioni per la fine del 1945 (T gennaio 1945); il presidente Roosevelt, il 24 marzo, riduce le possibilità del concorso americano aH’armamento di 16 divisioni e consegna nuove proteste per l’in­ 18 Marcel Baudot sufficienza dei servizi. La Prima Armata, forte allora di 241.000 uomini, dispone solo di 58.000 uomini di riserva. Le due concezioni si contrapporranno fino al termine delle ostilità: quella dell’esercito americano, che prevede l’impiego in combattimento di effettivi abbastanza ridotti, dotati di materiale potente e molto istruiti, sostenuti inoltre da unità di servizio nu­ merose e specializzate, e quella dell’esercito francese, che tende ad accelerare la formazione delle truppe e a mandare in linea il mag­ gior numero di unità di combattimento, riducendo i servizi della retroguardia ad un minimo difficilmente compatibile con le neces­ sità di un tipo di guerra molto diverso da quello dei conflitti ar­ mati precedenti. Circa il riarmo nel settore dell’aviazione francese, le difficoltà non furono di ordine dottrinario ma le lagnanze riguardarono la lentezza con cui veniva realizzato il programma adottato. Ancora nell’agosto 1943 il numero delle squadriglie è solo di otto e, alla fine di dicembre, raggiunge il 22, di cui sei dislocate in Gran Bre­ tagna. Gli ostacoli furono molto più gravi quando sorse il problema di armare la Resistenza clandestina nella Francia metropolitana. E’ certo che gli alleati, e particolarmente l’Intelligence Servi­ ce e in certa misura anche il BCRAM di Londra, vedevano più i pericoli che i vantaggi della formazione di gruppi armati clande­ stini e preferivano limitarsi all’organizzazione di reti di informa­ zione facenti perno sull’individuazione delle attività nemiche. La sezione francese del SOE britannico aveva tuttavia paracadutato armi e munizioni, ma le riserve così costituite erano destinate uni­ camente a operazioni di sabotaggio, effettuate da raggruppamenti interamente controllati da responsabili britannici. Gli alleati si facevano un’idea sbagliata intorno alle reali con­ dizioni dell’opinione pubblica in Francia, specialmente nella zona occupata: pensavano che i partigiani della Francia libera non supe­ rassero l’8 - 10% della popolazione, che i movimenti della Resi­ stenza fossero paralizzati dagli intrighi e minacciati dall’intrusione di elementi sospetti che provocavano frequenti arresti nel loro seno, e che fosse molto più interessante per la causa alleata cercare di avvicinarsi al governo di Vichy tramite gli ufficiali dell’esercito deH’armistizio decisi a riprendere la lotta contro la Germania. Uno La Resistenza francese e gli alleati 19 dei dirigenti del più importante movimento della Resistenza nella zona sud, Pierre Fresnay, non aveva forse tentato un accordo con il ministro per gli Interni del governo di Vichy, Pierre Pucheu? Gli alleati stessi non erano forse testimoni, proprio a Londra, di un conflitto permanente fra il CNI, incaricato dal Commissario Nazionale per l’Interno, Diethelm, dell'azione politica in Francia, e l’organo dell’azione militare, il BCRAM del colonnello Passy? (15). Numerosi emigrati francesi a Londra e ancor più negli Stati Uniti non usavano forse a fondo della loro influenza per minare la fiducia che gli alleati riponevano nell’efficacia della Francia li­ bera e dei movimenti della Resistenza che collaboravano con que­ sta nell’interno della Francia? Le autorità americane non avevano forse proposto, alla fine dell’autunno del 194!* il generale de la Laurencie come coman­ dante in capo incaricato di riunire sotto i suoi ordini i vari raggrup­ pamenti della Resistenza? La manovra fallì perchè il generale de la Laurencie rifiutò di negoziare un accordo con i gollisti, condizione posta dai capi dei movimenti della zona libera per la loro ade­ sione (16). La scarsa premura dimostrata dal SOE britannico nell’effettuare operazioni di lanci va anche attribuita alle ripetute carenze delle squadre incaricate della ricezione (cattivo collocamento delle segnalazioni, segnali sbagliati, errori di date o di posizioni), alla scelta infelice dei nascondigli per i depositi dei containers, o dei terreni situati troppo vicini a postazioni della contraerea. I lanci ri­ presero solo nella primavera del 1942, dopo la creazione del BOAM (Bureau des Opérations Aériennes et Maritimes). Più tardi il SOE può anche rimproverare ai movimenti della Resistenza di violare troppo sovente le norme di sicurezza. Un grandissimo numero di depositi di armi fu infatti catturato dal nemico, soprattutto in Nor­ mandia alla vigilia dello sbarco. E’ vero però che gli stessi depositi di armi del SOE non ebbero maggior fortuna e che nel dipartimento dell’Eure la maggior parte dei depositi dei gruppi Buckmaster fu­ rono segnalati al nemico da agenti al soldo della Germania facenti parte di questi gruppi. Non a tutti i gruppi della Resistenza si potevano peraltro rim(15) Colonel P a ssy , Souvenirs, II, pp. 76-78, 86. (16) Colonel P a s s y , Souvenirs, II, pp. 97-99. 20 Marcel Baudot proverare imprudenze. Nel dipartimento dell’Eure, gli agenti nemici non riuscirono a penetrare nelle formazioni dei movimenti OCM, Liberation'Nord, Résistance, Front National, che sfortuna' tamente non ebbero mai il beneficio di lanci di armi, nonostante la qualità della loro struttura e l’importanza dei loro effettivi. Le formazioni del SOE britannico e dell’ORA (Organisation de la Ré' sistance Armée), i cui capi rifiutavano qualsiasi rapporto con i gol' listi, erano state ben provviste di armi, ma il nemico si era impadro' nito di quasi tutti i depositi che avevano costituito. Bisogna riconoscere che la politica adottata a questo proposito da Londra fu disastrosa sotto svariati punti di vista. Nelle file dei movimenti serpeggiarono rancore e scoraggiamento per questi rei' terati rifiuti di lanci e vi fu chi tentò di impadronirsi dei depositi costituiti da altri raggruppamenti, donde serii conflitti fra i gruppi della Resistenza (17), che arrecarono gravi pregiudizi alla necessaria coesione. Al 6 giugno 1944, una regione tanto importante per la strategia alleata quanto la regione della Bassa Senna non disponeva che di un’infima quantità di armi e di munizioni e durante i mesi della stasi delle operazioni nel settore orientale del fronte di Normandia non furono mai lanciate loro delle armi benché ci si fosse preoccupati di mettere a disposizione dell’aviazione alleata tutta una serie di terreni omologati e di squadre specializzate per la ricezione. La priorità assegnata alla preparazione dei materiali necessari alle operazioni in Bretagna non sembrava incompatibile con l’invio di alcuni aerei destinati a rifornire i cinquemila uomini delle Forze francesi dell’Interno dislocati nei distretti di Lisieux, di Bernay e di Evreux. Questa mancanza di rifornimenti in armi era stata ancor più duramente sentita dalle forze riunite nel Vercors, cui vennero a mancare i mortai proprio nel momento dell’attacco tedesco del feb' braio 1944. Il 14 luglio esse fruirono di un lancio « tricolore » in pieno giorno effettuato da 80 bombardieri americani, che, nella sua imprudenza, provocò la rapida e violenta reazione dell’esercito tedesco il quale annientò in pochi giorni il maquis del Vercors. (17) Cfr. Cap. PORTOU, Guérilla en montagne. Questo atteggiamento induceva altresì i partigiani ad attaccare i soldati tedeschi isolati per disarmarli, il che provo­ cava dure rappresaglie sulla popolazione. C fr. R aymond E scholier , Maquis de Guascogne. La Resistenza francese e gli alleati 21 Il medesimo dramma doveva ripetersi nel maggio e nel giugno 1944, quando si riunirono al Mont Mouchet molte migliaia di gio­ vani dei corpi franchi di Auvergne. I lanci di armi furono affatto insufficienti e i maquisards si dispersero non senza aver subito forti perdite. Se si deve lamentare la mediocrità dell’aiuto portato a que­ ste due operazioni del Vercors e di Auvergne, va ancora maggior­ mente incriminato l’errore del comando che, dopo aver disposto questi disgraziati convegni, rifiutò di mettere a disposizione del Vercors la squadriglia di aerei francesi Patrie (18) e di fornire al maquis del Mont Mouchet i rinforzi promessi dal generale Revers, capo dell’ORA. Se il sistema di piccoli presidi di « maquis mobilisateurs » inca­ ricati di attirare gli effettivi nemici intorno alle roccheforti delle più importanti unità delle Forze francesi dell’Interno si è rivelato una soluzione molto costosa e abbastanza inefficace, la generalizzazione dei sabotaggi e della guerriglia mediante piccoli raggruppamenti disseminati in tutto il paese causava al nemico le più forti perdite e lo demoralizzava. E’ un gran peccato che il comando alleato non lo abbia compreso e che abbia invece destinato al rifornimento di armi e di munizioni alla Resistenza armata soltanto un piccolo nu­ mero di aerei. Era tuttavia evidente come fosse più facile, per radere al suolo gli obiettivi nemici, affidarsi a squadre di sabotatori piut­ tosto che ad aerei da bombardamento i quali molto spesso man­ cano i loro obiettivi. Il ritmo dell’invio di armi alla Resistenza francese tramite l’aviazione britannica rimase di venticinque tonnellate mensili mentre, solo per la zona sud, i due capi dei principali movimenti della Resistenza, Fresnay di Combat e Emmanuel d’Astier di Li­ beration, ne reclamavano almeno cento. Mancheremmo gravemente alla gratitudine che la Francia de­ ve ai suoi alleati se minimizzassimo l’aiuto che essi le hanno dato. Aiuto finanziario innanzitutto, grazie agli accordi Churchill - de Gaulle del marzo 1941 che aprivano i crediti necessari alla coper­ tura delle spese della Francia libera: fino al luglio 1943 l’Inghil­ terra finanziò l’equipaggiamento, il mantenimento e i trasporti delle truppe della Francia libera: il debito della Francia verso il (18) Cfr. R obert A ron, Histoire de la libération de la France. 22 Marcel Baudot Tesoro britannico a questo titolo ammontò a più di 30 milioni di lire. I benefici della legge affitti e prestiti (Lend-Lease Act) furono estesi dagli Stati Uniti alla Francia libera F u novembre 1941. Gli Stati Uniti costituirono e garantirono il mantenimento di otto divisioni e di 300 unità ausiliarie reclutate nell’Africa del Nord; fornirono un terzo dell’equipaggiamento e del mantenimen­ to per tre divisioni e per quaranta unità ausiliarie arruolate nella Francia metropolitana e il materiale completo per nove squadriglie aeree, il tutto per un complesso di 320.000 uomini: al i° marzo 1945 i vettovagliamenti per le truppe francesi ammontavano a 365.000 razioni giornaliere. Il carico necessario corrispose a 3.250.000 tonnellate e la spesa a 793 miliardi di vecchi franchi. In vista delle operazioni dell’agosto 1944 in Provenza il ser­ vizio segreto americano, l’OSS (Office of Strategie Service) para­ cadutò ai gruppi della Resistenza francese una grande quantità di materiale oltre ad agenti di collegamento, squadre di sabotatori e commandos: il 14 luglio 1944, 180 fortezze volanti B 17 lancia­ rono nel sud-est della Francia più di 300 tonnellate di armi. Dal gennaio all’ottobre del 1944, l’OSS ha fornito alla Resi­ stenza francese 16.807 carabine, 2.400 fucili, 15.6Q2 mitra, 2.266 rockets (razzi), 90.000 caricatori e 21.000 razioni di vitto, il tutto contenuto in 2.583 containers (19). II solo maquis del Vercors ricevette quattordici lanci di armi nella notte dal 23 al 24 giugno^ 1944, seguiti da altri nelle notti del 28 e 29 giugno, del 6, 7, 8, 11, 16 e 17 luglio da parte di squadriglie venute da Algeri; provenienti dall’Inghilterra furono inoltre paracadutati fra il 25 e il 28 giugno 2.160 containers di armi. All’attivo degli inglesi va posto anche l’aiuto dato alla causa della Francia libera da Radio Londra: Jacques Duchesne, l’orga­ nizzatore delle emissioni francesi alla BBC, i cinque minuti gior­ nalieri della Francia libera con l’editoriale del portavoce del gene­ rale de Gaulle, Maurice Schumann, giocarono un ruolo di primis­ simo piano nel mantenere alto il morale del popolo francese. La BBC finì per consacrare ai nostri compatrioti cinque ore e mezza giornaliere di trasmissioni in lingua francese. (19) Cfr. V igneras , Rearming the French, p. 357. La Resistenza francese e gli alleati 23 La stazione concorrente Radio-Patrie, allestita dai Servizi se­ greti britannici, e che funzionò dall’8 ottobre 1942 al 9 maggio 1943 per sostituire i redattori della Francia libera dimissionari dopo la consegna del potere all’ammiraglio Darlan in Algeria, ottenne poco pubblico. Le emissioni Honneur et Patrie sotto controllo fran­ co-inglese che seguirono nel maggio 1943 ebbero al contrario la massima diffusione (20). Si può valutare che l’8o% della popola­ zione in Francia ascoltava almeno il bollettino di notizie della BBC e nella maggior parte dei casi l’intera trasmissione francese della serata. Un’altra forma di aiuto fu portata dall’aviazione, sia con gli apparecchi Lysander che venivano in Francia per trasportare in In­ ghilterra gli uomini la cui presenza a Londra appariva indispensa­ bile, sia con operazioni di sostegno diretto alla Resistenza, come quella operazione Jéricho che permise l’evasione dalla prigione di Amiens di molti partigiani ivi imprigionati. Ottimi servizi rese pure la messa a disposizione delle reti di operatori radio e dei gruppi armati di tecnici di sabotaggi, di com­ mandos e di squadre di collegamento Jedburgh (21). La collaborazione dei servizi speciali britannici e americani: Intelligence Service, SOE e OSS, con il BCRA francese a Londra e con le varie organizzazioni della Resistenza, anche se realizzata soprattutto per aumentare l’efficienza di questi servizi, fu lungi dall’essere trascurabile. Il coordinamento purtroppo non fu sempre perfetto e, a più riprese, una stessa operazione di sabotaggio fu in­ trapresa da numerosi gruppi che, ignorandosi, si danneggiarono a vicenda (22). La sezione francese del SOE paracadutò in Francia 393 uffi­ ciali di cui 119 furono uccisi o arrestati; nelle due annate 1943 e 1944, il SOE riuscì ad effettuare 5.634 operazioni di lanci di armi per conto proprio o per conto del BCRA francese, gettando più di 8.450 tonnellate di armi e di materiale e paracadutando 868 uomi(20) Cfr. C r e m ie u x - B rilhac , Les émissions françaises à la BBC in « Revue d’ h i­ stoire de la deuxième guerre mondiale », nov., 1950, pp. 73 e ss. (21) 90 squadre Jedburgh composte di due ufficiali, uno alleato e uno francese, più una radio furono paracadutate oltre a commandos americani formati da 4 uf­ ficiali e 30 uomini. (22) Cfr. P eter C h u rch ill , Duel of Wits, (Londra, 1958), a proposito del sabo­ taggio della stazione radio di Sainte Assise. 24 Marcel Baudot ni. La sezione del colonnello Buckmaster, per parte sua, riuscì a compiere 3.725 lanci comprendenti: 5.720 tonnellate di armi (esplosivi, granate, mitra, mitragliatrici leggere, carabine, fucili, bazooka, razzi e munizioni varie). Nel 1944, in pochi mesi, il nu­ mero di spedizioni aeree effettuate per conto del SOE superò il migliaio (23). Il SOE mantenne nella zona occupata una ventina di organizzazioni e quattordici nella zona libera. L’OSS americano, comandato dal brigadiere generale Dono­ van e rappresentato a Londra dal tenente colonnello Roseborough e dal maggiore Maddox, raccoglieva soprattutto informazioni: i suoi agenti in Svizzera e in Spagna, incaricati di missioni nella Francia occupata, si urtavano con l’alto comando e poterono dispor­ re solo di mezzi dieci volte inferiori a quelli ottenuti dal SOE bri­ tannico. Tuttavia, dopo l’inizio del giugno 1944, i maquis del SudEst ricevettero dagli americani più di 300 tonnellate di armi; a tutto il 12 luglio, l’aviazione americana aveva lanciato 6.000 con­ tainers per un totale di mille tonnellate di armi. Dal gennaio all’ot­ tobre del 1944, l’OSS ha per parte sua fornito 2.588 containers. Il contributo della Resistenza francese allo sforzo militare co­ mune non fu mai trascurabile. Fin dal mese di agosto 1940, esso consistette nell’annessione della colonia francese del Ciad seguita dal Camerun dall’Ubangi e dal complesso dell’Africa equatoriale francese; gli effettivi di cui la Francia libera disponeva inizialmente non superavano i 15.000 uomini ma questa cifra aumentò rapida­ mente. La cavalleria della Francia combattente e la divisione di fanteria del generale Legentilhomme che doveva divenire la Prima DFL ed era originariamente parte del corpo di spedizione francese in Norvegia, rinforzata dai battaglioni negri del generale Larminat, presero valorosamente parte alla riconquista dell’Abissinia. Poi, in dicembre, la partecipazione dei Francesi liberi alla campagna di Eri­ trea permise la cattura in combattimento di 4.000 uomini e la resa di 10.000. Fu il distaccamento francese a penetrare per primo in Massaua il 17 aprile 1941. La collaborazione francese in Africa fu segnata successivamente dall’epopea del generale Ledere, dall’e­ roica difesa del generale Koenig a Bir-Hakeim, dai saggi consigli del generale Catroux che permisero all’esercito britannico di superare la linea del Mareth in Tunisia. (23) del SOE. Queste informazioni molto precise sono state fornite dal maggiore Boxshall La Resistenza francese e gli alleati 25 Nello stesso periodo la marina francese collaborò efficacement te nella protezione dei convogli diretti a Murmansk (24). Nel giugno 1942, le forze navali francesi contano 3.600 marinai: sette* cento erano già morti per la causa alleata. Sono armate inoltre 67 navi della marina mercantile per un equivalente di 200.000 ton­ nellate: 580 ufficiali e 4.300 marinai della flotta mercantile collaborano allo sforzo della guerra. L’ammiraglio Lemonnier, nominato capo di stato maggiore generale nel luglio 1943, faceva adottare il 14 ottobre 1943 dal Comitato di Difesa Nazionale un piano inteso a consentire l’uti­ lizzazione, nella primavera del 1944, di due corazzate, di nove incrociatori, di due portaerei, di quattro incrociatori leggeri, di tre incrociatori ausiliari, di due portaerei, di 14 torpediniere, di 18 sommergibili e di 80 navigli di scorta. Di fatto, grazie all'opera di ammodernamento di queste navi nelle basi alleate di Brooklyn e delle Bermude, questa flotta fu pronta in tempo utile e potè an­ nettersi anche due torpediniere supplementari, un sommergibile, quattro fregate, sei torpediniere di scorta e sei flottiglie di idrovo­ lanti. L’aviazione francese, che comprende successivamente il grup­ po Ile de France e poi i gruppi Alsazia, Lorena, Bretagna e infine il gruppo Normandia, può svolgere una funzione importante. Sempre all’inizio della primavera del 1944, il generale Bouscat, capo di stato maggiore generale dell’aviazione, aveva potuto realizzare il piano stabilito il 22 ottobre 1943, che comportava trenta gruppi aerei di cui 7 avevano le loro basi in Gran Bre­ tagna, 21 sul teatro di operazioni mediterraneo e 2 in Russia. Su tutti i fronti l’aviazione della Francia libera è attiva, praticando le ricognizioni, la scorta, l’appoggio all’esercito, la caccia e il bom­ bardamento; la centrale di Chevilly-Larue, i nodi ferroviari di Roubaix e di Creil, le difese costiere, le rampe di lancio delle V 1 furono oggetto di attacchi coronati dal successo. Certamente dall’organizzazione di spionaggio venne l’aiuto più utile alla strategia alleata da parte della Resistenza francese. E non soltanto dalle organizzazioni spionistiche che, a poco a poco, tessero attraverso tutto il paese una tela che non lasciava sfuggire alcuna informazione utile, ma anche da una frazione non trascura(24) Cfr. M. G uierre , La victoire des convois . 2Ó Marcel Baudot bile dei servizi ufficiali dell’esercito, soprattutto quelli del 2eme Bureau, che, nonostante l’armistizio del giugno 1940, nonostante le consegne governative e il controllo del nemico, condussero un’a­ zione incessante per la ripresa della lotta contro l’occupante. Mi­ metizzazione di armi e di materiale militare, raccolta di informa­ zioni sull’esercito tedesco, presa di contatto con gli ufficiali parti­ giani e con i movimenti clandestini della Resistenza, tutta questa azione del 2eme Bureau, diretta dai colonnelli Rea, Rivet, Mollard, dal comandante Pallide e dal capitano de Cossé-Brissac, fu sfortuna­ tamente paralizzata da un tradimento che provocò l’arresto o la fuga dei capi dell’organizzazione all’inizio del 1944. Dall’ottobre 1940 al novembre 1942, avevano potuto essere neutralizzati più di mille agenti del nemico. Il 19 gennaio 1943 fu stabilito un collegamento radio fra il servizio di controspionag­ gio del 2eme Bureau, chiamato allora Lavori Rurali (Travaux Ruraux: TR) e i servizi speciali di Algeri e di Londra. Nell’aprile 1943, fu creato il TR Giovani per assicurare l’esecuzione dei lanci con paracadute e dei collegamenti esterni e nel novembre il co­ mandante Paillole divenne il capo del complesso dei servizi di con­ trospionaggio francese. L’opera di J. Stead: S e c o n d B u re a u (Londra, 1959) permette di seguire molto da vicino gli sviluppi dell’attività clandestina dei servizi speciali dell’esercito: è invece molto più difficile tracciare un quadro completo dell’attività delle organizzazioni spionistiche francesi. Alcune soltanto hanno costituito oggetto di studi appro­ fonditi, quali il Réseau Marco-Polo (25) che contò fino ad un mas­ simo di 900 membri, procurò informazioni preziose sulle rampe di lancio delle V i e delle V2, creò uno stabilimento di bombe in­ cendiarie a Vaulx-en-Velin e riuscì a scoprire tempestivamente un complotto ordito dall’ammiraglio Canaris contro il generale Eisen­ hower, e la Compagnia Notre-Dame, la CND di cui il colonnello Rémy ha raccontato la storia (26) e che giocò un ruolo di primissimo piano nell’installazione e nel coordinamento dei numerosi « ré­ seaux )) e « sous-réseaux ». Il colonnello Passy, capo del BCRA, nei suoi S o u v e n ir s (27), (25) Jacques B erger , Agents secrets contre armes secrètes, Parigi, 1955. (26) R e m y , Mémoires d’ un agent secret de la France Libre. (27) Colonel P a ssy , Souvenirs, III, pp. 286-311. La Resistenza francese e gli alleati 27 ha chiaramente descritto la struttura e lo sviluppo delle più im­ portanti organizzazioni spionistiche: il réseau Famille, la missione Pallas, i réseaux Ali, Couleuvre e Augur, il réseau Brutus, i réseaux Phalanx et Cohors, Ronsard, Palanque e Phratrie. Il numero dei servizi di informazione continuò ad aumentare negli anni 1943 e 1944: superò la sessantina e riunì una trentina di migliaia di persone, uomini e donne; nonostante gli arresti, pro­ vocati nella maggior parte dei casi o da agenti che facevano il dop­ pio gioco o da imprudenze, la raccolta delle informazioni, trasmes­ se generalmente mediante radio emittenti, fu sempre ricca. L’alto comando ha riconosciuto che le informazioni fornite erano eccellenti: esse hanno permesso il quotidiano aggiornamento delle notizie intorno all’ordine di battaglia dei tedeschi. Il generale Bedell Smith poteva scrivere al BCRA: « Nel corso del mese di maggio 1944, sono pervenuti dalla Francia a Londra 700 rapporti telegrafici e 3.000 rapporti scritti ». Le dislocazioni delle truppe, delle basi, dei depositi, dei campi di atterraggio, tutti i posti di co­ mando tedeschi sono conosciuti con la massima precisione, gli effet­ tivi e il materiale esattamente calcolati, le opere di difesa fotogra­ fate, i campi di mine individuati. I messaggi che pervengono gior­ nalmente al BCRA a Londra raggiungono talvolta molte migliaia. Il sabotaggio e le altre missioni di azione diretta, effettuati dalle organizzazioni di azione, sono estremamente utili. Col 1943, il BCRA può costituire, affiancandole alle organizzazioni d’azione del SOE britannico, missioni di collegamento presso il Comitato di coordinamento della zona sud e disporre di 48 stazioni radio emit­ tenti, un centro radio di soccorso, la missione Erg, una missione incaricata della raccolta del materiale nella zona sud (missione Sard), le missioni Tir, Eric, Scamaroni, Pal, Voix du Nord e Mah, incaricate di operare nel Forez, nel Jura, in Corsica, a Parigi, nel dipartimento del Nord e in Bretagna. Occorrerebbe procedere ad un confronto fra il numero delle distruzioni di locomotive effettuate dall’aviazione fra l’aprile 1943 e il maggio 1944: 2.495, e ^ numero delle distruzioni che si de­ vono alla Resistenza: 1.846, cui vanno aggiunte le 820 dei due mesi successivi; e bisognerebbe anche censire il numero considere­ vole di interruzioni delle linee ferroviarie e dei cavi telefonici che provocano ritardi apprezzabili e molto dannosi per il nemico. I fer­ rovieri, con lo sciopero a singhiozzo, con volontari errori nell’avvio 28 Marcel Baudot dei convogli, i funzionari delle poste, con un’attenta sorveglianza delle comunicazioni del nemico e dei suoi complici, contribuirono efficacemente al logorio della macchina da guerra nazista. La Re­ sistenza delle Poste e Telegrafi raccoglie più di diecimila funzio­ nari; cinquecento saranno uccisi e millecinquecento deportati. L’esercito segreto accresce rapidamente i suoi effettivi. All’i­ nizio del 1943, le forze arruolate nei movimenti della Resistenza al fine di combattere per la liberazione non contano più di quarantamila uomini; all’inizio del 1944 raggiungono i centomila, cifra che aumenterà con progressione rapida un mese dopo l’altro. Il ritmo dei reclutamenti è frenato soltanto dalla penuria di armi. Nel giugno e nel luglio 1943 hanno luogo combattimenti nell’Alta Savoia, ai Dents de Lanfon e a Cluses. Un primo scontro fra un maquis dell’Aveyron e una compagnia dell’esercito di occu­ pazione a Dourges, il io settembre 1943, causa forti perdite al ne­ mico ed è seguito da altri combattimenti impegnati da gruppi di partigiani dell’Aveyron, del Cantal, della Corrèze e della Dordogne. L’ 11 novembre i maquis dell’Ain, agli ordini del colonnello Romans-Petit, occupano Oyonnax e riescono a continuare i loro assalti, nonostante i contrattacchi tedeschi, fino al mese di giugno. Il 14 novembre, prima il parco di artiglieria di Grenoble e succes­ sivamente una caserma sono distrutti da uno scoppio di dinamite. Nel Sud-Est, nei dipartimenti della Drôme, dell’Isère e delle Hautes-Alpes, le linee ferroviarie sono costantemente sabotate; un treno tedesco viene attaccato in dicembre a Valence e un altro viene precipitato nella Drôme; nel marzo 1944 altri deragliamenti ed altri attacchi ai treni. Nel febbraio 1944, il maquis delle Glières (poi di Thônes) nell’Alta Savoia riunisce 500 francesi e 60 spagnoli, nel marzo il nemico è costretto ad impiegare 3 battaglioni 2 batterie da monta­ gna e 2 mortai pesanti, oltre ai rinforzi della milizia e della guardia mobile francese, cioè più di 7.000 uomini appoggiati da un gruppo di Stukas, per venirne a capo a prezzo di sensibili perdite. Alla vigilia dello sbarco, forti « maquis mobilisateurs », ordi­ nati dal Bloc planning del BCRA, convergono, l’uno, per il Mas­ siccio centrale, al Mont Mouchet, nell’Alta Loira, l’altro nel Vercors, ma le operazioni, nonostante i lanci di armi si concluderanno con sanguinose sconfitte a causa della violenza della risposta nemi- La Resistenza francese e gli alleati 29 ca. Un’analoga operazione in Normandia, dove lo stato maggiore ha ordinato la convergenza dei maquis nella regione della Suisse normande, è resa impossibile dalla densità delle truppe tedesche. L’inizio delle operazioni militari in Normandia, e poi in Provenza, nel giugno e nell’agosto del 1944, suscita l’immediata colla­ borazione di più di 200.000 uomini delle Forze francesi dell’Interno, forniti di un armamento più o meno leggero, oltre a 200.000 uomini non armati, ma capaci di rendere utili servizi. L’esercito francese, frattanto, fornisce il gruppo aereo Lorrai­ ne per la protezione della flotta di sbarco in Normandia, il secondo reggimento di cacciatori paracadutisti lanciato sulle coste del Nord e sul Morbihan, 3 incrociatori, 1 torpediniera, 4 fregate, 4 corvette e 2 cargos nella flotta di sbarco, il commando di 160 uomini del capitano Kieffer facente parte della ia Brigata di Servizi Speciali agli ordini di Lord Lovett. E’ la Resistenza che, in Bretagna, con l’aiuto del 4° battaglione del Comandante Bourgoin e del 20 reggimento cacciatori paracadu­ tisti, porta a buon fine l’operazione Stanwest diretta a bloccare la strada ai 150.000 soldati tedeschi dislocati in Bretagna: è la Resi­ stenza che ritarda da otto a quindici giorni l’arrivo in Normandia, dal Sud della Francia, di una decina di divisioni tedesche, di cui molte blindate; è ancora la Resistenza che, in Normandia, con la sua guerriglia e i suoi reiterati attacchi alle linee ferroviarie, co­ stringe il nemico ad ammassarsi sulle strade di grande comunica­ zione che vengono così strozzate. I ferrovieri praticano su larga scala lo sciopero a singhiozzo; nel Sud-Est mille treni sono paralizzati per due settimane; al de­ posito di Ambérieu il 6 giugno esplodono 52 locomotive; alla stessa data il numero delle interruzioni delle linee ferroviarie supera il cinquecento. Dal 7 giugno la Normandia è completamente isolata e la rete telefonica divisa in 25 tronchi; il giorno successivo vengono effettuate altre tredici interruzioni e all’inizio d’agosto il numero dei tronchi passa a 77. Nel luglio 1944, mentre nelle retrovie del fronte di Norman­ dia i sabotaggi continuano ad un ritmo rallentato soltanto dalla mancanza di esplosivi, gli attacchi dei guerriglieri devono essere sospesi per evitare le rappresaglie delle truppe tedesche, dappertutto molto numerose. 3° Marcel Baudot In Bretagna, quando i raggruppamenti del 40 battaglione pa­ racadutisti si raccolsero nelle loro basi, si verificò un afflusso straordinario di volontari bretoni: venne così realizzato il piano Bigot, che prevedeva l’armamento e l’inquadramento di questi 30.000 maquisards, e, il 21 luglio, il generale de Guingan e il generale Koenig si trovarono d’accordo nell’affidare ai volontari bretoni l’incarico1 di sostituire l’armata Patton nell’inseguimento dei due corpi d’armata tedeschi che occupavano la penisola. Il suc­ cesso di questa operazione fu completo e le Forze francesi dell’Inter­ no accerchiarono le truppe nemiche nei campi trincerati di Saint Nazaire, di Lorient e di Brest. Alle Forze francesi dell’Interno va inoltre attribuito il merito della individuazione dei campi di mine, del sabotaggio dei pannelli di segnalazione, delle operazioni di rastrellamento delle foreste nelle anse della Senna e di molte altre importanti operazioni condotte in collaborazione con gli eserciti alleati (collegamenti, distruzione di opere di difesa, occupazioni anticipate di città e di punti strate­ gici); così, la città di Vernon fu presa e difesa dalle FFI dieci giorni prima della sua occupazione da parte dell’esercito americano. La Resistenza ha anche sistematicamente attaccato le linee ferroviarie dell’Est, del Sud-Est, del Centro e del Sud-Ovest, dove nel corso dei soli mesi di giugno e di luglio sono stati condotti a buon fine 600 deragliamenti e poste fuori uso 1.800 locomotive; i cavi di trasmissione sono stati sabotati in continuazione. L’azione delle FFI del Sud doveva avere un effetto ancor più decisivo al tempo dello sbarco sulle coste della Provenza. Il colon­ nello Zeller, capo delle Forze Francesi dell’Interno nel settore del Sud-Est, aveva perfettamente preparato i suoi uomini a gettare il massimo scompiglio possibile nelle retrovie del nemico con l’inizio delle operazioni alleate sulle coste del dipartimento del Var. Un clima di insicurezza totale è stato creato e mantenuto: le divisioni tedesche sono nella maggior parte demoralizzate; oltre la valle del Rodano, dopo il 20 giugno, non funziona più nessuna linea ferroviaria: non un solo treno è passato da Veynes dopo il 20 giu­ gno. I convogli, avviati sulla grande linea Lyon-Marseille, sono co­ stantemente tormentati dalle scaramucce dei maquis. Il colonnello Zeller ottiene dal generale Patch che, contrariamente al piano pre­ visto per le operazioni Anvil-Dragoon, il rastrellamento della re­ gione alpina sia affidato alle FFI aiutate da qualche distaccamento La Resistenza francese e gli alleati 31 leggero rinforzato da distaccamenti blindati, mentre le forze ar­ mate tedesche, ancora potenti nella valle del Rodano, saranno co­ strette a ritirarsi per evitare di essere sorpassate. Nel corso della battaglia per l’accerchiamento di Tolone e di Marsiglia, le FFI collaboreranno molto efficacemente nell’accelerare l’avanzata fran­ co-americana. A causa di ciò il nemico non ha più il tempo di smantellare le installazioni portuali e il generale Marshall potrà assicurare l’immediato transito di quattordici divisioni e lo scarico quotidiano di 18.000 tonnellate di armi e di vettovaglie. Le strade del Sud-Est passano rapidamente sotto il controllo delle FFI: il maquis di St. Julien en Genevois si impadronisce fin dal 23 agosto della regione del Salive. Il 31 agosto, a Bagnols-surCèze, il maquis Ardennes du Gard si fonde con la Prima Armata francese del generale de Lattre che, per una delicata attenzione del generale Patch, può entrare per prima in Lione il 3 settembre. Un raggruppamento delle FFI che occupa il Monte Lomont dall’inizio di giugno, viene raggiunto il 6 settembre dalla divisione del generale De Linarès. In Saône-et-Loire, l'avanzata è stata estre­ mamente rapida grazie alla perfetta organizzazione dei maquis della regione che attaccano dalla metà di agosto. Il 7 settembre, a Parayle-Monial, i 25.000 FFI dei dipartimenti del Lot, della Corrèze, dei Pirenei e del Languedoc vengono a rafforzare il fronte e il 12 settembre elementi avanzati delle forze di sbarco della Manica e del Mediterraneo si riuniscono. Il maresciallo de Lattre pratica su larga scala la fusione dei maquisards e delle forze regolari: 40.000 FFI sono inquadrati nella Prima Armata fin dal 20 settembre, 60.000 a metà ottobre, 75.000 alla fine di novembre: alla fine vi saranno inquadrati 137.000 FFI, provenienti da tutte le regioni della Francia: dai 20.000 FFI alpini del corpo franco pireneo Pommiès, dai contin­ genti di Guascogna, del Languedoc, del Limousin e di Auvergne alla brigata parigina del Colonnello Fabien ed alla brigata AlsaziaLorena perigordina e tolosana di André Malraux. Questi 137.000 uomini dell’esercito clandestino inseguono- le armate in ritirata con i 256.000 uomini delle forze di sbarco della Provenza. Grazie a questo contributo di formazioni dinamiche e coraggiose, la sostitu­ zione delle unità dell’Africa nera potrà essere effettuata con i primi freddi di novembre. 32 Marcel Baudot Il contributo della Resistenza clandestina fu spesso decisivo: certamente ha anticipato di parecchi mesi la capitolazione del nemico; avrebbe potuto essere molto più efficace ancora se gli stati maggiori, sia quelli angloamericani che quello della Francia com­ battente, avessero riposto in esso una maggior fiducia e avessero fornito i mezzi indispensabili in materiale, armi appropriate e mu­ nizioni. Ma i politici hanno temuto che questa forza clandestina divenisse un esercito da « pronunciamento ». I militari non hanno1 compreso a tempo, salve poche eccezioni, il ruolo di primo piano che poteva giocare nello smantellamento materiale e morale della macchina da guerra nemica questa massa, mobile, fluida, innume­ revole, astuta, di partigiani di ogni età, di ogni origine sociale, usciti da tutte le strade delle nostre città, da tutti i villaggi delle no­ stre campagne. M arcel Baudot