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Filosofia e cultura ebraica 1.
La cultura ebraica dalle origini a
Maimonide
Lezioni d'Autore
Le fonti
Le prime scuole importanti di religione e
cultura ebraica risalgono al I sec. a.C.
I testi sui quali si studia:
La Bibbia, in ebraico Tanakh, che racconta la
storia del popolo ebraico dalle origini fino alla
fine dell’esilio babilonese (516 a.C).
Il Talmud, composto dalla Mishnah, la
trascrizione della tradizione orale, e la
Ghemarah, la raccolta delle leggi civili e
religiose.
Il Libro della creazione (III-IV sec.)
La Misura della sapienza divina (VII sec.)
L’ebraismo nell’alto Medioevo
A Babilonia nasce e fiorisce la corrente
culturale dei Gheonim (eccellenze),
studiosi e rabbini che divennero punti di
riferimento dell’ebraismo mondiale
interpellati su ogni problema di interpretazione
che sorgesse nello studio e nella lettura della
Bibbia e del Talmud.
Le loro risposte (Teshuvot in ebraico) furono
ben presto raccolte in libri ed entrarono a loro
volta a far parte dei testi di riferimento.
Le scuole babilonesi
Saadia Gaon, considerato il fondatore della
filosofia ebraica, tenta una sintesi tra legge
ebraica e filosofia: fede e ragione hanno
entrambe origine in Dio, quindi, per
principio, non possono essere in
contraddizione.
Isaac Israeli, l’esponente più importante e
noto della filosofia neoplatonica, si schiera a
favore della dottrina della creazione in
contrapposizione con l’eternità della materia di
matrice aristotelica.
XI e XII sec.
I luoghi più importanti per la filosofia ebraica:
Spagna, Nord Africa, Francia e Germania.
Neoplatonici e aristotelici
Neoplatonici spagnoli: Shlomo ibn Gabirol,
Fons vitae - Yosef ben Ya’aqob Ibn Saddiq,
Il microcosmo - Yehuda ha-Levi si impegna a
provare la verità dei racconti biblici.
Alla corte dei califfi di Bagdad: Abu l-Barakat,
medico e filosofo, parte dal concetto di anima di
Avicenna per elaborare una teoria autonoma
della percezione in polemica con Aristotele.
Mosè Maimonide (Cordova 1135-Il Cairo 1204)
Si trasferisce prima a Fes (Marocco), dove
studia medicina, poi nel 1160 al Cairo, dove
diventa uno degli esponenti più importanti
della comunità ebraica e, a partire dal 1185,
uno dei medici ufficiali alla corte del visir alFadil.
Al Cairo Maimonide scrive e opera per tutta la
sua vita, spaziando dalla medicina, al
diritto, alla religione, alla filosofia.
Mosè Maimonide – Le opere
Scrive di logica aristotelica.
Esamina la condizione degli Ebrei costretti
a convertirsi e li esorta ad abbandonare i
paesi che li costringono a violare la legge
di Dio.
Scrive un commento alla Mishnah e uno alla
Torah, nel quale elenca in maniera sistematica
tutte le norme che devono regolare la vita
degli Ebrei.
Mosè Maimonide
La guida dei perplessi (1190)
Suddiviso in tre parti:
I. Passa di rassegna le interpretazioni della
Bibbia e del Talmud;
II. In polemica con Saadia Gaon, tratta degli
attributi divini, del ruolo della profezia
e di filosofia;
III. Prende in esame il problema della
provvidenza e dei precetti religiosi.
La guida dei perplessi: il lettore dell’opera
Maimonide scrive per coloro che sono colti
conoscitori della religione e della dialettica
filosofica, che sono guidati nel loro pensiero
e nelle loro azioni da una ragione
illuminata e, proprio per questo, sono
perplessi davanti ad affermazioni ed
espressioni dei testi religiosi che sono, o
appaiono, con essa in contrasto. In contrasto
soprattutto con la filosofia aristotelica,
nell’eterna tensione tra ‘ragione’ e
‘rivelazione’.
Comprendere Dio
Per Maimonide comprendere Dio non
significa conoscere e fare chiarezza sui
suoi attributi, ma comprendere le sue
azioni ed essere consapevoli della
distanza tra Dio e gli uomini.
La conoscenza degli attributi divini è utile solo
perché l’intelletto umano, a differenza di
quello divino, è finito; l’unica forma di
vicinanza che l’uomo ha con Dio è il
pensiero.
Quale conoscenza ha l’uomo del divino e
delle sue azioni
Sono cinque i passaggi che il filosofo traccia
nella sua guida:
1. L’intelletto in potenza;
2. La conoscenza di una forma astratta, che
rende l’uomo intelligente in atto;
3. La forma astratta conosciuta, l’oggetto;
4. L’atto dell’intellezione;
5. La conoscenza che deriva dall’atto
dell’intellezione e viene conservata, detta
intelletto acquisito. Quest’ultimo punto è
il momento di maggior vicinanza tra
uomo e Dio.
Quale conoscenza ha Dio del mondo?
Dio conosce le leggi del mondo perché sono state
da lui stabilite.
Le più importanti posizioni sulla provvidenza:
- Il mondo è frutto del caso (atomisti antichi);
- La provvidenza divina identificata con le leggi
naturali;
- Le leggi di natura non hanno validità perché tutto
accade per volere divino;
- Dio si conforma alle leggi che egli stesso ha
fissato;
- La teoria aristotelica: uomini (e animali) hanno
facoltà di fare tutto ciò che è nelle loro possibilità;
non è possibile imputare a Dio l’ingiustizia e il
male.
Il problema della creazione del mondo
Maimonide si conforma alla tesi della
creazione ex nihilo, in contrapposizione a
quella platonica, che vede invece la creazione
del mondo per opera del Demiurgo.
L’altra interpretazione è l’aristotelica, per la
quale Dio è causa materiale dell’universo.
Maimonide: se sull’origine del mondo avesse
ragione Platone cadrebbe in crisi la filosofia, se
invece avesse ragione Aristotele allora in crisi
sarebbe la religione.
FINE
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