TELETRASPORTO QUANTISTICO Che cosa è il Teletrasporto Quantistico? Qubit e Computer quantistici TAVOLA DEI CONTENUTI • La teoria • Introduzione al Teletrasporto Quantistico • La comunicazione quantistica • Storia, applicazioni, approfondimenti ritorno all’introduzione COSA E'IL TELETRASPORTO QUANTISTICO? Prima di dare una completa definizione è necessario sottolineare che si tratta di una tecnica di comunicazione che sfrutta alcuni aspetti peculiari della Meccanica Quantistica ossia quella teoria fisica che descrive il comportamento della radiazione elettromagnetica, della materia e delle loro interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni che interessano le scale di lunghezze o di energie atomiche e subatomiche. Sviluppo della Meccanica Quantistica Lo sviluppo della meccanica quantistica risale alla prima metà del XX secolo, data l'inconsistenza e l'impossibilità della meccanica classica di rappresentare la realtà sperimentale, con particolare riferimento alla luce e all'elettrone. Il nome “Meccanica Quantistica", fu introdotto da Max Planck agli inizi del Novecento. Essa si basa sul fatto che quantità come: energia o momento angolare, di alcuni sistemi fisici, possono variare in maniera discreta ossia assumendo soltanto determinati valori detti: "QUANTI". La caratteristica fondamentale che contraddistingue la meccanica quantistica dalla meccanica classica è che: in meccanica quantistica la radiazione elettromagnetica e la materia vengono entrambe descritte sia come un fenomeno ondulatorio che, allo stesso tempo, come entità particellari, al contrario della meccanica classica dove, per esempio, la luce è descritta solo come un'onda o l'elettrone solo come una particella. Questa inaspettata e contro intuitiva proprietà chiamata: “dualismo onda-corpuscolo” è la principale ragione del fallimento di tutte le teorie classiche sviluppate fino al XIX secolo. ALCUNE SITUAZIONI SPERIMENTALI IN CUI LA “FISICA CLASSICA" FALLISCE: Radiazione di corpo nero Effetto fotoelettrico Linee spettrali atomiche Proprietà ondulatorie degli elettroni LA MECCANICA QUANTISTICA FORNISCE LE SOLUZIONI CON: Teoria di Planck dell'irraggiamento di un corpo nero Spiegazione di Einstein dell'effetto fotoelettrico Modello di Bohr dell'atomo di idrogeno Lunghezza d'onda di Louis de Broglie Max Planck trovò che l'energia della radiazione emessa o assorbita da un corpo nero non fosse emessa e assorbita con continuità ma in quantità discrete o quanti. Il concetto fondamentale della sua teoria si basava sul fatto che: ogni oscillatore elementare (gli elettroni all'interno dell'atomo) potesse scambiare energia con l’ambiente solo in forma di pacchetti di grandezza E=hʋ dove: h = 6,63 × 10-34 J·s = 6,63 x 10-27 erg·s ʋ è la frequenza dell'oscillatore. è la costante di Planck Albert Einstein riconobbe per primo che questa quantizzazione dell'energia della radiazione emessa o assorbita è una proprietà generale della radiazione elettromagnetica, pensando ad essa come ad un insieme di fotoni di energia E=hʋ. Niels Bohr applicò le idee di Einstein, relative alla quantizzazione dell'energia, all'energia di un atomo e propose un modello dell'atomo di idrogeno che ebbe un successo spettacolare nei calcoli delle lunghezze d'onda della radiazione emessa dall'idrogeno. Dualismo onda – corpuscolo NATURA ONDULATORIA E CORPUSCOLARE DELLA LUCE Schema riassuntivo La luce consiste di particelle o di onde? La risposta dipende dal tipo di fenomeno osservato. I più comuni fenomeni luminosi osservati, come: riflessione, rifrazione, interferenza e diffrazione possono essere spiegati come fenomeni ondulatori. Tuttavia la luce, che di solito immaginiamo come un'onda, mostra anche proprietà corpuscolari quando interagisce con la materia come dimostrato da: effetto fotoelettrico e diffusione Compton. Lo stesso dualismo onda- particella vale anche per gli elettroni. Dualismo onda – corpuscolo NATURA ONDULATORIA DELLA MATERIA Gli elettroni (e la materia in generale), che di solito pensiamo come particelle, presentano anche le proprietà ondulatorie di interferenza e di diffrazione. Fu Louis de Broglie nel 1924 a sostenere che le particelle si dovessero tutte considerare in possesso di proprietà ondulatorie. Egli giunse a suggerire che la lunghezza d’onda associata all’onda di materia fosse inversamente proporzionale alla massa m della particella ed alla sua velocità v, sicché: h mv dove h è la costante di Planck. Il prodotto della massa per la velocità prende il nome di “quantità di moto” p della particella, per cui la precedente equazione si può riformulare come “relazione di de Broglie” nel modo seguente: h p Il carattere ondulatorio degli elettroni fu messo in evidenza dimostrando che i fasci elettronici possono essere diffratti. L’esperimento fu effettuato per la prima volta nel 1925 da due scienziati americani, Clinton Davisson e Lester Germer, i quali inviarono un fascio di elettroni veloci contro un cristallo isolato di nichel. La disposizione regolare degli atomi all’interno del cristallo agisce come un reticolo, capace di diffrangere le onde. Quello che si osservò fu perciò un’immagine di diffrazione. G.P.Thomson, nel 1927, operando ad Aberdeen in Scozia, dimostrò che un fascio di elettroni produceva un’immagine di diffrazione attraversando anche una lamina sottile d’oro, come mostrato in figura: Anche l'elettrone, come il fotone, rivela dunque una doppia faccia. Esso non è una tranquilla particella classica, ma può avere comportamenti ondulatori rilevabili La lunghezza d'onda ad esso associata è inversamente proporzionale alla sua quantità di moto. La “relazione di de Broglie” è valida anche per i fotoni: λ = c/ν = hc/hν = hc/E = h/(E/c) = h/p La quantità di moto di un fotone è legata difatti alla sua energia dalla relazione: p = E/c. CONCLUSIONE Si può concludere dicendo che “tutti i portatori di quantità di moto e di energia: elettroni, atomi, luce, suono e così via, hanno entrambe le caratteristiche, quella corpuscolare e quella ondulatoria”. ritorno alla tavola dei contenuti MECCANICA CLASSICA E MECCANICA QUANTISTICA A CONFRONTO La meccanica classica è una teoria fisica di natura deterministica. Vige il principio di causalità. La meccanica quantistica è una teoria fisica di natura probabilistica. Si basa sul concetto di probabilità ed osservazione. Sostanzialmente: secondo la meccanica classica, grazie alle scoperte di Newton e Galileo Galilei, se si conoscono le proprietà di un corpo (massa, forma, etc.), le sue condizioni iniziali di moto (posizione, velocità, etc.) e le condizioni esterne (campi di forze, etc.), è possibile determinare, in modo esatto, il suo comportamento istante per istante. Nell'ambito della meccanica classica vige dunque il principio di causalità, ossia in natura nulla avviene a caso, ogni evento è determinato da una causa ben precisa. La meccanica quantistica è invece di carattere indeterministico, ossia essa si basa sul concetto di probabilità ed osservazione. Se, per esempio, si vuole sapere con precisione la posizione di un elettrone in un atomo, non ne potremo mai conoscere la velocità e viceversa. Il famoso esempio del gatto di Schrödinger chiarisce il carattere della meccanica quantistica. In questo esempio un gatto è chiuso in una scatola, con un macchinario collegato ad una boccetta contenente del veleno. Il macchinario si avvia quando un elemento radioattivo decade, rompendo la boccetta di veleno. Dall’esterno, il gatto, dentro la scatola, può essere vivo o morto, in quanto non si sa se l’elemento radioattivo sia decaduto oppure no. Per la meccanica quantistica, il gatto è sia vivo che morto, si dice che è in una sovrapposizione di stati: stato “vivo” e stato “morto”. Soltanto la fase di osservazione congela lo stato del gatto, determinandone la sorte. Per poter parlare di Teletrasporto Quantistico è necessario prendere in considerazione la natura ondulatoria e quella corpuscolare della radiazione elettromagnetica e della materia. Ossia far riferimento al: dualismo onda - corpuscolo sia per la luce che per la materia. A mettere in relazione la natura ondulatoria e quella corpuscolare delle particelle è il “Principio di Indeterminazione di Heisenberg” Formulato dallo scienziato tedesco Werner Heisenberg nel 1927, tale principio asserisce che: “Se l’incertezza Δx sulla posizione x di una particella ha un valore molto ridotto, l’incertezza Δp sulla quantità di moto p risulta elevata e viceversa”. Rappresentazione del Principio di Indeterminazione di Heisenberg: a) b) a) La posizione x della particella è mal definita e ciò permette di specificare la sua quantità di moto p, rappresentata dalla freccia, con accettabile precisione. b) La posizione x della particella è ben definita e ciò impedisce di specificare con precisione la sua quantità di moto p . Espressione matematica del principio: Δx·Δp ≥ h/4π oppure: Δx·Δp ≥ ћ/2 Secondo il Principio di Indeterminazione di Heisenberg quindi: “è impossibile conoscere simultaneamente e con precisione la quantità di moto e la posizione di una particella”. La stessa indeterminazione lega la misura simultanea dell'energia E e del tempo t: ΔE·Δt ≥ ћ/2 il che significa che: “in un tempo molto breve l'energia non è definita”. In altre parole: “il prodotto delle incertezze di due misure simultanee non può essere minore di un dato valore costante”. ritorno alla tavola dei contenuti Comunicazione quantistica Il teletrasporto quantistico prevede che sia possibile trasferire lo stato quantico di una particella (per esempio, lo stato di polarizzazione se si tratta di un fotone) a grandi distanze. Non è la particella in sé ad essere trasferita ma quella “ricevente” acquisisce esattamente lo stesso stato di polarizzazione di quella “trasmittente”. Il Principio di Indeterminazione di Heisenberg vieta di conoscere con esattezza lo stato del fotone trasmesso, ma una proprietà detta “correlazione non locale” (in inglese: ”entanglement”) fa sì che questo non sia un problema per il teletrasporto. IL TELETRASPORTO ALLA STAR TREK PREVEDE: la scomparsa di un oggetto da una posizione e la simultanea ricomparsa del medesimo oggetto in un'altra posizione dello spazio, senza dover percorrere noiosi chilometri intermedi e senza l'utilizzo di alcun veicolo. Nelle storie di fantascienza Il teletrasporto consente di effettuare viaggi, senza alcun dubbio, più comodi rispetto a quelli effettuati con un ordinario veicolo spaziale, ma ciò comporta la violazione dei limiti di velocità imposti dalla teoria della relatività, secondo cui nulla può viaggiare più velocemente della luce. Nella fantascienza la procedura di teletrasporto varia da storia a storia ed in generale si svolge nel modo seguente: l'oggetto originale da teletrasportare viene sottoposto ad una scansione per estrarre le informazioni necessarie a descriverlo. Un trasmettitore trasferisce le informazioni ad una stazione ricevente che le utilizza per ottenere una replica esatta dell'originale. In alcuni casi, alla stazione ricevente, viene trasferita anche la materia che compone l'originale, sotto forma di qualche tipo di energia. In altri casi invece la replica dell'originale usa atomi e molecole già presenti nel luogo di arrivo. Secondo la meccanica quantistica, un simile teletrasporto è impossibile anche in linea teorica difatti: il Principio di Indeterminazione di Heisenberg dichiara l'impossibilità di conoscere nello stesso momento, con precisione arbitraria, la posizione e la velocità di una particella. Una perfetta scansione dell'oggetto da teletrasportare implica la conoscenza, senza incertezze, della posizione e della velocità di ciascun atomo e di ciascun elettrone, quindi il teletrasporto è impossibile. Il Principio di Heisenberg inoltre si applica anche ad altre coppie di grandezze e ciò esprime l'impossibilità di misurare senza errore lo stato quantico di un oggetto. Tutte queste difficoltà, in Star Trek, sono superate dal prodigioso “compensatore di Heisenberg". MA Il sogno fantascientifico di “proiettare” oggetti da un luogo all'altro, oggi è una realtà, almeno per particelle di luce: i fotoni sebbene per gli oggetti macroscopici resti, per ora, ancora una fantasia. IL TELETRASPORTO QUANTISTICO Definizione: Esso è una tecnica di comunicazione nell'ambito della Informatica Quantistica “insieme di tecniche di calcolo e loro studio che utilizzano i QUANTI per memorizzare ed elaborare le informazioni”. La tecnica del Teletrasporto Quantistico permette, sotto certe restrizioni, di: trasferire uno stato quantico ossia lo stato di polarizzazione dei fotoni, lo stato di spin degli elettroni o lo stato di eccitazione degli atomi, in un punto arbitrariamente lontano. L'effetto coinvolto è: L'ENTANGLEMENT QUANTISTICO Si può dire che: con il Teletrasporto Quantistico non si ha un trasferimento alla Star Trek, ma è possibile, attraverso il fenomeno dell’entanglement trasferire (istantaneamente) “le caratteristiche” (stati quantici) di fotoni, atomi, ioni, in altri fotoni, atomi, ioni posti a qualsiasi distanza. L'ENTANGLEMENT QUANTISTICO L'entanglement quantistico venne ipotizzato per la prima volta nel 1926 da Erwin Schrödinger, che fu anche il primo ad introdurre nel 1935 il termine "entanglement" (letteralmente groviglio, intreccio). La correlazione quantistica o entanglement quantistico è un fenomeno quantistico, privo di analogo classico, in cui ogni stato quantico (es: polarizzazione dei fotoni, stato di spin degli elettroni) di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dallo stato di ciascun sistema, anche se essi sono spazialmente separati. Tale fenomeno viene a volte reso in italiano con il termine "non-separabilità". Esso implica la presenza di correlazioni a distanza tra le quantità fisiche osservabili dei sistemi coinvolti, determinando il carattere “non locale” della teoria quantistica. Il fenomeno dell'entanglement viola dunque il “principio di località” per il quale ciò che accade in un luogo NON può influire immediatamente su ciò che accade in un altro. Albert Einstein, pur avendo dato importanti contributi alla teoria quantistica, non accettò mai che una particella potesse influenzarne un'altra istantaneamente. Egli pertanto cercò a lungo di dimostrare che la violazione della località fosse solo apparente, ma i suoi tentativi furono di volta in volta ribattuti dai suoi oppositori. Nel 1982 il fisico Alain Aspect, con una serie di sofisticati esperimenti dimostrò l'esistenza dell’entanglement e quindi l'inconsistenza della posizione di Einstein. Nell'Ottobre del 1998 il fenomeno dell’entanglement fu definitivamente confermato dalla riuscita di un esperimento sul teletrasporto effettuato dall'Institute of Technology (Caltech) di Pasadena, in California. SAPERNE DI PIÙ SULL'ENTANGLEMENT Se due particelle interagiscono per un certo periodo di tempo e poi vengono separate, quando una delle due viene sollecitata, in modo tale da cambiare il suo stato, istantaneamente sulla seconda particella si manifesta una analoga sollecitazione, a qualunque distanza essa si trovi rispetto alla prima; in altri termini, anche la seconda particella modifica istantaneamente il suo stato. Tale fenomeno è detto "Entanglement". Un semplice esperimento sul fenomeno “Entanglement”: due particelle “gemelle” vengono lanciate in direzioni opposte. Se la particella 1, durante il suo tragitto, incontra un magnete che ne devia la direzione verso l’alto, la particella 2, invece di continuare la sua traiettoria in linea retta, devia contemporaneamente la sua direzione, assumendo così un moto contrario alla sua gemella. Questo esperimento dimostra che: 1. le particelle sono in grado di comunicare tra di loro trasmettendo ed elaborando informazioni. 2. la comunicazione è istantanea. Il fisico Niels Bohr disse: "Tra due particelle [correlate] che si allontanano l'una dall'altra nello spazio, esiste una forma di azione - comunicazione permanente. [...] Anche se due fotoni si trovassero su due diverse galassie continuerebbero pur sempre a rimanere un unico ente ..." Gli esperimenti di Alain Aspect Nel 1982 Alain Aspect, con la collaborazione dei ricercatori J. Dalibard e G. Roger dell’Istituto di Ottica dell’Università di Parigi, dimostrò l'esistenza dell'entanglement, confermando così le ipotesi "non localistiche" della teoria quantistica. In figura è riportata una schematizzazione delle apparecchiature utilizzate da Aspect e dai suoi collaboratori durante gli esperimenti. Un atomo di calcio eccitato, al centro della figura, produce una coppia di fotoni correlati che si muovono lungo i percorsi A e B opposti: lungo il percorso A viene, di tanto in tanto, inserito un cristallo birifrangente che funge da filtro. Quando il fotone interagisce con il cristallo, esso può, con una probabilità del 50 %, essere deviato oppure attraversare il cristallo proseguendo indisturbato per la sua strada. Alle estremità di ciascun tragitto, previsto per ciascun fotone, è posto un rivelatore di fotoni che ne permette la loro rilevazione. La cosa sorprendente che Aspect osservò fu che: nel momento in cui, lungo il percorso A, veniva inserito il cristallo birifrangente e si verificava una deviazione del fotone 1 verso il rivelatore c, anche il fotone 2 del percorso B (fotone separato e senza “ostacoli” davanti), "spontaneamente" ed “istantaneamente”, deviava verso il rivelatore d. Praticamente l’atto di inserire il cristallo birifrangente, con la conseguente deviazione del fotone 1, faceva, istantaneamente e a distanza, deviare il fotone 2. Tutto ciò può sembrare strano, ma è quello che effettivamente accade quando si eseguono esperimenti su coppie di particelle correlate. Dunque l’idea che particelle correlate, situate in luoghi distanti, rappresentino enti distinti, deve essere abbandonata. In riferimento all’unicità della materia che scaturisce dalla visione “non localistica” della teoria quantistica, così si esprime Brian Josephson, premio Nobel per la Fisica: "L’universo non è una collezione di oggetti, ma una inseparabile rete di modelli di energia vibrante nei quali nessun componente ha realtà indipendente dal tutto: includendo nel tutto l’osservatore". RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA DI UN PROCESSO DI TELETRASPORTO QUANTISTICO Fotone teletrasportato Stazione trasmittente T A C B A Fotone da teletrasportare Fotoni entangled Stazione ricevente R B Sorgente di fotoni entangled: Sorgente EPR L'entanglement è spesso indicato come "effetto EPR" dalle iniziali di Albert Einstein, Boris Podolski e Nathan Rosen, che nel 1935 ne analizzarono le conseguenze su particelle poste a grandi distanze. Le particelle coinvolte sono dette "coppie EPR“. BREVE DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI TELETRASPORTO QUANTISTICO 1. Produzione di una coppia di fotoni A e B correlati o entangled mediante opportuno dispositivo. 2. Invio dei fotoni entangled A e B rispettivamente alla stazione trasmittente T ed alla stazione ricevente R. 3. Invio del fotone C, di cui si vuole teletrasportare lo stato di polarizzazione, alla stazione trasmittente T. 4. Interazione, alla postazione di partenza T, tra i fotoni A e C e misura sul sistema composto. 5. Simultaneo cambiamento, nel momento della misura, dello stato di polarizzazione del fotone B, alla stazione R. 6.Comunicazione alla stazione R, con mezzi classici (es: telefonata), del risultato della misura effettuata sul sistema composto “AC ”. (La misura può dare uno tra quattro possibili risultati). 7.Modifica dello stato del informazione comunicata. fotone B in base alla Risultato Teletrasporto quantistico del fotone C ossia: “ottenimento di un fotone con lo stesso stato di polarizzazione del fotone C senza effettuare alcuna misura su di esso”. Descrizione più dettagliata del processo di Teletrasporto Quantistico Amanda e Bert intendono teletrasportare il fotone C. Amanda si trova nella postazione T e Bert è nella postazione R. All’inizio del processo ciascuno riceve un fotone di una coppia entangled: Amanda riceve il fotone A e Bert riceve il fotone B. Invece di effettuare una misura sui fotoni, sia Amanda che Bert conservano il proprio fotone senza disturbarne lo stato entangled. Amanda riceve un terzo fotone C che intende teletrasportare a Bert. In pratica Amanda, senza conoscere lo stato di polarizzazione del fotone C, vuole che Bert abbia un fotone con la stessa polarizzazione di C. Si badi che Amanda non può semplicemente misurare lo stato di polarizzazione del fotone C e comunicare il risultato a Bert poiché, per il principio d'indeterminazione, la misura non riprodurrebbe con esattezza lo stato originario del fotone. Per teletrasportare il fotone C, Amanda fa interagire A e C ed esegue una misura sul sistema composto, senza determinare, in termini assoluti, le singole polarizzazioni dei due fotoni. La misura può dare uno tra 4 possibili risultati. In termini tecnici, una misurazione congiunta di questo tipo è chiamata misurazione dello stato di Bell ed ha un effetto particolare: induce istantaneamente un cambiamento nel fotone di Bert, correlandolo al risultato della misura effettuata da Amanda ed allo stato che il fotone C aveva originariamente. Per completare il teletrasporto, Amanda deve inviare a Bert un messaggio con metodi convenzionali (una telefonata o un appunto scritto). Dopo aver ricevuto questo messaggio, Bert, se necessario, può trasformare il suo fotone B in modo da renderlo una replica esatta del fotone C originale. La trasformazione che Bert deve applicare dipende dal risultato della misurazione di Amanda. Quale dei quattro possibili risultati ottenga Amanda è frutto del caso. Bert dunque non sa come modificare il suo fotone finché non riceve da Amanda il risultato della misurazione. Dopo questa trasformazione il fotone di Bert è nello stesso stato del fotone C. Ciò che viene teletrasportato quindi non è il fotone ma il suo stato di polarizzazione o, più in generale, il suo stato quantico. Tuttavia poiché lo stato quantico è una caratteristica peculiare di una particella, teletrasportare lo stato quantico è come teletrasportare la particella stessa. E' importante osservare che: la misura che esegue Amanda accoppia il fotone A al fotone C. Il fotone C perde così tutta la "memoria" del suo stato originario. Lo stato originario del fotone C, dopo la misurazione, scompare dunque dal luogo in cui si trova Amanda. Il risultato della misura di Amanda, essendo del tutto casuale, non dice nulla sullo stato quantico. In questo modo il processo aggira il Principio di Indeterminazione di Heisenberg che non consente la completa determinazione dello stato di una particella ma permette il teletrasporto dello stato, purché non si cerchi di conoscere quale esso sia. Il trasferimento dello stato del fotone C è avvenuto senza che né Amanda né Bert sapessero nulla di esso. Inoltre, l'informazione quantistica teletrasportata non viaggia materialmente. Ciò che viene trasferito, in realtà, è solo il messaggio sul risultato della misurazione di Amanda che dice a Bert come modificare il suo fotone, senza alcuna indicazione sullo stato del fotone C. In uno dei quattro casi, la misura effettuata da Amanda è fortunata ed il fotone di Bert diventa immediatamente una replica esatta del fotone originale C. In questo caso può sembrare che l'informazione viaggi istantaneamente da Amanda a Bert, infrangendo il limite imposto da Einstein. In verità, Bert non ha alcun modo di sapere che il suo fotone è già una replica dell'originale. Solo quando egli apprende il risultato della misurazione dello stato di Bell, effettuata da Amanda ed a lui trasmessa per via classica, egli può sfruttare l'informazione nello stato quantico teletrasportato. CONCLUSIONI Siamo ancora lontani dal teletrasporto di un oggetto di grandi dimensioni. I problemi fondamentali sono due: occorrono due oggetti dello stesso tipo accoppiati; l'oggetto da teletrasportare e la coppia devono essere sufficientemente isolati dall'ambiente. Se una qualunque informazione viene scambiata con l'ambiente, mediante un'interazione fortuita, lo stato quantico dell'oggetto si degrada in un processo chiamato "decoerenza". E' difficile immaginare come si possa raggiungere questo assoluto isolamento per un corpo di dimensioni macroscopiche, per non parlare di un essere vivente che respira aria e scambia calore con l'esterno. Ma chi può prevedere gli sviluppi futuri? Certamente potremmo usare la tecnologia esistente per teletrasportare stati elementari, come quelli dei fotoni su distanze di pochi chilometri e forse anche fino a satelliti. La tecnologia per teletrasportare gli stati di singoli atomi è oggi alla nostra portata, come ha dimostrato il gruppo guidato da Serge Haroche dell'Ecole Normale Supèrieure di Parigi realizzando l'accoppiamento di atomi. L'accoppiamento di molecole ed il loro teletrasporto ragionevolmente previsti entro il prossimo decennio. possono essere Che cosa succederà poi, nessuno lo sa. ritorno alla tavola dei contenuti Il Teletrasporto Quantistico dal 1997 ad oggi I primi esperimenti di teletrasporto quantistico sono stati effettuati tra il 1993 ed il 1997, da due gruppi di ricerca internazionali, diretti rispettivamente da Francesco De Martini dell’Università La Sapienza di Roma e da Anton Zeilinger dell'istituto di Fisica Sperimentale di Vienna. Essi riuscirono a teletrasportare lo stato quantico di un fotone. Nel 2004: De Martini effettuò un teletrasporto di fotoni da una parte all’altra del Danubio, ricoprendo una distanza di 600 metri. due gruppi di scienziati, uno del National Institute of Standards and Technology negli Stati Uniti ed uno della Università di Innsbruck in Austria, riuscirono per la prima volta a teletrasportare alcune proprietà degli atomi. Gli Americani lavorarono con atomi di berillio mentre gli Austriaci utilizzarono atomi di calcio. Nel 2006: alcuni ricercatori dell'Istituto Niels Bohr di Copenhagen teletrasportarono uno stato collettivo da un gruppo di circa un trilione di atomi ad un altro. Il teletrasporto applicato agli atomi, cioè alla materia, è un processo molto fragile rispetto a quello applicato ai fotoni, a causa del processo di decoerenza che, per colpa delle interazioni con l’ambiente, distrugge gli effetti quantistici, entanglement compreso. Nel 2010: in Cina, i ricercatori dell’Hefei National Laboratory for Physical Sciences raggiunsero 16km nel teletrasporto di fotoni senza l’aiuto di fibre ottiche. Nel 2012: un gruppo di ricercatori riuscì a teletrasportare l’informazione relativa ad un complesso sistema di circa 100 milioni di atomi di rubidio che aveva una grandezza di circa un millimetro. Lo studio fu condotto da Jian-Wei Pan dell’Hefei National Laboratory for Physical Sciences at the Microscale, a cui collaborò un gruppo di ricercatori della University of Science and Technology in China e dell’Università di Heidelberg. Per il teletrasporto gli scienziati prepararono in laboratorio una coppia entangled di granelli di rubidio. I granelli entangled furono posti a circa mezzo metro di distanza ed i due sistemi furono poi messi in collegamento da una fibra ottica, lunga circa 150 metri ed arrotolata su sé stessa. Prima del processo di teletrasporto quantistico, gli scienziati mapparono lo stato di eccitazione degli atomi di rubidio in un fotone che doveva viaggiare lungo la fibra ottica. Fu possibile realizzare il teletrasporto facendo interagire il fotone “messaggero” con un altro fotone e con il secondo sistema di atomi. Nel 2012: . Il team di ricercatori della University of Science and Technology of China di Shanghai, riuscì a teletrasportare più di 1100 fotoni in 4 ore, ricoprendo una distanza di 97Km di spazio libero, stabilendo così un nuovo record e superando la distanza di 16km raggiunta nel precedente esperimento del 2010. Il team di ricerca dell'Optical Ground Station dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) alle Canarie stabilì un nuovo record mondiale di distanza nel teletrasporto quantistico, riproducendo le caratteristiche di una particella di luce alla distanza di 143km (tra il Jacobus Kapteyn Telescope di La Palma e la Stazione ottica dell'Esa di Tenerife). Nel 2013: Un gruppo di fisici del centro di ricerca Quantop al Niels Bohr Institute della University of Copenhagen è riuscito a teletrasportare informazioni tra due nubi di atomi di gas di cesio poste ad una distanza di mezzo metro. Il teletrasporto di informazioni da una nube all'altra è avvenuto per mezzo di luce laser, ciascuna nube è stata posta in un contenitore di vetro ed i due contenitori non sono stati in alcun modo collegati. Si prevede che il prossimo esperimento di teletrasporto consisterà in un teletrasporto quantistico tra la Terra ed un satellite in orbita terrestre. Applicazioni del Teletrasporto Quantistico Realizzazione di computer e reti quantistiche estremamente più potenti e più veloci degli attuali computer e reti classiche. Scambi di informazioni sicure al 100%. Difatti: fra la stazione di invio e quella di ricezione, viene scambiato solo un segnale classico che non permette ad un estraneo, che lo intercetti, di risalire all'informazione, sotto forma di stato quantico, che si sta teletrasportando. Sogno del teletrasporto alla “Star Trek” Approfondimenti: La non separabilità quantistica http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/la-non-separabilita-quantistica.php Entanglement (un libro su questo misterioso fenomeno fisico) http://www.quantistica.altervista.org/_private/entanglement.htm Nuova conferma per l’entanglement http://scienze.fanpage.it/nuova-conferma-per-l-entanglement-il-piu-grande-mistero-dellafisica/ • Teletrasporto: http://www.focus.it/tag/teletrasporto.aspx E per saperne ancora di più: http://www.lescienze.it/topics/news/onde_gravitazionali-924421/ ritorno all’introduzione QUBIT E COMPUTER QUANTISTICI Il BIT (binary digit) è l’unità di informazione classica. Il QUBIT o bit quantistico (quantum binary digit) è l’unità di informazione quantistica. I “classici bit” operano su codice binario e possono codificare solo un valore alla volta: 0 o 1. I “qubit” basano l’elaborazione dell’informazione sulle leggi della meccanica quantistica e per il principio della sovrapposizione quantistica, ovvero l’idea che un oggetto possa esistere in più stati allo stesso tempo, possono assumere contemporaneamente lo stato 0 e 1. In un sistema classico un bit di informazione può essere rappresentato, per esempio, dalla tensione applicata alle armature di un condensatore: il condensatore carico denota il bit 1 e quello non carico il bit 0. Quantisticamente, un bit d'informazione può essere codificato usando un sistema a due livelli, come per esempio: gli stati di spin di un elettrone, le due polarizzazioni della luce. Cosa è un computer quantistico? I presupposti per la realizzazione di computer quantistici e di reti quantistiche, capaci di offrire migliori prestazioni in velocità e potenza di calcolo, sono forniti dal TELETRASPORTO QUANTISTICO ossia, il fenomeno di teletrasporto dei qubit, realizzabile tramite il fenomeno quantistico dell'entanglement. In un computer quantistico le informazioni sono registrate nei qubit anziché salvate nei bit come avviene invece in un computer classico. Quanta informazione può contenere un QUBIT? In pratica un Qubit non può contenere più informazione di un bit classico, poiché esso assume valore 0 o 1 nel momento in cui l’informazione viene processata. Un computer quantistico, a livello di informazione immagazzinata, non presenta dunque vantaggi rispetto agli attuali computer. Il vantaggio di un computer quantistico consiste invece in un aumento esponenziale della capacità di calcolo. Un processore quantistico in grado di operare su N Qubit, ha la potenza di calcolo di un processore classico che opera su 2N bit. I computer quantistici sono dunque in grado di gestire in pochissimi minuti enormi flussi di dati. DIFFICOLTÀ TECNOLOGICHE Le difficoltà tecnologiche da superare per realizzare un computer quantistico sono molte. Una di queste è la decoerenza In altri termini, l’inevitabile interazione con l’ambiente esterno distruggerebbe in tempi brevissimi la coerenza quantistica, cioè l’informazione contenuta nel calcolatore quantistico. Allo stato attuale sono in esame proposte diverse per costruire un computer quantistico (risonanza magnetica nucleare, trappole ioniche, sistemi ottici, circuiti superconduttori etc.), ma non è ancora chiaro quale possa essere la strada con maggiori probabilità di successo. Saperne di più su QUBIT e Computer Quantistici •La prima memoria quantistica: http://brancaweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=7:la-primamemoria-quantistica-&catid=7:attualita •QUBIT e Computers Quantistici: http://www.lescienze.it/topics/news/computer_quantistici-830136/ http://gaianews.it/tag/computer-quantistici http://www.galileonet.it/articles/51702e3da5717a06f70000c5 http://daily.wired.it/news/tech/2013/09/03/computer-quantistico-bit-qubit-d-wave-lab463737.html ritorno all’introduzione