I TRE PILASTRI DELL’EUROPA MEDIEVALE: BARBARI, EREDITA’ ROMANA, CRISTIANESIMO IL PRIMO PILASTRO DELL’EUROPA MEDIEVALE: I BARBARI I barbari che dominavano in Occidente (Visigoti in Spagna, Franchi e Burgundi in Francia, Ostrogoti e poi Longobardi in Italia, Sassoni e Avari in Germania, Angli e Sassoni in Inghilterra) avevano naturalmente portato e imposto, almeno in parte, la loro cultura, i loro valori. Prima di insediarsi entro i confini dell’Impero Romano d’Occidente i popoli barbari erano popoli nomadi o seminomadi, che vivevano prevalentemente di allevamento e di razzia, ed erano organizzati in clan e tribù. Poiché i barbari erano privi di un radicamento nel territorio, le loro istituzioni e i rapporti politici erano fondati su legami personali e famigliari: in particolare il capoclan o il capotribù era seguito fedelmente dai suoi uomini armati perché, grazie alle sue qualità personali (forza e coraggio, esperienza, saggezza ecc.), riscuoteva la loro stima e la loro fiducia, non certo perché rappresentava entità astratte come “il popolo” oppure “lo Stato”. I valori fondamentali per i barbari erano i valori legati all’esercizio della guerra e della conquista: la forza fisica, il coraggio, la destrezza nel cavalcare e nel maneggiare armi, la capacità di comandare ecc.; i capi erano anzitutto guerrieri, condottieri di uomini armati, e gli uomini liberi erano quelli che avevano il diritto e il dovere di portare le armi. Inoltre i re dei barbari erano solo dei “primi inter pares”, cioè avevano la stessa dignità dei capi-guerrieri e venivano posti alla testa del popolo come condottieri nelle spedizioni di conquista, quando era necessaria l’unità e il coordinamento di tutti i clan. Questi aspetti della “cultura barbarica” - rapporti politici personali, preminenza dei valori militari, preminenza dei capi militari sui quali i re esercitano un’autorità limitata - li ritroviamo nella società medievale, e soprattutto nella nobiltà detentrice del potere politico-militare. IL SECONDO PILASTRO: ROMA L’Impero Romano d’Occidente era stato distrutto, però nei Regni Romano-Barbarici che l’avevano sostituito era rimasto il ricordo della sua grandezza, della sua prodigiosa organizzazione, della sua forza politica e militare, della sua ricchezza. Questo ricordo esercitava un fascino e costituiva un esempio da imitare anche per i barbari vincitori. In particolare c’erano alcuni aspetti dell’Antica Roma che costituirono un modello costante e potente per tutto il Medioevo. Il primo aspetto era l’idea stessa dell’Impero: per tutto il Medioevo si cercò in Europa di ricostituire l’Impero inteso come Stato sovranazionale, grande organismo politico che comprendeva molti popoli e che assicurava la pace e la giustizia tra di essi e per conseguenza la prosperità. Nel Medioevo in Europa l’imperatore era considerato superiore ai re delle nazioni, proprio perché aveva una funzione “universale”: inoltre poteva esserci un solo imperatore in quanto egli era visto come l’erede dell’antico Impero Romano. Il secondo aspetto era costituito dal diritto romano, cioè dal sistema di leggi scritte e di istituzioni codificate dallo Stato romano nel corso della sua lunghissima storia: in questo caso non si tratta soltanto del fatto che leggi e istituzioni dell’antica Roma venivano imitate dagli Stati europei medievali (soprattutto dopo il Mille, quando nell’Università di Bologna si riscoprì e si avviò lo studio del Corpus Iuris Civilis di Giustiniano), ma soprattutto del fatto che nei rapporti politici e sociali emerge sempre più il principio del diritto (o della legittimità) rispetto al principio della forza. Il terzo aspetto è costituito dalla cultura latina: anche se il latino come lingua si trasforma nel corso del Medioevo fino a dar vita a nuove lingue (le lingue neo-latine), tuttavia la cultura latina, specialmente quella letteraria, rimane la base di tutta la sapienza e di tutta l’elaborazione culturale del Medioevo. IL TERZO PILASTRO: IL CRISTIANESIMO Forse l’elemento che caratterizza maggiormente l’Europa medievale, rispetto ad altri periodi storici, è la presenza e la rilevanza del cristianesimo, sia perché una grandissima parte della popolazione europea aderisce al cristianesimo, indipendentemente dalla condizione sociale ed economica, dall’origine etnica, dall’appartenenza nazionale, sia perché la fede cristiana non è vissuta solo come una convinzione intima e privata, ma investe e informa tutti gli aspetti della vita personale e pubblica, sia perché la chiesa cristiana (intesa come istituzione ecclesiastica) è protagonista di primo piano nelle vicende storiche del Medioevo. Il cristianesimo è semplicemente la fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, che è diventato uomo, che ha rivelato agli uomini l’amore misericordioso di Dio ed è morto e risorto per la loro salvezza. La fede in Gesù Cristo richiede però una conversione, cioè un cambiamento profondo nella mentalità e nel modo di vivere. Di fatto la comunità dei cristiani crebbe molto rapidamente dopo la morte di Gesù Cristo e divenne ben presto “visibile” per lo stile di vita “controcorrente” rispetto ai valori e ai comportamenti diffusi nell’impero romano, tanto “controcorrente” da suscitare anche feroci persecuzioni (le cose che più colpivano i romani erano il rifiuto di adorare l’imperatore, il rifiuto della violenza gratuita, per esempio il rifiuto dei giochi circensi, e soprattutto la pratica della condivisione e della solidarietà nei confronti dei poveri, dei derelitti); d’altra parte questo nuovo “stile di vita” suscitava anche ammirazione e adesioni sempre più numerose. Inoltre la comunità dei discepoli di Cristo assunse fin dalle origini una struttura articolata, con distinzione di ruoli e di compiti: i capi della chiesa erano i vescovi, cioè i successori degli apostoli: tra i vescovi veniva riconosciuto un primato al vescovo di Roma (cioè al papa) perché era considerato il successore dell’apostolo Pietro, posto da Gesù stesso alla guida della prima comunità cristiana. I vescovi avevano il compito di insegnare la dottrina cristiana (sulla base della Sacra Scittura e in particolare del Vangelo) e di amministrare i sacramenti. I vescovi erano coadiuvati dai presbiteri (= preti) che formavano il clero secolare. Un’altra componente molto importante della Chiesa e della società medievale era rappresentata dagli ordini religiosi, formati da monaci e frati che vivevano in comunità seguendo “regole” dettate dai padri fondatori (San Benedetto, San Francesco, San Domenico …). Nel Medioevo il Cristianesimo e la Chiesa vennero considerati il “cemento” dell’Europa; l’Europa era molto frammentata, dal punto di vista politico e sociale, ma tutti gli Europei si riconoscevano membri della cristianità e riconoscevano quindi un’autorità e una funzione, anche pubblica e politica, ai capi della Chiesa. Per esempio molti sovrani europei si dichiaravano vassalli del papa, oppure chiedevano di essere consacrati da un vescovo, per essere legittimati. Quale fu l’influenza esercitata dal Cristianesimo sulla civiltà europea medievale? I fattori di civilizzazione arrecati dal cristianesimo all’Europa medievale furono sostanzialmente: 1) il riconoscimento del valore della persona, vale a dire il valore di ogni essere umano, creato “a immagine e somiglianza di Dio”, indipendentemente dalla sua condizione economica, sociale, etnica, ecc. 2) l’esaltazione dell’amore, della pietà, del perdono e della pace. 3) il riconoscimento del valore della realtà terrena, in quanto creata da Dio, e quindi un atteggiamento fondamentalmente costruttivo e “impegnato”, anche nei confronti della dimensione materiale. Questi tre fattori non trovarono immediata realizzazione nella società medievale, che anzi appariva perfino antitetica ad essi: violenta, “militarizzata”, classista; eppure questi valori erano presenti nella coscienza cristiana dell’Europa medievale, e da essi nasceva una tensione continua al cambiamento, alla riforma, alla “renovatio”. Per esempio: l’Europa medievale era dominata da un’élite militare e travagliata da continue guerre, ma era anche un’Europa che continuamente cercava di arginare la guerra e la violenza e di costruire la pace; allo stesso modo il riconoscimento del valore della persona innescava una tensione e un dinamismo che mettevano in discussione le antiche divisioni e discriminazioni sociali (a tal riguardo è opportuno rilevare che la società medievale abbandonò il lavoro schiavile su cui si era fondata l’economia delle società antiche).