Co.r.re.lare. SALUTE E MALATTIA IN CHIAVE TRANSCULTURALE

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Co.r.re.l.a.re. SALUTE E MALATTIA IN CHIAVE
TRANSCULTURALE – CULTURA E ACCESSO ALLA
SALUTE
Cecilia Gallotti/POWER POINT 1
Cecilia Gallotti
Salute e malattia in chiave transculturale
Prospettiva transculturale nei servizi sociosanitari
•  Nuovi bisogni portati dai migranti
•  Patologie mediche diverse
•  Concezioni della salute e della malattia plurali
•  Terapie non biomediche
DATI NAZIONALI
Dossier Immigrazione 2012/Caritas (dati al 31/12/2011)
•  Numero complessivo degli immigrati regolari: 5.011.000
+ 50.000 circa irregolari rintracciati
di cui il 63,4% nel Nord Italia
•  Età media 32 anni
•  Minori figli di stranieri: 993.000
di cui il 60% nati in Italia.
DATI NAZIONALI
Dossier Immigrazione 2012/Caritas (dati al 31/12/2011)
•  Aree di origine:
Europa 50,8% (comunit. e non)
Africa 22,1
Asia 18,8%,
Americhe 8,3%
•  Prime collettività non comunitarie:
Marocco 506.309
Albania 491.495
Cina 277.570
DATI NAZIONALI
Dossier Immigrazione 2012/Caritas (dati al 31/12/2011)
•  Comunità Europa non comunitaria (in ordine di densità):
Albanesi, Ucraini, Moldavi, Serbi e Montenegrini, Macedoni, Russi,
Bosniaci, Croati, Turchi
(TOT: 1.171.163)
•  Comunità africane (in ordine di densità):
Marocchini, Tunisini, Egiziani, Senegalesi, Nigeriani, Ghanesi,
Algerini, Ivoriani, Burkina Faso, Camerun, Eritrea, Etiopia,
Mauritius e Somalia (TOT. 1.105.826)
•  Comunità asiatiche (in ordine di densità):
Cinesi, Filippini, Indiani, Bangladesi, Pakistani (TOT. 924.443)
•  Comunità americane (in ordine di densità):
Peruviani, Equadoregni, Brasiliani, Statunitensi, Colombiani,
Domenicani, Argentini, Boliviani, Salvadoregni (TOT. 415.241)
DATI LOCALI
Dati Osservatorio Regionale per l’integrazione
e la multietnicità/2011
Nella Provincia di Lodi complessivamente gli stranieri residenti e irregolari
sono 31.000
Stranieri presenti per grandi aree di provenienza al 1° luglio 2011 in provincia di Lodi
America Latina
3,6 mila (11%)
Altri Africa 2,7
mila (9%)
Est Europa 14,0
mila (45%)
Nord Africa 7,4
mila (24%)
Asia 3,4 mila
(11%)
Dati Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità.
Composizione percentuale degli stranieri presenti secondo la tipologia di presenza
nella provincia di Lodi. Stima al 1° luglio 2011
Residenti
Regolari non residenti
20
11
1.
7.
20
10
1.
7.
20
09
1.
7.
20
08
1.
7.
20
07
1.
7.
20
06
1.
7.
20
05
1.
7.
20
04
1.
7.
20
03
1.
7.
20
02
1.
1.
20
01
1.
1.
1.
1.
20
00
32.000
30.000
28.000
26.000
24.000
22.000
20.000
18.000
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
Irregolari
Dati Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità
Stima del numero di stranieri presenti nella provincia di Lodi al 1° luglio 2011
secondo il Paese di provenienza. Arrotondamenti a 10 unità
Principali Paesi di provenienza
Romania
Albania
Marocco
Egitto
India
Ecuador
Tunisia
Perù
Ucraina
Cina
Togo
Costa d’Avorio
Nigeria
Senegal
Brasile
Macedonia
Moldova
Bangladesh
Bulgaria
Filippine
Totale primi 20 Paesi
% sul totale Pvs e Est Europa
Residenti
6.480
2.900
2.670
2.380
1.270
1.130
1.000
890
510
460
450
420
390
370
320
310
280
290
270
240
23.030
89,7
Non residenti
1.430
570
520
470
210
250
180
220
120
90
100
80
80
70
60
70
90
70
60
60
4.780
89,4
Totale
7.910
3.460
3.180
2.840
1.480
1.380
1.190
1.110
620
550
550
490
470
440
390
380
370
360
340
300
27.810
89,6
Variabili territoriali
Comune di Codogno: Marocco (19% della popolazione straniera residente), Romania (15,2),
Albania (10,7)
Comune di Lodi: Romania (32,2), Albania (14,1), Egitto (6,9) Marocco (3,4)
Dati Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità
Collocazione del genere nella provincia di Lodi e nelle altre province lombarde. Immigrati stranieri, anno 2011, valori
percentuali
Province
Varese
Como
Sondrio
Milano città
Altri comuni in provincia di Milano
Monza-Brianza
Bergamo
Brescia
Pavia
Cremona
Mantova
Lecco
Lodi
Totale
Uomini
49,5
49,3
45,1
50,7
51,2
50,4
52,9
53,4
51,2
53,4
52,5
52,8
52,0
51,6
Donne
50,5
50,7
54,9
49,3
48,8
49,6
47,1
46,6
48,8
46,6
47,5
47,2
48,0
48,4
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Dati Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità
Stranieri ultraquattordicenni presenti nella provincia di Lodi classificati secondo la tipologia
familiare e il genere. Valori percentuali, anni 2009-2011
Con chi vive
Solo/sola
Solo/a + figli
Coniuge o convivente
Coniuge o convivente + figli
Parenti, amici, conoscenti
Parenti, amici, conoscenti + figli
Totale
2009
M
13,7
0,3
7,7
33,4
44,5
0,3
100,0
F
16,7
3,7
7,6
58,0
10,7
3,3
100,0
2010
M
14,6
0,9
10,1
30,0
43,8
0,5
100,0
F
17,7
3,0
9,1
53,7
15,6
0,9
100,0
2011
M
6,4
1,2
6,9
36,8
45,8
2,8
100,0
F
18,5
4,2
7,0
48,3
17,5
4,5
100,0
Diritto alla salute e migrazioni
La fase dell’esclusione
La fase dell’accesso
Legge Turco-Napolitano 1998
Piano Sanitario Nazionale 1998-2000
La fase della fruibilità e
delle disuguaglianze...
Legge Bossi-Fini 2002
Pacchetto Sicurezza 2009
… e il riconoscimento di cittadinanza per i figli di immigrati?
La Medicina delle Migrazioni
•  La fase dell’esclusione: politiche per l’accesso
•  La fase dell’accesso: progetti interculturali
•  La fase della disuguaglianza: il problema della fruizione e della
comunicazione
La fruibilità dipende dalla capacità "culturale" dei servizi di
adeguare e adattare le proprie pratiche operative alle
necessità de nuovi utenti
MEDIAZIONE
FLESSIBILITA’
determinanti socioculturali
insieme delle norme, dei valori, dei saperi e delle pratiche
sulla salute, che regolano le maniere di fare, di dire e di
pensare la salute, la malattia e la cura.
interesse per:
1.  Il carattere culturale delle rappresentazioni della malattia
(come vissuto individuale ma anche come evento collettivo,
con le sue norme e i suoi vincoli)
2.  il carattere sociale degli itinerari terapeutici
3.  Il carattere intersoggettivo delle forme della presa in carico (il
rapporto operatore di cura/paziente)
1. Interesse per le rappresentazioni culturali
della malattia (come vissuto individuale ma
anche come evento collettivo, con le sue
norme e i suoi vincoli)
i diversi saperi di cura sono comparabili sul
piano culturale
1. Le rappresentazioni culturali della malattia
ì “La malattia è un complesso di alterazioni morfologiche o
funzionali di una o più parti di un organo o dell'intero
organismo”
ì “La malattia può essere trasmessa con lo sguardo”
ì “La malattia ti dice qualcosa di te stesso”
1. Le rappresentazioni culturali della malattia
ì "L'infezione è una condizione del corpo quando viene
attaccato da un virus, un batterio, un fungo, ecc.”
ì "L'infezione è una condizione del corpo spirituale quando
viene attaccato dai djinn”
ì "L'infezione ti viene quando sei stressato, vulnerabile,
indebolito..."
L’iceberg culturale: gli etnosaperi
¨ 
¨ 
Interpretazioni
della malattia
Metodi di cura
• 
• 
Idee sul corpo,
•  Idee sulla persona
Pratiche di relazione sociale
•  Cosmologie
•  Valori morali
Modello dell iceberg, da Kai J., 2003
Sistemi di spiegazione/diagnosi/cura
¨ 
¨ 
¨ 
Visione magica
/cause umane
Visione religiosa
/cause spirituali
Visione naturalistica
/cause fisiche
Un caso dall’antropologia classica
Rituali del parto e della cura presso i Kuna di Panama
Claude Lévi-Strauss, L efficacia
simbolica (1949), in: Antropologia strutturale,
Il Saggiatore, 2009
NUHU
PURBA
MUU
PAZIENTE
SCIAMANO
GRUPPO
La levatrice fa un giro nella capanna
la levatrice cerca perle
la levatrice fa un giro
La levatrice mette un piede dinanzi all altro
La levatrice tocca il suolo con un piede
la levatrice sposta in avanti l altro piede
La levatrice apre la porta della capanna
Il suo bianco tessuto interno si dilata
fino al seno della terra... fino al seno della terra,
i suoi sudori formano una pozzanghera,
proprio come sangue, tutta rossa .
Credenza
Legittimazione del contesto
Adesione ai significati, ai simboli, ai valori
Patto fiduciario
1. Le rappresentazioni culturali della malattia
•  percepire i confini fra i diversi sistemi come valicabili, con la conoscenza e la coscienza della rela5vità dei costru8 culturali •  per poter prendere in considerazione i diversi saperi della mala8a e della cura bisogna tener conto della loro rela5vità culturale, compresa quella del nostro sapere medico 1. Le rappresentazioni culturali della malattia
Opera5vamente… •  Tenere conto della rela5vità dei nostri costru8 •  Tenere conto delle appartenenze culturali •  Tenere conto che i contenu5 dei programmi sanitari non sono né rige@a5 né acce@a5 tali e quali ma parzialmente integra5 in sistemi di pensiero preesisten5 2. Interesse per il carattere sociale degli
itinerari terapeutici
i diversi sistemi di cura non sono comparabili
sul piano sociale e politico (Approccio critico)
2. Il carattere sociale degli itinerari terapeutici
"   La malattia come forma di resistenza sociale
"   La presa in carico del disagio dei migranti
Allan Young, John Comaroff, Michael
Taussig, Paul Farmer, Margaret Lock, Nancy
Scheper-Hughes
2. Il carattere sociale degli itinerari terapeutici
"  LA MALATTIA COME FORMA DI RESISTENZA
SOCIALE
Considerare l’interconnessione stretta tra i domini
socioculturali e i domini economici e politici
Considerare il corpo come mezzo di espressione
antagonistica, di rabbia, di resistenza, di alienazione,
di conflittualità nei contesti di disuguaglianza
istituzionalizzata, di genere, di razza, di classe, ecc.
Aihwa Ong---- -----
fenomeni di possessione nelle
multinazionali in Malesia
Pino Schirripa ----
fenomeni di stregoneria nei
centri urbani del Ghana
Ivo Quaranta-------
Aids nel regno di Nso’ in
Camerun
(Quaranta Ivo, Corpo, potere e malattia, Meltemi, 2006)
2. Il carattere sociale degli itinerari terapeutici
"  LA PRESA IN CARICO DEL DISAGIO DEI
MIGRANTI
Passare da una presa in carico delle patologie dei
migranti di tipo assistenzialistico e medicalizzato, che
legge la malattia in negativo, come forma di privazione
e di disadattamento, a una presa in conto della carica
creativa e propositiva, ancorché protestataria, di essa
Patrimonio di salute
Intervallo di benessere
Fattori di rischio:
• 
• 
• 
• 
• 
• 
• 
Trauma migratorio
Disoccupazione
Professioni rischiose
Degrado abitativo
Mancanza di reti di supporto
Clima e abitudini alimentari
Discriminazione nell’accesso
alle cure
•  Stereotipo
•  Educazione sanitaria
•  Asimmetria sociale
•  Trauma migratorio
Il trauma migratorio
•  SFERE DEL CAMBIAMENTO
•  Lingua
•  Rappresentazioni del corpo
•  Concezioni di cura
•  Crisi del sentimento di identità
Castiglioni M., 2001
Il trauma migratorio
Il malessere somatizzato – il corpo-memoria
…da quando sono arrivata non sento
più il mio corpo come prima, non
capisco cosa mi succede, mi fa male
dappertutto, non so più cosa mi fa bene
e cosa mi fa male, sono sempre molto
stanca faccio fatica a dormire…
(G., 32 anni, Filippine)
Il trauma migratorio
Questione di odori
Secondo la mia amica ecuadoregna l esterno è
talmente confusivo che è come se la confusione
entrasse dentro, non si sa più se si è malati o sani. Lei
mi raccontava che all’inizio quando si lavava qui, non
riusciva più a riconoscere il proprio odore, temeva di
essere malata, apriva l armadio e non riconosceva
l odore dei propri vestiti... Se ti viene la nausea, ogni
volta che mangi, perché non conosci il cibo, vivi male
una cosa che dovrebbe essere stabilizzante…
(A.M. responsabile ambulatorio migranti)
2. Il carattere sociale degli itinerari terapeutici
Operativamente…
Considerare le condizioni socio-economiche e storiche
del paziente e del suo gruppo (impegno critico sulle
asimmetrie sociali)
Percepire che l’introduzione di un certo intervento
sanitario, cioè la modifica di un’abitudine, può
provocare conflitti e rapporti di forza all’interno di una
famiglia o di un gruppo
Integrare il ruolo dei familiari e del gruppo di
riferimento nella gestione della salute
3. Interesse per il carattere intersoggettivo
della relazione di cura (il rapporto fra operatore
e paziente)
La malattia è una rete di significati che include
gli elementi affettivi, simbolici e materiali del
contesto in cui il soggetto è immerso
3. Il carattere intersoggettivo della relazione di cura
Modello Esplicativo (ME) del paziente
Illness
Modello Esplicativo del medico
Desease
espressione soggettiva della sofferenza
definizione biomedica di una condizione fisio-patologica
RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE
Arthur Kleinman,
The illness narrativees: suffering, healing
and human condition, New York, 1988
Il linguaggio specialistico del sapere medico
-  Mi hanno detto che avevo dei segmenti biliari
-  Cosa sono questi, dei segmenti biliari??
-  Ha, non so, è lei il medico. Mi hanno detto che avevo
l’appendice infiammatoria
-  ??? Vabbè. E quando è stato?
-  In gennaio credo
-  D’accordo. Adesso lei va a rifare gli esami, e poi
torna qui.
Confli@o fra diversi linguaggi/saperi Sono andata quando ero in gravidanza, la prima visita del
ginecologo. La ginecologa mi ha detto che io ho edema di...di... di
clitoride, e io ho detto: “ma cosa vuol dire edema”? Io ho detto: “Ma
non è mica...non scrivere edema”, perché io parlavo già italiano, io
ho detto: “Ma non è mica edema...edema sì...posso avere edema nelle
mani, nei piedi, quella lì non è mica edema”, io glielo detto che io
sono...io sono circoncisa... lei fa: “ahah”, io ho detto: "ma non è mica
edema!”. Macché edema!”. Perché gli italiani non sanno niente, è la
prima volta che loro vedono le donne...Però io avevo un po'
di...vergogna perché...Anche adesso, eh! Anche adesso, se devo fare
la visita. Eh, pensano male, sì, non è che tutti lo sanno che differenza
c'è tra infibulazione e circoncisione, perché loro prendono tutte e due
come uguali...però se io vedo un medico nero come me no!
Il non de@o: il se8ng naturalizzante D: Quindi le donne non ne parlano...
R: Assolutamente no
D: Non le è mai accaduto di parlarne?
R: Ci ho provato
D: Quando dice che ha provato cosa vuol dire?
R: Che quando faccio la visita mi è capitato di chiedere cosa ha
fatto, come mai, ma loro evadono, fanno un sorriso, non è che
entrano in questione… sì io però non capisco se è una ritrosia o se
è una cosa che non capiscono neanche perché gliela chiedo, come
se chiedessi perché ha un orecchio…
Il non chiesto: il doppio vincolo comunica5vo Moglie: Loro devono parlare, bisogna parlare, bisogna
chiedere, domandare... ma non c'è bisogno di chiamare
tanta gente! E’ una cosa personale, personale! Oppure
per me sarebbe meglio se… per esempio: lui è medico,
io sono paziente, tu sei l'infermiere, cioè se lui vede una
cosa, chiedi! Chiedi così, chiedi, poi lo spieghi che cosa
è. Perché c'è una parola che hanno scritto: che il limite di
tua lingua, il limite di tuo linguaggio è il limite del tuo
mondo!
Il limite del tuo linguaggio è il limite del tuo mondo
res5tuire la parola chiedercelo posizione bivalente chiederglielo
Disposi5vo di mediazione comunica5va confrontare i codici nosologici di /po medico con quelli, emic, di /po prevalentemente eziologico interrogare i propri implici/ culturali e chiedere informazioni su ciò che ci sembra “normale” dis/nguere tra una traduzione dizionariale e una legata ai contes/ d’azione Un approccio antropologico/interculturale
nel trattamento sanitario suggerisce di
considerare:
1.  Le specifiche concezioni e pratiche culturali del
gruppo di appartenenza
2.  Le condizioni socio-economiche del paziente e
del suo gruppo
3.  Il contesto intersoggettivo della comunicazione
Approccio interculturale
al paziente migrante
Considerazione della dimensione culturale della salute e
della malattia
Decentramento da sé per andare verso il paziente
• Tutela del paziente
•  Rispetto della complessità dell oggetto
•  Ripensamento modelli interpretativi e esplicativi
•  Riflettere sul proprio quadro concettuale di riferimento
Apprendere dai saperi locali di cui certi utenti sono
portatori
Su gentile concessione di Marta Provasi
Le difficoltàdei migranti:
—  La mancanza di informazione e di mediazione
culturale
—  L’accesso tardivo alle cure
—  Il trauma migratorio e le tattiche difensive
—  Una diversa percezione del rischio di patologia
—  Le diverse rappresentazioni culturali rispetto
alle infezioni, i virus, ecc.
—  Un diverso valore attribuito alla “libera scelta” e
alla posizione dell'individuo
•  ALTRO….
Le difficoltà degli operatori
—  La comunicazione linguistica
—  La comprensione delle rappresentazioni
culturali diverse
—  La diversificazione dell'utenza
—  Il setting ospedaliero e il ruolo istituzionale
—  La sovrapposizione dei ruoli e delle competenze
—  Mancanza di tempo e standardizzazione delle
procedure
•  ALTRO….
Punti critici
—  orari e tempo
¡  differenze fra idee culturali di tempo
¡  differenze di organizzazione quotidiana e dei tempi di lavoro
¡  pressione doppia e conflittuale da parte dell'azienda e da parte degli utenti
¡  standardizzazione delle procedure
—  lingua
¡  la lingua dell'operatore per dare informazioni
¡  la lingua del paziente e dei familiari per farsi capire
¡  ruolo di mediazione/traduzione dei figli rispetto alle madri
—  genere
¡  omologo (autorità degli uomini con le operatrici/pudore delle donne con gli operatori)
¡  assenza delle madri
—  figure d'intorno e d'interferenza (insegnanti, parenti, amici, vicini, altri
specialisti)
—  sistemi diagnostici
¡ 
¡ 
strumenti
mentalità
—  status e fragilità sociale
¡  condizioni e stile di vita
¡  valori acquisiti (ethos conflittuale, vergogna, ecc.)
—  tradizione
¡  valori e significati attribuiti alla malattia e alla cura
—  diversificazione dell'utenza e flessibilità dei percorsi
Competenza professionale
—  Delimitare l’ambito del proprio ruolo
professionale
—  Acquisire le competenze specifiche richieste
—  Saper individuare ulteriori competenze
complementari
—  Conoscere i servizi e le potenzialità del territorio
•  ALTRO….
Competenza relazionale
—  Ascoltare il paziente (mettersi nei suoi panni)
—  Assicurarsi che il paziente conosca possibilità e
limiti dell’intervento dell’operatore (dialogo)
—  Responsabilizzare il paziente affinché si attivi in
autonomia (negoziazione)
—  Considerare il paziente nelle sue caratteristiche
personali (conoscenza della sua storia culturale e
sociale)
—  Condividere il piano di intervento con altri
(collaborazione)
•  ALTRO…
Comunicazione interculturale
Codici non verbali:
—  prossemici
—  cinestesici
—  paralinguistici
—  fisici
Codici comunicativi impliciti :
—  gerarchie
—  formalità vs informalità
—  ecc.
12 princìpi di comunicazione interculturale
1. 
2. 
3. 
4. 
5. 
6. 
7. 
8. 
9. 
10. 
11. 
12. 
Spazio e oggetti simbolici
Interpellazione (formalità vs informalità)
Prossemica (distanza vs vicinanza= gerarchie)
Contatto fisico (pubblico vs privato)
Setting (intimità vs pudore)
Comunicazione fàtica (turno di parola)
Silenzio (rispetto, tabù, prudenza)
Meta-segnali (emozioni)
Sguardo (personalizzazione)
Linguaggio specialistico (traduzione)
Trasparenza (quantità e qualità dei messaggi)
Simmetria e sensibilità sociale
COMUNICAZIONE COME UN’ORCHESTRA
ogni atto di trasmissione del messaggio è integrato in
una matrice più vasta, comparabile alla “cultura”, che
costituisce l’insieme di codici e di regole che rendono
possibile la prevedibilità e la regolarità delle
interazioni concrete
“Bisognerebbe che l’amicizia non fosse soltanto lo spazio
della fiducia, ma il mezzo per riflettere sul mondo in più
persone, di apportare la luce di più persone sul mondo e
sulla storia… Diversamente dall’intimità, l’amicizia è una
qualità politica: è il mondo che si cerca di accogliere e
comprendere insieme”.
(Hanna Arendt)
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