La parabola dei distretti industriali: nuove dimensioni della competitività di Giuseppe GAROFALO (Facoltà di Economia – Università della Tuscia) Civita Castellana (Vt) – 4 febbraio 2010 Uno studio Fase 1 - Nascita dei distretti industriali • L’Italia paese manifatturiero, senza grande impresa • A partire dagli ultimi anni '60 60 del secolo scorso scorso, diffusione di Pmi, aggregate in distretti, con elevata propensione all'imprenditorialità e presenza forte di famiglie proprietarie (“piccolo è bello!”) bello!”). • I distretti, insediati in sistemi locali, tendono a "simulare" grande impresa p sfruttando costi p più bassi. la g • Caratterizzazione territoriale: Nord-Est e Centro • Caratterizzazione settoriale (le “4A”): - Abbigliamento-moda Abbi li t d - Arredo-casa Made in Italy - Agroalimentare - Automazione-meccanica Il “Capitale Capitale sociale” sociale come pre pre-requisito requisito Le dimensioni del capitale sociale: • Legami familiari • Rapporti informali con amici e conoscenti • Organizzazioni O i i i volontarie l t i • Partecipazione politica • Coscienza civica Fiducia Cooperazione Minori costi di transazione Fase 2 - Consolidamento dei distretti industriali Fino alla Fi ll fifine d dell secolo l scorso, • Forte assorbimento di manodopera • Forte capacità esportativa • Roi sensibilmente superiore in tutte le classi di fatturato Banca d’Italia d Italia Fondazione Edison Osservatorio Distretti Fase 3 - Maturità e crisi dei distretti industriali Con un’accentuazione un accentuazione a partire dal Nuovo millennio: • Concorrenza “sleale” di paesi che hanno imitato il modello d ll di distrettuale, t tt l potendo, t d però, ò sfruttare f tt fforme di dumping sociale ed ambientale (Cina) • La crisi g globale e la nuova g geografia g della domanda (Bric, paesi del Nord Africa, Medio oriente) • Incapacità di ritrovare vantaggi competitivi ormai persi e di riproporre la “formula formula magica magica” in un contesto profondamente cambiato (v., ad es., fine “lira debole”) Gli errori dei distretti in crisi • Scarsa attenzione ai mutamenti della domanda • Prodotti poco innovativi • Limitazioni nelle competenze gestionali • Eccessiva dipendenza da un unico cliente/mercato • Basso livello di cooperazione Fase 4 - Contrastare il declino: la ricerca di una nuova traiettoria di sviluppo • L’ L’azione i di rilancio il i presuppone che h sii ricerchino i hi nuove fonti di domanda e nuove modalità di esplicitare l’offerta l offerta di prodotti • Al ffondo d vii d deve essere una visione i i dinamica che presupponga una continua ricerca di forme di vantaggio competitivo • Superare i limiti della territorialità e della settorializzazione Favorire un’evoluzione dei distretti vs la strutturazione t tt i di reti ti (network) ( t k) di imprese i • Legami stabili, ma senza compromettere la propria identità/autonomia make e “buy” buy • Equilibrio tra “make” • Le reti sono trans-settoriali (per sfruttare tutta la a cate catena a de del valore a o e lungo u go la a filiera) e a) e ttransa s territoriali (globali) • Nelle reti scorrono flussi di risorse materiali,, ma soprattutto, cognitive p di evolvere,, trovando sempre p nuovi • Capacità vantaggi competitivi Distretti e reti di imprese IMPRESE ESTERE RETI CORTE LINK TRA RETI CORTE I comprimari nella strutturazione delle reti Æ Gli ENTI LOCALI • Favorire le iniziative, ma … • … non fare loro “da cappello” con appesantimenti burocratici • … non rimanendo i d vincolati i l i alla ll dimensione di i locale l l • fuoriuscire da una logica assistenzialistica Æ ll sistema bancario (BANCHE LOCALI) • Sostenere finanziariamente le iniziative tramite, soprattutto, un’azione di screening e di monitoraggio in itinere Æ Le ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI • Fornire una serie di servizi e farsi p promotori di iniziative con un orizzonte temporale-spaziale ampio Æ L’UNIVERSITÀ • Gettare un ponte tra teoria e prassi (esempio degli spin-off) Civita Castellana: il Distretto … “non non-distretto distretto” Dati economici (core business e totale ambiti merceologici) core business totale ambiti merceologici Numero aziende (Anno 2007) 233 239 Valore aggiunto (milioni Euro – Anno 2005) 148 158 3.313 3.539 140 157 Occupati (Anno 2005) E Esportazioni t i i ((milioni ili i E Euro – Anno A 2007): 2007) • • • La crisi della ceramica Æ Previsioni Confindustria ceramica Æ Previsioni Acimac La crisi del settore immobiliare I costi di transazione (carenze infrastrutture, non solo materiali. Una criticità Æ Internet veloce) La parabola di Civita Castellana • Dalle Stoviglie • ai Sanitari • Dal mercato domestico • alle Piastrelle • a prime forme di proiezione internazionale • a …. • a …. Un competitor: il distretto di Sassuolo Dati economici (core business e totale ambiti merceologici) core business Numero aziende (Anno 2007) Valore aggiunto (milioni Euro – Anno 2005) Occupati (Anno 2005) Esportazioni p ((milioni Euro – Anno 2007): ) Sistema produttivo e Università Æ polo tecnologico 451 1.572 24.647 2.841 totale ambiti merceologici g 539 1.683 26.377 2.867 Filiera logistica Internazionalizzazione Æ Stupino Ipotesi per il Distretto di Civita Castellana • • • • Nuovi materiali ceramici avanzati in grado di modificare le proprie caratteristiche fisico-chimiche in relazione agli stimoli ricevuti, di introdurre nuove proprietà e prestazioni Æ Ricerche nel campo dei materiali ceramici per superare i limiti prestazionali derivati dalla loro intrinseca fragilità e dalle difficoltà di lavorazione la ora ione ed ottenere nuovi n o i materiali che sappiano unire nire le tradizionali caratteristiche di inerzia termica, stabilità chimica, elevata durezza con nuove qualità quali tenacia e facile processabilità. Æ Le schiume ceramiche,, i biomateriali ceramici (protesi (p d’anca e dentali)) Æ Tegolasolare Nuovi settori di utilizzo della ceramica: telefonia mobile, display al plasma, celle a combustibile, etc. Anche nel settore auto (ad es. dischi per freni) Nuove modalità produttive a fini energetici e di lotta all’inquinamento: Recupero di calore disperso e riduzione del carico inquinante nei processi produttivi dei materiali ceramici p Forme di internazionalizzazione governata: multilocalizzazione, presenza sui mercati emergenti (Bric) Un radicale cambiamento di approccio Obiettivo finale COMPETITIVITÀ in un mondo globalizzato Innovazione Rapporto qualità-prezzo li à Obiettivi intermedi Filiera produttiva Settori affini (trans settoriale) (trans-settoriale) Strumenti COOPERAZIONE tra imprese, con la partecipazione di enti terzi Due massime per concludere “Una buona strategia significa gg g una p posizione competitiva p raggiungere unica” ((Michael E.Porter)) “Uno Uno dei segreti di un solido business è capire quando serve cambiare il modello di business business” (Clayton M.Christensen)