PDF - Uccelli da proteggere

Specie protette dalla Direttiva Uccelli
PETTIROSSO
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Erithacus rubecola
Pettirosso
Pettirosso, di Riccardo Pansecchi
Ordine: Passeriformes Famiglia: Turdidae
Piccolo passeriforme dalla forma rotonda e dai grandi occhi espressivi, il Pettirosso cela sotto l’aspetto dolce e mansueto
un’indole orgogliosa e aggressiva. Lungo appena 14 cm, ha il dorso di un colore bruno-oliva, ventre bianco, sottili zampe
rossicce e un’inconfondibile macchia rosso-arancio su petto e faccia, che caratterizza maschi e femmine della specie dai
tre mesi di vita in su. Molto vivace e attento, si muove sul terreno con lunghi balzi, curvandosi per un paio di passi e poi
arrestandosi all’improvviso in posizione eretta, facendo vibrare ali e coda come se volesse mettersi in mostra. Se qualcosa
attira la sua attenzione, eccolo inclinare il corpo da lato a lato, muovendo ali e coda.
I boschi di conifere sono il suo habitat naturale, ma può adattarsi anche a zone antropizzate quali giardini, siepi, parchi
delle aree urbane e boschetti. Questo accade di solito durante l’inverno, quando si fa più forte la necessità di trovare cibo.
Infatti, pur essendo piuttosto schivo, il Pettirosso può avvicinarsi guardingo all’uomo, ad esempio quando, lavorando in
giardino, smuove dalla terra vermi e insetti, di cui la specie è ghiotta.
Di indole battagliera e solitaria, il Pettirosso non mostra abitudini gregarie: possiede un senso di appartenenza territoriale
molto spiccato e non ammette l’intrusione di suoi simili nel proprio territorio. Non è raro osservarlo mentre scaccia in
malo modo e, spesso, aggressivamente chiunque osi avvicinarsi al suo regno; gonfiando e mostrando minacciosamente il
petto color fuoco, scuotendo ali e coda, oscillando da una zampa all’altra ed emettendo un fraseggio del proprio canto, in
segno di avvertimento. Questi segnali aumentano di intensità fino a quando l’intruso non se va, a volte non prima di avere
risolto la lite con una zuffa. Il senso di territorialità diviene ancora più accentuato quando condivide il territorio con la
propria compagna.
Quando arriva la stagione degli amori, il Pettirosso abbandona infatti la consueta solitudine per corteggiare la femmina,
arruffando le piume del capo e della gola e offrendole del cibo. Già alla fine dell’inverno, si formano coppie fisse che
cominciano a difendere un proprio comune territorio. Il nido viene costruito tra le spaccature dei tronchi d’albero, oppure
ai piedi delle siepi, in una piccola cavità vicino al suolo, ben nascosto tra foglie di edera; addirittura all’interno di oggetti
dismessi e abbandonati dall’uomo (tubature, bottiglie o bollitori da tè abbandonati, scarponi, scatoloni sono solo alcuni
esempi di siti “idonei”). Il nido si presenta come una piccola coppa rotonda di steli intrecciati, imbottito di foglie, piccole
radici, muschio o peli.
Sei uova bruno-pallido vengono deposte tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, e covate dalla femmina per circa due
settimane. Una volta nati, i pulcini vengono allevati da entrambi i genitori per circa 15 giorni, pur continuando in seguito,
anche per diverso tempo, ad essere “imbeccati”. Spesso la coppia effettua due nidiate: alla nascita della seconda, è di
solito il maschio a occuparsi del nutrimento dei nuovi arrivati. La dieta del Pettirosso è molto variegata: si nutre
principalmente di piccoli molluschi, lombrichi, insetti e larve, ma è ghiotto anche dei frutti che offre il bosco: bacche,
more, mirtilli, ribes, fragole, lamponi.
La specie è diffusa in tutta Europa fino al Circolo Polare Artico e dall’Atlantico agli Urali; alcune sottospecie abitano
l’Asia Minore, le Canarie e l’Iran. Gli ambienti preferiti sono costituiti da aree alberate non troppo dense, fresche,
1/3
ombrose, umide, con altezza media o alta, porzioni o margini di terreno scoperto e posatoi idonei. Evita, al contrario,
ambienti scoscesi asciutti, ambienti aperti, paludi con vegetazione bassa. A seconda dei contesti è più frequente nei boschi
di latifoglie e occupa anche parchi e giardini; specie resistente e provvista di grande capacità di adattamento, è in grado di
utilizzare quasi tutte le tipologie boschive, seppur con densità differenti.
Prospettive
Il Pettirosso sembra al momento tra le specie meno colpite dai cambiamenti dell’ambiente in atto in Italia, dal momento
che mostra una grande capacità di adattamento. La specie è inoltre avvantaggiata dall’aumento della superficie del bosco,
potendo occupare aree di foresta anche giovani, seppur con densità spesso inferiori rispetto a foreste costituite da piante
più mature.
Limitazione ulteriore dell’attività venatoria e un contrasto severo al bracconaggio sono azioni che potrebbero valere un
miglioramento anche consistente nelle condizioni di salute del Pettirosso. Questo in particolare nelle aree del Paese dove
la pratica illegale dell’uccellagione risulta ancora diffusa e socialmente tollerata.
La corretta gestione dell’habitat riproduttivo si presenta poi come condizione fondamentale per garantire la stabilità delle
popolazioni. Al momento, la specie è relativamente ben studiata nel nostro Paese, con particolare riguardo al contingente
svernante. Sarebbe comunque opportuno studiarne più nel dettaglio biologia riproduttiva e dinamica di popolazione.
Considerando i valori di densità riportati per diverse aree italiane, si può proporre per la specie un Valore di Riferimento
Favorevole (FRV) articolato su due livelli: a scala locale, 6 coppie per 10 ettari, fino 14 coppie per 10 ettari in contesti
particolarmente idonei, come ad esempio boschi umidi; a scala di comprensorio e su aree solo in parte idonee appare
invece sufficiente, per assicurare buone probabilità di persistenza alla specie nel medio-lungo periodo, una densità pari a
10 coppie territoriali per km2 .
Minacce
Nonostante sia protetto dalla legislazione vigente, il Pettirosso cade spesso vittima di pratiche illegali quali uccellagione e
bracconaggio. Nonostante i grandi passi avanti effettuati sul fronte dei controlli, tali pratiche illegali restano ancora
relativamente diffuse nel nostro Paese, specialmente in alcune aree quali il nord-est.
Va inoltre rilevato come un grande numero di vittime del bracconaggio sia costituito proprio dai pettirossi. La loro
instancabile “curiosità” nei confronti di oggetti e manufatti anche di origine antropica li rende purtroppo facile preda di
archetti, reti, trappole a scatto, di solito letali.
Tra gli altri fattori di potenziale minaccia per la specie vanno individuati i cambiamenti climatici. Inverni particolarmente
rigidi possono causare un decremento delle popolazioni svernanti a causa dell’impossibilità di reperire cibo sufficiente.
In altri casi, è proprio la necessità di cibo a “costringere” il Pettirosso ad avvicinarsi troppo all’uomo o ad altri predatori
naturali, compresi animali domestici quali i gatti, abituali “frequentatori” di parchi e giardini privati.
Stato di salute
Attualmente la specie è classificata come sicura nei territori dell’Unione europea, e mostra uno stato di conservazione
favorevole anche a livello continentale. Non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale né Nazionale sulla specie,
che non è inclusa nella Lista Rossa Nazionale. In Italia, il Pettirosso risulta specie non cacciabile ai sensi della
legislazione venatoria (157/92).
Nel complesso, si registra stabilità della popolazione nidificante nell’Unione europea nel periodo 1970-1990 e un
moderato incremento nel periodo 1990-2000. La popolazione che abita i territori dell’Europa a 27 è stimata in
25.000.000-53.000.000 di coppie; quella italiana, stabile, in 1.000.000-3.000.000 di coppie. Tra il 58% e il 64% della
popolazione europea (43.000.000-83.000.000 di coppie, in leggero aumento) ed una frazione compresa tra il 25% ed il
49% della popolazione globale della specie nidificano nell’Unione europea.
2/3
Per quanto riguarda il nostro Paese, tanto il territorio peninsulare quanto le isole vedono una buona presenza di pettirossi:
la popolazione italiana è pari a circa il 4-6% della popolazione presente nei territori dell’Unione europea, e al 2-4% della
popolazione continentale complessiva. L’Italia appare inoltre esercitare un ruolo di crocevia per le rotte migratorie di
questa specie, con avvistamenti di individui provenienti da un’area geografica vastissima. Le zone di provenienza più
importanti sono le coste del Baltico centro-meridionale, i Paesi dell’Europa centro-orientale e quelli immediatamente a
Nord dell’arco alpino.
In Italia, sono presenti sia individui appartenenti a popolazioni sia totalmente migratrici, provenienti da Scandinavia e
zone baltiche, sia parzialmente migratrici, provenienti dall’Europa centro-meridionale. Durante i mesi più freddi, quando
scende dal Nord Europa per sfuggire al freddo e alla mancanza di cibo, la specie è piuttosto comune e stanziale ovunque.
É presente in Toscana, dove ne sono stimate 300.000-700.000 coppie con locali incrementi e colonizzazioni avvenute nel
corso del XX secolo, probabilmente dovute all’aumento e all’invecchiamento della superficie boschiva. La popolazione,
stabile in Lombardia, è in aumento nelle Foreste Casentinesi, al confine tra Emilia-Romagna e Toscana, e in forte
espansione in Sicilia. In Campania, è presente sia nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano sia nel Parco nazionale
del Vesuvio.
Semaforo
Il Pettirosso in Italia gode, nel complesso, di buona salute. Areale ampio e in espansione, popolazione consistente,
ambiente potenzialmente idoneo molto esteso rendono lo stato di conservazione della specie favorevole nel nostro Paese,
pur essendo molto pesanti – localmente – gli effetti di pratiche illegali quali uccellagione e bracconaggio .
Fattore
Stato di salute
Stato di conservazione
Range*
In contrazione
Favorevole
Popolazione
In calo
Favorevole
Habitat della specie
In diminuzione
Favorevole
Complessivo
Favorevole
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
Una cascata di note semplice e cristallina, gorgheggi provenienti dalla cima degli alberi o da posatoi, è il canto con cui
il Pettirosso rimarca il possesso del proprio territorio. Chopin, ammirato da un canto così puro e melodico, cercò di
imitarlo nel tema principale della “Grande Polonaise brillante”; onore che ha procurato al rosso passeriforme il
soprannome di “Chopin dell’aria”…
3/3