ESSERE DONNA NEL MONDO ISLAMICO E IN QUELLO OCCIDENTALE Sono Mohammad Akbari un ragazzo Afghano di anni 18, da 3 anni mi trovo in Italia e da quasi un anno, dopo un’esperienza vissuta presso l’istituto di Boncore, vivo a Carmiano presso una famiglia che mi ospita. Frequento la classe seconda servizi sociali dell’I.I.S.S. Nicola Moccia di Nardò e vorrei tanto una volta diplomato poter svolgere l’attività di mediatore culturale per poter essere di aiuto a tutti i miei connazionali presenti in Italia. Da quando ho conosciuto il vostro Paese, continuo a stupirmi della notevole differenza tra l’essere donna in occidente e l’essere donna nel mondo islamico. Ho imparato che una delle leggi più importanti della costituzione italiana afferma l’uguaglianza di diritti di tutti i cittadini, sia maschi che femmine. Davanti ad una tale premessa, è facile pensare ad una realtà dove uomini e donne convivono tra di loro con serenità e una certa soddisfazione e questo lo vedo tutti giorni in Italia, le donne occupano gli stessi posti di lavoro degli uomini e hanno pari dignità. Questa situazione è totalmente differente nel mio mondo e nel mondo orientale in generale.(in più nei paesi arabi e persiani) In nessun luogo come nei paesi islamici(orientale) la condizione della donna è peggiore. Ma è un luogo comune? Ci sono differenze grandi e profonde tra i vari paesi musulmani e non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Indubbiamente la donna ha un ruolo secondario nelle società arabo_islamiche e soprattutto nell’ambito pubblico: nel potere politico ed economico, la sua presenza è minima, tranne alcune eccezioni ( Benazir Bhutto in Pakistan, Tansu Ciller in Turchia, Hana Hashrawi in Palestina…) Il tradizionale conservatorismo di quelle società era stato scalfito dopo l’indipendenza, da alcune riforme (soprattutto in Egitto,nei paesi di Maghreb ed in Iran) di cui hanno beneficiato solamente le donne ricche ed istruite delle grandi città. Per le altre la situazione era cambiata poco ed è peggiorata col ritorno dell’integralismo negli ultimi vent’anni che ha imposto alla donna vecchi e nuovi vincoli, in alcuni paesi la guerra dei fondamentalisti per il potere è stata anche una guerra contro l’emancipazione delle donne (Algeria, Afghanistan; Egitto...), la possibilità a loro data di istruirsi a lavorare fuori casa, vestirsi liberamente ed avere una vita autonoma della tutela maschile( ogni anno circa 3,000 donne in Afghanistan si suicidano e questo lo dice lunga sulle condizioni della loro libertà di espressione. L’odierna condizione islamica assomiglia in parte,a mio avviso, a quella delle prime comunità cristiane, ormai quasi scomparsa in occidente, e l’oppressione femminile viene vista spesso come una protezione del gentil sesso dai pericoli e dalle brutture del mondo da parte di familiari maschi premurosi e responsabili. Le stesse donne a volte condividono in maggioranza questo punto di vista e guardano con stupore misto a sospetto alle maggiori libertà delle occidentali, anche se non possono fare attività ormai scontate in Europa ed America: votare, guidare la macchina, testimoniare in tribunale, divorziare ed abortire. Questo stato di cose risulta tanto più diffuso quanto più alta è la percentuale di analfabetismo. Sembrerebbe un cane che si morde la coda: una donna non istruita è più facile da “comandare”. Non prenderà mai coscienza del suo stato di essere umano con pari dignità di quello del sesso maschile. Penso però di aver trovato qualcosa in comune tra la cultura islamica e in generale con quella occidentale e in particolare con quella italiana: le due culture, anzi, sono in realtà due facce simili della stessa medaglia: sono entrambe maschiliste. La cultura islamica nasconde la donna isolandola socialmente, la cultura occidentale tende a umiliarla facendola apparire come mero oggetto sessuale, ponendo l’accento su quella dipendenza sessuale e sociale dall’uomo. Nei mass-media non c’è alcuna parità tra uomo e donna. Le donne continuano ad essere subordinate e giudicate in base all’aspetto fisico e vengono identificate in base al giudizio maschile. Crescendo con la pubblicità e la TV spazzatura, molte ragazze non riescono più a trovare l’identità e l’integrità della loro persona e sono condizionate ad assumere un comportamento superficiale. La pubblicità è riuscita a creare un modello di donna “perfetta” e chi non si rispecchia in tale modello, non viene considerato ed è costretto ad adattarsi fino al punto di ricorrere a interventi chirurgici anche in giovane età. E sarebbe questa l’emancipazione per la quale le donne occidentali si sono tanto battute? MOHAMMAD AKBARI