1 - Inquadramento ambientale e fitoclimatico La zona oggetto di intervento si trova in prossimità del confine est del Comune di Parma. L'area in esame è quindi compresa nel piano altitudinale denominato "piano basale" e nell'orizzonte "sub-mediterraneo"; comprende la fascia da 0 a 400 metri s.l.m., in cui, fino a 100-150 metri s.l.m., si rileva la presenza di vegetazione di tipo "litoraneo" e "planiziario", mentre oltre questo limite sono presenti querceti e castagneti. Nella zona di progetto, la fitoassociazione "climax" è la farnia (Quercus peduncolata, Quercus robur) e il carpino bianco (Carpinus betulus), associate a numerose altre specie secondarie come acero campestre (Acer campestre), ecc. Successivamente nei boschi planiziali si sono introdotte altre specie quali: olmo (Ulmus minor), frassino (fraxinus excelsior). In tempi più recenti si sono aggiunti anche specie alloctone tra cui la robinia (Robinia pseudoacacia) e l’ailanto (Ailanthus altissima). Per quanto riguarda l’inquadramento fitoclimatico della zona, l'area è classificabile nella "zona medioeuropea" ed inquadrata nella "sottofascia planiziale". In particolare sotto l'aspetto climatico-forestale, secondo la classificazione proposta da Pavari (1916), la zona rientra nel "Castanetum", sottozona "calda" (Cc). Tale classificazione si avvale di pochi parametri climatici, ritenuti più discriminanti di altri ai fini di un corretto inquadramento fitoclimatico. 2 - Paesaggio vegetale ed uso del suolo L’area indagata si inserisce in una fascia di pianura rappresentata da un paesaggio piuttosto uniforme e povero dal punto di vista ambientale. Come si riscontra ormai in tutta la Pianura Padana, anche in questa zona prevale l’attività agricola e di conseguenza sono ormai quasi completamente scomparse le formazioni vegetali originarie che occupavano gran parte di questi territori. L’intensa opera di bonifica e la messa a coltura dei terreni ha sconvolto nel tempo il paesaggio, rendendolo omogeneo e monotono, nonché estremamente impoverito sia per quanto riguarda la varietà di specie vegetali e animali, sia per l’estensione delle fitocenosi stesse. All’interno dell’area e nelle zone limitrofe le categorie di uso del suolo individuate sono i seminativi, i prati monofiti ad erba medica ed i vigneti. 1 Per quanto riguarda prati e seminativi, la gestione dei terreni avviene con l’ausilio di interventi agrotecnologici moderni, tramite il pesante ricorso a lavorazioni del terreno spesso profonde e al massiccio impiego di fertilizzanti chimici e fitofarmaci. Sotto l’aspetto naturalistico non sono presenti elementi di rilievo: lungo il confine est è presente un fosso all’interno del quale si trovano alcuni individui adulti di salice bianco e pioppo nero tra cui compare sporadico il prugnolo. 3 – Criteri di scelta progettuale Il progetto prevede la realizzazione di uno spazio verde pubblico e fruibile che si inserisca in modo armonioso e caratteristico rispetto alla situazione ambientale esistente. Le scelte progettuali si sono basate quindi su una serie di elementi quali: - tipologia dell’ambiente - specie caratteristiche dell’ambiente - scelta delle formazioni vegetali tipiche dell’ambiente - incremento della rete ecologica - ambienti favorevoli per lo sviluppo di specie animali importanti nel contenimento dei parassiti - realizzazione di ambienti differenziati tra loro - ridotta manutenzione In un ambito di pianura le specie caratteristiche sono quelle del bosco planiziale, formazione vegetale rappresentata da latifoglie, alberi e arbusti, a foglia caduca. Sono state così preferite specie autoctone tipiche delle zone di pianura e formazioni vegetali come siepi polispecifiche di diverso spessore e filari, mentre si è evitata la realizzazione di macchie boscate per motivi di sicurezza. Uno degli obiettivi del progetto è quello di creare un giardino più accogliente per molte specie di insetti e animali utili come impollinatori o nemici naturali di organismi dannosi. Per conciliare questa necessità e le esigenze dell’uomo, sono stati realizzati diversi ambienti come formazioni vegetali a diversa composizione, prati fioriti e calpestabili, zone gioco, spazi di ritrovo, ecc. Tutti questi elementi fanno sì che si venga a creare uno spazio verde che non richiede interventi troppo onerosi dal punto di vista economico e come impegno di manutenzione: così ad esempio valutando le distanze d’impianto rispetto alle dimensioni delle piante si evitano costosi e dannosi interventi di potatura; mantenendo le siepi per lo più in forma libera e ad una densità adeguata si riducono gli interventi di contenimento. 2 4 – Interventi di progetto per la realizzazione delle aree verdi Il progetto non prevede la realizzazione di un tipico giardino di città in cui vengono impiegate soprattutto piante esotiche, prati troppo frequentemente tagliati, erbicidi e diserbanti. In questo caso lo spazio verde richiama nelle sue parti il paesaggio che caratterizzava la pianura. Le formazioni vegetali e gli ambienti previsti dal progetto sono: - siepi arboreo-arbistive; - siepi arbustive; - filari; - alberi e arbusti a gruppi; - alberature per parcheggi; - prati SIEPI ARBOREO-ARBUSTIVE E SIEPI ARBUSTIVE Lungo il perimetro sud ed est del comparto è prevista la realizzazione di una siepe arboreoarbustiva o di una siepe arbustiva come prescritto nella scheda tecnico-normativa di subambito. Va osservato che le siepi rappresentano un ambiente molto importante dove diverse forme animali trovano la possibilità di insediarsi, riprodursi e svolgere il loro ciclo vitale. Le siepi incrementano infatti la varietà biologica del paesaggio. I meccanismi di adattamento di una comunità ricca di specie impediscono che poche specie prendano il sopravvento sulle altre. In ambienti monotoni e poveri di specie invece, come lo sono i paesaggi privi di siepi, alcune specie si possono moltiplicare a dismisura e diventare nocive. Nelle siepi vivono infatti numerosi predatori e parassiti di specie nocive: essi contribuiscono per vie naturali a prevenire anche i danni alle colture. La vegetazione arboreo-arbustiva e la lettiera naturale formano inoltre un habitat prezioso capace di ospitare un gran numero di individui. Essa rappresenta anche un'importante fonte nutritiva per molti animali ed in particolare per l'avifauna, esercitando inoltre funzioni microclimatiche, pedologiche ed estetiche. Per la realizzazione della siepe vengono impiegate specie autoctone, ad esclusione delle essenze spinose, caratteristiche dell’ambiente di pianura quale l'Acero campestre tra gli alberi. 3 FILARI Tutta l’area è percorsa da filari costituiti da specie arboree di prima e seconda grandezza come Acero campestre ed Olmo Campestre. Tutte le piante sono state inserite in filari monospecifici ed esse vanno a caratterizzare i diversi spazi all’interno del giardino. Sono stati posizionati tra i percorsi e le zone a prato in modo tale da ombreggiare entrambe le fasce a protezione di chi transita e di chi sosta. ALBERI E ARBUSTI SINGOLI E A GRUPPI Alberi di diverse specie, come Farnia, Frassino maggiore e Carpino bianco, sono stati inseriti per ombreggiare le zone attrezzate per il gioco dei bambini e le aree di sosta. ALBERATURE PER PARCHEGGI In queste aree è importante conciliare la necessità di agevolare il passaggio dei veicoli con una pavimentazione robusta e le esigenze vegetative delle alberature destinate ad ombreggiare il parcheggio. E’ fondamentale lasciare un adeguato spazio per gli apparati radicali, in quanto l’impermeabilizzazione del terreno conseguente alla copertura non consente all’acqua di penetrare e raggiungere le radici; queste ultime tendono così ad affiorare in superficie creando gibbosità e spaccature nello strato di pavimentazione. Inoltre la ripetuta compressione del suolo da parte dei veicoli provoca danni all’apparato radicale anche da un punto di vista meccanico, come la rottura dei peli radicali, e crea problemi di stabilità alle piante. Per l’ombreggiatura delle aree di parcheggio è stata scelta una specie che presenta alcune caratteristiche: - chioma ampia e folta; - resistenza agli agenti inquinanti; - assenza di frutti voluminosi e pesanti; - assenza di produzione di sostanze imbrattanti; - una certa rusticità; - nel considerare l’aspetto estetico è stata messa a dimora una sola specie in modo che la fisionomia dell’impianto sia ben delineata, evitando effetti di disordine. La specie individuata è l’Acer platanoides “globosum”. 4 L’asfalto è a ridosso della pianta. Sono evidenti spaccature e gibbosità provocate dalle radici. Le radici sono state fortemente ridotte per la realizzazione del cordolo del marciapiede. PRATI Le aree che si inseriscono tra i percorsi vengono destinate a prato. Si preferisce la semina di un miscuglio fiorifero, ricco di fiori con diversa epoca di fioritura e di nettare. Questi prati attirano numerose farfalle offrendo un importante contributo alla salvaguardia di questi insetti sempre più rari a causa della continua distruzione degli habitat a loro più congeniali. In alcune zone più marginali è auspicabile osservare alcuni accorgimenti per favorire maggiormente la presenza di questi insetti: limitare i tagli dell’erba a non più di 3 all’anno, in primavera e in autunno; evitare i tagli durante la fioritura; non tagliare mai l’erba al di sotto dei 5 cm da terra; evitare concimazioni con fertilizzanti chimici e le irrigazioni frequenti. 5 Nella tabella che segue vengono indicate la frequenza specifica delle diverse essenze impiegate e il numero di piante totale di piante. Specie Frequenza n° piante % Quercus robur 4 3 38,5 29 Fraxinus excelsior 3 2 Ulmus campestre 24 18 Carpinus betulus 4 3 Acer platanoides “globosum” 26,5 20 Totale 100 75 Acer campestre Esempi di siepi polispecifiche vengono rappresentate nelle figure che seguono: 6 Sui confini sud ed est del comparto sono previste siepi arbustive composte da: Nocciolo, Fusaggine, Sanguinello, Ligustro, Pallon di maggio, Lantana. Le piante dovranno essere distribuite in un’unica fila ad una distanza media di 1 1,5 m. Nelle aree destinate a verde sono previsti filari a diversa composizione specifica inseriti lungo i percorsi. La distribuzione delle piante avviene sulla base delle dimensioni degli alberi a maturità e in particolare valutando l’ampiezza delle chiome. Le piante devono poter avere uno sviluppo armonico, senza entrare in competizione tra loro nei confronti della luce e una volta raggiunto lo stadio adulto devono avete chiome che si toccano ma non si compenetrano. Per questi motivi le distanze d’impianto previste variano da 8 a 10 m per un totale di 55 piante. 7 Gli alberi sono in contenitori di 50-70 cm e presentano una circonferenza intorno ai 18-20 cm; vengono messi a dimora in buche aperte preventivamente e delle dimensioni doppie rispetto a quelle del pane di terra. Le piante vengono ancorate con 2 pali tutori di conifera del diametro di 8 cm e altezza 2,5 m, fissati nel terreno non smosso e legate con materiale elastico all’altezza di 1,7 m; i fusti vanno protetti con stuoia in cannicciato fino all’altezza di 2 m per evitarne l’ustione per effetto della radiazione solare e al colletto posto un collare in pvc di altezza non inferiore a 20 cm. E’ importante ricordare a questo proposito la necessità di verificare lo stato delle legature lungo il tronco degli alberi, rinnovandole almeno una volta all’anno e variandone leggermente la posizione; vanno assolutamente evitati sia danni irreversibili alle piante che crescendo tendono ad inglobare la legatura con ripercussioni letali, sia possibili attacchi parassitari a causa del ristagno d’acqua nella zona di contatto tra corteccia e materiale di legatura. Esempio di nuovo impianto con pali tutori e fasciatura del tronco. Esempio di danno da legatura. 8 Quanto detto per i filari vale anche per gli alberi inseriti a gruppi. Nel caso delle zone gioco i gruppi di alberi risultano più ravvicinati ed è quindi probabile che le chiome si compenetrino; in questo caso lo scopo è quello di ombreggiare lo spazio durante i periodi più caldi ed è quindi necessario creare una barriera più fitta. Complessivamente gli alberi a gruppi sono 8. Le alberature inserite per ombreggiare le zone a parcheggio vengono messe a dimora in parte sul prato adiacente, in parte in aiuole realizzate negli spazi tra i posti auto. In questo caso la superficie disponibile per le piante va da 2,25 (1,5x1,5) a 5 mq (2X2,5 m). La distribuzione delle piante avviene sulla base delle dimensioni degli alberi a maturità e in particolare valutando l’ampiezza delle chiome. Le piante devono poter avere uno sviluppo armonico, senza entrare in competizione tra loro nei confronti della luce e una volta raggiunto lo stadio adulto devono avete chiome che si toccano ma non si compenetrano. Per questi motivi le distanze d’impianto previste variano da 5 a 12,5 m per un totale di 20 piante. Nella progettazione di un prato che sia fruibile e adatto ad accogliere insetti come le farfalle è fondamentale una corretta creazione del tappeto erboso utilizzando una comunità di specie vegetali erbacee, perenni e ricche di specie a fiore. Il prato deve essere inoltre fitto, di colore verde intenso, con specie erbacee robuste e resistenti al calpestio. Affinché si ottenga un tappeto erboso con queste caratteristiche è necessaria l’azione contemporanea di una serie di fattori ed una precisa serie di operazioni. Una volta riportato il suolo vegetale bisogna prevedere le analisi del terreno in modo tale da effettuare adeguati interventi di correzione e concimazione. Per la crescita ottimale del prato è necessario che gli elementi minerali siano presenti nel giusto rapporto. Si procede poi all’eventuale livellamento del terreno portando il suolo alla quota utile. La semina viene eseguita meccanicamente con seminatrice che provvede contemporaneamente a seminare, rastrellare e rullare. Dopo la semina si interviene con la rullatura per comprimere i semi e per assicurare un leggero compattamento del terreno e renderlo più agibile ai passaggi delle macchine operatrici. 7 – Cure colturali e manutenzione Al termine dei lavori di impianto è importante prevedere una serie cure colturali da attuare nei tre anni successivi all’intervento, finalizzate all’eliminazione delle specie infestanti e allo sfalcio delle erbe che potrebbero entrare in competizione con le piante messe a dimora. Si 9 tratta di interventi da eseguire almeno due - tre volte l’anno soprattutto nel periodo primaverile. Vanno comunque programmati interventi periodici di manutenzione dell’area verde da effettuare tenendo presenti i criteri che hanno condotto ad una serie di scelte progettuali. In alcune situazioni è opportuno lasciare spazio anche all’evoluzione naturale degli ambienti: così ad esempio nelle zone a prato più marginali si potranno rinnovare naturalmente le specie arboree ed arbustive messe a dimora. Tutto questo non dovrà essere oggetto indiscriminato di ripuliture, ma sarà opportuno valutare periodicamente la possibilità di rilasciare o meno queste nuove essenze. Per quanto riguarda la pratica di asportare le foglie dai tappeti erbosi e sotto le piante si ritiene opportuno fare un’osservazione: l’albero possiede un ciclo di vita “chiuso”, ossia perde le foglie, queste si decompongono sul terreno durante l’inverno e gli elementi che le costituiscono vengono poi riassorbiti dalla pianta stessa in primavera. Con questa pratica si interrompe questo ciclo e l’albero non è più in grado di trovare gli elementi nutritivi di cui ha bisogno a meno di non intervenire con opportune concimazioni. In alternativa si può prevedere l’utilizzo di compostiere e una volta ottenuto il compost maturo distribuirlo alle piante; in ogni caso è consigliabile rilasciare le foglie sui tappeti erbosi evitando inoltre onerosi interventi di raccolta e smaltimento di un prodotto sicuramente utile per l’equilibrio dello spazio verde. 8 – Preparazione del terreno e modalità d’impianto La preparazione del terreno prima della messa a dimora delle piante è una fase estremamente importante per la buona riuscita dell’impianto. Trattandosi di coltivi e prati, al momento di intraprendere i lavori di costruzione degli edifici è opportuno conservare uno spessore non inferiore a 50 cm di terreno attualmente coltivato che viene stoccato in altro sito e riutilizzato per realizzare la copertura finale delle zone da recuperare, dato che il passaggio dei mezzi pesanti danneggerà in parte il suolo presente. Il terreno viene accatastato nella zona immediatamente adiacente l’area e disposta in cumuli che devono essere dimensionati in modo appropriato al fine di ridurre il più possibile la perdita di struttura e fertilità del suolo. In generale si possono adottare forme trapezoidali con una larghezza alla base fino a 3 m e altezza fino a 1,5 m, sagomando la superficie dei cumuli con un leggero avvallamento. Diversamente i cumuli possono avere larghezza alla base superiore a 3 m, ma in questo caso è opportuno non superare 1 m in altezza. 10 Prima di procedere al riporto della terra di coltura, la superficie deve essere adeguatamente preparata mediante misure generali di drenaggio e scarificazione per renderla idonea all’imbibizione ed evitare i ristagni. Al termine dei lavori il terreno vegetale viene nuovamente movimentato e distribuito sul suolo nudo in modo uniforme e con uno spessore di circa 50-60 cm, cercando di evitare l’eccessivo rimescolamento. Risulta infine necessario procedere alle lavorazioni del terreno con un’aratura e successiva erpicatura, che consente anche la contemporanea e uniforme introduzione di ammendante. L’aratura viene eseguita ad una profondità di circa 40 cm e seguita da una erpicatura che ha lo scopo di completare il lavoro dell’aratro ossia amminutare, livellare e pulire dalle malerbe il terreno arato. La concimazione prevede sia l’utilizzo di composti organici che minerali la cui quantità e concentrazione dipendono dalle condizioni del terreno al momento del suo riutilizzo. L’apporto di tali sostanze ha la funzione di favorire la formazione di humus attivando la microflora e la microfauna del suolo ed aumentare quindi in tempi brevi la fertilità del terreno. 11 ALLEGATO SCELTA DEL MATERIALE VIVAISTICO GARANZIA DI ATTECCHIMENTO SOSTITUZIONE DELLE PIANTE E CARATTERISTICHE DELLE SPECIE INSERITE NEL PROGETTO PUA VIA MARCONI - SUB AMBITO 20 S4 12 Scelta del materiale vivaistico L’albero da mettere a dimora deve presentare alcuni requisiti fondamentali: - apparato radicale ben accestito, ricco di piccole ramificazioni e di radici capillari fresche e sane; per quanto riguarda gli alberi in zolla, questi devono avere subito almeno 2 “trapianti” in vivaio prima della posa a dimora definitiva (l’ultimo da non più di due anni); gli alberi in contenitore devono presentare radici pienamente e uniformemente compenetrate in questo, senza fuoriuscirne, né avvolgersi in prossimità della parete e del fondo; la zolla o il contenitore devono essere di dimensioni proporzionate allo sviluppo dell’albero, (il diametro del pane di terra dovrà superare di almeno 3 volte la circonferenza del fusto); il pane di terra deve aderire uniformemente alle radici e queste non devono essere sfilacciate in prossimità della superficie di taglio; - fusto dritto, ben lignificato, privo di ramificazioni, deformazioni, ferite, grosse cicatrici o segni conseguenti a urti, grandine, scortecciamenti, legature o ustioni da sole; - chioma equilibrata ed uniforme, ben ramificata, sufficientemente densa, sottoposta in vivaio a uno o più interventi di potatura di allevamento consistenti in riprese dei rami appena evidenti eseguiti con la tecnica del “taglio di ritorno”; non devono rilevarsi rami primari sottili, rami codominanti o corteccia interclusa; non devono rilevarsi inoltre vuoti laterali per ombreggiamento o per densità di coltivazione; il ramo di prolungamento del fusto deve essere centrale nella chioma, intero o sottoposto anche esso a uno o due riprese appena evidenti, bilanciato e dominante sugli altri; non devono rilevarsi attacchi (in corso o passati) di insetti, di malattie crittogamiche, batteriche e virali. Gli arbusti, anche se riprodotti per via agamica, devono essere ben accestiti, di altezza non inferiore a quella prescritta e possedere minimo tre ramificazioni in prossimità del colletto; il loro apparato radicale deve essere ricco di piccole ramificazioni e di radici capillari; la zolla o il contenitore, infine, deve essere di dimensioni proporzionate allo sviluppo della parte aerea. Garanzia di attecchimento La Ditta che esegue l’impianto deve prevedere una garanzia di attecchimento delle piante, la quale scade al momento della ripresa vegetativa, ovvero, quando è possibile certificare l'avvenuto attecchimento (o meno) delle piante in questione. Sostituzione delle piante Al termine del periodo di garanzia la Ditta dovrà sostituire le piante non attecchite con altri esemplari della medesima specie e con le stesse caratteristiche. 13 ALBERI ACER CAMPESTRE Genere Acer Specie campestre Varietà Italiano Oppio, Acero campestre Famiglia Aceraceae Origine Europa, Asia occidentale Tipo caducifoglia Portamento albero medio arrotondato Dimensioni altezza fino 15 m; diam. chioma 6 m Foglie Fiori Epoca fioritura Frutti Terreno Clima palmate, verde opaco, giallo chiaro in autunno giallo 5 samare doppie qualunque soprattutto calcareo temperato o freddo Esposizione pieno sole Temp. Minima -30/-20 °C Nota adatto per siepi, sopporta siccità, potature e inquinamento 14 CARPINUS BETULUS Genere Carpinus Specie betulus Varietà Italiano Carpino bianco Famiglia Carpinaceae Origine Europa, Asia minore Tipo caducifoglia Portamento albero globoso tronco scanalato Dimensioni altezza fino a 15-20 m; diam. chiome 8 –12 m Foglie Fiori Epoca fioritura Frutti Terreno ovali con nervature prominenti verde scuro, giallo-arancio in autunno che rimangono sulla pianta fino a primavera amenti verde 2-3-4 alati a mazzi fertile e ben drenato Clima temperato Esposizione pieno sole Temp. Minima -30/-20 °C Nota alberature stradali, viali, siepi, sopporta le potature 15 FRAXINUS EXCELSIOR Genere Fraxinus Specie excelsior Varietà Italiano Frassino maggiore Famiglia Oleaceae Origine Europa Tipo caducifoglia Portamento albero grande, sferico Dimensioni altezza fino a 30-35 m; diam. chioma 10-15 m Foglie Fiori composte, ellittico-lanceolate giallo-verdastro che precede le foglie Epoca fioritura 4; 5 Frutti alati Terreno Clima Esposizione Temp. Minima Nota non esigente dal livello del mare fino a 1500 m sole; mezz’ombra -30 °C viali, alberature stradali, resistente all’inquinamento 16 QUERCUS ROBUR (Q. PEDUNCOLATA) Genere Quercus Specie robur Varietà Italiano Farnia Famiglia Fagaceae Origine Europa, Caucaso, Asia minore, Nord Africa Tipo caducifoglia Portamento albero grande longevo chioma ampia Dimensioni altezza fino a 30 m; diam. chioma 15-20 m Foglie sessili con ampi lobi di colore verde scuro Fiori maschili ben sviluppati; femminili poveri Epoca fioritura Frutti Terreno Clima 4-5 ghiande peduncolate a gruppi di 3 profondi umidi continentale Esposizione pieno sole Temp. Minima -30/-20 °C Nota tipica di pianura 17 ULMUS CAMPESTRIS (U. MINOR) Genere Ulmus Specie campestris Varietà Italiano Olmo campestre Famiglia Ulmaceae Origine Tipo Europa centrale e meridionale, Asia centrale e centrooccidentale, Africa settentrionale caducifoglia Portamento albero grande Dimensioni altezza fino a 20 m; diam. chioma 7-9 m Foglie Fiori Epoca fioritura Frutti Terreno Clima alterne a base asimmetrica, pelosa nella pagina inferiore semplici, compaiono prima delle foglie 3; 4 alato; matura in aprile-maggio qualsiasi terreno ma non calcareo dalla pianura fino a 1200 m Esposizione pieno sole Temp. Minima -20/-15 °C Nota resistente all’inquinamento e alla potatura 18 ACER PLATANOIDES “GLOBOSUM” Genere Acer Specie Platanoides Varietà “globosum” Italiano Acero platanoide Famiglia Aceraceae Origine Europa, Caucaso Tipo caducifoglia Portamento albero piccolo rotondo chioma globosa Dimensioni altezza fino 15 m; diam. chioma 6 m Foglie Fiori Epoca fioritura Frutti palmate, verde bronzo, giallo oro in autunno Gialli in grappoli 4 samare doppie Terreno Fertile ben drenato Clima temperato o freddo Esposizione Temp. Minima Nota pieno sole -30 °C Piccoli giardini e viali in aree ristrette 19