I RAPPORTI DI GREENPEACE GREENPEACE ITALIA V.le M. Gelsomini, 28 - 00153 Roma METALLI PESANTI E DIOSSINE IN MOLUSCHI BIVALVI DELLA LAGUNA DI VENEZIA: LE RESPONSABILITA' DEL POLO PETROLCHIMICO DI PORTO MARGHERA INTRODUZIONE Nel maggio del 1995 Greenpeace ha pubblicato un rapporto sulla presenza di inquinanti organici nei sedimenti della laguna di Venezia, documento che per i suoi contenuti ha suscitato un vasto interesse. In particolare, lâaver messo in luce per la prima volta il legame tra il polo petrolchimico di Porto Marghera e la contaminazione dei sedimenti da diossine e furani, tra i composti più tossici che si conoscano, ha impressionato lâopinione pubblica nazionale ed internazionale. Ma il dossier "Morte a Venezia" ha anche irritato quanti, a livello locale e non, preferiscono proporre palliativi piuttosto che affrontare con serietà i problemi che affligono la salute di Venezia e della sua laguna: lâinconciliabilità tra lâindustria pesante da un lato, la salute pubblica ed ambientale, le altre attività economiche e la sopravvivenza stessa di Venezia dallâaltro. Ancora una volta si è preferito attendere lâintervento della Magistratura che, tra enormi difficoltà, è riuscita ad individuare almeno una delle fonti di rilascio di diossine allâinterno del petrolchimico. Ma, nonostante lâintervento dei giudici abbia consolidato i timori ed avviato ulteriori studi che hanno confermato in pieno le ipotesi presentate nel dossier, la mancanza di volontà da parte degli amministratori, dellâindustria e dei sindacati ad operare i cambiamenti necessari a voltare pagina è confermata da almeno tre episodi: 1. il sequestro di un impianto dellâEnichem da parte della magistratura per scarico illecito di diossine non ha scoraggiato lâamministrazione comunale di Venezia ad affidare alla Fondazione Eni "Enrico Mattei", il compito di coordinare le attività per lâapplicazione dellâAgenda 21. Così i dirigenti dellâEnichem che per lo scarico di diossine hanno ricevuto un avviso di garanzia oggi decidono le sorti dei programmi di sviluppo ecocompatibile di Venezia; 2. nonostante i dati di Greenpeace, dellâIstituto Superiore di Sanità e dellâIstituto Mario Negri abbiano evidenziato che lâinquinamento da diossine che interessa lâintera laguna è prevalentemente riferibile alla produzione di CVM, il mattone cancerogeno necessario per la produzione del PVC, lâEVC, joint venture tra Enichem ed lâinglese ICI e prima produttrice europea di PVC, ha chiesto di raddoppiare la propria produzione di Porto Marghera. Va inoltre ricordato che il 18 febbraio 1996 lâassessore allâAmbiente della Provincia di Venezia, Gianni Moriani, ha disposto la chiusura delâimpianto sperimentale per la produzione del CVM di proprietà dellâEVC in quanto i limiti delle immissioni in atmosfera del composto cancerogeno superavano quelli di legge; 3. nonostante i pericoli per la salute umana oltre che quella ambientale, i sindacati si ostinano a coprire i misfatti della grande industria in nome della strenua difesa di un lavoro che uccide. E così, allâipotesi di una possibile chiusura degli impianti di produzione del CVM, il sindacato ha minacciato lâoccupazione illegale degli impianti, ponendo così un aut-aut di ordine pubblico alla stessa magistratura. Greenpeace ha ritenuto quindi opportuno approfondire le conoscenze sullo stato di contaminazione dei sedimenti di Darsena della Rana (confluenza con il Canale Brentelle) (GP1) e del punto di scarico proveniente dal petrolchimico (SM 15) (GP2) per ciò che riguarda la presenza di metalli pesanti. Inoltre, per dimostrare che questi composti lungi dal rimanere intrappolati nei fondali, migrano allâinterno degli organismi viventi consumati anche dallâuomo, diossine, furani e metalli sono stati ricercati anche in vongole campionate in aree prospicenti il polo industriale (PM1 e PM2). I materiali da analizzare sono stati prelevati nel febbraio e nel settembre del 1995. Le analisi sui metalli pesanti nei sedimenti e nel biota sono state effettuate dai laboratori dellâEarth Resources Centre dellâUniversità britannica di Exeter. Le analisi sulle diossine nelle vongole e nelle cozze sono state effettuate nei laboratori dellâAEA Technology di Harwell, U.K. 1. METALLI PESANTI NEI FONDALI LAGUNARI Con il termine di metalli pesanti si fa riferimento ad elementi tra di loro eterogenei appartenenti a differenti gruppi, che vanno dai metalli di transizione ai non metalli. Data la loro concentrazione generalmente limitata, vengono anche chiamati elementi in traccia. I metalli maggiormente studiati sono mercurio (Hg), cromo (Cr), zinco (Zn), nichel (Ni), piombo (Pb), cadmio (Cd) e rame (Cu). Tutti questi elementi sono normalmente presenti in natura in concentrazioni diverse a seconda della composizione geochimica dellâarea. Nonostante ciò, le attività umane sono molto spesso responsabili del rilascio di ingenti quantitativi di questi elementi che entrano sia nella composizione dei prodotti che nei processi produttivi come catalizzatori o con altre funzioni. A parità di concentrazione, gli elementi in traccia possono comportare rischi sanitari diversi a seconda del loro stato di ossidazione e della loro biodisponibilità. Al fine di determinare il grado di contaminazione di un sedimento sono stati proposti alcuni valori limite che, se pur indicativi, possono essere di aiuto per comprendere lâentità della contaminazione. Uno di questi schemi è stato proposto da Preter & Anderson (Tab.1) ed è già stato utilizzato per analoghe comparazioni tra i livelli degli elementi in traccia riscontrati nei sedimenti lagunari [1]. Un altro metodo per la stima dellâentità dellâinquinamento utilizza il rapporto tra la concentrazione osservata e quella considerata normale per sedimenti non inquinati (indice di contaminazione). Le autorità di Bacino del Rodano hanno proposto una possibile interpretazione di vari gradi di contaminazione che vengono riportati in tabella 2 [2]. Nel corso degli anni sono state condotte diverse ricerche per stabilire il livello di contaminazione dei sedimenti lagunari e, in alcuni casi, per individuarne le cause. Eâ interessante notare che, nonostante i dati siano spesso quantitativamente diversi pur se riferiti a medesime aree di campionamento, tutti gli studi attribuiscono alle attività industriali le maggiori responsabilità per ciò che riguarda la contaminazione ambientale. Tabella 1 - Classificazione dei sedimenti (concentrazioni espresse in mg/kg di peso secco) Metallo Concentrazione Sedimenti non inquinati Sedimenti aturale nellâarea molto inquinati lagunare Hg <0,1 <0,1 >1,0 Pb <25 <40 >60 Cd <1 - >60 Ni <25 <20 >50 Co <15 - - Zn <70 <90 >200 Cr <20 <25 >75 Cu <20 <25 >50 Fe <20.000 <17.000 >25.000 P tot <410 <420 >650 Tabella 2 - Indice di contaminazione (IC) dei sediementi (Agenzia di bacino del Rodano) Indice di contaminazione Interpretazione proposta IC<3 Normale 3<IC<10 Inquinati IC>10 Zona a rischio 1.1 Piombo Già dal primo studio pubblicato dellâautorità di bacino si poteva evincere che i livelli di piombo nei sedimenti lagunari erano superiori a quelli necessari a classificarli come molto inquinati secondo lo schema Preter & Anderson (Fig.1) [3]. Dalle indagini svolte nel triennio 1976-78 e successivamente nel biennio â83-84,tuttavia, non si sono notate marcate differenze tra lâarea industriale e quella urbana del centro storico di Venezia. In succesivi studi, al contrario, la presenza del piombo è stata messa in relazione alle attività industriali. In uno studio del 1987, i livelli massimi di metallo rilevati di fronte al petrolchimico sono risultati doppi rispetto a quelli dei sedimenti meno inquinati [1]. Da analisi effettuate dal Presidio Multizonale di Prevenzione (PMP) di Venezia nel 1988 sui sedimenti di 6 aree della laguna è emersa una contaminazione prevalente da Pb in prossimitàdel polo industriale, mentre i valori delle altre aree di campionamento sono risultati in accordo con i precedenti risultati [4]. In alcuni campioni di sedimento sono state rinvenuti fino a 936 mg/kg (ppm) di piombo. Questi valori potrebbero rispecchiare le elevate concentrazioni di piombo rilevate nelle acque dellâarea industriale da una ricerca del 1993 [5] anche se i dati pubblicati dallâ Istituto Superiore di Sanità non hanno messo in evidenza differenze significative tra campioni di sedimenti provenienti dai medesimi punti di campionamento [6]. Questa discrepanza potrebbe essere spiegata in parte dai fenomeni di diffusione degli inquinanti dallâarea industriale a tutta la laguna con prevalenza per il centro storico [1], ed in parte con lâapporto atmosferico da rilasci provenienti da attività urbane e dellâentroterra. Legenda: 1 - rif. [3] Centro storico; 2 - rif. [3] Area ind.; 3 - rif. [1] Area ind.; 4 - rif. [4] Area ind.; 5 - rif. [6] Chioggia; 6 - GP1 Darsena della Rana; 7 - GP2 SM15 I valori di Pb riscontrati in campioni di sedimento prelevati da Greenpeace nel punto di confluenza di Canale Brentelle con Darsena della Rana (GP1) e allâuscita dello scarico industriale denominato SM15 (GP2) sono risultati 2,7 volte superiori a quelli riportati dallâISS mentre sono comparabili a quelli riscontrati in altri studi [1,4]. Eâ molto probabile che la maggiore vicinanza ad una fonte di rilascio sia determinante nel causare le differenze di concentrazione osservate. La comparazione dei valori riscontrati nei sedimenti lagunari con quelli di altre aree inquinate da Pb permette di definire lâambiente lagunare non particolarmente inquinato da questo metallo [2, 7]. Anche utilizzando lâindice di contaminazione, i sedimenti lagunari, pur risultando inquinati, non presentano concentrazioni tali da classificare lâarea a rischio per la presenza di Pb (Fig.2). Legenda come in figura 1 1.2 Nichel I valori di Ni riscontrati in diversi campionamenti seguono un andamento analogo a quello del piombo. Anche in questo caso, infatti, i livelli massimi non differiscono molto nelle diverse aree campionate, con le concentrazioni maggiori riferite a campionamenti del 1987 [1] e a quelli di Greenpeace del 1995 (Fig.3). Legenda: 1 - rif. [3] Centro storico; 2 - rif. [3] Area ind.; 3 - rif. [1] Area ind.; 4 - rif. [4] Area ind.; 5 - rif. [6] Fiume Dese; 6 GP1 Darsena della Rana; 7 - GP2 SM15 Eâ interessante notare che i livelli di Ni allâuscita dello scarico SM15 sono i maggiori sinora riscontrati, individuando così nellâapporto industriale una fonte importante di immissione di questo elemento in laguna. Applicando i valori di Tab.1 per la definizione dei fondali, tutti i valori riportati sinora permettono di classificare i fondali molto inquinati da Ni. Al contrario, utilizzando gli indici di contaminazione di tab.2 i sedimenti non sembrano particolarmente inquinati da Ni (fig.4), così come emerge anche dal raffronto con livelli riscontrati in sedimenti di altre aree del Mediterraneo [2, 7]. 1.3 Zinco Lo zinco, assieme al mercurio, è stato indicato come metallo tracciante per lâinquinamento di origine industriale nella laguna di Venezia [3]. Ciò potrebbe essere attribuito alla produzione di zinco metallico operata a partire dalle sfaleriti. I rifiuti di questa produzione potrebbero inoltre essere causa della contaminazione da piombo, cadmio, rame e nichel [1]. Contrariamente a quanto finora riportato per gli altri elementi, sin dalle prime ricerche i sedimenti lagunari sono apparsi particolarmente inquinati da zinco con valori da 5 ad 8 volte superiori a quelli dei sedimenti considerati molto inquinati [3]. I valori riscontrati dallâISS [6] sono inferiori di un ordine di grandezza rispetto a quelli riportati nella maggior parte delle ricerche [1, 3, 4]. Le analisi dei campioni raccolti da Greenpeace mostrano una differenza nei due siti di prelievo. Anche in questo caso, tuttavia, i maggiori livelli si sono riscontrati nel campione GP2 relativo allo scarico SM15 (fig.5). Le concentrazioni di zinco nei sedimenti lagunari sono molto consistenti anche se paragonati con quelle di altre aree contaminate [2,7], e lâindice di contaminazione che ne risulta indica lâarea a rischio per la presenza di questo metallo (fig.6). 1.4 Rame Il rame è sempre stato ritrovato nei sedimenti lagunari in concentrazioni relativamente omogenee e senza differenze di rilievo tra la varie zone di campiomento anche se quasi sempre a concentrazioni tali da poterli classificare inquinati. Anche nel campione GP1, le concentrazioni non si discostano da quelle precedentemente riportate per lâarea lagunare (Fig.7). Al contrario, i valori riscontrati in GP2 sono risultati di un ordine di grandezza superiore a quelli sin qui riportati. Inoltre, considerato il basso tenore in rame per i sedimenti non inquinati (26 mg/kg), gli indici di contaminazione pongono questi sedimenti nella categoria a rischio (FIg.8). 1.5 Mercurio Come già anticipato, il mercurio è da sempre stato considerato un tracciante dellâinquinamento industriale della laguna veneta. Il maggiore apporto in laguna è stato individuato negli scarichi provenienti dallâimpianto di clorosoda dove vengono utilizzate celle elettrolitiche al mercurio [1,3]. I valori di Hg riscontrati nei sedimenti campionati in prossimità del polo industriale e del centro storico sono stati sempre tra i maggiori, e dello stesso ordine di grandezza di quelli del campione GP1. Al contrario, nei sedimenti presenti allo scarico SM15 i valori sono superiori di un ordine di grandezza rispetto agli altri (Fig. 9). Questo dato è in disaccordo con le previsioni fatte nel 1987 che volevano il mercurio in calo a seguito dellâavvio dellâimpianto di demercurializzazione delle acque provenienti dallâ impianto di cloro-soda [1]. Eâ invece del tutto inspiegabile come lâautorità di bacino abbia potuto riportare la chiusura dellâimpianto con celle a mercurio [3], quando lo stesso è tuttâoggi in funzione. Il mercurio è uno dei metalli a maggiore tossicità ed il suo contenuto in sedimenti non inquinati dovrebbero essere di 0,1-0,2 ppm. Questi valori sono ampiamente superati di un ordine di grandezza in tutte le ricerche svolte e di ben tre ordini di grandezza nel caso del campione GP2. Le concentrazioni di Hg in sedimenti campionati allâuscita di impianti di produzione di cloro sono state riportate in un range compreso tra i 5 ed i 16 mg/kg. Valori fino a 47 ppm si sono riscontrati in aree costiere influenzate dal dilavamento di cave di cinabro, unâimportante fonte di rilascio nel Mediterraneo [8]. Nei sedimenti della fascia costiera del Tirreno settentrionale, area particolarmente sensibile allâapporto terrigeno di Hg, sono stati riscontrati valori compresi tra meno di 1 ppm e 5 ppm [9, 10, 11]. Nel Regno Unito, i sedimenti maggiormente contaminati presentavano concentrazioni di circa 6 ppm [12]. Livelli dello stesso ordine di grandezza di quelli riportati allo scarico SM15 sono riscontrabili in alcune aree di Minamata dove lâaccumulo di mercurio in ambiente si è rilevato fatale per le popolazioni esposte alla sua assunzione [13]. Se si considera lâindice di contaminazione per il Hg si può constatare che i sedimenti compresi tra lâarea industriale di Porto Marghera e Venezia sono a rischio per questo inquinante. Nel caso del campione GP2 le concentrazioni sono addirittura 50 volte superiori al limite inferiore dei sedimenti considerati a rischio (fig.10). 2. Elementi in traccia in organismi marini lagunari Dallâesame appena fatto sullo stato di contaminazione dei sedimenti lagunari si può concludere che questi risultano fortemente inquinati e che ciò è prevalentemente attribuibile agli scarichi industriali di Porto Marghera. Inoltre, i livelli particolarmente elevati di Hg allâuscita del canale di scarico autorizzato SM15 evidenzia appieno lâinefficacia degli impianti di trattamento specifico attivi nel petrolchimico. In effetti, anche se gli scarichi fossero a norma rispetto alle leggi vigenti basate sui concetti di limiti accettabili, la persistenza del mercurio, così come degli altri metalli, porterebbe ad un inevitabile accumulo nel tempo. Una volta in ambiente acquatico, il mercurio metallico viene trasformato in mercurio organico ( metil e dimetil mercurio) che, essendo biologicamente disponibile, pone il maggiore rischio sanitario per lâuomo. Lâinevitabile accumulo dei metalli nei sedimenti favorisce il loro passaggio dal particolato organico agli organismi marini viventi nei quali tendono ad accumularsi in misura direttamente proporzionale al tempo ed alle concentrazioni di esposizione. Gli organismi posti nelle posizioni più elevate della catena alimentare, uomo incluso, tendono ad essere esposti a concentrazioni maggiori a seguito del consumo di organismi a loro volta inquinati. Già nel rapporto del Magistrato alle Acque, si conclude che le concentrazioni rilevate nei mitili prelevati nelle zone più inquinate della laguna risultano più elevate rispetto a quelle di altre aree costiere [3]. Da unâanalisi comparata tra diversi studi riferiti alla concentrazione di alcuni metalli in organismi marini prelevati da diverse aree del Mediterraneo, si può concludere che la contaminazione degli organismi lagunari (prevalentemente mitili) è generalmente maggiore per ciò che riguarda Cd, Hg, Pb, Cu e Zn [3, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21]. Questo dato conferma lâimpatto dellâinquinamento sugli organismi viventi ed il rischio sanitario potenzialmente associato al consumo di prodotti ittici lagunari scarsamente controllati. Uno dei dati più rilevanti è che il risultato di Greenpeace ha confermato la presenza di tassi di mercurio nelle vongole prelevate a a ridosso della terza colmata (PM2) che superano abbondantemente (60% in più) il limite consentito dalla legge in materia di prevenzione sanitaria. Questa stessa area viene normalmente utilizzata per la raccolta professionale di vongole. 2.1 EFFETTI DELLâINQUINAMENTO E POSSIBILI RISCHI SANITARI Lâelevata contaminazione da metalli e composti organici provenienti prevalentemente dagli scarichi del petrolchimico ha determinato un cambiamento significativo nella composizione specifica della fauna lagunare ed un generale impoverimento della varietà biologica [3]. Diversi studi hanno inoltre messo in correlazione alterazioni nel sistema immunodifensivo di organismi marini con lâattuale livello di contaminazione da metalli pesanti e composti organici a base di cloro [21, 22]. La tossicità dei metalli vede al primo posto il mercurio (possibili effetti localizzati su rene, cuore, fegato e pelle), seguito da cadmio (polmoni, reni e sistema vascolare), nichel (polmoni) e il piombo (reni, fegato, ossa e sangue) [3]. Oltre ai valori di mercurio, anche quelli del piombo sono risultati al di sopra del limite di legge fissato in 2 ppm [3]. Per quanto riguarda il rame, i livelli medi riportati durante il Mussel Watch Program negli USA si sono attestati su valori compresi tra i 4 ed i 10 ppm (espressi in peso secco). Per contro, nei mitili lagunari sono state messe in evidenza concentrazioni di 2,7-29 ppm espresse in peso umido e quindi con valori di 4-6 volte inferiori a quelle espresse in peso secco. Nonostante i valori di Hg nei bivalvi campionati in laguna non siano inusuali negli organismi del Mediterraneo [8], le concentrazioni riscontrate nel campione PM2 sono tali da indurre cautela sul piano sanitario. Il mercurio una volta assunto, viene trasferito nel sangue e distribuito a tutti gli organi ed i tessuti con un picco entro le 4-14 ore dallâassunzione. A fronte di una così rapida assimilazione, il tempo di escrezione nellâuomo è stimato tra i 39 ed i 70 giorni [23]. Studi recenti hanno stimato per lâuomo unâassunzione media settimanale di circa 70 microgrammi, mentre lâOMS stabilisce in 5 ug/kg di peso corporeo di mercurio, la dose massima assumibile ogni settimana [23]. Applicando i medesimi standard qualitativi e considerando i livelli massimi di Hg pari a 0,8 ppm (mg/kg) nei campioni PM2 eccedenti del 60% i limiti di legge pari a 0,5 ppm, sarebbe sufficiente lâingestione di 100 grammi di vongole lagunari per fornire la dose media settimanale, mentre ne occorrerebbero 350 per raggiungere quella indicata di salvaguardia dallâOMS. Eâ ovvio, quindi, che il rischio di esposizione al mercurio attraverso le vongole lagunari è strettamente dipendente dal consumo che se ne fa. In tutti i casi, se si considera un consumo medio di prodotti ittici di circa 270 grammi pro capite alle settimana, stimato per la popolazione italiana [24], anche se questa quota fosse interamente rappresentata dalle vongole lagunari, non si raggiungerebbe comunque il livello massimo di assunzione settimanale. Va però tenuto in considerazione il fatto che a pari livelli di esposizione alcuni soggetti possono apparire maggiormente sensibili. Eâ noto ad esempio che il mercurio, soprattutto la frazione organica, è in grado di attraversare la barriera placentare trasferendosi così al feto dove può indurre danni molto più marcati che negli adulti, specialmente se lâesposizione avviene tra il terzo ed il sesto mese di gravidanza. Per questo motivo il livello di assunzione di mercurio organico consigliato per le donne gravide non dovrebbe superare i 40 ug al giorno [23]. Considerando che la frazione media di mercurio organico copre circa lâ80% della concentrazine totale nei prodotti ittici, si può dedurre che il consumo di prodotti con concentrazioni uguali a quelle riscontrate nel campione PM2 non dovrebbe superare i 62 grammi al giorno. Va infine ricordato che dal punto di vista del bioaccumulo, organismi posti a livelli superiori nella catena trofica presentano in genere livelli di mercurio superiori. Da ciò se ne deduce che lâassunzione di altri prodotti ittici dovrebbe avvenire in condizioni di ulteriore maggiore sicurezza. Nonostante i livelli di cadmio non siano stati presi in considerazione nella contaminazione dei sedimenti, è importante sottolineare che la OMS ha fissato in 0,0075 milligrammi per chilo di peso corporeo la massima dose settimanale di esposizione tollerabile [25]. In diverse campagne di ricerca è emerso che il contenuto di Cd nei molluschi bivalve lagunari può rappresentare un fattore di rischio sanitario. Secondo le analisi effettuate dallâICRAP di Chioggia nel 1992 [14], i livelli massimi di questo metallo sarebbero attorno a 1,1 ppm, valore simile a quello ottenuto da Greenpeace nel campione di cozze PM1. Al contrario, nel campione di vongole prelevato nella stessa area da Greenpeace i valori sono risultati circa 4 volte superiori (4,2 ppm), mentre da altri studi recenti anche le cozze dellâarea del petrolchimico avrebbero valori ben superiori (5,2 ppm) a quelli precedentemente riportati [21]. Considerando i livelli di Cd maggiori riscontrati nei molluschi lagunari, una persona di 70 chili non dovrebbe consumare più di 96-120 grammi di cozze e vongole a settimana per rimanere nei limiti fissati dallâOMS. 3. LIVELLI DI DIOSSINE IN CAMPIONI DI BIVALVI LAGUNARI Come evidenziato nel precedente rapporto, ricerche effettuate sui sedimenti lagunari hanno mostrato una generale contaminazione da diossine e furani la cui causa è da ascriversi con buona probabilità alle attività svolte nel petrolchimico di Porto Marghera. Le ricerche della magistratura veneziana hanno aggiunto ulteriori conferme alle già fondate ipotesi. Del resto la produzione di diossine in alcune fasi produttive che coinvolgono cloro ed idrocarburi a determinate condizioni operative sono ammesse dalla stessa industria. In particolare, la produzione di CVM (cloruro di vinile monomero), di tricloroetene e di tetracloroetilene (il percloroetilene) tutte attività svolte a Porto Marghera, porta alla formazione di diossine e furani saturi di cloro (OCDD/OCDF) [26]. Al fine di comprendere se lâelevato livello di contaminazione riscontrato nei sedimenti di Canale Brentelle è presente anche in organismi viventi, si è proceduto al campionamento di vongole in unâarea relativamente vicina al punto di raccolta dei sedimenti (Forte Marghera)(PM1). Anche se lâarea in questione è chiusa alla raccolta di bivalvi per scopi alimentari, esistono fondati sospetti che la raccolta illegale di vongole continuamente documentata sia volta al mercato diretto della ristorazione. In questo contesto, quindi, i dati raccolti non solo possono aiutare a comprendere le possibili fonti di contaminazione, ma possono anche mettere in guardia circa il consumo di prodotto raccolto in aree pesantemente inquinate. Una ricerca analoga è stata condotta anche dal Comune di Venezia che ha prelevato campioni in tre aree delle laguna [27] (fig.11). Le concentrazioni riscontrate nelle due diverse campagne sono evidenziate in figura 12, dove vengono riportati i valori di diossine espresse come 2,3,7,8-CDD/F (somma dei valori di diossine e furani con atomi di cloro in posizione 2,3,7,8-). Fig.12 - Concentrazione di diossine in molluschi bivalvi (ng/ kg peso umido) C1 C2 C3 PM1 2,3,7,8 TCDD 0,004 nd nd nd 2,3,7,8 PeCDD nd nd nd nd 2,3,7,8 HxCDD nd nd nd nd 2,3,7,8 HpCDD 0,01 0,05 0,02 nd 2,3,7,8 OCDD 0,2 0,69 0,1824 24 2,3,7,8 TCDF 2,14 1,79 2,88 10,3 2,3,7,8 PeCDF 0,63 0,8 0,75 6,97 2,3,7,8 HxCDF 0,52 1,08 0,16 12,81 2,3,7,8 HpCDF 0,56 1,5 0,29 46 2,3,7,8 OCDF 0,53 3,75 0,24 2000 Legenda: C1 Chioggia [27] C2 Porto Marghera " C3 Canale Fisolo " PM1 Forte Marghera Come si può notare, i valori sono estremamente diversi, con concentrazioni riscontrate a Forte Marghera da 3 a oltre 530 volte superiori a quelle riportate dal Comune a seconda del diverso congenere considerato. Va comunque rimarcata la similarità nella composizione specifica dei diversi tipi di diossine riscontrati, con una prevalenza di diossine e furani ad elevato grado di sostituzione. Eâ importante notare che questo tipo di diossine è tipico di alcune attività industriali quali lâossiclorurazione dellâetilene per produrre dicloroetilene successivamente trasformato in CVM [26,28,29,30,31]. Un altro aspetto di particolare importanza è la presenza di TCDD nei mitili prelevati nellâarea di Chioggia a dispetto di quanto riscontrato altrove. Questo stesso congenere di diossina è stato infatti messo in evidenza nei sedimenti di questa stessa area da ricerche effettuate dallâIstituto Mario Negri [32]. Lâarea di Chioggia si era già rilevata inaspettatamente inquinata da composti organici a base di cloro nel corso di altri studi [33]. In figura 13 i valori delle diossine sono espressi in termini di tossicità equivalente, rapportando cioè le concentrazioni dei diversi congeneri di diossine alla TCDD (2,3,7,8-tetracloro-p-dibenzodiossina) a cui è attribuita la maggiore tossicità. Anche in questo caso i valori si discostano notevolmente, con le concentrazioni di Forte Marghera superiori di un ordine di grandezza di quelle riscontrate dal comune di Venezia. In figura 14 sono riportate graficamente alcune concentrazioni di diossine riscontrate in mitili di diverse aree geografiche da cui si deduce che quelle rigistrate a Forte Marghera sono le più consistenti. Lâesposizione della popolazione generale americana alle diossine è stimata nellâordine di 3-6 pg/kg di peso corporeo al giorno ed il tempo medio di dimezzamento della concentrazione corporea di diossine in circa 71 anni [34]. Legenda :1-3 rif. [27]; 4 rif. PM1; 5-6 rif. [37]; 7 rif. [27] In tabella 3 sono riportati alcuni valori di accettabilità di assunzione di diossine riferiti a diversi paesi. Tab. 3 - Livelli di accettabilità di assunzione per le diossine Paese ADI (Acceptable Daily Intake) (pg/kg peso corp./g) Ref. Canada 10 [35] Germania 1-10 (a) [35] Olanda 4 [35] Svezia 5 [35] U.K. 0 [35] U.S.A 0,006 (b) [35] 0,01 (c) [36] OMS/CE 10 [35] Note: (a) Il governo tedesco ha deciso di ridurre il livello massimo di assunzione ad 1 ppq/giorno (b) Valore di assunzione a cui si osserva l'incremento di un tumore ogni milione di persone (c) Nuovo regolamento proposto dall'EPA Come si può notare esistono differenze tra i livelli di assunzione di diossine basati prevalentemente su criteri di induzione di tumori. Tra quelli in vigore negli USA e quelli considerati di salvaguardia dallâOMS, ad esempio, câè una differenza di cinque ordini di grandezza. Eâ ovvio quindi che diverse popolazioni sono soggette ad assunzioni diverse non solo in base al livello di contaminazione degli alimenti, principale via di assunzione delle diossine [37], ma anche in base alla diversa restrizione legislativa. In tabella 4 sono riportate le stime dei quantitativi di mitili lagunari necessari a raggiungere i livelli di assunzione massimi nelle varie ipotesi di regolamento per una persona di 70 chili. Tab. 4 - Quantitivi di molluschi lagunari necessari a fornire la dose di assunzione massima giornaliera nelle varie ipotesi di regolamento (gr/g) C1 C2 C3 PM1 Canada/CE/OMS 1.500 1.400 1.400 100 Germania (a) 1.500 1.400 1.400 100 Germania (b) 150 140 140 10 Olanda 600 560 560 40 Svezia 700 700 700 50 U.S.A. (a) 0,9 0,8 0,8 0,06 U.S.A (b) 1,5 1,4 1,4 0,1 Note: (a) Normative in corso (b) Normative proposte Come si può notare, nel caso di legislazioni maggiormente restrittive, pochi grammi di vongole potrebbero fornire la dose massima giornaliera di assunzione di diossine. Nel caso della legislazione statunitense la dose massima si raggiungerebbe consumando pochi decimi di grammi di vongole lagunari. Se si considera che lâassunzione può avvenire anche attraverso altre fonti alimentari ed esposizioni dirette, specialmente per quelle popolazioni che abitano nelle vicinanze di inceneritori, dovrebbe essere sconsigliato lâuso quotidiano dei mitili lagunari, soprattutto di quelli provenienti da aree adiacenti lâinsediamento industriale di Porto Marghera. Conclusioni Lâinquinamento della laguna di Venezia è stato abbondantemente documentato nel tempo, e sin dai primi studi è emersa lâevidente reponsabilità delle attività del petrolchimico nellâimmettere ingenti quantitativi di composti inquinanti di diversa natura nellâambiente acquatico. Alcuni di questi xenobioti, come molti metalli e composti organici clorurati si sono accumulati nel tempo raggiungendo concentrazioni ragguardevoli non solo nelle vicinanze del polo industriale di Porto Marghera ma anche nel centro storico di Venezia ed in altre aree più distanti. Le elevate concentrazioni di mercurio riscontrate da Greenpeace nei sedimenti dello scarico SM15 mettono in chiara luce i limiti delle fasi di demercurializzazione che si operano allâinterno del petrolchimico. Eâ evidente che il prospettato calo nel rilascio di questo metallo dagli impianti di produzione di cloro, dove ancora si utilizzano celle a mercurio, per lâattivazione delle fasi depurative non si è verificato. Il mercurio, come anche il piombo, è stato trovato in concetrazioni superiori a quelle di legge nei mitili campionati da Greenpeace. Oltre che per il rilascio di mercurio, la produzione e lâutilizzo di cloro è responsabile dell'immissione di diossine che hanno contaminato anche gli organismi viventi della laguna. Applicando standard legislativi restrittivi in uso in alcuni paesi europei e negli USA, da pochi grammi a pochi decimi di grammi di vongole sarebbero sufficienti a fornire la dose massima giornaliera di diossine. Lâanalisi dei diversi tipi di diossine trovate mostrano una chiara responsabilità dellâindustria chimica con particolare riferimento alla produzione di CVM, tricloroetano e percloroetilene, specialmente quando coinvolgono la distillazione delle code pesanti di lavorazione del dicloroetano. Questi dati dovrebero essere presi in seria considerazione nel momento di valutare lâipotesi di concedere i permessi per il raddoppio della linea produttiva del VCM/PVC come richiesto dallâEuropean Vynils Corporation, produttrice di VCM a Porto Marghera. Lâattuale produzione è già ampiamente responsabile del pesante stato di degrado in cui versa la laguna perchè un simile permesso possa essere rilasciato. Non si può poi dimenticare che molto di recente lâimpianto pilota per la sperimentazione Questo rapporto è stato sulla produzione del CVM di proprietà dellâEVC è stato fermato dalla Provincia di Venezia in quanto le emissioni in atmosfera di CVM eccedevano i limiti di legge. Ciò è preparato sulla base di ricerche un chiaro esempio di come lâindustria continui ad ignorare anche la legislazione esistente. finanziate esclusivamente dai nostri sostenitori. Aiutaci a portare avanti il La presenza di altre attività incompatibili con un ambiente fortemente inquinato come la nostro lavoro. pesca, lâacquacultura ed il turismo dovrebbe al contrario spingere a ridurre progressivamente la presenza industriale a Porto Marghera peraltro più volte messa in relazione con lâalta incidenza di patologie tumorali nellâarea. Oltre alle funti di immissione diretta di inquinanti nelle acque lagunari, andrebbe valutato anche lâimpatto di attività di incenerimento condotte allâinterno del petrolchimico. Sostieni le campaegne di Greenpeace Greenpeace è un'Associazione che si finanzia unicamente con libere donazioni. Non accetta sponsorizzazioni di alcun genere, ma promuove, senza alcun profitto, le tecnologie a basso impatto A tal riguardo, considerando i flussi di emissione dei fumi e le concentrazioni di ambientale. diossina, lâinceneritore di Mont.Eco emette circa 5 grammi di TCDD ogni anno [38]. L'efficacia delle nostre campagne e la Questo aspetto andrebbe ulteriormente approfondito visto che lâarea di Chioggia, possibilità di ottenere risultati destinata alla molluschicultura, si presenta inaspettatamente contaminata proprio da concreti sono strettamente legati alla questo congenere di diossine. vostra generosità. La donazione a sostegno di Considerando il pattern di emissioni per diverse attività, una tale contaminazione Greenpeace può essere fatta potrebbe essere messa in relazione ad attività di incenerimento svolte anche ad una certa attraverso un versamento su c.c.p. n° distanza dal punto di campionamento. 67951004 intestato a Greenpeace, Non è escluso, comunque, che nellâarea in questione vi sia una fonte di rilascio di TCDD effettuando un bonifico bancario sul non ancora identificata. c.c. n° 13015.48 ABI 01030, CAB 03206 o tramite carta di credito (Visa, Cartasì, Mastercard, American Express) telefonando allo RINGRAZIAMENTI 06/57299909. Visita la pagina per sostenere Le informazioni circa il contenuto in metalli pesanti e la loro interpretazione in termini Greenpeace. comparativi con altre aree è stata fornita da Angela Stephenson dellâEarth Resources Centre dellâUniversità di Exeter. Un ringraziamento particolare va a Ruth Stringer, Paul Johnston e Roberto Miniero per i preziosi suggerimenti e ad Emilia Guglielmi per l'assistenza. Bibliografia [1] Orio, A.A e Donazzolo, R., 1987. Specie tossiche ed eutrofizzanti nella Laguna e nel Golfo di Venezia. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Vol.XI:149-178 [2] Greenpeace, Projet Mer Méditerranée, 1990. La pollution du Rhone [3] Cossu, R. e de Fraja Frangipane, E., (a cura di), 1985. Stato delle conoscenze sullâinquinamento della laguna di Venezia. Ministero dei Lavori Pubblici, Magistrato alle Acque, Voll. III-IV [4] U.L.S.S. 36, Presidio Multizonale di Prevenzione, 1988. Analisi dei fanghi lagunari [5] Cescon, P., 1993. 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