LE PIETRE DEL DUOMO
E DELLA Torre GHIRLANDINA
Mappa delle diverse litologie identificate sul paramento
Aree geografiche di provenienza dei diversi litotipi utilizzati
per il paramento della Torre Ghirlandina
Le frecce tratteggiate mostrano le provenienze dei litotipi (indicati tra parentesi) non presenti in origine
ma posti in opera durante i restauri del XX secolo.
Le pietre del Duomo e della Torre Ghirlandina
Nel corso della recente campagna di restauri che ha interessato prima il Duomo e poi la torre Ghirlandina il Dipartimento di Scienze della Terra (ora Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche)
dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha effettuato una importante serie di indagini sui materiali lapidei. In particolare, allo scopo di fornire dati fondamentali alle operazioni di restauro, è stata
eseguita l’identificazione geologica-petrografica di tutti i conci che rivestono i due monumenti. La
mappatura completa ha rilevato ben ventuno varietà di pietre diverse provenienti da varie zone geografiche: le più abbondanti sono il Rosso Ammonitico e la Scaglia rossa dal Veronese, la pietra di
Aurisina dal Triestino, la pietra di Vicenza dai colli Berici, la trachite dai colli Euganei e, in quantità
inferiore pietra d’Istria, marmi, arenaria appenninica, bronzetto, pietra di Chiampo e travertino. Alcune di queste pietre sono state poste in opera durante i restauri del secolo scorso.
Il confronto tra i materiali del paramento e le facies lapidee importate dai Romani e ricavate dalle
spoliazioni di epoca tardoantica e medievale ci rivela l’affascinante storia delle fasi costruttive di
Duomo e Ghirlandina e delle politiche di approvvigionamento dei materiali lapidei nella città. Tutti
i litotipi presenti sui due monumenti sono stati utilizzati dai Romani a Modena: solo l’arenaria e il
Rosso Ammonitico sono presenti in pochissimi reperti. I numerosi restauri susseguitisi nei secoli
cambiarono in parte la composizione del paramento lapideo dei due edifici.
Il Rosso Ammonitico, materiale utilizzato anche per la Pietra Ringadora, è una roccia calcarea che compare raramente tra i manufatti romani di Mutina: fu importato
diffusamente in città soltanto a partire dalla seconda metà del XIII secolo, per poi
divenire la roccia ornamentale più apprezzata e utilizzata in epoca rinascimentale
e ducale. I gravi problemi di degrado di molte lastre testimoniano l’acquisto di materiale di scarsa qualità, ben diverso da quello che possiamo ammirare negli edifici
storici di Verona.
La Pietra di Aurisina è un calcare biogeno le cui cave si trovano a Trieste nei pressi
della costa adriatica dove esisteva un porto dal quale i blocchi venivano inviati sulla
costa occidentale dell’Adriatico: le imbarcazioni risalivano poi i corsi d’acqua per
raggiungere Modena. Le testimonianze archeologiche di età romana dimostrano un
uso frequente di questa pietra per cui la spoliazione di edifici antichi assicurò una
notevole quantità di blocchi per il rivestimento soprattutto della torre Ghirlandina.
Sotto il nome di Pietra di Vicenza, o “pietra tenera”, sono raggruppate alcune rocce
calcaree provenienti dai Colli Berici nel Vicentino. L’analisi dei rinvenimenti archeologici, e delle rocce del Duomo e della torre provenienti dalle spoliazioni di antichi
edifici romani, dimostra che i Romani a Modena importavano esclusivamente la
varietà bianca, una roccia di ottima qualità e compattezza che veniva usata prevalentemente per le sculture e le parti decorate degli edifici. I blocchi venivano trasportati verso Padova e l’Adriatico utilizzando un torrente per poi giungere a Mutina risalendo il Po e il Panaro. Gli altri tipi di Pietra di Vicenza presentano qualità di
durevolezza più scarsa e furono impiegate soprattutto durante alcuni restauri.
La relativa lontananza di Modena dalle aree di approvvigionamento di materiali lapidei idonei, la pratica della spoliazione di manufatti romani, i materiali di nuova cavatura e i numerosi restauri hanno determinato l’assemblaggio di un vero e proprio
mosaico di pietre nel rivestimento del Duomo e della torre Ghirlandina.
Con il contributo di
Progetto e coordinamento: Luana Ponzoni
Testi: Simona Pedrazzi
Consulenza petrografica: Stefano Lugli e collaboratori
(Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche UniMORE)
Progetto grafico: Alice Padovani
Stampato presso il Centro stampa unificato Comune e Provincia di Modena