La penisola di Malacca è un crogiolo di razze e di fedi che sanno

[AVVENTURE]
DI ARISTIDE MALNATI - FOTO GIORGIO MELIS
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envenuti nella giovane Repubblica
malese! In una terra magica, dove la
storia millenaria è scandita da una fusione perenne tra il mistero, legato ad arcani riti religiosi, e i più avveniristici ritrovati della
moderna tecnologia, oggi simboleggiati dalle
Torri Petronas di Kuala Lumpur, i grattacieli
più alti del mondo (452 m), che sfidano l’infinito. La Repubblica malese, che ha raggiunto
in anni recenti l’indipendenza dagli inglesi (i
50 anni ricorrono proprio quest’anno e sono
festeggiati in ogni angolo del Paese con le più
svariate e festose manifestazioni), è appunto
scandita da una storia lunghissima, che si perde nella notte dei tempi. Proprio da queste
parti sono state rinvenute tracce di ominidi, ri-
salenti all’epoca primitiva: qui hanno luccicato i primi bagliori di vita della razza umana databili a 40.000 anni fa; e più tardi, “solo” intorno al 10.000 a.C., compaiono gli Orang Asli,
gli aborigeni malesi, arrivati dalla Cina, quasi a
iniziare idealmente un legame nei secoli strettissimo, fino al periodo contemporaneo.
Simili rapporti privilegiati con le popolazioni vicine (dalla Cina all’India, dal Siam all’Indocina, oggi Indonesia) - non sempre rapporti
di buon vicinato - hanno reso la penisola di
Malacca (l’odierna Malesia con l’aggiunta
del Borneo) un crogiolo di razze e un crocevia di incontri e confronti. Proprio una città
come Malacca, fin dai saluti di benvenuto,
espressi con un enorme cartello all’ingresso
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La penisola di Malacca è un crogiolo di razze e di fedi
che sanno vivere in un curioso e miracoloso equilibrio
PRENDO CASA IN VIA DELL’ARMONIA
A sinistra e qui accanto: un tempio taoista e l’offerta di incenso da parte di un fedele.
Qui sopra: il mercato cinese a Kuala Lumpur. In alto: la pianta del caucciù e un risciò
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sulla strada proveniente dalla capitale Kuala
Lumpur (150 km più a nord), simboleggia la
perfetta coesione tra culture e religioni, qui
rappresentate nella loro totalità. A iniziare dal
fenomeno dei Baba
Nonya, un mix intenso di istanze e dettami europei (con elementi portoghesi,
olandesi e inglesi) sapientemente fusi in
un’unione armonica
con il magmatico e
ricco universo cinese:
oggi una bellissima
casa-museo ed edifici
ad architettura particolare testimoniano questo riuscito esperimento.
Ed ecco che a Malacca, a completamento
dell’armonia per nulla forzata della cultura Baba Nonya, sorge una congerie di monumenti
religiosi, capaci di scandire una sintonia giocata sul filo unificante della tensione verso una
trascendenza collettiva. Innanzitutto chiese,
cattoliche e protestanti, in grado di rinverdire i fasti della presenza europea, foriera di
un’evangelizzazione garbata e per nulla
coatta: la chiesa di San Paolo, al vertice della
principale collina della città, quasi domina
con rovine ben conservate la baia sottostante;
e ricorda con una statua al martire Francesco
Saverio e con gli ambienti anneriti dai fumi
La moschea, la chiesa, la pagoda
Sopra: a sinistra, la chiesa di Francesco Saverio
a Malacca e la coltivazione del riso a Lanagkawi.
In questa foto: il cortile della moschea di Malacca.
A destra: danzatrici e offerte nel tempio induista
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della polvere da sparo antiche storie di pirati e
gesta eroiche di missionari portoghesi e italiani, che difendevano gli avamposti della cristianità e del cattolicesimo, innanzitutto da inglesi
e olandesi, cristiani di un’altra confessione e
bucanieri, che ridussero l’antico edificio religioso a deposito di polveri da sparo.
Non distante (la si raggiunge con comodi risciò) la Via dell’Armonia, capace già nel nome di evocare suggestivi stili di vita imperniati in comportamenti compassati e rispettosi della natura umana e dell’ambiente.
Qui, uno a fianco all’altro, una moschea islamica, una pagoda taoista e un tempio indù irradiano profumi e suggestioni meravigliose e ricordano la bellezza della pace nel mondo, che
è prima di tutto pace con se stessi. E proprio
un elemento della moschea evidenzia l’apertura mentale dei musulmani di queste latitudini;
la fontana, adibita alle abluzioni precedenti le
preghiere, è una sorta di piscina, dove i fedeli
si lavano tutt’insieme: l’abluzione collettiva è
un elemento fondante dell’induismo, ben
accettato dall’islam malese, che rinuncia a
fontane pensate per i singoli, tipiche invece
delle mosche mediorientali.
È questo uno degli esempi più significativi
di come Malacca e la Malesia in generale abbiano saputo promuovere un dialogo costante, attento alle esigenze e alle proposte di tutti:
certamente un’esperienza da vivere e un suggerimento da seguire!
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e il tempio indù sono a pochi passi l’una dall’altra