D3 - LA CELLULA IN AZIONE - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli 1. La cellula per funzionare ha bisogno di energia La cellula è costantemente al lavoro. Prendiamo per esempio un paramecio che avanza come una trottola muovendo ciglia o un globulo bianco che deve produrre una grande quantità di anticorpi, le proteine che difendono il nostro corpo; o ancora consideriamo una cellula nervosa che deve trasmettere a distanza un messaggio di tipo elettrico ad altre cellule. Tutte queste attività richiedono molta energia. Da dove proviene l'energia necessaria alle cellule per svolgere i loro specifici compiti e per mantenersi in vita? L'energia che consente alle cellule di svolgere le loro mansioni e mantenersi in vita proviene dal cibo. Le molecole organiche che costituiscono gli alimenti (proteine, grassi e zuccheri) contengono energia chimica, intrappolata nei legami che tengono uniti gli atomi. Come è possibile estrarre questa energia chimica e utilizzarla per effettuare lavoro? Questa energia può essere estratta rompendo i legami tra gli atomi e convertendo le molecole organiche come il glucosio in molecole più piccole. La reazione che libera la maggior quantità di energia dalle molecole organiche è una particolare combustione lenta, che avviene all'interno della cellula e che a partire dal glucosio porta alla formazione di due molecole semplici e a basso contenuto energetico: l'anidride carbonica (CO2) e l'acqua (H2O). La principale sorgente di energia utilizzata dalle cellule è il glucosio. Il processo di combustione del glucosio. che nelle cellule libera energia utile per le loro attività, è detta respirazione cellulare. Nel nostro corpo il glucosio, ottenuto dal cibo con la digestione, attraversa la parete intestinale e passa nel sangue, che lo distribuisce a tutte le cellule. Qui viene utilizzato per la respirazione cellulare. Tutti gli esseri viventi compiono la respirazione cellulare, ma diversa è la modalità con cui le cellule si procurano il glucosio. Gli organismi eterotrofi, come gll animali, che non sono in grado di produrre il glucosio da soli, usano quello che ricavano dagli alimenti; gli organismi autotrofi invece, come le piante, utilizzano il glucosio che essi stessi hanno prodotto con la fotosintesi. La fotosintesi è il processo mediante il quale le piante e gli altri organismi fotosintetici utilizzano l'energia luminosa del Sole per produrre, a partire dall'anidride carbonica e dall'acqua, molecole organiche ricche di energia chimica quale il glucosio. Le reazioni chimiche come la fotosintesi, che necessitano di energia fornita dall'esterno, vengono definite reazioni endoergoniche. Nelle reazioni endoergoniche il contenuto energetico dei prodotti è maggiore rispetto a quello dei reagenti. Le reazioni chimiche come la respirazione cellulare che liberano energia sono definite reazioni esoergoniche. Nelle reazioni esoergoniche il contenuto energetico dei prodotti è inferiore a quello dei reagenti. 2. Per gli scambi energetici la cellula utilizza l'ATP Ogni cellula, per il suo funzionamento, ha bisogno di energia dispensata a piccole dosi. Come una banconota di grosso taglio non è utilizzabile per piccole spese, come prelevare una bibita da un distributore, così l'energia di "grosso taglio" immagazzinata nella molecola del glucosio non è utilizzabile se liberata tutta in una volta, ma solo se trasformata in "moneta energetica di piccolo taglio". Le dosi di energia spicciola necessarie per il funzionamento della cellula vengono rilasciate nel corso della respirazione cellulare. La "combustione" del glucosio nella respirazione cellulare non avviene in modo rapido e veloce, come quando lo zucchero brucia all'aria producendo una fiamma e un intenso calore. Al contrario, nella respirazione cellulare, al fine di liberare gradualmente l'energia, la combustione del glucosio avviene in modo controllato, a basse temperature e attraverso tappe successive, che liberano l'energia a poco a poco. Per immagazzinare le piccole dosi di energia via via rilasciate, la cellula ricorre a una molecola straordinaria, che si trova in tutti i viventi: l'ATP. L'ATP chimicamente è un nucleotide (simile a quelli che costituiscono gli acidi nucleici) formato dalla base 1 D3 - LA CELLULA IN AZIONE - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli azotata Adenina, dallo zucchero ribosio e da Tre gruppi P o gruppi fosfato (dal simbolo del fosforo, P); il nome per esteso del composto è adenosintrifosfato. L'ATP si forma a partire dall'adenosindifosfato o ADP (una molecola che contiene solo Due gruppi P), con l'aggiunta di un terzo gruppo fosfato. Attraverso tale aggiunta viene incamerata energia all'interno della molecola (reazione endoergonica). La reazione sara dunque: ADP + P + energia → ATP Quando la cellula necessita di energia. può essere rilasciata quella accumulata nell'ATP (reazione esoergonica). Infatti, quando l'ATP cede uno dei suoi gruppi P e libera energia, ridiventa ADP nel corso della reazione inversa: ATP → ADP + P + energia In ogni istante, in ciascuna cellula, milioni di molecole di ATP si decompongono in ADP + P liberando energia. Questa energia verrà utilizzata per l'attività muscolare, per il trasporto attivo dei materiali attraverso la membrana e per tutte le attività della cellula che richiedono energia. Le riserve di ATP delle cellule sono molto ridotte: 1 kg di muscolo del nostro corpo ne contiene quanto basta per una contrazione che duri 6 secondi. Quindi, è indispensabile che l'ATP venga costantemente ricostituito con l'energia liberata dalla demolizione di altro glucosio. Questo spiega perché la respirazione cellulare è un'attività che non si può interrompere. 3. Il lavoro degli enzimi Se si osserva una cellula con un microscopio ad alto ingrandimento, quello che si vede fa pensare a un piccolo mondo in subbuglio. Ciò è dovuto alle migliaia di reazioni chimiche che avvengono in ogni istante tra i materiali contenuti al suo interno. Il lavoro cellulare consiste infatti in un susseguirsi ininterrotto di reazioni chimiche grazie alle quali la cellula è in grado di svolgere le sue funzioni. Sono reazioni chimiche quelle che consentono la rottura a tappe del glucosio per liberare le piccole quantità di energia da immagazzinare nell'ATP; sono reazioni chimiche quelle che consentono la formazione del glucosio nella fotosintesi a partire da CO 2 e H2O; sono reazioni chimiche quelle che consentono alle fibre muscolari di contrarsi, ai globuli rossi del sangue di formare l'emoglobina, alle cellule nervose di trasmettere messaggi per via elettrica. Le reazioni chimiche che avvengono nelle cellule dei viventi tuttavia sarebbero di per sé lentissime e non potrebbero avere luogo in un tempo compatibile con la vita se non ci fossero delle particolari sostanze, gli enzimi, che le accelerano in tempo utile. Per esempio, l'anidrasi carbonica è un enzima che controlla la reazione e la velocità della reazione tra l'anidride carbonica e l'acqua per il trasporto della CO 2 nel sangue sotto forma di acido carbonico (H2CO3). In sua presenza la velocità di reazione aumenta di 10.000.000 di volte rispetto a quella della reazione senza enzimi. Un valore sorprendente, aldilà delle nostre capacità di percezione. Gli enzimi sono proteine che hanno la proprietà di intervenire nelle reazioni chimiche, aumentando la velocità con cui le molecole reagiscono tra loro, senza subire alcuna trasformazione. Alla fine della reazione a cui hanno partecipato essi, infatti, si ritrovano inalterati. In chimica le sostanze che hanno questa proprietà sono dette catalizzatori. L'azione di ogni enzima è dovuta alla struttura della proteina che lo costituisce, una proteina globulare dalla forma appropriata che offre una superficie idonea ad alloggiare le sostanze reagenti. Nel corso delle reazioni enzimatiche le sostanze che devono reagire, indicate con il nome di substrato, sono ospitate in una specie di "tasca" presente sulla superficie dell'enzima, detta sito attivo, adatta a contenere e a far reagire il substrato in essa alloggiato. Nello stesso modo in cui a ogni serratura si adatta una sola chiave, così ogni enzima ha un sito attivo che può accogliere un solo substrato di forma specifica. Alcuni di essi consentono i processi di assemblaggio di molecole piccole per costruirne di grandi. Per esempio, 2 D3 - LA CELLULA IN AZIONE - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli consentono l'unione o condensazione delle molecole di glucosio per formare l'amido. Altri invece operano la demolizione o idrolisi delle macromolecole. Sono di questo tipo gli enzimi digestivi come la lattasi che permette la digestione dello zucchero del latte (o lattosio), oppure l'arnilasi che permette la digestione dell'amido. Come si deduce, i nomi degli enzimi in genere derivano da quello del substrato su cui agiscono, a cui viene aggiunta la desinenza asi. La perossidasi (o catalasi), per esempio, è un enzima che scinde l'acqua ossigenata, il cui nome è perossido di idrogeno, in acqua e ossigeno. Le cellule producono perossido di idrogeno come "sottoprodotto" di alcune reazioni chimiche ma se ne devono liberare immediatamente. L'acqua ossigenata, infatti è dannosa per le cellule perché può causare la formazione di radicali liberi, gruppi di atomi molto reattivi che possono danneggiare strutture importanti come le membrane, i mitocondri e il DNA. Raramente gli enzimi compiono un lavoro isolato: in genere, infatti, i processi che conducono alla formazione di importanti molecole biologiche si svolgono attraverso stadi successivi, in una sequenza di reazioni, ciascuna catalizzata da uno specifico enzima. Questa sequenza è detta via metabolica. L'insieme di tutte le vie metaboliche dell'organismo prende nome di metabolismo. Poiché un organismo per funzionare deve avere il suo corredo di enzimi al completo, molti disturbi o malattie sono dovuti alla mancanza o al cattivo funzionamento di enzimi. Per esempio, la mancanza di pigmentazione della pelle, o albinismo, è dovuta al mancato funzionamento di un enzima, la tirosinasi. La tirosinasi controlla una delle tappe della via metabolica che dall'aminoacido tirosina conduce alla melanina, pigmento della pelle. Come può accadere che un enzima non sia in grado di funzionare? Per rispondere a questa domanda, tenete presente che un enzima è una proteina che funziona solo se gli aminoacidi sono disposti secondo la giusta sequenza nella catena proteica. Le informazioni riguardanti il tipo di aminoacidi necessari e l'ordine cui devono essere disposti nella catena proteica sono contenute in codcei nei geni, costituiti dal DNA. Se il gene che controlla la produzione della tirosinasi è alterato, l'enzima non viene prodotto o, se viene prodotto, non funziona. 4. Le funzioni della membrana cellulare Molte delle reazioni chimiche che avvengono in ogni istante all'interno della cellula possono richiedere un apporto di materiali dall'esterno. Altre reazioni, invece, possono portare alla formazione di prodotti da eliminare o da esportare al di fuori dell'ambiente cellulare. La cellula deve quindi operare un continuo controllo sia dei materiali che entrano sia di quelli che, una volta elaborati, devono essere rilasciati all'esterno. Questo continuo traffico in entrata e in uscita è regolato dalla membrana cellulare, che delimita la cellula, ne regola gli scambi con l'ambiente e le permette di interagire con le altre cellule. La membrana cellulare è composta principalmente da fosfolipidi organizzati in un doppio strato nel quale si inseriscono delle proteine, dette proteine di membrana. Questa struttura di base risponde al nome di modello a mosaico fluido. Nel doppio strato di fosfolipidi le "teste" idrofile sono rivolte verso il citoplasma e verso l'esterno della cellula, mentre le "code" idrofobe sono nello spessore della membrana rivolte le une contro le altre. Molte proteine di membrana, dette glicoproteine, sono legate a brevi catene di carboidrati rivolte verso l'esterno e servono per la comunicazione e il riconoscimento tra cellule. In un taglio nella pelle, per esempio, le cellule di un lembo che si sta rimarginando cessano di riprodursi quando le loro glicoproteine incontrano e riconoscono quelle delle cellule del lembo opposto. I virus dell'influenza e del raffreddore penetrano nelle cellule delle vie respiratorie perché riconoscono le glicoproteine che si trovano sulla loro membrana. Molte altre proteine associate alla membrana cellulare svolgono la funzione di trasporto (carrier in inglese) e si occupano del trasferimento di ioni e altre molecole attraverso essa. Nell'uomo la distinzione dei gruppi sanguigni secondo il sistema AB0 è legata proprio alla presenza di glicoproteine diverse, denominate A e B, sulla membrana dei globuli rossi. Infine alcune proteine formano delle strutture chiamate giunzioni, che saldano tra loro cellule contigue tenendole unite, come accade nei tessuti della 3 D3 - LA CELLULA IN AZIONE - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli pelle o delle pareti dei vasi sanguigni, i quali. per la loro presenza, risultano compatti e resistenti. 5. La diffusione e l'osmosi Le membrane cellulari sono semipermeabili, cioè sono in grado di selezionare le sostanze in ingresso e in uscita da una cellula o da un organulo. I meccanismi che consentono il trasporto sono di due tipi: trasporto passivo, che non richiede energia, e trasporto attivo, che invece richiede energia. Nella cellula alcune molecole di piccole dimensioni, come l'acqua (H 2O), l'ossigeno (O2) e l'anidride carbonica (CO2), superano l'ostacolo della membrana cellulare senza utilizzare particolari meccanismi, ma semplicemente attraversandola da un lato all'altro per diffusione. La diffusione è quel fenomeno fisico per il quale le sostanze tendono a spostarsi spontaneamente, dalle regioni in cui si trovano in quantità maggiore, in cui cioè la loro concentrazione è maggiore, a quelle in cui si trovano in quantità minore, in cui cioè la loro concentrazione è minore. Quando aprite una boccetta di profumo in una stanza, in poco tempo il profumo si spande ovunque, seppure attenuato. Ciò succede perché le molecole responsabili della sensazione olfattiva si agitano senza sosta nell'aria e si diffondono in modo da raggiungere ovunque la stessa concentrazione. Il fenomeno della diffusione, molto comune negli organismi viventi, è dovuto a un movimento casuale e spontaneo delle molecole; va verso il raggiungimento di un equilibrio e non richiede energia: è un esempio di trasporto passivo. Grazie a questo meccanismo, per esempio, nei polmoni i gas della respirazione, cioè ' l ossigeno (O2) e l'anidride carbonica (CO2). si spostano dall'aria al sangue e viceversa. Analogamente, nelle piante, per diffusione l'acqua passa dal suolo, dove è presente in quantità maggiore, all'interno delle cellule delle radici. Tra tutte le sostanze che transitano per diffusione attraverso la membrana, l'acqua è di gran lunga la più importante. Il passaggio per diffusione dell'acqua attraverso la membrana cellulare semipermeabile prende il nome di osmosi. L'osmosi nei viventi ha delle conseguenze molto importanti, che possiamo chiarire con degli esempi. Prendiamo il caso di una cellula immersa in acqua distillata, ossia in acqua pura. All'interno della cellula c'è una soluzione di acqua, sali e proteine, mentre all'esterno c'è acqua distillata, ossia solo molecole d'acqua. In questo caso si dirà che la soluzione all'interno della cellula è ipertonica (cioè a maggiore concentrazione di soluto) rispetto all'ambiente esterno che verrà definito ipotonico (a minore concentrazione). In questo caso, l'acqua entra per diffusione nella cellula spostandosi da dove ce n'è di più (l'acqua distillata) a dove ce n'è di meno (il citoplasma). Mentre le molecole d'acqua attraversano indifferentemente la membrana cellulare in entrata o in uscita, le altre molecole, come sali e proteine, non possono attraversarla, a causa delle loro grandi dimensioni o della loro carica elettrica, e quindi non possono uscire dalla cellula in cui sono più concentrate rispetto all'esterno. In definitiva sarà solo l'acqua a muoversi all'esterno della cellula ed entrando in quest'ultima la farà gonfiare, tanto che un globulo rosso immerso in acqua distillata può arrivare a scoppiare. Immaginiamo ora che vi siano condizioni opposte, cioè che all'esterno della cellula vi sia una soluzione più concentrata che all'interno, per esempio acqua contenente molto sale, come l'acqua di mare. L'acqua esce dalla cellula e va a diluire la soluzione esterna, per la tendenza a pareggiare la concentrazione: la cellula si disidrata e si raggrinzisce. Altre molecole come il glucosio non possono attraversare liberamente la membrana, ma riescono comunque a entrare nella cellula grazie all'aiuto di proteine trasportatrici. Questo processo è chiamato diffusione facilitata. Quando la cellula è in carenza di zuccheri aumenta il numero di trasportatori di glucosio presenti nella membrana cellulare, permettendo così a una maggiore quantità di glucosio di entrare. Anche la diffusione facilitata è dunque un esempio di trasporto passivo. 4 D3 - LA CELLULA IN AZIONE - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli 6. II trasporto attivo Tornando al caso del profumo, che ne direste se le molecole disperse nella stanza tornassero all'interno del flacone per riempirlo di nuovo? Naturalmente sapete bene che un fenomeno del genere non può avvenire spontaneamente. Eppure la cellula è in grado di effettuare questo genere di operazioni, cioè di spostare molecole "controcorrente", trasferendole da aree in cui la concentrazione è minore ad altre in cui è maggiore. Il trasporto di materiale attraverso la membrana "controcorrente" richiede una spesa energetica e l'intervento di particolari proteine di trasporto. Questo tipo di trasporto è detto trasporto attivo. Le proteine necessarie al trasporto attivo sono anche chiamate "pompe cellulari" perché utilizzano energia per spingere le molecole attraverso la membrana in senso contrario alla loro direzione di movimento spontanea. Vediamo alcuni esempi di trasporto attivo. Alcune alghe brune fanno entrare nelle loro cellule lo iodio dell'acqua marina anche se la concentrazione di questa sostanza nell'acqua è di migliaia di volte inferiore a quella presente + nel citoplasma (figura Nel nostro corpo tutte le cellule mantengono una alta concentrazione di ioni K nel + citoplasma rispetto all'esterno e, viceversa, una più elevata concentrazione di ioni Na all'esterno rispetto al citoplasma. Ciò è reso possibile da una particolare pompa cellulare, la pompa sodio-potassio. Le proteine + + della pompa sodio-potassio agganciano gli ioni Na e K dai due lati della membrana e, quindi, utilizzano energia per cambiare forma e traslocare gli ioni rilasciandoli sui lati opposti della membrana. + + Questa diversa concentrazione di ioni Na e K sui due lati della membrana nelle cellule nervose è alla base della trasmissione degli impulsi. Un potente veleno, l'ubaina, usato da tribù di cacciatori africani per avvelenare le loro frecce, causa una rapida morte in tutti gli organismi proprio perché blocca la pompa sodio-potassio, impedendo cosi al sistema nervoso di funzionare. Il trasporto attivo è talmente importante che, nel nostro corpo, il 30-40% dell'energia che consumiamo a riposo serve proprio per mantenere queste attività della membrana cellulare. 7. La respirazione cellulare Quando respiriamo, cioè compiamo gli atti di inspirazione ed espirazione, introduciamo ossigeno ed espelliamo anidride carbonica dai polmoni. L'ossigeno trasportato dal sangue va alle cellule che lo utilizzano per la respirazione cellulare, mentre l'anidride carbonica, uno dei prodotti di scarto della respirazione cellulare, arriva ai polmoni con un percorso inverso. La reazione complessiva della respirazione cellulare consente la formazione di 36 molecole di ATP a partire da ADP+P per ogni molecola di glucosio trasformata in H2O e CO2. In sintesi la reazione è la seguente: 6 O2 + C6H12O6 → 6 CO2 + 6 H2O La respirazione cellulare si suddivide in due fasi: la fase anaerobica e la fase aerobica. Fase anaerobica. La fase anaerobica (cioè senza ossigeno) o glicolisi avviene nel citoplasma, senza che sia consumato l'ossigeno. Nel corso della glicolisi il glucosio, uno zucchero a 6 atomi di carbonio, è spezzato in due molecole a tre atomi di carbonio (l'acido piruvico); viene così liberata solo una piccola parte dell'energia chimica dello zucchero: quanto basta per la formazione di 2 ATP. Fase aerobica. La fase aerobica avviene nei mitocondri, gli organuli cellulari che si trovano nel citoplasma; in questa fase viene utilizzato l'ossigeno. Gli enzimi necessari sono allineati sulle pieghe della membrana interna dei mitocondri, o creste mitocondriali. Le molecole a tre atomi di carbonio, provenienti dalla fase precedente, nel corso della fase aerobica sono convertite in CO 2 e H2O e liberano la restante parte dell'energia che consente la formazione di 34 ATP. La respirazione cellulare è un processo che avviene senza sosta e per questo il corpo deve introdurre 5 D3 - LA CELLULA IN AZIONE - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli continuamente ossigeno. Proteine e grassi possono, all'occorrenza, essere anch'essi utilizzati nella respirazione cellulare per liberare energia; anche da queste sostanze, infatti, si formano CO2 e H2O come prodotti finali della combustione. Talvolta, durante uno sforzo fisico prolungato, non riusciamo a rifornire in tempo utile le cellule dell'ossigeno necessario per avviare la fase aerobica. In tal caso si dice che l'organismo è "in debito di ossigeno". In questa situazione le cellule muscolari possono effettuare solo la glicolisi, cioè la parte anaerobica della respirazione cellulare e per questo accumulano acido lattico, una sostanza che deriva dalla molecola a tre atomi di carbonio prodotta dalla glicolisi: è proprio l'acido lattico il responsabile dei crampi e del senso di fatica che proviamo sotto intenso sforzo muscolare. Ci sono organismi, come i lieviti che non hanno bisogno di ossigeno per vivere, perché gli basta la glicolisi per produrre tutta l'energia di cui necessitano; questi organismi, che compiono quindi solo la glicolisi, sono detti anaerobi, mentre gli organismi che compiono entrambe le fasi della respirazione cellulare sono detti aerobi. Gli organismi anaerobi convertono la molecola a tre atomi di carbonio, anziché in acido lattico, in alcol etilico e anidride carbonica, il gas responsabile dell'effervescenza nei processi di fermentazione. 8. La fotosintesi Tutta la vita sulla Terra è mantenuta, direttamente o indirettamente, dalla luce del Sole, che inonda continuamente il nostro pianeta di energia. Ma, come sapete, non tutti gli organismi sono in grado di ottenere energia direttamente dalla luce solare. Solo quelli autotrofi, come le piante, le alghe e alcuni batteri, catturano la luce solare, la immagazzinano nell'ATP che poi utilizzano per sintetizzare glucosio e altri composti organici a partire da CO2 e H2O. Con questo processo detto fotosintesi, l'energia solare viene convertita nell'energia chimica di composti organici, che sono poi utilizzati come fonte di energia sia dagli stessi autotrofi sia dagli eterotrofi come l'uomo. La fotosintesi ha un altro aspetto importante: rilascia come sottoprodotto ossigeno, rendendo possibile la sopravvivenza degli organismi aerobi sulla Terra. Nelle piante, la luce solare è catturata da un pigmento verde contenente un atomo di magnesio (Mg), la clorofilla. La clorofilla si trova nei cloroplasti, all'interno di un sistema di membrane interne chiamate tilacoidi, nelle quali si trovano la maggior parte degli enzimi necessari per il compiersi delle reazioni che portano alla formazione del glucosio. La reazione complessiva della fotosintesi è praticamente l'inverso di quella della respirazione cellulare. In realtà la fotosintesi consiste di un gran numero di reazioni, controllate da enzimi, che sono comprese in due fasi: la fase luminosa e la fase oscura, che avvengono entrambe nel cloroplasto. Fase luminosa. In questa fase l'energia solare è convertita nell'energia chimica dell'ATP; essa è detta luminosa perché avviene solo in presenza di luce. Le molecole di clorofilla, raggruppate a centinaia a formare una sorta di "antenna", captano l'energia luminosa, che viene utilizzata per produrre ATP e per scindere la molecola dell'acqua in idrogeno e ossigeno, una reazione che richiede un'enorme quantità di energia. La scissione della molecola dell'acqua nella fotosintesi è paragonabile all'elettrolisi. Come nell'elettrolisi dell'acqua i due elettrodi di una pila forniscono l'energia necessaria perché l'acqua si decomponga in idrogeno e ossigeno, così nei cloroplasti la luce del Sole fornisce l'energia per un analogo processo. L'ossigeno si libera come prodotto di scarto ed esce dai cloroplasti, mentre l'idrogeno viene utilizzato per le successive reazioni della fase oscura. Complessivamente, dunque, nella fase luminosa si libera ossigeno e si forma ATP. Fase oscura. Questa fase è detta oscura perché indipendente dalla luce e comprende una serie di reazioni dette ciclo di Calvin. L'anidride carbonica, proveniente dall'aria, e l'idrogeno, che si è liberato dall'acqua nella fase luminosa, sono impiegati per sintetizzare il glucosio, utilizzando l'energia dell'ATP, prodotto nella fase luminosa. In questo modo il carbonio inorganico della CO 2 è fissato nelle molecole organiche degli zuccheri. Abbiamo visto che il prodotto immediato della fotosintesi è il glucosio. In realtà però l'intero corpo di una pianta 6 D3 - LA CELLULA IN AZIONE - Incontro con le scienze integrate - Zanichelli può essere considerato prodotto della fotosintesi, poiché ogni atomo di carbonio di ogni molecola di questo organismo è derivato dall'anidride carbonica, fissata in forma organica durante la fotosintesi. Giungere a questa conclusione non è stato semplice. Secondo la "teoria dell'humus", accettata fino alla seconda metà dell'Ottocento, si riteneva che le piante ricavassero il carbonio dall'humus, ossia dalla materia organica del terreno. Lo scienziato tedesco Justus von Liebig dimostrò che il contenuto di carbonio delle piante è molto più elevato del contenuto di carbonio del terreno in cui esse crescono: questo elemento non poteva perciò provenire dal suolo. Tutte le sostanze che otteniamo dalle piante, farmaci, profumi, spezie, veleni, coloranti e persino l'ambra, una resina utilizzata come pietra preziosa, sono tutti prodotti, indiretti, della fotosintesi. 7